Tra Jazz E Blues Acustico, Un Trio Molto Raffinato. Steve Howell Dan Sumner & Jason Weinheimer – Long Ago

Steve-Howell-Dan-Sumner-Jason-Weinheimer-Long-Ago

Steve Howell Dan Sumner & Jason Weinheimer – Long Ago – Out Of The Past Music

Il disco si chiama Long Ago, l’etichetta che lo pubblica è la Out Of The Past Music, la stessa che ha pubblicato di recente il disco di Katy Hobgood Ray con il marito Ray https://discoclub.myblog.it/2020/03/02/un-riuscito-omaggio-alla-propria-terra-da-parte-di-una-nuova-coppia-musicale-katy-hobgood-ray-wdave-ray-i-dream-of-water/ : quindi pare chiaro che non si parla di musica legata alla stretta contemporaneità. Steve Howell, il chitarrista e cantante di questo CD, ne ha già pubblicati una decina, spesso in coppia con il bassista Jason Weinheimer, e con l’altro chitarrista Dan Sumner ha pubblicato anche il precedente History Rhymes, e in quello prima ancora era presente la Hobgood Ray. Il disco è stato concepito ed inciso in una serie di studi di registrazione all’intersezione tra Arkansas, Texas e Louisiana, Ark-La-Tex e lo stile impiegato è un misto tra blues acustico e jazz, visto che entrambi i chitarristi usano chitarre acustiche archtop e flattop, nel caso di Howell suonate in fingerpicking.

Il repertorio viene appunto da blues e standard jazz, con il buon Steve in possesso di una voce suadente e piacevole, che mi ha ricordato vagamente il Clapton di Unplugged, ma anche quella dei crooner più delicati ed il risultato è un disco intimo e raffinato indicato a chi ama la musica tradizionale, magari di nicchia. Diciamo che la vivacità non è uno dei tratti principali dell’album, non succede molto nelle canzoni per intenderci, Howell e Sumner accarezzano le chitarre con grande tecnica, feeling e voluttà e l’insieme, oltre che saltare fuori dal passato è in fondo senza tempo, volutamente demodé. Dalla rilettura di Singin’ The Blues, un oscuro brano ripescato dagli anni ‘20, ma ripreso anche da Geoff Muldaur e Martha Wainwright, si passa ad Angel Eyes, una canzone anni ‘40 dal repertorio di Ella Fitzgerald e Frank Sinatra, ma in queste versioni ovviamente non ci sono orchestre swinganti, bensì esecuzioni per sottrazione, molto discrete. Please Send Me Someone To Love, il pezzo di Percy Mayfield lo conoscono quasi tutti, e le note immortali della canzone non sarebbero fuori posto in qualche fumoso localino dove passare la serata in compagnia, anche di buona musica, con Howell che la porge con classe e discrezione sia nella parte cantata che in quella strumentale, Do Nothing ‘Til You Hear From Me era di Duke Ellington e le due chitarre si intrecciano con grande nonchalanche tra tecnica e feeling, mentre Steve porge su un vassoio il suo contributo vocale.

Insomma ci siamo intesi su cosa aspettarci: non mancano brani più intricati come Song For My Father di Horace Silver, per quanto sempre eseguito con moderata sobrietà e sussurrato da Howell, che poi si lascia trasportare dalla bossa nova di Dindi qui in chiave strumentale, per poi tornare alle 12 battute classiche di Nothin’ But The Blues, anche questa dell’Ellington anni ‘30, seguita da una Z’s, che, se mi perdonate la battuta irriverente, un poco riflette anche l’effetto che potrebbe avere su qualche ascoltatore, anche se è uno dei brani più mossi del CD. Che prevede pure la presenza di Bei mir bist do schön, un pezzo yddish sempre anni ‘30, felpato e divertente, con intricati intarsi sonori, conosciuto nella versione cantata in inglese dalle Andrew Sisters; I’ll Remember April era in un film di Abbott e Costello, che per noi italiani sarebbero “Gianni E Pinotto” ed è stata cantata anche da Judy Garland, per quanto questo malinconico ed intricato pezzo qui appare in versione strumentale, a sottolineare la bravura di Howell e Sumner, che chiudono con una composizione di Johnny Mercer come la brillante I Thought About You. In definitiva se vi sentite di spirito “jazzy” e rilassato questo CD potrebbe fare per voi, non iniziati astenersi.

Bruno Conti

Un Riuscito Omaggio Alla Propria Terra Da Parte Di Una Nuova Coppia Musicale. Katy Hobgood Ray w/Dave Ray – I Dream Of Water

Katy Hobgood Ray feat. Dave Ray - I Dream Of Water

Katy Hobgood Ray w/Dave Ray – I Dream Of Water – Out Of The Past CD

Se il nome di Katy Hobgood Ray vi dice poco o nulla, credo che la stessa cosa sia valida per chiunque al mondo viva al di fuori dell’area che va da Shreveport a New Orleans. Stiamo infatti parlando di una folksinger e cantautrice originaria della Louisiana, abbastanza nota a livello locale anche per il fatto di essere la direttrice e principale ideatrice del progetto Confetti Park Players, una sorta di ensemble di musicisti e coro di bambini che incide canzoni e racconta storie alla radio (una sorta di Zecchino d’Oro in salsa bayou), mentre il marito Dave Ray è anch’egli un musicista, a carattere più blues, ed è ancora meno noto della consorte. Ora i due hanno unito le forze (diciamo a livello di songwriting, dato che l’album è comunque all’80% Katy e solo in due brani si sente anche Dave) per dare alle stampe I Dream Of Water, un bel dischetto in cui i due fondono mirabilmente le rispettive influenze folk, blues, country e gospel creando un suono che è un diretto omaggio alla natia Louisiana, il tutto con l’aiuto di musicisti locali e la produzione asciutta del chitarrista del gruppo, Greg Spradlin.

I due coniugi Ray hanno una buona capacità di scrittura e conoscono alla perfezione il suono tipico della Big Easy, ma I Dream Of Water travalica i confini della Louisiana diventando più in generale un tributo alla musica del sud degli Stati Uniti, con grande uso di organo, pianoforte, cori di matrice gospel e naturalmente anche i fiati qua e là. Katy ha una voce interessante, non potentissima ma espressiva, e le dieci canzoni presenti sono tutte estremamente godibili e creative, pur con un paio di episodi sottotono che però non vanno ad inficiare più di tanto il giudizio finale. Lollie Bottoms è una bella ed orecchiabile country song dai sapori decisamente sudisti, con elementi gospel, un accompagnamento caldo in cui spiccano slide e pianoforte ed un ritornello di quelli che “prendono” all’istante. Washed Away è una ballata che sembra uscita di botto dai FAME Studios, con una melodia molto bella ed evocativa, uno splendido organo in sottofondo ed un refrain corale ancora di stampo gospel; la sinuosa Oh Devil è un intrigante pezzo tra rock e blues, con un motivo figlio di Leonard Cohen ed un gustoso assolo di tromba finale https://www.youtube.com/watch?v=jxj14hmM8xY , mentre la title track è uno slow intenso e di nuovo con l’organo a farla da padrone, anche se leggermente inferiore alle tre precedenti.

House Divided vede Dave prendere il centro della scena come cantante per una ballatona intimista punteggiata dall’uso discreto di piano e percussioni e con in fiati sullo sfondo, una canzone che però non lascia il segno, a differenza della bellissima Dirty Water che è forse la migliore del CD: un lento notevole tra soul e gospel, contraddistinto da una melodia purissima ed emozionante e da un’esecuzione superba. Little Children’s Blues è l’unica cover presente, un brano di Leadbelly eseguito in perfetto stile folk-blues delle origini, una resa diretta e coinvolgente, mentre Des Allemands è uno squisito soul-errebi dal sapore d’altri tempi, caratterizzato come sempre dal gusto melodico non comune di Katy; chiusura con il godibile e cadenzato rock-blues That Really Matters, secondo ed ultimo duetto tra i due coniugi, e con la jazzata e raffinatissima Kings, Queens And Jesters, incisa volutamente low-fi per simulare una registrazione live after hours degli anni cinquanta, con tanto di rumori ambientali da lounge bar.

Mi aspettavo un dischetto onesto ma nulla più, ed invece ho scoperto una singer-songwriter, Katy Hobgood Ray, da tenere d’occhio anche in futuro. Con o senza marito.