Mick Flannery – Alive Cork Opera House 2019 – Rosaleen Records – CD – LP
Sono passati quindici anni da quando Mick Flannery ha pubblicato il suo album di debutto il bellissimo (ma passato quasi inosservato) Evening Train (05), comunque era già chiaro fin da allora che il nativo di Blarney, nei suoi testi e nelle sue melodie era influenzato dai Van Morrison, Leonard Cohen, Tom Waits (tutti grandi di quel periodo passato ma da non dimenticare), con una voce “burberamente” affascinante che completava il suo stile di “songwriter”. Dall’uscita del suo ultimo disco omonimo dello scorso anno https://discoclub.myblog.it/2019/07/11/dalla-contea-di-cork-torna-lultimo-storyteller-mick-flannery-mick-flannery/ , il buon Mick con la sua band, ha eseguito oltre 100 concerti tra Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, e questo CD che andiamo a recensire è un lavoro completamente indipendente con 17 tracce live registrate lo scorso anno, nel mitico Opera House Theatre di Cork, con la meritevole iniziativa di Flannery di devolvere i proventi delle vendite del disco a tutti i componenti della sua band (compresa anche la troupe), che improvvisamente, causa “Covid-19”, si sono ritrovati senza lavoro nei mesi seguenti. Poteta acquistarlo qui https://mickflannery.bandcamp.com/album/alive-cork-opera-house-2019
Così la sera del 26 Settembre 2019, Flannery voce, chitarra e pianoforte si porta sul palco la sua fidata band composta da Alan Comerford alla chitarra elettrica, Mike O’Connell al basso, Phil Christie alle tastiere, Christian Best alla batteria, Matthew Berrill al sassofono e clarinetto, Karen O’Doherty al violino, e come vocalist sua zia Yvonne Daly, sotto la supervisione dell’ingegnere del suono e produttore John Fitzgerald. Il concerto si apre con uno dei brani più toccanti di Flannery, Wasteland tratta dall’album omonimo dello scorso anno, con un suono rock più potente e che termina con un assolo di chitarra, cosa che si ripete nella “morrisionana” There Must Be More con tanto di sassofono in sottofondo, per poi recuperare dall’album di debutto una sempre commovente Take It On The Chin, a cui segue Get What You Give, riletta con un ricco tessuto sonoro. Con One Of The Good Ones si scopre la parte più rock di Mick, per poi tornare subito alle atmosfere più calde e ovattate di una sofferta I’ll Be Out Here valorizzata dal sassofono di Berrill e dalla soave voce di zia Yvonne, e dopo una presentazione parlata va a recuperare dall’album Red To Blue, un valzer romantico come Boston, solo pianoforte e voce, mentre How High viene presentata con il coinvolgimento di tutta la band.
Dopo una breve conversazione con il pubblico, Flannery recupera da Evening Train un altro dei suoi brani più noti e amati dal pubblico, la sempre commovente In The Gutter, per poi divertire i presenti con il testo spiritoso di una divertente e inedita Christy Skull Hits, ritornare nei suoi panni abituali con l’ariosa melodia di Come Find Me, e meritoriamente portare alla luce da un EP poco conosciuto come Mickmas (18), una potente Star To Star cantata e suonata al meglio con in evidenza il sassofono del bravo Berrill nella parte conclusiva. Dopo la presentazione dei componenti della band, la parte finale del concerto vede Flannery saccheggiare un album importante come Red To Blue con l’omonima title track, con una sezione ritmica più potente, proseguire nel segno del rock con No Way To Live, commuovere il pubblico in sala con le note lamentose del sassofono di una Small Fire dall’intrigante finale “psichedelico”, e andare a chiudere un concerto splendido con I Own You, dove si manifesta ancora una volta la parte meno conosciuta e più “rock” del cantautore Irlandese.
Per il sottoscritto uno dei pericoli degli album dal vivo è mettere fianco a fianco le canzoni dell’ultimo album in studio, con quelle registrate magari quindici anni prima, ma in questo caso specifico il pericolo non sussiste, in quanto c’è sempre stata qualità in tutti i suoi album nel corso degli anni, compreso questo Alive, At Cork Opera House, ulteriore esempio dell’immenso talento di Mick Flannery come cantautore, che lo fa aggiungere a quella lunga lista di piccoli e grandi tesori nascosti nel panorama della musica Irlandese.
Tino Montanari