Il Primo Album “Diversamente Bello” Della Band Inglese! Jethro Tull – A (La Mode)

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Jethro Tull – A: 40th Anniversary Edition – Parlophone/Warner 3CD/3DVD Box Set

Per rispetto verso il lavoro altrui, non amo mai definire “brutto” un disco, a meno che non siamo di fronte a qualcosa di quasi inascoltabile: ancora meno mi piace farlo nel caso dei Jethro Tull, che nel periodo dal 1968 al 1979 seppur con alti a bassi non avevano mai sbagliato un album. Non posso esimermi però di far notare che A, lavoro del gruppo inglese uscito nel 1980, non fosse esattamente un capolavoro, cosa che la critica dell’epoca non mancò di far notare stroncando sia il songwriting ma soprattutto gli arrangiamenti moderni che anticipavano il sound della nuova decade, con un uso massiccio di sintetizzatori. Ma A non doveva essere nemmeno un disco dei Tull, bensì il primo lavoro solista del leader Ian Anderson (il titolo dell’album era preso dalla scritta che compariva sulle scatole dei nastri delle sedute, A come Anderson), che si tramutò nel tredicesimo LP del gruppo su pressioni della Chrysalis, la loro etichetta all’epoca.

jethro tull A la Mode box

I musicisti coinvolti nelle sessions si ritrovarono quindi all’improvviso ad essere i nuovi membri della band, e se per il chitarrista Martin Barre non era una novità, per il bassista ex Fairport Convention Dave Pegg e per il batterista Mark Craney sì (ma mentre Pegg rimarrà con Anderson fino al 1995 dividendosi con i riformati Fairport, Craney si rivelerà una meteora), mentre il tastierista e violinista Eddie Jobson, vero responsabile del sound modernista del disco, venne accreditato solo come ospite esterno. Ora A esce in versione deluxe proseguendo la serie di ristampe a cofanetto dei Tull, nella consueta bella confezione a libro e con ben tre CD ed altrettanti DVD (che però contengono come vedremo a breve le solite ripetizioni), con il titolo “aggiornato” A (La Mode): come sempre la parte sonora è nelle mani di Steven Wilson, che oltre a rimasterizzare il tutto si occupa anche del remix, con il risultato che un po’ di patina di antico è venuta via, anche se non si poteva certo fare il miracolo di trasformare un disco traballante in un lavoro imperdibile; in compenso il box offre la solita generosa dose di bonus tracks, cioè una manciata di outtakes nel primo dischetto ed un concerto completo negli altri due.

L’album originale risentito oggi non è neanche così orrendo (secondo me il fondo i nostri lo toccheranno nel 1984 con Under Wraps): Crossfire ha una melodia tipica di Anderson, con una base strumentale leggermente funky-disco ma non spregevole, l’incalzante Flyingdale Flyer è un pop-rock gradevole ed abbastanza coinvolgente specie nel refrain, Working John, Working Joe, unico singolo estratto (senza alcun successo), è una rock song energica e dal ritmo sostenuto ma con un occhio al sound radiofonico. Un brutto intro di synth cede per fortuna il passo ad un arrangiamento più rock nella non disprezzabile Black Sunday, Protect And Survive non è niente di speciale, mentre la frenetica Batteries Not Included, già non un capolavoro, è rovinata da un florilegio di tastiere elettroniche. Il violino elettrico dona a Uniform un discreto sapore folk-rock, 4.W.D. (Low Ratio) è un midtempo piuttosto nella media e leggermente caotico, ma il folkeggiante strumentale The Pine Marten’s Jig è il pezzo più comparabile al classico suono Tull, e la rock ballad And Futher On, che chiude il disco del 1980, di sicuro non è il miglior brano dei nostri ma almeno non fa danni.

Come bonus sul primo CD abbiamo cinque outtakes inedite: a parte una versione estesa di Crossfire, una alternata di Working John, Working Joe ed il breve frammento di 39 secondi Cheerio, il meglio si ha con Coruisk, evocativa canzone strumentale tra rock e folk che era meglio di molto del materiale finito su A (ci sarebbe anche Slipstream Introduction, un breve brano in stile ambient usato all’epoca per aprire i concerti, ma non è il massimo). Gli altri due CD documentano uno show del gruppo, con la stessa lineup del disco, tenuto il 12 novembre del 1980 alla Sports Arena di Los Angeles: un buon concerto, che presenta ben sette pezzi tratti da A, con gli stessi pregi e difetti anche se on stage la componente rock è decisamente più accentuata grazie al maggior spazio riservato a Barre. Purtroppo però ci sono anche lunghe improvvisazioni strumentali che rompono un po’ il ritmo del concerto, specie i lunghi ed autoindulgenti assoli di tastiera e batteria.

La parte migliore è quindi riservata ai brani dei dischi precedenti ad A, con belle riletture delle allora recenti Songs From The Wood, Hunting Girl e Heavy Horses, un paio di classici minori tratti da War Child (Skating Away On The Thin Ice Of The New Day e Bungle In The Jungle), ed il consueto bis che non fa prigionieri, forse prevedibile ma se uno va ad un concerto dei Tull si incazza se non le suonano: una splendida Aqualung di quasi dieci minuti e la sempre trascinante Locomotive Breath, che neanche il synth riesce a rovinare. I tre DVD contengono le stesse cose dei CD, in vari formati audio compreso “l’indispensabile” (per qualcuno) 5.1 surround, e nella parte video il film Slipstream uscito all’epoca in VHS, uno strano lungometraggio che alterna videoclip, sezioni animate, brani presi da concerti e parti recitate dai membri del gruppo (con Anderson nel doppio ruolo di Aqualung e…Dracula!). L’anno prossimo le ristampe dei Tull si prenderanno una vacanza (ma A sarebbe dovuto uscire nel 2020, poi la pandemia si è messa di mezzo) fino al 2022 quando toccherà al discreto The Broadsword And The Beast, anche se alcune voci parlano per fine 2021 di un “recupero” di Benefit del 1970, l’unico a non aver ancora beneficiato (nonostante il titolo…) dell’edizione “a libro”.

Marco Verdi

Novità Prossime Venture 21. Jethro Tull – Stormwatch: Anche Dell’Ultimo Album Degli Anni ’70 Il 18 Ottobre Viene Pubblicato Il Box Per il 40° Anniversario

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Jethro Tull – Stormwatch – 4 CD/2 DVD Audio – Chrysalis/Rhino/Warner – 18-10-2019

Riprendono le pubblicazioni degli album dei Jethro Tull rimasterizzati da Steven Wilson per il 40° Anniversario dalla loro uscita. Questa volta tocca a Stormwatch, l’ultimo disco degli anni ’70 per la band di Ian Anderson, anche l’ultimo tra i dischi “belli” della band britannica, nonché il terzo della trilogia folk-rock iniziata con Songs From The Wood, proseguita con Heavy Horses, e conclusa con il presente album: che è anche l’album finale a presentare la formazione classica anni ’70, con a fianco di Ian Anderson, Martin Lancelot Barre, John Glascock (che poi sarebbe scomparso nel novembre del 1979, sostituito da Dave Pegg al basso, già presente in un brano), John Evan, David (ora Dee, visto che prima nel 1998 e poi definitivamente nel 2004 ha deciso di cambiare sesso, succede anche questo nelle rock bands) Palmer e Barriemore Barlow.

Alla nuova versione è stato assegnato il nome di Stormwatch 40th Anniversary Force 10 Edition e nel primo CD presenta l’album originale nella versione remixata nel 2019 da Steven Wilson, nel secondo dischetto definito “Associated Recordings” ci sono altri 15 brani registrati all’epoca di cui quattro erano già apparsi nella versione in CD del 2004 e nel cofanetto 20 Years Of Jethro Tull, mentre gli altri sono inediti. Il terzo e quarto CD contengono il concerto completo inedito Live In The Netherlands, registrato il 16 marzo del 1980 al Concertgebouw di Amsterdam, mentre gli ultimi due sono DVD Audio, che interessano principalmente gli audiofili con le versioni  5.1 DTS and AC3 Dolby Digital e 96/24 LPCM stereo dei primi due dischi (ma non della parte live) e che ovviamente come al solito faranno lievitare il prezzo del cofanetto che, molto indicativamente dovrebbe avere un prezzo compreso tra il 40 e i 50 euro a seconda dei paesi di uscita.

Ecco la lista completa e dettagliata dei contenuti.

Disc One: Steven Wilson Remix of Original Album

“North Sea Oil”
“Orion”
“Home”
“Dark Ages”
“Warm Sporran”
“Something’s On The Move”
“Old Ghosts”
“Dun Ringill”
“Flying Dutchman”
“Elegy”

Disc Two: Associated Recordings

“Crossword”
“Dark Ages” (early version) [Previously Unreleased]
“Kelpie”
“Dun Ringill” (early version) [Previously Unreleased On CD]
“A Stitch In Time”
“A Single Man” [Previously Unreleased]
“Broadford Bazaar”
“King Henry’s Madrigal”
“Orion” (full version) [Previously Unreleased]
“Urban Apocalypse” [Previously Unreleased]
“The Lyricon Blues”
“Man Of God” [Previously Unreleased]
Rock Instrumental (unfinished master) [Previously Unreleased]
“Prelude To A Storm” [Previously Unreleased]
“Sweet Dream” (live)

Disc Three: Live in the Netherlands (March 16. 1980) [Previously Unreleased]

Intro
“Dark Ages”
“Home”
“Orion”
“Dun Ringill”
“Elegy”
“Old Ghosts”
“Something’s On The Move”
“Aqualung”
“Peggy’s Pub”
“Jack-In-The-Green”
“King Henry’s Madrigal”/Drum Solo
“Heavy Horses”

Disc Four: Live in the Netherlands (March 16. 1980) [Previously Unreleased]

Flute Solo (incl. “Bourée/Soirée/God Rest Ye Merry Gentlemen/Kelpie”)
Keyboard Duet (Bach’s Prelude in Cm from the “Well-Tempered Clavier 1”)
“Songs From The Wood”
“Hunting Girl”
“Jams O’Donnel’s Jigs”
“Thick As A Brick”
“Too Old To Rock ’n’ Roll: Too Young To Die!”
“Cross-Eyed Mary”
Guitar Solo
“Minstrel In The Gallery”
“Locomotive Breath”
“Dambusters March”

DVD One: Audio Only

Stormwatch mixed to 5.1 DTS and AC3 Dolby Digital
Flat transfer of the original 1979 mix at 96/24 LPCM stereo

DVD Two: Audio Only

Contains 13 associated recordings mixed to 5.1 DTS and AC3 Dolby Digital
15 associated recordings mixed to 96/24 LPCM stereo
Five original mixes at 96/24 LPCM stereo

Uno dei volumi più interessanti a livello di contenuti extra: data di pubblicazione il 18 ottobre p.v..

Alla prossima.

Bruno Conti

50 Anni Non Li Dimostrano Affatto: Il Disco Folk Dell’Anno? Steeleye Span – Est’d 1969

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Steeleye Span – Est’d 1969 – Park CD

Ed anche gli Steeleye Span, storico gruppo che insieme a Fairport Convention e Pentangle forma una ideale triade di band cardini del folk-rock inglese (a mio giudizio la pur ottima Albion Band è un gradino sotto), sono arrivati a celebrare i 50 anni di attività, essendosi formati nel 1969 su iniziativa del “Governatore” Ashley Hutchings. Ma a differenza dei Fairport, che a partire dal 25° anniversario hanno festeggiato ogni lustro in pompa magna, gli Span si sono limitati a fare quello che hanno sempre fatto, cioè incidere nuova musica e pubblicare un nuovo album (il loro 23° in studio), che limita al titolo, Est’d 1969, il riferimento alla ricorrenza in questione (*NDB Almeno il 40° Anniversario lo avevano festeggiato https://discoclub.myblog.it/2010/06/24/40-anni-e-non-sentirli-steeleye-span-live-at-a-distance/). Dopo anni di album di buon valore ma in cui prevaleva il mestiere rispetto a tutto il resto, le presente decade ha visto un ritorno dei nostri ad uno stato di forma invidiabile, prima con l’ottimo Wintersmith (2013, il loro disco più venduto dal 1976) e poi con l’ancora relativamente recente Dodgy Bastards di due anni e mezzo fa, un lavoro molto valido che vedeva un gruppo in palla ed alle prese con una serie di canzoni suonate con invidiabile grinta https://discoclub.myblog.it/2017/03/23/tra-folk-e-rock-una-storica-band-britannica-sempre-in-gran-forma-steeleye-span-dodgy-bastards/ .

Ma con questo Est’d 1969 andiamo aldilà di ogni più rosea previsione, in quanto i nostri ci hanno consegnato un disco di una bellezza sorprendente, nove canzoni ispiratissime ed eseguite da una band in stato di grazia: sarà stato l’anniversario, ma non esagero se dico che sembra di essere tornati agli anni settanta, e non ho paura di eleggere questo disco come il più bello uscito finora in ambito folk nel 2019. L’unica componente del nucleo originale è come saprete Maddy Prior, grande cantante e superba interprete, mentre l’altro membro con la più lunga militanza è il batterista Liam Genokey, in quanto l’ex marito della Prior Rick Kemp ha lasciato il gruppo (per la seconda volta) all’indomani delle sessions di Dodgy Bastards: gli altri componenti attuali sono Julian Littman, chitarra, tastiere e voce solista maschile, Andrey Sinclair, chitarra, Benji Kickpatrick (figlio di John), bouzouki, mandolino, banjo e chitarra, Jessica May Smart, violino, e Roger Carey al basso. Come di consueto, gli Span prendono brani della tradizione britannica e anche Child Ballads e le adattano al loro stile, ed in questo album arrotondano il tutto con un paio di brani di origine più recente. Est’d 1969 si apre con Harvest, un brano che non posso che definire splendido, un folk-rock elettrico dalla melodia emozionante e con un refrain corale dai toni epici, un pezzo tra modernità e tradizione che riesce a coinvolgere al massimo sin dalle prime note: dopo quattro minuti il brano cambia (in effetti è una sorta di medley tra due canzoni diverse) e si trasforma in un’altra fantastica folk song dalla maggiore vena rock ma con lo stesso livello di eccellenza. Sette minuti e mezzo di puro godimento, un pezzo che da solo vale l’album (e siamo solo all’inizio).

Old Matron è una folk ballad dal sapore antico, con accompagnamento potente in cui mandolino e violino vengono suonati con grinta da rock band, ed in più abbiamo la partecipazione del flauto di Ian Anderson (che in passato aveva già collaborato con gli Span, producendo Now We Are Six), che avvicina inevitabilmente il pezzo allo stile dei Jethro Tull di album come Songs From The Wood. The January Man è una canzone scritta da Dave Goulder ed incisa in passato anche da Christy Moore (ma la versione dei nostri è ispirata a quella che un giovane Tim Hart, altro loro ex membro fondatore, usava suonare nei folk club ad inizio carriera): l’incedere è drammatico ed il passo è cadenzato e quasi marziale, con il banjo a scandire il tempo ed un ottimo e pertinente intervento di chitarra elettrica, e con la voce vissuta della Prior ad aggiungere pathos. Decisamente bella anche The Boy And The Mantle, altro lungo ed epico brano impreziosito da un motivo corale splendido, e con il suono arricchito dal delizioso clavicembalo di Sophie Yates che dona al tutto un sapore “rinascimentale”; a seguire troviamo Mackerel Of The Sea, che forse ha un suono più addomesticato ma è nobilitata dalla solita impeccabile prestazione vocale di Maddy (e poi l’atmosfera è anche qui di grande presa emotiva), mentre Cruel Ship’s Carpenter è nettamente più rock delle precedenti, una ballata elettrica che unisce una bellezza cristallina ad un approccio vigoroso, e presenta l’ennesima linea melodica notevole.

La saltellante Domestic è di nuovo uno strepitoso e trascinante folk-rock eseguito in maniera superba, ancora con un cambio di ritmo a metà canzone ed un finale decisamente rock. Il CD si chiude con la lenta Roadways, forse il brano più “mainstream” ma suonato comunque con indubbia classe, e con la breve ma toccante e suggestiva Reclaimed (scritta da Rose-Ellen Kemp, figlia di Kemp e della Prior), cantata interamente a cappella. Buon compleanno quindi agli Steeleye Span, anche se questa volta il regalo lo hanno fatto loro a noi.

Marco Verdi

Recensioni Cofanetti Autunno-Inverno 5. Questa Era…Praticamente Una Blues Band! Jethro Tull – This Was: The 50th Anniversary Edition

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Jethro Tull – This Was: The 50th Anniversary Edition – Parlophone/Warner 3CD/DVD Box Set

La meritoria ed apprezzata serie di ristampe del catalogo dei Jethro Tull con i remix degli album originali ad opera di Steven Wilson è arrivata, nei primi mesi di quest’anno, al disco del 1978 dello storico gruppo capitanato da Ian Anderson, Heavy Horses, e già pregustavo per il 2019 la riedizione di Stormwatch (a mio giudizio uno dei lavori più sottovalutati della band inglese), quando mi è arrivata tra capo e collo questa riedizione per il cinquantesimo anniversario di This Was, ovvero l’album di esordio dei Tull, datato 1968. La cosa ha senso, in quanto questo disco era l’unico che mancava nella serie di cofanetti curati da Wilson (nonostante già nel 2008 avesse beneficiato di una ristampa in doppio CD), e quindi ora i fans possono completare anche dal punto di vista dei manufatti una serie che è comunque in continuo sviluppo, con l’unica (e, dal punto di vista del collezionista, fastidiosa) eccezione di Benefit, che non aveva beneficiato del “trattamento” a cofanetto in stile libro. This Was è un album particolare nella discografia dei Jethro Tull, in quanto è forse il meno rappresentativo del loro classico suono rock-folk-prog, ma è bensì un lavoro che all’epoca più di un addetto ai lavori aveva inserito nel filone del British Blues.

Gran parte della responsabilità va senz’altro al chitarrista Mick Abrahams, musicista dalla chiara formazione di stampo blues, che rimarrà nel gruppo per meno di un anno e lascerà poco dopo l’uscita del disco per formare i Blodwyn Pigs, sostituito da Martin Lancelot Barre (e prima, non tutti lo sanno, per un brevissimo periodo da Toni Iommi, *NDB lo si vede nel film degli Stones Rock And Roll Circus https://www.youtube.com/watch?v=zqDxL2oyl-Y), che rimarrà nel gruppo fino allo scioglimento avvenuto nel 2011 (anche gli altri due membri dell’allora quartetto non resteranno a lungo: il bassista Glenn Cornick se ne andrà nel 1970, mentre il batterista Clive Bunker nel 1972). Questa ristampa presenta come al solito un bellissimo e curatissimo libretto pieno di commenti, testimonianze, foto rare o mai viste (anche delle sporadiche reunion di Anderson con gli altri tre membri avvenute in anni recenti), note di Ian brano per brano vergate con la consueta ironia ed i testi delle canzoni, mentre dal punto di vista musicale il box presenta tre CD più un DVD audio. Il primo dischetto offre ovviamente il disco originale, col già citato remix di Wilson, con l’aggiunta di qualche bonus track: un disco come dicevo poc’anzi dalle sonorità decisamente bluesate, ma che in più di un’occasione presenta i germogli del classico Tull sound, con il famoso flauto di Anderson a duettare bravamente con la chitarra di Abrahams.

L’album contiene già due futuri classici del gruppo: il rock-blues d’apertura My Sunday Feeling, che parte da una tipica struttura a 12 battute per diventare una palestra per le digressioni flautistiche del leader, e la famosa A Song For Jeffrey, ancora oggi una delle più trascinanti rock songs dei nostri (ed anche qui il blues non è estraneo). Some Day The Sun Won’t Shine For You è puro folk-blues, influenzato da Sonny Terry e Brownie McGhee, solo voce, chitarra ed armonica, mentre l’elettrica Beggar’s Farm ha anch’essa un impianto blues, alla Peter Green, ma Ian gioca con i cambi di tempo e melodia donando imprevedibilità al brano (un pezzo che dal vivo ha sempre fatto faville), mentre It’s Breaking Me Up è di nuovo puro blues elettrico, cadenzato e godibilissimo. C’è anche l’unica canzone in tutti gli album dei Tull non cantata da Anderson, bensì da Abrahams, Move On Alone, ed ironicamente è il brano meno blues e più sul genere rock ballad con elementi pop (e la voce di Mick non è proprio formidabile). Ci sono anche ben quattro strumentali: il jazz-rock Serenade To A Cuckoo, un pezzo di Roland Kirk in cui il flauto di Anderson sostituisce il sax del musicista americano (anticipando quello che succederà l’anno seguente con la Bourée di Bach), la frenetica Dharma For One, con grande prestazione di Bunker ai tamburi, la roboante Cat’s Squirrel, un traditional che i Tull avevano inciso ispirandosi alla versione dei Cream, e l’improvvisazione di Round, che però dura appena cinquanta secondi. Come bonus abbiamo due brani usciti all’epoca su singolo (la potente e diretta Love Story e la folkeggiante A Christmas Song), più quattro inediti: la take 1 di Serenade To A Cuckoo, Move On Alone con il flauto (la versione sul disco originale ne era priva), un pezzo intitolato Ultimate Confusion che in realtà è puro cazzeggio strumentale in studio, e soprattutto una Some Day The Sun Won’t Shine For You più veloce di quella pubblicata e forse anche migliore.

Il secondo CD parte con nove brani incisi in due diverse session alla BBC per la trasmissione Top Gear, con sei pezzi da This Was (tra cui riletture decisamente vitali di My Sunday Feeling, Cat’s Squirrel e A Song For Jeffrey), più Love Story e due cover di classici del blues, cioè una splendida So Much Trouble (proprio dei già citati Terry e McGhee), con Mick e Ian che si superano rispettivamente alla slide e armonica, e la nota Stormy Monday di T-Bone Walker, lenta, distesa e suonata con classe. Poi, oltre alla solita serie di single versions, lati A e B, in mono (tra cui lo strumentale One For John Gee, non presente sul primo CD, ed il primo 45 giri in assoluto dei Tull, Sunshine Day, all’epoca erroneamente accreditato ai “Jethro Toe”, un brano non imprescindibile e cantato da Abrahams, ed in cui il contributo di Anderson è ridotto al minimo), troviamo due canzoni della John Evan Band, che è il gruppo pre-Tull in cui militavano i quattro, due pop songs interessanti ma lontane dal futuro stile della band (Aeroplane e Blues For The 18th i titoli). Il terzo CD si limita a proporre l’album nei missaggi originali del 1968 sia stereo che mono, mentre il DVD audio lo ripropone remixato sempre da Wilson con la tecnica 4.1 DTS e con lo stereo mix del 1969 in 96/24 bit, insomma tutte robe da audiofili incalliti.

This Was, Questo Era: già dal titolo scelto all’epoca Ian Anderson voleva far capire che la direzione musicale dei Jethro Tull era destinata a cambiare a breve (con il secondo album Stand Up), ma proprio per la sua particolarità è un disco che vale la pena riscoprire.

Marco Verdi

Prossime Uscite Autunnali 7. Jethro Tull – This Was. Andando A Ritroso Il 9 Novembre Arriva Anche Il Box Del 50° Anniversario Per Il Primo Album.

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Jethro Tull – This Was – 3 DVD/1CD Box Set Rhino – 09-11-2018

Proseguendo nella ondivaga ristampa del vecchio catalogo dei Jethro Tull, che ultimamente si stava occupando del catalogo anni ’70 della band di Ian Anderson, con Heavy Horses l’ultimo a ricevere il trattamento Deluxe (e Stormwatch che era indicato come il prossimo) improvvisamente subisce una improvvisa sferzata verso il passato e il nuovo cofanetto indicato per l’uscita è This Was, il primo disco della band inglese, pubblicato in origine nel 1968, e che quindi si inserisce nel florilegio di ripubblicazioni di album che arrivano al 50° Anniversario (e altri ne sono annunciati). Si tratta dell’unico album dove alla chitarra appare Mick Abrahams (poi con i Blodwyn Pig), forse il disco più blues del gruppo, che all’epoca vedeva in formazione anche Glenn Cornick al basso e Clive Bunker alla batteria.

Già nel 2008 per i 40 anni del disco era uscita una versione ampliata del disco, con un disco di materiale extra aggiunto, ma, come per gli altri dischi curati da Steven Wilson, oltre al suono curatissimo per la gioia degli audiofili la confezione viene ulteriormente arricchita, diventando un box da 4 dischi, anche se poi, a guardare attentamente, non è che i pezzi inediti siano moltissimi: versioni mono, versioni stereo, comprese quelle del 2008, qualche singolo dell’epoca e nove BBC Sessions. Comunque ecco la lista esatta dei contenuti, replicati anche in parte nel DVD audio in Dolby Surround e stereo mix 96/24.

CD1]
1. My Sunday Feeling (Steven Wilson Stereo Remix)
2. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Steven Wilson Stereo Remix)
3. Beggar’s Farm (Steven Wilson Stereo Remix)
4. Move On Alone (Steven Wilson Stereo Remix)
5. Serenade To A Cuckoo (Steven Wilson Stereo Remix)
6. Dharma For One (Steven Wilson Stereo Remix)
7. It’s Breaking Me Up (Steven Wilson Stereo Remix)
8. Cat’s Squirrel (Steven Wilson Stereo Remix)
9. A Song For Jeffrey (Steven Wilson Stereo Remix)
10. Round (Steven Wilson Stereo Remix)
11. Love Story (Steven Wilson Stereo Remix)
12. A Christmas Song (Steven Wilson Stereo Remix)
13. Serenade To A Cuckoo (Take 1) [Steven Wilson Stereo Remix]
14. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Faster Version) [Steven Wilson Stereo Remix]
15. Move On Alone (Flute Version) [Steven Wilson Stereo Remix]
16. Ultimate Confusion (Steven Wilson Stereo Remix)

[CD2]
1. So Much Trouble (BBC Sessions)
2. My Sunday Feeling (BBC Sessions)
3. Serenade To A Cuckoo (BBC Sessions)
4. Cat’s Squirrel (BBC Sessions)
5. A Song For Jeffrey (BBC Sessions)
6. Love Story (BBC Sessions)
7. Stormy Monday (BBC Sessions)
8. Beggar’s Farm (BBC Sessions)
9. Dharma For One (BBC Sessions)
10. A Song For Jeffrey (Original Mono Mix)
11. One For John Gee (Original Mono Mix)
12. Someday The Sun Won’t Shine For You (Faster Version) [Original Mono Mix]
13. Love Story (Original Mono Mix)
14. A Christmas Song (Original Mono Mix)
15. Sunshine Day
16. Aeroplane
17. Blues For The 18th
18. Love Story (1969 US Promo Single Stereo Mix for FM Radio Airplay)
19. US FM Radio Spot #1
20. US FM Radio Spot #2

[CD3]
1. My Sunday Feeling (Original Stereo Mix)
2. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Original Stereo Mix)
3. Beggar’s Farm (Original Stereo Mix)
4. Move On Alone (Original Stereo Mix)
5. Serenade To A Cuckoo (Original Stereo Mix)
6. Dharma For One (Original Stereo Mix)
7. It’s Breaking Me Up (Original Stereo Mix)
8. Cat’s Squirrel (Original Stereo Mix)
9. A Song For Jeffrey (Original Mono Mix)
10. Round (Original Stereo Mix)
11. My Sunday Feeling (2008 Remastered Version – Mono)
12. Some Day The Sun Won’t Shine For You (2008 Remastered Version – Mono)
13. Beggar’s Farm (2008 Remastered Version – Mono)
14. Move On Alone (2008 Remastered Version – Mono)
15. Serenade To A Cuckoo (2008 Remastered Version – Mono)
16. Dharma For One (2008 Remastered Version – Mono)
17. It’s Breaking Me Up (2008 Remastered Version – Mono)
18. Cat’s Squirrel (2008 Remastered Version – Mono)
19. A Song For Jeffrey (2008 Remastered Version – Mono)
20. Round (2008 Remastered Version – Mono)

[DVD]
1. My Sunday Feeling (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
2. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
3. Beggar’s Farm (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
4. Move On Alone (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
5. Serenade To A Cuckoo (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
6. Dharma For One (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
7. It’s Breaking Me Up (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
8. Cat’s Squirrel (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
9. A Song For Jeffrey (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
10. Round (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
11. Love Story (Steven Wilson 5.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
12. A Christmas Song (Steven Wilson 5.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
13. My Sunday Feeling (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
14. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
15. Beggar’s Farm (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
16. Move On Alone (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
17. Serenade To A Cuckoo (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
18. Dharma For One (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
19. It’s Breaking Me Up (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
20. Cat’s Squirrel (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
21. A Song For Jeffrey (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
22. Round (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
23. Love Story (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
24. A Christmas Song (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
25. Serenade To A Cuckoo (Take 1) [Steven Wilson Stereo Remix 96/24]
26. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Faster Version) [Steven Wilson Stereo Remix 96/24]
27. Move On Alone (Flute Version) [Steven Wilson Stereo Remix 96/24]
28. Ultimate Confusion (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
29. My Sunday Feeling (Original 1969 US stereo mix 96/24)
30. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Original 1969 US stereo mix 96/24)
31. Beggar’s Farm (Original 1969 US stereo mix 96/24)
32. Move On Alone (Original 1969 US stereo mix 96/24)
33. Serenade To A Cuckoo (Original 1969 US stereo mix 96/24)
34. Dharma For One (Original 1969 US stereo mix 96/24)
35. It’s Breaking Me Up (Original 1969 US stereo mix 96/24)
36. Cat’s Squirrel (Original 1969 US stereo mix 96/24)
37. A Song For Jeffrey (Original 1969 US stereo mix 96/24)

Comunque se non lo avete, un gran bel disco.

Alla prossima.

Bruno Conti

Una Celebrazione Senza Sorprese, Ma E’ Sempre Bella Musica! Jethro Tull – 50 For 50

jethro tull 50 for 50

Jethro Tull – 50 For 50 – Parlophone/Warner 3CD

Non devo certo dirvi chi sono i Jethro Tull, uno dei gruppi più longevi della storia del rock, da sempre guidati dal carismatico Ian Anderson, musicista di Blackpool che è anche una delle figure più iconiche della nostra musica, al punto che la sua immagine degli anni settanta, da menestrello pazzo intento a suonare il flauto su una gamba sola, è praticamente diventato il logo non ufficiale della band. Formatisi nel 1967 come blues band, Anderson è stato il primo ad introdurre proprio il flauto come strumento solista in un gruppo rock, e dopo l’esordio This Was, ancora legato a stilemi blues, ha via via attraversato una lunga serie di generi musicali, passando con disinvoltura dal prog al folk-rock, dalla new wave al pop fino (alla fine degli eighties) ad un rock elegante ed un po’ di maniera sullo stile dei Dire Straits (vincendo anche nel 1987 per l’album Crest Of A Knave il Grammy come miglior performance hard rock/heavy metal, battendo i Metallica, cosa assurda visto che quel disco, pur ottimo, non doveva neanche concorrere per quel genere musicale, e Ian da allora non mancherà di scherzarci su ad ogni occasione). Quest’anno ricorrono i cinquant’anni dal loro esordio, appunto This Was, e, anche se in effetti come gruppo i Tull non esistono più dal 2012, cosa c’è di meglio dell’(ennesima) antologia definitiva, cioè un triplo CD con 50 canzoni scelte da Anderson stesso ed intitolato appunto 50 For 50?

Non esultate troppo, in quanto in questo triplo (il cui libretto è davvero ben fatto, e contiene un bel saggio biografico da parte di Martin Webb, e riferimenti alle mille formazioni diverse dei Tull, solo il chitarrista Martin Barre ha resistito in tutti gli album, a parte il primo dove c’era Mick Abrahams) non contiene né inediti né brani rari, ed è quindi un prodotto pensato per i neofiti,  benchérisentire tutte insieme così tante belle canzoni è un’esperienza comunque notevole anche per chi del gruppo ha già tutto. Evidentemente Anderson, che ormai è rimasto il solo a portare avanti la “legacy” della band, gli inediti li tiene esclusivamente per la serie di ristampe deluxe partita già da diversi anni con la collaborazione di Steven Wilson, e che al momento è arrivata a Heavy Horses del 1978 (uno dei loro album migliori tra l’altro). In 50 For 50 (esiste anche una versione singola con soli 15 brani, quella sì inutile: fatela almeno doppia!) è presente almeno un pezzo per ogni album di studio dei Tull, comprendendo quindi anche dischi non proprio eccelsi come Roots To Branches, J-Tull Dot Com e A, ed anche il criticatissimo Under Wraps. I classici ci sono ovviamente tutti, da Aqualung a Locomotive Breath, passando per A Song For Jeffrey, Living In The Past, A New Day Yesterday, Life Is A Long Song, il loro celebre arrangiamento della Bourée di Bach, Bungle In The Jungle, Too Old To Rock’n’Roll, Too Young To Die, ed altri, ma anche grandi canzoni meno note, come Heavy Horses, Dun Ringill, Pussy Willow e la splendida Budapest, uno dei loro capolavori assoluti (anche secondo Anderson).

Ecco comunque la lista completa dei cinquanta brani, con accanto l’album dal quale provengono:

1.”Nothing Is Easy” – Stand Up (1969)
2. “Love Story” – This Was (1968)
3. “Beggars Farm” – This Was (1968)
4. “Living In The Past” – Living In The Past (1972)
5. “A Song For Jeffrey” – This Was (1968)
6. “A New Day Yesterday” – Stand Up (1969)
7. “The Witch’s Promise” – Benefit (1970)
8. “Mother Goose” – Aqualung (1971)
9. “With You There To Help Me” – Benefit (1970)
10. “Teacher” – Benefit (1970)
11. “Life Is A Long Song” – Living In The Past (1972)
12. “Sweet Dream” (Studio) – Stand Up (1969)
13. “Aqualung” – Aqualung (1971)
14. “Minstrel In The Gallery” – Minstrel In The Gallery (1975)
15. “Critique Oblique” (Steven Wilson Remix) – A Passion Play (1973)
16. “Weathercock” – Heavy Horses (1978)
17. “Cross-Eyed Mary” – Aqualung (1971)
18. “Bouree” – Stand Up (1969)
19. “Dun Ringill” – Stormwatch (1979)
20. “Heavy Horses” – Heavy Horses (1978)
21. “Hunting Girl” – Songs From The Wood (1977)
22. “Bungle In The Jungle” – War Child (1974)
23. “Salamander” – Songs From The Wood (1977)
24. “Pussy Willow” – The Broadsword And The Beast (1982)
25. “Too Old To Rock ‘n’ Roll: Too Young To Die” – Too Old To Rock ‘n’ Roll: Too Young To Die! (1976)
26. “Songs From The Wood” – Songs From The Wood (1977)
27. “The Whistler” – Songs From The Wood (1977)
28. “Really Don’t Mind/See There A Son Is Born” – Thick As A Brick (1972)
29. “Moths” – Heavy Horses (1978)
30. “One White Duck / Nothing At All” – Minstrel In The Gallery (1975)
31. “Cup Of Wonder” – Songs From The Wood (1977)
32. “Ring Out Solstice Bells” – The Jethro Tull Christmas Album (2003)
33. “Skating Away” – War Child (1974)
34. “A Christmas Song” – The Jethro Tull Christmas Album (2003)
35. “One Brown Mouse” – Heavy Horses (1978)
36. “Rare And Precious Chain” – Roots To Branches (1995)
37. “Kissing Willie” – Rock Island (1989)
38. “Rocks On The Road” – Catfish Rising (1991)
39. “Fylingdale Flyer” – A (1980)
40. “Paparazzi” – Under Wraps (1984)
41. “North Sea Oil” – Stormwatch (1979)
42. “Steel Monkey” – Crest Of A Knave (1987)
43. “Black Sunday” – A (1980)
44. “European Legacy” – Under Wraps (1984)
45. “Budapest” – Crest Of A Knave (1987)
46. “Broadsword” – The Broadsword And The Beast (1982)
47. “Dot Com” – J-Tull Dot Com (1999)
48. “Farm On The Freeway” – Crest Of A Knave (1987)
49. “This Is Not Love” – Catfish Rising (1991)
50. “Locomotive Breath” – Aqualung (1971)

Devo dire che sono abbastanza d’accordo con la selezione, anche se mi dolgo dell’assenza della a mio parere splendida Another Christmas Song, una canzone che mi è sempre piaciuta moltissimo. Grandissima band comunque i Jethro Tull: so che adesso è presto, ma ricordatevi di questo triplo fra qualche mese, quando sarà ora di pensare ai regali di Natale.

Marco Verdi