Il Signor Voight Si E’ Fatto In Tre! Chip Taylor – In Sympathy Of A Heartbreak/Dad & The Monkey/NY To Norway & Back

chip taylor 2020

Chip Taylor – In Sympathy Of A Heartbreak – Train Wreck CD

Chip Taylor – Dad & The Monkey – Train Wreck CD

Chip Taylor – NY To Norway & Back – Train Wreck CD

James Wesley Voight, più conosciuto come Chip Taylor, negli ultimi anni è diventato uno dei miei cantautori preferiti. Il suo stile pacato, le sue ballate profonde e toccanti cantate con voce calda e pastosa sono in grado di scaldarmi il cuore anche più quanto non facciano certi suoi colleghi maggiormente famosi e blasonati. Nel nuovo millennio Taylor ha anche preso un discreto ritmo nella pubblicazione di dischi nuovi, mantenendo tranquillamente la media di un album all’anno, e quindi mi ero stupito che dopo l’ottimo Whiskey Salesman del 2019 non ci fossero più notizie da parte del vecchio Chip https://discoclub.myblog.it/2019/07/06/quantita-e-qualita-non-sbaglia-un-colpo-chip-taylor-whiskey-salesman/ . Una rapida ricerca sul sito della sua etichetta, la Train Wreck Records, mi ha subito chiarito il dubbio, e ho scoperto che il nostro nel corso del 2020 ha pubblicato ben tre album differenti, tutti assolutamente senza alcuna promozione ed anche abbastanza difficili da reperire (sono in vendita solo sul sito citato poc’anzi), tre dischi senza grandi differenze stilistiche tra loro ma con genesi abbastanza diverse.

chip taylor in sympath of a heartbreak

In Sympathy Of A Heartbreak, che avrebbe dovuto essere il vero e proprio nuovo lavoro di quest’anno (ed è uscito inizialmente solo come download ma recentemente è stato stampato anche fisicamente) è stato ultimato verso la fine del 2019 e pubblicato nei primi mesi del 2020, Dad & The Monkey è stato completato appena prima che il Covid sconvolgesse le vite di tutti e messo in commercio molto prima del previsto, mentre NY To Norway & Back è, come recita il sottotitolo Songs From The Lockdown, una sorta di “instant record” figlio della pandemia. Cominciamo dal primo: In Sympathy Of A Heartbreak è un vero e proprio lavoro a due tra Chip, che canta e suona la chitarra acustica, ed il suo abituale collaboratore Goran Grini, musicista norvegese di origini slave che si occupa di tutti gli altri strumenti. Ballate lente, meditate e profonde nel tipico stile quasi sussurrato di Taylor, il cui modo di porgere i brani tra cantato e talkin’ è in grado di provocare più di un brivido lungo la schiena. Le mie preferenze tra le undici canzoni del CD vanno alla toccante title track e Together We’re Not Much, entrambe per voce, chitarra, piano e feeling enorme, la splendida It’s Hard To Sing This Song (ma sentite la voce, se non vi suscita emozioni è un vostro problema https://www.youtube.com/watch?v=FbzrGIXXHcc ), la breve ma intensa Thank You For The Offer, cantata quasi sottovoce, la bellissima Bad Bus Ride, con Grini che stende un background sonoro perfetto nella sua essenzialità https://www.youtube.com/watch?v=uRt5X0RnJ14 , le deliziose Little Girl In Blue e Senseless.

chip taylor dad & the monkey

Dad & The Monkey è invece un album pieno di canzoni autobiografiche come spesso Chip è uso fare, brani ispirati alla figura del padre Elmer e suonati con una strumentazione più elettrica (che non vuol dire rock), grazie anche all’ottima chitarra del fido John Platania ed al basso elettrico di Tony Mercadante (mentre qui Grini si limita agli archi sintetizzati in due pezzi, e non c’è la batteria https://www.youtube.com/watch?v=3U1dhxEmsN4 ). Le migliori sono la folkeggiante title track, cantata con voce ancora più calda del solito, Whatever Makes, dalla melodia semplice e lineare che somiglia vagamente a quella di Across The Borderline di Ry Cooder https://www.youtube.com/watch?v=FHl4q48XPTg , OK Guy, in cui Chip scandisce il ritno con delle…monete, le preziose Rockin’ Chair e Cowboy Music, con Platania che suona in punta di dita, le commoventi Other Days Like This e One More Night With Shadows e la quasi country Hey Joan Somebody.

chip taylor ny to norway & back

NY To Norway & Back è invece stato concepito in pieno isolamento, ed il titolo “spoilera” come sono avvenute le registrazioni: Chip ha inciso dei demo per voce e piano elettrico (e la chitarra in un brano solo), li ha inviati per email in Norvegia a Grini, il quale ha aggiunto parti di basso, organo e mellotron e li ha poi rispediti al mittente. Ed il disco, nonostante gli arrangiamenti più spogli che mai (o forse proprio grazie a ciò) è probabilmente il migliore dei tre, dieci bozzetti di pura poesia musicale e di grande forza interiore, con diversi momenti emozionanti. Qualche titolo, ma potrei citarli tutti: I Find Myself Looking At You https://www.youtube.com/watch?v=O57w8UxxxkU , In My New Beautiful World, Wounded, Easter Morning, Buy A Whiskey For A Friend  https://www.youtube.com/watch?v=bjK2SB26AHc e Which Wants What (formidabile quest’ultima, da pelle d’oca https://www.youtube.com/watch?v=NZY0h35cK34 ). Chip Taylor non delude mai, e questi tre dischi sono un perfetto modo di trascorrere le prossime serate festive (tanto per cambiare chiusi in casa): sinceratevi solo di avere a portata di mano un buon whisky, ma si possono ascoltare anche sorseggiando una bibita analcolica, la qualità non diminusice.

Marco Verdi

Torna Il Rocker Del Mississippi Con Uno Dei Dischi Più Divertenti Dell’Anno. Webb Wilder – Night Without Love

webb wilder night without love

Webb Wilder – Night Without Love – Landslide CD

L’ultima volta che mi sono occupato di Webb Wilder (che a dirla tutta era anche la prima) è stato quando due anni fa ho recensito il divertentissimo Powerful Stuff, che non era un album nuovo ma una collezione di outtakes registrate tra il 1985 ed il 1993 https://discoclub.myblog.it/2018/06/08/unora-di-divertimento-assicurato-webb-wilder-the-beatnecks-powerful-stuff/ . Oggi però Wilder torna davvero tra noi a cinque anni di distanza dal suo ultimo lavoro (Mississippi Moderne) con questo Night Without Love, che fin dal primo ascolto si afferma come uno dei dischi più godibili ed “entertaining” (termine inglese intraducibile – intrattenevole? – ma che rende benissimo l’idea) del 2020. Se non avete mai sentito nominare Wilder non preoccupatevi, in quanto è uno dei tanti “signor nessuno” del mondo della musica mondiale: esordiente nel 1986 con l’album It Came From Nashville, Webb ha sempre tirato dritto infischiandosene del fatto che i suoi lavori non vendevano una cippa, proponendo la sua miscela spesso irresistibile di rock’n’roll, country, boogie e power pop al fulmicotone, che lo faceva sembrare una via di mezzo tra Commander Cody ed i Blasters.

Night Without Love dovrebbe essere il decimo album di Wilder, e posso affermare senza tema di smentita che è uno dei suoi migliori di sempre, undici canzoni divise tra cover e brani originali che ci fanno ritrovare un rocker che ha sempre fatto musica “just for fun”, riuscendoci peraltro perfettamente. Il disco (la cui copertina è disegnata da James Flournoy Holmes, l’uomo dietro alle copertine di Eat A Peach degli Allman, Fire On The Mountain della Charlie Daniels Band e In The Right Place di Dr. John) vede Webb accompagnato dal suo abituale collaboratore George Bradfute, che suona qualsiasi tipo di strumento oltre a produrre il lavoro, ma anche da Rick Schell alla batteria, Bob Williams alla steel ed il noto chitarrista Richard Bennett in un brano. Trentasette minuti di musica, non un secondo da buttare. Si parte alla grande con Tell Me What’s Wrong, trascinante rock’n’roll dalla ritmica potente cantato dal nostro con una voce alla Johnny Cash, per proseguire sullo stesso livello con la title track (scritta da R.S. Field, produttore dei primi album del nostro), energica ballata sfiorata dal country con un mood anni sessanta e tanta grinta, e con il rockin’ country a tutto ritmo e chitarre Hit The Nail On The Head, vigorosa cover di un pezzo dei quasi dimenticati Amazing Rhythm Aces.

Holdin’ On To Myself, scritta da Chip Taylor, è uno scintillante honky-tonk dominato dalla steel, ma il capolavoro del disco secondo me arriva con il brano seguente: per il sottoscritto Be Still era già nella sua versione originale uno dei migliori brani dei Los Lobos (lo trovate su The Neighborhood, 1990), ma questa rilettura di Webb è strepitosa, in quanto fa ancora di più uscire la splendida melodia non cancellando le radici messicane ma aggiungendo una patina malinconica da vero balladeer. In poche parole, una goduria. A questo punto abbiamo cinque canzoni consecutive scritte da Wilder da solo o in compagnia: la deliziosa e coinvolgente rock song “californiana” Illusion Of You, con uno stile che ricorda parecchio gli Heartbreakers di Tom Petty, la splendida Buried Our Love, country-rock bello come se ne sentono pochi, la squisita Sweetheart Deal, ballata guidata dall’organo con un sapore blue-eyed soul e scritta nientemeno che con Dan Penn, la contagiosa Ache And Flake, tra rock’n’roll e power pop con un refrain vincente, e la fluida folk-rock ballad The Big Deal. Chiusura con una travolgente rilettura del classico jump blues di Tommy Tucker (ma inciso tra gli altri anche da Elvis e Chuck Berry) Hi Heel Sneakers, nobilitata da un farfisa dal suono decisamente vintage ed un approccio che ricorda quello dei già citati Blasters.

Se dovessi fare una scommessa, forse Night Without Love non entrerà nella Top Ten dei migliori album del 2020, ma sono quasi certo che sarà uno dei CD che ascolterò di più.

Marco Verdi

Siamo Arrivati A Quel Periodo Dell’Anno! Il Meglio Del 2018 In Musica Secondo Disco Club, Parte IV

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Ed ecco l’ultimo pensatore del nostro team di cervelli in azione, con la sua classifica relativa alle cose migliori che ci ha riservato questo anno che si avvia alla conclusione e qualche auspicio per l’anno a venire.

I BEST DEL 2018 di Marco Verdi

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Disco Dell’Anno: Ekoostik Hookah – Halcyon

https://discoclub.myblog.it/2018/03/16/nostalgia-californiana-anni-70-ekoostik-hookah-halcyon/ Anche se il Post non è suo!

marianne faithfull negative capability

Piazza D’Onore: Marianne Faithfull – Negative Capability

https://discoclub.myblog.it/2018/11/09/di-nuovo-questa-splendida-settantenne-che-non-ha-ancora-finito-di-stupire-marianne-faithfull-negative-capability/

Gli Altri 8 Della Top 10:

old crow medicine show volunteer

Old Crow Medicine Show – Volunteer

https://discoclub.myblog.it/2018/05/14/straordinaricome-sempre-old-crow-medicine-show-volunteer/

jayhawks back roads and abandoned motels                                          

The Jayhawks – Back Roads And Abandoned Motels

https://discoclub.myblog.it/2018/05/14/straordinaricome-sempre-old-crow-medicine-show-volunteer/

janiva magness love is an army                                          

Janiva Magness – Love Is An Army

                                          

rosanne cash she remembers everything

Rosanne Cash – She Remembers Everything Come già detto album che rientrerà sicuramente nei “recuperi” stagionali.

chip taylor fix your words

Chip Taylor – Fix Your Words

https://discoclub.myblog.it/2018/04/25/uno-dei-lavori-piu-belli-del-signor-james-wesley-voight-chip-taylor-fix-your-words/                                           

elvis costello look now

Elvis Costello – Look Now

  https://discoclub.myblog.it/2018/10/26/laltro-elvis-un-ritorno-alla-forma-migliore-per-mr-mcmanus-il-disco-pop-dellanno-elvis-costello-the-imposters-look-now/                                        

tommy emmanuel accomplice one

Tommy Emmanuel – Accomplice One

   https://discoclub.myblog.it/2018/07/16/ripassi-estivi-3-in-poche-parole-un-disco-semplicemente-fantastico-tommy-emmanuel-accomplice-one/                                       

brandi carlile by the way

Brandi Carlile – By The Way, I Forgive You Altro album molto bello che per vari motivi è sfuggito alle nostre recensioni, anche questo da recuperare.

 

I “Dischi Caldi”:

graham parker cloud symbols 21-9

Graham Parker – Cloud Symbols

                             

sheepdogs changing colours

The Sheepdogs – Changing Colours

 john prine the tree of forgiveness                            

John Prine – The Tree Of Forgiveness

https://discoclub.myblog.it/2018/04/23/diamo-il-bentornato-ad-uno-degli-ultimi-grandi-cantautori-john-prine-the-tree-of-forgiveness/

cody jinks lifers                             

Cody Jinks – Lifers

thom chacon blood in the usa                             

Thom Chacon – Blood In The USA

 american folk joe purdy amber rubarth                             

Joe Purdy & Amber Rubarth – American Folk Soundtrack

 tom rush voices                            

Tom Rush – Voices

https://discoclub.myblog.it/2018/06/10/torna-il-vecchio-folksinger-e-fa-quasi-un-capolavoro-tom-rush-voices/

willie nelson last man standing                             

Willie Nelson – Last Man Standing

mark knopler down the road wherever                             

Mark Knopfler – Down The Road Wherever

joan baez whistle down the wind                             

Joan Baez – Whistle Down The Wind

https://discoclub.myblog.it/2018/03/12/uno-splendido-commiato-per-una-grandissima-artista-joan-baez-whistle-down-the-wind/

colter wall songs of the plains                             

Colter Wall – Songs Of The Plains

dana fuchs loves live on                             

Dana Fuchs – Love Lives On

https://discoclub.myblog.it/2018/07/09/strepitosa-trasferta-soul-a-memphis-per-una-delle-piu-belle-voci-del-rock-americano-dana-fuchs-love-lives-on/

jimi hendrix both sides of the sky                             

Jimi Hendrix – Both Sides Of The Sky

https://discoclub.myblog.it/2018/03/19/se-fosse-uscito-nel-1970-sarebbe-stato-un-gran-disco-ma-pure-oggi-jimi-hendrix-both-sides-of-the-sky/

Ristampe:

bob dylan more blood more tracks 1 cd

Bob Dylan – More Blood, More Tracks

https://discoclub.myblog.it/2018/11/05/recensioni-cofanetti-autunno-inverno-4-un-album-leggendariominuto-per-minuto-bob-dylan-more-blood-more-tracks-parte-2-il-box/

beatles white album                  

The Beatles – White Album 50th Anniversary

tom petty an american treasure box                  

Tom Petty – An American Treasure

https://discoclub.myblog.it/2018/10/14/recensioni-cofanetti-autunno-inverno-2-un-box-strepitoso-che-dona-gioia-e-tristezza-nello-stesso-tempo-tom-petty-an-american-treasure/

wings red rose speedwaywings wild life                   

Paul McCartney/Wings – Wild Life – Red Rose Speedway Anche di queste due ristampe sta per arrivare la recensione.

 

Album Dal Vivo:

little steven soulfire live 31-8

Little Steven – Soulfire Live!

 joe bonamassa british blues explosion live                            

Joe Bonamassa – British Blues Explosion Live

https://discoclub.myblog.it/2018/05/13/uno-strepitoso-omaggio-ai-tre-re-inglesi-della-chitarra-joe-bonamassa-british-blues-explosion-live/

beth hart live at the royal albert hall                             

Beth Hart – Live At The Royal Albert Hall

fairport convention what we did on our saturday                             

Fairport Convention – What We Did On Our Saturday

https://discoclub.myblog.it/2018/07/15/i-migliori-dischi-dellanno-2-fairport-convention-what-we-did-on-our-saturday/

Tribute Album:

strange angels in flight with elmore james

VV.AA. – Strange Angels: In Flight With Elmore James

DVD/BluRay:

van morrison in concert

Van Morrison – In Concert

Canzone:

Marianne Faithfull – The Gypsy Faerie Queen

La Delusione:

decemberists i'll be you girl

The Decemberists – I’ll Be Your Girl E anche il nuovo EP Traveling On appena uscito non è che sia il massimo

Piacere Proibito:

Bohemian Rhapsody (film e colonna sonora)

“Sola” Dell’Anno: The Band – Music From Big Pink 50th Anniversary (ovvero un cofanetto che inaugura una nuova tendenza: offrire MENO delle precedenti ristampe, ma ad un prezzo più alto!)

band music from big pink

Evento Dell’Anno: di questi tempi, il fatto che “The Reaper” abbia fatto solo vittime “collaterali” (a parte Aretha Franklin, Charles Aznavour e Marty Balin) è già di per sé una notizia.

 

Album attesi/sognati per il 2019:

 

Studio: un nuovo Bob Dylan finalmente con canzoni inedite (il seguito di Tempest) – un nuovo John Fogerty

 

Album Live: un doppio CD tratto dal tour di Roger McGuinn e Chris Hillman

 

Ristampe: Bruce SpringsteenBorn In The U.S.A. 35th Anniversary Box Set

Tom Petty – The Complete Wildflowers Sessions

                  Neil YoungArchives vol. 2

Una serie di cofanetti che celebrano i 50 anni di: Abbey Road – Liege And Lief – Live/Dead – Happy Trails (non ho citato il secondo omonimo di The Band o Let It Bleed dei Rolling Stones perché so già che, se escono, saranno deludenti

Marco Verdi

Antologie Che Sembrano Dischi Nuovi: Parte 2. Annie Keating – All The Best

annie keating all the best

Annie Keating – All The Best – Appaloosa/IRD CD

Il compito delle antologie discografiche è quello di riepilogare la carriera di un artista, o un singolo periodo di essa, sia a beneficio dei fans che dei neofiti, ma è a volte anche quello di far conoscere l’artista stesso, specie quando si parla di un musicista poco o per nulla noto, ed i cui lavori sono difficili da reperire. Ricordo ancora oggi l’effetto che mi fece qualche anno fa All That Is, greatest hits (si fa per dire) del cantautore canadese Garnet Rogers, che non conoscevo: il suo ascolto mi aveva colpito a tal punto che mi accaparrai la sua discografia competa in una botta sola, disponibile allora soltanto sul suo sito. Un effetto analogo potrebbe averlo questo All The Best, compilation antologica della cantautrice di Brooklyn Annie Keating, che dopo una carriera di quindici anni praticamente nell’anonimato e con dischi totalmente autogestiti, è approdata all’etichetta nostrana Appaloosa, che ha messo a punto questo bellissimo riepilogo in quindici brani dell’autrice newyorkese: solo una canzone del disco è incisa appositamente per il progetto, ma il fatto che Annie fosse una illustre sconosciuta fa sì che anche il resto del CD suoni nuovo alle nostre orecchie.

E la Keating dimostra che non meritava di sicuro di restare nell’ombra, in quanto ci troviamo di fronte ad una cantautrice nel senso più puro del termine, con un gusto innato per le melodie dirette e di impatto immediato, e la cui musica è ricca di spunti folk e country, anche se il rock non è certo estraneo; in più, la nostra è dotata di una voce non eccessivamente potente, ma personale ed espressiva: i paragoni più diffusi sono quelli con Gillian Welch e Lucinda Williams, ma io non ci trovo granché di nessuna delle due (forse più la prima, se proprio devo scegliere), al limite mi viene in mente una come Nanci Griffith, che però è più country, oppure Patty Griffin. Canzoni come l’iniziale Ghost Of The Untraveled Road, una ballata folk vibrante e cantata col cuore in mano, non si scrivono per caso, come neppure la successiva Belmont, bellissimo brano elettroacustico di chiaro sapore roots, contraddistinto da un ritmo vivace e da una melodia toccante, e guidato da una splendida fisarmonica (il libretto, che contiene tutti i testi, purtroppo non menziona i musicisti). Che dire di It Already Hurts When You Leave, una luccicante ballata cadenzata e dal motivo decisamente evocativo, grande musica ma anche classe notevole; Forever Loved è un delicato pezzo tra folk e country, puro e limpido, In The Valley vede Annie in compagnia della sua chitarra e pochi altri strumenti (tra cui un languido violino), ma il pathos non manca di certo, Sweet Leanne è magnifica, una folk ballad da brividi, tra le migliori del CD, profonda e struggente.

Se devo fare un paragone maschile, potrei scomodare Chip Taylor, in quanto Annie si affida anch’essa ad arrangiamenti semplici, e ha pure lei la capacità di creare melodie toccanti con pochi accordi. Con Storm Warning la Keating dimostra che ci sa fare anche con sonorità più elettriche e ritmi più sostenuti: un rock’n’roll di stampo roots, trascinante ed eseguito in scioltezza. Non le cito tutte, voglio lasciarvi il piacere di scoprirle ad una ad una, anche se non posso fare a meno di nominare la deliziosa Sting Of Hindsight, la pura e cristallina Coney Island, tra le più belle in assoluto, e la fulgida ballata elettrica You Bring The Sun. Una menzione poi per il brano finale che dà il titolo all’antologia, l’unico nuovo di zecca ed anche unica cover: si tratta infatti della nota canzone di John Prine (uno degli eroi di Annie), una delle migliori del grande songwriter, riletto in maniera splendida: grande brano ed ottima versione, ma non avevo dubbi.

E’ venuto il momento di scoprire Annie Keating e le sue bellissime canzoni, e All The Best è il modo migliore per farlo.

Marco Verdi

Uno Dei Lavori Più Belli Del Signor James Wesley Voight! Chip Taylor – Fix Your Words

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Chip Taylor – Fix Your Words – Train Wreck CD

Una breve avvertenza: quella che state per leggere è una recensione di parte. Stiamo /parlando infatti di uno dei cantautori che ultimamente preferisco, e cioè Chip Taylor (all’anagrafe James Wesley Voight, come ricorda lui stesso sulla copertina del CD, fratello dell’attore Jon Voight e quindi zio di Angelina Jolie), autore in passato di classici come Angel Of The Morning e Wild Thing, e titolare da diversi anni di una serie di ottimi album di puro cantautorato americano, tanto intensi e profondi quanto lontani dai riflettori e dalle mode. Chip è un cantautore di stampo classico, che ha fatto della semplicità una ragione di vita: le sue canzoni, sempre interessanti dal punto di vista lirico (e purtroppo nel CD di cui mi accingo a parlare mancano i testi, a differenza dei precedenti), sono sempre basate su pochi accordi, una voce calda e pastosa, ed un gruppo ristretto di validi accompagnatori. Negli anni Taylor si è creato uno stile unico e personale, con brani in cui a volte canta con un sussurro, altre volte parla, ed in cui anche le pause entrano quasi a far parte della melodia.

Fix Your Words è il suo nuovo lavoro, undici canzoni dai testi autobiografici (come è già successo in precedenza, in album come Yonkers, NY https://discoclub.myblog.it/2009/11/07/chip-taylor-yonkers-ny/ , e nei recenti Little Brothers https://discoclub.myblog.it/2016/06/30/cantautori-cosi-ne-fanno-piu-chip-taylor-little-brothers/ e A Song I Can Live With), divise in maniera fittizia in lato A e lato B, e con un gruppo di sessionmen di grande pregio, come i fedelissimi Goran Grini, bravissimo pianista di origini slave, il superbo chitarrista John Platania, per anni al servizio di Van Morrison (uno piuttosto esigente), oltre alla sezione ritmica formata da Tony Mercadante al basso e Tony Leone alla batteria, ed alla partecipazione del grande Greg Leisz alla steel in un pezzo. E poi naturalmente c’è Taylor con le sue canzoni, in questo lavoro devo dire più ispirato che mai, al punto che Fix Your Words si mette sullo stesso piano dei suoi migliori lavori del recente passato, come Block Out The Sirens Of This Lonely World https://discoclub.myblog.it/2013/06/27/una-trasferta-norvegese-chip-taylor-block-out-the-sirens-of/  e Songs From A Dutch Tour (che nonostante il titolo non è un live). Una chitarra acustica, un piano ed un ritmo cadenzato introducono la fluida title track, una splendida canzone che apre al meglio il CD, con un ottimo ritornello ed un suono quasi western, oltre alla solita voce vissuta del nostro. La lenta e toccante Whatever Devil Is In Me mostra il lato intimo di Chip, un canto che è quasi un sussurro ma con un feeling enorme, dove anche i sospiri fanno parte del tessuto musicale; anche If I Am è una slow ballad, profonda e struggente (bellissimo il piano di Grini, che è anche il produttore del disco):

Chip riesce sempre a tenere desta l’attenzione anche con un lavoro formato in prevalenza da brani lenti, e questa non è prerogativa di tutti. Prendete A Little Bit Of Underground: Taylor più che cantare parla, anzi bisbiglia, ma il risultato è da pelle d’oca, merito senz’altro anche del songwriting di alto livello. The Ground Moving Around Me è puro talkin’, ma le emozioni non mancano (sentite il ritornello, in cui la voce quasi si spezza), Love Knows The Clouds è una dolce ninna nanna da brividi, che provoca tutto tranne che sonno, We Have Not To Say uno slow di grande intensità, in cui Chip canta con voce leggermente impastata ma non smette di toccare le corde giuste (complice anche una delicata fisarmonica sullo sfondo). Il finto lato B si apre con When I Was A Kid, introdotta dalla steel di Leisz, un pezzo in cui il nostro parla, racconta e canta, il tutto con la solita grande classe; When He Goes…He Goes è dotata di una delle melodie più belle e cristalline di tutto il CD, per non parlare del feeling presente in ogni nota, ed anche Crazy Dreams Crazy prosegue sullo stesso mood, con un altro motivo toccante e poetico. La deliziosa You Just Think You Changed Your Mind, ennesimo episodio di grande purezza ed intensità (ottimi Grini al piano e Platania alla slide), chiude in maniera positiva un disco davvero bello ed emozionante, da parte di un cantautore di quelli dei quali hanno buttato via lo stampo e, proprio per questo, ancora più prezioso.

Marco Verdi

*NDB Non c’erano video nuovi disponibili in Europa, per cui ne ho pescati un paio dal recente passato di Taylor.

Gli Ottimi Inizi Country Di Chip Taylor. Last Chance: The Warner Bros Years

chip taylor last chance

Chip Taylor – Last Chance: The Warner Bros Years – Train Wreck 2 CD+DVD

James Wesley Voight, per tutti Chip Taylor, è il fratello dell’attore Jon Voight e quindi lo zio di Angelina Jolie, ed è stato, nelle sue varie vite musicali, prima autore di canzoni di grande successo negli anni ’60, due per tutte, Angel Of The Night, portata al successo da Merrilee Rush una prima volta nel 1967 e poi di nuovo nel 1981 da Juice Newton, e l’anno precedente Wild Thing, cantata dai Troggs, ma celebre anche nella versione memorabile di Jimi Hendrix al Monterey Pop Festival. Però in effetti la carriera di Chip Taylor è soprattutto legata alla musica country, anche se iniziò a pubblicare 45 giri di R&R come Wes Voight and the Town Three già nel 1958. Originario di Yonkers, New York, la sua carriera solista si avvia proprio all’alba degli anni ’70 con un paio di album in trio, a nome Gorgoni, Martin & Taylor, pubblicati dalla Buddah Records nel 1971 e ’72, più orientati sul country/folk, poi il suo primo disco solo Gasoline, sempre del 1972 su Buddah, dove c’era la sua versione di Angel Of The Morning. A questo punto arriva la proposta di un contratto dalla Warner Bros che vorrebbe lanciare una propria divisione country (e il “successo” arriderà con Emmylou Harris) e Chip Taylor, che aveva pronte molte canzoni decisamente orientate su quel genere, si trova uno studio di registrazione, non a Nashvile, ma a Fayville, Massachussetts e registra quello che con una notevole dose di autoironia (e rassegnazione) si chiamerà Chip Taylor’s Last Chance.

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https://www.youtube.com/watch?v=ICP1Y9FUPpY

Quasi tutti conoscono Taylor per la terza fase della sua carriera, quella iniziata a metà anni ’90, dopo lunghi anni passati come giocatore d’azzardo professionista, e culminata in una splendida serie di album pubblicati, prima in coppia con Carrie Rodriguez e poi in proprio, e che prosegue tuttora con eccellenti risultati, alla ragguardevole età di 77 anni. Comunque quei tre album erano già ottimi, oltre a quello citato, uscito nel 1973, Some Of Us del 1974 e This Side Of The Big River del 1975, con uno stile influenzato dall’outlaw country in auge all’epoca, ma anche vicino a cantautori come Townes Van Zandt, Jerry Jeff Walker e Guy Clark,  e pure a livelli qualitativi ci siamo. Come racconta lo stesso Chip nelle esaustive, affettuose (e divertenti) note riportate nel libretto di questo triplo (ma attenzione i primi due dischi sono stati ristampati in un 2in1 anche dalla Morello Records nel 2016), Taylor rischiò, e in parte ci riuscì, di diventare una sorta di superstar country in Svezia ed in Olanda; nella nuova edizione, molto bella, pubblicata dalla Train Wreck, oltre ai dischi troviamo anche un DVD inedito, registrato all’ Armadillo World Headquarters di Austin, Texas nel 1973 (presumo recuperato da qualche vecchia VHS dei tempi, visto che il filmato è in bianco e nero e la qualità è quasi ai limiti della decenza, con le immagini che ogni tanto partono per la tangente, anche se la musica è ottima). Nei tre dischi di studio Chip Taylor è accompagnato da una band eccellente, dove brillano John Platania, in quegli anni chitarra solista anche nei dischi di Van Morrison, il bravissimo Pete Drake, alla steeel guitar, che suonava all’epoca con tutti, da Bob Dylan e Simon & Garfunkel alle stelle del country, nonché a David Grisman al mandolino e ai Jordanaires ai cori.

chip taylor this side

https://www.youtube.com/watch?v=YaZzUGoi6HA

I tre album sono tutti molti buoni, costellati da bellissime canzoni, il suono è a tratti splendido e se dovessi esprimere una preferenza opterei per Last Chance, con ballate veramente evocative, in cui il nostro ha sempre brillato, come Son Of A Rotten Gambler, The Coal Fields Of Shikshinny, I’m Still The Same, la struggente Family Of One ed il valzerone della title track, degno delle più belle canzoni dell’epoca di Willie Nelson, oltre a splendide country songs più mosse, quasi ai limiti dell’honky tonk, con i tre solisti citati spesso in evidenza, anche in quelle che all’epoca si chiamavano “answer songs”, per esempio 101 In Cashbox, sulla storia di Angel Of The Morning, e ancora (I Want) The Real Thing che ricorda il sound di Jim Croce, oppure I Read It  In Rolling Stone, una outlaw soung che Waylon Jennings e Johnny Cash avrebbero cantato a meraviglia, del tutto pari a quanto scriveva Kris Kristofferson in quei tempi. E comunque anche gli altri due dischi sono decisamente buoni: Me As I Am, Early Sunday Morning, Something ‘Bout The Way This Story Ends, Comin’ From Behind, If You’re Ever In Warsaw, da Some Of Us, anche se a tratti appesantite dagli archi sono comunque belle canzoni, e pure Big River, l’unica cover, dal repertorio di Johnny Cash, tratta dal terzo album, oppure la deliziosa Same Ol’ Story, il quasi gospel malinconico di Holding Me Together, la delicata Gettin’ Older Looking Back, la conclusiva splendida You’re Alright Charlie o un’altra bellissima ballata alla Nelson come Sleepy Eyes testimoniano di un cantautore che faceva della country music di qualità già allora, sia pure meno “roots” di quella odierna e che quindi meriterebbe più di un ascolto dagli appassionati del genere (e di Chip Taylor).

Bruno Conti

Ecco Un Altro Che Non E’ Capace Di Fare Dischi Brutti! Chip Taylor – A Song I Can Live With

chip taylor a song i can live with

Chip Taylor – A Song I Can Live With – Train Wreck CD

James Wesley Voight, fratello del famoso attore Jon Voight e quindi zio di Angelina Jolie, noto nel mondo musicale con lo pseudonimo di Chip Taylor, è un cantautore classico, di quelli ormai sempre più rari, e da vari anni a questa parte pubblica dischi con una continuità sia quantitativa che qualitativa disarmante. Chip deve la sua fama principalmente a due canzoni, Angel In The Morning e soprattutto Wild Thing, scritte in passato e portate al successo rispettivamente da Merrilee Rush e dai Troggs, ma ha anche una lunga carriera discografica, piuttosto avara di soddisfazioni ma di grande livello artistico. Solo negli ultimi anni ha pubblicato alcuni tra i più bei dischi di puro cantautorato usciti sul mercato, dal semi-antologico New Songs Of Freedom, ai bellissimi Songs From A Dutch Tour e Yonkers, NY, all’ambizioso triplo The Little Prayers Trilogy, allo straordinario Block Out The Sirens Of This Lonely World, il preferito dal sottoscritto tra quelli elencati. A Song I Can Live With arriva a meno di un anno dal buon Little Brothers http://discoclub.myblog.it/2016/06/30/cantautori-cosi-ne-fanno-piu-chip-taylor-little-brothers/ , e devo dire che è persino meglio: Taylor propone dodici canzoni nuove di zecca nel suo consueto stile pacato ed acustico (ma il pianoforte ha un’importanza fondamentale nell’economia del suono), brani semplici e lineari ma dalle melodie toccanti, dove la grande protagonista è la sua voce calda e profonda, invecchiata ma di grande fascino, quasi sussurrata e con le sue tipiche pause e sospiri che sono ormai una delle caratteristiche principali del suo modo di fare musica.

Chip al solito si circonda di pochi musicisti, ma di alto livello, a partire dall’ormai abituale partner Goran Grini, ottimo pianista ed arrangiatore norvegese di origine slava, passando per il superbo chitarrista John Platania, per anni alla corte di Van Morrison, fino al noto Greg Leisz, steel guitarist supremo. Un disco di ballate, dal sound spoglio (non c’è neppure la batteria), ma forse anche per questo ancora più intenso: peccato per l’assenza dei testi all’interno della confezione, in quanto Chip è sempre molto interessante anche dal punto di vista lirico. Crazy Girl apre il disco con un delicato duetto tra chitarra acustica e piano, subito seguito dalla voce calda del nostro, che alterna momenti di puro talkin’ ad altri in cui tira fuori all’improvviso una melodia toccante, con il tocco geniale di un corno in sottofondo. Sentite Until It Hurts, più che altro parlata: pochi oltre a Chip sono in grado di provocare brividi con due accordi in croce ed il solo uso della voce (bello anche il riferimento nel testo alle morti di David Bowie e Lou Reed, con la rievocazione di una cena tra l’ex Velvet Underground ed Eric Andersen); New York In Between è pura e limpida, una vera songwriter’s tune, con un motivo semplice e struggente ed il solito pianoforte discreto ma indispensabile.

Young Brooks Flow Forever è da pelle d’oca, e la voce quasi impastata di Taylor è protagonista in positivo, a pari merito con il piano di Grini, un musicista dalla chiara impostazione classica; Little Angel Wings è ancora dominata dal talkin’ intenso del nostro, ed un flauto combinato con la steel di Leisz dona un pizzico di colore, mentre Joan Joan Joan, ancora pianistica (e dedicata a sua moglie), è deliziosa. Siamo solo a metà disco, ma anche le altre sei canzoni sono sullo stesso (alto) livello, a partire dalla splendida (ed ancora causa di ripetuti brividi) Hey Lou, seguita dalla più cupa Senorita Falling Down, mentre la title track è una canzone tipica del nostro, magari già sentita ma dallo straordinario impatto emotivo (e qui la steel è decisamente l’arma in più). Il CD si chiude con altre tre gemme, tra le quali la più brillante è senz’altro la bellissima Save Your Blues And Your Money, nobilitata da un motivo di prim’ordine ed un accompagnamento scintillante anche se scarno. Chip Taylor si conferma con A Song I Can Live With uno dei migliori cantautori in circolazione, ed i suoi album con cadenza annuale ormai sono diventati una piacevole abitudine.

Marco Verdi

Di Cantautori Così Non Ne Fanno Più! Chip Taylor – Little Brothers

chip taylor little brothers

Chip Taylor – Little Brothers – Train Wreck/Ird CD

Nonostante abbia scritto brani come Angel In The Morning (grande successo per Juice Newton nel 1981 e prima ancora nella Top Ten USA del 1968, cantata da Merrilee Rush), ma soprattutto la celeberrima Wild Thing, il pezzo che da solo ha praticamente definito l’intera carriera dei Troggs (e di cui Jimi Hendrix suonò una versione formidabile al Monterey Pop del 1967), Chip Taylor (nome d’arte di James Wesley Voight, come è anche indicato sulla copertina del CD di cui mi accingo a parlare) è da sempre considerato un outsider, quasi un personaggio di secondo piano, soltanto perché non ha mai avuto successo come artista solista, ma solo come autore per conto terzi, soprattutto con i due brani citati prima. Attivo come performer dall’inizio degli anni settanta, Taylor ha inciso molto, interrompendosi solo per un lungo periodo che comprendeva tutti gli anni ottanta (il nadir di popolarità per molti musicisti “originali”) e metà circa dei novanta, ricominciando però con regolarità solo dagli anni duemila, sia da solo che in coppia con la brava Carrie Rodriguez. Chip è sempre stato un cantautore puro, di stampo classico, voce, chitarra e poco altro, ma con una straordinaria capacità di costruire melodie intense ed immediatamente fruibili, unite ad un feeling non comune; con gli anni poi la sua voce ha assunto tonalità calde e pastose che in diversi casi sono state l’arma in più per far funzionare a dovere le sue canzoni: il suo stile rilassato, confidenziale, a metà quasi tra cantato e parlato, è uno dei suoi marchi di fabbrica, e negli ultimi anni raramente ha sbagliato un colpo.

https://www.youtube.com/watch?v=xIjn5C0RDKc

Infatti, a partire dallo straordinario New Songs Of Freedom del 2008 (ma anche andando a ritroso) , che era una sorta di compilation con però diversi brani nuovi, il nostro non ha mai deluso, e in alcuni casi (parlo almeno per me) ha addirittura entusiasmato: tra i suoi lavori più riusciti ricordo senz’altro il bellissimo Songs From A Dutch Tour (che a dispetto del titolo non è un live), lo splendido Block Out The Sirens Of This Lonely World, uno dei miei dieci dischi del 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/06/27/una-trasferta-norvegese-chip-taylor-block-out-the-sirens-of/ , e l’ambizioso triplo CD The Little Prayers Trilogy di due anni orsono. E poi uno che come chitarrista utilizza John Platania, cioè il bandleader per anni di “Mr. Esigenza” Van Morrison (compreso nel leggendario live It’s Too Late To Stop Now, appena ristampato http://discoclub.myblog.it/2016/06/14/sempre-stato-difficile-fermarlo-nuova-versione-espansa-piu-dei-live-piu-belli-sempre-van-morrison-its-too-late-to-stop-now-ii-iii-iv-dvd/ ), non è certo un personaggio qualunque (in Norvegia gli hanno pure dedicato un tributo http://discoclub.myblog.it/2013/03/16/dalla-norvegia-con-passione-paal-flata-wait-by-the-fire-song/.

Ora Chip torna con un CD nuovo di zecca, Little Brothers, nel quale ci regala otto brani nuovi di zecca, di stampo autobiografico (e non è la prima volta, lo aveva già fatto in Yonkers, NY http://discoclub.myblog.it/2009/11/07/chip-taylor-yonkers-ny/ ), a partire dalla copertina che lo vede ritratto in una foto di quando era bambino assieme ai suoi due fratellini (cioè il famoso attore Jon Voight, e quindi Chip è anche lo zio di Angelina Jolie, e Barry Voight che è un famoso geologo e vulcanologo). Anche in questo disco Taylor ci delizia con una serie di ballate acustiche di rara intensità, alternandole con brevi racconti parlati nel suo tipico stile, accompagnato da pochi ma validissimi compagni di viaggio: oltre al fido Platania, abbiamo il bravissimo Goran Grini al piano ed organo (oltre che alla produzione) e un paio di bassisti che si alternano, Bill Troian e Grayson Walters, alcuni sporadici backing vocalist (tra cui i suoi nipoti) e nessuna batteria. Il disco si apre con Barry And Buffalo, una tipica canzone delle sue, in cui all’inizio Chip parla, accompagnandosi alla chitarra, in perfetto relax (ma a me, sarò parziale. piace pure quando parla), per poi infilare all’improvviso un ritornello cantato da brividi, complice anche il pianoforte di Grini. E poi anche le pause ed i sospiri del nostro fanno parte della struttura ritmica del brano. Bobby I Screwed Up è più canzone, Chip canta da subito (anche se quasi sussurrando), l’accompagnamento chitarristico è forte seppur acustico, e l’organo fornisce un prezioso background, mentre con Enlighten Yourself siamo ancora in pieno talkin’, anzi all’inizio Taylor parla proprio, come se raccontasse una storia (ci sono anche dei suoni di clacson!), poi comincia ad arpeggiare la chitarra ed introduce una melodia molto intensa, quindi ricomincia a parlare in fretta, e faccio fatica a stargli dietro, per poi finire ancora con la parte cantata, il tutto in maniera decisamente informale, ma non priva di fascino.

La title track è un altro talkin’, ma stavolta la musica non abbandona mai il brano, grazie anche ad un refrain semplice ma diretto e ad un bel connubio tra la chitarra di Platania e l’organo di Grini, risultando piacevole e raffinato. Refugee Children, anch’essa anticipata da una lunga introduzione parlata (strano!), è una toccante ballata nella quale viene fuori la particolare bravura del nostro nel creare grande pathos con solo chitarra, piano, basso e la sua voce profonda (sul finale c’è anche un coro di bambini, per una volta non fuori posto, visto l’argomento della canzone). St. Joan, dedicata a sua moglie, è un altro gran pezzo di cantautorato puro, tre strumenti in croce (ma che bel pianoforte), una voce calda ed un motivo semplice ma in grado di trasmettere grandi emozioni; Time Goes By e Book Of Hope proseguono sulla stessa linea, anzi sono ancora più lente ma forse, specie la seconda, ancora più struggenti. Il CD si chiude con una breve ripresa di Enlighten Yourself: in definitiva ancora un album davvero riuscito per Chip Taylor, un cantautore di quelli di cui hanno buttato via lo stampo.

Marco Verdi