Annie Keating – All The Best – Appaloosa/IRD CD
Il compito delle antologie discografiche è quello di riepilogare la carriera di un artista, o un singolo periodo di essa, sia a beneficio dei fans che dei neofiti, ma è a volte anche quello di far conoscere l’artista stesso, specie quando si parla di un musicista poco o per nulla noto, ed i cui lavori sono difficili da reperire. Ricordo ancora oggi l’effetto che mi fece qualche anno fa All That Is, greatest hits (si fa per dire) del cantautore canadese Garnet Rogers, che non conoscevo: il suo ascolto mi aveva colpito a tal punto che mi accaparrai la sua discografia competa in una botta sola, disponibile allora soltanto sul suo sito. Un effetto analogo potrebbe averlo questo All The Best, compilation antologica della cantautrice di Brooklyn Annie Keating, che dopo una carriera di quindici anni praticamente nell’anonimato e con dischi totalmente autogestiti, è approdata all’etichetta nostrana Appaloosa, che ha messo a punto questo bellissimo riepilogo in quindici brani dell’autrice newyorkese: solo una canzone del disco è incisa appositamente per il progetto, ma il fatto che Annie fosse una illustre sconosciuta fa sì che anche il resto del CD suoni nuovo alle nostre orecchie.
E la Keating dimostra che non meritava di sicuro di restare nell’ombra, in quanto ci troviamo di fronte ad una cantautrice nel senso più puro del termine, con un gusto innato per le melodie dirette e di impatto immediato, e la cui musica è ricca di spunti folk e country, anche se il rock non è certo estraneo; in più, la nostra è dotata di una voce non eccessivamente potente, ma personale ed espressiva: i paragoni più diffusi sono quelli con Gillian Welch e Lucinda Williams, ma io non ci trovo granché di nessuna delle due (forse più la prima, se proprio devo scegliere), al limite mi viene in mente una come Nanci Griffith, che però è più country, oppure Patty Griffin. Canzoni come l’iniziale Ghost Of The Untraveled Road, una ballata folk vibrante e cantata col cuore in mano, non si scrivono per caso, come neppure la successiva Belmont, bellissimo brano elettroacustico di chiaro sapore roots, contraddistinto da un ritmo vivace e da una melodia toccante, e guidato da una splendida fisarmonica (il libretto, che contiene tutti i testi, purtroppo non menziona i musicisti). Che dire di It Already Hurts When You Leave, una luccicante ballata cadenzata e dal motivo decisamente evocativo, grande musica ma anche classe notevole; Forever Loved è un delicato pezzo tra folk e country, puro e limpido, In The Valley vede Annie in compagnia della sua chitarra e pochi altri strumenti (tra cui un languido violino), ma il pathos non manca di certo, Sweet Leanne è magnifica, una folk ballad da brividi, tra le migliori del CD, profonda e struggente.
Se devo fare un paragone maschile, potrei scomodare Chip Taylor, in quanto Annie si affida anch’essa ad arrangiamenti semplici, e ha pure lei la capacità di creare melodie toccanti con pochi accordi. Con Storm Warning la Keating dimostra che ci sa fare anche con sonorità più elettriche e ritmi più sostenuti: un rock’n’roll di stampo roots, trascinante ed eseguito in scioltezza. Non le cito tutte, voglio lasciarvi il piacere di scoprirle ad una ad una, anche se non posso fare a meno di nominare la deliziosa Sting Of Hindsight, la pura e cristallina Coney Island, tra le più belle in assoluto, e la fulgida ballata elettrica You Bring The Sun. Una menzione poi per il brano finale che dà il titolo all’antologia, l’unico nuovo di zecca ed anche unica cover: si tratta infatti della nota canzone di John Prine (uno degli eroi di Annie), una delle migliori del grande songwriter, riletto in maniera splendida: grande brano ed ottima versione, ma non avevo dubbi.
E’ venuto il momento di scoprire Annie Keating e le sue bellissime canzoni, e All The Best è il modo migliore per farlo.
Marco Verdi