Forse Non Si Presenterà Neppure Al Suo Funerale! George Jones 1931-2013

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Ieri se ne è andato, alla età di 81 anni, George Jones, uno degli ultimi grandi della country music di Nashville. Per lui parlano le cifre, oltre 60 album di studio, un paio di live, una ventina di raccolte, 14 Numeri Uno. Ha fatto più “comebacks” nella sua vita musicale che Elvis, Tina Turner e i Rolling Stones messi insieme. Quattro mogli (tra cui la grande Tammy Wynette), quattro figli dai diversi matrimoni (ma non dalla Wynette), una vita di eccessi tra droga e alcol, tanto che neppure Jim Morrison e Janis Joplin sono stati così “trasgressivi”, fino a meritarsi l’appellativo di No-Show Jones, quando nel 1979 non si presentò a 54 suoi concerti e il suo manager dell’epoca fu arrestato per spaccio di cocaina (e per la serie che non gli mancava nemmeno il senso dell’umorismo, ha scritto anche una canzone sull’argomento, proprio No-Show Jones)!

Ma è stato anche uno dei più grandi cantanti della storia della musica country, in possesso di una fantastica voce baritonale, ha saputo meritarsi la stima dei musicisti più disparati in epoche diverse: il suo primo numero 1, White Lightning, uscito nel marzo 1959, era stato scritto da J.P. Richardson che era il vero nome di The Big Bopper, uno dei musicisti coinvolti nella caduta dell’aereo in cui morirono anche Buddy Holly e Ritchie Valens. Narrano le leggende metropolitane (e anche la sua autobiografia, dal titolo profetico, I Lived To Tell It All ) che per registrare quel brano, gli occorsero ben 83 tentativi, tanto era sotto l’effetto dell’alcol, e non stava registrando qualche complesso brano psichedelico da Sgt. Pepper o Electric Ladyland, che dovevano essere ancora inventati.

Il suo Phil Spector, negli anni ’70 e ’80 è stato Billy Sherrill, un grande produttore della Music City che ha lavorato anche con Johnny Cash, Costello, Shelby Lynne, Ray Charles, David Allan Coe, ma anche in molte porcherie inenarrabili, dalle sonorità orribili, per chi non ama il country più commerciale, e oltre. Negli ultimi anni ha anche registrato con Aaron Lewis (l’ex cantante degli Staind convertito al country) e Charlie Daniels per una cover di Country Boy, l’ultimo suo brano ad entrare nelle classifiche nel 2010, per la 168a volta, la prima era stata nel 1955.

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Se avete tanti soldi a disposizione ci sono questi tre cofanetti della Bear Family tedesca (se sono ancora in produzione) che raccolgono il meglio della sua produzione dal 1962 al 1971 artist_George-Jones.html:

She Thinks I Still Care The Complete United Artists Recordings 1962-1964 5 CD

Walk Through This World With Me The Complete Musicor Recordings 1965-1971 part 1 5 CD

A Good Year For The Roses The Complete Musicor Recordings 1965-1971 part 2 5 CD

E con 15 CD e 300 o 400 euro avete coperto solo una decade della sua discografia. Ma più modestamente esistono molte antologie (e immagino molte ne usciranno ancora) che coprono le fasi della sua carriera, anche economiche. Per esempio la Real Gone Music ha pubblicato proprio in questo periodo un box super economico 7 Classic Albums Plus Bonus Tracks & Singles che in 4 CD e 105 canzoni riporta il periodo Starday/Mercury dal 1954 al 1962, prima dell’avvento dei Beatles, per una cifra che non dovrebbe superare i 15 euro. Copertina dischetti e titoli dei brani a seguire:

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Track Listings
1. Why Baby Why
2. Seasons Of My Heart
3. It’s Ok
4. Let Him Know
5. Play It Cool
6. Hold Everything
7. Boat Of Life
8. You Gotta Be My Baby
9. What Am I Worth
10. Your Heart Turned Left (And I Was On The Right)
11. I’m Ragged But I’m Right
12. Yearning (To Kiss You)
13. Still Hurtin’
14. Taggin’ Along
15. Crazy Arms (Leon Payne)
16. I Walk The Line (Benny Barnes)
17. Sweet Dreams
18. A Satisfied Mind (Joe ‘Red’ Hayes)
19. You Are The One (Leon Payne)
20. Searching (Jeanette Hicks)
21. I Take The Chance (George Jones & Jeanette Hicks)
22. Blackboard Of My Heart (Leon Payne)
23. Hold Everything
24. Heartbreak Hotel
25. Any Old Time
26. I Want You, I Need You, I Love You (Eddie Blank)
27. Conscience I’m Guilty (Benny Barnes)
28. Yes I Know Why
29. The Good Ole Bible
30. Will The Circle Be Unbroken
31. My Lord Has Called Me
32. Take The Devil Out Of Me
33. Jesus Wants Me
34. A Wandering Soul
35. We’ll Understand It
36. Cup Of Loneliness
37. If You Want To Wear A Crown
38. My Soul’s Been Satisfied
39. White Lightning
40. I’m With The Wrong One
41. That’s The Way I Feel
42. Life To Go
43. Don’t Do This To Me
44. Give Away Girl
45. You’re Back Again
46. No Use To Cry
47. Nothing Can Stop Me
48. Flame In My Heart
49. Color Of The Blues
50. Treasure Of Love
51. Who Shot Sam
52. Money To Burn
53. Cold Cold Heart
54. Hey Good Lookin’
55. Howlin’ At The Moon
56. There’ll Be No Teardrops Tonight
57. Half As Much
58. Jambalaya (On The Bayou)
59. Why Don’t You Love Me (Like You Used To Do)
60. Honky Tonkin’
61. I Can’t Help It (If I’m Still In Love With You)
62. Settin’ The Woods On Fire
63. One Is A Lonely Number
64. Maybe Little Baby
65. Run Boy
66. I’m A One Women Man
67. Settle Down
68. Heartbroken Me
69. Rain Rain
70. Frozen Heart
71. I’ve Got Five Dollars And It’s Saturday Night
72. Cause I Love You
73. You’re In My Heart
74. You All Goodnight
75. Big Harlan Taylor
76. Accidentally On Purpose
77. Sparkling Brown Eyes
78. Out Of Control
79. Heartaches By The Number
80. I Love You Because
81. If You’ve Got The Money (I’ve Got The Time)
82. Talk To Me Lonesome Heart
83. Poor Man’s Riches
84. I’ll Be There (If You Ever Want Me)
85. Oh Lonesome Me
86. I Walk The Line 2.
87. Life To Go
88. Window Up Above
89. Just One More
90. It’s Been So Long Darling
91. Nothing Can Stop My Love
92. No No Never
93. If I Don’t Love You (Grits Ain’t Groceries)
94. I Gotta Talk To Your Heart
95. Tall Tall Trees
96. Too Much Water
97. Don’t Stop The Music
98. You Never Thought
99. No Money In This Deal
100. All I Want To Do
101. Gonna Come Get You
102. Uh Uh No
103. Family Bible
104. Tender Years
105. Did I Ever Tell You (With Margie Singleton)

O, ancora più “risparmioso”, c’è il classico doppio CD della serie Sony BMG, The Essential George Jones: The Spirit Of Country, che attraverso 44 brani traccia la sua carriera, 7 brani dal periodo Starday Mercury trattati nel box precedente, 3 del periodo U.A. 1962-1965 (e qui, volendo, esiste anche una doppia antologia della Razor and Tie che ha lo stesso titolo del box Bear Family She Thinks I Still Care), 5 dal periodo Musicor 1965-1970, il resto viene tutto dal catalogo Epic, dal 1970 in avanti, compresi i 4 duetti con Tammy Wynette e altri con Johnny Paycheck, Ray Charles, Merle Haggard e James Taylor (altro suo grande ammiratore, oltre a Elvis Costello che ha cantato alcuni suoi brani in Almost Blue). Copertina, fronte e retro, con i titoli dei brani la trovate a seguire:

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Se invece siete “completisti” esistono oltre 200 CD in catalogo dedicati a George Jones, tra cui molti Twofers, ovvero dischetti che riportano 2 album alla volta, pubblicati dall’etichette più disparate.

Un piccolo “ricordo” ed excursus nella carriera di un grande della musica country del ‘900,  se ne parla solo in queste occasioni ma, come diceva il Maestro Manzi, Non E’ Mai Troppo Tardi: temo che, purtroppo, almeno al suo funerale, si dovrà presentare!

R.I.P.: George Jones Saratoga, Texas 12-09-1931 – Nashville, Tennesse 26-04-2013.

Bruno Conti

Tutti A Bordo Del Jeb Loy Nichols Special!

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Jeb Loy Nichols – The Jeb Loy Nichols Special – City Country City/Universal

Ci sono, di tanto in tanto, quei dischi che pigramente si insinuano nel tuo inconscio di ascoltatore e lo catturano, questo The Jeb Loy Nichols Special fa parte della categoria. Si tratta del nono album di questo signore americano del Missouri, ma che da undici anni vive in una piccola città del Galles, che lui stesso definisce molto simile come attitudine, panorama e modo di vivere alla provincia americana da cui proviene.

Quando la Decca attraverso la City Country City gli ha fatto questa “proposta che non si poteva rifiutare” (suona un po’ mafioso ma ovviamente non lo è), Jeb Loy Nichols aveva già tentato la strada della fortuna con una major, la Capitol, nel 1997, con un album Lovers Knot che era quietamente scivolato nell’oblio: ma già prima, con la moglie, in un gruppo chiamato Fellow Travellers ad inzio anni ’90 e poi in seguito con un consistente numero di altri dischetti pubblicati per etichette come la Rough Trade, la Rykodisc e ultimamente la Tuition, Nichols aveva imperterrito continuato a pubblicare buona musica senza mai creare quel piccolo capolavoro che è questo …Special. (c’è anche un suo brano nella colonna sonora di Good Will Hunting).

Si tratta del classico album che gli americani (e JJ Cale) definirebbero laid-back, ovvero leggendo la traduzione: calmo, rilassato, tranquillo, tutti aggettivi che si adattano a meraviglia a questo CD. In effetti il genere a cui lo si puo accostare è quel famoso Country Got Soul di cui tra l’altro proprio Jeb Loy Nichols è uno degli “inventori”. Se leggete i credits delle due compilation con lo stesso nome pubblicate dalla Normal Records nella scorsa decade, noterete che il nome del curatore di quelle due antologie prodotte da Dan Penn era proprio Nichols.

Ma i 37 minuti di questo disco, strutturato attraverso 12 brani e una breve intro nella quale Jeb Loy vi invita a bordo per questo viaggio musicale, toccano un po’ tutti i generi. Accompagnato dai Nostalgia ’77, un gruppo di musicisti jazz assolutamente sconosciuti ma bravissimi e con la produzione di tale Benedic Lamdin, alttrettanto ignoto a chi scrive, l’album è stato registrato negli studi analogici di Dollis Hill come se fossimo in pieni anni ’70, gli anni in cui si potevano fondere country, soul, jazz, perfino la disco senza preoccuparsi delle conseguenze sulla critica perché il mercato discografico era nei suoi anni più “gloriosi”. Ora che la crisi si è fatta nera le etichette discografiche sono alla disperata ricerca di musica buona e quindi accettano, anzi cercano, dischi come questo, difficilmente catalogabili.

Nichols è uno che si guarda anche intorno, su quello che succede nel mondo che lo circonda e i testi dei suoi brani sono sintomatici di questo suo sguardo verso una società che non gli piace:

“I Wanna talk less, drive less / spend less and waste less /Go to town less, hang around less / I wanna watch less TV /Say yes less, wanna eat less / want less and use less / Consume less, throw away less / buy less and own less” . Così recita Different Ways For Different Days la prima canzone di questo viaggio, il tutto con una musica che potrebbe provenire da un disco registrato ai Muscle Shoals da Bill Withers o da un, appunto, laidback Marvin Gaye, accompagnati dall’organo sibilante di Spooner Oldham e dal piano jazzy di Ben Sidran con una sezione ritmica raffinata e operosa e impegnata a far finta di nulla nello stesso tempo. Something about the rain è una ballata costruita su pochi elementi, un loop di batteria, un piano in sottofondo, un contrabbasso e la voce sorniona di Nichols che più che alle atmosfere del Tennessee ti fa pensare alle giornate piovose in Galles. Nothing and no-one, solo voce e chitarra acustica, oltre che Nichols avrebbero potuto scriverla solo Nick Drake o John Martyn, due minuti di malinconia perfetta.

Going Where The Lonely Go è il primo piccolo capolavoro di questo album (non che quelle che la precedono e la seguono, siano brutte, tutt’altro): scritta da Merle Haggard e arrangiata in pefetto stile country got soul con organo, piano e una chitarrina insinuante che si dividono la scena con una piccola sezione fiati idealmente arrangiata come un ideale crocevia tra Willie Mitchell e Burt Bacharach. Ain’t It Funny scritta da George Jackson, che non è il Black Panther cantato da Dylan ma un sublime autore “minore” americano, per noi “rockers” nostalgici basterebbe ricordare che è quello che ha scritto Old Time Rock And Roll e Tryin’ To Live My Life Without per Bob Seger, è un altro brano di quelli magici, con i musicisti impegnati a creare atmosfere deliziose su cui Jeb Loy Nichols deposita la sua voce nasale e vagamente Tayloriana (proprio nel senso di James), un altro che conosce bene l’articolo trattato, senza dimenticare le atmosfere del grande Van Morrison dei primi anni ’70, un’altra influenza neppure troppo nascosta o gente come Johnny Rivers e Tony Joe White.

Countrymusicdisco45, tutto attaccato, è proprio la perfetta realizzazione di quello che il titolo recita: prendete un “grasso” giro di basso, tipo quello di Lowdown di Boz Scaggs – un signore che negli anni ’70 si è trasformato in un rappresentante del blue eyed soul più funky-pre disco, partendo dall’essere cantante nella Steve Miller Band e poi autore di un disco omonimo che conteneva Loan Me A Dime, un brano blues dove Duane Allman ha realizzato forse l’assolo più bello della sua pur luminosa carriera, fine della digressione – per i “puristi” del rock era difficile accettare questi “piaceri proibiti”, disco music, orrore! Ma Nichols rende perfetta questa fusione tra i generi, con tanto di sezione archi, piano fender rhodes, chitarra con wah-wah, armonica e la recitazione dei nomi dei grandi del country in una sorta di litania ipnotica, il groove è veramente irresistibile. People Like Me è un bellissimo valzerone country che tanto mi ha ricordato ancora quel James Taylor ricordato prima magari con un pizzico dell’Elton John del periodo americano, il suono della doppia tastiera piano-organo è sempre perfetto e fa tanto Band e l’effetto country got soul non manca mai.

Hard Times all’origine era un brano reggae di un artista inglese, tale Pablo Gad, ma diventa una ballata acustica di stampo soul à la Bill Withers oppure il Bob Marley delle origini acustiche, una vera delizia sonora. Disappointment è un fantastico brano di taglio jazz che potrebbe provenire indifferentemente dal repertorio del Marvin Gaye più raffinato oppure dai suoi figliocci inglesi dei primi anni ’80 come i Working Week o dai brani meno commerciali di Sade con un fluido piano che guida i ritmi alla Dave Brubeck della sezione ritmica. Larry Jon Wilson è un “piccolo grande” cantautore americano degli anni ’70 (e poi tornato per un ultimo album del 2008) che è il perfetto prototipo dell’artista di culto, la sua Things Ain’t What They Used To be si inserisce perfettamente nella filosofia di questo album come pure la bellissima Waiting Round To Die scritta da Townes Van Zandt l’esemplificazione perfetta del Beautiful Loser e pure un grande autore di canzoni, ancora una volta interpretato e arrangiato con un “meno e meglio”, scarno ed accorato. Si chiude con The Quiet Life, il manifesto di vita e musica di questo signore, che si chiama Jeb Loy Nichols e ha realizzato un disco degno di tutti questi altri “signori Cantanti” (maiuscolo) che sono stati nominati nel corso della recensione. Una vera sorpresa e se vi riconoscete in quanto detto potreste ricevere una delle più belle sorprese positive dell’anno, in ambito musicale, naturalmente. Per la serie i piccoli piaceri della vita!

Bruno Conti

Novità Di Ottobre Parte I. Feist, Hank Williams Tribute, Paul McCartney, Julian Lennon, King Crimson, Indigo Girls, Bonnie Prince Billy, Merle Haggard

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La prima settimana di ottobre si annuncia ricca di uscite discografiche per il 4 ottobre e se vi state chiedendo se ho fatto apposta a mettere in sequenza i nomi di Paul McCartney e Julian Lennon, la risposta è sì!

Torna (Leslie) Feist con il suo quarto album di studio per la Interscope/Universal, dopo quel CD+DVD con documentario e materiale dal vivo intitolato Look At What The Light Did Now e anche dopo il “successo” della cover di The Limit To Your Love di James Blake (perché se qualcuno non se ne era accorto l’ha scritta lei). La nostra amica canadese ci propone la sua solita miscela di momenti intimi e riflessivi e pezzi pop più esuberanti ma sempre molto eleganti. Esce il 4 ottobre come tutto il resto di cui leggete qui, anche se in alcuni paesi europei è già stato pubblicato il 30 settembre.

Nei cassetti di Hank Williams (quello vero) a quasi 60 anni dalla morte hanno trovato dei bloc-notes con degli appunti relativi a testi per delle canzoni mai incise. Differentemente dal caso degli “inediti” di Woody Guthrie affidati a Billy Bragg e ai Wilco per essere completati, questa volta Mary Martin, che è una veterana dell’industria musicale americana, si è rivolta ad un noto appassionato della musica di Williams, tale Bob Dylan, che a sua volta ha chiamato altri dodici artisti per registrare questi dodici brani. Il risultato è rispettoso dello stile di Hank Williams ma ognuno li ha fatti secondo il proprio gusto musicale e la lista di brani e artisti è questa…

  1. You’ve Been Lonesome, Too – Alan Jackson
  2. The Love That Faded – Bob Dylan
  3. How Many Times Have You Broken My Heart? – Norah Jones
  4. You Know That I Know – Jack White
  5. I’m So Happy I Found You – Lucinda Williams
  6. I Hope You Shed a Million Tears – Vince Gill Rodney Crowell
  7. You’re Through Fooling Me – Patty Loveless
  8. You’ll Never Again Be Mine – Levon Helm
  9. Blue Is My Heart – Holly Williams
  10. Oh, Mama, Come Home – Jakob Dylan
  11. Angel Mine – Sheryl Crow
  12. The Sermon on the Mount – Merle Haggard                     

Come vedete non solo country e gli artisti sono 13 perchè Vince Gill e Rodney Crowell duettano tra loro, etichetta Columbia (o meglio Egyptian, che è quella di Dylan ed è la stessa dove era uscito il Tributo a Jimmie Rodgers nel 1997). Babbo e figlio nello stesso disco per la prima volta?

Ennesimo nuovo album (ho perso il conto) per Bonnie Prince Billy alias Will Oldham, si intitola Wolfroy Goes To Town e l’etichetta è sempre la Domino Records. Secondo Wikipedia è il 21° in meno di 20 anni, bella media e anche il disco non sembra male!

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No , non è il nuovo album di cover di Paul McCartney. Si tratta dell’ennesima escursione nella musica classica: oratori, musica sinfonica e per coro e orchestra aveva già dato, mancava un balletto ed ecco questo Ocean’s Kingdom una composizione in 4 movimenti che esce per la Hear Music/Mpl/Decca a seconda dei continenti. Adesso deve solo trovare un coreografo che gliela porti in scena. (ritiro tutto perché ho visto su YouTube che la premiere c’è già stata!).

Julian Lennon è il primogenito di John Lennon (che fra pochi giorni, il 9, avrebbe compiuto 72 anni) e non pubblica dischi dal lontano 1998 quando uscì Photograph Smile, senza grande successo.In questo Everything Changes in effetti non cambia molto, però sono piacevoli brani in stile pianistico, forse come avrebbe suonato suo padre se fosse ancora vivo (la voce è identica), vagamente sullo stile di Double fantasy. L’etichetta è la Nova Sales and Distribution.

Tornano anche le Indigo Girls con un nuovo album dopo quello natalizio dello scorso anno. L’etichetta è sempre la Vanguard, esce il 4 negli States e l’11 in Europa. Torna Peter Collins che aveva prodotto due dei loro album migliori, Rites Of Passage del 1992 e Swamp Ophelia del 1994. Il disco si chiama Beauty Queen Sister e tra gli ospiti ci sono Lucy Wainwright Roche in War Rugs, un brano su quello che è successo in Egitto, il violinista Luke Bulla in Yoke, gli Shadowboxers un gruppo vocale maschile in We get To Feel It All, Carol Issacs al piano, Eamon De Barra a flauti e flautini e il cantautore irlandese Damien Dempsey alle armonie vocali nella celtica Damo, Brady Blade alla batteria e Viktor Krauss al basso. Non ho avuto tempo di sentire ma suona promettente.

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Altre due nuove uscite nella serie delle ristampe in CD+DVD della discografia dei King Crimson per la serie del 40° anniversario a cura di Steven Wilson. Questa volta nella serie un po’ ondivaga e non proprio cronologica è il turno di Starless and Bible Black e Discipline. Etichetta Panegyric come al solito e tra audio e video molto materiale inedito sia in studio che dal vivo, più nel primo che nel secondo album.

Merle Haggard sta vivendo una seconda (o terza) giovinezza con la nuova etichetta Vanguard e questo Working In Tennessee presenta molto materiale scritto per l’occasione, un paio di classici dell’amico Johnny Cash e una nuova versione di Working Man Blues con Willie Nelson e il figlio Ben Haggard. Anche questo esce il 4 ottobre in America e il 18 in Europa.

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Una anticipazione sulle Anticipazioni. Uscirà l’11 ottobre per la sua etichetta Pax-AM, distribuzione Sony in Europa e Capitol in America ma il nuovo Ashes and Fire di Ryan Adams è veramente molto bello, ho appena finito di dargli un ascolto e la prima impressione è che sia tornato ai livelli di Heartbreaker e Gold, più il primo che il secondo, con molti brani pianistici con Norah Jones che fa la parte che fu di Emmylou Harris ai tempi e Benmont Tench alle tastiere, morbido senza essere troppo acustico e lui che canta in una via di mezzo tra il primo Elton John, Neil Young e il miglior Ryan Adams. La produzione è affidata a Glyn Johns (quello di Beatles, Dylan, Who, Clash e Stones) e i risultati si sentono, confermo, proprio bello! Qui lo potete sentire anche voi first-listen-ryan-adams-ashes-and-fire?sc=emaf

Bruno Conti

Pochi Ma Buoni. Peter Wolf – Midnight Souvenirs

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Peter Wolf – Midnight Souvenirs – Verve

Non sempre la qualità coincide con la quantità: Peter Wolf certo il problema non se lo pone, sette album solisti in più di 25 anni di carriera solista, tre negli ultimi 12 anni e l’ultimo Sleepless nel 2002. Però che belli! L’ultimo è stato inserito dalla rivista Rolling Stone tra i migliori 500 album di tutti i tempi (considerando che dall’avvento dell’album saranno usciti milioni di titoli non è impresa da poco), ma non è tutto, il precedente Fool’s Parade del 1998 è stato considerato trai 50 dischi più importanti degli anni ’90. Con questi precedenti il nostro amico ci ha abituato certamente bene, ma anche questa volta non delude le aspettative.

Un breve passo indietro. Negli anni ’70 c’erano due gruppi che si contendevano lo scettro di “Rolling Stones americani”, gli Aerosmith dei Toxic Twins Steven Tyler e Joe Perry, che rappresentavano il lato più ribaldo, caciarone, trasgressivo degli Stones e la J Geils Band di Peter Wolf, J Geils e Magic Dick che rappresentava il lato più bluesy, genuino, tradizionale della musica di Jagger & Co.. Ovviamente gli Aerosmith hanno avuto un successo maggiore ma anche la J Geils Band ci ha lasciato, negli anni 70, alcuni album da avere in una discoteca che si rispetti e penso ai due live Full House e Blow Your Face, ma anche Bloodshot e The Morning After tra quelli in studio. Purtroppo tutti li ricordano per l’album Freeze-Frame del 1982, numero 1 nelle classifiche Usa, quello che conteneva l’hit single Centerfold, ma dal sound tamarro, disco-rock, specchio dei tempi. Dopo lo scioglimento Peter Wolf ha fatto anche di peggio con un disco Lights out prodotto da un tipo della Jonzun Crew, electro-sound che ve lo raccomando. Poi dopo una serie di album, diciamo non memorabili, la redenzione negli anni ’90 e 2000. Domanda, secondo voi Mick Jagger e Keith Richards hanno partecipato come ospiti ad un disco degli Aerosmith o di Peter Wolf? Esatto, sono presenti nel disco Sleepless, che se riuscite a trovare giustifica tutte le buone recensioni avute in quegli anni.

Questo Midnight Souvenirs (bellissimo titolo), potremmo dire alla Frassica, Che Bello. Che Bello, Che Bello e farla finita lì, invece parliamone. La prima cosa da notare è lo splendido lavoro in fase di produzione di Kenny White, che suona nel disco anche le tastiere, il basso e la chitarra, e in passato ha collaborato con Judy Collins, Cheryl Wheeler e Marc Cohn, giusto per citarne alcuni, oltre ad avere pubblicato dei CD a nome proprio. 

Si apre con l’eccellente country-soul-blues di Tragedy, un duetto con Shelby Lynne oserei dire perfetto, con le due voci che si integrano perfettamente, si prosegue con la trascinante I Don’t Wanna Know un rocker con armonica a tutta birra. La Bluesata Watch Her Move ha un groove che farebbe la gioia di Charlie Watts e degli Stones tutti, con coloriture errebì da sballo e una bella chitarra alla J Geils band. There’s Still Time è un meraviglioso mid-tempo ancora stonesiano (è una caratteristica di tutto l’album), con fiati, chitarre acustiche, coretti, tutti gli ingredienti giusti che fanno grande l’arrangiamento di un brano, se il brano stesso ha sostanza e questo ce l’ha.

Lyin’ Low è un’altra piccola meraviglia di equilibri sonori, con piano e chitarra acustica, a contendere all’organo l’attenzione dell’ascoltatore, Wolf canta con divina nonchalance. The Green Fields Of Summer è il delizioso duetto con Neko Case, una ballata impreziosita da un violino che le conferisce echi celtici, una canzone d’amore inconsueta per chi conosce il “solito”  Peter Wolf ma realizzata con tutta l’esperienza di un 64enne che è diventato un grande cantante a livello interpretativo, tra le cose migliori del disco. Thick as Thieves è un altro funky-blues molto Jaggeriano. Always Asking For You ci trasporta in territori country, ma con gran classe, ragazzi! Then It Leaves Us All Behind è l’unico brano non memorabile, l’unica traccia dove prevale un certo bland-rock che non si amalgama col resto del disco.

Poteva mancare il lato più carnale della musica di Wolf? Certo che no e allora vai con il soul-errebi Philly misto Stax di Overnight Lows con recitativo alla Isaac Hayes o alla Barry White (ma non ha il vocione), però estrae dal cilindro un falsetto malandrino che si fonde coi coretti perfetti e con certe rullate tra reggae e funky d’annata, chitarra-sitar e goduria suprema. A questo punto Wolf non lascia ma raddoppia con il funky in perfetto stile New Orleans alla Meters di Everything I Do Gonna Be Funky, quasi una dichiarazione d’intenti.

Le migliori le ha tenute per la fine, Don’t Try To Change Her è il più bel brano dei Rolling Stones, ma direi degli ultimi trent’anni, una ballata mid-tempo nella migliore tradizione Jagger-Richards, solo che la firma è Peter Wolf! The Night Comes Down è un meraviglioso brano dedicato a Willy Deville nella miglior tradizione del grande Willy che tanto ci manca, una piccola meraviglia che sigilla un album stupendo. La ciliegina sulla torta è il duetto finale con Merle Haggard It’s Too late For Me un brano country dove Haggard estrae dall’ugola la sua migliore interpretazione degli ultimi anni (ma il nuovo album in uscita tra breve potrebbe sorprendere molti) e Peter Wolf non sfigura al confronto, è strano perché mi è sembrato di ascoltare un duetto tra due Willie Nelson quasi gemelli vocali, molto bello, come tutto l’album uno dei migliori di questo 2010. Gran classe!

Bruno Conti