Occhio Alla Ristampa Di Bridge Over Troubled Water Di Simon & Garfunkel!

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Simon and Garfunkel – Bridge Over Troubled Water (40th Anniversary Edition) – SBme Legacy – Sony/Bmg

Sorvoliamo sul fatto che essendo il disco originale uscito il 26 Gennaio 1970 questo è il 40° anniversario + 1 dall’uscita dell’edizione originale di Bridge Over Troubled Water di Simon & Garfunkel, perché pare che ormai l’anno esatto non si rispetti più ( a giorni esce anche l’edizione speciale di Layla di Derek and The Dominos altro disco del 1970), ma mi devono spiegare il gioco delle tre carte. Ok, la versione singola rimasterizzata esiste da alcuni anni, quindi l’8 marzo (ma non in Italia) esce l’edizione CD + DVD con grande battage pubblicitario, il DVD contiene due documentari, uno è il making of realizzato nel 2010 con nuove interviste a Paul Simon, Art Garfunkel, il produttore Roy Halee e altri personaggi coinvolti nella realizzazione del disco.

L’altro è il leggendario Songs Of America che andò in onda nel 1969 senza pubblicità perche gli sponsors si rifiutarono di promuovere un filmato chiaramente anti-Vietnam che alternava documenti dal vivo del tour 1969 ad altre considerazioni contro la guerra. Da allora questo documentario è caduto nell’oblio e quindi questo recupero è interessantissimo. Ma come direbbe il Tonino “Benedetti Uomini” perché poi, un po’ in sordina, il 29 marzo ne esce una versione tripla ad un prezzo inferiore di quella doppia con inserito anche il cd Live 1969, forse con delle bonus (non è chiaro se ci sono le bonus, in un sito giapponese parrebbe di sì ma la lingua nipponica non è il mio forte)?

Chissà perché vige sempre la tendenza di portelo in quel posto, salvo poi meravigliarsi per l’inarrestabile crisi del disco?

Un bel mah è d’uopo!

Comunque il disco è bello, meditate ma poi acquistate!

Bruno Conti

Ma Allora Esiste Ancora! Sufjan Stevens – All Delighted People

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Sufjan Stevens – All Delighted People EP – Asthmatic Kitty Records Download 5 US Dollars

Ogni decade produce uno o più musicisti che forse non si possono considerare dei “Grandi” ma che sicuramente sono degli Artigiani con la A Maiuscola, di quelli di lusso, che forse hanno il difetto di produrre troppo e di disperdere la loro arte. Dei nomi che mi vengono in mente sono Todd Rundgren nel periodo a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 oppure Andy Partridge degli Xtc nella decade successiva, fine ’70 + anni ’80, giusto per citarne un paio ma ce ne sono altri.

Sufjan Stevens mi sembra un altro personaggio degno di nota: un nativo di Detroit di 35 anni, ha studiato anche a NYC dove attualmente vive. Ma questo ci interessa relativamente. La mia esclamazione di gioia nel titolo del post fa riferimento alla sua produzione (o mancanza di produzione) degli ultimi anni. Un disco di canzoni natalizie (peraltro delizoso) nel 2006 e sempre nello stesso anno era uscito The Avalanche, che era un disco di outtakes e extra dal precedente, ottimo Illinois dell’anno precedente, che nelle intenzioni del nostro amico doveva far parte di un gigantesco progetto dedicato alla pubblicazione di un disco per ogni stato degli USA. Quello era il secondo dopo l’altrettanto buono Michigan (si inizia da casa) del 2003. Ora che il Bluff è stato chiamato (in un’intervista di fine 2009 ha ammesso che era una trovata pubblicitaria) e forse una vita intera non sarebbe bastata, avrebbe potuto dedicarsi ad altro. E infatti l’ha fatto: prima un disco Run Rabbit Run che rivisita in chiave cameristica il vecchio Enjoy Your Rabbit e poi il megaprogetto BQE con Cd, DVD, proiezioni, prodotti multimediali, un’operazione di musica classica contemporanea che aldilà delle proporzioni gigantesche mi sembra che a livello qualitativo abbia prodotto un topolino, a me non è piaciuta, a ognuno il suo, Stevens fa della fantastica musica pop (magari mista a arrangiamenti classici geniali) ma della mediocre musica classica.

Siamo arrivati al 2010 e non c’erano segnali di vita dal pianeta Sufjan Stevens (si sapeva che stava incidendo un nuovo album, ma stop) quando improvvisamente un paio di giorni fa è apparso in rete un nuovo EP per il download, All Delighted People (io non amo questo tipo di prodotti ma è gia il secondo che scarico in pochi giorni dopo quello della Natalie Merchant, d’altronde se ti piace un artista si fa il sacrificio), prezzo contenuto 5 dollari, 8 brani.

Solo che essendo Stevens quello che è, cioe un musicista “eccessivo” nei suoi comportamenti musicali, l’EP dura la bellezza di 60 minuti e passa (più di molti suoi album) e contiene due brani eccezionali All Delighted People (una sua variazione sul tema dell’Apocalisse, il nostro amico è un personaggio religioso, ma non bigotto e i temi biblici e natalizi fanno spesso parte della sua produzione discografica), in due versioni, una di quasi dodici minuti, fantastica, “esagerata”, arrangiata per coro e orchestra ma con una base rock e una seconda versione definita “classic rock” più contenuta, si fa per dire. Sufian Stevens suona chitarra, basso, banjo, sitar, piano, xilophono, vibrafono, corno inglese, oboe, flauto, batteria, credo che se avesse potuto avrebbe suonato anche le parti degli archi e cantato le parte corali (una alla volta, con pazienza come fa di solito): il risultato è notevole anche perchè a un certo punto si è accorto (o glielo hanno fatto notare) che la sua composizione aveva delle notevoli analogie con un altro brano e allora ha deciso di incorporarlo nel suo brano, non farne un cover attenzione, infatti quando su un crescendo orchestrale strepitoso a un certo punto il nostro amico canta “Hello Darkness My Old Friend I’ve Come to Talk With You Again” ti ritrovi a dire, ma questa la conosco, in effetti è proprio The Sounds Of Silence di Simon & Garfunkel ma inserita come un tutt’uno inestricabile nella maestosa composizione originale di Sufjan Stevens. La seconda versione, quella più rock. dura “solo” 8 minuti e si conclude su uno stranissimo assolo di chitarra elettrica suonata sempre dall’onnipresente Stevens. Non pago di tutto ciò, l’ultimo brano Djohariah è uno strumentale di quei 17 minuti introdotto da un assolo di chitarra elettrica stranissimo che dura quasi la metà del brano sempre su una base con cori, fiati vari, una sezione ritmica ed una atmosfera che potrebbe ricordare il sound dei primi dischi di Isaac Hayes, con quelle lunghissime introduzioni strumentali arrangiate divinamente, solo che lì poi entrava il vocione di Isaac che cantava “walk on By”, questa se posso azzardare è una sorta di versione per bianchi. Gli altri 5 brani, belli ma molto più scarni, acustici, illustrano il suo lato più intimista, quasi alla Nick Drake, sempre valido ma meno impegnativo.

Per chiudere la “discussione” su Sandy Denny senza né morti né feriti (scherzo!) ma per chiarire il mio pensiero (rispondo in questo post per comodità e celerità): il mio “rimprovero ” alla Island e quindi alla Universal (io lì qualche amico ce l’ho e non mi ameranno) e alle Majors in generale era riferita alla loro politica delle ristampe. Lo so che sono passati anni dal box in vinile, ma nel frattempo sono uscite le versioni normali, quelle remastered, quelle deluxe, i cofanetti, le antologie con inediti e comunque tutto il materiale contenuto anche nei vari Box pubblicati da altre etichette era licenziato sempre dalla Island/Universal che lo “vendeva” ad altri salvo poi ripubblicarlo per la ennesima volta.

Domanda al mio interlocutore che vedete nei “Commenti” sulla destra? Se il numero totale dei brani inediti era di circa 60, mi dici che hai verificato e mi fido, non era meglio fare un bel cofanetto triplo o quadruplo solo con gli inediti? Che so “The Unreleased Sandy Denny”, troppo facile per una major!

Per concludere, a proposito di major e, guarda caso, sempre Universal, l’uscita del Cd di John Mellencamp No better Than This è stata ri-anticipata al 31 agosto per il mercato italiano, fine della telenovela, si spera!

Dimentico sempre qualcosa! Qui c’è il link se volete ascoltare il download CD di Sufjan Stevens prima di un eventuale acquisto, è bellissimo, comunque verficate (pare che uscirà anche in CD fisico e vinile, prossimamente) http://sufjanstevens.bandcamp.com/

Bruno Conti

Le 500 Più Grandi Canzoni Di Tutti I Tempi Secondo La Rivista Rolling Stone Parte V

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Così, ridendo e scherzando siamo arrivati alla quinta puntata, brani dal n° 41 al n.° 50 e fioccano ancora i capolavori.

41) Band – The Weight

Robbie Robertson, uno dei grandi “poeti” della storia della musica rock, accompagnato da uno dei gruppi più straordinari che questa musica ha prodotto, anzi Il Gruppo, in uno dei film concerto più belli, direi perfetto.
42) Kinks – Waterloo Sunset
Ray Davies, un altro genio all’opera sull’altro lato dell’oceano.
43) Little Richard – Tutti Frutti
Le origini del rock and roll con uno degli incipit più memorabili, ce ne fossero due versioni uguali!
44) Ray Charles – Georgia On My Mind
Questo è “The Genius”
45) Elvis Presley – Heartbreak Hotel
Una curiosità, l’autrice del brano del 1956, Moe Axton era la mamma di Hoyt Axton, che avrebbe scritto (tra le altre) The Pusher diventata celeberrima nella colonna sonora di Easy Rider nella versione degli Steppenwolf.
46) David Bowie – Heroes
Questa è la versione dal concerto di New York City, dopo le Torri Gemelle nel 2001.
47) Simon & Garfunkel – Bridge Over Troubled Water
Aretha Franklin ne ha fatto una versione altrettanto bella!
48) Jimi Hendrix Experience – All Along the Watchtower
Una delle rarissime occasioni in cui la cover è superiore all’originale (e parliamo di Bob Dylan). Per me, di diritto, nei Top 5.
49) Eagles – Hotel California
Nel video, per scaldarsi, anche una versione accappella di Seven Bridges Road del grande Steve Young.
50) Smokey Robinson And The Miracles – The Tracks of my tears
Bob Dylan (ancora lui) lo ha definito il più grande poeta vivente d’America, non ” nero”, il più grande in assoluto.
Fine della puntata.
Bruno Conti