Dopo Cinque Anni Di “Assenza” Sono Più In Forma Di Prima! Micky & The Motorcars – Long Time Comin’

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Micky & The Motorcars – Long Time Comin’ – Thirty Tigers CD

Tornano a ben cinque anni di distanza dal loro ultimo lavoro Hearts From Above (quattro se contiamo il bellissimo live del 2015 Across The Pond https://discoclub.myblog.it/2015/10/12/dei-migliori-live-minori-dellanno-micky-the-motorcars-across-the-pond-live-from-germany/ ) i bravi Micky & The Motorcars, quintetto guidato da Micky e Gary Braun, fratelli originari dell’Idaho ma da anni trapiantati ad Austin, Texas. I due Braun Brothers sono soltanto la metà di altri due fratelli, Cody e Willy Braun, che a loro volta sono i leader dei noti Reckless Kelly (ed il loro padre è il countryman di culto Muzzie Braun). Una famiglia dalle profonde radici musicali quindi, e con tutti i componenti dotati di un notevole talento: attivi dal 2003, Micky e le sue Autovetture hanno infatti proposto da subito un country-rock elettrico e coinvolgente, dove ritmo e chitarre la fanno da padroni e le melodie orecchiabili vanno di pari passo con l’accompagnamento robusto. Più country dei Reckless Kelly, Micky e Gary (entrambi chitarristi, mentre Micky è anche la voce solista) non hanno mai fatto un disco sottotono, ed il mio dubbio era che dopo cinque anni di silenzio avessero un po’ perso lo smalto.

Niente di più lontano dalla verità: Long Time Comin’ è un altro lavoro solido, piacevole e coinvolgente allo stesso tempo, con una serie di canzoni fatte apposta per piacere al primo ascolto; oltre ai due leader troviamo ancora i fidi Joe Fladger al basso e Bobby Paugh alla batteria, mentre il posto della chitarra solista di Pablo Trujillo è stato preso da Josh Owen, che suona anche la steel. L’avvio del CD è al fulmicotone con la splendida Road To You, una country song tersa e solare dalla melodia vincente, che ricorda non poco il primo Steve Earle, che aveva lo stesso tipo di approccio rock: too rock to be country, too country to be rock, si diceva (così come Joe Ely negli anni settanta). La cadenzata Rodeo Girl potrebbe essere il genere di brano che avrebbe fatto Tom Petty se fosse nato in Texas: diretta, robusta e con le chitarre in primo piano; Alone Again Tonight è Americana al 100%, vibrante e decisamente bella, ancora con le chitarre a dominare affiancate da un organo hammond; Lions Of Kandahar ha un intro duro, al limite della psichedelia, poi Micky inizia a cantare e riporta tutto su territori più familiari, ma il pezzo resta decisamente rock e potente, con un bel crescendo strumentale https://www.youtube.com/watch?v=gotK5DVs9po .

All Looks The Same è più lenta ma mantiene comunque una certa tensione elettrica, e spunta anche un’armonica leggiadra, Thank My Mother’s God ha un ritmo sostenuto nonostante una strumentazione in parte acustica, ed è il brano più country finora, mentre Break My Heart è nuovamente puro rockin’ country, con l’ennesimo connubio vincente tra melodia e ritmo, ed è tra le più piacevoli, in contrasto con la lenta Run To You, una ballatona romantica alla maniera texana (cioè senza eccedere in smancerie). L’album termina con la tonica Stranger Tonight, country-rock song vigorosa e col solito refrain che “acchiappa”, la bella Hold This Town Together, ballatona in odore di Eagles con ottima prestazione di Owen alla slide https://www.youtube.com/watch?v=9PIeQscl_54 , e con la bucolica e deliziosa title track, scritta insieme a Bruce Robison https://www.youtube.com/watch?v=qtQu3T78h04 . Non solo Micky & The Motorcars non si sono persi per strada, ma Long Time Comin’ è probabilmente il loro album più riuscito.

Marco Verdi

Per Rimanere In Famiglia: Musica Fatta Con Amore E Passione! Bruce Robison – Bruce Robison & The Back Porch Band

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Bruce Robison – Bruce Robison & The Back Porch Band – Motel Time CD

 Ritorna a pubblicare un disco da solista il texano Bruce Robison, fratello del più famoso Charlie (*NDB. E come da titolo del post c’è pure la sorella Robyn Ludwick di cui avete letto nel Blog recentemente http://discoclub.myblog.it/2017/07/24/torna-una-delle-regine-della-moderna-texas-music-robyn-ludwick-this-tall-to-ride/ ), a ben otto anni dal suo precedente lavoro, His Greatest (che a dispetto del titolo non era un’antologia, ma una serie di brani scritti da Bruce per altri artisti e da lui interpretati per la prima volta), anche se nel mezzo abbiamo avuto due album incisi in coppia con la moglie Kelly Willis. E per il suo ritorno Bruce decide di tornare indietro nel tempo, cioè a quando si registrava in analogico e non in digitale, a volte perfino in presa diretta: Bruce Robison & The Back Porch Band è quindi un lavoro fatto con passione, un atto d’amore verso la musica country più pura e suonata al 90% con strumenti acustici. La copertina potrebbe far pensare ad un trio, ma in realtà il gruppo è più esteso, e comprende, oltre a Robison alla chitarra, Macy Muse alla steel, il bravissimo Chip Dolan al piano, Brian Beken al violino e Conrad Choucroun alla batteria, oltre ad alcuni ospiti tra cui Andrew Pressman al basso, Geoff Queen alle chitarre ed ovviamente la moglie Kelly alle armonie vocali. Un piccolo disco, nove canzoni per 33 minuti di musica, che non contribuirà di certo a rilanciare la carriera del nostro in termini commerciali, ma di certo saprà accontentare i suoi estimatori ed i seguaci della country music più pura. Come abbiamo visto dalla formazione, il gruppo è una “back porch band” per modo di dire, in quanto la sezione ritmica è ben presente e c’è una certa ricchezza strumentale, ma l’approccio è quasi del tutto acustico, intimo ed incontaminato; e poi Bruce è uno che le canzoni le sa scrivere, e dulcis in fundo abbiamo anche qualche cover scelta con cura (e almeno in un caso sorprendente).

L’apertura spetta a Rock And Roll Honky Tonk Ramblin’ Man, un delizioso country’n’roll suonato unplugged, dal ritmo sostenuto ed ottimi interventi di dobro e violino, un inizio coinvolgente. Long Time Comin’ è una tenue folk ballad scritta a quattro mani con Micky Braun (Micky And The Motorcars), dalla bella melodia e pochi strumenti ad accarezzare la voce del nostro; Paid My Dues, scritta ancora da Braun questa volta con Jason Eady, è un godibilissimo honky-tonk alla Jerry Jeff Walker, cantato in duetto con Jack Ingram, puro country just for fun (ottimo il pianoforte), mentre Lake Of Fire è una limpida slow tune dal mood malinconico e con il solito languido violino in evidenza. Squeezebox è proprio il brano degli Who, un pezzo che Bruce ha definito “una bella country song suonata da un gruppo di ragazzi inglesi”, ed in effetti a sentirla rifatta con questo scintillante arrangiamento molto Texas country sembra strano che abbia un passato rock’n’roll: splendida versione, di sicuro l’highlight dell’intero album; The Years, di Damon Bramblett, è un altro brano lento ed intenso, come anche Long Shore, sorta di dolcissima ninna nanna cantata a due voci con la Willis, delicata e toccante. Il CD si chiude con la bucolica Sweet Dreams (non è il classico di Don Gibson, ma un originale di Bruce), cristallino e terso honky-tonk, e con la cover di Still Doin’ Time (In A Honky Tonk Prison), un vecchio pezzo di George Jones, ballata classica suonata in maniera rigorosa. Buona musica fatta per il piacere di farla: questo è Bruce Robison & The Back Porch Band.

Marco Verdi