Il “Supergruppo” Canadese Ci Regala Un Altro Disco Splendido! Blackie And The Rodeo Kings – King Of This Town

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Blackie And The Rodeo Kings – King Of This Town – Warner Canada

All’incirca ogni tre anni si ritrovano per pubblicare un nuovo album: questo King Of This Town è il loro nono disco (decimo, se contiamo anche Let’s Frolic Again, mentre il precedente, l’ottimo https://discoclub.myblog.it/2017/01/28/passano-gli-anni-e-dopo-le-regine-questa-volta-tocca-ai-re-ed-e-sempre-grande-musica-blackie-and-the-rodeo-kings-kings-and-kings/  risale a tre anni fa), in effetti l’avventura partì con quella che doveva essere una opera unica High or Hurtin’: The Songs of Willie P. Bennett, per omaggiare un loro illustre (ma quasi sconosciuto fuori dai confini canadesi) connazionale, però da allora Stephen Fearing, Colin Linden e Tom Wilson, in rigoroso ordine alfabetico, ci deliziano puntualmente con una serie di album che collettivamente sono superiori alla somma della parti dei partecipanti, che non sono insignificanti. Linden, giusto in questi giorni, ha visto Oklahoma, la sua produzione per Keb’ Mo’, vincere il Grammy nella categoria Americana https://discoclub.myblog.it/2019/07/15/sempre-della-serie-non-solo-blues-keb-mo-oklahoma/ , e lo scorso anno ha pubblicato pure il delizioso Amour, insieme a Luther Dickinson (per non parlare della produzione dell’ultimo disco del suo amico Bruce Cockburn Crowing Ignites), Tom Wilson, sempre nel 2019, ha pubblicato Mohawk l’ultima fatica della sua altra band, i Lee Harvey Osmond, nominato ai Juno Awards canadesi, e Stephen Fearing, proprio sul finire del 2019 ha rilasciato la sua nuova prova solista, l’eccellente The Unconquerable Past.

Ma quando sono insieme, pur mantenendo le loro diverse caratteristiche stilistiche, Linden tra Americana e blues, Wilson l’anima più rock e Fearing quella più folk, quando aggiungono alle loro influenze anche quelle favolose armonie vocali a due e tre parti, elementi country e cajun acadienne, e il consueto apporto di una serie di collaborati fantastici, riescono a trasfigurare il tutto. Questa volta troviamo le armonie vocali delle McCrary Sisters, le tastiere di Janice Powers, la moglie di Colin Linden, che si alterna a Kenneth Pearson, Thompson Wilson, il figlio di Tom, come la Powers co-autore di un paio di brani, uno insieme a Hawksley Workman, per non parlare della superba sezione ritmica formata da Gary Craig alla batteria e Johnny Dymond al basso, che pure loro contribuiscono alla scrittura delle canzoni, e infine il multistrumentista Jim Hoke, impegnato a sax, organo, armonica e fisarmonica. Il risultato finale è una goduria unica: dalla iniziale Hard Road, cantata con voce ”scura” da Wilson, tra rock atmosferico e sapori sudisti, grazie all’apporto del New Orleans soul delle sorelle McCrary, passando per la solare e corale Cold 100, cantata a voce spiegata da tutti e tre che l’hanno scritta collettivamente, con un drive da perfetta rock song da suonare a tutto volume sulle (auto)strade di tutto il mondo, con il dobro e la slide di Linden ad impreziosirla, mente le McCrary armonizzano come solo loro sanno fare.

Trust Yourself, il primo contributo di Fearing, con Hoke a al sax e all’organo, è un sinuoso folk-rock con tracce blues, che ricorda il miglior Cockburn, quando alza la sua quota elettrica, grazie agli interventi puntuali di Colin alla solista; World Gone Mad (scritta da Linden con l’ex Family e Band Jim Weider), con tutti e tre ancora impegnati a tratti in un cantato collettivo che rende irresistibile il brano, con le chitarre dell’autore che imperversano di nuovo alla grande in un brano superbo, mentre Baby I’m Your Devil, scritta dai due Wilson, babbo e figlio con Workman, screziata dalle armonie vocali di Rachael Davis, l’armonica di Hoke e l’acidissima chitarra di Linden che contribuiscono alle atmosfere dark e sospese della canzone. North Star, l’altro brano firmato dal trio è una stupenda ballata cantata dal vocione di Wilson, con il supporto degli altri due, dedicata alla ricerca della donna con la Stella del Nord nei suoi occhi (il Canada), romantica ed evocativa  https://www.youtube.com/watch?v=Yd_TWpsb8Ww , King Of This Town di Linden è un perfetto esempio di antemico roots-rock, vogliamo chiamarlo Americana, con le sue chitarre a dispensare piccole meraviglie, sostenute da un florilegio di tastiere.

La malinconica, quasi triste, visto l’argomento trattato, Walking On Our Graves, è una bellissima canzone, tra Dylan e la Band, cantata con grande trasporto da un ispirato Stephen Fearing, un ennesimo gioiellino, impreziosito da un assolo di Linden calcolato con il goniometro https://www.youtube.com/watch?v=4AEeaXx0vJc , seguito da un tuffo a New Orleans per la travolgente Kick My Heart Around , scritta da Linden che la canta, con il contributo della famiglia Wilson, tra sbuffi di armonica e fisarmonica ed una allegria quasi palpabile https://www.youtube.com/watch?v=v77GJ1YytYY . Medicine Hat della premiata ditta Linden/Wilson, tra country-rock cosmico e un divertente e mosso groove di vintage R&R si ascolta con grande piacere, prima di farci congedare dai BARK con la soffusa ed elegiaca ballata Grace, cantata in solitaria da un pensoso Fearing che, anche sulle ali della struggente armonica di Hoke, conferma la sua anima più riflessiva e gentile. Come al solito un album affascinante e consistente, da ricordare per ie liste dei migliori di fine anno, l’unico neo è che non si trova con facilità alle nostre latitudini.

Bruno Conti