Un Bel Disco Dal Vivo, Ma Attenti Alla Fregatura! Strawbs – Live In Concert

strawbs live in concert

Strawbs – Live In Concert – Mooncrest 2CD/DVD

Gli Strawbs sono uno dei gruppi inglesi più longevi al mondo: fondati nel 1964 come bluegrass band (ma hanno debuttato su disco solo nel ’69), sono unanimemente considerati tra i paladini del folk britannico, con tendenze al progressive sviluppate specialmente negli anni settanta. Guidati da Dave Cousins, unico membro fondatore ancora nel gruppo (ma nel tempo hanno militato al suo interno anche una giovane Sandy Denny, prima di entrare nei Fairport Convention, ed il tastierista Rick Wakeman un attimo prima di diventare una star con gli Yes), gli Strawbs hanno all’attivo circa 25 album in cinquanta anni, e non hanno ancora finito in quanto hanno da poco annunciato un nuovo lavoro, Settlement, in uscita il prossimo 26 febbraio.

strawbs live down with the strawbs

Oggi però vi parlo di un doppio CD dal vivo con accluso DVD intitolato semplicemente Live In Concert, che documenta uno show del marzo 2006 nella cittadina inglese di Bilston: attenzione però alla fregatura, dal momento che questo concerto era già stato pubblicato nel 2008 con il titolo Lay Down With The Strawbs ma tenendo separate le parti audio e video, e con la medesima tracklist di oggi. Se però non avete l’edizione di dodici anni fa, questo Live In Concert è un album da non sottovalutare anche se siete dei neofiti per quanto riguarda la band londinese, dal momento che siamo di fronte ad un concerto bello, elettrico e coinvolgente, con all’interno parecchi classici dei gruppo e più di un momento epico: oltre a Cousins, voce, chitarra e banjo, la lineup comprende Dave Lambert anch’egli voce e chitarra elettrica, John Hawken alle tastiere, Chas Cronk al basso e Rod Coombes alla batteria, oltre alla partecipazione speciale dell’ex membro John Ford in una manciata di pezzi.

strawbs live

Lo show inizia e finisce con i due brani più famosi della band, le splendide e trascinanti Lay Down https://www.youtube.com/watch?v=umzenPU9M0g  e Part Of The Union, entrambe eseguite in maniera decisamente rockeggiante https://www.youtube.com/watch?v=69O8xmIeenU . In mezzo, sedici canzoni prese dal loro vasto songbook, con ottimi esempi di folk-rock come la limpida e tersa I Only Want My Love To Grow In You, la fulgida ballata corale Shine On Silver Sun, altro loro brano tra i più popolari, gli otto minuti della complessa ed affascinante Ghosts, con le tastiere prog che incontrano la melodia folk  https://www.youtube.com/watch?v=z5REqemQ0o0, la lenta e nostalgica Remembering/You And I When We Were Young, e la vibrante fusione tra rock e folk di Cold Steel, anche se l’assolo di synth al quarto minuto me lo sarei risparmiato.

strawbs 2000's

Altri momenti salienti del concerto sono la epica e coinvolgente The Auction, il gradevole acquarello elettroacustico Out In The Cold, la roccata Just Love, dal ritmo sostenuto, ed il suggestivo medley Autumn Suite. Come bonus finale abbiamo cinque brani presi dal set acustico dello show, che inizia con la lunga e distesa The Man Who Called Himself Jesus e si snoda attraverso l’intensa Tears, la gustosa folk song dal sapore tradizionale Pavan (con ottima prestazione chitarristica), la struggente e bellissima Kissed By The Sun e la vivace Heavy Disguise, dallo stile non dissimile da quello dei Jethro Tull più folkeggianti. Bel concerto quindi, anche se trattasi di ristampa “travestita” da disco nuovo.

Marco Verdi

Un Cofanetto “Vorrei Ma Non Posso” Per Una Band Dal Glorioso Passato (E Dal Solido Presente). Uriah Heep – 50 Years In Rock

uriah heep 50 years in rock front

Uriah Heep – 50 Years In Rock – Sanctuary/BMG 23CD/LP Box Set

Tra le varie celebrazioni del 2020 c’è stata anche quella, passata un po’ in sordina, dei 50 anni di carriera degli Uriah Heep, storica band hard rock londinese che nei primi anni 70 era considerata una delle quattro pietre angolari del genere insieme a Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath, anche se sia come successo che come popolarità sono sempre stati uno o due gradini sotto i tre gruppi appena citati. Almeno nei loro primi anni però gli Uriah Heep (che hanno preso il nome da un personaggio del David Copperfield di Charles Dickens) hanno sfornato alcuni album di grande levatura, con uno stile che fondeva mirabilmente hard rock e prog grazie all’uso marcato delle tastiere, che nell’economia del gruppo hanno sempre avuto quasi la stessa importanza della chitarra: il nucleo iniziale era formato dal tastierista e principale songwriter Ken Hensley, rimasto per tutta la prima decade (e morto lo scorso 4 novembre a seguito di una grave malattia), il chitarrista Mick Box, unico presente in tutti gli album della band, ed il cantante David Byron, possessore di un’ugola potente che lo faceva rientrare nella stessa categoria di “screamers” come Ian Gillan e Bruce Dickinson, mentre la sezione ritmica è quella che negli anni ha subito più avvicendamenti.

uriah heep 50 years in rock box

Lo scorso ottobre la BMG per celebrare il mezzo secolo dei nostri (attivi ancora oggi), ha pubblicato 50 Years In Rock, un monumentale cofanetto di ben 23 CD (ed un LP, contenente il classico album The Magician’s Birthday con la copertina ridisegnata da Roger Dean – famoso per gli artwork dei dischi degli Yes – autore anche della cover originale): il box, che contiene (quasi) tutta la discografia degli Heep più quattro CD extra, presenta però diverse magagne non di poco conto, la cui gravità è secondo me amplificata dall’alto costo richiesto (tra i 165 ed i 200 euro a seconda dei vari siti), e che vi vado ad elencare brevemente prima di addentrarmi nei contenuti. 1: intanto non è vero che ci sono tutti i dischi, dato che l’unico live incluso è quello famoso del 1973, e poi mancano i due album del corrente millennio nei quali la formazione attuale ha reinciso i vecchi classici, cioè Remasters: The Official Anthology del 2001 (poi ristampato nel 2015 con il titolo Totally Driven) e Celebration del 2009. 2: i dischetti non sono stati rimasterizzati per l’occasione, e non contengono neppure mezza bonus track, cosa che rende il cofanetto appetibile solo per chi, come il sottoscritto, non possiede tutta la discografia completa, dato che i neofiti si accontenteranno di una delle mille antologie sul mercato.

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3: il consueto libro incluso è pieno al 90% di foto e come testi si limita alle varie lineup del gruppo oltre a quattro brevi introduzioni dei curatori del progetto (Box, Hensley, il primo bassista Paul Newton ed il batterista di lungo corso Lee Kerslake, anch’egli scomparso nel 2020); inoltre, la grafica delle copertine dei CD è davvero pessima, in quanto sembrano fotocopie di bassa qualità degli originali. 4: alcuni album sono stati accoppiati con la formula “due LP in un CD”, e fin qui nulla di male, peccato che si sia scelto di “fondere” insieme le due copertine creando degli ibridi abbastanza inguardabili, e non, come è stato correttamente fatto solo per Demons And Wizards e The Magician’s Birthday, metterne una sul fronte e l’altra sul retro. 5: la magagna più grave: i quattro CD finali sono in realtà quattro compilation “esclusive” con la scelta delle canzoni preferite dei quattro curatori, ma non in versioni alternate o live ma nelle stesse già sentite nei primi 19 dischetti! In pratica quattro aggiunte totalmente inutili (e pure con diverse ripetizioni tra uno e l’altro), quando sarebbe bastato inserire b-sides, rarità e magari un paio di concerti inediti.

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Ma veniamo ad un breve excursus sulla discografia contenuta nel box, un percorso di alti e bassi che ha però nel periodo 1970-73 una striscia di album di grande profilo, a partire dall’esordio …Very ‘Eavy…Very ‘Umble del 1970, disco con una delle copertine più orrorifiche dell’epoca (che ritrae un irriconoscibile Byron agonizzante e coperto di ragnatele) ma con pezzi hard rock di altissimo livello come Gypsy, la potente e riffata Walking In Your Shadow, il blues afterhours Lucy’s Blues, con Hensley strepitoso all’organo, la saltellante Dreammare e la suggestiva ballata Come Away Melinda, primo classico della band https://www.youtube.com/watch?v=KzylV7LpDyM . Salisbury del 1971 si apre alla grande con l’epica Bird Of Prey e si chiude con la maestosa suite di sedici minuti che intitola il disco (con l’accompagnamento di un’orchestra di 24 elementi); in mezzo, la nota Lady In Black che mostra il lato soft, romantico e folkeggiante dei nostri, bissata dall’affascinante The Park, nella quale Byron fornisce una prova vocale notevole https://www.youtube.com/watch?v=C3C8HnBT_lg . Look At Yourself, ancora del ’71, è un altro album eccelso, che vede in pratica Hensley unico compositore: la trascinante title track, tra i pezzi migliori di sempre del gruppo, e la straordinaria rock ballad July Morning sono classici assodati, ma non vanno trascurate le roboanti I Wanna Be Free e Love Machine e la “leggera” What Should Be Done https://www.youtube.com/watch?v=kk5K6L2OPj4 .

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Demons And Wizards (1972, anche questo con la copertina di Roger Dean) è forse insieme al seguente il lavoro più famoso di Box e compagni, con la galoppante Easy Livin’ che è uno dei loro brani più conosciuti. Ottime anche la fascinosa The Wizard, Traveller In Time, Circle Of Hands, Rainbow Demon ed il boogie The Spell, ma non c’è un solo momento sottotono https://www.youtube.com/watch?v=hBAZLERYy7M . The Magician’s Birthday, sempre del 1972, ha in Sweet Lorraine un’altra canzone decisamente popolare, ma anche rock songs potenti ed epiche come Sunrise, Echoes In The Dark e la title track https://www.youtube.com/watch?v=A6mK7HKC8lI . La prima fase della carriera dei nostri si chiude nel 1973 con il noto Uriah Heep Live, registrato alla Town Hall di Birmingham ed uno dei grandi dischi dal vivo degli anni 70, con magnifiche riletture di Sweet Lorraine, Traveller In Time, Easy Livin’, July Morning, Tears In My Eyes e Look At Yourself, oltre ad un trascinante rock’n’roll medley di otto minuti che comprende Roll Over Beethoven, Blue Suede Shoes, Whole Lotta Shakin’ Goin’ On, Mean Woman Blues, Hound Dog e At The Hop https://www.youtube.com/watch?v=2NlqM8FPT1Y&list=PLO2DpnSLxoYXnY7Et3EvUw2ac1pBGwrgz .

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Con Sweet Freedom del 1973 gli Heep iniziano ad esplorare sonorità leggermente più radiofoniche che ne faranno l’album il più venduto della loro discografia https://www.youtube.com/watch?v=znmgVKSBnXc , e lo stesso sound proseguirà in Wonderworld del 1974, un gradino sotto come qualità, e nel riuscito Return To Fantasy del 1975: in questi tre album trovano posto canzoni piacevoli e molto poco hard come Dreamer, Stealin’, One Day, Sweet Freedom, So Tired, Prima Donna, la pop ballad The Easy Road e la “californiana” Your Turn To Remember, in cui più che gli Uriah Heep sembra di ascoltare gli Eagles https://www.youtube.com/watch?v=2o-CSc0j3dE . Ma comunque i cinque non hanno perso il tono epico, riscontrabile in Pilgrim, Return To Fantasy e nella bluesata I Won’t Mind. I restanti album della decade vedono un ulteriore ammorbidimento dei toni, con la comparsa del synth ed un suono a metà tra Toto e Boston: High And Mighty del 1976 sarà anche l’ultimo album con Byron, che verrà sostituito nei seguenti Firefly, Innocent Victim (entrambi del 1977) e Fallen Angel del ’78 da John Lawton, un buon vocalist dall’impostazione più teatrale. Non mancano anche in questi lavori i brani ottimi, come Can’t Keep A Good Band Down, Make A Little Love, Keep On Ridin’, Do You Know, la maestosa Choices, in cui Lawton sembra Ronnie James Dio, e Free Me, che sarà anche soft rock ma è indubbiamente splendida https://www.youtube.com/watch?v=lK45E6zfJeA .

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A quel punto però nel gruppo iniziano i tumulti seri: Lawton se ne va ed anche Hensley non è più tanto felice di stare ancora nella band, e quindi l’album Conquest del 1980 (con il tastierista che ha già un piede fuori) si rivela il più debole dei nostri fino a quel momento, a causa anche del nuovo cantante John Sloman, non esattamente un fuoriclasse. A questo punto Box decide di rifondare il gruppo e si affida al ritorno di Kerslake dietro i tamburi e ad un altro vocalist, Peter Goalby, che resta per tre album. Il problema di Abominog (1982), Head First (1983) e Equator (1985, anno in cui muore Byron) è che seguono al 100% il trend pop metal (o hair metal) tipico della decade, con canzoni piene di sintetizzatori e big drum sound, una veste sonora che si addice ben poco agli Heep specie se paragonata a quella di inizio carriera. E pure come band hair metal in giro c’è di meglio, e quindi i vecchi fans, dopo aver relativamente premiato Abominog che ha vendite discrete, li abbandonano senza essere rimpiazzati da nuovi estimatori. Raging Silence del 1989 è importante solo perché introduce il nuovo cantante Bernie Shaw (una sorta di clone di Byron) ed il tastierista Phil Lanzon, entrambi in sella ancora oggi, ma il disco prosegue il trend sonoro dei suoi predecessori, ed ancora più pop è Different World del 1991, dove in parecchi brani il quintetto suona meno rock di Sting (e ho detto tutto).

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Sea Of Light del 1995 (terzo disco con la copertina disegnata da Dean) segna un sorprendente ritorno ad atmosfere più classiche, con la chitarra di Box più in evidenza e canzoni migliori https://www.youtube.com/watch?v=jnNghFBupVg , e lo stesso fa Sonic Origami del 1998 seppur piazzandosi un gradino sotto. A questo punto gli Heep si prendono una pausa discografica di ben dieci anni, ripresentandosi nel 2008 con Wake The Sleeper, finalmente un album di rock duro e puro che rimanda direttamente all’età d’oro della band, anche se sembra quasi che si sia dato più spazio ai muscoli che alla scrittura delle canzoni. Molto meglio saranno i seguenti tre lavori (Into The Wild, 2011, Outsider, 2014, e Living The Dream, 2018), ottimi album di puro hard rock classico ben bilanciati tra energia e fruibilità, nonostante il suono più che gli Heep ricordi i Deep Purple, anche per la voce “gillaniana” di Shaw. 50 Years In Rock, a parte le contraddizioni di un progetto “vorrei ma non posso” o forse ancora meglio “potrei ma non voglio”, contiene quindi al suo interno diversa ottima musica specie nei primi otto-dieci CD e negli ultimi tre (se vi piace il genere, ovvio), ed è un modo seppur costoso di rievocare l’epopea degli Uriah Heep, una grande band oggi un po’ dimenticata.

Marco Verdi

Novità Prossime Venture 29. Gentle Giant – Unburied Treasure: Un Cofanetto Limitato “Gigantesco” Per Uno Dei Gruppi Più Sottovalutati Ma Di Culto Della Storia Del Rock, In Uscita Il 6 Dicembre

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Gentle Giant – Unburied Treasure – Box 29 CD + 1 Blu-ray Audio Alucard – 6-12-2019

Come lascia intuire l’etichetta che lo pubblica, che è quella personale del gruppo, il cofanetto pantagruelico (per rimanere all’interno della iconografia dei Gentle Giant) non sarà indubbiamente facile da reperire, considerando pure che si tratterà di una edizione “limitata” a 2.000 copie per tutto il mondo (che non sono poi così poche considerando che il manufatto dovrebbe avere, a seconda dei paesi, un prezzo molto indicativo tra i 300 e i 400 euro). In ogni caso per gli appassionati della band si tratta, per chi se la può permettere, di un’opera imperdibile: contiene i 12 album originali pubblicati tra il 1970 e il 1980 (compreso il live Playing The Fool), 15 CD di materiale dal vivo, di cui 7 mai pubblicati prima, 7 che hanno circolato solo a livello non ufficiale, e uno mai prima disponibile in CD, inoltre due album postumi, uno dal vivo del 1971 Winchester e uno di outtakes del 1977 intitolato Pinewood Rehearsal. Oltre al Blu-ray audio del primo disco omonimo, remixato da Steven Wilson in 96/24 Stereo LPCM, 96/24 5.1 surround LPCM e DTS-HD 5.1 surround, per ciò che riguarda i contenuti musicali. Poi, come vedete dall’immagine sopra, ci sono anche due libri, uno rilegato da 136 pagine che racconta la storia dei Gentle Giant, e ancora foto rare,un puzzle, pass di concerti e memorabilia varia, tra cui una foto autografata da Derek Shulman, Ray Shulman, Gary Green, Kerry Minnear e John Weathers, ovvero alcuni dei componenti originari del gruppo, escluso il batterista Weathers subentrato nel 1972. Dimenticavo il secondo libretto di 96 pagine che traccia la storia concertistica della band.

La grafica della copertina del cofanetto rielabora il disegno quella del primo album del 1970: i 15 concerti inediti sono questi riportati qui sotto.

• Essen 1972 *
• New Orleans 1972 (feat. three previously unreleased BBC recordings)
• Hollywood Bowl 1972 *
• Vicenza 1973 *
• Torino 1973
• Munster 1974 *
• St Gallen 1974 *
• Cleveland Agora 1975
• Basel 1975 *
• Dusseldorf 1976 Part 1 †
• Dusseldorf & Brussels 1976 Part 2 †
• Munich 1976 †
• Paris 1976 †
• Chester 1977
• Roxy 1980

* Audience recording remastered for the highest possible quality, che tradotto vuol dire che quelli con l’asterisco sono vecchi bootleg registrati tra il pubblico.

In ogni caso, per chi ha la pazienza di leggersi tutto, ecco la lista completa e dettagliata dei contenuti dei dischetti inclusi nel box.

CD 1 – Gentle Giant

1. Giant [06:22]
2. Funny Ways [04:27]
3. Alucard [06:01]
4. Isn’t It Quiet And Cold? [03:46]
5. Nothing At All [09:07]
6. Why Not? [05:31]
7. The Queen [01:40]

CD 2 – Acquiring The Taste

1. Pantagruel’s Nativity [06:49]
2. Edge Of Twilight [03:48]
3. The House, The Street, The Room [06:04]
4. Acquiring The Taste [01:36]
5. Wreck [04:37]
6. The Moon Is Down [04:45]
7. Black Cat [03:53]
8. Plain Truth [07:42]

CD 3 – Three Friends

1. Prologue [06:11]
2. Schooldays [07:33]
3. Working All Day [05:08]
4. Peel The Paint [07:27]
5. Mister Class And Quality? [05:51]
6. Three Friends [03:02]

CD 4 – Octopus

1. The Advent Of Panurge [04:40]
2. Raconteur, Troubadour [04:01]
3. A Cry For Everyone [04:01]
4. Knots [04:08]
5. The Boys In The Band [04:32]
6. Dog’s Life [03:10]
7. Think Of Me With Kindness [03:32]
8. River [05:52]

CD 5 – In A Glass House

1. The Runaway [07:24]
2. An Inmate’s Lullaby [04:30]
3. Way Of Life [07:53]
4. Experience [07:50]
5. A Reunion [02:11]
6. In A Glass House [08:08]

CD 6 – The Power And The Glory

1. Proclamation [06:47]
2. So Sincere[03:48]
3. Aspirations [04:38]
4. Playing The Game [06:43]
5. Cogs In Cogs [03:07]
6. No God’s A Man [04:28]
7. The Face [04:11]
8. Valedictory [03:17]

Bonus Track

9. The Power And The Glory – single [02:52]

CD 7 – Free Hand

1. Just The Same [05:34]
2. On Reflection [05:43]
3. Free Hand [06:15]
4. Time To Kill [06:06]
5. His Last Voyage [06:27]
6. Talybont [02:40]
7. Mobile [05:03]

CD 8 – Interview

1. Interview [06:51]
2. Give It Back [05:09]
3. Design [05:02]
4. Another Show[03:31]
5. Empty City (Interview) [04:39]
6. Timing [04:34]
7. I Lost My Head [06:59]

CD 9 – Playing The Fool – live

1. Just The Same/Proclamation [11:13]
2. On Reflection [06:21]
3. Excerpts From Octopus [15:36]
4. Funny Ways [08:28]
5. The Runaway/Experience [09:29]
6. So Sincere [10:19]
7. Free Hand [07:37]
8. Sweet Georgia Brown [01:18]
9. Peel The Paint/I Lost My Head [07:32]

CD 10 – The Missing Piece

1. Two Weeks In Spain [03:06]
2. I’m Turning Around [03:59]
3. Betcha Thought We Couldn’t Do It [02:21]
4. Who Do You Think You Are? [03:32]
5. Mountain Time [03:23]
6. As Old As You’re Young [04:21]
7. Memories Of Old Days [07:19]
8. Winning [04:14]
9. For Nobody [04:04]

CD 11 – Giant For A Day

1. Words From The Wise [04:12]
2. Thank You [04:47]
3. Giant For A Day [03:47]
4. Spookie Boogie [02:52]
5. Take Me [03:34]
6. Little Brown Bag [03:24]
7. Friends [01:58]
8. No Stranger [02:28]
9. It’s Only Goodbye [04:15]
10. Rock Climber [03:51]

CD 12 – Civilian

1. Convenience (Clean And Easy)[03:13]
2. All Through The Night [04:23]
3. Shadows On The Street [03:16]
4. Number One [04:44]
5. Underground [03:49]
6. I Am Camera [03:32]
7. Inside Out [05:52]
8. It’s Not Imagination [03:58]

Bonus Track

9. Heroes [04:47]

CD 13

1. Giant (Winchester 1971) [05:31]
2. Hometown Special (Winchester 1971) [05:24]
3. City Hermit (Winchester 1971) [05:56]
4. Funny Ways (Winchester 1971) [08:42]
5. Plain Truth (Winchester 1971) [10:46]
6. Alucard (Winchester 1971) [08:47]
7. Isn’t It Quiet And Cold? (Winchester 1971) [02:30]
8. Why Not? (Winchester 1971) [04:59]
9. The Queen (Winchester 1971) [02:58]
10. Peel Off The Paint (Winchester 1971) [08:51]

CD 14

1. Alucard (Essen 1972) [07:44]
2. Funny Ways (Essen 1972) [10:32]
3. Nothing At All (with Malcolm Mortimore drum solo) (Essen 1972) [12:55]
4. Plain Truth (Essen 1972) [09:21]
5. The Queen (Essen 1972) [02:10]

CD 15

1. Prologue (New Orleans 1972) [06:04]
2. Alucard (New Orleans 1972) [06:23]
3. Funny Ways (New Orleans 1972) [07:32]
4. Nothing At All (New Orleans 1972) [02:23]
5. Funny Ways (BBC Session 1972) [07:15]
6. Plain Truth (BBC Session 1972) [06:42]
7. The Advent Of Panurge (BBC Session 1972) [04:47]

CD 16

1. Prologue (Hollywood Bowl 1972) [08:16]
2. Alucard (Hollywood Bowl 1972) [08:00]
3. Funny Ways (Hollywood Bowl 1972) [08:24]
4. Nothing At All/Plain Truth (Hollywood Bowl 1972) [23:56]

CD 17

1. Prologue (Vicenza 1973) [06:12]
2. Alucard (Vicenza 1973) [08:05]
3. Funny Ways (Vicenza 1973) [09:42]
4. The Advent Of Panurge (Vicenza 1973) [07:08]
5. Nothing At All (Vicenza 1973) [13:49]
6. Plain Truth (Vicenza 1973) [14:21]

CD 18

1. The Runaway (Torino 1973) [05:42]
2. Way Of Life (Torino 1973) [07:10]
3. Funny Ways (Torino 1973) [08:50]
4. Excerpts From Octopus (Torino 1973) [12:46]
5. Nothing At All (Torino 1973) [15:27]
6. Plain Truth (Torino 1973) [07:16]

CD 19

1. The Runaway (Munster 1974) [10:04]
2. Prologue (Munster 1974) [06:13]
3. Funny Ways (Munster 1974) [09:22]
4. Excerpts From Octopus (Munster 1974) [13:14]
5. Nothing At All (Munster 1974) [15:53]
6. Plain Truth (Munster 1974) [13:53]
7. In A Glass House (Munster 1974) [09:26]

CD 20

1. Cogs In Cogs (St Gallen 1974) [04:20]
2. Proclamation (St Gallen 1974) [05:14]
3. Funny Ways (St Gallen 1974) [09:26]
4. The Runaway (St Gallen 1974) [03:41]
5. Experience (St Gallen 1974) [07:08]
6. Excerpts From Octopus (St Gallen 1974) [14:35]
7. Nothing At All (St Gallen 1974) [16:42]
8. Plain Truth (St Gallen 1974) [13:19]

CD 21

1. Cogs In Cogs (Cleveland 1975) [03:12]
2. Proclamation (Cleveland 1975) [05:02]
3. Funny Ways (Cleveland 1975) [08:48]
4. The Runaway (Cleveland 1975) [03:54]
5. Experience (Cleveland 1975) [05:59]
6. Excerpts From Octopus (Cleveland 1975) [13:27]
7. So Sincere (Cleveland 1975) [09:21]
8. Mister Class And Quality? (Cleveland 1975) [05:08]

CD 22

1. Cogs In Cogs (Basel 1975) [05:51]
2. Proclamation (Basel 1975) [05:03]
3. Funny Ways (Basel 1975) [08:29]
4. The Runaway (Basel 1975) [03:56]
5. Experience (Basel 1975) [03:52]
6. Excerpts From Octopus (Basel 1975) [15:36]
7. So Sincere (Basel 1975) [10:44]
8. Plain Truth (Basel 1975) [09:04]
9. Free Hand (Basel 1975) [08:38]
10. Just The Same (Basel 1975) [06:10]

CD 23

1. Just The Same/Proclamation (Dusseldorf 1976) [13:04]
2. On Reflection (Dusseldorf 1976) [06:10]
3. Interview (Dusseldorf 1976) [06:58]
4. The Runaway/Experience (Dusseldorf 1976) [10:41]
5. So Sincere (Dusseldorf 1976) [10:03]
6. Excerpts From Octopus (Dusseldorf 1976) [17:16]
7. Funny Ways – snippet (Dusseldorf 1976) [00:43]

CD 24

1. Timing/Violin Solo (Dusseldorf 1976) [10:45]
2. Free Hand (Dusseldorf 1976) [08:47]
3. Peel The Paint/I Lost My Head (Dusseldorf 1976) [07:24]
4. Timing/Violin Solo (Brussels 1976) [11:22]
5. Free Hand (Brussels 1976) [09:42]
6. Peel The Paint/I Lost My Head (Brussels 1976) [07:21]

CD 25

1. Just The Same/Proclamation (Munich 1976) [12:19]
2. On Reflection (Munich 1976) [06:18]
3. Interview (Munich 1976) [07:26]
4. Excerpts From Octopus (Munich 1976) [17:22]
5. Funny Ways (Munich 1976) [08:45]

CD 26

1. The Runaway/Experience (Paris 1976) [10:13]
2. So Sincere (Paris 1976) [10:49]
3. Excerpts From Octopus (Paris 1976) [18:02]
4. Funny Ways (Paris 1976) [08:34]
5. Timing/Violin Solo (Paris 1976) [11:21]
6. Free Hand (Paris 1976) [08:59]
7. Peel The Paint/I Lost My Head (Paris 1976) [07:23]

CD 27

1. The Runaway/Experience (Pinewood Rehearsal 1977) [09:52]
2. As Old As You’re Young (Pinewood Rehearsal 1977) [05:18]
3. On Reflection (Pinewood Rehearsal 1977) [06:35]
4. Just The Same/Playing The Game (Pinewood Rehearsal 1977) [10:00]
5. Memories Of Old Days (Pinewood Rehearsal 1977) [06:58]
6. Winning (Pinewood Rehearsal 1977) [07:47]
7. For Nobody – part (Pinewood Rehearsal 1977) [02:52]
8. Funny Ways (Pinewood Rehearsal 1977) [07:47]
9. The Face/Plain Truth (Pinewood Rehearsal 1977) [04:17]
10. So Sincere (Pinewood Rehearsal 1977) [09:17]
11. Free Hand (Pinewood Rehearsal 1977) [02:34]

CD 28

1. Two Weeks In Spain (Chester 1977) [03:00]
2. Free Hand (Chester 1977) [08:10]
3. On Reflection (Chester 1977) [05:59]
4. I’m Turning Around (Chester 1977) [04:07]
5. Just The Same/Playing The Game (Chester 1977) [09:51]
6. Memories Of Old Days (Chester 1977) [07:45]
7. Betcha Thought We Couldn’t Do It (Chester 1977) [04:20]
8. The Face (Chester 1977) [14:25]
9. For Nobody (Chester 1977) [04:28]
10. Excerpts From Octopus – part 1 (Chester 1977) [06:05]
11. Excerpts From Octopus – part 2 (Chester 1977) [09:56]

CD 29

1. Convenience (Clean And Easy) (The Roxy 1980) [03:21]
2. All Through The Night (The Roxy 1980) [04:12]
3. Free Hand (The Roxy 1980) [08:28]
4. Knots (The Roxy 1980) [02:41]
5. Playing The Game (The Roxy 1980) [06:05]
6. Memories Of Old Days (The Roxy 1980) [08:13]
7. Giant For A Day (The Roxy 1980) [05:19]
8. Inside Out (The Roxy 1980) [06:03]
9. It`s Not Imagination (The Roxy 1980) [03:52]
10. Underground (The Roxy 1980) [03:40]
11. 5 Man Drum Solo (The Roxy 1980) [06:47]
12. Band Member Introductions (The Roxy 1980) [02:09]
13. For Nobody (The Roxy 1980) [04:51]
14. The Advent Of Panurge (The Roxy 1980) [07:14]
15. Number One (The Roxy 1980) [06:29]

Blu-Ray

1. Giant (Gentle Giant) [06:22]
2. Funny Ways (Gentle Giant) [04:27]
3. Alucard (Gentle Giant) [06:01]
4. Isn’t It Quiet And Cold? (Gentle Giant) [03:46]
5. Nothing At All (Gentle Giant) [09:07]
6. Why Not? (Gentle Giant) [05:31]
7. The Queen (Gentle Giant) [01:40]

Per il sottoscritto i primi quattro album dei Gentle Giant sono dei capolavori assoluti del prog rock britannico, i dischi dal quinto all’ottavo più il Live sono dei dischi comunque ottimi e gli ultimi tre non sono comunque disprezzabili e ci permettono di ascoltare una delle formazioni più formidabili a livello tecnico, sia strumentale che vocale, della storia del rock tout court, in grado di intrecci sonori veramente superbi. Li ho visti dal vivo e vi posso assicurare che erano fenomenali, e negli anni ’70 erano molto popolari in Italia, se la battevano come fama con Genesis e Van Der Graaf Generator, come testimonia uno dei CD dal vivo, registrato a Torino. All’interno del post trovate alcuni video per confermare questa affermazione: veramente un tesoro dissepolto!

Esce come detto il 6 dicembre.

Bruno Conti

Il “Ritorno” Di Una Delle Vecchie Leggende Della Chitarra. Jan Akkerman – Close Beauty

jan akkerman close beauty

Jan Akkerman – Close Beauty – Music Theories Recordings / Mascot Label Group                       

Ammetto che era da moltissimi anni che non seguivo più attentamente le vicende musicali di Jan Akkerman: mi capitava saltuariamente di leggere in modo distratto che era uscito un nuovo album del chitarrista olandese (e comunque dal 2011 non ne usciva uno, a parte live, antologie o cofanetti). Più che altro ho seguito le vicende della band che è legata alla vicenda musicale di Akkerman, ovvero i Focus, una delle migliori band prog rock dei primi anni ’70, soprattutto per i due ottimi album II (noto anche come Moving Waves) e Focus III, entrambi prodotti da Mike Vernon, e dominati dalle tastiere e dal flauto di Thijs van Leer, ma soprattutto dalla chitarra fenomenale di Jan Akkerman, che in virtù di ciò venne eletto nel referendum dei lettori del Melody Maker miglior chitarrista del mondo nel 1973, battendo Eric Clapton e Jimmy Page.

Comunque già  nel1976 Jan venne cacciato dai Focus, che poi hanno avuto varie reunion, sempre senza la presenza del chitarrista. Il nostro amico già dal 1972 aveva iniziato pure una carriera solista, il cui secondo album Tabernakel lo vedeva impegnato al liuto (!!), ma accompagnato da Bogert e Appice, uno strano connubio tra classica, rock, blues e jazz/fusion che è sempre stata la cifra stilistica della sua carriera,  e che viene ribadita dall’uscita di questo Close Beauty, che però uscendo per la olandese Mascot/Provogue, che sta facendo incetta di chitarristi in giro per il mondo da mettere sotto contratto, avrà comunque una rilevanza ben maggiore rispetto alle uscite delle decadi precedenti. Vi dico tutto ciò anche perché ho scritto questa recensione molto prima dell’uscita prevista per il 25 ottobre e non avendo molte informazioni mi sono arrabattato con quel poco che avevo: naturalmente si tratta di un album strumentale, come sempre per Akkerman, accompagnato da  Marijn van den Berg (batteria), David de Marez Oyens (basso) e Coen Molenaar (tastiere), che ha anche prodotto l’album.

Lo stile è la consueta miscela di rock sinfonico, progressive, molto jazz-rock e fusion, con la proverbiale abilità tecnica e virtuosistica del 72enne musicista olandese che di recente è stato anche nominato dalla regina Cavaliere dell’Ordine di Orange-Nassau. Chi ricorda il vecchio sound dei Focus non si può magari aspettare la violenza rock della celeberrima Hocus Pocus, ma i passaggi simil pastorali di Sylvia, Answers? Questions! Questions? Answers!e Eruption sono sempre presenti nel suono attuale di Akkerman, che attinge però maggiormente da stilemi jazz-rock e fusion rispetto al passato, e quindi potrebbe rimandare a musicisti come Steve Morse, Eric Johnson, Allan Holdsworth, Ollie Halsall dei Patto, il tutto, come detto, esclusivamente in modalità strumentale: dodici brani che spaziano da Spiritual Privacy, tra flamenco, new age raffinata, world music e jazz-rock, un po’ alla Al Di Meola, con Jan impegnato alla chitarra acustica, passando per Beyond The Horizon, classico rock progressivo dove la Gibson del musicista orange è ancora in grado di emozionare gli appassionati del genere, con il suo timbro elegante e la grande tecnica individuale rimasta inalterata negli anni, insomma il signore suona ancora alla grande.

Reunion è più scontata, elettroacustica ma poco significativa, mentre Close Beauty è una delle sue classiche melodie piacevoli e cantabili, con Retrospection che è il brano, anche grazie al vibrato inconfondibile, che più ricorda i vecchi brani dei Focus, con improvvise aperture sonore. Passagaglia (con la g, ma per favore!), per sola chitarra elettrica è un po’ narcotica, mentre la lunga Tommy’s Anniversary è un ottimo esempio di vibrante jazz-rock con la chitarra scintillante in bella evidenza, Meanwhile In St. Tropez, solare e vagamente latineggiante si potrebbe accostare agli strumentali più orecchiabili di Santana, French Pride è un funkettino anonimo e la conclusiva e sinuosa Good Body Every Evening ci permette di gustare ancora una volta la sua tecnica sopraffina.

Bruno Conti

Correva L’Anno 1968 4. Tra Pop, Prog E Psichedelia, Ancora Oggi Un Gran Disco! Moody Blues – In Search Of The Lost Chord 50th Anniversary

moody blues in search of lost chord

Moody Blues – In Search Of The Lost Chord 50th Anniversary – Universal 3CD/2DVD Box Set

Proseguono le celebrazioni per i cinquant’anni degli album del periodo d’oro dei Moody Blues, una delle migliori band britanniche della seconda metà degli anni sessanta: nel 2017 era toccato a Days Of Future Passed, il loro secondo album uscito nel 1967 (che molti considerano il primo, dato che il gruppo che aveva esordito nel 1965 con The Magnificent Moodies, e fautore di una musica tra rock, beat ed errebi bianco, era molto diverso nello stile da ciò che sarebbe diventato in seguito), festeggiato con una ristampa in due CD più un DVD che a dire il vero non offriva grosse novità https://discoclub.myblog.it/2018/04/28/una-celebrazione-elegante-e-di-classe-moody-blues-days-of-future-passed-live/ , e poi con un bellissimo live album registrato oggi dalla formazione attuale della band, che rivisitava il disco canzone per canzone in maniera sontuosa. Quest’anno è la volta di In Search Of The Lost Chord compiere mezzo secolo, ed i nostri hanno fatto le cose decisamente più in grande, mettendo a punto un bel cofanetto di tre CD e due DVD, anche se bisogna dire che il materiale più interessante è riservato alla parte video, essendo quella audio basata in gran parte sulla precedente ristampa del 2006 e quindi priva di veri e propri inediti (a parte qualche missaggio alternativo, come vedremo a breve).

In Search Of The Lost Chord è sicuramente il disco più famoso del quintetto di Birmingham (Justin Hayward, John Lodge, Ray Thomas, Mike Pinder e Graeme Edge) e per molti è anche il più bello: probabilmente è vero, anche se il sottoscritto tende a mettere sullo stesso piano anche Days Of Future Passed, On The Threshold Of A Dream e A Question Of Balance. In questo lavoro il sound del gruppo, già emerso sul disco precedente, raggiunge i suoi massimi livelli, una miscela estremamente melodica di pop, prog ed un leggero tocco psichedelico, un suono contraddistinto dall’uso insistito del mellotron, doppiato spesso dal flauto, con splendide armonie vocali ed una strumentazione stratificata nella quale troviamo tappeti di chitarre, tastiere di ogni tipo (pianoforte, organo, clavicembalo e naturalmente il già citato mellotron) ed anche tablas e sitar, ma con davanti a tutto un particolare gusto per le melodie orecchiabili, sognanti ed immediate. Prodotto come al solito da Tony Clarke, collaboratore dei Moodies fino alla fine degli anni settanta, In Search Of The Lost Chord vede solo la band in studio (mentre nell’album dell’anno prima un sostanziale contributo era stato dato dalla London Festival Orchestra) e dal punto di vista dei testi si può considerare una sorta di concept “allargato”, con brani che trattano i temi della coscienza, dell’immaginazione, dei sentimenti, della filosofia, della religione ed anche dell’esplorazione spaziale.

I brani più noti dell’album sono Ride My See-Saw (che apre il disco dopo l’introduzione parlata di Departure), una fulgida e corale pop song che ancora oggi occupa un posto d’onore nelle setlist dei concerti dei nostri, essendo diventato uno dei loro classici assoluti, e la lunga Legend Of A Mind, dedicata alla controversa figura della scrittore Timothy Leary (all’epoca favorevole all’uso delle sostanze psichedeliche per “aprire” la mente umana), un grande brano pieno di sfaccettature che è un perfetto viatico per la creatività della band. Qualcuno potrebbe asserire che questo sound è datato, ma io dico che la musica quando è bella è sempre attuale, ed è quindi un piacere ancora oggi ascoltare l’orecchiabile Dr. Livingstone, I Presume, tra folk, prog e rock, la splendida House Of Four Doors, deliziosa pop song divisa in due parti e caratterizzata da un motivo immediato, eccellenti armonie vocali e geniali cambi di ritmo e melodia, e la tenue e limpida Voices In The Sky, scelta all’epoca come secondo singolo. Completano un album che non ha perso un grammo della sua bellezza la squisita e leggermente psichedelica The Best Way To Travel, la sognante Visions Of Paradise, dominata dal flauto ed in cui compare anche il sitar, l’elettroacustica The Actor, dal crescendo ricco di pathos e deliziosi intrecci strumentali, e la conclusiva Om, una sorta di mantra pop ispirato dalle filosofie orientali in voga in quel periodo. Il cofanetto appena uscito (che comprende un bel libretto con foto, testi dei brani, note, un dettagliato saggio e lo spartito di Ride My See-Saw) offre sul primo CD l’album con il missaggio stereo originale, mentre sul secondo uno preparato ex novo per questo box (solito materiale per audiofili quindi).

Come bonus, sul primo CD troviamo A Simple Game, una bella canzone uscita solo come lato B, e quattro single mix in mono, unici “inediti” della parte audio, mentre sul secondo ancora A Simple Game, ma in una versione alternata cantata da Hayward (nell’originale la voce solista era di Pinder). Il terzo dischetto inizia con cinque pezzi registrati per la BBC, quattro da Lost Chord (Dr. Livingstone, I Presume, Voices In The Sky, The Best Way To Travel e Ride My See-Saw) e la stupenda Tuesday Afternoon, una delle più belle canzoni dei Moodies: tutti i brani sono eseguiti in maniera molto più diretta che in studio, specie Ride My See-Saw, decisamente più rock. Poi abbiamo cinque mix alternativi, tra cui Visions Of Paradise solo strumentale e The Best Way To Travel con più voci, e tre outtakes di quelle sessions, già però apparse su precedenti ristampe: l’intensa King And Queen, che nel disco originale ci sarebbe stata benissimo, l’orecchiabile e gradevolissima Gimme A Little Somethin’, ancora con le superbe armonie vocali del gruppo, e la fluida What Am I Doing Here?

Detto che il primo DVD, solo audio, ripropone di nuovo Lost Chord in un 5.1 Surround Mix, la vera chicca è contenuta nel dischetto video, che oltre a sette brani dell’album, dal vivo nel programma BBC Colour Me Pop, già editi, propone un mini-concerto mai visto prima e registrato alla tv francese. E lo show, dieci canzoni, è strepitoso, con i nostri amici, in forma smagliante e con un approccio molto rock, che ci regalano bellissime versioni del loro repertorio, con un solo pezzo dal nuovo album (Legend Of A Mind), tre da Days Of Future Passed (Fly Me High, Peak Hour e la leggendaria Nights In White Satin, ripresa anche alla fine), l’allora inedita A Beautiful Dream, una cover molto energica del classico di Nina Simone (e degli Animals) Don’t Let Me Be Misunderstood, e addirittura due brani tratti da The Magnificent Moodies, cioè la pop song I’ve Got A Dream (della famosa coppia di songwriters Greenwich/Barry) ed una cover del classico blues di Sonny Boy Williamson Bye Bye Bird. Come ciliegina, in fondo al DVD troviamo altre due versioni live inedite sempre alla tv francese (ma nell’ambito di un altro programma) di Dr. Livingstone e Ride My See-Saw.

In conclusione, se avete già la ristampa Deram del 2006 potete anche bypassare questo cofanetto, ma c’è da dire che il contenuto del secondo DVD può rappresentare un succoso incentivo all’acquisto.

Marco Verdi

Prossime Uscite Autunnali 9. Moody Blues – In Search Of The Lost Chord: Un Altro Disco Storico Che Il 2 Novembre Festeggia Il Suo Cinquantenario.

moody blues in search of lost chord

Moody Blues – In Search Of The Lost Chord – 3CD/2DVD Deram Universal – 02-11-2018

In questo florilegio di ristampe di dischi che festeggiano il 50° Anniversario dalla data di uscita ora arriva anche il cofanetto per In Search Of The Lost Chord dei Moody Blues, quello che viene considerato il loro secondo album (almeno del periodo prog, prima erano una band beat pop), a parere del sottoscritto forse il disco più bello del gruppo inglese, insieme a To Our Children’s Children’s Children, ma altri prediligono il primo Days Of Future Passed oppure anche On The Threshold On A Dream, senza dimenticare A Question Of Balance. Diciamo che fino al 1970 non sbagliavano un disco e anche gli altri due del 1971 e 1972, fino a Seventh Soujourn compreso erano eccellenti. Lo scorso anno per i 50 anni del primo album erano usciti due dischi celebrativi: la ristampa potenziata vera e propria di Days Of Future Passed e una nuova versione dal vivo di quel classico https://discoclub.myblog.it/2018/04/28/una-celebrazione-elegante-e-di-classe-moody-blues-days-of-future-passed-live/ . Entrambe molto interessanti e comunque in passato non erano mancati altri cofanetti celebrativi della loro carriera, l’ultimo https://discoclub.myblog.it/2013/11/20/meglio-tardi-che-mai-the-moody-blues-timeless-flight/  , ma si sa che le case discografiche sono scatenate ed ogni occasione e ricorrenza è buona per festeggiare e un bel box non si nega a nessun disco. Tanto più se è bello come questo In Search Of The Lost Chord, un piccolo capolavoro del prog rock più melodico e raffinato o se preferite della migliore psichedelia morbida britannica.

Ovviamente si parla spesso di edizioni per fan sfegatati e compulsivi, nonché audiofili, ma qualche motivo di interesse si trova sempre: il primo CD contiene l’originale Stereo Mix e qualche traccia in mono, il secondo dischetto un nuovo Mix Stereo targato 2018. Il terzo CD, quello più interessante, propone 5 BBC Sessions ed una serie di versioni alternative oltre a qualche rarità. Il primo DVD riporta l’audio in versione 5.1 Dolby Surround, mentre il secondo DVD riporta parecchio materiale video tra cui 10 brani registrati per la trasmissione della BBC Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord del 14 settembre 1968. Se avete almeno 50/60 euro da cui separarvi (perché comunque questi cofanetti li fanno sempre pagare) ecco il contenuto completo.

[CD1]
1. Departure – The original stereo mix
2. Ride My See-Saw – The original stereo mix
3. Dr. Livingstone, I Presume – The original stereo mix
4. House of Four Doors – The original stereo mix
5. Legend of a Mind – The original stereo mix
6. House of Four Doors (Part 2) – The original stereo mix
7. Voices in the Sky – The original stereo mix
8. The Best Way to Travel – The original stereo mix
9. Visions of Paradise – The original stereo mix
10. The Actor – The original stereo mix
11. The Word – The original stereo mix
12. Om – The original stereo mix
13. Voices in the Sky (mono)
14. Dr. Livingstone, I Presume (mono)
15. Ride My See Saw (mono) – Previously unreleased on CD
16. A Simple Game
17. Legend of a Mind (mono mix) – Previously unreleased

[CD2]
1. Departure – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
2. Ride My See-Saw – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
3. Dr. Livingstone, I Presume – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
4. House of Four Doors – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
5. Legend of a Mind – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
6. House of Four Doors (Part 2) – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
7. Voices in the Sky – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
8. The Best Way to Travel – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
9. Visions of Paradise – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
10. The Actor – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
11. The Word – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
12. Om – “In Search of the Lost Chord” new stereo mix:
13. A Simple Game (Justin Hayward Vocal Mix / Remastered 2018)

[CD3]
1. Dr. Livingstone, I Presume (BBC Radio One “Top Gear” Session / 1968)
2. Voices in the Sky (BBC Radio One “Top Gear” Session / 1968)
3. The Best Way to Travel (BBC Radio One “Top Gear” Session / 1968)
4. Ride My See-Saw (BBC Radio One “Top Gear” Session / 1968)
5. Tuesday Afternoon (BBC Radio One John Peel “Top Gear” session – 16th July 1968)
6. Departure (alternate mix) – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
7. The Best way to Travel (additional vocal mix) – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
8. Legend of a Mind (alternate mix) – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
9. Visions of Paradise (instrumental mix) – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
10. The Word (Mellotron mix) – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
11. Om (extended mix) – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
12. King and Queen – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
13. Gimmie a Little Something – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
14. What Am I Doing Here? (full version) – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968
15. A Simple Game (Justin Hayward vocal version) – Mixed at Decca Studios, West Hampstead in September 1968

[DVD1]
“In Search of the Lost Chord” 96 kHz / 24-bit 5.1 Surround, new Stereo mix and re-mastered original stereo mix
1. Departure
2. Ride My See-Saw
3. Dr. Livingstone, I Presume
4. House of Four Doors
5. Legend of a Mind
6. House of Four Doors (Part 2)
7. Voices in the Sky
8. The Best Way to Travel
9. Visions of Paradise
10. The Actor
11. The Word
12. Om

[DVD2]
1. Departure / Ride My See-Saw – Visual content
2. Dr. Livingstone I Presume – Visual content
3. House of Four Doors – Visual content
4. Voices in the Sky – Visual content
5. The Best Way to Travel – Visual content
6. Visions of Paradise / The Actor – Visual content
7. Om – Visual content
8. Tuesday Afternoon – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
9. Nights in White Satin – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
10. Bye Bye Bird – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
11. Fly Me High – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
12. I’ve Got a Dream – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
13. A Beautiful Dream – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
14. Don’t Let Me Be Misunderstood – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
15. Peak Hour – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
16. Dr. Livingstone, I Presume – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968
17. Ride My See Saw – BBC TV “Colour Me Pop: In Search of the Lost Chord” – 14th September 1968

Nei prossimi giorni altre uscite autunnali imminenti.

Bruno Conti

Tra Prog Anni ’70 E West Coast Sound, Con Un’Ottica Moderna: Una Coppia Interessante. Field Music – Dark Matter Dreams

field division dark matter dreams

Field Division – Dark Matter Dreams – Bella Union

Una nuova band dal mare magnum del rock Americano, o per meglio dire diciamo un duo: vengono dalla Iowa,  sono una coppia formata da Evelyn Taylor, voce e tastiere e da Nicholas Frampton, anche lui cantante e polistrumentista, impegnato a tutti i tipi di chitarre, mandolino, dulcimer, tastiere, synth, percussioni e basso. Hanno alle spalle un unico EP dalla distribuzione difficoltosa, pubblicato nel 2014, poi  anche questo primo album Dark Matter Dreams ha avuto una lunga gestazione, registrato in giro per gli Stati Uniti, semplicemente perché i due componenti dei Field Division non amano la vita stanziale, ma sono dei girovaghi, dei nomadi, sempre alla ricerca di nuovi territori e sensazioni da esplorare. La parte principale del disco è stata comunque registrata al Redwood Studio di Denton, Texas: se vi dice qualcosa non vi sbagliate, è il luogo dove di solito registrano i Midlake , ed in effetti il produttore nonché batterista di questo disco è Mackenzie Smith, componente del gruppo texano, di cui nell’album troviamo anche il tastierista Evan Jacobs e il chitarrista Joey  McClellan. Genere musicale? Considerate le premesse e le collaborazioni, potremmo situarlo tra alternative rock e dream pop, ma soprattutto come influenze principali il suono della West Coast e del prog degli anni ’70, quelli più morbidi, qualcosa di War On Drugs, Fleet Foxes e Jonathan Wilson, vista la presenza di una voce femminile, abbastanza eterea e sottile, anche qualche parentela con le First Aid Kit,  tutte impressioni e rimandi del tutto personali.

Disco che ha momenti stimolanti e compositi, altri più confusi e forse ripetitivi, ma nel complesso si ascolta con piacere: l’apertura è riservata ad uno dei brani più solari e mossi del CD, River In Reverse, una galoppata tra chitarre acustiche ed elettriche 6 e 12 corde, un ritmo incalzante, begli intrecci vocali tra la voce sottile ma intrigante della Taylor e quella più piana di Frampton, frementi inserti di chitarra elettrica e le tastiere che lavorano di raccordo, improvvise oasi di tranquillità avvolte dall’uso degli archi e poi ripartenze vibranti; Big Sur Golden Hour, fin dal titolo è più malinconica e riflessiva, ci porta nelle sonorità della West Coast più genuina https://www.youtube.com/watch?v=0khi8C3ee8s , i soliti intrecci vocali sognanti su cascate di chitarre acustiche arpeggiate e tastiere accennate che poi si fanno più solenni e che potrebbero anche ricordare i Genesis dei primi album. Farthest Moon, sempre cantata da Evelyn, con l’appoggio di Nicholas, è ancora vivace e fremente, con strati di strumenti che si aprono sulle improvvisazioni vibranti delle chitarre elettriche di Frampton (nomen omen?); Lately è nuovamente più malinconica e contenuta, un brano quasi da cantautore, cantato deliziosamente da Frampton che sfoggia un timbro vocale interessante e coinvolgente, mentre la favolistica ed utopistica Innisfree (Let Be The Peace Now), seguito di un brano dell’EP del 2014, sembra quasi un brano di una Stevie Nicks più onirica e surreale, con elementi più pop-rock rispetto al resto dell’album e nuovamente strati di tastiere, voci e chitarre a dare volume al suono.

Siddartha e poi più avanti nel CD la title-track, sono due brevi bravi strumentali, interessanti ma forse irrisolti e ripetitivi, Stay ci riporta al prog e alla psichedelia gentile dei migliori brani, con le solite aperture strumentali che vivacizzano la struttura morbida del pezzo, con la lunga Lay Cursed, bucolica e trepidante che alterna momenti brillanti ad altri più risaputi e non convincenti appieno, anche se non mancano soluzioni interessanti, da perfezionare. It’s Gonna Be Allright è una risposta sorridente e gentile alle difficoltà che hanno accompagnato la genesi di questo album, una folk song morbida e sognante, ancora affidata alla garbata vocalità di Evelyn Taylor, prima di congedarsi  con quella sorta di ninna nanna acustica e futuribile che è la lunga This Is How Your Love Destroys Me scritta quasi in un flusso unico di coscienza, come dice la Taylor, e che poi si anima nuovamente in un crescendo finale di ottima fattura https://www.youtube.com/watch?v=SWX-YZGTrpI . Non imprescindibile ma interessante.

Bruno Conti