Anche Mister Little “A-Wop-Bop-A-Loo-Bop-A-Wop-Bam-Boom” Richard Se Ne E’ Andato…Ora Rimane Soltanto Jerry Lee!

little richard screaming

Ieri, 9 maggio 2020, il rock’n’roll ha perso uno dei suoi pionieri più fondamentali: si è infatti spento a Nashville, a causa di un tumore osseo, il grande Richard Wayne Penniman, che tutto il mondo aveva imparato a conoscere come Little Richard. Figura importantissima per lo sviluppo del rock’n’roll nell’ambito della musica popolare (iniziò diversi anni prima di un certo Elvis Presley), Richard fu anche il solo esponente di colore del genere insieme a Chuck Berry (ci sarebbero anche Fats Domino e Bo Diddley, benché i loro nomi non sono sempre associati direttamente al rock’n’roll), ma mentre le radici del rocker di St. Louis affondavano nel blues, Penniman fu il primo a contaminare la sua musica con cospicue dosi di rhythm’n’blues, soul e gospel, il tutto unito ad esibizioni infuocate e ad un look stravagante e decisamente trasgressivo per l’epoca.

little richard with the beatles

Oggi la sua figura è poco citata (complice anche la lunga inattività discografica), ma Richard è considerato uno dei soggetti più influenti in assoluto nel mondo del rock, e parlo di gente come Beatles, Rolling Stones (Mick Jagger lo ha definito la sua massima fonte di ispirazione), Bob Dylan (che quando fu introdotto nella Hall Of Fame dichiarò che fu proprio per merito della figura di Little Richard a convincersi a diventare musicista, concetto ribadito ieri con un messaggio su Twitter), John Fogerty, Bob Seger, Jimi Hendrix (che ancora sconosciuto fu per quasi un anno il suo chitarrista), Rod Stewart e Freddie Mercury, ma anche suoi quasi contemporanei come Ray Charles e James Brown. Nato nel 1932 a Macon, in Georgia, Richard era il terzo di ben dodici figli, e ricevette dai suoi genitori un’educazione a forte carattere religioso, cosa che si rivelerà determinante per il suo futuro. La musica entrò presto nella vita del giovane Richard, che usava esibirsi nelle chiese locali insieme ai membri della sua famiglia con il nome di The Penniman Singers.

A scuola perse presto interesse per lo studio ed iniziò a suonare in gruppi giovanili (prima di spostarsi al pianoforte, il suo primo strumento fu il sassofono), essendo notato per la prima volta nel 1947 da Sister Rosetta Tharpe, che ne ammirava lo stile esuberante e la voce potente nonostante la giovanissima età. In seguito Richard conobbe il già affermato Billy Wright (jump blues singer che era anche uno dei suoi idoli giovanili), che tramite le sue conoscenze lo aiutò a fargli firmare un contratto con la RCA ed a farlo entrare in uno studio di registrazione nel 1951, dove incise il suo primo 45 giri Taxi Blues.

Durante i primi anni (funestati anche dal lutto per la tragica morte del padre, ucciso con un colpo di pistola all’inizio del 1952) Richard non ebbe alcun successo con i suoi singoli, neppure quando passò dalla RCA alla Peacock, ma le cose cambiarono quando fu notato dal noto produttore Robert “Bumps” Blackwell, che gli fece firmare un nuovo contratto con la Specialty Records. Inizialmente le cose non sembravano andare molto meglio, ma spesso nella storia del rock’n’roll gli eventi più importanti succedono quasi per caso: nel 1955, in una pausa tra una session e l’altra, Richard iniziò a strimpellare al piano l’abbozzo di una nuova canzone dal testo non esattamente “stilnovista” ed un titolo un po’ idiota, ma con un mood sonoro decisamente trascinante. Blackwell intravide subito il potenziale della canzone e la fece incidere al nostro pubblicandola in tempi stretti come singolo.

Sto parlando di Tutti Frutti, una delle cinque-sei rock’n’roll songs che tutto il mondo (ma proprio tutto) conosce, brano che balzò subito al secondo posto delle classifiche e l’anno seguente acquistò ancora maggior popolarità in quanto fu incisa da Elvis nel suo formidabile album di debutto. Il resto è storia: da lì in poi Richard incise una lunga serie di canzoni che hanno fatto la storia del rock’n’roll (molte delle quali scritte da lui o dalla coppia formata da Blackwell e John Marascalco), brani irresistibili e famosissimi che rispondono ai titoli di Lucille, Slippin’ And Slidin’, Rip It Up, Ready Teddy, Long Tall Sally, Send Me Some Lovin’, Jenny Jenny, Good Golly Miss Molly, Kansas City, Keep A-Knockin’,

mentre dal 1957 con Here’s Little Richard il nostro incominciò anche a pubblicare album, pubblicati dalla etichetta Specialty, che all’inizio degli anni sessanta presero anche un indirizzo gospel.

A tutto ciò, Richard affiancava travolgenti esibizioni dal vivo, durante le quali venivano in un certo senso oltrepassate le rigide barriere razziali che resistevano ben salde nell’America di quegli anni, in quanto bianchi e neri si ritrovavano a ballare insieme nei club al suono della musica del piccolo musicista della Georgia. L’educazione religiosa ricavuta da bambino incomiciò però a bussare alla sua porta, e proprio nel 1957 (quindi all’apice del successo) il nostro smise improvvisamente di esibirsi dal vivo per frequentare un corso universitario cristiano al fine di diventare predicatore, ma nel 1962 tornò sulle scene con un trionfale tour nel Regno Unito, con sia Beatles che Stones (entrambi i gruppi erano agli esordi) come band di supporto prima dei suoi spettacoli.

Gli anni sessanta però vedranno calare la stella di Richard (destino comune con tutte le altre star dei fifties), e lui contribuirà in prima persona a causa dell’uso di droghe e di atteggiamenti a sfondo sessuale per l’epoca scandalosi (in quel periodo l’omosessualità non era vista benissimo, specie nell’America perbenista della cosiddetta “Bible Belt”), anche se verso la fine della decade tentò una parziale risalita, pubblicando due buoni album per la Okeh (uno in studio ed un live), nel 1969 partecipò al Toronto Peace Festival, organizzato da John Lennon, che vedete sotto e nel 1970 un disco dal suono parzialmente country per la Reprise (The Rill Thing). Gli anni settanta però saranno ancora più avari di soddisfazioni per Richard, che rischierà di sprofondare ancora di più nel tunnel della droga ma troverà conforto ancora una volta nella religione, diventando un predicatore quasi a tempo pieno e diradando in maniera sempre maggiore gli impegni musicali.

Un solo album negli anni ottanta (Lifetime Friend, 1986) ed uno nei novanta, una raccolta uscita nel 1992 con vecchie hits reincise con il chitarrista giapponese (!) Masayoshi Takanaka: poi più nulla a livello discografico (se si esclude qualche ospitata su dischi altrui o partecipazioni a tribute albums e colonne sonore) e solo sporadiche esibizioni dal vivo fino al 2013. Ma non c’era bisogno d’altro, in quanto il lascito di Little Richard alla storia del rock’n’roll era già enorme per quanto fatto nella seconda metà degli anni cinquanta e per l’influenza avuta sulle generazioni di musicisti venute dopo di lui: io vorrei ricordarlo con la re-incisione di Good Golly Miss Molly nel 1991, uno dei suoi brani storici per la colonna sonora del film con John Goodman King Ralph, registrazione prodotta dal mio “amico” Jeff Lynne e con Ringo Starr alla batteria (e del cui rarissimo CD singolo possiedo orgogliosamente una copia).

Con la scomparsa di Mr. Penniman ora Jerry Lee Lewis è davvero rimasto “the last man standing” dell’epoca d’oro del rock’n’roll: tieni duro Killer!

Marco Verdi

Un Ritorno Alle Origini In Un Tempio Della Musica. Bryan Ferry – Live At The Royal Albert Hall 1974

bryan ferry live at the royal albert hall

Bryan Ferry – Live At The Royal Albert Hall 1974– BMG Rights Management – CD Deluxe Edition – 2 LP

Di questa vera icona rock britannica mi ero già occupato recensendo su queste pagine, sul finire del 2013 un eccellente DVD Live In Lyon https://discoclub.myblog.it/2013/11/21/intramontabile-dandy-del-rock-bryan-ferry-live-in-lyon/ , e ora con piacere mi accingo a parlarvi di questo Live At The Royal Albert Hall uscito da pochi giorni nei negozi e su tutte le piattaforme musicali. In questo concerto Bryan ripropone i suoi primi due dischi da solista These Foolish Things (73) e Another Time, Another Place (74), due album di “covers” , in quanto in quel periodo Ferry avvertiva il bisogno direi quasi fisiologico di misurarsi con brani di altri artisti, e mettersi in competizione con loro in un ideale e immaginario “braccio di ferro”, rischiando la propria reputazione artistica. Così nella serata del 19 Dicembre 1974 sale sul palco della mitica Royal Albert Hall di Londra (e se passate da quelle parti è d’obbligo visitarla), accompagnato da un’orchestra di 30 elementi diretta da Martyn Ford, con il sostegno dei fidati “pard” dei Roxy Music Phil Manzanera alla chitarra, Paul Thompson alla batteria, Eddie Jobson al piano e violino, e con il contributo di John Porter e  John Wetton al basso, e l’aggiunta delle belle e brave coriste Vicki Brown, Doreen Chanter, Helen Chappelle, per un lungo viaggio musicale attraverso alcuni classici del passato, che spaziano dagli anni ’30 ai ’60, scegliendo le canzoni con cui Bryan si era musicalmente formato, e che nell’occasione vengono riproposte e personalizzate in questo live con la sua abituale classe, marchio distintivo di tutta la sua  carriera.

Il concerto inizia alla grande con una rilettura “satanica” di Sympathy For The Devil degli Stones, con subito le coriste in evidenza, per poi recuperare un brano degli anni ’60 I Love How You Love Me, portato al successo dal trio femminile The Paris Sisters, con una bella sezione fiati a dettare il ritmo, seguito dal rock’n’roll scatenato di una Baby I Don’t Care (uno dei punti di forza del primo Elvis Presley con il “prefisso” (You’re So Square),,, e ripreso tra i tanti anche da Joni Mitchell e Led Zeppelin), per poi passare ai ritmi pop di una piacevole It’s My Party, cantata ai tempi (sempre anni ’60) da Lesley Gore che vendette a vagonate. Il Ferry di quel periodo alternava l’approccio pop al rock dei Roxy Music, e la dimostrazione lampante è la seguente Don’t Worry Babe dall’album Shut Down Vol .2 dei Beach Boys, con le tre coriste in formato “Stax”, a cui fanno seguito il rock sincopato di Another Time, Another Place, dello stesso Ferry, l’omaggio a Ike & Tina Turner andando a recuperare una Fingerpoppin’ con largo uso di una intrigante sezione fiati, per poi rispolverare meritoriamente un classico come The Tracks Of My Tears, portata al successo dal grande Smokey Robinson con i suoi Miracles.

Dopo una buona dose di applausi, le riletture proseguono, sorprendentemente andando a recuperare dal vasto repertorio di Lennon-McCartney una poco conosciuta You Won’t See Me (la trovate su Rubber Soul), per poi commuovere il pubblico in sala con una stratosferica versione di Smoke Gets In Your Eyes dei Platters con il sax di Chris Mercer in evidenza (brano eseguito anche da artisti del calibro di Dinah Washington, Sarah Vaughan, Eartha Kitt, Patti Austin e perfino Thelonious Monk), e poi finalmente cantare la lucida follia di A Hard Rain’s A-Gonna Fall del grande Bob Dylan, con una versione dal crescendo “rossiniano” che mette in risalto ancora la bravura delle soliste. Dopo una lunga e meritata ovazione in sala, ci si avvia alla fine del concerto con Bryan Ferry che recupera dall’appena oubblicato Country Life dei suoi Roxy Music, un brano d’atmosfera con i violini in sottofondo come A Really Good Time, per poi ritornare al suono R&B con una mossa The ‘In’ Crowd, portata al successo da Dobie Gray, e poi andare a chiudere con un brano del lontano 1936 scritto da tale Jack Strachey, una These Foolish Things suonata e cantata in perfetto stile “ragtime”. Sipario, nuovaovazione e applausi più che meritati. Tutta la vicenda artistica dell’eterno “dandy” del pop è stata un continuo percorso in bilico tra la sua appartenenza al suo gruppo i Roxy Music e la parallela carriera solista iniziata negli anni ’70, un signore ricordo che nel corso di una lunga e gloriosa carriera ha venduto la bellezza di oltre 30 milioni di dischi, con un patrimonio di canzoni che ha influenzato intere generazioni, con il suo stile da “crooner” futurista, accompagnato da un’eleganza sopraffina, e, cosa più importante, sempre con uno stuolo di formidabili musicisti e “sessionmen” ad assecondarlo.

Anche se i tempi sono cambiati, per parafrasare il suo mito Bob Dylan, questo Bryan Ferry Live At The Royal Albert Hall è un album che, nonostante sia rimasto inedito per 46 anni, è stato giusto portare alla luce, in quanto certifica l’inizio della carriera solista di Ferry, in un concerto che è un’istantanea straordinaria di brani famosi e non, che sono “amplificati” dai pard nella sua band ( leggi Roxy Music), potenziati dalla sezione archi e corni di una meravigliosa orchestra, e dalla contagiosa esibizione canora, ovviamente in smoking, sul palco del celebre teatro londinese da parte del nostro amico Bryan Ferry. NDT*: Per completezza di informazione aggiungo che il 29 Marzo del 2019, Bryan Ferry e la sua band, i Roxy Music, hanno fatto ingresso nella famosa e istituzionale Rock And Roll Hall Of  Fame.

Tino Montanari

Lo Springsteen Della Domenica: Un Boss “Diverso”, Ma Non Privo Di Sorprese! Bruce Springsteen – Bridge School 1986

bruce springsteen bridge school

Bruce Springsteen – Bridge School, October 13th 1986 – live.brucespringsteen.net/nugs.net CD – Download

Per la penultima uscita della serie di concerti d’archivio di Bruce Springsteen la scelta è caduta su uno show molto particolare, una performance rara e poco conosciuta anche dai collezionisti di bootleg del Boss. Sto parlando della partecipazione del nostro al primo Bridge School Benefit in assoluto, tenutosi nell’Ottobre del 1986 allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View in California, serata organizzata da Neil Young con l’allora moglie Pegi per supportare la Bridge School, istituto che si occupa di aiutare i bambini disabili (ricordo che Neil ha due figli affetti da problemi cerebrali), una manifestazione che da allora si è ripetuta per quasi tutti gli anni fino al 2016 e che ha ospitato alcuni tra i migliori artisti del panorama internazionale in performance perlopiù acustiche. Inutile dire che Springsteen era uno degli artisti di punta della serata, ed il nostro ha ripagato il pubblico con una prestazione breve ma intensa (dieci canzoni per un totale di 58 minuti, finora l’unica uscita su singolo CD dell’intera serie dei Live Archives di Bruce), che tra l’altro era il suo primo show dopo la trionfale tournée di Born In The U.S.A., ed il suo primo set acustico degli anni ottanta.

L’inizio del breve concerto è abbastanza strano, con una You Can Look (But You Better Not Touch) cantata a cappella, non il primo brano di Bruce che mi verrebbe in mente per una esecuzione per sola voce (ed infatti il risultato non mi convince molto, anche se il pubblico apprezza). Born In The U.S.A. è in una irriconoscibile versione folk-blues, che se nei futuri tour acustici diventerà familiare, in questa serata del 1986 era alla prima performance in assoluto con questo arrangiamento. Al terzo brano la prima sorpresa, in quanto salgono sul palco Danny Federici alla fisarmonica e Nils Lofgren alla chitarra e seconda voce, e rimarranno fino alla fine: Seeds è più tranquilla rispetto alle versioni elettriche con la E Street Band ma sempre coinvolgente, Dartlington County è vivace anche in questa veste stripped-down, e Mansion On The Hill è come al solito davvero intensa e toccante. Fire è il consueto divertissement, con Bruce che stimola le reazioni del pubblico alternando ad arte stacchi e ripartenze, mentre sia Dancing In The Dark che Glory Days, spogliate dalle sonorità “ruspanti” di Born In The U.S.A., sembrano quasi due canzoni nuove (e la seconda è trascinante anche in questa versione “ridotta”).

Dopo una godibilissima Follow That Dream in chiave folk (brano di Elvis Presley tra i preferiti del nostro), gran finale con il Boss che viene raggiunto nientemeno che da Crosby, Stills, Nash & Young alle voci (Stills e Young anche alle chitarre) per una corale e splendida Hungry Heart, rilettura decisamente emozionante con l’accordion di Federici grande protagonista, degna conclusione di un set breve ma intrigante, le cui vendite frutteranno la cifra di due dollari a copia (o download) da destinare alla Bridge School. Squilli di tromba e rulli di tamburo per la prossima uscita della serie, che si occuperà di quella che è forse la performance più leggendaria di sempre del Boss. Un indizio? Trattasi di un vero “cavallo di battaglia”…

Marco Verdi

Novità Prossime Venture 2. Il “Solito” Elvis Di Agosto: Cofanetto Elvis Presley Live 1969

elvis live 1969

Elvis Presley – Elvis “Live 1969” – 11 CD Box Rca/Legacy – 09-08-2019

Come tutti gli anni ad agosto, in concomitanza con la data della morte, avvenuta il 16 agosto del 1977, la RCA (ora del gruppo Sony), la sua vecchia etichetta pubblica qualcosa di “nuovo” per ricordare la ricorrenza. Quest’anno tocca ad un lussuoso cofanetto di 11 CD che raccoglie tutti i concerti tenuti dal 21 al 26 agosto del 1969 all’International Hotel di Las Vegas, sia pomeriggio che sera, molti dei quali parzialmente inediti, altri pubblicati tramite l’etichetta FTD Follow That Dream, uno spin-off ufficiale della Sony che dal 1999 pubblica materiale dedicato specificatamente ai collezionisti e venduto direttamente dalla label, ma non nei circuiti normali. Infine un concerto, quello serale del 25 agosto è completamente inedito, mentre quello di mezzanotte dello stesso giorno era stato già pubblicato dalla FTD.

Comunque di seguito potete leggere il lungo dettaglio completo dei contenuti del box:

[CD1]
Show 1 – August 21, 1969. Midnight show
1. Blue Suede Shoes* (Carl Perkins)
2. I Got A Woman (Ray Charles)
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/(Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. Memories (Billy Strange/Scott “Mac” Davis)
9. Mystery Train/Tiger Man (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
10. Monologue*
11. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
12. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
13. Are You Lonesome Tonight? (Roy Turk/Lou Handman)
14. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/(John Lennon/Paul McCartney)
15. Introductions including Happy Birthdaysung to James Burton)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set 08-13-1991
16. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
17. Suspicious Minds (Mark James)
18. What’d I Say (Ray Charles)
19. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

Tracks 2-9, 11-19 first issued on the album Viva Las Vegas-7-31-2007
*Previously unreleased

[CD2]
Show 2 – August 22, 1969. Dinner show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
First release: RCA Walmart Special (US. & International BMG ELVIS VIVA LAS VEGAS 2-CD set- 07-31-2007
2. I Got A Woman (Ray Charles)
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. Memories (Billy Strange/Scott “Mac“ Davis)
9. Mystery Train/Tiger Man (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
10. Monologue
First release: RCA Walmart Special (US. & International BMG ELVIS VIVA LAS VEGAS 2-CD- 07-31-2007
11. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
12. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
13. Are You Lonesome Tonight? (Roy Turk/Lou Handman)
14. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/(John Lennon/Paul McCartney)
15. Introductions
16. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
17. Suspicious Minds (Mark James)
18. What’d I Say (Ray Charles)
19. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

Complete show release: FTD ELVIS IN PERSON AT THE INTERNATIONAL HOTEL, Las Vegas, Nevada 2-CD-12-2008

[CD3]
Show 3 – August 22, 1969. Midnight show
1. Blue Suede Shoes* (Carl Perkins)
2. I Got A Woman * (Ray Charles)
3. All Shook Up* (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD -08-13-1991
6. Heartbreak Hotel* (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog* (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. Memories* (Billy Strange/Scott “Mac” Davis)
9. My Babe (Willie Dixon)
First release: RCA ELVIS: TODAY, TOMORROW & FOREVER 4-CD SET 06-25-2002
10. Mystery Train/Tiger Man (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set -08-13-1991
11. Monologue*
12. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
First release: RCA ELVIS: TODAY, TOMORROW & FOREVER 4-CD SET-06-25-2002
13. Funny How Time Slips Away (Willie Nelson)
First release: RCA ELVIS: TODAY, TOMORROW & FOREVER 4-CD SET-06-25-2002
14. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
First release: RCA ELVIS: TODAY, TOMORROW & FOREVER 4-CD SET-06-25-2002
15. Are You Lonesome Tonight?* (Roy Turk/Lou Handman)
16. Yesterday/Hey Jude* (John Lennon/Paul McCartney)/ (John Lennon/Paul McCartney)
17. Introductions*
18. In The Ghetto* (Scott “Mac” Davis)
19. Suspicious Minds* (Mark James)
20. What’d I Say (Ray Charles)
First release: RCA ELVIS: TODAY, TOMORROW & FOREVER 4-CD SET 06-25-2002
21. Can’t Help Falling In Love* (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

*Previously unreleased
Previously Unreleased as a Complete Show

[CD4]
Show 4 – August 23, 1969. Dinner show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
2. I Got A Woman (Ray Charles)
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. Memories (Billy Strange/Scott “Mac” Davis)
9. Mystery Train/Tiger Man (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
10. Monologue
11. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
12. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
13. Are You Lonesome Tonight? (Roy Turk/Lou Handman)
14. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/ (John Lennon/Paul McCartney)
15. Introductions
16. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
17. Suspicious Minds (Mark James)
18. What’d I Say (Ray Charles)
19. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

First release: RCA 2-LP set THE INTERNATIONAL HOTEL, LAS VEGAS, NEVADA, AUGUST 23, 1969- 04-13-2019

[CD5]
Show 5 – August 23, 1969. Midnight show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
2. I Got A Woman (Ray Charles)
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. Memories (Billy Strange/Scott ”Mac” Davis)
9. Mystery Train/Tiger Man (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
10. Monologue
11. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
12. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
13. Reconsider Baby (Lowell Fulsom)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set -08-13-1991
14. Are You Lonesome Tonight? (Roy Turk/Lou Handman)
15. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney. (John Lennon/Paul McCartney)
16. Introductions
17. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
18. Suspicious Minds (Mark Davis)
19. What’d I Say (Ray Charles)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set 08-13-1991
An edited version was first released on RCA ELVIS-GREATEST HITS VOLUME ONE 11-1981
20. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

Complete show release: FTD ELVIS AT THE INTERNATIONAL- 01-2003

[CD6]
Show 6 – August 24, 1969. Dinner show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
2. I Got A Woman (Ray Charles)
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set 08-13-1991
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. I Can’t Stop Loving You (Don Gibson)
9. Johnny B. Goode (Chuck Berry)
10. Monologue
11. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
12. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
13. Are You Lonesome Tonight? (Roy Turk/Lou Handman)
14 Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/ (John Lennon/Paul McCartney)
First release: (“Yesterday” only. RCA ELVIS ARON PRESLEY 8-LP set 08-1980
15. Introductions
16. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
17. Suspicious Minds (Mark James)
18. What’d I Say (Ray Charles)
19. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

Complete show release: RCA LIVE IN LAS VEGAS 4-CD set -7-10-2001

[CD7]
Show 7- August 24, 1969. Midnight show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)- 11-2006
2. I Got A Woman (Ray Charles)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)- 11-2006
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)- 11-2006
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)- 11-2006
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)- 11-2006
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)-11-2006
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)-11-2006
8. I Can’t Stop Loving You* (Don Gibson)
9. Johnny B. Goode (Chuck Berry)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2 LP set-10-14-1969
10. Monologue*
11. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
First release: RCA PLATINUM – A LIFE IN MUSIC 4 CD set-7-15-1997
12. Runaway* (Max Crook/Del Shannon)
13. Are You Lonesome Tonight? (Roy Turk/Lou Handman)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2 LP set-10-14-1969
14. Words (Robin, Barry & Maurice Gibb)
First release: RCA PLATINUM – A LIFE IN MUSIC 4 CD set-7-15-1997
15. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/ (John Lennon/Paul McCartney)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)- 11-2006
16. Introductions*
17. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
First release: RCA ELVIS ARON PRESLEY 8-LP set 08-1980
18. Suspicious Minds (Mark James)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)-11-2006
19. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)-11-2006

*Previously unreleased
Previously Unreleased as a Complete Show

[CD8]
Show 8 – August 25, 1969. Dinner show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set -08-13-1991
2. I Got A Woman (Ray Charles)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991
3. All Shook Up* (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender* (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel* (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel* (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog* (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. Memories (Billy Strange/Scott “Mac” Davis)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991
9. Mystery Train/Tiger Man* (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
10. Monologue*
11. Baby, What You Want Me To Do* (Jimmy Reed)
12. Funny How Time Slips Away (Willie Nelson)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991
13. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
First release: RCA ON STAGE – FEBRUARY, 1970-06-01-1970
14. Words (Robin, Barry & Maurice Gibb)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)-11-2006
15. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/ (John Lennon/Paul McCartney)
First release: (“Yesterday”): RCA ON STAGE – FEBRUARY, 1970-06-01-1970
First release: (“Hey Jude”): RCA ON STAGE (1999 re-release)-05-18-1999
16. Introductions*
17. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969
18. Suspicious Minds* (Mark James)
19. What’d I Say* (Ray Charles)
20. Can’t Help Falling In Love* (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

*Previously unreleased
Previously Unreleased as a Complete Show

[CD9]
Show 9 – August 25, Midnight show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969
2. I Got A Woman (Ray Charles)
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set 10-14-1969
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969
8. I Can’t Stop Loving You (Don Gibson)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969
9. My Babe (Willie Dixon)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969
10. Mystery Train/Tiger Man (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969
11. Monologue
12. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
13. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
14. Are You Lonesome Tonight? (Roy Turk/Lou Handman)
15. Words (Robin, Barry & Maurice Gibb)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969
16. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/ (John Lennon/Paul McCartney)
17. Introductions
18. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
First release: FTD WRITING FOR THE KING (book & 2-CD set)-11-2006
19. Suspicious Minds (Mark James)
20. What’d I Say (Ray Charles)
21. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

Complete show release: FTD HOT AUGUST NIGHT-06-2013

[CD10]
Show 10 – August 26, 1969. Dinner show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
2. I Got A Woman (Ray Charles)
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. Memories (Billy Strange/Scott “Mac” Davis)
9. My Babe (Willie Dixon)
First release: RCA ELVIS ARON PRESLEY 8-LP set -08-1980
10. Mystery Train/Tiger Man (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
11. Monologue
12. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
13. Runaway (Max Crook/Del Shannon)
14. Inherit The Wind (Eddie Rabbitt)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991
15. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/ (John Lennon/Paul McCartney)
16. Introductions
17. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
18. Suspicious Minds (Mark James)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969
19. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)
First release: RCA FROM MEMPHIS TO VEGAS/FROM VEGAS TO MEMPHIS 2-LP set-10-14-1969

Complete show release: FTD LIVE IN VEGAS-02-2011

[CD11]
Show 11 – August 26, 1969. Midnight show
1. Blue Suede Shoes (Carl Perkins)
2. I Got A Woman (Ray Charles)
3. All Shook Up (Otis Blackwell/Elvis Presley)
4. Love Me Tender (Vera Matson/Elvis Presley)
5. Jailhouse Rock/Don’t Be Cruel (Jerry Leiber/Mike Stoller)/ (Otis Blackwell/Elvis Presley)
6. Heartbreak Hotel (Tommy Durden/Mae Boren Axton/Elvis Presley)
7. Hound Dog (Jerry Leiber/Mike Stoller)
8. I Can’t Stop Loving You (Don Gibson)
9. Mystery Train/Tiger Man (Junior Parker/Sam Phillips)/ (Joe Hill Louis/Sam Burns)
10. Monologue
11. Baby, What You Want Me To Do (Jimmy Reed)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991
12. Runaway Max Crook/Del Shannon)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991
13. Are You Lonesome Tonight? (Laughing version. (Roy Turk/Lou Handman)
First release: RCA ELVIS ARON PRESLEY 8-LP set-08-1980
14. Rubberneckin’ (Dory Jones/Bunny Warren)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991 (complete version only)
15. Yesterday/Hey Jude (John Lennon/Paul McCartney)/ (John Lennon/Paul McCartney)
16. Introductions
17. In The Ghetto (Scott “Mac” Davis)
18. This Is The Story (Chris Arnold/Geoff Morrow/David Martin)
First release: RCA COLLECTORS GOLD 3-CD set-08-13-1991
19. Suspicious Minds (Mark James)
20. Can’t Help Falling In Love (Hugo Peretti/Luigi Creatore/George Weiss)

Complete show release: FTD ALL SHOOK UP-07-2005

Come potete vedere il repertorio è praticamente identico per tutti i concerti, con pochissime eccezioni che potete leggere, e quindi destinato solo ai fan più sfegatati, gli altri si possono accontentare di In Person at the International Hotel, Las Vegas, Nevada, che aveva degli estratti dei concerti del 24-25-26 agosto oppure del box Live In Las Vegas che aveva il concerto completo della mezzanotte del 25 agosto. Esce il 9 agosto p.v.

Bruno Conti

Dai Falchi Ai Guerrieri, Ma Sempre Quello L’Argomento E’. Mark Wenner’s Blues Warriors

mark wenner's blues warriors

Mark Wenner’s Blues Warriors – Mark Wenner’s Blues Warriors – Eller Soul 

All’incirca a metà 2017 era uscito l’ultimo album dei Nighthawks All You Gotta Do, uno dei migliori della loro discografia recente https://discoclub.myblog.it/2017/10/04/questa-volta-non-si-scherza-bentornati-a-bordo-the-nighthawks-all-you-gotta-do/ , ma ora un po’ a sorpresa (e ne parliamo con ritardo, visto che è già uscito da alcuni mesi, ma ormai le produzioni indipendenti americane, con rare eccezioni, si faticano a trovare e sono piuttosto costose, almeno per noi europei) esce un album solista di Mark Wenner, il leader maximo dei “Falchi della Notte”, il quinto che pubblica fuori dalla band,: due ancora negli anni ’80, nell’era del vinile, e due nella prima decade dei 2000. Il moniker scelto è Mark Wenner’s Blues Warriors, e dalla sua formazione storica si porta dietro il fedele batterista Mark Stutso, aggiungendo due chitarristi, Zach Sweeney, un solista emergente con trascorsi nel country, visto che suonava con Wayne Hancock, e Clarence ‘The Bluesman’ Turner, un musicista nero dell’area di Washington, D.C., con un album solista nel suo CV; a completare la formazione il contrabbassista Steve Wolf, un veterano che ha militato anche nella band di Danny Gatton, e un annetto abbondante fa ha rilasciato un album acustico in coppia con Tom Principato, The Long Way Home, di cui abbiamo parlato su queste pagine https://discoclub.myblog.it/2017/11/01/un-disco-anomalo-acustico-per-il-chitarrista-di-washington-d-c-tom-principato-steve-wolf-the-long-way-home/ .

Per l’occasione Mark Wenner e soci hanno deciso di realizzare un album tutto incentrato su pezzi classici del blues, con un paio di deviazioni nel R&R e un solo brano originale di Wenner, dedicato a Jimmy Reed. Niente per cui stracciarsi le vesti, ma un disco solido e ben suonato e cantato, a partire da un ”oscuro” brano di Muddy Waters, Diamonds At Your Feet, che era il lato B di un vecchio 45 del 1956, con Clarence Turner alla voce, che si rivela vocalist e chitarrista di buona attitudine e tocco molto classico, come pure Sweeney, mentre Wenner soffia nella sua cromatica, di seguito troviamo una divertente (Let Me Be Your) Teddy Bear, proprio il famoso brano di Elvis, che viene leggermente rallentato a tempo di blues, per essere vicini alla versione di Big Joe Turner, con il contrabbasso di Wolf che pompa il ritmo di gusto, mentre Mark canta e soffia nella sua armonica, alternandosi alla chitarra. Rock A While è sempre di Turner, un altro shuffle swingante, mentre Checkin’ Up On My Baby è Chicago Blues della più bell’acqua, sempre con il dualismo armonica-chitarra, Sweeeney per l’occasione, per questo brano che facevano benissimo Buddy Guy e Junior Wells; Just To Be With You era un altro brano di Muddy Waters, il classico slow blues cadenzato, con Turner di nuovo al proscenio, mentre il contrabbasso di Wolf marca il tempo con voluttà.

Altro pezzo da 90 è King Bee di Slim Harpo, con Wenner che interpreta i doppi sensi del brano, senza dimenticare di soffiare nell’armonica, come peraltro in tutti i pezzi di questo album; non manca l’omaggio a B.B. King con una sontuosa It’s My Own Fault, cantata da Stutso, che l’aveva già intonata con classe e potenza nei Drivers di Jimmy Thackery, e pure il R&R divertito di una frenetica Hello Josephine del grande Fats Domino, con armonica e chitarra a sostituire il piano. Un altro Sonny Boy Williamson con la intensa Trust My Baby, e poi il picking quasi country nello strumentale swing The Hucklebuck ad opera di Zach Sweeney, con assoli di tutta la band; Just Like Jimmy è un altro strumentale, come ricordato all’inizio, l’unico pezzo firmato da Wenner e dedicato a Jimmy Reed, e per chiudere un altro blues di quelli duri e puri come Dust My Broom, Robert Johnson via Elmore James per uno dei capolavori assoluti delle 12 battute, ovviamente con molta più armonica rispetto alle versioni abituali, di nuovo comunque con Robert Turner e Zach Sweeney co-protagonisti insieme a Mark Wenner.

Bruno Conti

L’Eccezione Che Conferma La Regola: Non Tutte Le Orchestre Vengono Per Nuocere! Buddy Holly With The Royal Philarmonic Orchestra – True Love Ways

buddy holly true love ways

Buddy Holly With The Royal Philarmonic Orchestra – True Love Ways – Decca/Universal CD

Sono sempre stato parecchio critico verso le operazioni di “lifting musicale”, in particolare quando vengono prese le tracce vocali di un artista scomparso alle quali viene aggiunto un accompagnamento strumentale inciso ex novo. Qualche eccezione la faccio anch’io, tipo quando si vuole in un certo modo omaggiare il proprio passato (come i Beatles con Free As A Bird e Real Love, costruite intorno a due nastri casalinghi di John Lennon) o quando un gruppo di canzoni viene lasciato in eredità (come nel caso dell’album postumo di Pops Staples Don’t Lose This uscito nel 2015 e formato da canzoni che il grande musicista aveva consegnato prima di morire alla figlia Mavis, con la raccomandazione di pubblicarle); già nel caso dei Queen, sia per l’album Made In Heaven che per i tre brani “inediti” usciti sulla compilation Queen Forever, siamo giusto a metà tra il tributo all’amico Freddie Mercury e la furba operazione commerciale. L’ultima moda in fatto di restauro musicale è prendere le registrazioni originali di grandi del passato, meglio se stelle del rock’n’roll, ed appiccicargli addosso nuove registrazioni a cura della Royal Philarmonic Orchestra: ha inaugurato il nuovo “trend”, tanto per cambiare, Elvis Presley con il terribile If I Can Dream, del quale mi sono sincerato di far sapere il mio pensiero su questo blog https://discoclub.myblog.it/2015/11/05/questanno-natale-bella-seduta-spiritica-elvis-presley-with-the-royal-philarmonic-orchestra-if-i-can-dream/ .

Eppure incredibilmente quel lavoro ha avuto anche successo, dato che sono poi usciti due seguiti (uno dei quali dedicato alle canzoni di Natale), e la moda si è estesa anche ad altri, come Roy Orbison, con ben due volumi a lui accreditati, secondo me sbagliando ancora di più in quanto la voce di Roy, già potente ed “operistica” di suo, il meglio lo ha sempre dato con arrangiamenti piuttosto sobri, e non seppellita da orchestrazioni ridondanti. Come se non bastasse, si è cominciato a pubblicare dei CD usando incisioni di artisti in quel momento ancora in vita (Aretha Franklin) o più o meno in attività (i Beach Boys), ma i risultati dal punto di vista artistico non sono migliorati granché, ed un certo sapore kitsch è sempre venuto prepotentemente a galla. Inizialmente non ero dunque propenso a considerare neanche questo True Love Ways, nuovo episodio della serie e dedicato stavolta al grande Buddy Holly, ma mi ci sono avvicinato dopo aver letto più di un commento positivo, e considerando anche il fatto che l’immagine del rocker texano scomparso tragicamente nel 1959 negli anni è stata gestita sempre in maniera molto rispettosa. E, dopo averlo ascoltato, posso infatti confermare che True Love Ways è un capitolo a parte, in quanto il lavoro di restauro è stato fatto con grande gusto e misura, e l’orchestra è sempre un passo indietro rispetto alla voce di Buddy e all’accompagnamento dei Crickets (Joe B. Mauldin e Jerry Allison).

Alle registrazioni originali sono state aggiunte anche nuove chitarre (John Parricelli e Kenny Vaughan), è stata rinforzata la sezione ritmica (con l’ausilio di Don Richardson e Steve Pierce al basso e Neal Wilkinson alla batteria) e si sono uniti anche interventi di pianoforte e sassofono. Ma il tutto è stato fatto con il massimo rispetto (dietro il progetto c’è l’ex moglie di Buddy, Maria Elena Holly) e cercando di non rovinare le sonorità originali, rendendo il risultato finale estremamente gradevole. La voce gentile di Holly viene anche valorizzata da questo restyling, al punto che in alcuni momenti sembra di ascoltare un disco inciso da poco, ed i brani contenuti nel CD brillano di una luce nuova: non è il caso di recensire le canzoni, i titoli fanno parte della storia della musica, pezzi che rispondono ai nomi di It Doesn’t Matter Anymore, Everyday, Raining In My Heart, la stessa True Love Ways, Words Of Love, Rave On, la stupenda Peggy Sue. Anche i pezzi più rock’n’roll, come That’ll Be The Day, Oh Boy e Maybe Baby, non perdono un’oncia della loro antica bellezza (e l’orchestra, ripeto, lavora di fino). D’altronde Holly era un grandissimo, e Dio solo sa cosa avrebbe potuto regalarci in seguito se solo non fosse salito su quel maledetto aereo: sono pronto a giurare (tanto non c’è la controprova) che negli anni sessanta avrebbe potuto essere tranquillamente un numero uno, dato che Elvis diventerà la parodia di sé stesso in film assurdi, Orbison calerà disco dopo disco fino a scomparire dai radar per tutti gli anni settanta, Jerry Lee Lewis avrà la carriera stroncata a causa del matrimonio con la cugina minorenne, e pure Chuck Berry a poco a poco si perderà. Se questa compilation servirà a far conoscere l’arte di Buddy Holly a generazioni più giovani (dato che, pur essendo una leggenda, per certi versi la sua figura è sempre stata un po’ di nicchia), l’operazione oltre che riuscita dal punto di vista artistico si potrà definire anche meritoria.

Un disco fatto bene non basta comunque a far cambiare idea al sottoscritto circa questo genere di iniziative, e sarò sempre pronto a “bastonare” futuri album non al livello di questo True Love Ways.

Marco Verdi

Correva L’Anno 1968 3. Elvis Presley – ’68 Comeback Special: 50th Anniversary Edition

elvis presley '68 comeback special front

Elvis Presley – ’68 Comeback Special: 50th Anniversary Edition – RCA/Sony 5CD/2Blu-ray Box Set – 2LP “The King In The Ring”

Ennesima riedizione, si spera quella definitiva, per il famoso ’68 Comeback Special di Elvis Presley, uno dei più clamorosi casi di rilancio della carriera di un artista nella storia della musica. I “favolosi” anni sessanta non erano stati così favolosi per i pionieri del rock’n’roll dei fifties, soppiantati da artisti appartenenti a generi via via più in voga come il Folk Revival, la British Invasion, la psichedelia e la Summer Of Love: Elvis però ci aveva messo del suo, disperdendo il suo talento durante tutta la decade per partecipare a filmetti di terza categoria (e relative insulse colonne sonore) e riducendosi a parodia di sé stesso, molto più che nel successivo periodo “Elvis grasso” a Las Vegas negli anni settanta, in cui almeno la sua abilità di performer era ai massimi livelli. Gran parte della colpa di questo era da attribuire al famigerato manager di Elvis, il “Colonnello” Tom Parker, che aveva ridotto il nostro ad una sorta di burattino nelle sue mani, privilegiando una visione dollarocentrica della sua carriera, e lasciando la musica in secondo piano (emblematica una scena del bel serial tv Vinyl, passato lo scorso anno su Sky, nel quale il protagonista del film, un discografico indipendente di grandi visioni, si trova a colloquio negli anni settanta con uno stanco e demotivato Elvis all’interno della “Jungle Room”, e riesce a riattivare la scintilla nei suoi occhi spenti convincendolo a fare un disco di crudo rock’n’roll come all’inizio della carriera: Parker, sentita la cosa, arriva a minacciare fisicamente il protagonista con l’intento di fargli abbandonare l’idea. E’ finzione, certo, ma il personaggio era quello).

Nel 1968 però si era arrivati ad un punto di non ritorno, e così Parker approcciò il produttore televisivo Bob Finkel con l’idea di uno special natalizio nell’ambito della serie di trasmissioni Singer Presents (sponsorizzata dalla celebre azienda produttrice di macchine per cucire). Inizialmente sembrava che Elvis dovesse cantare solo canzoni natalizie, cosa che non gli interessava fare, ma poi Finkel ed il regista del programma Steve Binder ebbero l’idea di rendere la trasmissione un vero e proprio ritorno dell’artista alla performance dal vivo con lo spirito rock’n’roll dei primi giorni. Elvis accettò con entusiasmo, e per una volta non diede ascolto a Parker che tentennava…ed il resto è storia. Lo special televisivo ebbe infatti un grandissimo successo, e così il disco che ne venne tratto, Elvis (NBC TV Special) e riportò in auge il nome del nostro, che da lì in poi la smise di recitare in film di serie C e riprese in mano la sua carriera musicale, e ricominciò anche a fare concerti. Il programma mostrò un Elvis in strepitosa forma fisica, tirato a lucido in un completo di pelle nera, ed autore di una solida performance nella quale riprese in mano anche i vecchi successi degli anni cinquanta, dando finalmente una sensazione di spontaneità (vennero anche richiamati i suoi musicisti dell’epoca, il chitarrista Scotty Moore ed il batterista D.J. Fontana).

Lo spettacolo era però tutt’altro che improvvisato, ed era una sorta di taglia e cuci di varie performance che comprendevano due show da seduto con strumentazione parca ed intima, due in piedi con orchestrazioni più complesse, coreografie, cori gospel, eccetera (e diverse basi musicali erano in playback), ma il risultato finale era quello di un artista finalmente a suo agio e che faceva ciò che gli riusciva meglio: cantare. Negli anni sono uscite, in album postumi o sparse in varie antologie e cofanetti, praticamente tutte le performance legate a questo speciale, ed oggi la Sony pubblica per il cinquantenario quello che dovrebbe essere il box definitivo, cinque CD e due BluRay in cui troviamo tutto ciò che è successo in quel mese di Giugno del 1968 (c’è anche un doppio vinile intitolato The King In The Ring, che si limita ai due concerti “sit-down”, che deve il titolo alla disposizione a cerchio dei musicisti). Il cofanetto, realizzato in formato LP pur non contenendo vinili (e con all’interno uno splendido libro pieno di note, testimonianze e strepitose foto ad alta definizione, un vero incentivo all’acquisto), potrebbe sembrare l’ennesima operazione inutile dell’industria discografica dato che non c’è nemmeno l’ombra di un inedito, ma è così se siete in possesso della discografia completa di Elvis prima e dopo la morte, cosa abbastanza complicata. Certo, se nel 2008 vi siete accaparrati l’edizione in quattro CD per il quarantennale, e anche e soprattutto il triplo DVD edito nel 2004, che contiene la parte video uguale a quella dei 2 Blu-ray, potete anche bypassare, ma se non è così (come nel caso del sottoscritto che ha solo il disco originale ed il postumo Tiger Man), questo box è assolutamente da avere.

Il primo CD vede la riproposizione del disco originale, con Elvis accompagnato dalla Wrecking Crew, ovvero lo strepitoso ensemble di sessionmen di Los Angeles presente su una miriade di album di quel periodo (tra cui lo straordinario bassista e pianista Larry Knetchel, il batterista Hal Blaine ed i chitarristi Tommy Tedesco, Mike Deasy e Al Casey) e da una lunga serie di backing vocalists (compresa Darlene Love): sette tracce, perlopiù lunghi medley tra canzoni e dialoghi, provenienti anche da sessions diverse. Dopo il celeberrimo inizio di Trouble/Guitar Man, abbiamo versioni scintillanti di brani di punta del repertorio del nostro, un mix formidabile di rock’n’roll e ballate con titoli come Lawdy, Miss Clawdy, Heartbreak Hotel, Hound Dog, All Shook Up, Can’t Help Falling In Love, Love Me Tender, Jailhouse Rock. C’è anche un bel trittico di brani gospel (Where Could I Go But To The Lord/Up Above My Head/Saved) e due pezzi lenti incisi in studio, i singoli Memories e If I Can Dream. In più, quattro tracce bonus, tra le quali It Hurts Me e Let Yourself Go non presenti nel programma originale. Il secondo e terzo CD (in mono, così come il quarto, mentre il quinto è in stereo ed il primo un mix di entrambe le cose) ripropongono per intero sia i due “sit-down” shows che i due “stand-up”: in particolare sono strepitosi i due spettacoli da seduto, che senza volerlo anticiperanno di molto l’approccio unplugged che poi diventerà moda con MTV (anche se la chitarra di Moore è elettrica). Qui rivediamo finalmente l’Elvis musicista a tutto tondo (ed anche chitarrista), rilassato, informale, scherzoso e perfettamente a suo agio, ma tremendamente serio quando snocciola performance da urlo di pezzi come That’s All Right (che nel 1956 diede inizio a tutto), Heartbreak Hotel, Blue Suede Shoes, One Night, Are You Lonesome Tonight, Baby What You Want Me To Do (suonata per ben cinque volte complessivamente) e Tiger Man: due concerti da cinque stelle.

Non che i due show “in piedi” siano di molto inferiori, anche qua Elvis è in pieno controllo e forse perfino più convinto nella prestazione vocale, solo il suono è più lavorato ed orchestrato e le due scalette sono sovrapponibili (a differenza di quelle dei due “sit-down shows”, che avevano delle varianti), ma comunque la seconda esibizione è semplicemente fantastica, con il King in pura trance agonistica. E le grandi canzoni si sprecano: oltre a quelle suonate nei due spettacoli da seduto, troviamo anche trascinanti riproposizioni di All Shook Up, Don’t Be Cruel, Jailhouse Rock, Trouble e Guitar Man, oltre alla splendida Can’t Help Falling In Love che per me è in assoluto la più bella ballata di Elvis. Il quarto dischetto ci offre le prove in camerino prima di andare in scena, con Elvis che cazzeggia alla grande con i membri della band, ma poi si cimenta anche in brani che non troveranno spazio nello show, come I Got A Woman di Ray Charles, Blue Moon, Danny Boy e Blue Moon Of Kentucky, ed il gruppo riprende anche il famoso Peter Gunn Theme di Henry Mancini. Ottimo per capire come il nostro si preparava prima di uno spettacolo, peccato che la qualità sonora non sia delle migliori. Il quinto ed ultimo CD, molto interessante, ci fa sentire le prove insieme alla Wrecking Crew, con una serie di canzoni che, eccetto Trouble e Guitar Man (ed anche Memories ed If I Can Dream, che però erano cantati dal vivo su base pre-registrata), Elvis non suonerà nei quattro show di cui sopra, ma che finiranno in forma ridotta a far parte dello show. E ci sono diverse cose decisamente intriganti, come la solida Nothingville, un tentativo poi abortito di fare Guitar Man ad un tempo molto più veloce, una versione piena di ritmo del classico di Jimmy Reed Big Boss Man (peccato sia troppo breve), la deliziosa ballad It Hurts Me ed una strepitosa Saved (due takes), tra gospel e rock’n’roll, cantata in maniera inarrivabile. Infine i due BluRay (che al momento non ho visto) contengono, oltre allo special andato in onda in origine e le quattro performance seduto ed in piedi, tutta una serie di prove, outtakes, scene tagliate e chicche varie, praticamente ogni minuto del dietro le quinte (alcuni di questi filmati erano già finiti sul recente documentario The Searcher.

Ribadisco, se di queste sessions avete poco o niente, un cofanetto da non perdere, anche se non costa poco: per sentire e vedere il Re del rock’n’roll nel suo ambiente naturale.

Marco Verdi

La Louisiana Da Oggi E’ Un Po’ Più Povera: A 75 Anni Si E’ Spento Anche Tony Joe White.

tony joe white death

Quando di recente ho recensito per questo blog il (bel) disco nuovo di Tony Joe White, Bad Mouthin’ https://discoclub.myblog.it/2018/10/11/bluesmen-a-tempo-determinato-parte-2-tony-joe-white-bad-mouthin/ , non avrei mai pensato di avere per le mani il suo canto del cigno, e men che meno in tempi così brevi. Nato nel 1943 ad Oak Grove, in Louisiana, Tony si è spento due giorni fa, il 24 Ottobre (a Nashville) per un attacco cardiaco, andandosene con discrezione ed in punta di piedi, esattamente nello stesso modo in cui aveva vissuto e fatto musica per tutta la sua esistenza. Dopo essersi esibito in gioventù in vari club tra Louisiana e Texas, White esordisce nel 1969 per la Monument con l’album Black And White, continuando ad incidere con regolarità per tutti gli anni settanta e diradando notevolmente la produzione negli ottanta. Titolare di un sound tra rock, blues e swamp, di un’abilità chitarristica non comune e di uno stile decisamente “laidback”, Tony non ha mai ottenuto un grandissimo successo, ma è stato uno dei maggiori artisti di culto in circolazione, attirando la stima di molti colleghi anche più blasonati di lui, come Carl Perkins, Eric Clapton e Joe Cocker.

Tra l’altro i suoi brani più noti lo sono diventati grazie ad interpretazioni di altri artisti, a partire da Polk Salad Annie, un classico per Elvis Presley nei primi anni settanta, passando per Rainy Night In Georgia, che fu una hit per Brook Benton e fu incisa anche da Ray Charles, Tennessee Ernie Ford e Johnny Rivers, per finire con Tina Turner che negli anni ottanta avrà un successo planetario con Steamy Windows. Nel 1991 Tony torna agli antichi fasti artistici con l’eccellente Closer To The Truth, disco che lo riporterà prepotentemente sulle scene, dove resterà con regolarità fino appunto al recente Bad Mouthin’, nel quale finalmente il nostro è riuscito a pubblicare un disco di puro blues alla John Lee Hooker (uno dei suoi idoli di gioventù). Alcuni album del nostro a mio giudizio da avere, almeno tra quelli più recenti, sono Snakey (2002), The Heroines (2004, un CD di duetti con voci femminili, tra cui Emmylou Harris, Lucinda Williams, Jessi Colter e Shelby Lynne), Hoodoo (2013) e Rain Crow (2016) https://discoclub.myblog.it/2016/07/05/sempre-la-solita-zuppa-si-ottimo-saporito-gumbo-tony-joe-white-rain-crow/ , tutti ottimi lavori all’insegna del suo tipico swamp-rock, un vero marchio di fabbrica.

Ora mi immagino Elvis (o Johnny Cash) intonare da lassù per l’ennesima volta Polk Salad Annie, ma questa volta avrà l’onore di avere il suo autore ad accompagnarlo alla chitarra.

Marco Verdi

*NDB

tony joe white that on the road look Live

Vorrei aggiungere anch’io qualche pensiero in libertà sulla scomparsa di Tony Joe White. Questo che leggete sotto è un Post che gli ho dedicato otto anni fa, in occasione della pubblicazione di That On The Road Look “Live”, e serve anche da riepilogo, insieme soprattutto ai video che trovate sparsi in tutto l’articolo, della sua personalità di incredibile performer.

Tony Joe White – That On The Road Look “Live” – Rhino Handmade

Questo signore è stato un altro dei “Grandi Vecchi” (era del 1943) della canzone americana. Uno degli inventori dello swamp rock o swamp music che dir si voglia, la sua musica si potrebbe sintetizzare come “Country got soul, soul got blues, blues got swamp” che è un po’ lungo ma efficace. Se siete amanti di quelle musiche che si nutrono da varie “radici” della musica americana, Tony Joe White è sicuramente un numero uno in questo stile: in possesso di una voce profonda e risonante, quasi glabra (pensate a Chris Rea senza quella patina di orecchiabilità o al grandissimo cantautore Greg Brown in un ambito più country-folk, per chi non lo conosce già, ovviamente!), grande chitarrista sia all’elettrica come all’acustica e compositore di spicco con una lunga carriera alle spalle e un futuro davanti. Il 28 settembre esce anche il suo nuovo album The Shine (su etichetta Swamp Records, giustamente) che si spera proseguirà l’ottima serie di dischi degli anni 2000, dove brillano The Heroines del 2004 (un disco di duetti con voci femminili, Jessi Colter, Shelby Lynne, Emmylou Harris, Lucinda Williams) e Uncovered del 2008 (con Mark Knopfler, Eric Clapton, JJ Cale e Michael McDonald).

La Rhino records gli aveva già dedicato un cofanetto quadruplo intitolato Swamp Music – The Complete Monument Years dedicato al periodo 1968-1970, qui siamo in un imprecisato mese e giorno del 1971, in una imprecisata località del globo terracqueo, Tony Joe White azzarda che possa trattarsi della Royal Albert Hall di Londra come gruppo di apertura dei Creedence Clearwater Revival. E questo disco è “The Real Deal” in tutti i sensi: il vero articolo, perché White era un nativo originale della Louisiana e come scherzando (ma non troppo) ricordava al suo “rivale” – Vedi Fogerty, non ci sono alligatori a Berkeley, California – prima di cercare di cancellarlo dal palco con la sua formidabile band. Perché in effetti ogni serata era una vera battaglia tra due dei migliori gruppi live di quel periodo: nel gruppo di Tony Joe White c’erano l’ottimo batterista Sammy Creason, il grande tastierista Michael Utley e il maestro Donald “Duck” Dunn, il fantastico bassista di Booker T & The MG’s, futuro Blues Brothers e collaboratore di Clapton. Una formazione che era una vera forza della natura ma il vero protagonista rimaneva sempre il vocione incredibile di White (e le sue basette che rivaleggiavano all’epoca con quelle di Fogerty e Presley).

Si capisce subito che la serata è di quelle da ricordare, l’apertura è affidata al groove irresistibile di Roosevelt and Ira Lee, con la sezione ritmica subito a mille, l’organo di Utley che colorisce il suono, l’armonica che dà il via alle operazioni e la chitarra di Tony Joe White che comincia ad estrarre il blues dalle sue corde prima di innestare un wah-wah micidiale (whomper stomper come lo chiama il nostro amico) e partire verso i paradisi del rock. Another Night in The Life Of A Swamp Fox sono altri sei minuti e mezzo di swamp rock non adulterato a tutta birra, con chitarra e organo in overdrive, mentre la batteria picchia di gusto e Duck Dunn pompa sul suo basso come pochi altri saprebbero fare, anche qui siamo al livello dei migliori Creedence, veramente una bella lotta, ma questi musicisti sono anche superiori tecnicamente, certo Fogerty aveva dalla sua una miriade di brani di livello memorabile e indimenticabili. A questo punto White introduce una delle sue grandi composizioni, Rainy Night In Georgia (scritta nel 1962, era stata un successo incredibile nel 1970 per Brook Benton, vendendo un milione di copie) una fantastica soul ballad a livello delle migliori cose scritte dai grandi della black music, qui interpretata con grandissima raffinatezza, non vola un mosca in sala, tutti ascoltano rapiti dalla bellezza della musica.

A questo punto parte l’intermezzo acustico introdotto da una stupenda Mississippi River, con la voce che scende, scende, scende verso tonalità caldissime, quasi alla Elvis. Lustful Carl And The Married Woman è una lussuriosa swamp song acustica che non perde nulla del suo fascino anche in versione acustica. Willie And Laura Mae Jones è un’altro dei suoi grandi cavalli di battaglia, anche in questa versione, solo voce, chitarra acustica e armonica non perde un briciolo del suo fascino. Finita la parte acustica riparte la festa con una trascinante Back To The Country, con Utley che passa al piano per un brano quasi rockabilly, dove il basso di Dunn duetta con la chitarra di Tony Joe White a velocità veramente supersoniche, prodigioso. Travellin’ Bone concede un attimo di respiro al pubblico con un altro intermezzo acustico, poi il concerto si avventura in lidi Blues con una bellissima versione di Stormy Monday piegata ai voleri sonori di questo grande musicista. My Kind Of Woman è un altro di quei brani che potrebbero figurare indifferentemente nel repertorio di White o dei Creedence, qui riaccende il wah-wah per un altro fantastico viaggio  nelle “Paludi”. Polk Salad Annie era stato il suo più grande successo (al n°8 nel 1969) e poi sarebbe diventato uno dei capisaldi della rinascita di Elvis apparendo sia in That’s The Way It Is che in On Stage come pure nel concerto del Madison Square Garden ma questa versione di Tony Joe White è insuperabile, oltre 10 minuti di pura libidine sonora con i musicisti che distillano l’essenza della grande musica dal vivo in questo brano dall’andatura ondeggiante tra boogie, country, soul e qualsiasi genere vi venga in mente, non si può resistere al crescendo strumentale nella parte centrale quando i musicisti iniziano ad improvvisare con una veemenza inusitata, in due parole, grandissima musica.

Si poteva anche terminare qui ma manca la coda affidata alla bella country-folk ballad che dà il titolo a questo album, That On The Road Look che non avrebbe sfigurato nel repertorio di Willie Nelson o Townes Van Zandt, bellissima. Così, detto per inciso, perché magari la conoscete, anche quella Steamy Windows che avrebbe contribuito al rilancio di Tina Turner ad inizio anni ’80 l’ha scritta lui! Si fa un po’ fatica a trovarlo (per usare un eufemismo) visto che è della Rhino Handmade ma è una delle Pietre di Rosetta per capire la musica di quegli anni. Eccolo, con le sue basette e con Johnny Cash, e guardate come si divertivano.

Bruno Conti

Prossime Uscite Autunnali 14. Elvis Presley – ’68 Comeback Special (50th Anniversary Edition Box): Un’Altra Edizione “Definitiva” Prevista Per Il 30 Novembre!

elvis presley '68 comeback special

Elvis Presley – ’68 Comeback Special (50th Anniversary Edition) – 5 CD+2 Blu-ray – RCA/Legacy – 30-11-2018

Più si avvicina il Natale, più si moltiplica l’uscita di cofanetti, ristampe, anche dischi nuovi, sempre più lussureggianti nelle confezioni Deluxe, e di conseguenza più costosi, Molte volte con presentazioni ridondanti e magniloquenti per edizioni che spesso e volentieri (non sempre) si limitano a riciclare materiale che era già apparso in precedenti ristampe, per altri anniversari. Però questo è l’anno 2018  e quindi cade il 50° Anniversario di molti dischi ed eventi che sono stati cruciali nella storia della musica rock.

Uno di questi è stato sicuramente il concerto del “ritorno” di Elvis Presley, che in effetti non era mai andato via, ma musicalmente da parecchi anni non regalava più grande musica ai suoi appassionati, limitandosi a pubblicare dischi diciamo non particolarmente memorabili, e pellicole che in qualche caso sfioravano, e anche superavano, il livello della decenza. Per cui il suo manager, il colonnello Tom Parker, tramite il lavoro del produttore Bob Finkel, lo convinse ad entrare a giugno in uno studio di registrazione a Burbank, negli studi della NBC. per filmare uno show che poi sarebbe stato trasmesso il 3 Dicembre del 1968 come special televisivo natalizio di circa 50 minuti. Intitolato inizialmente, dal nome dello sponsor, Singer Presents…Elvis, successivamente l’evento è entrato nella storia come ’68 Comeback Special, uscendo nel corso degli anni in edizioni sempre più complete e sfarzose che si sono ampliate per aggiungere, sia nelle parte video che in quella audio, tutto ciò che venne registrato in quei dieci giorni conclusivi del mese giugno, a partire dal 20 fino al 29, con varie pause, prove in alcuni casi più divertenti ed interessanti dello spettacolo stesso e quattro show, diciamo due in cui i musicisti e Elvis erano seduti e due in cui erano in piedi, detto in parole povere. Dal tutto venne anche ricavato un disco singolo che fu pubblicato poco dopo l’evento raggiungendo l’8° posto delle classifiche di Billboard, ma la cui importanza si è amplificata a dismisura, giustamente, col passare degli anni.

elvis presley the searcher 3 cdelvis presley the searcher dvd

Per farla breve, dopo vari passaggi ed edizioni, eravamo infine arrivati ad un cofanetto di 3 DVD con 440 minuti di materiale video e ad un box da 4 CD uscito nel 2008 per il 40° Anniversario, con 86 pezzi musicali, molti anche sotto forma di medlley che conglobavano ciascuno parecchie canzoni. Poteva la Sony esimersi dal pubblicare quella che nel comunicato stampa viene definita la versione “definitiva” di questo evento per il cinquantenario? Certo che no, ed ecco quindi il lussuoso cofanetto che vedete effigiato ad inizio Post, e che contiene: un libro di 80 pagine con interviste al regista dello special Steve Binder e a Bones Howe, Tom Petty, Bruce Springsteen, Priscilla Presley, Emmylou Harris, Scotty Moore, tutte raccolte nel documentario Elvis Presley: The Searcher, la cui colonna sonora era giù uscita come triplo CD ad aprile, e il 16 ottobre come DVD da 205 minuti, in quella che viene considerata la biografia sula sua vita (indovinate? esatto) “definitiva”, almeno fino all’uscita della prossima. Comunque tornando al nuovo box contiene 5 CD (quindi uno in più, che però è una di sorta di “best of” di materiale pubblicato dalla etichetta FTD; Follow That Dream) con la parte outtakes audio e 2 Blu-ray con la parte video che dura sette ore e mezza (non saranno per caso i 440 minuti della versione in 3 DVD?).

In ogni caso ecco i contenuti completi del cofanetto che ovviamente, ed indicativamente, supererà il costo di 100 euro, ma è Natale.

CD 1 – The Original Album

Trouble / Guitar Man
Lawdy, Miss Clawdy / Baby, What You Want Me To Do
Heartbreak Hotel / Hound Dog / All Shook Up
Can’t Help Falling In Love
Jailhouse Rock
Love Me Tender
Where Could I Go But To The Lord / Up Above My Head / Saved
Blue Christmas / One Night
Memories
Nothingville / Big Boss Man / Guitar Man / Little Egypt / Trouble / Guitar Man
If I Can Dream

Bonus Cuts

It Hurts Me
Let Yourself Go
A Little Less Conversation
Memories (Stereo Mix)
If I Can Dream (Stereo Mix)

CD 2 – First ‘Sit Down’ Show (June 27, ’68, 6PM)

That’s All Right
Heartbreak Hotel
Love Me
Baby What You Want Me To Do
Blue Suede Shoes
Baby What You Want Me To Do
Lawdy Miss Clawdy
Are You Lonesome Tonight?
When My Blue Moon Turns To Gold Again
Blue Christmas
Trying To Get To You
One Night
Baby What You Want Me To Do
One Night
Memories

First ‘Stand Up’ Show (June 29, ’68, 6PM)

Heartbreak Hotel
Hound Dog
All Shook Up
Can’t Help Falling In Love
Jailhouse Rock
Don’t Be Cruel
Blue Suede Shoes
Love Me Tender
Trouble / Guitar Man
Baby What You Want Me To Do
If I Can Dream

CD 3 – Second ‘Sit Down’ Show (June 27, ’68, 8PM)

Heartbreak Hotel
Baby What You Want Me To Do
Introductions
That’s All Right
Are You Lonesome Tonight?
Baby What You Want Me To Do
Blue Suede Shoes
One Night
Love Me
Trying To Get To You
Lawdy Miss Clawdy
Santa Claus Is Back In Town
Blue Christmas
Tiger Man
When My Blue Moon Turns To Gold Again
Memories

Second ‘Stand Up’ Show (June 29, ’68, 8PM)

Heartbreak Hotel
Hound Dog
All Shook Up
Can’t Help Falling In Love
Jailhouse Rock
Don’t Be Cruel
Blue Suede Shoes
Love Me Tender
Trouble / Guitar Man
Trouble / Guitar Man
If I Can Dream

CD 4 – First Rehearsal (June 24, ’68) (FTD-CD ‘Let Yourself Go’)

I Got A Woman
Blue Moon / Young Love / Oh, Happy Day
When It Rains It Really Pours
Blue Christmas
Are You Lonesome Tonight? / That’s My Desire
That’s When Your Heartaches Begin
Peter Gun theme
Love Me
When My Blue Moon Turns To Gold Again
Blue Christmas / Santa Claus Is Back In Town

Second Rehearsal (June 25, ’68) (FTD-CD ‘Burbank 68’)

Danny Boy
Baby What You Want Me To Do
Love Me
Tiger Man
Santa Claus Is Back In Town
Lawdy, Miss Clawdy
One Night
Blue Christmas
Baby What You Want Me To Do
When My Blue Moon Turns To Gold Again
Blue Moon Of Kentucky

CD 5 – Out-takes

Nothingville (Guitar Man’s Evil #1) (Takes 5 & 6)
Guitar Man (Guitar Man’s Evil #1) (Take 2)
Let Yourself Go, part 1 (Guitar Man’s Evil #2) (Take 5 & 7/M)
Let Yourself Go, part 2 (Guitar Man’s Evil #3) (Take 7/M)
Guitar Man (Escape #1, fast) (Takes 1, 2 & 5)
Big Boss Man (Escape #3) (Take 2)
It Hurts Me, part 1 (Escape #4) (Take 5)
It Hurts Me, part 2 (After Karate #1) (Take 3)
Guitar Man (After Karate #2) (Take 1)
Little Egypt (After Karate #2) (Take 6)
Trouble / Guitar Man (After Karate #3) (Take 2)
Sometimes I Feel Like A Motherless Child / Where Could I Go But To The Lord (Gospel #1) (Rehearsal & Take 1)
Up Above My Head / Saved (Gospel #2) (Takes 4 & 7)
Saved (Gospel #3) (Takes 2 & 4)
Trouble / Guitar Man (Opening) (Takes 6 & 7)
If I Can Dream (Alternate Take 1)
If I Can Dream (Takes 2, 3 & 4)
Memories (Takes 3 & 4/vocal overdub #1)
Let Yourself Go (Closing Instrumental)

Blu-ray Disc – 1:

Original Broadcast Version
Sit-down Show #1
Sit-down Show #2
Stand-up Show #1
Stand-up Show #2

Blu-ray Disc – 2:

Trouble/Guitar Man TV Show Opener
If I Can Dream TV Show Closer
Gospel Production Number
Guitar Man Production Number

Se non avete nulla di quanto descritto sopra, bellissimo e da avere assolutamente! In caso contrario, pensateci bene.

Alla prossima.

Bruno Conti

Bluesmen A Tempo Determinato. Parte 2: Tony Joe White – Bad Mouthin’

tony joe white bad mouthin' 28-9

Tony Joe White – Bad Mouthin’ – Yep Roc CD

Tony Joe White, noto cantautore e musicista originario della Louisiana e tra i massimi esponenti del cosiddetto swamp-rock, è uno di quelli che, se proprio non fa sempre lo stesso disco, di sicuro non abbandona mai del tutto il suo stile https://discoclub.myblog.it/2016/07/05/sempre-la-solita-zuppa-si-ottimo-saporito-gumbo-tony-joe-white-rain-crow/ . Quando però la qualità è sempre medio-alta questo fatto può essere indubbiamente positivo, dato che comunque stiamo parlando di uno che raramente tradisce. Nel corso di una lunga carriera iniziata alla fine degli anni sessanta, White ha inciso più di venti album di studio, dischi a cavallo tra rock e blues, ritagliandosi il ruolo di musicista di culto e creando uno stile “laidback” molto riconoscibile, che lo ha sempre fatto sembrare una sorta di J.J. Cale più paludoso https://discoclub.myblog.it/2010/09/20/lampi-dal-passato-tony-joe-white-that-on-the-road-look-live/ . Ho detto del blues, un genere che nella sua musica è sempre stato un elemento fondamentale, anche se fino ad oggi Tony un disco di solo blues non lo aveva mai registrato. Ebbene, con Bad Mouthin’ White ha fatto il suo primo “blues-based album”, ed alla bella età di 75 anni: un po’ come Billy Gibbons con The Big Bad Blues (di cui mi sono occupato nella prima parte di questo doppio post), ma a differenza del leader degli ZZ Top, che ha optato per sonorità vigorose e molto rock, Tony ha fatto un disco nel suo stile abituale, in maniera totalmente rilassata ed operando quasi per sottrazione.

Anche il gruppo che lo accompagna è ridotto all’osso: infatti, oltre alla chitarra ed armonica di Tony, abbiamo soltanto la sezione ritmica formata da Steve Forrest (basso) e Bryan Owings (batteria), ed anche la produzione di Jody White (suo figlio) è scarna ed essenziale. Ma Tony è questo, non cambia nemmeno se gli sparate, ma alla fine Bad Mouthin’ si lascia ascoltare tutto d’un fiato e ci consegna un musicista in ottima forma, oltre che pienamente credibile anche come bluesman. Il disco, dodici canzoni, si divide a metà tra cover e brani originali, alcuni dei quali sono stati scritti in gioventù da White e poi lasciati in un cassetto, ma suonano freschi come se fossero stati composti la settimana scorsa. Il CD inizia benissimo con la title track, un blues all’apparenza canonico che però viene nobilitato dalla performance del nostro, al solito rilassata (a volte sembra che si sia appena svegliato), ma puntuale e precisa negli spunti chitarristici e di armonica, un pezzo che ha molto in comune con il già citato J.J. Cale, altro maestro dello “scazzo” messo in musica. Baby Please Don’t Go, di Joseph Lee Williams e resa popolare dai Them, è molto diversa da quella di Van Morrison e soci, in quanto vede Tony in perfetta solitudine, solo voce, armonica e chitarra acustica, per uno stripped-down blues di notevole intensità, e lo stesso arrangiamento è riservato anche alla sua Cool Town Woman, che sembra la prosecuzione della precedente, con forse una partecipazione leggermente maggiore da parte del nostro.

Ecco due splendide cover di due classici assoluti: Boom Boom di John Lee Hooker è elettrica, cadenzata e più rallentata rispetto all’originale, ed assume un’aria quasi minacciosa (lo stile di White in questo disco è simile a quello dei primi dischi del grande Hook), e Big Boss Man di Jimmy Reed, ancora acustica ed essenziale (con questo tipo di approccio Tony potrebbe registrare un album al giorno). Poi abbiamo tre pezzi originali in fila: la strascicata Sundown Blues, elettrica ma suonata in maniera pacata e suadente, con gli ottimi fraseggi tipici del nostro, l’ironica Rich Woman Blues, di nuovo con Tony in “splendid isolation”, ed il breve strumentale Bad Dreams, che confluisce nella Awfyìul Dreams di Lightnin’ Hopkins, sempre con andatura sonnolenta e con la sezione ritmica che sembra registrata nella stanza accanto, ma in cui il feeling non è di certo estraneo. Down The Dirt Road Blues, un vecchio classico di Charley Patton, aumenta decisamente il ritmo, anche se White non è che si faccia prendere dalla frenesia (ma non sarebbe lui se lo facesse), Stockholm Blues è ancora un’oasi acustica, un blues piuttosto canonico che però Tony riesce a rendere non banale; finale sempre unplugged con Hearbreak Hotel, proprio l’evergreen di Elvis Presley (che nei primi anni settanta aveva inciso Polk Salad Annie di Tony), una canzone famosissima che il nostro reinventa da capo a piedi, trasformandola in un oscuro blues paludoso.

Bad Mouthin’ è quindi l’ennesimo disco riuscito della carriera di Tony Joe White, un omaggio al blues fatto con cuore e feeling, pur senza rinunciare al consueto approccio “rallentato”.

Marco Verdi