Una Figlia D’Arte Un Po’ “Tardiva”. Mollie Marriott – Truth Is A Wolf

mollie marriott truth is a wolf

Mollie Marriott – Truth Is A Wolf – Amadeus Music      

Forse il cognome risveglierà qualche fremito a coloro più addentro nelle vicende del rock britannico: ebbene sì, questa “nuova” cantante è proprio la figlia del grande Steve Marriott, indimenticato leader degli Small Faces e degli Humble Pie, una delle voci più belle del rock inglese di sempre, tragicamente scomparso nel rogo della propria casa, a soli 44 anni, nel lontano 1991. Mollie Marriott è la terza figlia di Steve, e anche per lei la gavetta è stata lunga, faticosa e costellata di problemi legali (come era stato per il babbo), e quindi solo in questi giorni, a 32 anni compiuti, arriva il suo esordio discografico: nel frattempo ha calcato i palcoscenici del Regno Unito, come background vocalist per PP Arnold, gli Oasis, in un musical sugli Small Faces, in vari tributi, tra cui quello a Ronnie Lane e alla riunione dei Faces dello scorso anno, oltre al concerto per gli 80 anni di Bill Wyman. Tra quelli che lei chiama “zii” ci sono Peter Frampton, Ronnie Wood, Kenney Jones, che hanno più volte espresso il loro entusiasmo (forse non disinteressato) per la voce di Mollie, e anche Paul Weller ha voluto collaborare con lei, infatti è presente in due brani di questo Truth Is A Wolf, album che avuto una lunga gestazione, tanto che doveva essere pubblicato già nel 2015 con un’altra copertina.

Ma alla fine, tramite una piccola etichetta, la Amadeus Music, è uscito. E devo dire che non è per niente male, buon sangue non mente, Mollie Marriott ha una bella voce, qualche inflessione e movenza del padre (come ammette le i stessa), un timbro vocale che può ricordare Bonnie Raitt o Susan Tedeschi, leggermente rauco ma potente, uno stile che si rifà a cantanti come la Sheryl Crow del primo periodo o Stevie Nicks.. Ovviamente non manca il rock classico inglese, sia quello anni ’60 e ’70, che il più recente Britpop. Tra i suoi collaboratori, co-autrice in due brani, troviamo Judie Tzuke, cantautrice rock molto di successo in UK a cavallo degli anni ’80 (e che al sottoscritto piaceva parecchio), mentre l’unico brano non composto dalla Marriott, ovvero la title track Truth Is A Wolf, porta la firma di Gary Nicholson, autore di successi per Bonnie Raitt e Delbert McClinton,e decine di altri “clienti, che aveva portato questo brano a Nashville con l’idea di darlo appunto alla Raitt o alla Tedeschi, e invece è finito su questo disco. Ed è probabilmente il pezzo migliore dell’album (che comunque si difende con lode): un brano che gira attorno al suono di un piano elettrico e della chitarra di Paul Weller, una delle classiche canzoni che di solito si accostano al miglior repertorio proprio di Raitt e Tedeschi, con la voce autorevole della Marriott che ricorda moltissimo le illustri colleghe, potente e grintosa, con una leggera vena malinconica, uno spirito musicale tra rock e blues e un arrangiamento di gran classe, veramente una bella canzone.

Il singolo Control è un bel pezzo rock, con qualche retrogusto gospel e qualcuno ha riscontrato similitudini con una vecchia canzone degli Humble Pie Fool For A Pretty Face, comunque la band della Marriott e le voci di supporto ci danno dentro di gusto, in particolare il chitarrista Johnson Jay, anche Broken è un’altra bella canzone, incalzante, con un ritmo e un drive che ricordano la miglior Stevie Nicks, una classica rock song dal sapore americano che ruota attorno alla bella voce di Mollie e al sound avvolgente dell’arrangiamento. Give Me A Reason è una bella ballata pop con elementi soul, commerciale, ma il giusto, sempre con sontuosi inserti vocali e una bella chitarra tagliente; Run With The Hounds ha di nuovo un groove tipico dei migliori Fleetwood Mac, musica pop ma di quella raffinata e coinvolgente, mentre Love Your Bones, secondo la stessa Mollie è ispirata dal sound di Tori Amos, quella più pop e meno cerebrale. Transformer è una delle due canzoni scritte con Judie Tzuke, un brano più da cantautrice classica, sempre con la bella voce in evidenza, anche se forse un filo troppo pomposo e pompato; Fortunate Fate, con qualche elemento country rimanda al repertorio della prima Shery Crow, quindi non manca neppure l’impeto rock, King Of Hearts, l’altro pezzo firmato con la Tzuke, è pure il secondo dove appare Paul Weller, una sorta di simil slow blues con richiami sia al “Modfather” come al babbo, anche se l’arrangiamento è nuovamente troppo pompato, ed è forse il difetto che più mi sento di imputare al disco,  insomma la voce e il talento ci sono, ma a tratti il tipo di produzione “moderno” incontra poco i miei gusti. La chiusura è affidata a My Heaven Can Wait, una ballata mid-tempo emozionale di nuovo troppo orientata verso quel suono turgido che non sempre soddisfa. Promossa con qualche piccola riserva.

Bruno Conti

 

Ma Gli Sarebbe Piaciuto Davvero? Johnny Boy Would Love This…A Tribute To John Martyn

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Johnny Boy Would Love This…A Tribute To John Martyn – Hole In The Rain – 2CD+DVD

Un po’ in anticipo visto che uscirà il 15 agosto (in Italia è Ferragosto ma nel resto del mondo è un giorno importante per le uscite discografiche): e la risposta al quesito posto nel titolo è “non lo so”! Secondo chi ha compilato amorevolmente questo doppio tributo, ovvero Jim Tullio (che appare anche come cantante), che già aveva prodotto l’ottimo album postumo di John Martyn Heaven and Earth uscito recentemente, gli sarebbe piaciuto, tanto che, visto che il progetto era iniziato nel 2009, aveva fatto in tempo a partecipare lui stesso in un paio di brani.

Non ho sentito nulla (o quasi) quindi vado ad impressioni e informazioni raccolte in rete ma sarebbe potuto piacergli, visto che ci sono i noti e gli ignoti, i musicisti fans e gli ammiratori “occasionali”, 30 tra solisti e gruppi, voci maschili e femminili, l’intero spettro sonoro come è giusto che sia per un musicista che è stato “universale” nella sua arte.


Beth Orton – Go Down Easy (John Martyn Tribute) di fotomuse

I due brani dove appare, alla chitarra, sono nella cover di Anna di Brendan Campbell e nella versione di You Can Discover di Cheryl Wilson dove “cicca” un accordo e lo fa sentire, mentre alla fine del brano esprime la sua approvazione per la voce della cantante cha pare abbia una voce meravigliosa ( Se è quella che ho sentito io, vagamente tipo una Mary Black americana, ma sound pessimo. Nda).

Tra gli highlights del doppio vengono segnalate la versione complessa di Small Hours di Robert Smith dei Cure che pare sia un fan dai tempi di One World, l’album del 1977 in cui appariva l’originale. Molto belle anche quelle di Hurt In Your Heart di Judie Tzuke, una delle mie preferite sin dagli anni ’70, e sempre in ambito voci femminili Couldn’t Love You More di Lisa Hannigan che si accompagna solo allo zither.

Poi ci sono due dei Blind Boys Of Alabama impegnati in Glorious Fool, gli Snow Patrol alle prese con una versione “rock” di May You Never. Non manca ovviamente Phil Collins che ha reinciso Tearing and Breaking. Bravi anche gli Swell Season (Glen Hansard e Marketa Inglova) con I Don’t Want To Know, Beck che fa Stormbringer e David Gray in Let The Good Things Come. E Beth Orton in Go Down Easy, molto bella, quella l’ho sentita (è il video qua sopra)!

Poi ci sono le preci: pensa se Van Morrison cantasse…o Barry Gibb…o i Rolling Stones…o Steve Winwood…o Mark Knopfler…e perché no Peter Gabriel e la lista dei desideri potrebbe continuare all’infinito ma visto che un tributo lo hanno comunque fatto (con DVD allegato, che include Making Of, dietro le quinte, filmati vari con interviste e performances degli artisti che hanno partecipato e filmati rari dello stesso John Martyn), questa è la lista di brani e relativi artisti:

Track Listing

Disc 1:

  1. Let The Good Things Come – David Gray
  2. Glorious Fool – Clarence Fountain & Sam Butler
  3. Small Hours – Robert Smith
  4. Stormbringer – Beck
  5. Over The Hill – Ted Barnes featuring Gavin Clark
  6. I Don’t Want To Know – The Swell Season
  7. Bless The Weather – The Emperors Of Wyoming (Butch Vig and Company
  8. Couldn’t Love You More – Lisa Hannigan
  9. Go Easy – Vetiver
  10. Solid Air – Skye Edwards
  11. You Can Discover – Cheryl Wilson
  12. The Easy Blues – Joe Bonamassa
  13. Dancing – Sonia Dada
  14. Certain Suprise – Sabrina Dinan
  15. One World – Paolo Nutini

Disc 2:

  1. May You never – Snow Patrol
  2. Go Down Easy – Beth Orton
  3. Fairytale Lullaby – Bombay Bicycle Club
  4. Fine Lines – Syd Kitchen
  5. Head And Heart – Vashti Bunyan
  6. Run Honey Run – Morcheeba feat. Bradley Burgess
  7. Angeline – Nicholas Barron
  8. Walk To The Water – John Smith
  9. Hurt In Your Heart – Judie Tzuke
  10. Road To Ruin – Jim Tullio
  11. John Wayne – Oh My God
  12. Rope Soul’d – The Blackships (feat. David McKellar)
  13. Back To Stay – Ultan Conlon
  14. Anna – Brendan Campbell
  15. Tearing and Breaking – Phil Collins         

Poi, appena esce il disco cercherò di approfondire il discorso dopo averlo ascoltato.

Bruno Conti