Ancora Sulle Strade Della California! White Buffalo – Darkest Darks, Lightest Lights

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White Buffalo – Darkest Darks, Lightest Lights – Unison/Earache Records

Quando devo parlare dei White Buffalo alias Jake Smith, non posso non immaginare questo corpulento ragazzone come uno dei tanti “bikers” che scorazzano e imperversano sulle strade della California (come nella famosa serie televisiva Sons Of Anarchy, da cui è stato saccheggiato varie volte, per utilizzare le sue canzoni nelle colonne sonore dello show), in sella alla leggendaria Harley Davidson. A soli due anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio Love And The Death Of Damnation http://discoclub.myblog.it/2015/09/25/altre-storie-moderno-storyteller-the-white-buffalo-love-and-the-death-of-damnation/ , il nostro amico si ripresenta con questo nuovo lavoro prodotto da Ryan Dorn e Bruce Witkin (anche ingegnere del suono, multistrumentista e bassista), registrato negli Unison Studios di Los Angeles, con una nuova “line-up” della band, composta per l’occasione dal batterista Abe Laboriel Jr. (Paul McCartney), che si alterna con Matt Cynott e dal tastierista Michael Thompson (Eagles e Don Henley), per un altro viaggio emozionante, dove come sempre ogni canzone ha un significato reale.

Il “focus” di questo disco è come sempre la sua voce versatile, che possiamo apprezzare a partire dall’iniziale Hide And Seek, brano con in primo piano una sezione ritmica granitica, che si manifesta anche nella successiva Avalon, mentre con Robbery si viaggia verso atmosfere diverse, con un suono lievemente “jazzato”, seguita da una ballata romantica e intimista come The Observatory. Si riparte di nuovo con il sound muscolare di una camaleontica Madam’s Soft, Madam’s Sweet, a cui fa seguito l’intrigante e accelerato blues di Nightstalker Blues, e ancora una “ballad” accorata e struggente come If I Lost My Eyes, passando anche per la galoppata western Border Town/Bury Me In Baja, con la band in grande spolvero. La parte finale vede tornare in primo piano la sezione ritmica con una coinvolgente The Heart And Soul Of The Night, per andare infine a chiudere con una ulteriore ballata incantevole I Am The Moon, supportata da pochi accordi di chitarra, la  magnifica voce di Jake Smith e poco altro.

Arrivato con questo Darkest Darks, Lightest Lights al sesto album (sicuramente un disco più elettrico rispetto ai precedenti), il nostro “biker” rimane un cantautore difficile da decifrare, in quanto in questo breve lavoro (solo 34 minuti) si spazia dal rock stradaiolo al folk, dal blues al country con sfumature soul, confermando di essere un musicista completo, dotato, come detto, di una voce notevole e particolare, un autore che scrive canzoni con testi forti che parlano spesso di fuorilegge, eroi perdenti e mancati (almeno nei primi album), come pure di sofferenze, tradimenti e dolori, capace anche di manifestare dolcezza e amore, tramite una rilettura personale che scava nella storia e nella cultura di alcune problematiche radici Americane. Quindi se volete conoscere il mondo di White Buffalo o Jake Smith, che dir si voglia, non dovete fare altro che acquistare e ascoltare i suoi dischi, e se non siete astemi  magarisorseggiare del buon Bourbon, mentre sognate di viaggiare su una Harley Davidson d’annata.

Tino Montanari

Altre Storie Da Un Moderno “Storyteller” ! The White Buffalo – Love And The Death Of Damnation

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The White Buffalo – Love And The Death Of Damnation – Unison Music Group/Earache Records

I White Buffalo,  li ho scoperti con Once Upon A Time In The West (12) http://discoclub.myblog.it/2012/06/21/c-era-una-volta-nel-west-the-white-buffalo/ , poi si sono confermati con Shadows, Greys & Evil Ways (13) http://discoclub.myblog.it/tag/white-buffalo/ , e adesso mi accingo a consacrarli con questo ultimo lavoro Love And The Death Of Damnation, un’altra di quelle storie che ci vengono raccontate da uno “storyteller” di razza come il titolare del gruppo Jake Smith. I dischi precedenti avevano già contribuito ad inquadrare il corpulento personaggio, con canzoni dove confluivano le caratteristiche peculiari della sua musica, un ponte ideale tra l’America cantata da Townes Van Zandt e quella dagli “outlaw” degli anni settanta (un nome su tutti, Willie Nelson), appesi ad un filo del “sogno americano”. Oggi come ieri i White Buffalo sono sostanzialmente un trio, composto  dal basso di Tommy Andrews e dalla batteria di Matt Lynott, ma con il fondamentale apporto di “turnisti” di valore come l’amica Jessy Greene (ex Jayhawks) al violino, Doug Pettibone (già nella band di Lucinda Williams) alla lap e pedal steel, Mike Thompson alla fisarmonica, tastiere e piano, il polistrumentista Bruce Witkin, e come ospite in un brano la brava Audra Mae http://discoclub.myblog.it/2010/05/12/che-storia-audra-mae-the-happiest-lamb/ , il tutto sotto la produzione professionale di Mitch Goodman.

La partenza è di quelle forti, e si batte subito il piedino con una travolgente Dark Days https://www.youtube.com/watch?v=NL9-aNzQCf0 , per poi passare alle atmosfere tex-mex di confine di Chico, con le immancabili trombe mariachi, alla ballata folk Go The Distance, una meravigliosa ninna-nanna pianistica come Radio With No Sound, e una tradizionale folk-song come Home Is Your Arms. E poi ancora una perfetta canzone d’amore come I Got You, cantata in coppia appunto con Audra Mae, mentre si torna a muovere il piedino con la ritmata Modern Times, per poi passare alla spettrale Last Call To Heaven, dove un violino e una tromba disegnano un intrigante connubio, di nuovo una ballata avvolgente come Where Is Your Savior https://www.youtube.com/watch?v=FM9jxdLB_EA , il country- rock’n’roll di Rocky (marchio di fabbrica del gruppo), e infine andare a chiudere con le atmosfere a metà fra soul e gospel di una sorprendente Come On Love, Come On In, dove fanno la loro bella figura le coriste Alfie Silas-Durio e Linda McCrary-Fisher https://www.youtube.com/watch?v=SIqGunrIOPI .

Jake Smith è un ragazzone dall’aspetto fisico imponente, una via di mezzo fra Warren Haynes e uno dei tanti “bikers” che imperversano nella serie televisiva Sons Of Anarchy  (infatti sono state usate molte sue canzoni nella colonna sonora), un cantore di storie di altri tempi, che affascina e seduce con la sua voce profonda da rocker, con dei testi profondi, intimi e nostalgici che raccontano la vecchia America. Idealmente con questo Love And The Death Of Damnation,  prosegue un percorso letterario (alla Cormac McCarthy), iniziato con l’epopea di Once Upon A Time In The West e proseguito con la storia di un veterano di ritorno dalla guerra in Iraq in Shadows, Greys & Evil Ways, per finire con questo lavoro più impegnativo ed ambizioso, che conferma i White Buffalo e in particolare Jake Smith come uno dei più interessanti songwriters di “americana” dell’ultima generazione, con tutte le carte in regola per arrivare a farsi conoscere anche dal pubblico più distratto  .

NDT: Per ascoltare questo CD al meglio sarebbe opportuno noleggiare una Ford Mustang, entrare in autostrada (in mancanza di una Route 66), e percorrerla, possibilmente, in dolce compagnia.