Non Poteva Mancare “Lui”! Bruce Springsteen – The Album Collection Vol. 1 1973-1984

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Bruce Springsteen – The Album Collection Vol. 1 1973-1984 – Columbia Records/Legacy Recordings 8 CD o 8 LP -17/11/2014

Molti fans del Boss si chiedevano quando la Sony avrebbe dato il via ad un programma di rimasterizzazione degli album di Springsteen, dopo quelle effettuate per i Box di Born To Run e Darkness On The Edge Of Town. L’attesa pare sia finita, la Trimurti Bruce, Jon Landau, Toby Scott aveva affidato il compito al grande Bob Ludwig, e la prima parte del suo lavoro vedrà la luce il 17 novembre, con due cofanetti da 8 dischi ciascuno, uno in CD e l’altro in vinile. Ad essere sinceri c’era già stato un primo lavoro di remaster del catalogo per la sua apparizione sulla piattaforma di iTunes, ma in quel caso erano state usate fonti da 16 bit, quelle che di solito si usano per i CD, mentre secondo le parole di Ludwig, questa volta sono stati usati master ottenuti usando un progetto definito Plangent Process che garantisce risultati a 24 bit. Senza entrare troppo nei tecnicismi Ludwig garantisce che il suono, soprattutto quello del vinile, ma anche dei CD, è fantastico. E conclude dicendo: “Suonano differenti? Assolutamente! Se non li avessi già, uscirei e comprerei le nuove versioni, e questo lo dico da fan, non da uomo marketing.” Ovviamente fateci la tara che volete, ma suona promettente, considerando che nel box non ci saranno bonus od outtakes (riservati ad altri progetti) ma ogni disco verrà riproposto nella versione grafica degli LP originali e il cofanetto conterrà anche un libro di 60 pagine con foto e articoli d’epoca tratti dalla stampa (come si intravede nell’immagine sopra). Manco a dirlo i dischi contenuti saranno:

Greetings From Asbury Park, N.J. (1973)
The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle (1973)
Born to Run (1975)
Darkness on the Edge of Town (1978)
The River (1980)
Nebraska (1982)
Born in the U.S.A. (1984)

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Da non confondere con il boxettino rosso a prezzo speciale che si chiamava The Collection 1973-1984,che vedete qui sopra, uscito nel 2010, che conteneva peraltro gli stessi album.Queste sono le prime notizie, quando e se ci saranno ulteriori informazioni ve ne darò conto. Anche se il tutto sembra definitivo. Per il momento è apparso sui siti americani solo il prezzo della versione per il download (perché ovviamente ci sarà anche quella) e si parla di 50 dollari, speriamo che anche le versioni “fisiche” escano a prezzo speciale. Varrà la pena di ricomprarli per l’ennesima volta? Ai posteri l’ardua sentenza! Non a caso più ci si avvicina al Natale più le uscite dei cofanetti si moltiplicano, preparate i vostri risicati budget.

Bruno Conti

Anche In Fondo Al Barile C’è Roba Buona! Ultimate Spinach – Live At The Unicorn, July 1967

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Ultimate Spinach – Live At The Unicorn, July 1967 – Keyhole Records

Ormai abbiamo quasi raschiato il fondo del barile, nell’ambito delle ristampe, quasi. In questi anni siamo arrivati alle ristampe dei vecchi bootleg, prima la Cleopatra Records, ora questa Keyhole, stanno pubblicando alcuni concerti della era psichedelica, artefatti che erano in versione pirata ed ora acquisiscono una versione “ufficiale”. I Quicksilver escono a decine, ma anche altri gruppi, come la Steve Miller Band, la band di Boz Scaggs, gli It’s A Beautiful Day, tutti a cura della stessa Keyhole, anche qualche titolo dei Velvet Underground e di Lou Reed. Pure questo CD degli Ultimate Spinach, band psichedelica di Boston, in azione sul finire degli anni ’60, è corredato da un bel libretto di una decina di pagine, ricco di informazioni e di pensieri forniti dal fondatore della band, Ian Bruce-Douglas, all’epoca dei fatti un ventenne ingenuo e poco avvezzo al mondo della musica, almeno a giudicare dalle sue parole e dalle reminiscenze sull’excursus del suo gruppo.

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Stando a quanto si dice nel libretto pare che i componenti degli Spinach non fossero un ensemble di amici, ma un gruppetto di personaggi intenti a farsi del male tra di loro, con manager e produttori che erano impegnati a cercare di fregarli nell’un caso e fare dei dischi esattamente opposti alle attese del buon Ian, nell’altro. Che, volendo, era un po’ la situazione tipica a quei tempi, con l’eccezione delle band di grande successo, gli altri improvvisavano molto, oltre che nella loro musica, anche nel gestire la propria carriera. La registrazione di questo concerto avviene nel luglio del 1967, in un piccolo locale di Boston, dove la band era stata ingaggiata, ancora priva di un concerto discografico, per una serie di sei settimane di concerti serali, più una matinée alla domenica: il nome completo del locale era Unicorn Coffee Shop, quindi si possono immaginare le dimensioni della “sala da concerto”.

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Addirittura la band, forse, era nella sua fase di passaggio da Underground Cinema a Ultimate Spinach, e non aveva registrato ancora nulla a livello discografico, quindi il repertorio era molto basato sulle cover, con alcuni brani originali, (tra cui (Ballad Of The) Hip Death Goddess e Mind Flowers, che sono quelli per cui sono ricordati ancora oggi), una psichedelia abbastanza ricercata che poteva ricordare per certi versi quella di gruppi come i Jefferson Airplane, anche perché i componenti del gruppo cantavano tutti, meno il bassista Richard Nese, e in formazione c’era la bella voce femminile della diciottenne Barbara Hudson, a cui si sarebbe aggiunta Priscilla Di Donato nel gennaio del 1968. Gli altri erano Geoffrey Winthrop alla chitarra solista e sitar, Keith Lahteinen alla batteria e il già citato Ian Bruce-Douglas al piano elettrico e 12 corde. Tra pasticche misteriose, LSD corretto alla stricnina e scontri interni doveva essere proprio un bel ambientino, comunque il primo album omonimo, pubblicato dalla MGM, la stessa dei Velvet, arrivò fino al 34° posto delle classifiche americane https://www.youtube.com/watch?v=_AdFvJ9iUDQ , anche se fu distrutto a livello critico da un certo Jon Landau, cosa che ancora oggi fa inc…re Bruce-Douglas non poco, anche se lui stesso è critico verso quel disco, dicendo che sperava di pubblicare un disco dalle sonorità corpose alla Jimi Hendrix, mentre per colpa del produttore Alan Lorber, finirono per avere un disco di bubblegum music.

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Probabilmente la verità sta nel mezzo, infatti il disco è stato poi rivalutato e la versione in CD della Big Beat fa la sua bella figura. La qualità sonora di Live At The Unicorn è quella di un buon bootleg, persino ottimo, rimasterizzato nei limiti del possibile, e si apprezza la grinta dell’iniziale chitarristica Hey Joe, un must dell’epoca https://www.youtube.com/watch?v=kGho-mLO_co , il gentile folk-rock psych di Get Together https://www.youtube.com/watch?v=ZC5WG9dqRIw , con le sue piacevoli armonie vocali, il mid-tempo pianistico di I Don’t Know Your Name, Funny Freak Parade con un improbabile “assolo” di kazoo di Barbara Hudson. Don’t Let These Years Go By addirittura non è riportata sulla copertina del CD, ma giuro che c’è, una leggiadra ballata vagamente folk con un liquido piano elettrico. Anche Don’t Cry For Me e Follow Me, cantata dalla Hudson hanno quest’aria folkeggiante per niente disprezzabile tipica dei tempi https://www.youtube.com/watch?v=dTxiVvczzCM , ma sono i brani conclusivi quelli che danno concretezza al gruppo e al concerto, Hip Death Goddess, ancora con la voce da soprano di Barbara, vagamente alla Nico, in evidenza, poi diventa una cavalcata acida e psichedelica con gli strumenti in libertà, alla Big Brother o Country Joe https://www.youtube.com/watch?v=VYWI7FzME3I  e la lunghissima, oltre 12 minuti, Mind Flowers, viaggia addirittura sui territori dei Quicksilver o dei Jefferson più improvvisativi e francamente smentisce l’asserzione di Bill Graham, che disse che il gruppo era il peggiore che avesse mai suonato al Fillmore https://www.youtube.com/watch?v=N60iusteLCU . Tutti possono sbagliare, e questo buon Live lo testimonia.                                                                 

Bruno Conti

Recuperi Di Fine Anno Parte 5 : Orgogliosamente Rock D’Autore Italiano! – Massimo Priviero – Ali di Libertà

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Massimo Priviero – Ali di Libertà – MPC Records/Self

Su Massimo Priviero, dopo 25 anni di carriera (è in pista dal 1988), e quindici dischi (con questo ultimo lavoro Ali di Libertà http://www.youtube.com/watch?v=o1g7VM5sPdQ ), per quanto mi riguarda, trovo ancora pertinente la famosa frase di Jon Landau (riferita a Bruce Springsteen) usata per lanciare il rocker del New Jersey ( voi trasportate a Jesolo!): ho visto il futuro del rock italiano, e il suo nome è Massimo Priviero. Una definizione impegnativa, alla quale Priviero non è riuscito, se non in piccola parte, a mantenere fede, ma che se non altro ha il merito di collocarlo all’interno di una tradizione sonora ben precisa (quella del più classico rock metropolitano a stelle e strisce), sviluppata sempre con estrema coerenza. Dopo una gavetta svoltasi in ambito locale, con formazioni rock e blues, e un breve periodo trascorso a suonare nelle stazioni delle metropolitane di alcune capitali europee, Massimo firma un contratto con la Wea, e il frutto del sodalizio è l’esordio con San Valentino(88) registrato a Londra (un buon esempio di cantautorato elettrico).

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Spinto dal relativo successo della canzone che dava il titolo all’album, per il lavoro successivo, Nessuna Resa Mai (90, viene chiamato Little Steven (allora ex colonna portante della E Street Band di Springsteen) nella doppia veste di ospite e produttore, mentre il seguente Rock in Italia (92) è realizzato in collaborazione con Massimo Bubola. Dopo due lavori interlocutori Non Mollare (94) e l’omonimo Priviero (98), seguono ancora delle buone produzioni, a partire da Poetika (01), Testimone (03) con cui si rinnova la collaborazione con Bubola, per poi passare all’Universal con cui incide Dolce Resistenza (06,) indi Rock & Poems (07), una colonna sonora Unbroken Ghost (08), Sulla Strada (09), lo splendido Rolling Live (10) e il recente Folkrock (12) condiviso con il bravissimo violinista Michele Gazich (un disco di cover, un atto d’amore verso la musica americana).

Lo accompagnano in questo nuovo viaggio musicale i fidati musicisti di sempre (tra cui il figlio Tommy), con ospiti importanti come il bravo Alex Cambise alle chitarre e mandolino, Paolo Bonfanti alla chitarra slide, il fisarmonicista Riccardo Maccabruni e il “pard” Michele Gazich al violino, per undici canzoni di spessore, che convivono fra rock e poesia. Il disco inizia con la potente  e coinvolgente title track Ali di Libertà, con l’armonica a segnare il percorso musicale, mentre il pianoforte di Onofrio Laviola accompagna la struggente Il Mare, seguita da un rock “stradaiolo” come Apri le Braccia. La chitarra slide di Paolo Bonfanti ruba la scena nel brano In Verità (con un riff che ricorda Thunder Road del Bosshttp://www.youtube.com/watch?v=BhGAEsSCEOI , mentre nella seguente Madre Proteggi, ritorna a proporsi la spiritualità di Priviero (dedicata alla Madonna di diverse categorie), per poi continuare con Occhi da Bambino con il figlio Tommy alla chitarra acustica e gli assoli di chitarra di Cambise e il violino straordinario di Gazich, un brano stupendo dove sgorga tutta l’anima di Massimo.

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Si riparte con Alzati un potente e trascinante rock (perfetto per le esibizioni live) da suonare a tutto volume http://www.youtube.com/watch?v=M16t_LjdAnU , La Casa di mio Padre, una struggente ballata autobiografica, dove hanno un ruolo importante anche le voci di Lisa Petty e Deborah Bosio, mentre Io Sono Là è un brano cantato con forza e vigore, un grido di protesta in stile marcia militare, con chitarre, tastiere e fisarmonica che sviluppano un suono vibrante. L’album (purtroppo) si avvicina alla conclusione con le atmosfere irlandesi (la cornamusa e il tin whistle di Keith Eisdale) di Libera Terra, canzone epica divisa in due parti, La Forza e Il Sogno, una “sarabanda” musicale dove all’unisono si mescolano le anime rock di Springsteen e folk di Woody Guthrie, per poi terminare con una bonus track Bacio D’Addio,degna chiusura di questo manifesto artistico.

Con Ali di Libertà Priviero arriva alla perfetta quadratura del cerchio, in quanto ancora una volta si dimostra un bravo interprete, sia nelle ballate lente, sia nel rock più energico, e con il suo staff  e la presenza di ospiti eccellenti e perfettamente integrati, dà vita a dodici canzoni dove convivono (oltre al mestiere) rock e poesia. Massimo Priviero è un rocker (di quelli veri), uno che non molla, e anche se non ha mai venduto tonnellate di dischi, si è conquistato e mantenuto una sua “nicchia” e per quanto mi riguarda, ritornando alla famosa frase iniziale, Massimo è certamente il passato, il presente e ancora il futuro del rock italiano.

NDT: Questo CD può essere un regalo intelligente per le prossime festività natalizie, in alternativa a tanti stagionati e osannati cantanti dell’asfittica discografia italica.

Tino Montanari

Ma 6 Stellette Si Possono Dare? La Ristampa Del Secolo! The Promise: The Darkness on the Edge of Town Story

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Bruce Springsteen – The Promise: The Darkness On The Edge Of Town Story – Limited Edition Deluxe Collection Columbia 3CD+3DVD

E’ pur vero che mancano novanta anni alla fine del secolo ma dubito che si possa fare meglio, forse qualcuno potrà avvicinarsi o pareggiare (la ristampa di The River?) ma difficilmente verrà superata come ristampa di un singolo album.

Come direbbe Nicola Savino alias Bisteccone Galeazzi “Mitico!”.

Sono 8 ore e 33 minuti di musica da ascoltare e da vedere, alla fine per credere.

Per gustarlo appieno, dal 16 novembre, quando sarà in tutti i negozi, vi consiglio di prendervi un giorno di ferie, vi rintanate in casa e godete smodatamente.

A partire dal famoso quaderno degli appunti di Bruce, quelli vecchi con la spirale, a cui gli autori del packaging più che ispirarsi si sono pari pari rifatti. Quella fonte di mille meraviglie, un po’ come il quadernetto del Numero Uno da cui, di volta in volta, esce di tutto: appunti, testi, liste di brani, altri appunti, altri testi, altri brani, altre liste e così all’infinito. Noto con piacere che Bruce, che usa un “corsivo stampatello” per scrivere, non ha quella che si usa definire una bella calligrafia (che è un po’ un mio cruccio) e quindi nel leggere bisogna andare anche per interpretazioni soprattutto dove ci sono correzioni e ripensamenti ma alla fine si viene ampiamente ripagati.

Naturalmente non manca il classico saggio che accompagna di solito questi cofanetti, anzi ce ne sono due che gettano luce sui motivi che stanno dietro all’operazione (questi rigorosamente battuti a macchina o stampati da un computer se preferite): l’autore è uno dei personaggi che più conosce la materia e meglio riesce a spiegarla ed articolarla. Si tratta di tale Bruce Springsteen, che prima ripropone una vecchia introduzione già utilizzata per il libro “Songs” (quello dei testi) pubblicata nel 1998, ovviamente la parte dedicata a Darkness on the Edge of Town e poi ne inserisce una nuova scritta il 26 luglio di quest’anno.

In quei due scritti c’è tutto quello che dovete sapere su questo cofanetto, difficilmente qualche più o meno dotta recensione potrà fare meglio e io infatti rinuncio e mi limito alla descrizione dei contenuti e qualche piccola curiosità carpita qua e là.

C’è anche un altro piccolo libretto (poche pagine ma sempre formato grande) con i testi delle canzoni e tutti i credits. Una volta tanto pur avendo creato una confezione d’ingegno i CD e i DVD sono raggiungibili con facilità, non occorre essere dei geni per reinserirli nei loro appositi spazi tra le pagine del quadernone e i dischetti sono protetti dalle immancabili bustine (cura anche nei particolari).

Vediamo i contenuti.

Il primo CD è la ristampa dell’album originale Darkness on the Edge of Town con il suono già fantastico all’epoca creato da un team che vedeva a fianco di Bruce, Miami e Jon Landau, Jimmy Iovine, Chuck Plotkin e Thom Panunzio. Qui si è fatto un ulteriore passo avanti, tramite l’opera di un altro dei geni della tecnica di regsitrazione, quel Bob Ludwig che ha masterizzato (e rimasterizzato) tutta la musica che conta, tanto per citarne due o tre, Jimi Hendrix, Led Zeppelin e Rolling Stones. La musica vi viene proprio addosso con una chiarezza e una fierezza straordinarie. Chi non la conosce? Ma è sempre un piacere riascoltare i 10 brani originali.

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Il secondo CD è un doppio, si chiama The Promise, e se fosse uscito ai tempi sarebbe stato un altro formidabile tassello nella carriera di Bruce, quello che mancava tra Darkness e The River. Sono 21 canzoni, o meglio, e questa è la prima curiosità sono 22 brani (e lo potete scoprire solo ascoltandolo ovviamente): infatti alla fine dell’ultimo brano del secondo CD City Of Night dopo una breve pausa parte la traccia nascosta ovvero The Way, un altro dei brani inediti più belli registrati per quella occasione.

Un passo indietro. Il primo dischetto parte con una versione straordinaria di Racing In The Street (’78) che è (quasi) più bella di quella che appare nell’album originale o comunque è una bella lotta. Ad abbellirla c’è un violino (che già appariva dal vivo nei concerti tra la fine ’74 e i primi mesi del 1975 affidato alle mani della violinista Suki Lahav e in anni recenti è tornato con Soozie Tyrell, che è nata a Pisa in Italia, non c’entra niente ma mi andava di dirlo): e non è un musicista da poco a suonarlo, si tratta del fido pard di Jackson Browne tale David Lindley che ci regala un bellissimo assolo e poi replica la sua presenza anche in Come On (Let’s Go Tonight) che è Factory sotto mentite spoglie, bellissima in ogni caso.

Cosa altro abbiamo? Per esempio Talk To Me una delle più belle canzoni scritte da Springsteen per Southside Johnny, del quale la sezione fiati degli Asbury Jukes capitanata da Richie “La Bamba” Rosenberg appare nella versione registrata per The Promise. It’s a Shame come brano in sé non è fantastico ma è interessante perché introduce un promettente batterista rudimentale ma efficace, tale Jon Landau.

Scorrendo le note saltano all’occhio anche le coriste presenti in due brani Someday (We’ll Be Together) e Breakaway Tiffany Andrews, Corinda Carford, Michelle Moore, Antoinette Savage, Soozie Tyrell e Patty Scialfa!! Ohibò, ma allora si frequentavano già nel 1978. Per inciso Breakaway è una piccola meraviglia di canzone, una delle tante.

Naturalmente non manca la versione di Bruce di Because The Night (il suo unico hit single come ricorda orgogliosamente Patti Smith nel documentario) ma anche quella di Fire che sarebbe stata ripresa da Robert Gordon (che ha fatto due stupendi dischi con Link Wray che se già non li avete vi consiglio caldamente di ricercare) e poi dalle Pointer Sisters.

The Promise che anche Bruce rimpiange di non avere inserito nell’album originale avrebbe potuto essere (anche a livello di testo) la seconda Thunder Road. The Brokenhearted potrebbe essere una “traccia perduta” della discografia di Roy Orbison. Rendez-vous era uno dei momenti caldi dei concerti di quegli anni. Se Fire era un tributo a Elvis Presley, The Brokenhearted a Roy Orbison, sicuramente Outside Looking In potrebbe esserlo a Buddy Holly (curiosamente in una delle varie liste che appaiono nel quaderno il cognome è scritto Holley) con in più un tocco di attitudine punk che, scopriamo dal documentario e dalle sue note, Springsteen seguiva con attenzione e attitudine da fan comprando molti dei 45 giri che uscivano all’epoca, probabilmente spronato anche dall’amico Steve.

Il resto ve lo sentite da soli.

Poi abbiamo il primo DVD. Il Film che è andato anche al Festival di Toronto e a quello di Roma con Bruce al seguito, creato da Thom Zinny ha lo stesso titolo di tutto il cofanetto ed è bellissimo pure questo (ma cosa non lo è in questo cofanetto? Domanda retorica!). Guardandolo (ed è anche sottotitolato in italiano) potrete scoprire tutto quello che volevate sapere sul dietro le quinte di questo disco e anche di più. L’incipit, recitato da Bruce, è lo stesso di uno dei due saggi che accompagnano il cofanetto.

Il secondo DVD ha un doppio contenuto. Prima la registrazione completa effettuata in studio (ma dal vivo) o è dal vivo ma in teatro? No direi che è la seconda! Paramount Theater, Asbury Park, 13 Dicembre 2009 Bruce Springsteen & The E Street Band eseguono (senza pubblico) l’esatta sequenza che comprendeva l’album originale e che versioni, ragazzi! Non c’è Nils Lofgren (perchè non era ancora entrato nel gruppo) e, purtroppo, non c’è più Danny Federici sostituito degnamente da Charlie Giordano.

La seconda parte del secondo DVD, quella intitolata Thrill Hill Vault 1976-1978 è una chicca straordinaria: i primi due brani, Save My Love e Candy’s Boy sono registrati a Holmdel, NJ nel 1976 a casa di Bruce, che appare a torso nudo, affiancato da Miami Steve, senza cappello, che sfoggia una folta capigliatura riccia (sia pure declinante), una rarità. Poi c’è Something in The Night Red Bank, NJ 1976 e una serie di brani, in rigoroso bianco e nero, gli stessi che appaiono nel documentario ma completi, registrati in studio a New York nel 1978. Il finale, e mi ripeto,è mitico,si tratta del filmato completo che si è visto varie volte anche in televisione (ma mai nella giusta sequenza) del famoso concerto di Phoenix del ’78, per intenderci quello che si conclude con Rosalita, quando una serie di fans, sfuggite da più parti alla security si impadroniscono di Bruce e fanno benevolmente scempio di lui, con sua grande gioia e divertimento. Una delle scene più gioiose della storia della musica rock.

Il pezzo forte è il terzo DVD: Thrill Hill Vault Houston ’78 Bootleg House Cut. 176 minuti, due ore e cinquantasei minuti, 10560 secondi di pura magia. Bruce Springsteen & The E Street Band dal vivo all’ennesima potenza, in versione sesquipedale (citando ancora il Giuanin Brera), devastante. Tutti i classici, qualche anticipazione di quello che verrà (Indipendence Day) e una serie di cover che allora erano la norma: da Santa Claus Is Coming To Town (il Natale era vicino) a Fever, dal Detroit Medley a You Can’t Sit Down per finire con la leggendaria Quarter To Three di Gary US Bonds.

Il sottoscritto ha avuto la fortuna di assistere al concerto di Springsteen all’Hallen Stadion di Zurigo l’11 aprile del 1981 nel corso del tour di The River (ero il chaperon, con Daniele Biacchessi, di uno dei pullman partiti da Milano per assistere all’evento, viaggio organizzato da Radio Regione, l’emittente da cui trasmettevo Bootleg ai tempi, era il titolo della trasmissione ma li trasmettevo pure). Poi ho visto anche San Siro 1985 e tanti altri in seguito ma vi posso assicurare che in quegli anni il Boss dal vivo era inarrivabile e, devo ammettere, nel 1978 ancora più che nell’81 (come testimoniato da innumerevoli bootleg). Qui siamo di fronte ad un bootleg (ma ufficializzato) e la qualità audio e video è più che buona ma è il contenuto che è fantasmagorico, una esperienza da non perdere.

Questo vi dovevo e spero di avervi convinto, se mi sono dilungato chissenefrega (tanto ormai il Blog è solo mio come i più attenti avranno notato). Buon ascolto e buon divertimento (e buone ferie se seguite il mio suggerimento di ascolto). Se non riuscite a comprarlo fatevelo regalare, inseritelo nella letterina a Babbo Natale, fate qualsiasi cosa ma non potete non averlo.

Bruno Conti

Springsteeniani Di Tutto Il Mondo! The Promise: The Darkness On The Edge Of Town Story

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Bruce Springsteen – The Promise: The Darkness On The Edge Of Town Story Columbia 3CD/3DVD o 3CD/3 Bluray -2LP- 2CD

Allora da ieri è ufficiale il 16 novembre uscirà la tanto sospirata edizione Deluxe di Darkness On The Edge Of Town. Sarebbe dovuta uscire nel 2008 per festeggiare il 30° Anniversario dall’uscita del disco originale ma festeggoamo anche il 32esimo, che ci frega.

L’affare si ingrossa, dopo la versione CD + 2 DVD di Born To Run (e in seguito il concerto all’Hammersmith Odeon di Londra è uscito anche a parte come doppio CD), questa volta siamo a un sestuplo, con oltre sei ore di materiale video e un doppio CD The Promise che raccoglie le outtakes e i brani inediti e uscirà anche a parte come disco a sé stante,

Le dimensioni dell’opera sono notevoli anche perchè in quegli anni (ma questo sempre) Bruce Springsteen, per i noti problemi legali con i suoi ex managers registrava come un ossesso e quindi la quantità di brani poi non usciti sul disco originale è notevole, sia come quantità che come qualità.

Tremo già (ma godo internamente) al pensiero di quello che potranno fare con The River che già era doppio all’origine e si sa che di inediti ce ne sono a bizzeffe dai bootlegs che circolano ma sentirli rimasterizzati per benino e con la giustà qualità è un’altra storia. Ma in generale per Springsteen si potrebbe fare come è stato fatto per alcuni autori di classica, Mozart o Bach, senza irreverenza, una bella Springsteen Edition, un cofanetto di 100 CD e avanzerebbe pure qualcosa, ma bando alle ciance, tracklisting dei dischi è d’uopo.

CD 1: REMASTERED ‘DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN’
1. Badlands
2. Adam Raised A Cain
3. Something In The Night
4. Candy’s Room
5. Racing In The Street
6. The Promised Land
7. Factory
8. Streets Of Fire
9. Prove It All Night
10. Darkness On The Edge Of Town

CD 2: THE PROMISE (DISC 1)
1. Racing In The Street (’78)
2. Gotta Get That Feeling
3. Outside Looking In
4. Someday (We’ll Be Together)
5. One Way Street
6. Because The Night
7. Wrong Side Of The Street
8. The Brokenhearted
9. Rendezvous
10. Candy’s Boy

CD 3: THE PROMISE (DISC 2)
1. Save My Love
2. Ain’t Good Enough For You
3. Fire
4. Spanish Eyes
5. It’s A Shame
6. Come On (Let’s Go Tonight)
7. Talk To Me
8. The Little Things (My Baby Does)
9. Breakaway
10. The Promise
11. City Of Night

E questi sono “solo” i CD, poi abbiamo i DVD: il primo “The Promise: The Making of Darkness On The Edge Of Town” diretto da Thom Zimmy, vincitore di Grammy e Emmy Awards traccia la storia che dal periodo 1976-1978 e la “guerra” tra Jon Landau e Mike Appel, il manager precedente, oltre a prove, sessioni di registrazioni in studio e interviste con tutti i protagonisti della vicenda. Sarà presentato in anteprima al  Toronto Film Festival del 14 settembre con la presenza di Springsteen. Quindi se avete intenzione di fare un giretto in Canada, siete avvisati. Poi sarà tramesso dalla HBO il 7 ottobre ma purtroppo questo a noi non interessa.

Gli altri DVD!

DVD 2: DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN (PARAMOUNT THEATER, ASBURY PARK, NJ, 2009)
1. Badlands
2. Adam Raised A Cain
3. Something In The Night
4. Candy’s Room
5. Racing In The Street
6. The Promised Land
7. Factory
8. Streets Of Fire
9. Prove It All Night
10. Darkness On The Edge Of Town

THRILL HILL VAULT (1976-1978)
1. Save My Love (Holmdel, NJ 76)
2. Candy’s Boy (Holmdel, NJ 76)
3. Something In The Night (Red Bank, NJ 76)
4. Don’t Look Back (NYC 78)
5. Ain’t Good Enough For You (NYC 78)
6. The Promise (NYC 78)
7. Candy’s Room Demo (NYC 78)
8. Badlands (Phoenix 78)
9. The Promised Land (Phoenix 78)
10. Prove It All Night (Phoenix 78)
11. Born To Run (Phoenix 78)
12. Rosalita (Come Out Tonight) (Phoenix 78)

DVD 3: HOUSTON ’78 BOOTLEG: HOUSE CUT
1. Badlands
2. Streets Of Fire
3. It’s Hard To Be A Saint In The City
4. Darkness On The Edge Of Town
5. Spirit In The Night
6. Independence Day
7. The Promised Land
8. Prove It All Night
9. Racing In The Street
10. Thunder Road
11. Jungleland
12. The Ties That Bind
13. Santa Claus Is Comin’ To Town
14. The Fever
15. Fire
16. Candy’s Room
17. Because The Night
18. Point Blank
19. She’s The One
20. Backstreets
21. Rosalita (Come Out Tonight)
22. Born To Run
23. Detroit Medley
24. Tenth Avenue Freeze-Out
25. You Can’t Sit Down
26. Quarter To Three

Il terzo DVD praticamente contiene quello che gli spettatori presenti al concerto di Houston vedevano sugli schermi della sala.

Adesso si tratta di resistere meno di tre mesi e poi fans e non potranno godere come ricci ascoltando l’edizione definitiva di uno dei più belli di Bruce Springsteen. Ma ce n’é qualcuno non bello? (Forse sì).

Nell’attesa…

e anche…

Bruno Conti