Replay: Anche Uno Dei Nostri Texani Preferiti Ha Deciso Di Alleviarci La Quarantena, Ora Anche In CD. Joe Ely – Love In The Midst Of Mayhem

joe ely love in the midst of mayhem

*NDB Ne avevamo parlato a fine aprile in piena pandemia quando l’abum era disponibile solo per il download, ora, da ieri 3 luglio, è stato stampato anche in CD, sia pure non di facilissima reperibilità, in quanto è distribuito sul sito dell’etichetta personale del musicista texano, per cui vi ripropongo la recensione di allora.

Joe Ely – Love In The Midst Of Mayhem – Rack’em Records Download e CD

Joe Ely, grandissimo singer-songwriter-rocker di Amarillo, Texas, ha parecchio diradato la pubblicazione di nuova musica nelle ultime decadi: il buon Panhandle Rambler è ormai di cinque anni or sono https://discoclub.myblog.it/2015/10/09/il-ritorno-dei-grandi-texani-joe-ely-panhandle-rambler/ , ed il precedente Satisfied At Last (per chi scrive il suo miglior lavoro del nuovo millennio) è datato 2011 https://discoclub.myblog.it/2011/06/26/alla-fine-soddisfatti-joe-ely-satisfied-at-last/ . Joe però è sempre stato un artista molto sensibile, e ha quindi pensato (con ragione) di far cosa gradita ai suoi fans pubblicando a sorpresa un nuovo album per cercare di alleviare questo lungo periodo di lockdown. Ma se, per esempio, nel caso di Phish, Laura Marling, Dream Syndicate e X (nonché il nuovo singolo dei Rolling Stones) sono usciti per lo streaming lavori che hanno anticipato future uscite “fisiche” già programmate (sicure nei casi di Syndicate e X, auspicabile in quello dei Phish), Love In The Midst Of Mayhem è un vero e proprio “instant record” che Joe ha inciso e pubblicato in brevissimo tempo, sfruttando dieci brani scritti in passato ma che per una ragione o per l’altra non avevano mai trovato una collocazione nei suoi dischi (NDM: in questo caso il CD dovrebbe comunque uscire, pare a fine Maggio, poi rivelatosi inizio luglio).

Il titolo del lavoro d’altronde dice tutto, “Amore Nel Mezzo Del Caos”, dove la parola chiave, evidenziata anche in copertina, è proprio “amore”: Ely ha infatti scelto i brani seguendo proprio il tema del sentimento più nobile ma non limitandosi al solo amore uomo-donna, bensì includendo anche quello per il prossimo, che comprende anche compassione e carità, e per le piccole cose della nostra quotidianità. Quando ho letto dell’esistenza di questo album registrato in quattro e quattr’otto ho inizialmente pensato ad un lavoro acustico voce e chitarra, ma invece Joe mi ha stupito in quanto Love In The Midst Of Mayhem è inciso con l’ausilio di ben tre chitarristi (Mitch Watkins, Rob Gjersoe e Bradley Kopp), quattro bassisti (Roscoe Beck, Gary Herman, Jimmy Pettit ed il vecchio pard Glen Fukunaga), due tastieristi (Bill Ginn ed il fuoriclasse Reese Wynans), quattro batteristi (Davis McClarty, Pat Manske, Steve Meador e lo stesso Joe), per finire con la splendida fisarmonica di Joel Guzman, grande protagonista in almeno metà dei brani.

L’album si rivela intenso e riuscito già dal primo ascolto, con un Joe Ely molto più cantautore e balladeer che rocker, ed un dosaggio molto parco dei pur numerosi musicisti: canzoni profonde, forti ed appassionate nonostante il mood interiore, che tutte insieme non sembrano affatto degli “scarti” ma brani di prima scelta, anche se, devo essere sincero, un paio di sventagliate elettriche in più le avrei oltremodo gradite. L’album inizia con il messaggio di speranza di Soon All Your Sorrows Be Gone, una ballata acustica con la voce del nostro che non ha perso nulla in bellezza ed espressività nonostante gli ormai 73 anni d’età: solo Joe e la sua chitarra per un minuto e mezzo, poi entra una seconda voce e la splendida fisa di Guzman ed il brano si anima all’improvviso spostandosi idealmente al confine col Messico. Garden Of Manhattan è sempre un lento ma questa volta elettrico e full band, con Ely che declama una melodia decisamente bella e toccante tipica delle sue, ed il gruppo che inizialmente lo segue con passo felpato fino al refrain, nel quale chitarre e sezione ritmica alzano i toni.

A Man And His Dog è una deliziosa folk song di stampo bucolico e dal motivo subito coinvolgente, ancora con la fisarmonica a ricamare sullo sfondo ed un accompagnamento in punta di dita: Joe ha scritto decine di canzoni come questa, ma ogni volta è sempre un piacere nuovo; There’s Never Been è uno slow pianistico intenso e profondo, con un background elettrico ed un crescendo melodico di sicuro impatto al quale partecipa nuovamente anche il buon Guzman: uno dei pezzi più riusciti del disco (pardon, download). Il pianoforte è protagonista anche nella toccante Your Eyes, un brano che conferma l’approccio introspettivo di Joe, meno rock’n’roller e più songwriter: eppure anche qui il pathos è a livelli alti, e riuscirci con l’uso esclusivo di voce, piano ed un paio di chitarre e prerogativa dei grandi; la breve All You Are Love è un altro delicato “pastiche” acustico.

Cry una rock ballad nella quale la backing band al completo fornisce un tappeto sonoro solido e compatto (con uno dei rari assoli chitarristici del lavoro), mentre Don’t Worry About It è un lento avvolgente ad ampio respiro, dalla musicalità molto fluida e perfetto da ascoltare in una bella giornata all’aperto (magari quando ricominceremo ad uscire con regolarità). L’album si chiude con You Can Rely On Me, soave ballata elettroacustica dal leggero sapore country, e con gli intensi cinque minuti della suggestiva Glare Of Glory, ottima ballata rock con tanto di organo farfisa, chitarre in bella evidenza ed una lunga coda strumentale di notevole impatto. Probabilmente i posteri indicheranno Love In The Midst Of Mayhem come un lavoro minore nella discografia di Joe Ely (e di certo uno di quelli in cui la parola “rock” c’entra meno), ma in questo momento difficile è esattamente quello che ci serve.

Marco Verdi

Per La Gioia Degli Appassionati Della Chitarra, Se Riescono A Trovarlo. David Grissom – Trio Live 2020

david grissom trio live 2020

David Grissom – Trio Live 2020 – Wide Lode Signed CD/Download

Credo che il termine di “gregario di lusso” sia perfetto per David Grissom: nato a Louisville, Kentucky, ma dagli anni ‘80 texano di adozione, dove a Austin ha tuttora la sua base, il nostro amico è un chitarrista superbo che ha costruito la sua reputazione soprattutto per il fatto di avere militato nelle band di Joe Ely prima e da fine ‘80, inizio anni ‘90 con John Mellencamp, con il quale ha registrato i dischi da Big Daddy a Human Wheels, nel quale la sua prestazione è stata fantastica. Ma nel corso degli anni, in centinaia di collaborazioni, ha suonato con chiunque: James McMurtry, Lou Ann Barton (prima di Ely), Darden Smith, John Mayall, Robben Ford, Allman Brothers Band, Buddy Guy, le Dixie Chicks, potremmo andare avanti per ore e troveremmo molti dei nostri musicisti preferiti ai quali Grissom ha prestato la sua chitarra.

Negli anni ‘90 ha anche tentato la strada del suo gruppo personale, gli Storyville, insieme al cantante Malford Milligan e la sezione ritmica di SRV, Shannon e Layton. autori di due album che sulla carta promettevano moltissimo, ma si sono rivelati “solo” buoni; ne ha fatti anche quattro come solista negli anni 2000, forse nessuno all’altezza della sua fama, pubblicati dalla etichetta personale Wide Lode, con un misto di materiale in studio e dal vivo, e spesso con forte presenza di brani strumentali, visto che tra i suoi pregi pare non ci sia anche quello di essere un buon cantante. Anche questo Trio Live 2020, registrato in tre serate del martedì al Saxon Pub di Austin, prima della partenza della pandemia, è un disco strumentale (con l’eccezione di due pezzi), registrato con i collaboratori abituali Bryan Austin alla batteria, e Chris Maresh e Glenn Fukunaga che si alternano al basso.

Come forse molti sanno David gira anche il mondo come dimostratore del modello personale DGT delle chitarre PRS (Paul Reed Smith), che ci permettono di ascoltare uno dei virtuosi assoluti dello strumento anche a livello di timbri e tonalità: nel CD, che però è venduto solo direttamente solo sul suo sito, in versione autografata, non costa poco ed è comunque di difficile reperibilità, visto che non viene spedito fuori dagli States https://davidgrissom.com/ , oppure lo trovate in download, Grissom ci regala otto brani, quasi tutti abbastanza lunghi con la presenza di tre cover. Si parte con il timbro cristallino e “lavorato” di Lucy G dove David ricorda il sound di Robben Ford, un blues-rock cadenzato, raffinato e complesso da power trio, dove le evoluzioni della solista sono veramente mirabili e l’interscambio tra i tre musicisti è perfetto; Crosscut Saw, un brano di PD blues ma legato al repertorio di Albert King, contiene quasi 10 minuti di pura libidine, è una delle due tracce cantate, ma è giusto un intramuscolo adeguato, prima di partire per una improvvisazione spaziale dove i timbri e le soluzioni sonore virano anche verso il jazz con un assolo in crescendo di difficoltà abissale. Way José, più serrato e compatto, ha qualche rimando ad uno SRV (in fondo siamo in Texas) più cerebrale e sofisticato e qualche tocco hendrixiano.

Don’t Lose Your Cool, di Albert Collins, il primo dei brani con Fukunaga, è uno shuffle quasi classico, veloce e veemente, sempre con la chitarra dappertutto (diremmo all over the place) e assoli in cui rischi di dover recuperare la mascella che, mentre sei impegnato ad ammirare il lavoro del nostro, se ne è caduta sul pavimento. Never Came Easy To Me, è una sorta di blues ballad, dove la parte cantata è sempre un optional prima di un’altra jam, frutto di grande tecnica e gusto, In The Open è un breve e grintoso brano rock che trascina il pubblico, quasi “normale” nel suo dipanarsi felino, quasi, mentre Sqwawk, di nuovo con Fukunaga (ma non so chi è più bravo tra lui e Maresh) ha un incipit boogie quasi alla ZZ Top, e poi Grissom lavora ancora di tremolo con sequenze complesse, prima di partire di nuovo per l’iperspazio della chitarra. A chiudere l’ultima cover, Boots Likes To Boogie, un brano di Freddie King, un altro che se la cavava discretamente con la 6 corde, il pezzo più trascinante di questo breve set dove il “Maestro” David Grissom ancora una volta fa la gioia degli appassionati della chitarra, ai quali è comunque soprattutto consigliato questo Trio Live 2020.

Bruno Conti

Torna Uno Dei Migliori Texani Di Nuova Generazione. Cory Morrow – Whiskey And Pride

cory morrow whiskey and pride

Cory Morrow – Whiskey And Pride – Write On CD

Atteso nuovo lavoro per Cory Morrow, uno dei più validi esponenti di Texas country del nuovo millennio: nativo di Houston ed in giro dalla fine degli anni novanta, Morrow si è affermato a livello nazionale con l’album Outside The Lines (2002), cementando la sua reputazione con esibizioni dal vivo infuocate, perfette per il suo rockin’ country elettrico e chitarristico. Nella presente decade Cory ha diradato di molto la sua produzione, avendo dovuto pensare anche alla famiglia (lui e sua moglie hanno cresciuto quattro figli): appena due dischi, uno nel 2010 (Brand New Me) e l’altro nel 2015 (The Good Fight), nei quali però aveva dimostrato di non avere perso la voglia di fare ottima musica. Whiskey And Pride è il titolo del suo nuovo full length, e posso dire senza paura di essere smentito che ci troviamo di fronte ad una proposta superiore ai due lavori precedenti, a che a poco a poco il nostro si sta avvicinando al livello dei primi anni duemila.

La sua musica non è mai cambiata, un country-rock molto energico e con chitarre, basso e batteria che assumono il ruolo di protagonisti a discapito di violini e steel (che pure non mancano), ed in Whiskey And Pride trovano posto tredici nuove composizioni che mantengono alta la bandiera del Texas. La produzione è nelle mani del grande Lloyd Maines, una vera garanzia, il miglior produttore texano in circolazione, mentre tra i sessionmen coinvolti spiccano i nomi del bassista Glen Fukunaga (per anni con Joe Ely), del batterista Pat Manske e del chitarrista John Carroll, il cui apporto in fase di riff e assoli è determinante per la riuscita del disco. Morrow non si perde in preamboli, ma attacca subito in maniera tosta con Restless, un rockin’ country potente ed elettrico, con la sezione ritmica che picchia duro e la chitarra solista che rilascia un paio di assoli niente male. La mossa One Foot vede Cory alle prese con un brano dalle atmosfere quasi sudiste: le chitarre sono acustiche ma l’approccio è rock, ed il nostro fornisce una performance vocale grintosa; la title track è una spedita e limpida ballata di puro stampo texano, arsa dal sole e sferzata dal vento, mentre Top Of My Heart è una country song tersa e solare, dallo stile diretto e piacevole.

Con Your Smile abbiamo il primo brano lento del CD, un pezzo elettroacustico toccante, con un bel pianoforte alle spalle del leader, ma con la saltellante Revival il ritmo si riprende il centro della scena, un brano cadenzato e con la solita ottima chitarra; Always And Forever è una slow ballad decisamente bella ed emotivamente intensa, con chitarre, piano e violino che forniscono il tappeto sonoro perfetto per l’interpretazione ricca di pathos di Morrow, Blue Collar è invece puro country, sempre con lo sfondo delle praterie texane come ideale immagine a supporto. Come On Funny Feelin’ è più sul versante rock che country, e la chitarra di Carroll arrota che è un piacere, Daisy Diane è nuovamente lenta e struggente, ma Nashville è lontana nonostante io Cory lo preferisca quando fa il texano duro e puro. Il CD si chiude con la vibrante Let’s Take This Outside, pura musica per spazi aperti, con l’intensa Breath, altra ballata dallo script solidissimo, e con Hill Country Rain, trascinante finale a tutto rock’n’roll.

Dopo aver (giustamente) pensato alla sua famiglia, Cory Morrow è tornato ad occuparsi a tempo pieno della sua carriera, e noi non possiamo che esserne lieti.

Marco Verdi