Mo Pitney – Ain’t Lookin’ Back – Curb CD
Mo Pitney è un countryman originario dell’Illinois ma di stanza a Nashville da diversi anni (“Mo” sta per Morgan), e ha già alle spalle un disco, Behind This Guitar, pubblicato nel 2016 ed entrato anche nella Top Ten di settore. Pitney è un musicista vero, che fa un country moderno ma ispirato ai classici, ha una buona penna ed è capace di passare in maniera disinvolta dai brani più movimentati alle ballate lente, ma senza snaturare il suo suono che rimane ancorato alle tradizioni. Per questo suo secondo lavoro, intitolato Ain’t Lookin’ Back, la Curb (gloriosa etichetta indipendente fondata nei primi anni sessanta) gli ha assicurato i servigi di Jim “Moose” Brown, affermato produttore di Nashville, nonché apprezzato chitarrista che ha fatto parte di recente della house band degli ultimi lavori di Bob Seger: Brown lo ha assistito dando al CD un suono solido e senza troppi fronzoli, valorizzando al meglio le composizioni di Mo e portando in studio anche qualche nome di rilievo come il noto steel guitarist Bobby Terry, l’armonicista Mickey Raphael e la corista Shaun Murphy, la quale vanta anche una lunga militanza all’interno dei Little Feat (ci sono altri ospiti speciali, che vedremo tra poco).
Ain’t Lookin’ Back è dunque un bel disco di country elettrico e moderno, ma suonato da veri musicisti e non da macchine (Keith Urban, sto parlando con te…). Il CD parte benissimo con A Music Man, che vede la partecipazione alla seconda voce di Jamey Johnson, ma a prescindere dalla presenza del countryman dell’Alabama il brano è un’intensa ed emozionante ballata acustica con la band che entra di soppiatto accompagnando il nostro con discrezione: non è da tutti iniziare un disco con un lento di questa portata, e ciò dà la misura dell’abilità di Pitney nel songwriting. Con la ritmata Right Now With You le cose iniziano a farsi movimentate, il brano è terso, disteso ed estremamente piacevole, con chitarre e organo a fornire un suono caldo all’orecchiabile melodia; Ain’t Bad For A Good Ol’ Boy è una limpida canzone country-rock dal refrain coinvolgente e suono vigoroso, ‘Til I Get Back To You è puro country, una ballata solare guidata dalla steel con un motivo diretto ed un retrogusto southern, mentre Looks Like Rain è ancora cadenzata e gradevole, dall’accompagnamento semplice basato su chitarre e steel, niente di rivoluzionario ma fatto bene.
Boy Gets The Girl conferma la facilità da parte del nostro di scrivere melodie immediate e di rivestirle di sonorità classiche: qui l’arrangiamento è leggermente più moderno ma sempre ben al di sopra del livello di guardia; la vibrante e western-oriented title track precede Old Home Place, uno dei brani centrali del lavoro in quanto ad accompagnare Mo c’è una All-Star Band nella quale troviamo musicisti del calibro di Marty Stuart alla solista, Jerry Douglas al dobro e Ricky Skaggs al mandolino, ma aldilà dei nomi altisonanti il pezzo è un irresistibile mix tra rockabilly e bluegrass, con uno di quei motivi che si canticchiano dopo mezzo ascolto: di sicuro uno degli highlights del disco. La soave ballata Plain And Simple e la crepuscolare Mattress On The Floor, ricca d’atmosfera, indirizzano l’album verso i tre brani finali: il rockin’ country sudista Local Honey, con slide e piano elettrico che dicono la loro in maniera ruspante, la soffusa Old Stuff Better e la toccante Jonas, western song lenta e decisamente evocativa. Mo Pitney con Ain’t Lookin’ Back dimostra quindi che per fare del country come si deve non è il caso di fare i fenomeni (Keith Urban, non stai ascoltando…), ma basta avere delle buone canzoni e la giusta predisposizione.
Il che, lo riconosco, non è poco.
Marco Verdi