Scusate Il Ritardo. Tom Petty & The Heartbreakers Live Anthology Disco Dell’Anno Per I Lettori del Buscadero

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Il Cofanetto di Tom Petty & The Heartbreakers Live Anthology ha vinto il poll dei lettori del Buscadero per il 2009, al secondo posto Bob Dylan con Together Through Life, al terzo John Fogerty con The Blue Ridge Rangers Rides Again, al quarto i Black Crowes con Before The Frost… e al quinto il premio Oscar Ryan Bingham con Roadhouse Sun.

Se volete potete mandare le vostre preferenze o anche richieste di argomenti da trattare, fate pure.

Un po’ di sano Marchetting!

Nel frattempo Tom Petty annuncia il suo primo album di studio con gli Heartbreakers da otto anni a questa parte, si chiama Mojo e dovrebbe uscire entro un paio di mesi, sempre di riviste parliamo.

 Non se ne è accorto nessuno ma c’erano anche loro al Live Aid 25 anni fa, occhio alle basette!

Bruno Conti

Pochi Ma Buoni. Peter Wolf – Midnight Souvenirs

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Peter Wolf – Midnight Souvenirs – Verve

Non sempre la qualità coincide con la quantità: Peter Wolf certo il problema non se lo pone, sette album solisti in più di 25 anni di carriera solista, tre negli ultimi 12 anni e l’ultimo Sleepless nel 2002. Però che belli! L’ultimo è stato inserito dalla rivista Rolling Stone tra i migliori 500 album di tutti i tempi (considerando che dall’avvento dell’album saranno usciti milioni di titoli non è impresa da poco), ma non è tutto, il precedente Fool’s Parade del 1998 è stato considerato trai 50 dischi più importanti degli anni ’90. Con questi precedenti il nostro amico ci ha abituato certamente bene, ma anche questa volta non delude le aspettative.

Un breve passo indietro. Negli anni ’70 c’erano due gruppi che si contendevano lo scettro di “Rolling Stones americani”, gli Aerosmith dei Toxic Twins Steven Tyler e Joe Perry, che rappresentavano il lato più ribaldo, caciarone, trasgressivo degli Stones e la J Geils Band di Peter Wolf, J Geils e Magic Dick che rappresentava il lato più bluesy, genuino, tradizionale della musica di Jagger & Co.. Ovviamente gli Aerosmith hanno avuto un successo maggiore ma anche la J Geils Band ci ha lasciato, negli anni 70, alcuni album da avere in una discoteca che si rispetti e penso ai due live Full House e Blow Your Face, ma anche Bloodshot e The Morning After tra quelli in studio. Purtroppo tutti li ricordano per l’album Freeze-Frame del 1982, numero 1 nelle classifiche Usa, quello che conteneva l’hit single Centerfold, ma dal sound tamarro, disco-rock, specchio dei tempi. Dopo lo scioglimento Peter Wolf ha fatto anche di peggio con un disco Lights out prodotto da un tipo della Jonzun Crew, electro-sound che ve lo raccomando. Poi dopo una serie di album, diciamo non memorabili, la redenzione negli anni ’90 e 2000. Domanda, secondo voi Mick Jagger e Keith Richards hanno partecipato come ospiti ad un disco degli Aerosmith o di Peter Wolf? Esatto, sono presenti nel disco Sleepless, che se riuscite a trovare giustifica tutte le buone recensioni avute in quegli anni.

Questo Midnight Souvenirs (bellissimo titolo), potremmo dire alla Frassica, Che Bello. Che Bello, Che Bello e farla finita lì, invece parliamone. La prima cosa da notare è lo splendido lavoro in fase di produzione di Kenny White, che suona nel disco anche le tastiere, il basso e la chitarra, e in passato ha collaborato con Judy Collins, Cheryl Wheeler e Marc Cohn, giusto per citarne alcuni, oltre ad avere pubblicato dei CD a nome proprio. 

Si apre con l’eccellente country-soul-blues di Tragedy, un duetto con Shelby Lynne oserei dire perfetto, con le due voci che si integrano perfettamente, si prosegue con la trascinante I Don’t Wanna Know un rocker con armonica a tutta birra. La Bluesata Watch Her Move ha un groove che farebbe la gioia di Charlie Watts e degli Stones tutti, con coloriture errebì da sballo e una bella chitarra alla J Geils band. There’s Still Time è un meraviglioso mid-tempo ancora stonesiano (è una caratteristica di tutto l’album), con fiati, chitarre acustiche, coretti, tutti gli ingredienti giusti che fanno grande l’arrangiamento di un brano, se il brano stesso ha sostanza e questo ce l’ha.

Lyin’ Low è un’altra piccola meraviglia di equilibri sonori, con piano e chitarra acustica, a contendere all’organo l’attenzione dell’ascoltatore, Wolf canta con divina nonchalance. The Green Fields Of Summer è il delizioso duetto con Neko Case, una ballata impreziosita da un violino che le conferisce echi celtici, una canzone d’amore inconsueta per chi conosce il “solito”  Peter Wolf ma realizzata con tutta l’esperienza di un 64enne che è diventato un grande cantante a livello interpretativo, tra le cose migliori del disco. Thick as Thieves è un altro funky-blues molto Jaggeriano. Always Asking For You ci trasporta in territori country, ma con gran classe, ragazzi! Then It Leaves Us All Behind è l’unico brano non memorabile, l’unica traccia dove prevale un certo bland-rock che non si amalgama col resto del disco.

Poteva mancare il lato più carnale della musica di Wolf? Certo che no e allora vai con il soul-errebi Philly misto Stax di Overnight Lows con recitativo alla Isaac Hayes o alla Barry White (ma non ha il vocione), però estrae dal cilindro un falsetto malandrino che si fonde coi coretti perfetti e con certe rullate tra reggae e funky d’annata, chitarra-sitar e goduria suprema. A questo punto Wolf non lascia ma raddoppia con il funky in perfetto stile New Orleans alla Meters di Everything I Do Gonna Be Funky, quasi una dichiarazione d’intenti.

Le migliori le ha tenute per la fine, Don’t Try To Change Her è il più bel brano dei Rolling Stones, ma direi degli ultimi trent’anni, una ballata mid-tempo nella migliore tradizione Jagger-Richards, solo che la firma è Peter Wolf! The Night Comes Down è un meraviglioso brano dedicato a Willy Deville nella miglior tradizione del grande Willy che tanto ci manca, una piccola meraviglia che sigilla un album stupendo. La ciliegina sulla torta è il duetto finale con Merle Haggard It’s Too late For Me un brano country dove Haggard estrae dall’ugola la sua migliore interpretazione degli ultimi anni (ma il nuovo album in uscita tra breve potrebbe sorprendere molti) e Peter Wolf non sfigura al confronto, è strano perché mi è sembrato di ascoltare un duetto tra due Willie Nelson quasi gemelli vocali, molto bello, come tutto l’album uno dei migliori di questo 2010. Gran classe!

Bruno Conti

Adesso Lo Sapete Parte VIII

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Tra le cose che ho dimenticato di riferire nel post dedicato a Otis Gibbs una mi sembra importante: Billy Bragg, suo grande ammiratore e, per certi versi, omologo inglese (anche se non a livello musicale certo di contenuti politici e sociali), ha inserito un suo brano The Peoples Day nella lista della 5 Canzoni Più Importanti con “Qualcosa da dire” di tutti i tempi richiestagli dal Wall Street Journal; le altre quattro sono brani di Bob Dylan, Clash, Sam Cooke e Chuck Berry. (Il brano è tratto da One Day Our Whispers album del 2004, in totale ne ha fatti 5, credo!).

Venendo a curiosità più particolari, riferite a Chuck Berry, sapete quale brano del grande rocker americano è stato inserito nel Voyager I come esempio dei ” Più Importanti Risultati Ottenuti dall’Umanità”, in inglese suona meglio Humanity’s greatest achievements! Quale tra i tanti fantastici brani di Berry? Qui in un raro incontro di titani x86cgc_john-lennon-chuck-berry-johnny-b-go_music

Sempre parlando di pionieri del rock sapete chi era chiamato “The Georgia Peach”?

Era questo signore, qui con John Fogerty e Jerry Lee Lewis x4kb81_john-fogerty-jerry-lee-lewis-little_music, per i due che non lo hanno riconosciuto era Little Richard. Notate la differenza di conservazione tra Lewis e Richard considerando che sono più o meno coetanei!

Sempre parlando di pionieri del R&R, sapete quale grande icona degli anni’50 finito il primo periodo di enorme successo ha poi passato gli anni ’60 come chitarrista dell’Uomo In Nero, Johnny Cash?

x3206r_johnny-cash-carl-perkins-eric-clapt_music Esatto è proprio Carl Perkins! Qui come ciliegina sulla torta c’è pure Clapton!

Questa è più difficile lo ammetto. Questi erano i lati B di alcuni singoli “leggendari” ma qual’era il lato A?

1) I Am The Walrus

2) I’m In Love With My Car

3) Ruby Tuesday

4) Jane B

5) Wendy

Risposte con filmato.

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2) xarur_queen-bohemian-rhapsody_music

3) xblk5e_the-rolling-stones-let-s-spend-the_news

4) xg39c_gainsbourg-birkin-je-t-aime-moi-non

5) xxjqi_the-beach-boys-good-vibrations_music

Vi ho visto che avete sbirciato in basso. Comunque per concludere, visto che il compleanno di Mina dal mollicone in giù l’hanno ricordato tutti, oggi è il 62° compleanno di Nicoletta Strambelli in arte Patty Pravo. Questo brano Qui e là del 1969, in inglese si chiamava Holy Cow, la cantava Lee Dorsey ma l’ha fatta anche la Band.

That’s all folks.

Bruno Conti

Aprile, Altre Novità. Escono Anche Con Il Sole – Melissa Etheridge, Mary Chapin Carpenter, Sergio Mendes, Massimo Priviero, Willie Nelson, James, Aqualung, Eccetera

Dopo aprile ogni goccia un barile (di dischi nuovi), seconda puntata, o terza, dedicata alle uscite di questo mese. Casualmente, ma non troppo, questa tornata è tutta dedicata a CD pubblicati dalla Universal. Nei prossimi, per par condicio, parleremo di altre case (ma non è detto).

Tutto quello che vado ad annunciarvi, dovrebbe uscire il 27 aprile, date da confermare, partiamo.

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Mi piacciono le raccolte di figurine: brevemente, non alla Biscardi, in caso contrario il 27 aprile siamo ancora qui.

Melissa Etheridge – Fearless Love nuovo album a tre anni di distanza da The Awakening, è il decimo, raccolte e live esclusi, solito produttore e chitarrista, John Shanks che è lo stesso di Alanis Morissette, Sheryl Crow e Bon Jovi, quindi sapete cosa aspettarvi, cambiano gli altri componenti della band ma non il sound.

Mary Chapin Carpenter – The Age Of Miracles è il terzo album per la Zoe/Rounder, sono con lei Matt Rollings, Russ Kunkel, Duke Levine, Glenn Worf, Dan Dugmore, ospiti Vince Gill e Alison Krauss, ancora una volta non dovrebbe deludere le attese.

Hole – Nobody’s Daughter, sulla copertina di Jam, il primo CD per la Mercury dopo il flop dell’album solista America’s Sweetheart del 2004. Collaborano con lei Linda Perry, Billy Corgan e il produttore Michael Beinhorn. Si preannuncia un ritorno al rock più commerciale di Celebrity Skin.

Massimo Priviero – Rolling Live 2cd/dvd, dopo vent’anni di carriera è il suo primo album dal vivo e nel contempo è anche uno degli ultimi concerti tenuti al mitico Rolling Stone di Milano il 29 marzo del 2009, prima di diventare un supermercato!! Concerto completo, nudo e crudo senza sovraincisioni, il meglio del suo repertorio e alcune cover doc tra cui Ciao Amore Ciao di Tenco, Mr. Tambourine Man di Dylan, We Shall Overcome e Il Testamento del Capitano oltre a tre brani inediti nuovi. Lo stesso giorno esce nelle librerie anche la sua biografia Nessuna Resa Mai.

Willie Nelson – Country Music già in copertina del Buscadero ma esce sempre il 27 aprile, primo album per la Rounder, prodotto da T-Bone Burnett che uno ne pensa e cento ne fa; segna il ritorno alla miglior forma per Nelson, che ha già pubblicato oltre 200 dischi. Suonano con lui gli stessi musicisti del celebrato Raising Sand di Alison Krauss e Robert Plant.

Peter Wolf – Midnight Souvenirs ve lo avevo già anticipato in un precedente post, in effetti in America è uscito il 6 aprile, bellissimo, lo sto sentendo propria ora. Recensione nei prossimi giorni, nei negozi italiani sempre dal 27 aprile.

Sergio Mendes – Bom Tempo la Universal italiana lo annucia per fine aprile, sui siti americani per il 18 maggio, comunque ci sono duetti con Carlinhos Brown e Milton Nascimento e nel disco suonano, tra gli altri, Vinnie Colaiuta alla batteria e Alphonso Johnson al basso; classici di autori brasiliani e un brano di Stevie Wonder scritto per Mendes nel 1977.

Aqualung – Magnetic North torna Matt Hales dopo l’ottimo Words And Music del 2008. Per gli amanti della pop music morbida e raffinata made in Great Britain.

Artisti Vari – Motown Around The World c’era già stato Nero Italiano in LP nel 1988 ma questa volta in un doppio CD il meglio della produzione Motown da esportazione. 38 brani in italiano, francese, tedesco e spagnolo cantati dalla creme de la creme dei cantanti della Tamla, 18 in italiano.

Non ci sono nelle immaginette ma il 27 escono anche il nuovo James Night Before un mini album con 8 nuovi brani, nella seconda parte dell’anno ne uscirà un altro e, surprise, il CD di Jonny Lang Live At The Ryman che in America era già disponibile per il download digitale o sul sito di Lang. Bellissimo, ve ne ho già parlato in un post del 29 gennaio oppure recensione sul Buscadero del mese prossimo (un po’ di sana promozione).

Bruno Conti

Una Rettifica In 10 Parole. 45 Giri Stones Plundered My Soul

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Rolling Stones – Plundered My Soul b/w All Down The Line 45 giri vinile

Mi hanno giurato (quasi) che anche in Italia sarà nei negozi il 17 aprile (anzi il 16) e io volentieri rettifico quanto detto. Visto che il Lato A è top secret questo è il lato B, dal vivo.

Bruno Conti

Le Ceneri Di Joe Hill – Otis Gibbs

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Otis Gibbs – Joe Hill’s Ashes – Wanamaker Records

Come si può intuire dalla foto accanto alla copertina del CD, Otis Gibbs non è sicuramente un personaggio comune. Nativo di Wanamaker, Indiana, si potrebbe definire un folk singer? Country-folk singer? Protest country-folk singer? Lui nel suo sito http://otisgibbs.com/ racconta di avere piantato oltre 7.000 piante, avere dormito nelle “Giungle Hobo”, camminato con i pastori nomadi sui monti della Carpazia, di essere stato perquisito da “poliziotti infedeli” a Detroit e di essere schedato da parte della FBI. Ma anche di avere suonato a raduni sindacali nel Wisconsin, proteste anti-guerra in Texas, Austria e nella Repubblica Ceca e festival musicali in tutto il mondo. Negli ultimi quindici anni ha girato gli Stati Uniti e il mondo per portare il messaggio della sua musica in ogni dove.

In questi anni ha trovato anche il tempo di realizzare almeno cinque album, gli ultimi due in modo quasi professionale, anche se, sempre, con pochi mezzi: mi sono imbattuto casualmente nella sua musica e devo dire che sono rimasto colpito dalla bravura di questo cantautore inconsueto nell’aspetto ma di enorme bravura.

Joe Hill’s Ashes è scaricabile o si può acquistare in CD sul suo sito, ma dal mese di maggio dovrebbe essere disponibile regolarmente (si fa per dire) sia negli States che nel Regno Unito, nel frattempo due parole sulla sua musica.

Intanto la “Voce”, profonda, roca, particolare, ma molto musicale e capace di acchiappare l’attenzione dell’ascoltatore con la sua grande umanità: è la voce di uno che ha vissuto, ha raccolto le sue esperienze, le ha metabolizzate e le ha fatte divenire canzoni. Mi ha ricordato, per certi versi, Steve Earle o il primo Greg Brown, ma anche un grandissimo cantante come Guthrie Thomas; i brani si susseguono senza soluzione di continuità, uno più bello dell’altro, dall’iniziale Joe Hill’s Ashes, due chitarre acustiche, un violino e la voce evocativa di Gibbs che ci racconta la tragica storia del sindacalista americano Joe Hill, passando per la meravigliosa Where Only The Graves Are Real (che titolo!), dedicata alla futilità del mondo della musica e dei suoi idoli, alla fine ne rimangono pochi e solo “le tombe sono reali”, il tutto con una canzone arrangiata in modo stupendo, “professionale”, con sezione ritmica, dobro, voci femminili di supporto e una melodia che ti entra in testa e non se ne vuole andare, il brano che più mi ha ricordato il primo Guthrie Thomas.

Otis Gibbs, vive da qualche anno in quel di Nashville, con la sua fidanzata Amy Lashley, cantante anche lei e si è avvalso del lavoro di alcuni musicisti locali che regalano quella patina country alla sua musica, When I Was Young avrebbe potuto scriverla Steve Earle o cantarla Johnny Cash, ma anche il giovane, recente vincitore del premio Oscar, Ryan Bingham, altro cantante con cui ha quei due o trecento punti in comune, sia a livello vocale che musicale; il brano racconta quella sensazione particolare del cercare di ricordare “il momento perfetto della vita” e Gibbs, poeticamente, ci regala l’immagine di quando si è giovani e in braccio a tua madre e la sua voce riverbera attraverso il suo corpo nel raggiungerti. Twelve Dead Men In Sago, malinconica e amara, molto nello spirito di Woody Guthrie (altra grande influenza) mi ha ricordato le atmosfere di Deportee (Plane Wreck At Los Gatos), folk di denuncia ma con grandi contenuti musicali. Kansas City è una road song dal ritmo incalzante cantata con grande vigore da Gibbs, altro brano bellissimo. Outdated, Frustrated and Blue, altro brano di stampo folk minmale, non avrebbe sfigurato in Nebraska o The Ghost Of Tom Joad di Springsteen, altri dischi e musicista con cui condivide idee e atmosfere. The Town That Killed Kennedy, ancora un brano clamoroso, racconta del suo rapporto “difficile” con i Greyhound Bus, cito letteralmente dal testo “Nessuno sceglie di viaggiare su un Greyhound, la sola ragione per cui sei qui è perché sei troppo povero per viaggiare in aereo, c’è un diavolo chiamato povertà che ci ha unito, ora il diavolo ci sta portando con lui per una Corsa”. Il tutto cantato con una voce che esce dal profondo delle budella, più Tom Waits del Tom Waits più vero.

Ma non si ferma qui, The Ballad Of Johnny Crooked Tree è un altro brano stupendo, vibrante, sempre in territori country-folk ma con lo stampo del grande autore, come pure la successiva I Walked Out In The River, spirituale e declamatoria, cantata a pieni polmoni dal nostro amico. C’è spazio anche per il country old fashioned e trascinante di Cross Country (un titolo, un programma), con un violino indiavolato e una voce femminile che raddoppia quella di Gibbs. La riflessiva e dolente My New Mind molto folk e con echi del primo Dylan oltre che di Springsteen ci avvicina alla conclusione affidata a Something More altro momento da folksinger puro e senza tempo, un grande comunque.

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Otis Gibbs è anche un ottimo fotografo, come potete vedere qui sopra, oltre al sito lo trovate in MySpace e Facebook, quindi più tecnologcamente avanzato della media dei cantanti in circolazione e molto più interessante. Questo è uno dei suoi “rari” (ce ne sono 114 su Youtube) video, Caroline il brano più bello tratto dal penultimo album Grandpa Walked a Picketline, quasi ai livelli dell’ultimo, un filo più country

Bruno Conti

Attrici che cantano?Hmm! Questa Volta Veramente Bello! She And Him Volume Two

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Il primo disco che ci regala una ventata di primavera, puro e delizioso pop, “Io Tarzan, Tu Jane”, in questo caso “Io Phil tu Ronnie (Spector)”. Una piccola meraviglia leggera leggera, offerta dalla coppia Zooey Deschanel (She) e M (Matt per la mamma) Ward (Him). Chi ha detto che attrici e modelle non possono cantare? Non possono cantare quelle che non sono capaci, chi vuole capire capisca!

Non hanno molta fantasia per i titoli, dopo il Volume One in un certo senso era inevitabile il Volume Two: stesse coordinate del primo disco, un pop leggermente tinto di country, tanto ma tanto anni ’60, con una lievità di esecuzione quasi disarmante, lei ha una vocettina intrigante, lui produce, arrangia e suona la chitarra – nel singolo In The Sun c’è un bellissimo assolo di M Ward – non solo, lei scrive anche tutte le canzoni, suona le tastiere e interpreta il ruolo della “bella ragazza” (le riesce benissimo). Di più ancora, lui sceglie anche le due cover (penso, visto la scelta non scontata): due chicche,  Ridin’ In My Car dei grandi NRBQ e Gonna Get Along With You Now di Skeeter Davis. La genialità della scelta sta anche nel fatto che i due, NRBQ e Skeeter Davis hanno fatto un disco insieme nel 1985, She Sings They Play dove non appaiono i due brani scelti. Citazione colta: per chi non lo sapesse Skeeter Davis è quella della versione originale di End of the world (grandissimo successo per lei ma anche per i Carpenters) nonché una delle prime donne ad avere successo in quel mondo dove poi hanno abitato Dolly Parton e Tammy Wynette, esatto tra pop e country, lo stesso territorio dei nostri due amici.

Lui fa anche dischi a nome proprio, con i Monsters Of Folk e con i Bright Eyes, lei incidentalmente, ma non troppo, è sposata con Ben Gibbard il leader dei Death Cab For Cutie.

Oltre ai brani citati sberlucicca anche l’iniziale Thieves che vi trasporta in una bolla temporale tra l’Inghilterra Pop di Dusty Springfield e il Brill Building Sound e il country-pop orchestrale con uso di pedal steel di Me And You, ma anche i tocchi beatlesiani sull’impianto girl group sound di Don’t Look Back. Piacevolissima anche Home, con tocchi di Nancy Sinatra e Astrud Gilberto diluiti in una bevanda zuccherata pop che ci trasporta dopo la primavera in piene atmosfere estive, tocco di genio la chitarrina jazzy di M Ward.

Due giorni fa erano da Letterman a presentare il singolo In The sun. (Va’ che carina! Ma molto preoccupata!).

Eventualmente da gustare in coppia con il volume uno.

Bruno Conti

Beth Nielsen Chapman – Back To Love

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Beth Nielsen Chapman – Back To Love – BNC Records

Le sue canzoni sono state cantate da Faith Hill, Trisha Yearwood, Emmylou Harris, Willie Nelson, Elton John, Neil Diamond, Michael Mc Donald tra gli altri, mica male. Ha registrato dieci album, compreso un Greatest Hits alla fine degli anni ’90 e questo Back To Love. Una carriera iniziata nel 1980 con un disco Hearing It First scomparso nelle nebbie del tempo, poi una pausa di dieci anni per farsi una famiglia e poi il ritorno alla musica nel 1990 con un disco omonimo che l’ha fatta conoscere al grande pubblico americano. Poi nel 1993 mentre stava registrando il nuovo album You Hold The Key al marito Ernest Chapman viene diagnosticato un tumore che l’avrebbe ucciso nel 1994. Purtroppo la storia tragica della vita della Beth Nielsen Chapman non finisce qui: nel 1997 pubblica il suo disco di maggior successo quel Sand And Water che contiene il brano dallo stesso titolo cantato da Elton John in episodio della settima stagione di ER. Nel 2000 inizia la sua battaglia per un tumore al seno, ma ancora una volta riesce a sconfiggere le avversità e la malattia. Per farla breve, in anni recenti, la nostra amica è stata anche operata per un tumore benigno al cervello e continua a fare musica ed eccola qua.

Nativa di Harlingen, Texas da molti anni vive nella Music City, Nashville e la sua musica risente di questo fatto, anche se il suo country ha forti tinte pop, anzi diciamocelo chiaramente il suo genere è prettamente quel mainstream pop che in altre mani darebbe orrendi risultati, ma forte di una bella voce, la capacità di comporre belle canzoni e di scegliere collaboratori di gran classe l’hanno resa una piccola icona degli amanti di quelle cantanti che proseguono la tradizione delle voci femminili americane anni ’70 come Linda Ronstadt, Carole King, Bette Midler, Bonnie Raitt nelle loro propaggini più commerciali.

Anche se la Nielsen Chapman è capace di zampate sorprendenti: il suo disco precedente Prism è un doppio album concept cantato in nove lingue, compreso il latino, la lingua ebrea, il sanscrito e il dialetto navajo (vai Tex Willer, anzi Aquila della notte!) e contaminato dalla musica etnica di tutto il mondo con spunti di country, folk e rock, disco non facile ma di notevole qualità.

Questo Back To Love, già dal titolo, segna un ritorno verso atmosfere più morbide e commerciali ma si segnala per la qualità delle canzoni: dall’iniziale Hallelujah (non quella di Cohen) scritta e cantata con il bravissimo Darrell Scott autore dello splendido Modern Hymns un album tra i più belli del 2008. La collaborazione prosegue nella solare I Can See Me Loving You dove il bouzouki della Nielsen Chapman si intreccia con la chitarra di Darrell Scott e il piano di Benmont Tench, e il mandolino e la slide dove li vogliamo mettere,  alla faccia della musica commerciale. Che comunque c’è, Even As It All Goes By farebbe la sua porca figura in, che so, Coming Around Again di Carly Simon, siamo sui quei territori musicali per intenderci, pop ma di gran classe. How We Love è una bellissima ballata pianistica che potrebbe essere stata scritta da Elton John ma potrebbe figurare anche nel repertorio, orrore, di Celine Dion. La parola Love è presente in cinque titoli sugli undici brani compresi, quindi sapete cosa aspettarvi ma il tutto è visto attraverso l’ottica di una persona che ha visto malattie e dolori e ha sempre saputo “Tornare all’Amore”. In Shadows ci sono echi della vocalità di Joni Mitchell (la Beth Nielsen Chapman ha una bellissima voce) e di certe atmosfere alla Simon & Garfunkel – caspita, ma allora questo disco deve essere bello? Confermo – Aggiungerei che Happiness, ancora molto Carly Simon, è il brano scritto dopo avere felicemente superato l’operazione per il tumore al cervello.

Confesso che oggi avrei voluto parlarvi di una “nuova scoperta” un certo Otis Gibbs, un geniale cantautore americano indipendente, per usare un eufemismo, ma ci sto lavorando per i prossimi giorni, vi anticipo che il disco si chiama Joe Hill’s Ashes ed è un piccolo capolavoro.

Bruno Conti

She & Him Esordisce Al 6° Posto Delle Classifiche Usa

 

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She & Him – Volume Two – Merge Records

Se non fosse il 3 aprile avrei pensato ad un pesce d’aprile. Zooey Deschanel e Matt Ward vanno direttamente al 6° posto delle classifiche di Billboard. Recensione nei prossimi giorni!

Bruno Conti

Torna Il Modfather Of Rock! Paul Weller – Wake Up The Nation

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Paul Weller – Wake Up The Nation

La partenza è bruciante, ritmi sparati (c’è Bev Bevan degli ELO ma prima ancora nei Move alla batteria), un pianino honky-tonk in overdrive, psychedelic pop con una chitarra distorta, serviti con una Moonshine molto sixties revisited, come potrebbe essere diverso con Weller? Poi, a caso, come vengono, Trees, una sorta di mini-opera in quattro minuti e mezzo, un brano dove ne convivono almeno cinque altri , dagli iniziali ye-ye pop a passaggi più tranquilli, improvvise esplosioni noise, chitarre in overdrive che accennano l’attacco di Anytime, Anyhow, Anywhere degli Who, harmonium e fiati ancora psichedelici, poi solo voce e piano, comunque sempre incazzato come ai tempi d’oro, mi ha ricordato il miglior Graham Parker, un altro che si incavolava e si incavola di brutto. Anche Wake Up The Nation con i suoi slogan gridati da Weller Risveglia La nazione, Cancellati da Facebook, Spegni il telefonino! gode di una energia d’altri tempi.


Paul Weller – Wake Up The Nation
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No tears to cry, bellissima, ancora molto romantici anni ’60 ma ricorda anche le ballate pop-soul del miglior Willy Deville, una sezione d’archi, la batteria di Clem Cattini (classe 1937) che in molti di quei dischi ci ha suonato. Fast Car Slow Classic sigla la tanto annunciata reunion con Bruxe Foxton e suona, evidentemente, tanto Jam (se no tra mille bassisti che lo richiamava a fare!). Andromeda è psichedelia pura, due minuti scarsi di concentrato di Beatles rivisti nello stile del Weller più visionario, uno dei brani più interessanti. In Amsterdam è una breve traccia strumentale con mellotron, basso, chitarra e batteria “spazzolata”. C’è anche un secondo brano strumentale Whatever Next che tanto sembra una traccia “perduta” di Magical Mistery Tour. She speaks ci riporta al Paul Weller classico degli anni ’90 mentre Find The Torch, Burn The Plans con figlia e fidanzato arruolati per i coretti, ritorna su sentieri psichedelic-beatlesiani.

Un altra collaborazione annunciata era quella con il re della shoegaze Kevin Shields dei My Bloody Valentine, 7 & 3 Is The Stricker’s Name è il titolo della canzone, la chitarra di Shields è la protagonista del brano ma si trattiene, lo stile è molto Stones o Small Faces, d’altronde è il primo singolo!

Per Aim High Paul Weller rispolvera anche il suo falsetto d’ordinanza. Pieces of a dream è una delle rare ballate con chitarre acustiche in evidenza e Up The Dosage è Weller goes disco, tra dance anni ’70 e Style Council.

Meglio di quello che mi era sembrato ad un primo ascolto: classic Weller!

Bruno Conti