Margo Price – That’s How Rumors Get Started – Loma Vista CD
Terzo lavoro da solista per Margo Price, cantautrice dell’Illinois ma di casa a Nashville, dopo i due album usciti per la Third Man Records di Jack White (Midwest Farmer’s Daughter del 2016 e All American Made del 2017), entrambi destinatari di ottimi riscontri di critica e vendite sia in USA che, sorprendentemente, in UK, dove sono andati entrambi al numero uno delle classifiche country. Prima del suo esordio di quattro anni fa Margo aveva già alle spalle una solida gavetta, frutto della sua militanza in ben tre gruppi differenti insieme al marito chitarrista e songwriter Jeremy Ivey (Secret Handshake, Buffalo Clover, Margo & The Pricetags): proprio nei Pricetags ha militato anche un giovane Sturgill Simpson, e la Price si deve essere ricordata di questa vecchia amicizia quando ha scelto il produttore per il suo nuovo album (il primo per l’etichetta Loma Vista). E la scelta si è rivelata vincente, in quanto Simpson ha portato aria fresca e nuovi stimoli, aiutando Margo ad ampliare i suoi orizzonti andando oltre il genere country: il risultato è che That’s How Rumors Get Started (che doveva uscire in origine a maggio ma è stato spostato a luglio a causa della pandemia) si rivela fin dal primo ascolto come il disco migliore e più completo della Price, un album di ballate dal suono arioso e limpido, con il country quasi assente in favore di uno stile tra il pop ed il rock californiano classico.
Simpson ha indubbiamente contribuito con il suo talento (e lasciando fortunatamente da parte le sonorità discutibili del suo ultimo album, il deludente Sound & Fury), ma la maggior parte del merito va ovviamente alla titolare del lavoro, che ha scritto una serie di canzoni davvero belle ed ispirate, brani che denotano una maturità da cantautrice adulta ed esperta. Dulcis in fundo, Sturgill ha messo a disposizione di Margo una band rock al 100%, con eccellenze come il chitarrista Matt Sweeney (che ha suonato un po’ con tutti, da Adele a Johnny Cash, passando per Iggy Pop), il noto bassista Pino Palladino, il batterista James Gadson (Aretha Franklin, Marvin Gaye), e soprattutto l’ex Heartbreaker Benmont Tench, il più grande pianista rock vivente assieme a Roy Bittan, il cui splendido pianoforte è il fiore all’occhiello di gran parte delle canzoni contenute nell’album. L’album inizia ottimamente con la title track, bellissima ballad pianistica che si sviluppa fluida e distesa, con la splendida voce di Margo a dominare un brano che denota a mio parere una netta influenza di Stevie Nicks nel songwriting. Niente country, ma piuttosto un elegante pop-rock che profuma di Golden State.
Con Letting Me Down il ritmo aumenta e ci troviamo di fronte ad uno scintillante pezzo tra country, pop e rock contraddistinto da un bel lavoro chitarristico, il solito magistrale piano di Tench e, last but not least, un ritornello vincente di ispirazione, indovinato, Fleetwood Mac; in Twinkle Twinkle le chitarre si induriscono ed anche la sezione ritmica picchia più forte, Benmont passa all’organo e Margo mostra di trovarsi a proprio agio anche alle prese con un brano rock grintoso pur se leggermente inferiore ai precedenti. Per contro, Stone Me è splendida, una ballata tersa e solare servita da un motivo di notevole spessore ed una struttura di fondo che ricorda non poco certe cose di Tom Petty (con Tench come superbo “trait d’union”): canzone che è stata giustamente scelta come primo singolo. Hey Child è una rock ballad lenta e profonda dalla strumentazione classica (Simpson ha davvero fatto un ottimo lavoro), melodia dal pathos crescente con tanto di coro gospel e prestazione vocale da brividi da parte della Price, mentre Heartless Mind è basata su un giro di tastiere elettroniche ed una strumentazione più moderna e pop, ma rimane un brano gradevole e per nulla fuori posto.
E’ chiaro che io Margo la preferisco quando è alle prese con un sound più classico, come nella bella What Happened To Our Love?, un intenso slow di stampo rock basato al solito sul triumvirato piano-chitarra-organo, o nella strepitosa Gone To Stay, sublime rock song dal passo coinvolgente ed ancora “californiana” (il disco è stato inciso a Los Angeles, cosa che può avere in parte influito), nonché dotata di una delle migliori linee melodiche del disco e con l’ennesimo lavoro egregio da parte di Benmont. L’elettrica e diretta Prisoner Of The Highway è la più country del lotto (ma in versione sempre molto energica), con l’uso del coro a dare ancora un accento gospel davvero azzeccato; il CD, 36 minuti spesi benissimo, si chiude con I’d Die For You, ottima ballata lenta che offre un contrasto tra la melodia delicata e toccante (e che voce) ed un uso nervoso della chitarra elettrica sullo sfondo.
Con That’s How Rumors Get Started Margo Price ha superato brillantemente la difficile prova del terzo disco, regalandoci senza dubbio il suo lavoro più completo ed ispirato: consigliatissimo.
Marco Verdi
si…e’ davvero bello….l ho scritto pure su amazon