Intramontabile “Dandy” Del Rock – Bryan Ferry – Live In Lyon

bryan ferry live in lyon 2013

Bryan Ferry – Live in Lyon – Eagle Vision 2013 – Dvd – Blu-Ray Deluxe Edition

Sia come frontman dei Roxy Music e poi come solista, Bryan Ferry si è ritagliato nel corso di una carriera quarantennale (e oltre), uno spazio musicale che assimilava rock, pop, soul, blues e jazz, riuscendo a creare un suono che è unicamente suo. Ferry è originario di Washington (contea del Durham inglese), e ancora studente all’Università di Newcastle nel ’64 forma i Banshees e con loro incide il primo singolo I Got A Woman, Nel 1970 con Brian Eno, Phil Manzera, Andy Mackay, Graham Simpson e Paul Thompson forma i Roxy Music che guiderà (pur fra molte crisi) sino allo scioglimento avvenuto nel 1983. Con i Roxy, Bryan vive periodi di buon successo di critica (gli anni del “glam-kitsch rock” con Brian Eno) e altri di grande popolarità (a cavallo tra i ’70 e gli ’80) con un repertorio più leggero ed intrigante. Parallelamente agli impegni con il gruppo, Ferry sviluppa una propria carriera solista all’insegna del rock melodico e romantico, con un repertorio che attinge spesso ai “classici” leggeri americani (è il caso di These Foolish (73) e Another Time Another Place (74), con una buona selezione di cover d’autore (Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Miracles, Carole King), entrambi premiati dal pubblico inglese. Negli anni seguenti seguiranno con cadenza abbastanza regolare una dozzina di album di buon livello, di cui mi piace segnalare Taxi (93) composto interamente da cover (tra cui classici come All Tomorrow’s Parties, I Put A Spell On You, Amazing Grace), l’ottimo tributo a Dylan Dylanesque (06) e l’intrigante The Jazz Age dello scorso anno (una rivisitazione in chiave jazz strumentale dei suoi successi) http://www.youtube.com/watch?v=eJmlP7W2wQQ.

Nel luglio 2011 in pieno tour promozionale per l’album Olympia, Bryan Ferry ha fatto tappa al prestigioso Teatro antico di Fourvière (presso Lione), in una location da brividi e  con una band di primissimo livello comprendente Oliver Thompson e Neil Hubbard alle chitarre, Colin Good al piano, Andy Newmark e il figlio Tara alla batteria, Jeremy Meehan al basso, la bella e brava Jorja Chalmers alle tastiere e sax, e a completamento, un manipolo di coriste e ballerine, per una sontuosa scaletta (22 canzoni) infarcita di successi suoi e dei Roxy  Ferry sale sul palco e inizia lo show con un classico di Screamin Jay Hawkins I Put A Spell On You e le “dylaniane” Just Like Tom Thumb’s Blues e Make You Feel My Love, per poi colpire al cuore con le ballate romantiche Slave To Love, If There is Something, http://www.youtube.com/watch?v=uOw_dNkMx5Q Reason Or Rhyme  http://www.youtube.com/watch?v=0bmFl0seKII, una Oh Yeah (che dal vivo sprigiona sempre grande energia) e una torrida versione di Like A Hurricane di Neil Young . Dopo una delicata Tara in onore del figlio, parte il set con brani del periodo Roxy con la sempre emozionante “tropicale”Avalon, My Only Love, What Goes On, Sign Of The Times  e una frizzante Love Is The Drug. La parte finale del concerto rende omaggio ai grandi autori nuovamente con il Dylan di All Along The Watchtower, Let’s Stick Together (Wilbert Harrison), Hold On I’m Coming (Hayes e Porter, dal repertorio di Sam & Dave), e una sincera ed emozionante versione di Jealous Guy (Lennon), da sempre “cavallo di battaglia” di Bryan, in chiusura di una magnifica “performance” live.

Il concerto è supportato da immagini altamente suggestive, che ripercorrono, come detto, un repertorio quarantennale disseminato da successi planetari, dove Ferry ancora una volta affascina con il suo stile elegante e suadente (rivitalizzato da giovani musicisti come suo figlio e Thompson) e questo Live in Lyon è semplicemente un ultimo tesoro, in una vitale carriera piena zeppa di gioielli.

NDT: Il DVD è arricchito da un interessante documentario e un minuzioso making of straboccante di interviste ed esclusive riprese in studio, con interventi di Nile Rodgers, Flea e Dave Stewart.

Tino Montanari

Voce E Talento In Armonia. Dal Canada Serena Ryder!

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Serena Ryder – Harmony – Serenader Source/Emi Music 2012/2013

Figlia d’arte (il padre, originario di Trinidad è stato un buon percussionista e la madre una valente corista), Serena Ryder è cresciuta ascoltando i dischi dei Beatles e del grande Leonard Cohen, che ha trovato nella collezione dei suoi genitori. Serena arriva da Millbrook, Ontario (Canada), e da quando il padre (all’età di tredici anni) le ha regalato una chitarra, la sua primaria aspirazione è stata comporre musica, suonarla e cantarla, avendo nelle orecchie i migliori artisti del folk, del rock e della scena alternativa americana e canadese, da Steve Earle a John Prine oltre al già citato Leonard Cohen.

Così a soli 24 anni la rocker canadese aveva già inciso quanto una stagionata veterana del “music-business”, a partire dall’introvabile esordio di Falling Out (99), numerosi EP, live e nastri autoprodotti, una mezza dozzina di lavori di tutto rispetto, tra cui occorre ricordare Unlikely Emergency (2004) con l’aiuto del sottovalutato Hawksley Workman (songwriter dalle eccelse qualità vocali) e If Your Memory Serves You Well (2006), una raffinata antologia di cover (riletture desunte dal repertorio di numerosi connazionali), che la porta ad aggiudicarsi in Canada il prestigioso Juno Awards 2008, come nuova artista dell’anno. Il passo successivo è il contratto con la Atlantic e l’uscita del notevole Is It O.K. (2008), cui fa seguito il folgorante Live In South Carolina (2011), e dopo una breve pausa arriva questo Harmony (uscito in Canada a Natale dello scorso anno e ora anche nel resto del mondo), prodotto da Jerrod Bettis (Gavin DeGraw) e Jon Levine (Nelly Furtado), il tutto registrato nel “cottage” di casa Ryder.

L’iniziale What I Wouldn’t Do è veloce, orecchiabile, mette subito di buon umore, poi ci sono le ballate Fall e Call Me, dove l’influenza del repertorio di Adele è facilmente riscontrabile. Con Baby Come Back  arrivano i tamburi e l’essenza di una voce che mastica rock e passione, come in Please Baby Please una perla al pianoforte, che Serena ci serve con gli arrangiamenti di archi di Rob Simonsen (confesso di non conoscere), noto autore di colonne sonore americano. For You che cita il classico I Put A Spell On You, e quindi riporta il nome di Screamin’ Jay Hawkins tra gli autori, sembra uscita dai titoli di coda di un film di James Bond, mentre Heavy Love, con le chitarre in primo piano ricorda la migliore Tracy Chapman. E ancora a seguire il “singolo” Stompa,  con un riff che ti martella e non ti lascia più. Gran finale con Mary Go Round che è quasi funky rock, splendida voce, grinta e arrangiamento musicale entusiasmante, e la chiusura a cappella di Nobody But You, solo un minuto, ma intenso.

Harmony è un lavoro piacevole e riuscito, ma dal vivo è un’altra cosa, dieci brani (sono dodici nella nuova versione internazionale) che si incrociano in diversi stili, dove la splendida voce della Ryder sembra a suo agio in tutte le situazioni, sa passare dal grido più rabbioso, alla delicatezza del sussurro (nelle ballate), e percorrere le strade tracciate dalle migliori cantanti rock “a stelle e strisce” (Melissa Etheridge su tutte, e le mie favorite Beth Hart e Dana Fuchs, oltre alla fonte di ispirazione di tutte, Janis Joplin). Serena Ryder (segnatevi il nome), un’artista canadese, una voce e un talento (per chi scrive), che lascia senza parole.

Tino Montanari