Che Lungo, Strano Viaggio E’ Stato: Un Ricordo Di Robert Hunter.

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La frase del titolo del post è presa dalla canzone Truckin’, ed è una delle più celebri uscite dalla penna di Robert Hunter, scrittore-poeta-liricista scomparso lo scorso 23 Settembre nella sua casa di San Rafael in California all’età di 78 anni, il cui nome sarà per sempre legato a quello dei Grateful Dead ed in particolare a Jerry Garcia. Nato Robert Burns nel piccolo centro californiano di San Luis Obispo, Hunter iniziò ad interessarsi alla musica tradizionale e bluegrass fin da ragazzo, e fu introdotto all’età di 19 anni a Garcia dall’allora fidanzata di Jerry: i due, anche se non legarono al primo impatto, condividevano le stesse passioni musicali, e fu così che iniziarono ad esibirsi in piccoli locali con il nome di Bob & Jerry (Hunter si dilettava al mandolino) ed in seguito come membri di Hart Valley Drifters, Wildwood Boys e Black Mountain Boys.

La svolta avvenne quando Hunter fu “assunto” come cavia per provare gli effetti delle all’epoca nuove droghe allucinogene, in particolare LSD e mescalina: diciamo che il giovane Robert andò leggermente “oltre” quanto richiesto dall’esperimento scientifico e divenne un convinto consumatore di tali sostanze, cosa che contribuì senz’altro alla creazione di poesie e scritti di carattere psichedelico e surreale. La cosa fu notata da Garcia (che nel frattempo aveva formato i Warlocks, i quali a breve cambieranno nome in Grateful Dead), al quale serviva un paroliere per le sue canzoni altrettanto influenzate dagli acidi: il resto è storia, e parla di un sodalizio tra i due continuato per trent’anni, cioè fino alla morte di Jerry avvenuta nel 1995, una unione che ha prodotto un’infinità di brani ormai diventati classici del rock mondiale, a partire dall’inno psichedelico Dark Star e continuando con capolavori del calibro di Uncle John’s Band, Friend Of The Devil, Casey Jones, China Cat Sunflower, Scarlet Begonias, RippleBertha, Brown-Eyed Women, Ripple, Tennessee Jed, Dire Wolf, Touch Of Grey e Black Muddy River (ma potrei andare avanti all’infinito).

La collaborazione tra Robert e Jerry si sviluppò anche negli album solisti di Garcia, e saltuariamente il nostro collaborò anche con altri membri dei Dead, come Bob Weir (Sugar Magnolia, anche se la controparte preferita da Weir era John Barlow), Phil Lesh (Box Of Rain) ed anche Ron “Pigpen” McKernan (Mr. Charlie). Ma Hunter, che venne sempre considerato una sorta di membro aggiunto dei Dead, scrisse anche diversi libri e soprattutto pubblicò anche un buon numero di album come solista, sia cantati che spoken word, anche se va detto che nessuno di essi può essere considerato indispensabile. Ma la carriera di paroliere di Hunter non si fermò solo ai Dead e Garcia, in quanto collaborò anche con artisti come New Riders Of The Purple Sage, Bruce Hornsby, Little Feat, Jim Lauderdale e soprattutto Bob Dylan (uno che non avrebbe certo bisogno di un co-autore, specie per i testi), con il quale compose due brani che finiranno sul non eccelso Down In The Groove del 1988 (Ugliest Girl In The World e Silvio, non proprio due capolavori), ma specialmente la quasi totalità delle canzoni contenute nell’ottimo Together Through Life del 2009 ed anche il brano Duquesne Whistle da Tempest del 2012.

Ora Robert è quindi tornato a fare compagnia a Jerry, e chissà se i due non comporranno qualche nuovo pezzo ad esclusivo beneficio degli angeli.

Marco Verdi

P.S: un breve accenno anche ad altri due artisti scomparsi nei giorni scorsi: Eddie Money, cantante e chitarrista americano di discreta fama negli anni settanta ed ottanta con brani in stile pop-rock come Baby Hold On, Two Tickets To Paradise, Take Me Home Tonight e Walk On Water

, e Ric Ocasek, popolarissimo leader dei Cars (uno dei gruppi cardine della new wave degli anni ottanta), che frequentò a lungo le classifiche dell’epoca con album come Candy-O, Panorama e Heartbeat City e singoli come Shake It Up, You Might Think, Drive e Tonight She Comes, uno degli artisti più di successo della decade nonostante il non proprio lusinghiero soprannome di “più brutta rockstar del mondo”.

Una Famiglia “Canterina”! Kris Delmhorst – Blood Test

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Kris Delmhorst – Blood Test – Signature Sounds

La prima volta che ho sentito parlare della signora in questione risale a una decina di anni fa, in occasione dell’uscita dell’album Redbird (03,) inciso con i bravi Peter Mulvey e Jeffrey Foucault, il marito (da qui il titolo del “post”), un ottimo lavoro fatto di suoni fatati, di melodie toccanti che univano le radici della musica americana in perfette “folk-song”. Kris Delmhorst, nata e cresciuta a Brooklyn, NY, trova nella Boston area la sua casa musicale, dove si è fatta le ossa suonando per la strada, nelle metropolitane e facendo concerti nei bar, e dopo aver peregrinato per mezza America (e un po’ d’Irlanda), in quindici anni di intensa attività, alla fine si è guadagnata una discreta reputazione nel circuito folk proprio di Boston. Kris ha pubblicato sei album prima di questo Blood Test, tutti per la rispettabile label indipendente Signature Sounds, a partire da due album belli, ma un po’ acerbi, come Appetite (98) e Five Stories (01), trovando poi con i seguenti Songs For A Hurricane (03) e  Strange Conversation (06) quel posto al sole che tutti i “songwriters” cercano e desiderano, confermandosi in seguito con Shotgun Singer (08) e con Cars (11) un tributo alla band di Boston, dal sound corposo e diretto (anche grazie alla presenza di Greg Hawkes, il tastierista del gruppo di Ric Ocasek), in grado di offrirle un nuovo punto di partenza.  

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Per questo nuovo lavoro la Delmhorst ha arruolato solo tre musicisti, a partire dal co-produttore e chitarrista Anders Parker (ex membro di Varnaline e Space Needle oltre che autore di dischi solisti e di un paio di collaborazioni con Jay Farrar, tra cui il disco di inediti di Woody Guthrie http://discoclub.myblog.it/2012/02/23/100-anni-di-woody-guthrie-1912-2012-iniziano-le-celebrazioni/ ), il batterista Konrad Meissner (Brandi Carlile e Silos) e il polistrumentista Mark Spencer (Laura Cantrell e Son Volt): il disco è stato registrato a Brooklyn, dodici tracce che segnano in parte un nuovo inizio del suo percorso musicale.

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Gli “esami del sangue” iniziano con la sanguinosa melodia folk della title track Blood Test https://www.youtube.com/watch?v=08_rIWvRkXc , seguita da due canzoni di compassione e speranza come Homeless https://www.youtube.com/watch?v=m-F3sBc9jBg  e 92nd Street (un omaggio alla sua città natale https://www.youtube.com/watch?v=WJ8l8vgefPc ), passando per la dolcezza di Saw It All e Bees, arrivando alla batteria tribale della splendida We Deliver. Dopo una “flebo” si riparte con la sussurrata e delicata Little Frame,  il mid-tempo pop di Bright Green World (vagamente alla Stevie Nicks), il breve country-rock di Temporary Sun, proponendosi per gli esami finali (i più impegnativi) con due memorabili ballate: l’elettro-acustica Hushabye, e la struggente bellezza “irish” di My Ohio (un elogio per un amico defunto), andando a chiudere il “check-up” con la notturna e vagamente psichedelica Lighhouse.

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Blood Test è un disco sorprendentemente grintoso (merito di Anders Parker) ma melodico, che scorre senza intoppi, e che consente a questa signora, che ora vive sulle colline del Massachusetts orientale (con il marito songwriter Jeffrey Foucault e la loro figlia) di scalare rapidamente gli scalini più alti della gerarchia delle cantautrici più popolari e più brave del nuovo “folk” americano.

Tino Montanari

Tornano I Cars E Gli Anni ’80 Con “Move Like This!”

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Cars – Move Like This – Hear Music 10-05-2011 / Decca Universal ITA/EU 17-05-2011

Ne avremmo fatto anche a meno senza problemi (sembra Ghostbusters)! Mah! Il resto non mi sembra meglio.

Bruno Conti