Un Ritorno Alle Origini In Un Tempio Della Musica. Bryan Ferry – Live At The Royal Albert Hall 1974

bryan ferry live at the royal albert hall

Bryan Ferry – Live At The Royal Albert Hall 1974– BMG Rights Management – CD Deluxe Edition – 2 LP

Di questa vera icona rock britannica mi ero già occupato recensendo su queste pagine, sul finire del 2013 un eccellente DVD Live In Lyon https://discoclub.myblog.it/2013/11/21/intramontabile-dandy-del-rock-bryan-ferry-live-in-lyon/ , e ora con piacere mi accingo a parlarvi di questo Live At The Royal Albert Hall uscito da pochi giorni nei negozi e su tutte le piattaforme musicali. In questo concerto Bryan ripropone i suoi primi due dischi da solista These Foolish Things (73) e Another Time, Another Place (74), due album di “covers” , in quanto in quel periodo Ferry avvertiva il bisogno direi quasi fisiologico di misurarsi con brani di altri artisti, e mettersi in competizione con loro in un ideale e immaginario “braccio di ferro”, rischiando la propria reputazione artistica. Così nella serata del 19 Dicembre 1974 sale sul palco della mitica Royal Albert Hall di Londra (e se passate da quelle parti è d’obbligo visitarla), accompagnato da un’orchestra di 30 elementi diretta da Martyn Ford, con il sostegno dei fidati “pard” dei Roxy Music Phil Manzanera alla chitarra, Paul Thompson alla batteria, Eddie Jobson al piano e violino, e con il contributo di John Porter e  John Wetton al basso, e l’aggiunta delle belle e brave coriste Vicki Brown, Doreen Chanter, Helen Chappelle, per un lungo viaggio musicale attraverso alcuni classici del passato, che spaziano dagli anni ’30 ai ’60, scegliendo le canzoni con cui Bryan si era musicalmente formato, e che nell’occasione vengono riproposte e personalizzate in questo live con la sua abituale classe, marchio distintivo di tutta la sua  carriera.

Il concerto inizia alla grande con una rilettura “satanica” di Sympathy For The Devil degli Stones, con subito le coriste in evidenza, per poi recuperare un brano degli anni ’60 I Love How You Love Me, portato al successo dal trio femminile The Paris Sisters, con una bella sezione fiati a dettare il ritmo, seguito dal rock’n’roll scatenato di una Baby I Don’t Care (uno dei punti di forza del primo Elvis Presley con il “prefisso” (You’re So Square),,, e ripreso tra i tanti anche da Joni Mitchell e Led Zeppelin), per poi passare ai ritmi pop di una piacevole It’s My Party, cantata ai tempi (sempre anni ’60) da Lesley Gore che vendette a vagonate. Il Ferry di quel periodo alternava l’approccio pop al rock dei Roxy Music, e la dimostrazione lampante è la seguente Don’t Worry Babe dall’album Shut Down Vol .2 dei Beach Boys, con le tre coriste in formato “Stax”, a cui fanno seguito il rock sincopato di Another Time, Another Place, dello stesso Ferry, l’omaggio a Ike & Tina Turner andando a recuperare una Fingerpoppin’ con largo uso di una intrigante sezione fiati, per poi rispolverare meritoriamente un classico come The Tracks Of My Tears, portata al successo dal grande Smokey Robinson con i suoi Miracles.

Dopo una buona dose di applausi, le riletture proseguono, sorprendentemente andando a recuperare dal vasto repertorio di Lennon-McCartney una poco conosciuta You Won’t See Me (la trovate su Rubber Soul), per poi commuovere il pubblico in sala con una stratosferica versione di Smoke Gets In Your Eyes dei Platters con il sax di Chris Mercer in evidenza (brano eseguito anche da artisti del calibro di Dinah Washington, Sarah Vaughan, Eartha Kitt, Patti Austin e perfino Thelonious Monk), e poi finalmente cantare la lucida follia di A Hard Rain’s A-Gonna Fall del grande Bob Dylan, con una versione dal crescendo “rossiniano” che mette in risalto ancora la bravura delle soliste. Dopo una lunga e meritata ovazione in sala, ci si avvia alla fine del concerto con Bryan Ferry che recupera dall’appena oubblicato Country Life dei suoi Roxy Music, un brano d’atmosfera con i violini in sottofondo come A Really Good Time, per poi ritornare al suono R&B con una mossa The ‘In’ Crowd, portata al successo da Dobie Gray, e poi andare a chiudere con un brano del lontano 1936 scritto da tale Jack Strachey, una These Foolish Things suonata e cantata in perfetto stile “ragtime”. Sipario, nuovaovazione e applausi più che meritati. Tutta la vicenda artistica dell’eterno “dandy” del pop è stata un continuo percorso in bilico tra la sua appartenenza al suo gruppo i Roxy Music e la parallela carriera solista iniziata negli anni ’70, un signore ricordo che nel corso di una lunga e gloriosa carriera ha venduto la bellezza di oltre 30 milioni di dischi, con un patrimonio di canzoni che ha influenzato intere generazioni, con il suo stile da “crooner” futurista, accompagnato da un’eleganza sopraffina, e, cosa più importante, sempre con uno stuolo di formidabili musicisti e “sessionmen” ad assecondarlo.

Anche se i tempi sono cambiati, per parafrasare il suo mito Bob Dylan, questo Bryan Ferry Live At The Royal Albert Hall è un album che, nonostante sia rimasto inedito per 46 anni, è stato giusto portare alla luce, in quanto certifica l’inizio della carriera solista di Ferry, in un concerto che è un’istantanea straordinaria di brani famosi e non, che sono “amplificati” dai pard nella sua band ( leggi Roxy Music), potenziati dalla sezione archi e corni di una meravigliosa orchestra, e dalla contagiosa esibizione canora, ovviamente in smoking, sul palco del celebre teatro londinese da parte del nostro amico Bryan Ferry. NDT*: Per completezza di informazione aggiungo che il 29 Marzo del 2019, Bryan Ferry e la sua band, i Roxy Music, hanno fatto ingresso nella famosa e istituzionale Rock And Roll Hall Of  Fame.

Tino Montanari

Uscite Prossime Venture 1. Roxy Music – Roxy Music Ristampa Deluxe 1° Album

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Roxy Music – Roxy Music – Super Deluxe 3 CD + DVD – 2 CD – LP – Virgin/Universal 02-02-2017

Con il nuovo anno inoltrato riprende la rubrica dedicata alle prossime uscite più interessanti, soprattutto ristampe. Già ieri avete letto della doppia antologia Live  fondamentalmente inutile dedicata ai Grateful Dead, in uscita verso fine marzo. Molto prima, al 2 febbraio è annunciata la ristampa potenziata del 1° album omonimo dei Roxy Music, pubblicato in origine nel giugno 1972, a cui fece seguito, in agosto, il singolo Virginia Plain, il primo estratto dall’album. I Roxy Music furono, soprattutto nella prima fase, una band in bilico tra glam-rock, art-rock e progressive, con una formazione dove brillavano varie stelle: Bryan Ferry, il cantante, pianista, e unico autore delle canzoni, Brian (Peter George St John le Baptiste de la Salle) Eno, impegnato ad uno dei primi modelli di sintetizzatore VCS3 e tape effects, Phil Manzanera alla chitarra, Andy Mackay, a sax e oboe, Paul Thompson alla batteria e Graham Simpson al basso. Il produttore del disco fu Pete Sinfield, il paroliere dei King Crimson, visto che Eno era ancora lungi dal trasformarsi in quel grande alchimista di suoni che sarebbe diventato in futuro: album che al sottoscritto è sempre piaciuto parecchio (come i tre successivi) e che risentito anche oggi fa la sua bella figura e non risente del passare del tempo.

Per realizzare questa ristampa Bryan Ferry e il produttore Rhett Davies si dice siano in azione da quasi sette anni. Per l’album originale si è utilizzata la masterizzazione di Bob Ludwig del 1999. Mentre per il materiale extra i nuovi master sono stati creati dall’ingegnere del suono Frank Arkwright agli studi Abbey Road. In più il grande fan della band Steven Wilson ha preparato la versione DTS Dolby Surround inserita nella parte Audio del DVD. E non è tutto, la confezione, formato LP,  include anche un libro di 136 pagine curato dallo stesso Ferry e stampato su carta speciale. Ovviamente per il prezzo si parla, molto indicativamente, di una cifra tra i 130 e i 150 euro.

Però c’è veramente molto materiale extra, eccolo:

Tracklist
[CD1: The Album]
1. Re-Make/Re-Model
2. Ladytron
3. If There Is Something
4. Virginia Plain
5. 2 H.B.
6. The Bob (Medley)
7. Chance Meeting
8. Would You Believe?
9. Sea Breezes
10. Bitters End

[CD2: Demos & Out-Takes]
Early Demos April/May ’71:
1. Ladytron
2. 2 H.B.
3. Chance Meeting
4. The Bob (Medley)
Album Out-Takes:
5. Instrumental
6. Re-Make/Re-Model
7. Ladytron
8. If There Is Something
9. 2 H.B.
10. The Bob (Medley)
11. Chance Meeting
12. Sea Breezes
13. Bitters End
14. Virginia Plain

[CD3: The BBC Sessions]
1. If There Is Something – John Peel Radio Session, London 1972
2. The Bob (Medley) – John Peel Radio Session, London 1972
3. Would You Believe? – John Peel Radio Session, London 1972
4. Sea Breezes – John Peel Radio Session, London 1972
5. Re-Make/Re-Model – John Peel Radio Session, London 1972
6. 2 H.B. – John Peel Radio Session, London 1972
7. Ladytron – John Peel Radio Session, London 1972
8. Chance Meeting – John Peel Radio Session, London 1972
9. Virginia Plain – John Peel Radio Session, London 1972
10. The Bob (Medley) – Live / BBC “In Concert”, Paris Theatre, London 1972
11. Sea Breezes – Live / BBC “In Concert”, Paris Theatre, London 1972
12. Virginia Plain – Live / BBC “In Concert”, Paris Theatre, London 1972
13. Chance Meeting – Live / BBC “In Concert”, Paris Theatre, London 1972
14. Re-Make/Re-Model – Live / BBC “In Concert”, Paris Theatre, London 1972

[DVD]
Audio:
– The full album remixed in 5.1 by Steven Wilson
Video:
1. Re-Make/Re-Model – The Royal College Of Art, 6/6/72
2. Ladytron – The Old Grey Whistle Test, 20/6/72
3. Virginia Plain – Top Of The Pops, 24/8/72
4. Re-Make/Re-Model – Full House, 25/11/72
5. Ladytron – Full House, 25/11/72
6. Would You Believe – French TV, Bataclan, Paris, 26/11/72
7. If There Is Something – French TV, Bataclan, Paris, 26/11/72
8. Sea Breezes – French TV, Bataclan, Paris, 26/11/72
9. Virginia Plain – French TV, Bataclan, Paris, 26/11/72

L’edizione doppia comprende il 1° e il 3° CD del Box, mentre il vinile singolo riporta solo l’album originale.

Esce il prossimo 2 febbraio.

Alla prossima.

Bruno Conti

“Grandi” Nomi Ma Piccoli Risultati. Chris Spedding – Joyland

chris spedding joyland

Chris Spedding – Joyland – Cleopatra Records

Chris Spedding è stato uno dei protagonisti del rock inglese negli anni ’70, anzi era già in pista sul finire dei Sessanta, prima nei Battered Ornaments di Pete Brown e poi nella sua prima opera discografica nel Frank Ricotti Quartet con Our Point Of View. Però la sua fama gli deriva soprattutto dal fatto di avere suonato in due dei dischi più belli del Jack Bruce solista, Songs For A Taylor e Harmony Row, immancabili in ogni discoteca che si rispetti, e di essere stato presente nella realizzazione del primo disco dei Nucleus, Elastic Rock, uno dei primi esempi del jazz rock britannico, influenzato dalla svolta elettrica di Miles Davis. Sempre nel 1970 registra il suo primo album strumentale Songs Without Words, uscito solo in Giappone ed Europa, e dimostrando la sua profonda ecletticità partecipa ad un paio dei migliori album di Nilsson, al disco solista di Chris Youlden dei Savoy Brown e fonda gli Sharks, con l’ex bassista dei Free Andy Fraser. Tutti dischi che fanno curriculum ma non sono rimasti nella storia del rock.

chris spedding pearls Chris Spedding

Anche gli altri dischi usciti in quel periodo, tra cui uno, Only Lick I Know con Alan Parsons,  allora ingegnere del suono nei famosi Abbey Road Studio. Nel 1975 esce un album omonimo che contiene la prima versione di quella che diventerà la sua canzone simbolo, Guitar Jamboree https://www.youtube.com/watch?v=QqpJj2H5Tq0  (forse non avevamo detto che suona la chitarra), una sorta di excursus negli stili dei grandi solisti del rock, un po’ come faceva Alvin Lee nei medley contenuti nei suoi brani più celebri, dove venivano citati i licks di questi grandi chitarristi. Collaborazioni con Brian Eno, Roxy Music, Sex Pistols (!?), John Cale, Roy Harper, ma anche i Wombles di Mike Batt, dove suonava vestito da animale di pelouche e altre amenità, prima di approdare sul finire della decade ad un lungo sodalizio con Robert Gordon in sostituzione di Link Wray. Senza approfondire ulteriormente (ma ha suonato anche in Raindogs di Tom Waits e in due dischi anni ’90 di Willy DeVille, Big Easy Fantasy e Loup Garou) Chris Spedding “è stato” soprattutto un gregario (per quanto grande) ed i suoi dischi solisti non sono mai stati particolarmente memorabili. Quindi una “preda” ideale per la Cleopatra, specializzata nel ripescaggio di personaggi non dico bolliti ma spesso dimenticati dal grande pubblico. E cosa ti hanno pensato per questo album Joyland? Perché non lo affianchiamo con alcuni nomi celebri del (suo) passato? Idea anche non peregrina, il problema è che il risultato, come spesso succede con i dischi dell’etichetta californiana, vedi i loro tributi, è molto altalenante a dir poco. Questo è il motivo per cui mi sono incentrato soprattutto sul passato: comunque il disco, spesso bruttino, nonostante gli eccellenti musicisti utilizzati, basta ricordare Andy Newmark e Martin Chambers dei Pretenders, che si alternano alla batteria, Johnny Marr degli Smiths e Andy Mackay dei Roxy Music, al sax.

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Proprio il brano con il buon Andy, una cover di Pied Piper (la “nostra” Bandiera Gialla) è quanto di più pacchiano mi sia capitato di ascoltare da lungo tempo, ma anche lo pseudo country-rockabilly di Cafe Racer con Glenn Matlock dei Sex Pistols, non è memorabile, per quanto tra le meno peggio. Quasi sempre nei brani ci sono sprazzi di classe chitarristica di Spedding, ma il recitato dell’attore Ian McShane nell’iniziale Joyland non si può sentire https://www.youtube.com/watch?v=X-TEjxbisls . Fa eccezione una poderosa Now You See It con un gagliardo Arthur Brown alla voce https://www.youtube.com/watch?v=B0XlLrZuqns , ma in Gun Shaft City una sorta di desertic blues di stampo americano Bryan Ferry non sembra molto a suo agio e anche il duetto strumentale con Marr in una Heisenberg che oscilla tra musica gitana e atmosfere country-morriconiane mi ispira un bel bah! Brividi non di piacere, anche in I Still Love You dove la bella voce di Robert Gordon viene ingabbiata e sommersa in una costruzione di batterie elettroniche e coretti irritanti https://www.youtube.com/watch?v=k35WMorFXZA . Anche la collaborazione con Steve Parsons (il vecchio Snips degli Sharks), Shock Treatment  vorrebbe essere “moderna” ma è una palla. E pure l’altro vecchio pard, Andy Fraser, al di là di qualche giro di basso, non fa un gran figura, meglio nel rock ribaldo di Message For Stella https://www.youtube.com/watch?v=Fcuu-nH_I2U   Non so chi sia Lane, una piacevole vocalist femminile, ma il suo duetto con Spedding in I’m Your Sin è uno dei rari momenti positivi del disco https://www.youtube.com/watch?v=YHr6SWAoIk8 . Stendendo un velo pietoso sulla conclusiva Boom Shakka Boom vi lascerei con un bel mah ?!?.

Bruno Conti      

Che “Strano”, Piacevole Disco… Paul Carrack – Rain Or Shine

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Paul Carrack – Rain Or Shine – Carrack-uk/Proper

Che “strano” disco, che album particolare. Niente di particolarmente trascendentale, in ogni caso un’opera inconsueta. Paul Carrack recentemente ha fatto parte della touring band di Eric Clapton https://www.youtube.com/watch?v=3wTur8PQV2Q , ma il musicista britannico ha una lunga militanza nella scena musicale: prima, negli anni ’70, con i pub-rockers melodici e aperti al pop Ace, quelli di How Long per intenderci https://www.youtube.com/watch?v=XwisOIAwQxY (che rimane il suo brano più conosciuto), poi con Frankie Miller e Roxy Music, negli Squeeze in sostituzione di Jools Holland, una prima collaborazione con Clapton e poi la lunga militanza con Mike And The Mechanics. Carrack è principalmente un tastierista (ma se la cava con tutti gli strumenti) nonché un ottimo cantante, dotato di una bella voce, più che mielosa, vellutata, intrisa di pop e soul, quello che si usa definire blue-eyed soul, comunque in grado districarsi anche come crooner, molto meglio di quelli che circolano al momento, tra il tripudio delle folle.

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Nella sua lunga carriera ha sfornato almeno una ventina di dischi come solista, sempre in bilico tra i generi, ma con l’amato Ray Charles spesso vicino al cuore. Più il Ray Charles balladeer, country, quello più morbido e meno soul, ma pur sempre “genius”. La stranezza di questo disco, se così vogliamo chiamarla, sta nella strana inversione dei ruoli in alcuni brani: i brani blue-eyed soul spesso vengono interpretati con uno stile da crooner, quasi alla Sinatra (di cui riprende ottimamente Come Rain or Come Shine nel finale) o tipo Lou Rawls, con grande profusione di archi, forse anche esagerati in alcuni momenti e qualche brano soul, per esempio la bellissima (If Loving You Is Wrong) I Don’t Want To Be Right, grande successo dei primi ’70 di Luther Ingram, ma la facevano anche Bobby “Blue” Bland e Millie Jackson, come se fosse un lussurioso standard della canzone americana.

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Oppure inserendo a tratti i fiati che danno una patina Philly soul o Motown a Time Waits For No One (che non è quella degli Stones), quando la sua voce quasi accarezza le note https://www.youtube.com/watch?v=F4CSfYoQXl0 . Stepping Stone, con il figlio Jack alla batteria e Paul che suona tutti gli altri strumenti, archi esclusi, ma organo d’ordinanza compreso, è un altro esempio di questo soul sofisticato, siamo nei dintorni di Boz Scaggs, da solo o con i Dukes Of September, meno immediato, più “adult oriented” forse, ma in possesso di una sua classe peculiare https://www.youtube.com/watch?v=D4ewksUGty4 . That’s All That Matters forse esagera con gli archi e lo zucchero, ma non si può non apprezzare una voce come quella di Carrack, uno di quei bianchi “neri” che ogni tanto graziano il mondo del pop https://www.youtube.com/watch?v=rb-Jip1MATQ . One In A Million è un incrocio tra People get ready e gli O’Jays o Harold Melvin, e perché no anche Al Green, vi ricordate, magari non come timbro vocale, ma come idea, il vecchio Rod Stewart? You Don’t Know Me è il primo omaggio al Ray Charles di Modern Sounds In Country & Western Music, un brano country scritto per Eddy Arnold, diventato uno degli standard più amati del grande Ray, incisa anche da Willie Nelson, Dylan, Presley, da Van Morrison su Days Like Days e da mille altri, rimane sempre una gran canzone, come la successiva e già citata I Don’t Want To Be Right, sempre con l’organo che scivola in modo quasi lubrico, sotto quegli archi esagerati.

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Hard Times (No One Knows Better Than I) porta proprio la firma di Ray Charles come autore ed era su The genius sings the Blues, Carrack non avrà mai la classe di Charles, ma ci si mette di impegno, piano, organo e voce sono ottimi, i fiati sono ben piazzati e gli archi non rompono i maroni ( in qualche brano ci stanno bene)! Anche I’m Losing You è un grande brano, viene dal repertorio di Brenda Lee, una ballata che fa uscire il crooner che è in Carrack, malinconica e melodica senza essere troppo “carica”, forse per adulti, ma se Bublé piace a grandi e piccini, qui saremmo su un altro pianeta interpretativo, quindi…come non detto. Sarà anche musica per “vecchi” ma Life’s Too Short ha un piglio danzereccio di quelli sani, con fiati e organo sempre ben presenti, R&B vecchia scuola, anche se poi porta la firma di Paul Carrack https://www.youtube.com/watch?v=gc-kBmImLZQ . Per Come Rain Or Come Shine avevo fatto il paragone con Sinatra, ma Paul la canta come se fosse il figlio illegittimo di una avventura europea del grande Ray. Disco “strano”, ma in fondo assai piacevole.

Bruno Conti

Intramontabile “Dandy” Del Rock – Bryan Ferry – Live In Lyon

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Bryan Ferry – Live in Lyon – Eagle Vision 2013 – Dvd – Blu-Ray Deluxe Edition

Sia come frontman dei Roxy Music e poi come solista, Bryan Ferry si è ritagliato nel corso di una carriera quarantennale (e oltre), uno spazio musicale che assimilava rock, pop, soul, blues e jazz, riuscendo a creare un suono che è unicamente suo. Ferry è originario di Washington (contea del Durham inglese), e ancora studente all’Università di Newcastle nel ’64 forma i Banshees e con loro incide il primo singolo I Got A Woman, Nel 1970 con Brian Eno, Phil Manzera, Andy Mackay, Graham Simpson e Paul Thompson forma i Roxy Music che guiderà (pur fra molte crisi) sino allo scioglimento avvenuto nel 1983. Con i Roxy, Bryan vive periodi di buon successo di critica (gli anni del “glam-kitsch rock” con Brian Eno) e altri di grande popolarità (a cavallo tra i ’70 e gli ’80) con un repertorio più leggero ed intrigante. Parallelamente agli impegni con il gruppo, Ferry sviluppa una propria carriera solista all’insegna del rock melodico e romantico, con un repertorio che attinge spesso ai “classici” leggeri americani (è il caso di These Foolish (73) e Another Time Another Place (74), con una buona selezione di cover d’autore (Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Miracles, Carole King), entrambi premiati dal pubblico inglese. Negli anni seguenti seguiranno con cadenza abbastanza regolare una dozzina di album di buon livello, di cui mi piace segnalare Taxi (93) composto interamente da cover (tra cui classici come All Tomorrow’s Parties, I Put A Spell On You, Amazing Grace), l’ottimo tributo a Dylan Dylanesque (06) e l’intrigante The Jazz Age dello scorso anno (una rivisitazione in chiave jazz strumentale dei suoi successi) http://www.youtube.com/watch?v=eJmlP7W2wQQ.

Nel luglio 2011 in pieno tour promozionale per l’album Olympia, Bryan Ferry ha fatto tappa al prestigioso Teatro antico di Fourvière (presso Lione), in una location da brividi e  con una band di primissimo livello comprendente Oliver Thompson e Neil Hubbard alle chitarre, Colin Good al piano, Andy Newmark e il figlio Tara alla batteria, Jeremy Meehan al basso, la bella e brava Jorja Chalmers alle tastiere e sax, e a completamento, un manipolo di coriste e ballerine, per una sontuosa scaletta (22 canzoni) infarcita di successi suoi e dei Roxy  Ferry sale sul palco e inizia lo show con un classico di Screamin Jay Hawkins I Put A Spell On You e le “dylaniane” Just Like Tom Thumb’s Blues e Make You Feel My Love, per poi colpire al cuore con le ballate romantiche Slave To Love, If There is Something, http://www.youtube.com/watch?v=uOw_dNkMx5Q Reason Or Rhyme  http://www.youtube.com/watch?v=0bmFl0seKII, una Oh Yeah (che dal vivo sprigiona sempre grande energia) e una torrida versione di Like A Hurricane di Neil Young . Dopo una delicata Tara in onore del figlio, parte il set con brani del periodo Roxy con la sempre emozionante “tropicale”Avalon, My Only Love, What Goes On, Sign Of The Times  e una frizzante Love Is The Drug. La parte finale del concerto rende omaggio ai grandi autori nuovamente con il Dylan di All Along The Watchtower, Let’s Stick Together (Wilbert Harrison), Hold On I’m Coming (Hayes e Porter, dal repertorio di Sam & Dave), e una sincera ed emozionante versione di Jealous Guy (Lennon), da sempre “cavallo di battaglia” di Bryan, in chiusura di una magnifica “performance” live.

Il concerto è supportato da immagini altamente suggestive, che ripercorrono, come detto, un repertorio quarantennale disseminato da successi planetari, dove Ferry ancora una volta affascina con il suo stile elegante e suadente (rivitalizzato da giovani musicisti come suo figlio e Thompson) e questo Live in Lyon è semplicemente un ultimo tesoro, in una vitale carriera piena zeppa di gioielli.

NDT: Il DVD è arricchito da un interessante documentario e un minuzioso making of straboccante di interviste ed esclusive riprese in studio, con interventi di Nile Rodgers, Flea e Dave Stewart.

Tino Montanari

Roxy Music: The Complete Studio Recordings 1972-1982. Aggiornamento Sull’Uscita E Tracklist Definitiva!

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Roxy Music – The Complete Studio Recordings 1972-1982 – Box 10 CD – Virgin/EMI 07-08-2012

Se ne era parlato sul Blog il 30 gennaio per una uscita prevista il 2 aprile. Poi il cofanetto ha subito varie trasformazioni: dal formato originale che doveva essere di 12 dischetti, con gli 8 album originali + 4 DVD audio ad alta definizione con gli stessi dischi per la gioia degli audiofili e i brani rari e le b-sides inserite al termine di ciascun album si è passati a questo nuovo formato che prevede gli album della discografia nella versione uscita ai tempi e un ulteriore doppio CD che raccoglie tutti i brani extra. Sono previste altre uscite in questo anno in cui si festeggiano i 40 anni di carriera discografica dei Roxy Music, per cui vedremo cosa escogiteranno per far spendere altri soldi agli appassionati della band.

In ogni caso questo è il contenuto definitivo del cofanetto in uscita il prossimo martedì 7 agosto in Europa e il 28 negli Stati Uniti:

Roxy Music, The Complete Recordings 1972-1982 (Virgin, 2012)

Disc 1: Roxy Music (originally released as Island ILPS 9200, 1972)
1.Re-make/Re-model
2.Ladytron
3.If There is Something
4.2HB
5.The Bob (Medley)
6.Chance Meeting
7.Would You Believe?
8.Sea Breezes
9.Bitters End

Disc 2: For Your Pleasure (originally released as Island ILPS 9232, 1973)
1.Do the Strand
2.Beauty Queen
3.Strictly Confidential
4.Editions of You
5.In Every Dream Home a Heartache
6.The Bogus Man
7.Grey Lagoons
8.For Your Pleasure

Disc 3: Stranded (originally released as Island ILPS 9252, 1973)
1.Street Life
2.Just Like You
3.Amazona
4.Psalm
5.Serenade
6.A Song for Europe
7.Mother of Pearl
8.Sunset

Disc 4: Country Life
1.The Thrill of It All
2.Three and Nine
3.All I Want is You
4.Out of the Blue
5.If It Takes All Night
6.Bitter Sweet
7.Triptych
8.Casanova
9.A Really Good Time
10.Prairie Rose

Disc 5: Siren (originally released as Island ILPS 9344, 1975)
1.Love is the Drug
2.End of the Line
3.Sentimental Fool
4.Whirlwind
5.She Sells
6.Could It Happen to Me?
7.Both Ends Burning
8.Nightingale
9.Just Another High

Disc 6: Manifesto (originally released as Polydor POLH 001, 1979)
1.Manifesto
2.Trash
3.Angel Eyes
4.Still Falls the Rain
5.Stronger Through the Years
6.Ain’t That So
7.My Little Girl
8.Dance Away
9.Cry, Cry, Cry
10.Spin Me Round

Disc 7: Flesh + Blood (originally released as Polydor POLH 002, 1980)
1.The Midnight Hour
2.Oh Yeah
3.Same Old Scene
4.Flesh and Blood
5.My Only Love
6.Over You
7.Eight Miles High
8.Rain Rain Rain
9.No Strange Delight
10.Running Wild

Disc 8: Avalon (originally released as E’G Records HP 50, 1982)
1.More Than This
2.The Space Between
3.Avalon
4.India
5.While My Heart is Still Beating
6.The Main Thing
7.Take a Chance with Me
8.To Turn You On
9.True to Life
10.Tara

Discs 9-10: Bonus material
1.Virginia Plain (single A-side – Island WIP 6144, 1972)
2.The Numberer (single B-side – Island WIP 6144, 1972)
3.Pyjamarama (Island Mix) (single A-side – Island WIP 6159, 1973)
4.Pyjamarama (Polydor Mix) (single B-side – Polydor 2001 739, 1977)
5.The Pride and the Pain (single B-side – Island WIP 6159, 1973)
6.Do the Strand (USA 7” Mix) (single A-side – Island 12 713 AT (Germany), 1973) *
7.Hula Kula (single B-side – Island WIP 6173, 1973)
8.Your Application’s Failed (single B-side – Island WIP 6208, 1974)
9.The Thrill of It All (Edit) (from Greatest Hits – Polydor 2001 739, 1977) *
10.The Thrill of It All (USA 7” Mix) (single A-side – ATCO 45-7018 (U.S.), 1974) *
11.Love is the Drug (USA 7” Mix) (promo single B-side – ATCO 45-7042 (U.S.), 1975)*
12.Sultanesque (single B-side – Island WIP 6248, 1975)
13.Both Ends Burning (7” Mix) (single A-side – Island WIP 6262, 1975) *
14.For Your Pleasure (Live) (single A-side – Island WIP 6262, 1975) *

1.Trash 2 (single B-side – Polydor POSP 32, 1979)
2.Dance Away (Single Version) (single A-side – Polydor POSP 44, 1979)
3.Dance Away (Extended Mix) (12″ A-side – ATCO DDK-7504 (Canada), 1979)
4.Angel Eyes (Single Version) (single A-side – Polydor POSP 67, 1979)
5.Angel Eyes (Extended Remix) (12″ A-side – Polydor POSPX 67, 1979)
6.Oh Yeah (On the Radio) (single A-side – Polydor 2001 792, 1980) *
7.Manifesto (Remake) (single B-side – Polydor POSP 93, 1980)
8.South Downs (single B-side – Polydor 2001 792, 1980)
9.Lover (single B-side – Polydor ROXY 1, 1980)
10.Jealous Guy (single A-side – Polydor ROXY 2, 1981)
11.To Turn You On (First Version) (single B-side – Polydor ROXY 2, 1981) *
12.More Than This (7″ Edit) (single A-side E’G Records ROXY 3, 1982)
13.Avalon (7” Single Version) (single A-side – E’G Records ROXY 4, 1982) *
14.Always Unknowing (single B-side – E’G Records ROXY 4, 1982)
15.Take a Chance with Me (7” Single Version) (single A-side – E’G Records ROXY 5, 1982) *
16.Take a Chance with Me (USA 7” Mix) (single A-side – Warner Bros./E’G Records 7-29978 (U.S.), 1982) *
17.The Main Thing (12” Single Version) (single B-side – E’G Records ROXY X5, 1982)
18.The Main Thing (Remix) (single B-side – E’G Records ROXY 5, 1982) *

* denotes track previously unreleased on CD

Non so se siano effettivamente tutte tracce inedite su CD perche il Box The Thrill Of It All aveva un quarto disco che conteneva 17 brani non negli album originali, ma probabilmente sì. Vedete voi, io vi ho informato, la scelta ricade sul vostro portafoglio.

Bruno Conti

Che Delusione! Parziale E Futura, Ma Pur Sempre Delusione. Roxy Music – The Complete Studio Recordings 1972-1982

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Roxy Music – The Complete Studio Recordings 1972-1982 – Virgin/EG Records – 02-04-2012

In questo 2012 si festeggiano anche i 40 anni di carriera discografica dei Roxy Music e quindi quale migliore occasione per pubblicare un bel Box retrospettivo sulla carriera di Bryan Ferry, Brian Eno (solo nei primi due album), Andy Mackay, Phil Manzanera, Paul Thompson e Graham Simpson (nella foto e nella prima formazione); poi sarebbero transitati vari altri membri nella formazione, tra cui i più importanti sono stati Eddie Jobson e John Gustafson.

Questo cofanetto: 8 CD + 4 DVD esce a quasi 17 anni dal precedente Thrill Of It All pubblicato a fine 1995. Chissà quanti tesori inesplorati avranno trovato nei loro archivi? Niente! Praticamente ci sono gli otto album di studio e alla fine di ciascuno sono stati inseriti i brani che all’epoca era usciti come 45 giri, lati A e B e qualche remix. Le stesse cose all’incirca che apparivano nel quarto dischetto del cofanetto appena citato. Se poi consideriamo che i quattro DVD sono audio e quindi contengono solo gli album in versione per audiofili capite perché parlo di delusione. Senza dimenticare che erano uscite anche delle belle versioni degli album in mini-CD Vinyl Replicas. Se non uscisse il 2 aprile avrei pensato ad uno scherzo. Il tutto naturalmente, visti i contenuti, immagino costerà una cifra. E per aggiungere probabile “danno alla beffa” sono previste altre pubblicazioni nel corso dell’anno per festeggiare l’evento (saranno lì gli inediti). Per il momento questa è la lista completa:

TRACKLISTING

CD1: Roxy Music

1. Re-make/Re-model

2. Ladytron

3. If There Is Something

4. 2HB

5. The Bob (Medley)

6. Chance Meeting

7. Would You Believe?

8. Sea Breezes

9. Bitters End

Bonus Tracks:

10. Virginia Plain

11. The Numberer

CD2: For Your Pleasure

1. Do The Strand

2. Beauty Queen

3. Strictly Confidential

4. Editions Of You

5. In Every Dream Home A Heartache

6. The Bogus Man

7. Grey Lagoons

8. For Your Pleasure

Bonus Tracks:

9. Pyjamarama (Island Mix)

10. Pyjamarama (Polydor Mix)

11. The Pride And The Pain

12. Do The Strand (USA 7” Mix 3:19) **never been available on CD before**

CD3: Stranded

1. Street Life

2. Just Like You

3. Amazona

4. Psalm

5. Serenade

6. A Song For Europe

7. Mother Of Pearl

8. Sunset

Bonus Track:

9. Hula Kula

 

CD4: Country Life

1. The Thrill Of It All

2. Three And Nine

3. All I Want Is You

4. Out Of The Blue

5. If It Takes All Night

6. Bitter Sweet

7. Triptych

8. Casanova

9. A Really Good Time

10. Prairie Rose

Bonus Tracks:

11. The Thrill Of It All – 1977 Greatest Hits Edit (4’20) ) **never been available on CD before**

12. Your Application’s Failed

13. The Thrill Of It All (USA 7” Mix 3:20) **never been available on CD before**

CD5: Siren

1. Love Is The Drug

2. End Of The Line

3. Sentimental Fool

4. Whirlwind

5. She Sells

6. Could It Happen To Me?

7. Both Ends Burning

8. Nightingale

9. Just Another High

Bonus Tracks:

10. Love Is The Drug (USA 7” Mix 3:00) **never been available on CD before**

11. Sultanesque

12. Both Ends Burning (7” Mix 3:58) **never been available on CD before**

13. For Your Pleasure – Live **never been available on CD before**

CD6: Manifesto

1. Manifesto

2. Trash

3. Angel Eyes (***rock version***)

4. Still Falls The Rain

5. Stronger Through The Years

6. Ain’t That So

7. My Little Girl

8. Dance Away (***ballad Version***)

9. Cry, Cry, Cry

10. Spin Me Round

Bonus Tracks:

11. Trash 2

12. Dance Away (Single Version)

13. Dance Away (Canadian Extended 12” Mix)

14. Angel Eyes (Single Version)

15. Angel Eyes (12” Single Version)

CD7: Flesh And Blood

1. The Midnight Hour

2. Oh Yeah

3. Same Old Scene

4. Flesh And Blood

5. My Only Love

6. Over You

7. Eight Miles High

8. Rain Rain Rain

9. No Strange Delight

10. Running Wild

Bonus Tracks:

11. Oh Yeah (7” Version) **never been available on CD before**

12. Manifesto (Remake)

13. South Downs

14. Lover

15. Jealous Guy

16. To Turn On You (1981 B-Side Version) **never been available on CD before**

CD8: Avalon

1. More Than This

2. The Space Between

3. Avalon

4. India

5. While My Heart Is Still Beating

6. The Main Thing

7. Take A Chance With Me

8. To Turn You On

9. True To Life

10. Tara

Bonus Tracks:

11. Avalon (7” Single Version) **never been available on CD before**

12. Always Unknowing

13. Take A Chance With Me (7” Single Version) **never been available on CD before**

14. Take A Chance With Me (USA 7” Mix) **never been available on CD before**

15. The Main Thing (12” Single Version)

16. The Main Thing – Remix **never been available on CD before**

DVD 1: Roxy Music / For Your Pleasure

DVD 2: Stranded / Country Life

DVD 3: Siren / Manifesto

DVD 4: Flesh + Blood / Avalon

E questi erano gli inediti nel 4° disco di Thrill Of It All:

Disc 4 (singles, rare and unissued material)
1.The Virginia Plan (single)
2.The Numberer (unreleased song)
3.Pyjamarama (single)
4.The Pride And Pain (unreleased song)
5.Manifesto (New Version)
6.Hula Kula (unreleased song)
7.Trash 2 (unreleased song)
8.Your Application’s Failed (unreleased song)
9.Lover (rare song from Miami Vice soundtrack)
10.Sultanesque (unreleased song)
11.Dance Away (extended version)
12.South Downs (unreleased song)
13.Angel Eyes (extended version)
14.Always Unknowing (unreleased song, though avalible as a bonus song in some new Avalon editions.
15.The Main Thing (extended remix)
16.India (B-side to More Than This Single)
17.Jealous Guy (single)

Per questa volta rinuncio, grazie!

Bruno Conti

P.s Naturalmente mancano tutti gli album dal vivo e i DVD Video!

Novità Di Ottobre Parte IV. Bryan Ferry, Jethro Tull, Deep Purple, Elvis Costello, Strawbs Eccetera

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Quarto (e mezzo) ed ultimo aggiornamento sulle uscite discografiche di ottobre. Intanto qualche precisazione: il nuovo album di Elton John & Leon Russell The Union uscirà martedì prossimo, così come quello nuovo di KT Tunstall Tiger Suit già annunciato a fine mese scorso, idem per il nuovo Buddy Guy Living Proof. Per la serie meglio tardi che mai martedì vedrà la luce sul mercato italiano anche il fantomatico cofanetto dedicato a Bitches Brew di Miles Davis annunciato per fine agosto. Mentre per la serie “lasciate ogni speranza” la EMI italiana non distribuirà più la versione Super Deluxe del Box di David Bowie Station to Station e non pubblicherà (almeno per il momento) l’Apple Box Set da17 cd e relativi album sciolti (disponibili solo per il mercato inglese ed europeo nonché americano).

Su una nota più lieta però, la EMI pubblica in questi giorni molto materiale interessante, oltre all’antologia di Syd Barrett finalmente disponibile, da martedì 26 ottobre potrete trovare il nuovo album di Bryan Ferry Olympya e nelle tre versioni che vedete qua sopra: normale, CD+DVD con Making Of, Videoclip e una presentazione brano per brano delle canzoni contenute. La terza versione, oltre a CD e DVD, contiene anche un libro in brossura e quindi il prezzo lievita in modo esponenziale. Particolare non trascurabile l’album vede riuniti per la prima volta da tempi immemorabili (va bene facciamo dal 1973) i Roxy Music originali, Brian Eno compreso, oltre a Phil Manzanera e Andy Mackay. Non solo, sono della partita anche David Gilmour, Nile Rodgers, Groove Armada, Scissor Sisters, Marcus Miller, Flea, Mani e Jonny Greenwood dei Radiohead. Mica male! Tutti brani originali con due cover d’autore: No face, No name, No number dei Traffic e Song To the Siren di Tim Buckley. Mi sembra mooolto interessante.

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La Emi fa la parte del leone con altre tre ristampe interessantissime in uscita martedì prossimo: per il 40° Anniversario esce una versione tripla, 2 CD + DVD Audio di Stand Up dei Jethro Tull, secondo me il loro album migliore (anche se fino ad Aqualung non ne hanno sbagliato uno). Contenuto: album originale remastered nel primo dischetto con 11 bonus tracks, nel secondo CD un concerto alla Carnegie Hall del 1970. Il terzo è un DVD audio (quindi senza immagini)con la versione 5.1 del concerto e un’intervista con Ian Anderson. Non ho capito se gli ometti saltano su (Stand Up!) nella riproduzione della copertina originale interna come era successo nella prima ristampa contenuta in un boxettino triplo con i primi tre album (ce l’ho, ma questo manca quindi si ricompra per l’ennesima volta).

Doppio Deep Purple: il primo è la ristampa di Come Taste The Band in versione doppia per un totale di 31 brani (compreso un Kevin Shirley 2010 Remix e vari brani ripetuti più volte). E’ l’unico album con Tommy Bolin (per i profani quello che suonava la chitarra in Spectrum di Billy Cobham, ma anche nei James Gang) e andrebbe rivalutato. Al basso e canto Glenn Hughes, alla voce David Coverdale.

Deepest Purple è una antologia e festeggia 30 anni con una versione CD+DVD (mentre il disco precedente esce in occasione del 35° Anniversario): ci sono i grandi successi rimasterizzati nel 1° CD e varie interviste e rfilessioni di Jon Lord nel DVD oltre a estratti di brani della TV tedesca e altre chicche.

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Sempre nell’ambito ristampe la Universal finalmente pubblica anche in Italia (in Inghilterra erano usciti a luglio) e a prezzo speciale, i due volumi della BBC Sessions dedicati ai grandissimi Strawbs di Dave Cousins (ma nel gruppo sono passati anche Sandy Denny e Rick Wakeman). Il volume uno singolo comprende 19 brani da varie sessions tenute tra il 1968 e il 1973 per la BBC. Mentre il doppio raccoglie tutti i concerti dal vivo tenuti sempre per la BBC. Viene presentato come materiale inedito ma…Non ho avuto tempo di controllare se i brani erano contenuti nel (devo dire raro) cofanetto quintuplo A Taste Of Strawbs pubblicato dalla loro etichetta Witchwood Media nel 2006 e sulle varie ristampe Universal dei dischi originali con bonus aggiunte (temo di sì). In ogni caso si ricompra, come sempre, sulla fiducia.

Il nuovo Elvis Costello National Ransom, in effetti in Italia esce, forse, il 3 novembre (il 26 ottobre in Gran Bretagna) ma mi porto avanti con il lavoro. Prodotto da T-Bone Burnett (ma quanti ne fa?) se ne parla un gran bene: c’è un brano scritto con Jim Lauderdale, un paio con Burnett, uno di Leon Russell che appare anche in veste di ospite insieme a Buddy Miller, Marc Ribot e Vince Gill.

Un’ultima notizia in breve: ho visto che la Repertoire Records, forse, finalmente ripubblicherà i primi due album di Merry Clayton, annunciati e rinviati più volte. La nuova data è il 15 novembre. Per chi non sapesse chi è (e ce ne sono tanti, purtroppo) è quella strepitosa vocalist che, tra le tante cose fatte in carriera, canta la parte femminile in Gimme Shelter degli Stones (per la precisone, in Giappone sono usciti lo scorso anno, sorvoliamo sul prezzo). Attenzione comunque, i dischi sono belli ma non fantastici. Piccola curiosità, la prima cantante che era stata contattata per cantare nel brano degli Stones fu Bonnie Bramlett, ma non era disponibile (forse malata).

Alla prossima con le prime novità di novembre.

Bruno Conti

Un Altro Dei Dischi Dell’Anno? Arcade Fire – The Suburbs

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Arcade Fire – The SuburbsMerge/Universal CD/2 LP

Già cominciano a circolare voci sul “tradimento” dell’etica indie da parte del gruppo di Montreal unite ad altre voci (la maggior parte) che parlano di questo The Suburbs, il loro terzo, come del migliore della loro discografia.

Un giorno mi diranno quale è questo cosidetto filone indie o alternative (ma rispetto a cosa?): in ogno caso io mi unisco al gruppo dei “favorevoli”, non sara un capolavoro assoluto, (ma quanti ne escono in un anno?) ma mi pare un ottimo CD proprio nella vecchia ottica dell’album, inteso come vinile, che sarebbe doppio.

Ci sono tutti i piccoli escamotages del caso, tipo il disco che esce con otto copertine diverse tra cui scegliere, il vinile con copertina gatefold, ma c’è anche sostanza.

Una delle solite critiche è che è troppo lungo. Ma benedetti uomini e donne, il vostro lettore CD è fornito della funzione skip, tac e si passa al brano successivo, al limite ci si ritorna in un altro momento quando l’umore è quello giusto, non per fare un discorso alla “Catalano”, ma meglio avere un album con sedici tracce da ascoltare ed eventualmente tre o quattro da scartare, piuttosto che uno con dieci o dodici brani che se ne trovi quattro o cinque che non ti piacciono son c… amari.

Ma comunque devo dire che il disco funziona proprio nella sua interezza: sentito parecchie volte, e in questi giorni l’ho fatto per il piacere dell’ascolto e non per il “dovere” della recensione, regge sia nell’insieme che nei singoli brani.

Al sottoscritto ha ricordato qualcosa di Spectoriano (nel senso di Phil Spector), quel “wall of sound”, muro del suono, che ha sempre caratterizzato il settetto di Montreal (intesa come “casa” del gruppo, ma i due fratelli Butler sono nativi della California del nord e hanno vissuto per molti anni nei “suburbs” di Houston, Texas da cui il titolo dell’album), quel di più è meglio si diceva, la tendenza di “caricare” i suoni il più possibile, senza mai esagerare (ma ogni tanto ci sta pure) e diversificare molto le atmosfere dei brani. Era una caratteristica che avevano anche alcuni artisti britannici dei primi anni ’70 e penso al primo David Bowie o ai Roxy Music dei primi dischi, la capacità di mescolare sonorità elettroniche non eccessive al meglio del rock classico, con quei “lustrini” del glam a stemperare le atmosfere.

Il co-produttore Marcus Dravs, che è lo stesso del precedente Neon Bible e che ha lavorato anche con James, Coldplay e Brian Eno, ha saputo unire questo presunto stadium rock, il rok classico degli anni ’70 e l”anima indie e alternative (e ridagli!) degli Arcade Fire per plasmare questo The Suburbs che accontenterà palati più raffinati e amanti del buon pop.

Il disco si apre, nella title-track, sul mellifluo falsetto di Wim Butler e su atmosfere che ricordano il Bowie di Hunky Dory, il perfetto singolino d accoppiare a Month Of May come hanno fatto nel 12″ pubblicato a maggio. Il suono è semplice e complesso al tempo stesso, con le tastiere di Regine Chassagne, la signora Butler a interagire con archi, intesi come violini, viole, violoncelli e contrabbassi suonati dai vari componenti del gruppo che anche dal vivo si scambiano le varie strumentazioni.

Ready to start è un altro singolo potenziale, con una ritmica urgente di stampo rock e un sound radiofonico “moderno”, con chitarre ruggenti, sintetizzatori e tastiere varie che accompagnano la voce filtrata di Butler, glam rock futuribile, i vecchi Roxy con le tastiere di Eno.

Modern Man ricorda vagamente Learning to Fly di Tom Petty con il suo ritmo incalzante e le sue atmosfere orecchiabili, e non è inteso come un’offesa, meno complessa nei suoni dei brani precedenti anche se definirla semplice è esagerare.

Qualcuno ha paragonato questo disco nel suo insieme al ciclo di poemi di William Blake, Songs Of Innocence and Experience ma mi sembra un po’ esagerato, e perchè non la Divina Commedia o Romeo e Giulietta, in fondo trattasi di canzonette. Rococo, con la voce di Regine a doppiare quella del marito ricorda certi eccessi pop, ma quelli più gloriosi, degli ELO, tamto bistrattati e poi rivalutati, strati su strati di strumenti per un suono iper-raffinatissimo e un finale con chitarra in feedback.

Empty Room con la sottile voce di Regine Chassagne a guidare le danze ha comunque una energia synth-rock di grande appeal, con il solito muro di chitarre e tastiere e la ritmica in overdrive. City with no children aldilà del titolo visionario è uno dei brani più classici di rock dell’album, potrebbe essere su un album di Springsteen o degli Hold Steady e farebbe la sua bella figura. Half light, ancora con la voce della Chassagne a guidare il gruppo, si apre con un fade-in ed è un brano piacevole ma non memorabile, funzionale all’album nel suo insieme e qui ha un senso, ma non fondamentale, forse superfluo è eccessivo, magari ai prossimi ascolti potrei rivalutarla, gli arrangiamenti sono sempre maestosi e con quei crescendi tipici degli Arcade Fire.

Il battito elettronico di Half Light II ci introduce ad atmosfere che ricordano i Depeche Mode o gli U2 (che sono dei grandi fans e usavano Wake Up come brano intro dei loro concerti) fase 2 della produzione Eno/Lanois, “moderna ma con giudizio”. Suburban War con una bella chitarra con riverbero in evidenza è uno dei brani migliori dell’album, malinconica e appassionata ricorda certe cose più intimiste dei R.E.M. di Automatic for The People o dei primi Smiths, ma riviste nell’ottica inconfondibile degli Arcade Fire, con continui cambi di tempo e aperture orchestrate quasi eccessive ma vincenti all’ascolto.

Month of May è l’altro singolo e unisce un ritmo veloce quasi punk alla Ramones a sonorità electro-pop, tipo i primi Roxy Music di Virginia Plain, una strana alchimia che però funziona.

Wasted Hours è uno dei pochi brani lenti, visto che nella musica degli Arcade Fire non c’è posto per le ballate questo brano è la massima approssimazione ad un brano del “connazionale” Neil Young che ci potremo mai aspettare e questo si ricollega a certi giudizii che hanno paragonato questo album ad un incontro tra Neil Young e Depeche Mode. Altri lo hanno definito il loro OK Computer, ma superiore, confontato con i Radiohead oltre ai già citati R.E.M. di Automatic. Deep Blue è un altro dei brani definiti non indispensabili dalla critica ma al sottoscritto non dispiace, semplice e con un coretto pop nel ritornello.

We used to wait ricorda molto, ma molto da vicino, sarà il pianino insinuante, i Supertramp. ebbene sì, ma quelli migliori di Crime of the century, proprio il gruppo che era bello “odiare” negli anni ’70 e che periodicamente fanno capolino nella musica di qualche gruppo contemporaneo, anche loro maniaci della perfezione sonora e vocale e che ricevono un “omaggio” inatteso in questo brano. Sprawl è il secondo brano diviso in due parti, distinte e molto diverse tra loro, il primo è una ballata (no, non si può dire!) malinconica e raccolta, mentre la parte II, cantata dalla Regine Chassagne, sembra una traccia perduta della produzione dei Blondie, anche vagamente danzereccia, che sicuramente avrà i suoi estimatori ma non il sottoscritto.

Per concludere rimane The Suburbs (Continued) che riprende il tema del brano iniziale in un breve intramuscolo che nulla aggiunge e nulla toglie al disco nel suo insieme, fine della track-by-track.

Da domani nei negozi!

Capolavoro o disco normale? Ai posteri l’ardua sentenza! E con questa sentenza Pilatesca me ne lavo le mani. Anzi no, normale capolavoro potrebbe andare?

Bruno Conti