Un Paio Di Novità Dalle Nostre Lande, Anche “Basse”! Lowlands – Beyond & Music is Love A Tribute To CSN&Y

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Oggi esce ufficialmente (ma circola già da un paio di giorni), il nuovo album dei Lowlands, si intitola Beyond, è prodotto da Joey Huffman, in passato tastierista con Soul Asylum, Drivin’n’Cryin e Georgia Satellites, anche ingegnere del suono in vari album di buon rock. L’etichetta è la Gypsy Child di Ed Abbiati, e il CD è il secondo del 2012 dopo il Tributo a Woody Guthrie. Ovviamente, anche per gli avvicendamenti nell’organico (non c’è più Chiara Giacobbe al violino, o meglio appare solo in Fragile Man), il suono è decisamente più elettrico del solito, addirittura quasi punk nell’iniziale Angel Visions, ma non mancano ballate e brani visionari tipici del gruppo. Alla chitarra, per il momento, c’è ancora Roberto Diana e alle tastiere e fisa Roberto Bonfiglio; la nuova sezione ritmica è quella di Ligabue (e prima dei gloriosi Rocking Chairs), ovvero Rigo Righetti al basso e Roby Pellati alla batteria. Una ennesima eccellente produzione italiana, dalla bassa pavese alla conquista del mondo: auguri Ed! Poi ci torno con calma, per il momento prendete nota e provvedete.

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Martedì 9 ottobre uscirà questo doppio CD, Music Is Love A Singer Songwriters’ Tribute To CSN&Y, una co-produzione della italiana Route 61 di Ermanno Labianca, che è uno dei produttori con Francesco Lucarelli, e la Hemifran, a cura di Peter Holmstedt. Lo scopo del disco è raccogliere fondi per la Equestrian Therapy Co-Op di Brandeis, California (sarebbe la nostra ippoterapia per aiutare bambini ed adulti con problemi psico-motori). Quindi scopo nobilissimo e il disco ha anche tutta l’aria di essere notevole, il primo vero grande tributo alla musica di Crosby, Stills, Nash & Young, con fior di musicisti, take a look:

CD 1
01. For What It’s Worth (Ron LaSalle) 02. Triad (Steve Wynn) 03. Helplessly Hoping (Judy Collins) 04. Lady Of The Island (Liam Ó Maonlaí) 05. Bluebird (Sugarcane Jane) 06. Birds (Elliott Murphy) 07. Guinnevere (Bonoff, Cowan, Szcześniak & Waldman) 08. You Don’t Have To Cry (Sonny Mone) 09. Down By The River (Bocephus King) 10. Love The One You’re With (Jennifer Stills) 11. After The Gold Rush (Venice) 12. Teach Your Children (Sadie Jemmett) 13. Fallen Eagle (The Coal Porters)

CD 2
01. Rockin’ In The Free World (Willie Nile) 02. It Doesn’t Matter (Cindy Lee Berryhill) 03. Out On The Weekend (Clarence Bucaro) 04. Hey You (Looking At The Moon) (Neal Casal) 05. Cortez The Killer (Carrie Rodriguez( 06. Bittersweet (Marcus Eaton( 07. Just A Song Before I Go (Eileen Rose & The Legendary Rich Gilbert) 08. Long May You Run (Nick Barker) 09. Southern Cross (Michael McDermott & Heather Horton) 10. Thrasher (Andy Hill & Renée Safier) 11. Wasted On The Way (Louis Ledford) 12. Tracks In The Dust (Mary Lee’s Corvette) 13. I’ll Be There For You (Jenai Huff) 14. Music Is Love (Ian McNabb).

Anche in questo caso, ci torniamo con calma, appena possibile.

Bruno Conti

 

 

Poteva Andare Anche Peggio…Re-Machined A Tribute To Deep Purple’s Machine Head

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Re-Machined A Tribute To Deep Purple’s Machine Head – Eagle Rock/Edel

Poteva andare peggio e pensavo che sarebbe stato un mezzo tonfo, ma evidentemente il disco, anche con 40 anni sul groppone, rimane uno degli album classici dell’hard rock all-time. L’originale è meglio? Probabilmente, anzi sicuramente sì. Ma per la bisogna verrà fatto un bel cofanetto quintuplo (dopo l’edizione doppia del venticinquennale): meglio esagerare, ormai se un gruppo, o un disco, non ha la sua bella edizione Deluxe commemorativa, meglio se pantagruelica, non conta nulla nella storia del rock. La storia di Machine Head e del suo brano/riff Smoke On The Water la conoscono tutti e la potremmo quindi “stenografare” così: Montreux ’71, concerto Zappa, incendio Casinò, Fumo sull’acqua, riff al n° 4, disco al n°1. Mi sembra chiarissimo. Il disco originale vede in azione i Deep Purple Mk II, quelli più classici, che l’anno dopo registreranno anche l’altro super classico, il doppio Made In Japan, con quattro brani ripresi proprio da Machine Head, e Who Do We Think We Are, sempre nel 1973, prima di partire con il valzer delle sostituzioni.

In un certo senso, a rappresentarli in questo tributo, c’è il bassista e cantante della versione Mark III, Glenn Hughes, che appare in due brani, perché nel terzo il suo pard Joe Bonamassa lo ha “tradito” con Jimmy Barnes. Per ovvi motivi, Hughes è forse quello più a suo agio con questo repertorio, visto che sono canzoni che avrà eseguito centinaia di volte nella sua militanza nel gruppo, anche se è più probabile che dal vivo le cantasse Coverdale. Diciamo subito che non capisco e non condivido la de-costruzione di Smoke On The Water da parte dei Flaming Lips (gruppo che peraltro apprezzo, e che nella loro versione di Dark Side On the Moon non hanno fatto male, pur con tutti i distinguo): se gli altri “ri-macchinano”, questa versione pedala contro, un po’ come avevano fatto ai tempi i Devo, con la loro de-evoluzione di Satisfaction (anche questa capìta poco ai tempi). Forse è la lotta al riff, che deve essere per forza scomposto. Comunque i compilatori del disco ne hanno messo una versione più tradizionale in apertura, per evitare l’ira funesta dei fans: però, casualmente, è un brano che era già apparso in Guitar Heaven, il disco di Santana dedicato ai classici della chitarra rock e, cantata dal tipo dei Papa Roach, Jacoby Shaddix, non si sembra una versione memorabile, un po’ latinizzata con le percussioni di Karl Perazzo, ma da 6- in pagella, ad essere generosi.

I Chickenfoot di Sammy Hagar e Joe Satriani mi sembrano più a loro agio con una Highway Star ripresa dal repertorio Live, con Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, che curiosamente siede dietro ai tamburi anche in un’altra versione dello stesso brano, messa a fine CD, con l’arcirivale di Satriani, Steve Vai alla chitarra e ancora Glenn Hughes a voce e basso; forse meglio la seconda versione che mantiene la parte di organo di Jon Lord contro la doppia chitarra dei Chickenfoot, ma anche in questo caso, pur con tutte le infiorettature dei due virtuosi, rimane migliore la versione originale con Blackmore, che in quanto ad assoli non scherzava neppure lui. Glenn Hughes canta anche in Maybe I’m A Leo che “burnizza”, cioè rende un po’ più funky la versione della canzone, con lo sconosciuto, per me, chitarrista Luis Maldonado (lo so, ho visto che suona in una valanga di dischi, ma mi è più familiare il pilota di Formula Uno).

Discreta, come il brano, Pictures Of Home, eseguita dai Black Label Society di Zakk Wylde e francamente “scarsina” (per usare un vezzeggiativo) Never Bevore dei King Of Chaos, con uno spompato Joe Elliott, due Guns’n’Roses minori e uno Steve Stevens gigione, ma che tiene in piedi la baracca con il suo lavoro alla chitarra. Altro personaggio che con la chitarra ci sa fare è l’inesauribile Joe Bonamassa, che uno ne pensa e cento ne fa e che, come detto prima, con l’aiuto della sua band e di  Jimmy Barnes ci regala una più che onesta Lazy, quella dove più si sentiva l’organo di Lord, qui ottimamente “replicato” da Arlan Schierbaum. Per concludere i due “metallari” per antonomasia, Iron Maiden che rifanno alla loro maniera Space Truckin’, non male e i Metallica, alle prese con When A Blind Man Cries, che pur essendo stata registrata nelle sessions per Machine Head, era uscita ai tempi solo come singolo: devo dire bravi, forse la tra le cose migliori del disco, riescono anche a resistere per qualche minuto con una versione misurata prima di scatenarsi in un finale “metallico”. Sono quei dischi “piacevolmente inutili”, destinati agli appassionati del genere.

Bruno Conti    

La Meglio Gioventù “Indie” Americana. Mountain Goats – Transcendental Youth

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The Mountain Goats – Transcendental Youth – Merge Records 2012

Considero John Darnielle uno dei migliori songwriter della scena indie Americana. Il leader dei Mountain Goats , si è costruito in vent’anni di attività un catalogo impressionante, dove sia per la forza dei testi che per le sonorità, alle sue canzoni,spesso bastano pochi accordi di pianoforte e chitarra per arrivare al cuore dell’ascoltatore. La band di Darnielle è stata una delle prime a potersi davvero fregiare della categoria “indie band”, fin da quando nel lontano 1991 hanno incominciato a pubblicare dischi in continuazione, partendo dai primi lavori in formato audiocassetta. Da allora tenere il conto non è facilissimo, questo dovrebbe essere il 14° album, più 6 cassette pubblicate tra il ‘91 e il ’94, 23 EP o singoli con inediti e 3 CD di materiale di recupero. Come vedete un “songbook” imponente e difficilmente consigliabile nella sua totalità, se non siete in sintonia con il “genio” musicale del leader dei Mountain Goats (comunque se volete iniziare vi consiglio The Sunset Tree (2005) e Get Lonely (2006). La forma dei brani si è sempre sviluppata in un folk scarno, ballate crepuscolari, dai toni sommessi, con poche variazioni, ma in questo nuovo disco che vede ancora in azione i fedeli Peter Hughes al basso e John Wurster alla batteria, le varie composizioni sono attraversate da una allegra sezione fiati, che sembra dare una marcia in più al classico suono acustico della Band.

I territori restano quelli di un folk-rock elettro-acustico, ma il tono spigliato delle melodie e i tempi svelti a partire dall’iniziale Amy aka Spent Gladiator 1, forniscono una bella ventata fresca nel rock introverso del gruppo. Un pianoforte introduce Lakeside View Apartments Suite una bella e struggente ballata del miglior Darnielle, mentre il singolo Cry For Judas si sviluppa spedito con il sottofondo dei fiati e un tromba che mi ricorda il Chuck Mangione di Children Of Sanchez.  Harem Roulette è più ritmata, mentre White Cedar è un’altra ballata guidata dal pianoforte e cantata in modo quasi recitativo da John, come pure la seguente, magnifica, Until I Am Whole. Si cambia registro con brani freschi e tambureggianti per Night Light e The Diaz Brothers, mentre in chiave acustica viene proposta Counterfeit Florida Plates, cui fa seguito una In Memory Of Satan in stile Lambchop.

Si chiude con una sincopata Spent Gladiator 2 che rimanda al brano d’apertura e con il jazz sommesso di Transcendental Youth, dove fiati e batteria spazzolata dimostrano che i Mountain Goats sono usciti dalla loro “nicchia”.

 Avviso ai naviganti: sappiate che se doveste scoprire la band di John Darnielle solo dopo l’ascolto di questo CD (di cui vi potreste innamorare in molti), quello che purtroppo vi aspetta è di recuperare un ventennio di onesta e copiosa carriera, giusta (ma dolce) punizione per conoscere un gruppo che è stato colpevolmente sottovalutato. Per chi ama il genere fortunatamente si può rimediare.

Tino Montanari

Novità Di Ottobre Parte I. John Cale, Who Tribute, Beatles, Lau, Mary Gauthier, Tori Amos, Meat Loaf, Bruce Foxton, Bob Dylan, Tragically Hip

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La settimana del 2 ottobre si aprono le grandi manovre di autunno, come uscite discografiche ed escono moltissimi dei dischi annunciati sul Blog nei mesi scorsi. Se volete, andando a ritroso, ed è una buona occasione per “sfogliare” questo spazio, li trovate tutti: da Van Morrison a Diana Krall, Wanda Jackson, Tift Merritt, Beth Orton, Iris Dement, Muse, Heart, Mark Eitzel, Bob Mould, Steve Winwood, la ristampa di Arc Of A Diver, il cofanetto Atlantic Soul Legends, Lucy Kaplansy, sono in uscita domani, ma scavando tra le uscite ci sono altri titoli interessanti da citare. Quelli che non trovate, probabilmente, avranno una recensione apposita a parte, oppure semplicemente non interessano o me li sono dimenticati, comunque partiamo, anche con qualche mini recensione, visto che poi, nonostante l’aiuto dei miei validi collaboratori, non sempre c’è il tempo di tornare a parlare di tutto, con appositi approfondimenti.

John Cale, a parte un EP lo scorso anno, era dal 2005 di Black Acetate che non rilasciava un nuovo album. Il CD del 2012 si chiama Shifty Adventures In Nookie Wood, esce per la Double Six/Domino Records e prevede tra l’altro una collaborazione con Danger Mouse nell’iniziale I Wanna Talk to U. Speriamo bene, si parla di escursioni in vari stili e generi, come è sempre stata caratteristica di Cale, ma i suoni moderni e l’elettronica avranno il sopravvento sulla sua anima rock?

Ennesimo tributo a cura dell’americana Cleopatra Records che ormai si è creata una sua nicchia di mercato dedicata ai “vecchi ma bravi”, questa volta è il turno di Who Are You – An All Star Tribute To The Who, quindi dopo Supertramp e Prog Rock è il turno di Townshend e Daltrey. La lista dei brani e dei partecipanti è notevole, con qualche scelta discutibile (il trio che fa My Generation, per esempio e anche Raveonettes e gli Sweet che fanno Won’t Get Fooled Again, ma pe’ cottesia!):

1. Eminence Front – John Wetton (Asia) K.K. Downing (Judas Priest) Derek Sherinian (Dream Theater)
2. Baba O’Riley – Nektar Jerry Goodman (Mahavishnu Orchestra)
3. I Can See For Miles – Mark Lindsay (former lead singer of Paul Revere & the Raiders) Wayne Kramer (MC5)
4. Love Reign O’er Me – Joe Elliot (Def Leppard) Rick Wakeman (Yes) Huw Lloyd-Langton (Hawkwind) Carmine Appice (Vanilla Fudge)
5. My Generation – Knox (The Vibrators)
Dave Davies (The Kinks) Rat Scabies (The Damned)
6. The Kids Are Alright – The Raveonettes
7. Won’t Get Fooled Again – Sweet
8. Anyway Anyhow Anywhere – Todd Rundgren Carmine Appice (Vanilla Fudge)
9. I Can’t Explain – Iggy Pop
10. Behind Blue Eyes – Pat Travers
11. Magic Bus – Peter Noone (Herman s Hermits) Peter Banks (Yes) Ginger Baker (Cream)
12. Who Are You – Gretchen Wilson Randy Bachman (Bachman-Turner Overdrive)
13. Pinball Wizard – Terry Reid Mike Pinera (Blues Image) Brad Gillis (Night Ranger)
14. Squeeze Box – John Wesley (Porcupine Tree) David Cross (King Crimson)
15. Bargain – 38 Special Ted Turner (Wishbone Ash) Ian Paice (Deep Purple)
16. The Seeker – Joe Lynn Turner (Rainbow) Leslie West (Mountain)

Tori Amos, da quando incide per la Deutsche Grammophon si sta un po’ avvitando su sè stessa. Gold Dust è una sorta di uscita celebrativa per festeggiare il 20° dall’uscita di Little Earthquakes, ma è anche l’occasione per Tori di rivisitare il meglio del suo catalogo, con nuove versioni di molti classici registrate con l’aiuto della Metropole Orchestra diretta da Jules Buckley, un po’ come ha fatto Sting recentemente, tra l’altro suo compagno di etichetta alla DG. Il tutto è stato registrato in presa diretta con l’orchestra e quindi anche il piano ha ampio spazio negli arrangiamenti. Non manca la versione Deluxe con DVD allegato, che contiene il classico Making Of, più i video di Flavor e Gold Dust.

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I Lau sono considerati tra i migliori gruppi del nuovo folk tradizionale britannico (scozzese per la precisione), non per nulla hanno vinto il BBC Folk Awards nel 2008-9-10; questo Race The Loser è il loro terzo album di studio, più un live Sarebbero (sono) il gruppo di Kris Drever, che pubblica anche a nome proprio oltre ad avere una miriade di collaborazioni. Il disco è prodotto da Tucker Martine, che questa settimana ha in uscita anche i dischi di Tift Merritt e Beth Orton, sempre curati da lui. Un uomo molto occupato.

Torna, a sorpresa, l’ho letto proprio in questi giorni, anche Mary Gauthier, una delle voci femminili preferite su questo Blog. Il CD è dal vivo, Live At Blue Rock, che è un piccolo ranch convertito alla musica in quel di Austin, Texas. Una sorta di greatest hits registrato con i suoi collaboratori abituali, Tania Elizabeth al violino e Mike Meadows alle percussioni. Ci sono però anche due canzoni nuove e la classica hidden track alla fine (se è “nascosta” perché ce lo dicono prima o addirittura lo scrivono, mah?). Distribuisce la Proper Records. Non dimenticate che The Foundling è stato uno dei dischi più belli del 2010.

Il Boxettino che vedete di Bob Dylan è più che altro una curiosità, una nuova serie della Sony dedicata ad alcuni nomi classici del loro rooster di artisti: si chiama The Real Bob Dylan (ne ho visti anche un paio di altri dedicati a Benny Goodman e Dave Brubeck), è triplo, dovrebbe costare meno di 10 euro e il contenuto è anche interessante, per novizi (e collezionisti):

Disc: 1
1. Talkin’ New York
2. Song To Woody
3. A Hard Rain’s A-Gonna Fall
4. The Times They Are A-Changin’
5. With God On Our Side
6. Chimes Of Freedom
7. Boots Of Spanish Leather
8. Mr. Tambourine Man
9. It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding)
10. Like A Rolling Stone
11. I Want You
12. Positively 4th Street
13. Down Along The Cove
14. All Along The Watchtower
15. I’ll Be Your Baby Tonight
16. Tonight I’ll Be Staying Here With You
Disc: 2
1. If Not For You
2. You Ain’t Goin’ Nowhere
3. Forever Young
4. Watching The River Flow
5. Knockin’ On Heaven’s Door – Carol, Patterson, Brenda, Donna
6. On A Night Like This
7. The Mighty Quinn (Quinn, The Eskimo)
8. Precious Angel
9. Tangled Up In Blue
10. Gotta Serve Somebody
11. One More Cup Of Coffee
12. Changing Of The Guards
13. Hurricane
14. Buckets Of Rain
Disc: 3
1. Silvio
2. Foot Of Pride
3. Blind Willie McTell
4. Jokerman
5. Pressing On
6. Everything Is Broken
7. Series Of Dreams
8. Most Of The Time
9. The Groom’s Still Waiting At The Altar
10. Every Grain Of Sand
11. Sweetheart Like You
12. Brownsville Girl
13. Dignity
14. Dark Eyes

 

I brani li hanno scelti un po’ a casaccio, a occhio mi sembra che non ci siano , delle molte famose, Blowin’ In The Wind e Lay Lady Lay, però per un neofita o per chi non vuole spendere cifre folli per dei Greatest Hits, mi sembra molto funzionale, una buona iniziativa nel cinquantenario del vecchio Bob!

 

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Uno dei campioni mondiali dei “piaceri proibiti” in ambito musicale, a cui si accennava nel Post dedicato a Jeff Lynne, forse è proprio Meat Loaf. Con Bat Out Of Hell ci ha costruito una intera carriera, eppure quel disco, per chi scrive, rimane un chiaro esempio di come fare della buona musica rock, con l’aiuto di un grande produttore, Todd Rundgren, un bravo autore, Jim Steinman, e dei musicisti fantastici, mezza E Street Band, quasi tutti gli Utopia e ospiti assortiti vari, tra cui Ellen Foley ed Edgar Winter. Salvo poi, con una serie di seguiti di valore vieppiù decrescente, rovinarsi la reputazione, anche se uno zoccolo duro di fans lo ha sempre mantenuto. Chi meglio di lui quindi poteva pubblicare un bel Guilty Pleasure Tour (Live From Sydney, Australia 2011), un CD+DVD edito dalla Store For Music (?!?): la parte audio contiene 10 brani e dura 70 minuti, la parte video ne riporta 13 per un totale di 120 minuti, più (o compreso, non si capisce) un documentario di 40 minuti sul tour. Ci sono ovviamente molti dei classici ma anche qualche brano recente. “Polpettone” invecchia ma ci prova sempre.

Dopo essersi riavvicinati in seguito alla morte della moglie di Bruce Foxton e del padre di Paul Weller, i due ex Jam collaborano al primo disco da solista di Foxton. Il titolo del disco del bassista è Back In The Room, esce per la Bass Tone Records e tra i musicisti coinvolti ci sono Mark Brzezicki alla batteria, il chitarrista e vocalist Russ Hastings  e come ospiti, Steve Norman, il sassofonista degli Spandau e Steve Cropper. Foxton, non se la cava male anche come cantante, considerando che in alcuni brani dei Jam, tipo This Is The Modern World e David Watts, la voce solista era lui. Ad essere del tutto sinceri, Foxton nel 1983 aveva già pubblicato un album come solista, Touch Sensitive, ma credo non se lo ricordi nessuno.

I Tragically Hip, canadesi, sono una delle band più longeve del rock alternativo, più o meno contemporanei dei R.E.M., il primo disco è del 1983, e mi sono occupato di loro ai tempi sul Buscadero, recensendone alcuni dischi. Ricordo anche che mi piacevano parecchio e quindi avrei voluto postare la recensione in anteprima di questo Now For Plan A, poi come al solito, mi è mancato il tempo. Però il disco, che li riporta con una major, la Zoe Records/Rounder del gruppo Universal, è bello e Gord Downie ha sempre una bella voce, ricordano molto i Rem, è vero, ma ci sono arrivati insieme, non sono dei meri copisti. Produce Gavin Brown (Metric, Three Days Grace, Tea Party, Barenaked Ladies e anche Sarah Harmer, che appare nell’album). Il loro rock alternativo, melodico e ben cantato, si ascolta con piacere.

Breve appendice.

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Vi sembrava possibile che il 50° anniversario dall’uscita del primo singolo dei Beatles, Love Me Do sarebbe passato sotto silenzio? Certo che no. E quindi il 5 ottobre, la data fatidica, uscirà questa versione limitata in vinile, manco a dirlo su etichetta Parlophone, del 45 giri originale!

Bruno Conti