Torna Il “Peccatore” Del Folk Canadese! Lee Harvey Osmond – Beautiful Scars

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Lee Harvey Osmond – Beautiful Scars – Latent Recordings

I Lee Harvey Osmond rimangono la creatura preferita di Tom Wilson, e lo testimonia questo nuovo lavoro Beautiful Scars, dopo il folgorante esordio con il bellissimo A Quiet Evil (10) e il successivo The Folk Sinner (12) http://discoclub.myblog.it/2013/02/26/un-collettivo-acid-folk-dal-freddo-canada-lee-harvey-osmond/ : prodotto come gli altri da Michael Timmins (“mente” dei Cowboy Junkies). Il buon Tom è considerato una “icona” del rock canadese,  a fronte di una carriera quasi trentennale, all’inizio con una band molto popolare nel paese delle “Giubbe Rosse”  come i Junkhouse, in seguito con il combo Blackie & The Rodeo Kings (con Colin Linden e Stephen Fearing), e anche una discreta da solista, prima di darsi anima e corpo nel progetto di questo gruppo canadese di “folk-psichedelico e acido”, i bravissimi e intriganti Lee Harvey Osmond.

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L’attuale “line-up” della band, oltre al consueto “zampino” di Michael Timmins, è formata dal leader Wilson alla chitarra acustica e voce, Michael Davidson al vibrafono, Dan Edmond al piano, Aaron Goldstein alle chitarre e pedal steel, Josh Finlayson (degli Skydiggers) al basso, Jesse O’Brien alle tastiere, oltre al fido Ray Farrugia (era già nei Junkhouse) alla batteria e percussioni, e come “vocalist” aggiunta Andrea Ramolo (emergente cantautrice canadese) e il figlio di Wilson, Thompson.

Le canzoni di Beautiful Scars devono molto, a parere di chi scrive, al Chris Eckman dei grandi Walkabouts, a partire da una iniziale Loser Without Your Love (con un sax molto à la Morphinehttps://www.youtube.com/watch?v=uHP0YvlIcs4 , passando poi alle trame un po’ “retrò” di una sussurrata Blue Moon Drive, al rumoroso groove di Shake The Hand, per poi tornare alle atmosfere “psichedeliche” gentili di Oh The Gods, e ai delicati arpeggi acustici di una tenue Dreams Come And Go. Si cambia ancora ritmo con la desertica Hey, Hey, Hey (si viaggia dalle parti di Tucson, in compagnia di Calexico e Giant Sandhttps://www.youtube.com/watch?v=e61Lak9CDjQ , mentre la bellissima How Does It Feel è la ballata più “cool” dell’album, dove le note di chitarra e pianoforte accompagnano la rancorosa voce di Tom https://www.youtube.com/watch?v=pl0t4d1tc9g , che fa da preludio alle chitarre cariche di riverberi e al vibrafono di Planet Love https://www.youtube.com/watch?v=kMd8OQa8jUU, all’ossessionante ritmo  funky (tastiere, flauto e chitarre) di una Black Spruce che sembra uscita, almeno nella parte iniziale, dai vinili dei Jethro Tull https://www.youtube.com/watch?v=biComc2UChE , e andando a chiudere le “cicatrici” personali di Wilson, con le sonorità folk di una struggente Bottom Of Our Love.

Tom Wilson scrive canzoni eleganti, scure, che partono dal “roots rock” ma vanno oltre, con una miscela equilibrata di blues, rock, country e folk, con una spruzzata di sana psichedelia (che lo stesso autore riconosce nel genere “acid-folk”), e, come nei dischi precedenti, anche tutti i brani di questo lavoro (registrato e mixato nello studio di Toronto di Timmins) richiedono diversi e ripetuti ascolti per essere assimilati nella loro totalità. Per chi vuole approfondire, questo Beautiful Scars rivela ad ogni passaggio nel lettore CD qualcosa di sorprendente e affascinante,  la perfetta chiusura del cerchio di un autore innovativo e rivoluzionario, che con i suoi Lee Harvey Osmond vuole regalare un sound libero dalle mode e fuori dagli schemi, che può sicuramente piacere a tutti gli appassionati della buona musica (sicuramente tutti i lettori di questo blog). Che sia la volta buona per ampliare la cerchia?

Tino Montanari

“Benvenuti Al Sud”! Blackie And The Rodeo Kings –South

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Blackie & The Rodeo Kings – South – File Under Music

Per chi non ne fosse al corrente, Blackie And The Rodeo Kings è una vecchia canzone di Willie P. Bennett, cantautore roots canadese molto noto negli anni ’70. Correva l’anno ’96 quando tre musicisti canadesi decisero di unirsi, più per divertimento che per soldi, per incidere un tributo alla  musica di Bennett, dando vita al progetto Blackie & The Rodeo Kings. I tre musicisti rispondevano (e rispondono) al nome di Colin Linden, Stephen Fearing e Tom Wilson: Linden produttore di mestiere e anche musicista per piacere (con parecchi validi dischi a suo nome), Fearing cantautore e Wilson leader di una rock band molto popolare in Canada (The Junkhouse), tre spiriti diversi, tre anime rock con origini abbastanza lontane le une dalle altre, ma per tutti primeggiava l’amore per la musica.

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Con questo South sono ben otto gli album incisi da questo “combo” canadese, a partire dal citato esordio High Or Hurtin’: The Songs Of  Wllie P.Bennett (96), il doppio Kings Of Love (99), e dopo una breve pausa Bark (04), Let’s Frotic (06), con abbastanza materiale da far uscire un secondo album di “outtakes” Let’s Frolic Again (per chi scrive, una spanna superiore al precedente (07), Swinging From The Chains Of Love (08), e il bellissimo Kings And Queens (11), un disco di duetti con voci femminili che andavano da Mary Margaret 0’Hara a Serena Ryder, da Cassandra Wilson a Emmylou Harris, da Rosanne Cash a Exene Cervenka, fino a Lucinda Williams (se volete conoscere le altre ospiti, correte a prendere il CD o leggete qui http://discoclub.myblog.it/2011/07/20/blackie-and-the-rodeo-kings-re-e-regine/ ).

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Con l’apporto della solita sezione ritmica, John Dymond al basso, Gary Craig batteria e percussioni,  Stephen Fearing chitarra acustica e voce, Colin Linden chitarra, dobro, mandolino e voce, eTom Wilson chitarra e voce (mente anche dei bravissimi Lee Harvey Osmond), con questo ultimo lavoro sposano un progetto intrigante, con suoni, colori e umori del Sud del continente nordamericano.

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Le prime due tracce del viaggio simbolicamente partono con North dall’incedere elettro-acustico, con il dobro di Colin in evidenza https://www.youtube.com/watch?v=VbI0pFbkEF0 , mentre South è più melodica, perfetta a fare da contorno alla voce dello stesso Linden https://www.youtube.com/watch?v=acJhHs8HsRs , mentre in Gotta Stay Young, irrompe il vocione di Wilson https://www.youtube.com/watch?v=FaVjFNJIxfU . Si prosegue con la maestosa ballata I’d Have To Be A Stone scritta da Wilson e Fearing, e cantata da quest’ultimo in modo struggente (e dove primeggia l’organo di Kevin McKendreehttps://www.youtube.com/watch?v=63ITRzCWsM0 , come nella seguente Blow Me A Kiss con la voce di Wilson, a cavalcare un suono ricco di belle melodie, per poi tornare ad un sound elettrico con Summertime’s Over. La seconda parte del viaggio inizia con una Everything I Am di Fearing dalle sfumature blues, il country dolce di I’m Still Loving You, la deliziosa Reinventing The Wheel Of Love (dai sapori messicani) https://www.youtube.com/watch?v=2zcqjfthLkI , il country-blues di Try Try Try Again, mentre Fleur De Lys è un oasi tranquillizzante, scritta e cantata in coppia da Linden e Wilson, e per finire questo lungo viaggio verso il Sud niente di meglio che un brano proprio di Willie P. Bennett, Driftin Snow, sotto forma di un bel duetto vocale degli stessi protagonisti del brano precedente, con un ritornello tipico delle canzoni folk-blues di venti e passa anni fa https://www.youtube.com/watch?v=QR6ngZ_a6io .

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Non è certo un capolavoro, ma un bel disco di “americana”, guidato dall’intreccio delle voci dei tre leader Fearing, Linden e Wilson, da assaporare lentamente, magari sorseggiando un bel bicchiere di Whisky Canadese (consiglio il Sam Barton), lasciando scorrere la mente sui verdi boschi,  le grandi distese e le immense pianure dei figli delle “giubbe rosse”!

Tino Montanari

Una Grande Doppia Scoperta Dal Canada! Joe Nolan – Tornado e Goodbye Cinderella

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Joe Nolan – Tornado – Rootsy.Nu/IRD 2013

Joe Nolan – Goodbye Cinderella – Rootsy.Nu/IRD 2012

Joe Nolan è un ventiduenne di belle speranze da Alberta (Canada), e il 2012 è stato certamente un anno cruciale per la sua nascente carriera di artista. Cantautore rock, con influenze roots e blues, sotto il patrocinio del suo produttore Colin Linden, durante l’anno ha scorazzato in lungo e in largo, partecipando a ben 170 concerti, condividendo palchi con artisti come Blackie & Rodeo Kings, Whitehorse, Deep Dark Words, Tom Wilson, Amelia Curran e altri ancora, cosa che gli ha permesso di aggiudicarsi una nomination al prestigioso premio Canadian Folk Music Awards, per il promettente disco d’esordio Goodbye Cinderella. Nel disco in questione, Colin Linden (che i Juno Awards canadesi li ha vinti), oltre a curare la produzione, ha suonato in tutti i brani che lo compongono, con la partecipazione di musicisti del calibro del mitico Spooner Oldham  alle tastiere, David Roe e Chris Donahue al basso, Charlie McCoy all’armonica (gente che ha suonato per Johnny Cash, Emmylou Harris, John Mellencamp), per dieci episodi che partono dalla malinconica High As The Moon, passano per le sfumature bluesy di Pray Mama Pray, ci deliziano con la dolcissima ballata folk di Hold Me Up, con il suono della slide di Linden in Paranoia Day 36 Blues http://www.youtube.com/watch?v=eLs2jCfASoQ, e pure con l’approccio soul di Where Do I Go From Here, per non parlare della “dylaniana” Don’t Take My Picture, ed è ancora la chitarra di Colin protagonista nelle atmosfere conclusive di  Bottom Shelf  (per un lavoro passato “quasi” inosservato dalle nostre parti).

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Tornado http://www.youtube.com/watch?v=eEwWlWD5ihwsempre prodotto da Colin Linden, è stato registrato in parte a Nashville e ultimato a Calgary (Canada), appoggiandosi a musicisti come Gary Craig alla batteria, John Dymond al basso e lo stesso Linden con la sua sei corde (tutti anche componenti della band che accompagna abitualmente Blackie & Rodeo Kings http://discoclub.myblog.it/2011/07/20/blackie-and-the-rodeo-kings-re-e-regine/), e poi validissimi turnisti d’area quali John Whynot a piano e tastiere, Marco Giovino alla batteria e Tom Wilson (oltre che in precedenza nei Blackie & The Rodeo Kings e nei Junkhouse, leader di un grande gruppo misconosciuto come Lee Harvey Osmond  http://discoclub.myblog.it/2013/02/26/un-collettivo-acid-folk-dal-freddo-canada-lee-harvey-osmond/, che è lo pseudonimo che usa al momento), come vocalist. E come nel lavoro precedente, Joe rilascia undici ballate “uggiose”, dall’iniziale I Know The Difference, proseguendo con le delicate Autumn Sky e The Pawnshop, il tenue rock di Tightrope Dancer (con la vocalist aggiunta Lindi Ortega, autrice anche lei di una manciata di ottimi album), fino ad arrivare all’intensa title-track Tornado. La chitarra di Linden diventa protagonista in On The Highway e  nell’incantata Did Somebody Call The Cops  http://www.youtube.com/watch?v=1fDoMv_0zn8, mentre il piano di John Whynot dà un impronta “bluesy” a I’ll Still Remember You Name, prologo alla carezza d’autore di My Sweet Forever, per poi chiudere con gli archi delicati di Shambles e il duetto voce e chitarra acustica fra Joe e la sorella Nataya Nolan http://www.youtube.com/watch?v=pFJushDweko (anche lei musicista) in Massey Hall, perfetto “madrigale” dei nostri tempi.

Con Tornado, il buon Joe supera la fatidica “prova del nove” del secondo disco, e sotto la guida di Colin Linden ha sicuramente davanti una carriera da predestinato. C’è dunque molto da scoprire in  Joe Nolan, un giovane cantautore contemporaneo che contribuisce a tenere alto la bandiera dei grandi songwriters canadesi, e (per chi scrive) il primo pensiero corre al grande Bruce Cockburn. Un altro disco da ascoltare, e uno da riscoprire, in queste fredde serate invernali!

Tino Montanari

Un Collettivo “Acid-Folk” Dal Freddo Canada. Lee Harvey Osmond – The Folk Sinner

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Lee Harvey Osmond – The Folk Sinner – Latent Recordings 2012/2013

Il loro ottimo album d’esordio A Quiet Evil (2010), è nato con la collaborazione della famiglia dei Cowboy Junkies (Michael Timmins, la sorella Margo e Josh Finlayson degli Skydiggers), per un “sound” folk-acustico con elementi country, rock ,blues e psichedelici, che lo ha portato a ricevere l’ambito premio al Polar Music Prize dello stesso anno. Questi Lee Harvey Osmond sono un combo musicale canadese (un cantiere aperto arrivato fino a 17 elementi nel disco d’esordio), ma principalmente la creatura di Tom Wilson (leader nei lontani anni ’90 dei Junkhouse, e poi successivamente dei Blackie And The Rodeo Kings), che si avvale anche di Ray Farrugia (componente nei Junkhouse) alla batteria, Aaron Goldstein alle chitarre, Brent Titcomb alle percussioni e Paul Reddick alla pedal-steel. In questo nuovo lavoro, The Folk Sinner, validi ospiti partecipano al progetto, gli abituali Andy Mize e Josh Finlayson (Skydiggers), il grande Colin Linden al dobro, Hawksley Workman (eccellente e sottovalutato cantautore canadese) e come vocalist Astrid Young (sorellastra di Neil), Oh Susannah e Margo Timmins (Cowboy Junkies), il tutto prodotto dal fratello Michael e come il precedente distribuito per la Latent dei fratelli Timmins.

L’album prende il via con un avvincente Oh Linda (semisconosciuto brano di Gordon Lightfoot), quasi una versione a cappella, che dimostra subito le qualità canore di Wilson, cui fa seguito Devil’s Load , un brano dal groove sbarazzino, con un giro di armonica importante, mentre il lato più rootsy della band, può essere ascoltato in  Easy Living, basata su trame acute di violino, con un “sound” psichedelico morbido. La collaborazione di Hawksley Workman, in duetto con Tom in Break Your Body, rappresenta uno dei punti più alti del disco, una ballata notturna, intensa,fumosa, impreziosita da una tromba, perfetta per essere eseguita al The Clubhousedi Ottawa, mentre la seguente Big Chief  è una dolce canzone d’amore con in evidenza la pedal-steel di Reddick e le armonie vocali di Astrid Young e di Oh Susannah (Suzie Ungerleider per la mamma), e ancora, a seguire, Honey Runnin’ e Leave This House, brani dimostrativi di quel filone che viene etichettato come acid-folk. Con Freedom e Love Everyone, con ritmi e percussioni desertiche (Calexico, Giant Sand), il suono diventa più vibrante nelle chitarre con un accenno di psichedelia flessuosa. Chiude alla grandissima un disco splendido, la struggente Deep Water, una ballata notturna con al controcanto la dolcissima voce di Margo Timmins, (che mi regala sempre intense emozioni).

I Lee Harvey Osmond (soprattutto il “barbuto” Tom Wilson), in questo The Folk Sinner, dopo due anni di gestazione, portano allo scoperto un progetto affascinante, con ulteriore arricchimento del viaggio sonoro, più volte affrontato da questi musicisti, nelle loro separate carriere. Il risultato è tutto in queste dieci canzoni che musicalmente rientrano in quel movimento dell’acid-folk (folk, rock, country e una forma psichedelica), citato prima. Per quanto mi riguarda i LHO, sono una band davvero affascinante da descrivere, a tutti gli altri consiglio almeno un ascolto. Ci sono sempre belle conferme dal freddo Canada.!

Tino Montanari