Cosa Sta Per Succedere! Prossime Uscite:Crazy Heart – Hendrix – Pat Metheny – Charlotte Gainsbourg e Altri

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Cominciamo con la colonna sonora del film Crazy Heart (è uscita il 19 gennaio, ne dovrebbe uscire una deluxe edition con 23 brani, rispetto ai 16 della versione normale, da qui al 2 febbraio, la data di uscita è un po’ nebulosa): la canzone The Weary Kind cantata da Ryan Bingham e scritta con T-Bone Burnett, che è anche il produttore del progetto, domenica 17 gennaio ha vinto il Golden Globe come miglior brano musicale battendo Paul McCartney e U2 tra gli altri. E’ una delle ultime apparizioni di Stephen Bruton, chitarrista e coautore con Burnett di molti brani. Tra gli interpreti, in vesti sia di attori che di cantanti (sorprendentemente bravi) ci sono anche Jeff Bridges e Colin Farrell.

Una correzione. In un precedente post vi avevo annunciato l’uscita del nuovo Natalie Merchant Leave Your Sleep per il 2 marzo. Posticipato al 30 marzo sempre su Nonesuch Records, nel frattempo è diventato un doppio CD, 26 canzoni, 130 musicisti che collaborano al progetto, attendiamo fiduciosi!

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Torna dopo una lunga pausa Corinne Bailey Rae con un nuovo album The Sea che uscirà a fine mese. Il suo secondo album dopo l’omonimo esordio del 2006, segna il suo rientro dopo una tragedia personale, la morte del marito Jason Rae avvenuta nel marzo 2008 per una probabile overdose.

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Come diciamo noi inglesi “It’s not my cup of tea”, ma, scusate, non ho resistito. E’ gia uscito il 5 gennaio in America, uscirà da noi il 29 il primo album di Kesha Animal che è andato direttamente al 1° posto delle classifiche di Billboard. Come sapete nel sito di Amazon gli acquirenti esprimono il loro giudizio sulle uscite discografiche: ebbene su 39 giudizi 19 le hanno assegnato una stelletta (per onestà 6 cinque stelle), uno di loro così ha chiosato “Immaginate un giocatore di baseball che non sappia colpire o ricevere. Immaginate un contabile che non sappia contare…Evidentemente è possibile che una cantante non sappia cantare…Non fraintendetemi, Kesha fa dei rumori con la bocca…”. Non vedo l’ora di sentirlo!

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Dopo il Syntaxe Pat Metheny si è inventato un nuovo marchingegno l’Orchestrion che da anche il titolo al suo nuovo album, in uscita a fine mese per la solita Nonesuch. Suona tutto lui ma non è un disco acustico, anzi cerca di ricreare le sonorità di una orchestra come da titolo.

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Charlotte Gainsborg, reduce dai successi cinematografici de L’anticristo, sta per pubblicare il 29 gennaio un nuovo album IRM, una collaborazione con Beck, ne uscirà anche una deluxe edition con annesso DVD

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Il 2010 segna il 40° anniversario della morte di Jimi Hendrix, il più grande chitarrista che abbia calcato i palcoscenici di questa terra e, probabilmente, dell’intero sistema solare e oltre. Questa volta siamo in The Valleys of Neptune, un “nuovo” album dove la famiglia ha estratto dal cilindro altri nastri inediti registrati tra il febbraio e il maggio del 1969 che dovevano costituire il seguito del grandissimo doppio Electric Ladyland. Valleys of Neptune è il brano inedito che dà il titolo dell’album, ma spiccano anche versioni inedite di studo di Red House, Fire e Stone Free, oltre a cover di studio di Bleeding Heart di Elmore James e di Sunshine of Your Love dei Cream. Gli altri brani sono Hear my train a comin’ sempre in studio per la prima volta (escluse le apparizioni in qualche milione di bootleg), Mr. Bad Luck, Lover Man, Ships Passing In The Night, Lullaby for the summer e Cryng Blue Rain. Esce per la Sony Legacy, la nuova etichetta che ha acquisito il catalogo di Hendrix, il 9 marzo. Non vedo l’ora di sentirlo, davvero.

Bruno Conti

Ma Esistono Ancora?! Take 4 – McIntoshRoss The Great Lakes

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McIntoshRoss – The Great Lakes – Cooking Vinyl (Edel)

In effetti questo disco non dovrebbe rientrare in questa categoria degli esistono ancora, ma prego notare questa volta punto interrogativo ed esclamativo in contemporanea.

Perché tutto ciò? E chi sono costoro? Perchè inserirli in questa lista di presunti desaparecidos se prima “non esistevano” (virtualmente)? Per dirla tutta Ricky Ross e Lorraine McIntosh, partner da oltre 25 anni, sono stati la colonna portante dei Deacon Blue, lui soprattutto.

i nostri amici scozzesi sono sempre stati un gruppo molto “americano” a partire dal nome mutuato da un brano degli Steely Dan e questa volta hanno compiuto il “delitto pefetto”: hanno preso baracca e burattini e sono andati in California a registrare questo The Great Lakes, un disco delizioso che unisce gli umori dei laghi scozzesi a larghi sprazzi di Americana Music e Country.

Questa volta i due sono partner alla pari, spesso i brani sono cantati in duo, ma anche quando si alternano alla voce, armonizzano tra loro in modo perfetto. La produzione è affidata all’ottimo Mark Howard che annovera Bob Dylan e Tom Waits tra i propri clienti, il direttore musicale è Doug Pettibone (il chitarrista di Lucinda Williams) che si alterna tra pedal steel, che è lo strumento guida di questo album, e banjo; ottimi comprimari sono il batterista Steven Nistor degli Sparlehorse e il bassista Daryl Johnson che spesso ha abbellito i lavori di Neville Brothers e Emmylou Harris. Perchè i nomi contano, non sempre ma spesso aiutano a capire cosa stai tenendo tra le mani (un CD ovviamente). Questo per gli americani, i due britannici si fanno aiutare dall’amico David Scott dei Pearl Fishers per rimpolpare il reparto chitarre, soprattutto acustiche per creare un tessuto sonoro semplice ma corposo che rende questo The Great Lakes un piccolo gioiellino.

Devo dire che questo disco mi piace proprio: dalla malinconica ed evocativa The Great Lakes, dove tra un piano e una pedal steel che avvolgono le loro voci i due cantano con grande pathos, in un perfetto equilibrio sonoro si passa poi alla stagionale Winter is Coming, un brano che può ricordare le atmosfere degli omologhi Prefab Sprout, se Paddy McAloon avesse avuto una vera seconda voce femminile invece della sospirosa Wendy Smith, forse questo sarebbe stato il risultato.

Lorraine McIntosh non ha una voce straordinaria ma la usa molto bene, ad esempio nella romantica Bluebell Wood, dove la straordinaria pedal steel di Pettibone fa miracoli. E che dire della gradevole All My Trust I Place In You, Ricky Ross non ha perso la sua capacità di creare piccoli artefatti pop deliziosamente strutturati. Ottimo ancora il duetto country alternative di Gloria e le atmosfere gloriosamente country di A passing place con le voci che duettano e si sovrappongono alla pedal steel.Your Straight Man è la mia preferita, emana una serenità e gioia di fare musica veramente coinvolgenti.

Ma in definitiva tutto funziona alla perfezione in questi quadretti country-folk: se vi piacciono Mark Lanegan e Isobel Campbell, i Walkabouts o gli Handsome Family, con differenze di spessore vocale ma unità di intenti, questo disco potrebbe essere una gradevole sorpresa. Lo trovate tra le anticipazioni visto che in Italia uscirà ai primi di febbraio (ma in Inghilterra è uscito da qualche mese).

Hanno anche un canale creato da loro in Youtube mcintoshross.

Bruno Conti

Le 500 Più Grandi Canzoni Di Tutti I Tempi Seconda La Rivista Rolling Stone Parte VII

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Solito appuntamento settimanale, con la settima puntata. Direi che poi arrivati alla posizione 100, per il momento ci fermiamo, salvo poi tornarci in seguito. Sfogliando le puntate precedenti mi sono reso conto che non ho evidenziato quantomeno le decadi, se non gli anni, di provenienza dei singoli brani.

Per la legge degli anni ’60, i brani provenienti da questa decade (nei primi 60 posti) sono ben 34, 11 brani dagli anni ’70, 9 dagli anni ’50, 4 dagli anni ’80 e ben 2 dagli anni ’90. Eminem del 2002 è al 166° posto e gli Outkast del 2003 al 180°, un successone per i noughties.

Visto che scendiamo verso posizioni meno interessanti della classifica (si fa per dire, visti nomi e titoli dei brani), restringiamo i commenti.

61) Jerry Lee Lewis – Whole Lotta Shakin’ Goin’ On

62) Bo Diddley – Bo Diddley

Uno degli antesignani del rap, anche nell’uso del proprio nome nei titoli dei brani.

63) Buffalo Springfield – For What It’s Worth

Stephen Stills sarà contento di avere battuto l’arcirivale ed amico Neil Young (per quello che valgono queste classifiche, il vecchio Neil è solo al 214° posto, oltretutto con Rockin’ in The Free World!). Ma si rifà abbondantemente con le basette, occhio al video!

64) Beatles – She Loves You
65) Cream – Sunshine of Your Love
Alla Royal Albert Hall nel maggio del 2005, riuniti per una serie di concerti strepitosi raccolti in un doppio CD o DVD, da avere.
66) Bob Marley and The Wailers – Redemption Song
Una meravigliosa versione registrata da Joe Strummer poco prima della sua morte!
67) Elvis Presley – Jailhouse Rock
68) Bob Dylan – Tangled Up In Blue
69) Roy Orbison – Crying
Una lotta di ugole per una delle più belle rock’n’roll ballads di tutti i tempi.
70) Dionne Warwick – Walk On By
La cugina di Whitney Houston alle prese con una delle perle del catalogo di Burt Bacharach!
Alla prossima settimana.
Bruno Conti

See You Later Alligator. Bobby Charles Abbeville, Louisiana 1938-2010

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Silenziosamente e discretamente come ci aveva sempre abituato, se ne è andato Giovedì 14 gennaio 2010 Robert Charles Guidry in arte Bobby Charles, uno dei più grandi artisti prodotti da quella feconda fucina di talenti che è la Louisiana, New Orleans in particolare (anche se lui era originario di Abbeville una piccola località nella vicinanze).

Già toccato dalla grande fama alla giovanissima età di 17 anni, quando un suo brano See You Later Alligator, nella versione di Bill Haley divenne un megasuccesso nelle charts americane, uno dei primi R&R della storia, poi non ha saputo capitalizzarne il successo e la sua è stata la classica carriera del perfetto artista di culto. Amato ed osannato dalla critica e dai suoi colleghi ma poco conosciuto dal grande pubblico.

Anche il suo stile, partendo da un R&R misto al R&B con profumi di New Orleans, cajun e jazz, ha contribuito a farlo divenire uno degli inventori della cosiddetta swamp music. Oltre a tutto a conferma del suo status di culto per moltissimi si trattava di un artista di colore, mentre Bobby Charles era un bianco.

Pochi anni dopo, nel 1958, una sua collaborazione con Fats Domino, Walkin’ To New Orleans è stato un ulteriore enorme successo ed è diventato uno dei grandi standard del Rhythm and Blues. Questa è la versione di Neil Young in versione Zorro da un tributo del 2005!

Poi, pur continuando a fare musica e comporre nuovi brani, un lungo silenzio interrotto dalla pubblicazione nel 1971 del suo omonimo album d’esordio, pubblicato dalla Bearsville l’etichetta di Woodstock di proprietà di Albert Grossman, il manager di Dylan e della Band. Proprio questi ultimi, in compagnia di Dr. John, partecipano in massa alla registrazione di quell’album (tutti meno Robbie Robertson): si tratta di un classico esempio di quello stile tipico del Sud degli States, rilassato, laid-back si dovrebbe dire e, scusate la ripetizione, rimane un piccolo classico (è quello effigiato ad inizio post). Tra l’altro proprio lo scorso anno la Rhino lo ha ripubblicato nelle loro classiche versioni rimasterizzate. E’ uno di quei dischi che bisogna avere, contiene le sue versioni di Tennesse Blues e Small Town Talk.
Promozione zero, problemi con la casa discografica, dobbiamo aspettare il 1976 per rivederlo ( si fa per dire, nel film non si vede) nel cast di Last Waltz.
Nel 2008 ha pubblicato il suo ultimo album Homemade Songs (il quinto, credo, della sua carriera), con risultati altalenanti e critiche difformi, come sempre, purtroppo. Questo era il massimo della promozione che si poteva concedere.

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Beth McKee gli ha dedicato, sul finire del 2009, un bel tributo, tutto di suoi brani, intitolato I’m That Way, lo vedete qui sopra.

Il 23 Febbraio uscirà, postumo (un classico della sua vita), Timeless, l’ultimo album che aveva realizzato con la collaborazione di Dr. John, RIP.

Bruno Conti

Una Deluxe Al Giorno Leva Il Medico Di Torno – David Bowie

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David Bowie – David Bowie (1st album) Deluxe – Decca/Universal

Questo è il brano migliore del disco, amo Bowie ma a tutto c’è un limite

Una doppia edizione Deluxe non si nega a nessuno. A quando quella di Everything’s Archie, il secondo disco degli Archies?

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E’ quello con Sugar, Sugar, mica cotica! Va che roba! Oltre a tutto andavano dallo stesso parrucchiere.

Bruno Conti

Un Disco Che Non C’era : The Dark Side Of The Moon

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Questo è il disco in questione (come l’isola che non c’era! Cosa dico, non so, farnetico), che in effetti non esiste. Questo From The Dark Side Of The Moon di Mary Fahl, registrato e pronto per la pubblicazione nel 2007, in effetti non ha mai visto la luce del giorno: già distribuite le advance copies a stampa e critici è subentrata la crisi finanziaria che si è ingoiata la V2 e quindi, tuttora, circolano in internet e su ebay solo le copie promozionali di questo CD.

Peccato! Perché era proprio bello, una versione particolare e coraggiosa del disco dei Pink Floyd che sicuramente non poteva competere con l’originale ma che aveva sicuramente molte frecce al proprio arco, a partire dalla voce potente ed espressiva della bellissima signora che vedete effigiata in copertina del suo disco ufficiale, quello mai uscito è sulla destra (anche l’occhio vuole la sua parte). Ma chi è costei?

Gli October Project ve li ricordate? Un paio di album per la Epic negli anni ’90 e poi l’oblio. Non erano un gruppo straordinario ma valeva la pena sentirli per la bella voce di Mrs. Fahl. L’età delle signore non si dovrebbe dire ma è del 1958, portati benissimo direi. Comunque erano  questi!

Dopo lo scioglimento del gruppo Mary Fahl ha continuato la sua carriera di cantante e attrice con alterni risultati. Messa sotto contratto dalla Sony Classical ha pubblicato un album The Other Side of Time, particolare, “strano”, quasi classicheggiante (in certi momenti senza il quasi, c’è una versione di Una Furtiva Lacrima di Donizetti!), ma anche etnico, Ben Haindi Habibi (una Kharja del 12^ secolo) e epico, come in Going Home che poi è stata utilizzata nella colonna sonora di Gods and Generals (c’è anche un inedito di Dylan), il prequel di Gettysburg.

Nonostante critiche altalenanti e paragoni un po’ peregrini con Enya e Sissel, anche se un certo afflato simil-celtico non si può negare, dopo essere stata fatta fuori anche dalla Sony aveva trovato un contratto con la V2 e registrato questo tributo ai Pink Floyd sotto la produzione di Mark Doyle che suonava quasi tutti gli strumenti, con Bob Clearmountain al mixer. Il risultato, come detto, lo rende tra gli album più interessanti di rielaborazione di brani dei Floyd, in questo caso un album intero, ma il destino ci ha messo lo zampino e il dsico è lì nel limbo del vorrei ma non posso.
Mi ripeto, peccato, non posso dirvi provare per credere visto che il disco non c’è anche se…
La nostra amica non si è scoraggiata e continua a fare musica, questa è la versione di Going Home da un concerto del 2009, solo voce, chitarra e piano.

Sempre gran bella voce e gran bella signora. Sfortunata.

http://maryfahl.com/

Bruno Conti

The Best Of 2009 – Appendice n° 2

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http://www.joehenrylovesyoumadly.com/

 

 

 

Altra rivista musicale specializzata italiana: Jammies 2009 – I Migliori dell’anno secondo Jam.

In questo caso non c’è una classifica, sono divisi per categorie come i Grammy.

Album dell’anno – Joe Henry – Blood from the stars

Album Italiano – Ginevra di Marco – Donna Ginevra

Album World – Amadou & Mariam – Welcome to Mali

Album Folk & Roots – Sting – If On A Winter’s night

Album Black – The Derek Trucks Band – Already Free

Box Set – Woodstock 40 years on – Woodstock 40th Anniversary Ultimate Collector’s Edition

Album Jazz – Allen Toussaint – The Bright Mississippi

Colonna Sonora – Jay Farrar & Benjamin Gibbard – One Fast Move Or I’m Gone

Album Live – Leonard Cohen – Live In London

Album Live – Tom Petty – The Live Anthology

Vintage – Neil Young – Archives vol.1 1963-1972

Album Tributo – Rosanne Cash – The List

Più che le scelte, moltissime condivisibili non ho capito le categorie “molto creative”: Sting, folk & roots?  Va be’! Allen Toussaint, Jazz?  Ok!  Ma Derek Trucks album black dell’anno me lo devono spiegare e Rosanne Cash Album Tributo pure!  E il disco “white” qual’è Jay Z?

P.s Baglioni era proprio quello il significato. Ma affettuosamente, però basta!

Bruno Conti

 

Adesso lo sapete parte IV

alan_ford numero uno gruppo tnt.jpgEccomi di nuovo, con tutta la redazione: in effetti il 13 dicembre concludevo la terza parte di questa rubrica dandovi l’appuntamento alla settimana successiva per una nuova puntata, poi, semplicemente, me ne sono dimenticato! Indi per cui…riannodiamo le fila del discorso, quindi altre “stranezze” e curiosità.

Quale famosissimo cantante inglese (ma famoso!) soprattutto negli anni ’70 e tuttora in pista, ha militato negli anni ’60 in un gruppo chiamata Shotgun Express?

Questa è difficile lo ammetto, ma girata nell’altro senso lo sarebbe stata ancora di più: se avessi chiesto quale era il nome del primo gruppo in cui aveva militato … negli anni ’60, sarebbe stata degna del Rischiatutto del compianto Mike! (salvo dando una digitatina al mitico Google: ma quello si chiama barare).

Lo avete riconosciuto? Ma sì è lui, Rod The Mod, Rod Stewart, il brano non è il massimo della vita, ma negli Shotgun Express c’erano anche Peter Bardens poi nei Camel e il grande Peter Green, con Mick Fleetwood alla batteria, poi entrambi nei Fleetwod Mac “originali”. In effetti nel gruppo c’era anche una ottima voce femminile, Beryl Marsden che il tempo ha consegnato all’oblio, se volete saperne di più beryl_marsden.html. Occhio perchè partono una valanga di brani contemporaneamente

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Questa dovrebbe essere abbastanza risaputa ma comunque… Quale famoso attore inglese era considerato un virtuoso dell’ukulele? Ho detto attore quindi se rispondete George Harrison vi do una mazzata in testa!

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Oui, sono Spettor Clouseau, ho pure suonato con gli Steeleye Span!

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Per la serie le sfighe nel mondo, lo sapevate che dall’album degli Strokes Is this it, uscito nel settembre del 2001, è stato tolto un brano in virtù di quanto successo a New York: in effetti non era molto politically correct, sapete come si chiamava? (per la precisione dalla versione americana)

Però come vedete a Top of the Pops, alla televisione inglese, l’hanno fatta ugualmente!
Questa è facile (forse): in che anno ha iniziato a trasmettere e con quale video, MTV?
Per essere precisi e tassonomici 1 Agosto 1981.
Saltando avanti e indietro nel tempo, ve lo ricordate il Rock’n’ Roll Circus televisivo degli Stones? Non è questa la domanda! A un certo punto si vedono i Jethro Tull ma il chitarrista non c’entra un tubo, chi è costui?
Cappellaccio tirato sulla testa, ma è proprio lui, Tony Iommi dei futuri Black Sabbath.
Fanatici del prog rock nel mondo intero lo sapevate che una futura megastar fu considerata tra i papabili come cantante in In The Wake of Poseidon dei King Crimson (questa la sanno in pochi)?
Non l’avrei visto male, invece di cantare Honky Cat avrebbe cantato Cat Food. Ebbene sì, Reginald Dwight in arte Elton John.
Alla prossima, non dico date ma ci torniamo.
Bruno Conti

Le 500 Più Grandi Canzoni Di Tutti I Tempi Secondo La Rivista Rolling Stone Parte VI

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Dai riscontri del blog pare che questa rubrica piaccia, per cui proseguiamo con la puntata n.6., solita cadenza settimanale. Ovviamente è solo un pretesto per parlare di musica, qualche commento, qualche curiosità, per chi non la conosce la curiosità di vedere le posizioni della classifica e scoprire “il colpevole”, qualche buon video, i testi dei brani, procediamo. Puntata “controversa”.

51) Grandmaster Flash And The Furious Five – The Message

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Il primo rap della storia dell’hip-hop? Potrebbe. Il primo grande successo rap della storia dell’hip-hop? Meglio

52) Prince – When doves cry

Scelto dai critici di Rolling Stone! Non sono un grandissimo fan di Prince, ma me ne vengono in mente almeno dieci migliori di questa!
53) Sex Pistols – Anarchy in the U.K.

Non è il video del brano, ma merita per Bill Grundy (L’intervistatore), la biondona (Siouxsie) e le four letter words che fioccano, questa è la BBC! P.s. Per il curatore dei testi del singring di Virgilio. Il brano si chiama Anarchy In the U.k.
54) Percy Sledge – When a Man Loves a Woman
L’originale è quello abbronzato, non il rimbambito con il cappellino! La versione italiana Quando un uomo ama una donna del 1966 era cantata dai Crazy Boys. Ma chi cacchio sono?
55) Kingsmen – Louie Louie
Questa ha avuto più versioni che in tutta la storia degli esami di latino al liceo scientifico.
56) Little Richard – Long Tall Sally
Questa però non l’hanno scritta loro.
57) Procol Harum – A Wither Shade of Pale
Ma non era dei Dik Dik? Ma che strano!
58) Michael Jackson – Billie Jean
The King Of Pop. E questa è La versione!
59) Bob Dylan – The Times They are A-changin’
The King Of Folk! Gran versione del Boss.
60) Al Green – Let’s Stay Together
The King of Soul. Che voce, gente!
That’s all folks! Alla prossima!
Bruno Conti

Sorelle. Wendy and Bonnie – Genesis

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L’anno scorso (era il 31 dicembre 2009) vi parlavo di Sorelle e Gemelle, e nell’ambito del rapporto fraterno più in particolare delle First Aid Kit, queste due sorprendenti sorelle norvegesi dell’età di 16 e 19 anni che stanno per pubblicare il loro primo album il 25 gennaio…Dilettanti!

Per la serie nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma (che citazioni!), ma anche per associazione di idee e per una sorta di Catena di Sant’Antonio virtuale mi sono venute in mente Wendy And Bonnie, che hanno pubblicato il loro primo album Genesis nel lontano 1969, alle rispettive tenere età di 13 e a16 anni (capite il significato del Dilettanti di poco fa). Non ci sarebbe niente di strano in un’epoca di Nikke Costa, Zecchini d’Oro e trasmissioni varie della Clerici e Gerry Scotti infarcite di FFFenomeni (con tre f) in erba, sono pure vecchie.

Ma il fatto sorprendente è che questo disco è veramente molto bello, niente di trascendentale ma quei dischi cult che ti fanno venire voglia di alzarti la mattina e sparartelo sul tuo impianto.

Non è una storia nuova, girando in internet si trova “facilmente”, ma come si usa dire repetita juvant e quindi, per i ritardari, ecco qua. Correva l’anno 1968 e in quel di San Francisco le sorelle Wendy & Bonnie Flower (hanno pure un cognome in sintonia con i tempi e i luoghi che vivevano), vengono “scoperte” dal percussionista Jazz Cal Tjader che era il padrino delle due ragazze nonché co-proprietario di una minuscola etichetta, la Skye, con il produttore Gary McFarland e il chitarrista Gabor Szabo (quello di Santana!, avete capito).

Per farla breve entrano in sala d’incisione per registrare questo album Genesis, ma a poco tempo dalla pubblicazione l’etichetta fallisce e il disco entra nelle nebbie del tempo. Fine della storia? Per niente! Intanto nell’album suonano fior di musicisti: dal chitarrista Larry Carlton al batterista Jim Keltner passando per il tastierista Mike Melvoin (esatto! Il babbo di Wendy, quella di Wendy & Lisa, avete presente, Prince, per la serie i corsi e ricorsi della storia, Giambattista Vico, mi pare, seconda citazione), oltre ai vecchi marpioni citati prima.

Ottime critiche allora e ottime critiche oggi perchè il disco ha continuato la sua storia fino ai giorni odierni; una prima ristampa per la Sundazed nel 2001 e, addirittura, una versione deluxe in doppio cd o triplo vinile nel 2008. La musica contenuta nei vari formati è figlia dei suoi tempi: vogliamo chiamarla psichedelia gentile, acid folk, flower power, folk-jazz-brasilian rock californiano (sto incominciando a incartarmi!), in fondo si tratta di due belle voci femminili che armonizzano fra loro, su un tappeto di chitarre acustiche, come è evidente dai vari demos e versioni alternative contenute tra le bonus tracks delle versione deluxe. Tra questi inediti brillano due cover dei Beatles, Eleanor Rigby e We can work it out, deliziose (quindi Beatles completisti, ocio), mentre nel disco “ufficiale” come non citare la pop-bossanova di The Paisley Window Pane, ma anche il Doors meets Mamas and Papas di Let yourself Go Another Time, irresistibile, il folk sognante di By the sea o l’atmosfera alla 5th Dimension di You Keep Hanging on my mind, con un ottimo assolo di Larry Carlton, ma anche il rock alla Jefferson Airplane con camomilla di It’s What’s Really Happening. In definitiva, come direbbero i teleimbonitori, venghino venghino siori è tutta roba buona.

La storia, naturalmente, ha un lieto fine, Wendy Flower (che era rimasta nel mondo della musica producendo dischi per l’infanzia e che vedete effigiata ad inizio post), come la contemporanea Vashty Bunyan è stata ri-scoperta dalla critica e dal pubblico inglese e ha partecipato al prestigioso Meltdown Festival.

Bruno Conti