Folk-Rock Per Il Nuovo Millennio: Una Delle Migliori Interpreti! Brandi Carlile – The Firewatcher’s Daughter

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Brandi Carlile – The Firewatcher’s Daughter – Ato Records

Come certo saprete se leggete il Blog abitualmente (e comunque, nel caso, lo ribadisco ora) al sottoscritto Brandi Carlile piace parecchio, anche gli ultimi due album che a livello critico diciamo che hanno avuto una reazione controversa, http://discoclub.myblog.it/2011/05/23/from-seattle-with-love-brandi-carlile-live-at-benaroya-hall/ e http://discoclub.myblog.it/2012/06/03/comunque-si-brandi-carlile-bear-creek/, a chi scrive non erano dispiaciuti per niente. Certo i due migliori rimangono The Story e Give Up The Ghost, due dischi che avevano seguito l’ottimo esordio omonimo del 2005, ora giunge questo The Firewatcher’s Daughter, quinto album di studio, che la riporta ai suoi massimi livelli qualitativi: nuova casa discografica (ora incide per la “indipendente” ATO di Dave Matthews, dopo un decennio con la potente Sony), ma sempre vecchi collaboratori, i Twins, Tim e Phil Hanseroth, altrettanto importanti nella composizione e nell’arrangiamento dei brani, anzi, a ben vedere, leggendo i credits del CD, la presenza dei gemelli, come autori delle canzoni, è addirittura superiore a quella della stessa Brandi.

Insomma, come dice il titolo del Post, Brandi Carlile è sicuramente uno dei migliori nuovi talenti della canzone americana, in perenne bilico tra folk, country, canzone d’autore e, in questo album, anche una forte componente di brani rock più energici, influenza venuta alla luce grazie ad un ascolto continuo e prolungato, da parte di Brandi e dei gemelli Hanseroth, della musica dei Fleewood Mac anni ’70, così hanno confidato loro stessi in alcune interviste per la promozione del nuovo album. Disco creato nei Bear Creek Studios, in una serie di veloci sessioni di registrazione realizzate dopo un lungo lavoro di preparazione e studio dei nuovi brani, effettuato nell’arco dei quasi tre anni che sono intercorsi dalla pubblicazione del precedente CD. Ci sono vari produttori in azione, dagli stessi Brandi e i gemelli, passando per Ryan Hadlock, Trina Shoemaker e Jerry Streeter, che hanno curato più la parte tecnica, ma il risultato non è confuso e pasticciato, al contrario regala alle canzoni una ampia gamma di temi, anche sonori, pur mantenendo una certa unformità di fondo. Tra i musicisti presenti si segnalano Josh Neumann al cello e agli archi, Jay Kardong alla pedal steel, Brian Griffin alla batteria, mentre i due Hanseroth suonano tutto il resto, con Brandi Carlile anche lei molto presente a chitarre e tastiere. L’unico ospite esterno è Mike McCready dei Pearl Jam, alla chitarra in Blood Muscle Skin And Bone, un brano che oscilla tra pop e rock da arena, forse non ai massimi livelli, pur essendo tra i più orecchiabili del disco.

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Già, le canzoni: Wherever Is Your Heart, è un esempio tipico dello stile compositivo della Carlile, una delle poche in grado di coniugare con successo folk, canzone d’autore e pop https://www.youtube.com/watch?v=d004yhBFmHI , grazie ad una voce sincera e partecipe, ricca di fuoco e passione, ma anche di tenerezza e delicati intrecci vocali folk nella bellissima The Eye, dove Brandi e i gemelli armonizzano con una leggiadria e una grazia difficilmente riscontrabili nella musica di oggi https://www.youtube.com/watch?v=gL5Qxj37huw (comunque tratti non assenti anche in molti altri musicisti), e che un tempo erano marchio di fabbrica degli artisti più interessanti. Per The Things I Regret sono stati scomodati i Mumford And Sons, perché il brano ha quella struttura a marcetta, con coretti ricorrenti, tipica della band inglese https://www.youtube.com/watch?v=bem32zF_w48 , ma la nostra giovane amica di Ravensdale, faceva questo tipo di canzoni fin dagli esordi, quando i Mumford non esistevano neppure. Mainstream Kid è un brano rock molto tirato https://www.youtube.com/watch?v=i4Y_ZHw10Vw, non diverso da quelli che facevano  ad inizio carriera i Lone Justice di Maria McKee, e la Carlile per l’occasione sfoggia una pimpante voce con toni quasi punk, mentre la chitarra di Tim Hanseroth inanella riff ed assoli con grande voluttà; Beginning To feel the years è una dolce nenia di stampo folk, dalla scarna strumentazione, una chitarra acustica acustica arpeggiata, un piano, sullo sfondo il cello di Neumann e una elettrica appena accenata.

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Ancora una chitarra con un leggero fingerpicking in Wilder (We’re Chained), un piccolo gioiellino folk scritto dal solo Tim Hanseroth, mentre la precedente era firmata dal gemello Phil, anche in questo caso i soliti deliziosi coretti dei tre protagonisti e piccole coloriture di cello a rendere più intima la canzone. Di Blood Muscle Skin And Bone si è detto, uno dei pezzi più radiofonici e rock dell’album https://www.youtube.com/watch?v=E75lFSq8enc , al contrario della successiva I Belong To You, viceversa uno dei brani più dolci, già nel suo repertorio live da qualche anno, con la classica weeping pedal steel di Kardong che gli dona un imprimatur quasi country-folk, per poi aprirsi in una ariosa parte melodica nel finale in leggero crescendo, quando entra il resto della strumentazione https://www.youtube.com/watch?v=h8g7qdOA1o8 . Ma in questo disco la nostra Brandi ha voglia di R&R, Alibi, in bilico tra echi degli anni sessanta e i Fleetwood Mac più sghembi di Lindsey Buckingham https://www.youtube.com/watch?v=Xz46LUc0Ze8 , viaggia ancora sulle ali di una grinta inconsueta https://www.youtube.com/watch?v=9-1xyUBgNo4 , ribadita anche in Stranger At My Door, quella che cita la “figlia del Firewatcher” del titolo dell’album, di nuovo a tempo di marcia, più elettrica e con citazioni celtiche nel finale, quando le chitarre vibrano di feedback. Sentimenti in libertà anche in Heroes And Songs, altro brano tipico del songbook della Carlile, solo voce, chitarre elettriche in fingerpicking e in leggera distorsione e, puf, siamo al finale, Murder In the city, l’unica cover del disco, un vecchio brano degli Avett Brothers che era su Gleam ma anche nel Live, Vol. 3 della definitiva consacrazione, con il cello di Josh Newman, compagno di viaggio di Brandi dal 1° album che rieccheggia quello di Joe Kwon, nel raccolto e conciso arrangiamento che lo contraddistingue. Il talento e la classe non mancano https://www.youtube.com/watch?v=VSZjEN3W7mk  e il disco è entrato addirittura al nono posto della classifica americana, a conferma che tra tante Taylor Swift, Kelly Clarkson, Drake e compagnia cantante anche facendo buona musica si può andare nei Top 10 delle vendite, per fortuna. E a fine anno l’hanno invitata a cantare al Radio City Music Hall, uno dei miti di New York!

Bruno Conti

P.s Nel 2008 era già bravissima come testimonia questo concerto al Newport Folk Festival

che è anche l’occasione per ricordarvi, visto che non l’avevo ancora fatto, che la MV (Music Vault) ossia la vecchia organizzazione del leggendario Bill Graham, da alcuni mesi sta inserendo gratuitamente filmati vecchi e nuovi tratti dal fantastico archivio che prima era disponibile solo a pagamento. Basta che clicchiate su https://www.youtube.com/channel/UCLmGm_X2L5Dt3W_8187gtmg  e vi si apre un mondo intero!

Nuove Facce E Nuovi “Talenti” Dagli States. Star Anna And The Laughing Dogs – Alone In This Together

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 Star Anna And The Laughing Dogs – Alone  In This Together – 638 Records/Monkeywrench

Esiste un gran movimento nell’area femminile della musica americana. soprattutto nel circuito indipendente, che purtroppo assicura una visibilità minore e una esposizione limitata ai mezzi di comunicazione di massa, fortunatamente bilanciata dall’avvento di Internet e similari. Così capita spesso di dover ascoltare artisti e personaggi sconosciuti che per fortuna siamo poi in grado di segnalare, aprendo un piccolo spiraglio per una relativa notorietà. Questo è il caso di Star Anna and The Laughing Dogs, giovane cantautrice con il suo gruppo, nata e cresciuta nella piccola città di Ellensburg (WA), che fin dalla tenera età di undici anni inizia a prendere lezioni di batteria, a sedici impara a suonare la chitarra, poi a scrivere canzoni e suonare nei locali e caffetterie, a diciotto forma con amici, nel suo primo anno di matricola, una band “metal punk”, e dopo alcuni anni di apprendistato musicale, debutta nel 2008 con Crooked Path disco autoprodotto, come il successivo bellissimo The Only Thing That Matters del 2009.

Accompagnata dai fidati Laughing Dogs, Justin Davis alle chitarre, Travis Yost alla batteria, Keith Ash  al basso e Ty Bailie all’organo, Star Anna che mi ricorda la Brandi Carlile degli esordi, ( il talento è più o meno lo stesso) è una musicista completa, suona la chitarra, canta con grinta, scrive canzoni di polso, ma sa anche scrivere melodie gentili, brani folk e canzoni roots., e ora con questo lavoro, cerca la definitiva consacrazione.

Basterebbe Shine la canzone iniziale, per capire di che stoffa è fatta, una ballata con un inizio dolce ma dal ritornello elettrico bello e fiero. Anche For When I Go è una rock ballad intensa, con la chitarra protagonista, cantata con forza. Alone In This Together  è un altro brano lento, interiore, dal ritornello potente che uccide, cui fa seguito una Bird Without Wings deliziosa canzone di chiaro stampo folk, una di quelle melodie nitide e cristalline che si stampano in testa e non ne escono più. La ritmata Time dimostra l’affiatamento del gruppo con i pregevoli assoli di chitarra di Justin, per tornare alla lenta e sofferta Gold and Silver con una bella base melodica e con una parte cantata struggente.

Wolves in Disguise sempre in ambito folk-rock, dimostra l’altra faccia della sua musica, con un innato senso del rock. Just Leave Me There è un’altra piccola gemma, una ballata lenta giocata su poche ma ben costruite note, una strumentazione raccolta, cantata con sofferenza da Anna, per la canzone migliore del disco. Si ritorna alla normalità con Don’t Go Yet, elettrica ma di chiaro stampo “folkie”, seguita da High Water dove l’organo di Ty Bailie disegna note che rimandano ai “favolosi” anni settanta. Chiude il CD la “title track” in versione Radio Edit.

La ragazza che annovera tra i suoi fans gente del calibro di Mike McCready dei Pearl Jam e Duff McKagan dei Guns ‘N’ Roses, merita molta, molta più attenzione di tante esaltate e celebrate “stars”, una nuova cantautrice si affaccia sulla scena USA e credetemi, bisogna darle un ascolto.

Tino Montanari