Un Disco Di Gran Classe. Shelby Lynne – Tears, Lies And Alibis

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Shelby Lynne – Tears, Lies And Alibis – Everso Records

Questa meraviglia umana (in tutti i sensi) è in possesso di una voce molto bella che ha saputo toccare tanti punti nella sua carriera: dall’iniziale country puro di Nashvile, anche troppo commerciale, dei primi tre album, al western swing e big band sound di Temptation, poi il country pop di Restless. Nel 1999/2000 ha registrato I Am Shelby Lynne un album che iniettava nella sua musica una massiccia dose di R&B, sorprendentemente vincendo un Grammy, non perché non meritato, ma in quanto assegnatole come Miglior Esordiente, dopo più di dieci anni di carriera! Con il successivo Love, Shelby del 2001 ha tentato la strada del pop, con la p minuscola, con scarsi risultati. Finalmente nel 2003 ha realizzato quello che finora era considerato il suo disco migliore Identity Crisis, veramente molto bello. Nello stesso anno ha partecipato alla registrazione del disco live della sorella Allison Moorer, Show un cd con DVD molto bello dove, per oscure ragioni, appare anche Kid Rock (si chiama marketing, baby! Ah già, scusate!).

A questo punto una piccola digressione: il vero nome della nostra amica è Shelby Lynn Moorer quindi spiegato il mistero della parentela. Una tragedia che ha colpito le due sorelle va comunque raccontata: nel 1985, quando Shelby aveva diciassette anni, il padre, che era stato un piccolo direttore di complessi musicali, con la madre insegnante di canto, si è presentato in casa dalla moglie, dalla quale si era appena diviso per problemi di alcolismo e, alla presenza delle due figlie, l’ha uccisa con un colpo di pistola e poi si è suicidato, non aggiungo commenti, ci vuole un coraggio enorme per continuare la propria vita ma le due sorelle Moorer l’hanno avuto, diventando due delle migliori cantanti che calcano i palcoscenici americani.

Torniamo alla discografia della Lynne (che ad oggi vanta undici album più due raccolte, non male, in ventidue anni di carriera), dopo il picco di Identity Crisis con il successivo Suit Yourself tenta anche la strada del rock con discreti risultati. Nel 2008, approdata alla Lost Highway, pubblica Just A Little Lovin’, un disco molto bello dedicato alla musica di Dusty Springfield, ancora accolto da ottime critiche. E siamo arrivati al 2010: questo nuovo album viene rifiutato dalla sua casa discografica (non si capisce perché, visto che per le strane alchimie delle majors, verra poi distribuito dalla Fontana, un’altra etichetta del gruppo Universal). In ogni caso, perché scoraggiarsi, si fonda la propria etichetta, si chiamano gli amici, David Hood e Spooner Oldham dei Muscle Shoals, Mark Jordan, Kenny Malone, John Jackson ed altri, si registra la base di chitarra acustica, spesso molto presente, e la voce nel proprio studio poi si va in uno studio professionale di Nashville e si realizza un signor disco, forse il migliore della propria carriera e così ha fatto Shelby Lynne. Per la legge del “Poco E’ Meglio” il disco ha volutamente un suono scarno, quasi minimale ma allo stesso tempo molto “espansivo” nelle tonalità e mischia tutti gli stili toccati negli anni, country, rock, soul, blues, folk, un pizzico di jazz e Pop (questa volta con la P Maiuscola), realizzando uno stile personale che ha rari precedenti nella scena musicale americana.

Dieci brani, poco più di trentacinque minuti di durata, questo Tears, Lies and Alibis può avvalersi anche del traino creato dalla partecipazione di Shelby Lynne all’ultimo disco di Peter Wolf, il meraviglioso Midnight Souvenirs dove i due duettano nella deliziosa Tragedy: i due brani iniziali sono quelli più mossi, Rains Came sulla rarità e la meraviglia delle piogge in California dove la Lynne abita è una movimentata canzone con chitarre, organo, un sax e la voce matura della nostra amica che fanno muovere il piedino, Why Didn’t You Call Me è un brevissimo mid-tempo dai retrogusti R&B molto sapido. Like A Fool è un lento cantautorale (ogni tanto mi rinfacciano l’uso di questo termine, ma ho controllato sul dizionario, si può usare e comunque rende l’idea), con chitarre, acustica ed elettrica, un basso, delle spruzzate di tastiere e la voce appassionata della Lynne, folk-soul direi, se si potesse usare. Alibi è un’altra piccola meraviglia di equilibri sonori, quel pop di gran classe che citavo prima che qualcosa deve alla magnifica Dusty Springfield ma anche alla scuola di cantautrici come Carole King e Laura Nyro che sembrano tornate di moda. Something To Be Said About Airstreams (che titolo), è una variazione sul tema, con un dobro e una pedal steel, che aggiungono tonalità country-folk di gran classe.

Family Tree è una folk ballad quasi Dylaniana nel suo rigore acustico e ci presenta una ulteriore nuance delle notevoli capacità vocali della bionda Shelby, bello il finale dal fervore quasi gospel. Loser Dreamer è un malinconico “lamento d’amore” dalle sonorità rarefatte e sempre assai raffinate, c’è anche il piccolo tocco di una armonica che aggiunge calore all’arrangiamento del brano, oltre alla solita voce partecipe della cantante. Old # 7 è un valzerone country delicato alle “gioie” dell’alcol e delle bevande, ancora con quella pedal steel ideale alle finalità della canzone. Old Dog, questa volta ci porta in territori country-blues, acustica, con una voce maschile, che non ho riconosciuto, a sostenere quella di Shelby Lynne, mi ha ricordato il John Hiatt più riflessivo, molto bella, è l’unico brano che supera i cinque minuti di durata. Conclude le operazioni la romantica ballata Home Sweeet Home, un altro tassello che ci consegna l’opera più matura di questa bravissima e misconosciuta cantante americana, lo so, si dice sempre così, ma in questo caso nulla di più vero. Sentire, please. Se avete tempo, stasera, 19 maggio, canta alla St. David’s Episcopal Church  di Austin, Texas, son due passi.

Se avete bisogno di un incoraggiamento questa non è nuova ma senti che vocewatch?v=2QbHPMwnS6c

Bruno Conti

Novità Di Aprile. Correzioni E Variazioni.

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Oggi non ho avuto tempo per un post “adeguato” quindi mi limito ad alcune precisazioni sulle ultime uscite di aprile (e le prime di maggio). Come dicevo nel post dedicato al DVD Box di Costello Spectacle (niente paura è confermato per domani), siamo in Italia quindi la data di uscita è un po’ un optional. Quindi il forse che mi è scappato nella recensione, riferito all’uscita del Cd della Natalie Merchant Leave Your Sleep il 13 aprile purtroppo nel frattempo è diventato una certezza e la data è slittata (per il mercato italiano, in America e Inghilterra nonostante nubi e vulcani è uscito regolarmente) al 27 aprile. Lo stesso giorno (e questa è una piacevole aggiunta) esce su etichetta Rhino/Warner un bellissimo box quadruplo dei Grateful Dead Crimson, White & Indigo 3 CD + 1 DVD registrati al JFK Stadium di Philadelphia il 7 Luglio del 1989. Lo stesso giorno non escono, perché slittano al 3 maggio, il nuovo album di Peter Wolf Midnight Souvenirs (bellissimo), il nuovo Melissa Etheridge Fearless Love nonché il nuovo di Mary Chapin Carpenter The Age Of Miracles.

Viceversa, dovrebbe uscire domani, il nuovo album di Jackie Leven, Gothic Road, molto bello, che da alcuni giorni mi riprometto di recensire e per una ragione o per l’altra rimando, domani prometto! Il Cd di John Grant con i Midlake The Queen Of Denmark è confermato in uscita, come pure il nuovo della PFM AD 2010 La Buona Novella – Opera Apocrifa, tutti e due da domani.

Sempre per i Beatiful Losers (come il citato Leven, Anais Mitchell o il recensito Joe Gibbs, ricordate dove l’avete letto per primo) mi scappa di citare il nuovo album di Mary Gauthier in uscita il 18 maggio per la nuova etichetta Razor & Tie negli States e su Proper in Europa, ma già disponibile per il Download: è bellissimo, tristissimo ma coinvolgente. Per chi la conosce, è la storia della sua vita messa in parole e musica. Il tutto è prodotto da Mike Timmins (che per qualche oscura ragione la Mary Gauthier chiama Timmons sul suo sito) e partecipa anche Margo. Anche per questo recensione nei prossimi giorni, promesso.

Sempre per la serie, mi faccio dei promemoria così mi ricordo. Devo anche parlare di un altro grande outsider Chris Bell di cui la Rhino/Handmade ha pubblicato (sempre che si trovi, ma a prezzi proibitivi) un doppio CD con la versione espansa del mitico I Am The Cosmos.

Non è riferito a nessun Cd in particolare ma in generale: quando vedete sui siti italiani date di fantasia e poi spedizione in 4,5,8,14 giorni fatevi sorgere qualche dubbio sull’attendibiltà delle date indicate.

Per gli altri dischi in uscita dovrebbero rimanere valide le date che vi ho segnalato.

In questa occasione mi sono sostituito al servizio pubblico per informazioni di pubblica utilità, a chi ama la musica.

Sempre per amanti ed amatori, nei commenti mi viene richiesto di segnalare qualche blog “interessante”! Con piacere, anche se per alcuni contenuti è un concorrente vi segnalo questo http://www.rootshighway.it/

Bruno Conti

Pochi Ma Buoni. Peter Wolf – Midnight Souvenirs

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Peter Wolf – Midnight Souvenirs – Verve

Non sempre la qualità coincide con la quantità: Peter Wolf certo il problema non se lo pone, sette album solisti in più di 25 anni di carriera solista, tre negli ultimi 12 anni e l’ultimo Sleepless nel 2002. Però che belli! L’ultimo è stato inserito dalla rivista Rolling Stone tra i migliori 500 album di tutti i tempi (considerando che dall’avvento dell’album saranno usciti milioni di titoli non è impresa da poco), ma non è tutto, il precedente Fool’s Parade del 1998 è stato considerato trai 50 dischi più importanti degli anni ’90. Con questi precedenti il nostro amico ci ha abituato certamente bene, ma anche questa volta non delude le aspettative.

Un breve passo indietro. Negli anni ’70 c’erano due gruppi che si contendevano lo scettro di “Rolling Stones americani”, gli Aerosmith dei Toxic Twins Steven Tyler e Joe Perry, che rappresentavano il lato più ribaldo, caciarone, trasgressivo degli Stones e la J Geils Band di Peter Wolf, J Geils e Magic Dick che rappresentava il lato più bluesy, genuino, tradizionale della musica di Jagger & Co.. Ovviamente gli Aerosmith hanno avuto un successo maggiore ma anche la J Geils Band ci ha lasciato, negli anni 70, alcuni album da avere in una discoteca che si rispetti e penso ai due live Full House e Blow Your Face, ma anche Bloodshot e The Morning After tra quelli in studio. Purtroppo tutti li ricordano per l’album Freeze-Frame del 1982, numero 1 nelle classifiche Usa, quello che conteneva l’hit single Centerfold, ma dal sound tamarro, disco-rock, specchio dei tempi. Dopo lo scioglimento Peter Wolf ha fatto anche di peggio con un disco Lights out prodotto da un tipo della Jonzun Crew, electro-sound che ve lo raccomando. Poi dopo una serie di album, diciamo non memorabili, la redenzione negli anni ’90 e 2000. Domanda, secondo voi Mick Jagger e Keith Richards hanno partecipato come ospiti ad un disco degli Aerosmith o di Peter Wolf? Esatto, sono presenti nel disco Sleepless, che se riuscite a trovare giustifica tutte le buone recensioni avute in quegli anni.

Questo Midnight Souvenirs (bellissimo titolo), potremmo dire alla Frassica, Che Bello. Che Bello, Che Bello e farla finita lì, invece parliamone. La prima cosa da notare è lo splendido lavoro in fase di produzione di Kenny White, che suona nel disco anche le tastiere, il basso e la chitarra, e in passato ha collaborato con Judy Collins, Cheryl Wheeler e Marc Cohn, giusto per citarne alcuni, oltre ad avere pubblicato dei CD a nome proprio. 

Si apre con l’eccellente country-soul-blues di Tragedy, un duetto con Shelby Lynne oserei dire perfetto, con le due voci che si integrano perfettamente, si prosegue con la trascinante I Don’t Wanna Know un rocker con armonica a tutta birra. La Bluesata Watch Her Move ha un groove che farebbe la gioia di Charlie Watts e degli Stones tutti, con coloriture errebì da sballo e una bella chitarra alla J Geils band. There’s Still Time è un meraviglioso mid-tempo ancora stonesiano (è una caratteristica di tutto l’album), con fiati, chitarre acustiche, coretti, tutti gli ingredienti giusti che fanno grande l’arrangiamento di un brano, se il brano stesso ha sostanza e questo ce l’ha.

Lyin’ Low è un’altra piccola meraviglia di equilibri sonori, con piano e chitarra acustica, a contendere all’organo l’attenzione dell’ascoltatore, Wolf canta con divina nonchalance. The Green Fields Of Summer è il delizioso duetto con Neko Case, una ballata impreziosita da un violino che le conferisce echi celtici, una canzone d’amore inconsueta per chi conosce il “solito”  Peter Wolf ma realizzata con tutta l’esperienza di un 64enne che è diventato un grande cantante a livello interpretativo, tra le cose migliori del disco. Thick as Thieves è un altro funky-blues molto Jaggeriano. Always Asking For You ci trasporta in territori country, ma con gran classe, ragazzi! Then It Leaves Us All Behind è l’unico brano non memorabile, l’unica traccia dove prevale un certo bland-rock che non si amalgama col resto del disco.

Poteva mancare il lato più carnale della musica di Wolf? Certo che no e allora vai con il soul-errebi Philly misto Stax di Overnight Lows con recitativo alla Isaac Hayes o alla Barry White (ma non ha il vocione), però estrae dal cilindro un falsetto malandrino che si fonde coi coretti perfetti e con certe rullate tra reggae e funky d’annata, chitarra-sitar e goduria suprema. A questo punto Wolf non lascia ma raddoppia con il funky in perfetto stile New Orleans alla Meters di Everything I Do Gonna Be Funky, quasi una dichiarazione d’intenti.

Le migliori le ha tenute per la fine, Don’t Try To Change Her è il più bel brano dei Rolling Stones, ma direi degli ultimi trent’anni, una ballata mid-tempo nella migliore tradizione Jagger-Richards, solo che la firma è Peter Wolf! The Night Comes Down è un meraviglioso brano dedicato a Willy Deville nella miglior tradizione del grande Willy che tanto ci manca, una piccola meraviglia che sigilla un album stupendo. La ciliegina sulla torta è il duetto finale con Merle Haggard It’s Too late For Me un brano country dove Haggard estrae dall’ugola la sua migliore interpretazione degli ultimi anni (ma il nuovo album in uscita tra breve potrebbe sorprendere molti) e Peter Wolf non sfigura al confronto, è strano perché mi è sembrato di ascoltare un duetto tra due Willie Nelson quasi gemelli vocali, molto bello, come tutto l’album uno dei migliori di questo 2010. Gran classe!

Bruno Conti

Novità Marzo-Aprile 2010 – Buona Musica In Arrivo

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Solita fila di immaginette, ma buona musica in arrivo: intanto è confermato per il 2 marzo (forse prima) il nuovo John Hiatt Oper Road che lo vede tornare ad uno stile grintoso ed energico, decisamente più rock dell ‘ultimo Same Old Man, merito della nuova band che lo vede affiancato dal chitarrista Doug Lancio, che ha collaborato recentemente all’ultimo bellissimo Downtown Church di Patty Griffin e in passato con Allison Moorer, Jack Ingram, Todd Snider, Matthew Ryan, tutta gente tosta; al basso, il virtuoso Patrick O’Hearn e alla batteria Kenneth Blevins che ha, più o meno, le stesse frequentazioni di Lancio. Comunque molto bello, un ritorno alla miglior forma per Hiatt, sentirete! Solita etichetta New West.

Per sentire il nuovo Jeff Beck, Emotion and Commotion bisognerà aspettare fino alla metà di aprile, uscirà (si spera) su Rhino Records e, ancora una volta, il buon Jeff ci stupirà con un album eclettico: a fianco dei soliti collaboratori, Vinnie Colaiuta alla batteria, Jason Rebello alle tastiere e la prodigiosa ragazzina Bassista Tal Wilkenfeld, ci saranno anche tre voci femminili, Imelda May, Olivia Safe e l’ottima Joss Stone, in decisa ripresa, in due brani, tra cui, una vigorosa rilettura di I Put A Spell On You. Due sono anche i brani ripresi dal repertorio di Jeff Buckley, Lilac Wine e Corpus Christi Carol (l’album esce ai primi di aprile, in periodo pasquale). Tra le sorprese, in alcuni brani, l’utilizzo di una orchestra di 64 elementi, tra gli altri in Somewhere Over The Rainbow (ma sarà difficile superare Pupoeilprincipe) e Nessun Dorma!?!, incrociamo le dita.

Il disco di Ry Cooder con i Chieftains, San Patricio non esce il 17 marzo come qualcuno potrebbe pensare, ma la settimana prima e si preannuncia come un evento musicale. Una collaborazione tra musicisti americani, irlandesi, messicani, spagnoli, tra gli altri: Linda Ronstadt, Moya Brennan dei Clannad, Lila Downs, Carlos Nunez, Los Centonzles, Liam Neeson e molti altri, racconta la storia, non del santo, ma del battaglione San Patricio, un gruppo di irlandesi immigrati negli Stati Uniti che defezionò dall’esercito americano per partecipare a fianco dei Messicani alla guerra tra Messico e America del 1846-1848. Epico! Questo è il trailer.

Peter Wolf, per i distratti, è stato per molti anni il cantante della J.Geils Band, una band che negli Stati Uniti negli anni ’70 rivaleggiava con gli Aerosmith come epigoni degli Stones, tra l’altro con un approccio molto rock-soul-blues, nella migliore tradizione di Jagger & Co. Wolf non ha perso le buone abitudini, e questo nuovo Midnight Souvenirs, lo vedrà duettare con Merle Haggard, Neko Case e Shelby Lynne, nella consueta infuocata miscela di country, soul, rock e folk che caratterizza le sue ultime opere, come l’ottimo Sleepless che è entrato nella lista dei Top 500 di Rolling Stone All Time. Uscita metà aprile.