“Nuovi” Dischi Live Dal Passato 3. Heart – Live In Atlantic City

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Heart – Live In Atlantic City – EarMusic/Edel CD/BluRay

Le Heart, noto duo formato da Ann e Nancy Wilson, non si sono mai tirate indietro quando si è trattato di immettere sul mercato degli album dal vivo. Solo negli ultimi cinque anni ci sono state ben quattro uscite registrate on stage (Fanatic Live, il natalizio Home For The Holidays, Live At The Royal Albert Hall con l’orchestra https://discoclub.myblog.it/2016/12/24/un-po-di-sano-classic-rock-al-femminile-heart-live-at-the-royal-albert-hall/  ed il Live At Soundstage), ed ora la label tedesca Edel va ad infittire il gruppo con questo Live In Atlantic City, pubblicato nel doppio formato CD/BluRay e registrato nel marzo del 2006 nell’ambito della trasmissione a sfondo rock Decades Live (la stessa da cui è stato tratto il disco dallo stesso titolo dei Lynyrd Skynyrd uscito lo scorso anno). Mercato inflazionato o no, le Wilson Sisters dal vivo sono sempre un bel sentire, dato che stiamo parlando forse del miglior gruppo rock al femminile in circolazione (in realtà un duo, la backing band è sempre stata molto variabile): Nancy è una valida chitarrista ritmica e ha sempre avuto un’eccellente presenza scenica, mentre Ann, a discapito di un fisico non esattamente da pin-up, ha mantenuto negli anni una potenza vocale formidabile, una sorta di versione femminile di Robert Plant, non a caso il cantante che l’ha influenzata di più.

Live In Atlantic City riassume in quattordici canzoni una performance molto solida del gruppo (completato dal chitarrista Craig Bartok, dalla tastierista Debbie Shair e dalla sezione ritmica formata da Mike Inez e Ben Smith), con l’aggiunta di diversi ospiti la cui presenza, va detto, è sempre in secondo piano rispetto a quella delle due sorelle Wilson, che restano indubbiamente le mattatrici della serata. I primi tre pezzi vedono salire sul palco Dave Navarro, chitarrista di Jane’s Addiction e Red Hot Chili Peppers: l’inizio è appannaggio di Bébé Le Strange, versione potente e decisamente zeppeliniana, con sezione ritmica granitica, chitarre in gran spolvero ed Ann che “addenta” da subito la canzone con la sua solita grinta. Straight On è un bell’esempio di funky-rock godibile dalla prima all’ultima nota, con un refrain diretto e vincente ed Ann che tira fuori una voce della Madonna, mentre Crazy On You è una delle signature songs del duo, un pezzo rock tirato ed elettrico, grande riff d’apertura e ritornello epico. All’epoca di questo show l’ultimo album delle due sorelle era Jupiters Darling, dal quale viene tratta Lost Angel, elettroacustica e folkeggiante (ma sempre alla maniera dei Led Zeppelin); a proposito di Zeppelin, nel CD troviamo due notevoli cover dello storico gruppo di Page e Plant, e cioè una devastante Rock’n’Roll in cui Ann e Nancy sono raggiunte da Gretchen Wilson e, ancora con Navarro, una altrettanto roboante interpretazione di Misty Mountain Hop, che non sfigura di fronte all’originale.

Gretchen (che porta dunque a tre il numero di Wilson sul palco) è presente anche nella rilettura di Even It Up, possente rock’n’roll con ritmo e chitarre come si non ci fosse domani, mentre Dog And Butterfly, una bellissima ballata acustica, viene cantata a due voci insieme a Rufus Wainwright. Non ho mai amato gli Alice In Chains, e sinceramente non capisco la loro “intrusione” (insieme all’ex Guns’n’Roses Duff McKagan) dato che non interagiscono con le Heart ma si limitano ad eseguire due brani del proprio repertorio (Would? e Rooster); per fortuna subito dopo abbiamo una strepitosa versione lenta ed acustica di Alone, forse la ballata più bella di sempre delle Heart, nella quale Ann duetta con Carrie Underwood regalandoci una prestazione vocale da pelle d’oca. Finale senza ospiti con tre classici assoluti del songbook delle due Wilson: la mossa Magic Man, ancora influenzata dal Dirigibile, una fluida e scintillante Dreamboat Annie, molto folk e con assolo di flauto da parte di Ann, e chiusura con la potentissima e sanguigna Barracuda. Non sono contrario di principio al proliferare di album dal vivo delle Heart: finché la qualità è quella di Live In Atlantic City possono pubblicarne anche uno ogni tre mesi, io non mi stanco di sicuro.

Marco Verdi

Qualche Disco (Dal Vivo) Per L’Estate –Parte 2. David Bowie – Welcome To The Blackout/Heart – Live At Soundstage

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David Bowie – Welcome To The Blackout (Live London ’78) – Parlophone/Warner 2CD

Heart – Live At Soundstage – BMG CD/DVD

Dopo avervi parlato dell’ottimo nuovo volume degli archivi dei Rolling Stones, ecco due altre interessanti proposte dal vivo, abbastanza diverse tra loro ma con il comune denominatore della buona musica. Welcome To The Blackout è un doppio CD intestato a David Bowie, che era già uscito questa primavera in vinile per il Record Store Day (esattamente come Cracked Actor dello scorso anno), e documenta l’ultimo concerto del segmento europeo dell’Isolar II Tour del Duca Bianco del 1978 (registrato all’Earl’s Court di Londra), una tournée mondiale che promuoveva i primi due album della cosiddetta “trilogia berlinese”, Low e Heroes (Lodger sarebbe uscito l’anno successivo), insieme ad una delle band migliori della sua lunga carriera: Carlos Alomar ed il bravissimo Adrian Belew alle chitarre, Sean Mayes al piano, George Murray al basso, Dennis Davis alla batteria, Simon House al violino e Roger Powell al synth.

Un concerto bello, teso, molto rock, con Bowie carismatico e teatrale come sempre, ed una larga rappresentanza di pezzi tratti dai due album berlinesi (11 su 24 totali, di cui ben 10 su 12 nel primo CD): dopo l’intro strumentale, invero un po’ tetro, di Warszawa, i brani migliori presi da questi due lavori sono la fluida rock ballad Be My Wife, che neppure un invadente synth riesce a rovinare, la potente e diretta Blackout, e naturalmente le due più famose, cioè l’algida ma accattivante Sound And Vision e soprattutto la splendida Heroes, con un grande Belew. Ci sono anche diverse canzoni non molto note del songbook bowiano, e che raramente verranno riprese in seguito, tra cui l’intensa ballad Five Years, cantata benissimo da David, e la coinvolgente e teatrale Alabama Song. Ovviamente non possono mancare i classici, come la saltellante e quasi bluesata (alla maniera di Bowie) The Jean Genie, con grande assolo di chitarra, la funkeggiante Fame, scritta dal nostro insieme a John Lennon, la sempre emozionante Ziggy Stardust ed i trascinanti rock’n’roll di Suffragette City e Rebel Rebel, che chiude un ottimo show, nonostante l’assenza di evergreen come Space Oddity e Life On Mars? 

Non è invece una novità assoluta questo Live At Soundstage delle Heart, in quanto era già uscito brevemente come DVD nel 2008, con la registrazione di questo concerto del 2005 per la famosa trasmissione americana, e oggi viene riproposto aggiungendo il supporto audio a quello video (con però solo 17 canzoni sulle 23 totali nel CD, farlo doppio pareva brutto. Il DVD per fortuna offre lo show completo). Non mancano di certo sul mercato album dal vivo delle sorelle Ann e Nancy Wilson, ma devo dire che questo è uno dei più riusciti, in quanto presenta un concerto in cui le due musiciste sono in forma smagliante, specialmente Ann che offre diverse prestazioni vocali degne di nota, ed entrambe sono coadiuvate da una solidissima band dal suono decisamente diretto e rock’n’roll (purtroppo non sono citati i nomi dei musicisti *NDB Per i feticisti dei nomi, visto che non sono molto noti, a parte Inez degli Alice In Chains: Ben Smith, drums, Craig Bartock, guitar, Debbie Shair,keyboards, Mike Inez, bass). Un concerto molto bello quindi, roccato e grintoso, con Ann in forma vocale splendida, e pure Nancy se la cava egregiamente quando viene chiamata al microfono, anche se non può raggiungere le tonalità della sorellona.

Gli highlights della serata sono lo scatenato rock’n’roll Kick It Out, la cadenzata e coinvolgente Straight On, con la prima performance vocale da applausi di Ann, il folk-rock di Fallen Ones, in cui la Wilson dai capelli neri si traveste da Robert Plant (e con risultati convincenti), la solida ballata elettrica Lost Angel, la diretta e chitarristica Even It Up e la saltellante e quasi country Things. Non mancano le loro ballate di successo degli anni ottanta, e se These Dreams, cantata da Nancy, non l’ho mai amata più di tanto (ma qui ha le sonorità giuste), Alone è splendida, soprattutto spogliata dei suoi effetti “Big Eighties” e trasformata in uno slow acustico che fa risaltare la bellissima melodia e la potenza della voce di Ann. Ci sono anche delle ottime cover, come Love Song di Lesley Duncan (ma resa nota da Elton John, una delle poche canzoni non scritte da Sir Reginald) e soprattutto ben tre pezzi dei Led Zeppelin, da sempre la maggiore influenza del duo: una splendida The Battle Of Evermore e, come finale, un uno-due da favola con Black Dog (ma che voce) e Misty Mountain Hop. Dulcis in fundo, i classici del gruppo, come la trascinante Magic Man, la grandiosa Crazy On You, una delle loro più belle rock songs, la zeppeliniana Bebe Le Strange e la dura e viscerale Barracuda. Come ho già detto, uno dei migliori live delle Wilson Sisters.

Marco Verdi

Un Po’ Di Sano Classic Rock Al Femminile! Heart – Live At The Royal Albert Hall

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Heart – Live At The Royal Albert Hall (With The Royal Philarmonic Orchestra) – Eagle Rock CD – DVD – BluRay

Chi mi conosce sa che, tra i vari generi musicali, non disdegno il rock anni settanta di matrice classica, e fra i vari gruppi e solisti che formano questo tipo di panorama ho sempre avuto un occhio di riguardo per le sorelle Ann e Nancy Wilson (per Nancy, anche due occhi…), meglio conosciute come Heart. Nel corso della loro carriera, le due musiciste di Seattle hanno conosciuto il successo a fasi abbastanza alterne: il primo periodo (la seconda metà dei seventies), caratterizzato da una discreta popolarità e da sonorità decisamente influenzate dai Led Zeppelin, un inizio di anni ottanta piuttosto difficile, subito seguito da una incredibile metamorfosi dal 1985, sia nel look che nel sound, che ha fatto conoscere loro il successo planetario consacrandole vere e proprie star del panorama AOR, per poi ripiombare nuovamente nel corso degli anni novanta quasi nell’oblio generale. Verso la fine della prima decade del nuovo millennio le due Wilson hanno ricominciato ad incidere con una certa regolarità ed a buoni livelli, prima con Red Velvet Car (2010), molto legato a sonorità più roots del solito, seguito dal più duro Fanatic e, quest’anno, dal discreto Beautiful Broken, più vicino al loro classico suono.

Negli ultimi anni non sono mancati neppure gli album dal vivo, dall’ottimo Fanatic Live del 2014, al natalizio Home For The Holidays di un anno fa, fino a questo Live At The Royal Albert Hall, appena uscito sia in formato audio che video (ma con i tre classici supporti pubblicati separatamente), che senza dubbio è il più riuscito dei tre, in quanto prende in esame in egual misura tutte le fasi della carriera delle due sisters, ma anche perché è registrato insieme all’Orchestra Filarmonica di Londra (che non è mai sovrastante, ma sottolinea con molta misura i brani del disco) in uno dei templi mondiali della musica dal vivo, tra l’altro mai frequentato prima d’ora da Ann e Nancy. E la serata è di quelle giuste, con le due “ragazze” in ottima forma, sia la bionda Nancy, che non è mai stata una axewoman ma se la cava benissimo con la ritmica e soprattutto con l’acustica, sia soprattutto la mora Ann, che passano gli anni ma non passa mai la bellezza della sua voce, potente il giusto nei pezzi più rock e seducente e profonda nelle ballate; la band di supporto è formata da quattro elementi (Craig Bartok alla solista, Christopher Joyner alle tastiere, Daniel Rothchild al basso e Benjamin Smith alla batteria), mentre l’orchestra è arrangiata e condotta nientemeno che da Paul Buckmaster, una vera e propria leggenda per quanto riguarda gli archi trapiantati nel rock (avendo in passato collaborato soprattutto con Elton John, ma anche con David Bowie, Rolling Stones, Leonard Cohen, Grateful Dead, Dwight Yoakam, Harry Nilsson, Stevie Nicks e persino Miles Davis).

La serata, che si apre con la potente Magic Man, decisamente zeppeliniana (provate a fare il giochino immaginario di sostituire la voce di Ann con quella di Robert Plant) e con un buon break nel ritornello, dà chiaramente spazio all’ultimo lavoro del duo, Beautiful Broken, con cinque canzoni, tra le quali spiccano la maestosa Heaven (nella quale esordisce l’orchestra), anche questa con abbondanti tracce del Dirigibile, come peraltro anche la complessa I Jump, con i suoi palesi riferimenti a Kashmir, mentre Two è una delicata ballata pianistica, cantata benissimo da Nancy, che non avrà la potenza della sorellona ma se la cava egregiamente. Non mancano naturalmente le megahits degli anni ottanta, e se These Days non mi ha mai convinto più di tanto (troppo pop ed annacquata), What About Love, pur essendo decisamente ruffiana e costruita per le classifiche, ha un’ottima melodia (copiata pari pari qualche anno dopo dal duo pop-rock-AOR svedese dei Roxette per la loro Listen To Your Heart, mentre Alone è semplicemente straoordinaria, una delle migliori ballate degli eighties: da anni le Heart la ripropongono in una versione più lenta e spogliata dal big sound dell’originale, valorizzando ancor di più il motivo splendido e la voce strepitosa di Ann, ed anche questa sera i brividi non si contano.

Non mancano neppure i successi della prima ora, come la scintillante Dreamboat Annie, title track del loro primo album del 1975 (e con l’orchestra che commenta con grande gusto in sottofondo), la grandiosa Crazy On You, forse la loro migliore rock song di sempre, e l’incalzante e trascinante Barracuda, posta nei bis giusto prima del finale di Kick It Out (un rock’n’roll tosto e vibrante). E non dimenticherei l’omaggio proprio agli Zeppelin, con una magistrale No Quarter, che mantiene intatta l’atmosfera minacciosa ed inquietante dell’originale, una rilettura lunga e potente che anche i tre membri superstiti della storica band inglese apprezzeranno (in passato sia Plant che Page hanno avuto parole più che lusinghiere per le due sorelle Wilson). Come ho scritto nel titolo, un po’ di sano rock al femminile ogni tanto ci vuole, e le Heart sono sempre tra le migliori interpreti in tal senso.

Marco Verdi

 

Le Stagioni Passano, Ma “Il Cuore” Rimane! Heart – Fanatic Live From Caesar’s Colosseum

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*NDB Torna la solita rubrica della domenica, il supplemento del Disco Club, dedicato a cofanetti, ristampe e nomi storici del rock, questa volta tocca alla nota band canadese delle Heart. La parola a Tino.

Heart – Fanatic Live From Caesar’s Colosseum – Frontiers Records – CD+DVD-BLU-RAY

Per i pochi che non li conoscono, gli  Heart sono un gruppo rock “canadese” guidato dalle ormai “stagionate” sorelle Wilson, Ann e Nancy (ometto da gentiluomo l’età delle signore), peraltro originarie della California, e in pista da ben 38 anni. “Gli” Heart nascono a Vancouver, nel lontano ’63, quando il chitarrista Roger Fisher, col fratello Mike e il bassista Steve Fossen, fondano la band, poi, dopo molti anni di gavetta, si trasferiscono a suonare nei bar di Seattle, una delle città più piovose d’America, stabilizzando la formazione solo nel 1973 con l’ingresso delle sorelle Wilson, entrambe cantanti e chitarriste.

Il debutto discografico, prima solo in Canada per la Mushroom, avviene con Dreamboat Annie (75) (composto quasi interamente da Ann), raggiungendo vendite notevoli nello stesso Canada e poi in Usa, e l’uscita del seguente Little Queen (77) conferma la facilità del gruppo di produrre un rock dalle inflessioni hard, piacevole e ben strutturato. Il successo continua con la pubblicazione di Dog And Butterfly (78) e Bebe Le Strange (80) che diventano dischi di platino (superando senza problemi l’abbandono del fondatore Roger Fisher). Dopo una tournée americana a supporto dei Rolling Stones, la formazione torna in studio per incidere Private Audition (82) e dopo un ulteriore cambio d’organico (con una nuova sezione ritmica composta dal bassista Mark Andes e dal batterista Denny Carmassi) danno alle stampe Passionworks (83). All’apice del successo vengono ingaggiate dalla Capitol Records e pubblicano l’omonimo Heart (85) (con oltre sette milioni di copie vendute), successo confermato dai successivi Bad Animals (87) (trainato dal formidabile successo di Alone  e Brigade (90). Degli anni successivi, tra antologie, raccolte, dischi live, natalizi e solisti (Nancy Wilson, sposata con il regista Cameron Crowe), sono da ricordare Desire Walks On (93) (con una cover di Dylan Ring Them Bellshttp://www.youtube.com/watch?v=P6tkNHeA23w , il sottovalutato Jupiters Darling (04) e Fanatic (12), da cui tutto parte per parlarvi di questo ultimo lavoro “live”.

Infatti per supportare l’uscita di Fanatic , la band ha svolto un’importante tour in Nord America, che si è concluso con un magnifico spettacolo al Caesar’s Colosseum di Windsor in Ontario http://www.youtube.com/watch?v=uG0CRuPXtbw , con l’attuale line-up composta oltre che dalle sorelle Wilson (voce, chitarre, flauto e mandolino), Ben Smith alla batteria e percussioni, Craig Bartock alle chitarre, Dan Rothchild al basso e Debbie Shair alle tastiere.

La scaletta del concerto (una sorta di juke-box), ripercorre una carriera importante, a partire dall’intro hard-rock di Fanatic, con l’inconfondibile voce di Ann Wilson in evidenza, seguita dai primi classici Heartless (da Magazine (77) e What About Love, una ballata capolavoro (che risale al bellissimo Heart), un brano marchio di fabbrica delle due sorelline. Mashallah è il secondo estratto (alla fine saranno cinque) da Fanatic, ancora un hard-rock contraddistinto da un riff “zeppeliniano” (per chi non la sapesse Ann Wilson e soci hanno fatto piangere Robert Plant a un concerto tributo al Kennedy Center, con Obama tra il pubblico) , come 59 Crunch,  mentre Even It Up è un mid-tempo estratto da Bebe Le Strange.

Si ritorna ai brani storici con Straight On e Dog And Butterfly (qui riproposta con un’intrigante sezione d’archi), a cui fanno seguito Walking Good (sempre da Fanatic) un brano che si snoda tra chitarre acustiche e tastiere, e These Dreams (uno dei singoli più venduti di Heart), con Nancy alla voce. A seguire una bella versione del lento d’eccellenza Alone (una canzone che non ha bisogno di parole, ma deve essere ascoltata in religioso silenzio). Ci si avvia alla fine con l’ultimo estratto da Fanatic, Dear Old America, mentre l’acustica di Nancy introduce un altro classico “delle” Heart, Crazy On You, per poi finire  con il loro “inno” generazionale, la strafamosa Barracuda.

Si potrebbe discutere se questo album dal vivo fosse necessario (se non ho sbagliato i conti questo è il quinto ufficiale della band *NDB. Sesto!), ma se amate l’hard rock classico, è sempre un piacere sentire la voce splendida  di Ann Wilson (una delle migliori del rock), la bravura alla chitarra di Nancy, il “sound” di un gruppo tosto e rodato, (ad oggi come Heart hanno venduto oltre 30 milioni di dischi nel mondo) in grado di regalare ai loro fedeli “fans” serate elettrizzanti come questa.

Tino Montanari