Il Ritorno Del Grande “Narratore” Della Tribù Creek! Grant-Lee Phillips – The Narrows

grant-lee phillips the narrows

Grant-Lee Phillips – The Narrows – Yep Rock Records

Come già ricordavo recensendo il precedente Walking In The Green Corn http://discoclub.myblog.it/2012/12/30/un-cantastorie-nativo-americano-grant-lee-phillips-walking-i/  per il sottoscritto è sempre difficile parlare di Grant-Lee Phillips senza ricordare una band come i Grant Lee Buffalo, un gruppo che non fu solo una splendida meteora negli anni ’90, con alcuni dischi eccellenti tra i quali ricordo soprattutto Fuzzy e Mighty Joe Moon. Dopo una traiettoria musicale quasi trentennale (compresi gli inizi con i Shiva Burlesque) e a quattro dall’ultimo suo lavoro in studio, il citatoi Walking In The Green Corn (12), e quindi una più che onesta carriera solista (da recuperare anche un bellissimo album di sole cover come Nineteeneighties (06)), torna con questo nuovo The Narrows registrato negli studi Easy Eye di proprietà di Dan Auerbach (membro dei Black Keys) situati in quel di Nashville, città dove Phillips si è trasferito “armi e bagagli” con la famiglia, dopo una vita passata a Los Angeles. Prodotto dallo stesso Phillips chitarra e voce, e registrato con l’aiuto di Jerry Roe alla batteria, marimba e percussioni, Lex Price (Kd Lang, Shemekia Copeland, Indigo Girls, Allison Moorer) al basso, banjo e bouzouki, Jamie Edwards alle tastiere, Russ Pahl alla pedal steel e il bravo Eric Gorfain al violino, il disco contiene tredici tracce che ricordano anche la sua infanzia, passata tra le praterie dei suoi antenati Creek.

I ricordi di Grant-Lee si aprono sulle vicende della vibrante ed elettrica Tennessee Rain, per poi proseguire con il folk di una toccante Smoke And Sparks, il country agreste della nostalgica Moccasin Creek con il violino di Gorfain in evidenza, passando per il singolo Cry Cry (dedicato alla deportazione forzata dei nativi Indiani), e l’avvolgente melodia di Holy Irons e poi una splendida ballata che rievoca i fasti del periodo d’oro dei Grant Lee Buffalo come Yellow Weeds. Come nei dischi precedenti Phillips dispensa vari generi, tra cui il moderno bluegrass/rockabilly di Loaded Gun, una propensione al rock quasi à la Pearl Jam in Rolling Pin, per poi tornare alle atmosfere acustiche di una sinuosa Taking On Weight In Hot Springs, e ad una ballata figlia o figliastra dei grandi Uncle Tupelo come la splendida Just Another River Town.

I ricordi si avviano alla conclusione prima con la tenue e cadenzata No Mercy In July,  poi con una ballata crepuscolare come San Andreas Fault (con un bel lavoro della chitarra slide), per infine terminare con quello che a Phillips riesce meglio, toccare il cuore, con una grande ballata country-soul chiamata Find My Way (al livello di Fuzzy e Mockingbirds).

The Narrows non è  forse molto dissimile dai precedenti lavori di questo “narratore”, un tipo che nelle sue tre vite artistiche (prima con gli Shiva Burlesque, poi con i Grant Lee Buffalo, e infine, come detto,  con una più che dignitosa e importante carriera solista), ha cavalcato trent’anni di musica certificati da testi importanti, raccontando spesso con la sua calda voce l’altra America, con le storie e le gesta dei nativi Americani e dei disadattati.  Il “californiano” in questa occasione non si è accontentato da fare un disco normale, e, circondato da un manipolo di musicisti all’altezza, sforna probabilmente il suo disco migliore dai tempi dello splendido Mobilize (01), con un suono a tratti minimale, ma abbinato a melodie country, rock e roots, un album da ascoltare tutto ad occhi chiusi, dimostrando ancora una volta di meritare rispetto e ammirazione per la sua musica. Augh!

Tino Montanari

NDT: Nel mese di Aprile Grant-Lee Phillips sarà in tour nel nostro paese per tenere tre concerti, che saranno il 18/04 all’ 1,35 di Cantù, 1l 19/04 al Teatro Della Concordia di San Costanzo, e il 20/04 al Bravo Caffè di Bologna. Ovviamente se potete non mancate.!

Un Cantastorie “Nativo Americano”. Grant-Lee Phillips – Walking In The Green Corn

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Grant-Lee Phillips – Walking In The Green Corn – Magnetic Field Records 2012

Mi è difficile parlare di Grant Lee Phillips senza parlare dei Grant Lee Buffalo (e ancor prima dei Shiva Burlesque, misconosciuta band degli anni ’80), gruppo che segnò gli anni ’90 con dei dischi eccellenti come Fuzzy (93) e Mighty Joe Moon (94) e di buona qualità, Copperopolis (96) e Jubilee (98), una splendida meteora, in cui la fine prematura della formazione, portò il “leader” ad intraprendere una onesta carriera solista, certificata dall’eccellente Virginia Creeper (2004).

La discendenza dalla tribù dei Creek, gioca un ruolo importante in questo ultimo lavoro Walking In The Green Corn (il titolo prende il nome da una danza tribale dei nativi americani), in quanto, scorrendo i testi del disco, permette a Phillips di rivendicare l’appartenenza ad una minoranza etnica, che ha subìto negli anni l’allontanamento dalla propria terra e ogni sorta di sopruso.

In queste dieci canzoni la strumentazione acustica regna sovrana, con l’aggiunta del pregevole apporto di Sara Watkins  (violino e voce), e di Alexander Burke (vibrafono): difficile dunque, in questo caso, l’analisi brano per brano, per segnalare un pezzo piuttosto che un altro, visto che il suono, inevitabilmente, li rende piuttosto simili: si può menzionare l’iniziale melodica Vanishing Song, la struggente litania di Buffalo Hearts, la cadenza “roots” di The Straighten Outler, il violino e la voce discreta di Sara in Fools Gold, e ancora la pianistica Bound To This World (con chiari richiami al “sound” dei Grant  Lee Buffalo), o le note pulsanti di Black Horses In A Yellow Sky, per chiudere con la solare title-track, un brano campestre punteggiato dal violino e dalla voce della Watkins.

Il “songwriting” di Grant-Lee Phillips resta grande protagonista in questo lavoro, brani minimali, eterei, semplici, suonati con pochi accordi di chitarra, piano e violino, ma dotati di un fascino e di un’atmosfera davvero pregnante. Walking In The Green Corn, è consigliato in primo luogo agli appassionati di queste sonorità, in secondo luogo a coloro che hanno amato i Grant Lee Buffalo,  (a cui farà sicuramente piacere riascoltare la bellissima voce dell’autore), e in terzo luogo anche a tutti gli altri, perché l’ascolto di questa musica, se non altro, distende i nervi e fa bene comunque bene all’anima.

Tino Montanari

NDT: Colgo l’occasione per augurare un Buon Anno a tutti i lettori di questo “utile” Blog.