Finché La Barca (Country) Va, Lasciala…Suonare! VV. AA. – A Tribute To The Bakersfield Sound Live!

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VV.AA. – A Tribute To The Bakersfield Sound Live! – TimeLife CD

Non sono certo io a dovervi spiegare l’importanza che ha avuto il cosiddetto Bakersfield Sound (dal nome della cittadina californiana di Bakersfield, da cui tutto ebbe origine) nell’ambito della musica country: movimento nato negli anni cinquanta in contrapposizione con il crescente suono di Nashville, era caratterizzato da un suono comunque classico ma con una strumentazione diretta e “rock”, senza le melensaggini tipiche della capitale del Tennessee. I due pionieri del genere furono sicuramente Buck Owens e Merle Haggard, due grandissimi autori e performers che influenzarono notevolmente le generazioni di musicisti a venire, Dwight Yoakam e Marty Stuart su tutti. Lo scorso anno si è tenuta in acque americane una crociera a tema country, la StarVista Live Country Music Cruise, con veri concerti e serate a tema: uno degli eventi di punta è stato sicuramente il tributo al suono di Bakersfield, fortemente voluto dai musicisti Wade Hayes e Chuck Mead (quest’ultimo ex leader dei bravissimi BR5-49), concerto che oggi possiamo goderci anche noi grazie a questo A Tribute To The Bakersfield Live!

Il dischetto è decisamente ben fatto ed estremamente gradevole, con Hayes e Mead che si alternano come voce solista, ben sostenuti dai Grassy Knoll Boys (la band che solitamente accompagna Mead dal vivo): musica pimpante e coinvolgente, con chitarre, piano e steel in evidenza e ritmo spesso elevato, con alla fine della serata (anzi, mattinata, il concerto si è tenuto al mattino) una serie di ospiti a rendere più appetitoso il piatto. Il disco è anche una sorta di tributo ad Owens e Haggard, dato che il 90% delle canzoni incluse proviene dai loro songbook: si parte subito con una tripletta di Buck, prima con una vivace versione strumentale della classica Buckaroo (con la steel in gran spolvero), seguita da una bellissima rilettura della leggendaria Streets Of Bakersfield, in odore di Messico, e da una scintillante I’ve Got A Tiger By The Tail. Swinging Doors è una delle più note di Haggard, e Hayes si destreggia decisamente bene supportato al meglio da Mead & Band: puro country; Above And Beyond è ricca di swing, e certifica l’ottima intesa tra i due leader, mentre The Bottle Let Me Down, ancora Hag, è una delle più famose drinkin’ songs di sempre, puro honky-tonk di gran classe.

Close Up The Honky Tonks è uno dei pezzi più famosi di Owens, versione limpida e godibilissima, Big, Big Love è la prima di due canzoni a non essere né di Buck né di Merle, bensì di Wynn Stewart, ed è un trascinante e ritmato brano tra country e rockabilly, così come Big City (torniamo a Haggard), swingata e di fattura squisita. La guizzante Hello Trouble vede il primo ospite, cioè il cantante e pianista di Nashville Tim Atwood, che se la cava egregiamente, seguito a ruota da Emily West, che nobilita con la sua bella voce la languida ballad Together Again; Johnny Lee presta il suo vocione vissuto a Carolyn, raffinata e suonata in punta di dita, mentre lo slow Cryin’ Time è affidato a Rudy Gatlin. Gran finale con Ray Benson, mitico leader degli Asleep At The Wheel, che sprizza carisma da ogni nota nell’intensa Misery And Gin, e poi tutti insieme sul palco per il superclassico di Joe Maphis Dim Lights, Thick Smoke (And Loud, Loud Music), gioiosa e coinvolgente come sempre.

Bel dischetto, fresco e rigenerante.

Marco Verdi

Western Swing, Country E Divertimento Assicurato. Asleep At The Wheel – New Routes

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Asleep At The Wheel – New Routes – Bismeaux Records

Quando uno pensa agli Asleep At The Wheel si immagina che la band texana abbia registrato cento album (in effetti “solo” una trentina!) e che siano in attività da sempre: il tutto benché la creatura di Ray Benson esista dall’inizio anni ’70, e non sono neppure texani, in quanto Benson nasce a Philadelphia nel 1951, ed a Austin ci arriva solo nel 1973, dopo una serie di concerti all’Armadillo Wolrd Headquarters, su istigazione dei loro mentori, i Commander Cody & His Lost Planet Airmen, che li hanno iniziati alle delizie del Wester Swing, e anche del boogie e del country, non dimenticando Van Morrison su Rolling Stone che li indicò come una delle sue band preferite. Poi da allora di strada ne hanno fatta tantissima, in tutti i sensi, visto che sono una delle band che più girano in tour per gli States, e da parecchi anni sono considerati anche gli eredi di Bob Wills & His Texas Playboys, magari in un ambito leggermente più neo-tradizionalista, ma sempre molto rispettoso delle radici. La formazione, che ha vinto in carriera ben 9 Grammy, è cambiata moltissimo nel corso degli anni, l’unico membro fisso è rimasto il solo Benson, mentre un centinaio di musicisti si sono avvicendati nelle cinque decadi di attività, con un organico sempre tra gli otto e gli undici elementi (al momento sono in 8).

L’ultima arrivata è Katie Shore (insieme ad altri 4 nuovi elementi), violinista, seconda voce solista e autrice anche di alcuni brani in questo New Routes, il primo album da una decina di anni a questa parte in cui il materiale originale non manca, e neppure le cover scelte con cura. Gli ultimi dischi degli AATW erano stati il natalizio Lone Star Christmas e in precedenza l’ottimo tributo corale Still The King: Celebrating The Music of Bob Wills & His Texas Playboys, e prima ancora il disco con l’amico Willie Nelson, nell’album Wille And The Wheel. Questa volta l’amico Willie non c’è, ma ha mandato la sorella Bobbie al piano, per un emozionante omaggio intitolato Willie Got There First, scritto da Seth Avett degli Avett Brothers che poi si sono presentati in forze anche per registrarlo, una splendida ballata cantata a più voci, che chiude in modo splendido questo album, che ha comunque molte altre frecce al proprio arco, ma questo brano è veramente un piccolo capolavoro e vale quasi l’album da solo. Dall’apertura di Jack I’m Mellow, una cover di un scintillante boogie western swing degli anni ’30, cantata in modo malizioso dalla Shore, che si alterna con il suo violino a pedal steel, chitarre e clarinetto per un delizioso tourbillon di musica senza tempo, seguita da Pencil Full Of Lead, uno scatenato boogie and roll degno delle migliori cose dei Commander Cody, con Benson che ha ancora una ottima voce e poi il sax di Jay Reynolds guida la band che swinga di brutto, la canzone è dello scozzese Paolo Nutini, ma sembra un classico degli anni ’50.

Anche Calling A Day Tonight, scritta da Benson e dalla Shore, che poi la canta deliziosamente. è una canzone retrò di grande fascino, e pure Seven Nights To Rocks, scritta da Moon Mullican, è una vera schioppettata di energia, un altro country boogie dall’energia contagiosa con i vari solisti in bella evidenza. Dublin Blues è una cover di un altro texano doc, Guy Clark, altra ballata dolceamara cantata in modo intenso da Benson, ben supportato dalla Shore, molto brava anche in questa canzone; la Shore poi contribuisce anche il quasi cabaret di una insinuante I Am Blue che ricorda certi pezzi di Mary Coughlan, senza dimenticare Pass The Bottle Around, un nuovo brano di Ray Benson, il classico country blues dall’andatura contagiosa con la band che segue il suo leader alla grande. Non manca un omaggio a Johnny Cash con una bellissima rilettura di Big River, tutta grinta e ritmo, con la Shore che fa la June Carter della situazione, oltre a suonare il violino alla grande, e che poi conferma di essere un vero talento anche nella propria Weary Rambler, altra country ballad  di squisita fattura e molto fascinosa pure la cover di un altro autore contemporaneo come Seth Walker per una bluesata e pigra More Days Like This, sempre cantata con classe dalla bravissima Shore.

Che dire, veramente un gran bel disco, piacevole, garbato e consistente, tra i migliori della discografia degli Asleep At The Wheel.

Bruno Conti

La Quintessenza Del Country Texano! Dale Watson & Ray Benson – Dale & Ray

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Dale Watson & Ray Benson – Dale & Ray – Ameripolitan/Home CD

Dale Watson, texano doc, anche se è nato in Alabama, ormai viaggia al ritmo di due dischi all’anno. Lo avevamo lasciato nel 2016 prima a cantare dal vivo in mezzo alle galline (ed ai loro escrementi) nel bizzarro Chicken Shit Bingo e poi ad affrontare l’immancabile cover album che prima o poi tutti fanno (Under The Influence) http://discoclub.myblog.it/2016/11/25/ecco-altro-che-dischi-ne-fa-pochini-dale-watson-under-the-influence/ , che è già ora di rivederlo tra le nuove uscite. Ma questa volta Dale ha fatto le cose in grande, unendo le forze con Ray Benson, che in Texas è una vera e propria leggenda vivente, grazie alla sua leadership degli Asleep At The Wheel, grande gruppo country e western swing, veri eredi di Bob Wills & His Texas Playboys (ai quali hanno dedicato più di un tributo). I due in passato si erano sfiorati varie volte, ma un disco insieme non erano mai riusciti a farlo, almeno fino all’anno scorso, quando si sono presi il tempo necessario e si sono trovati in uno studio di Austin insieme ad un manipolo di musicisti con la “m” maiuscola, tra cui ben tre membri della band di Watson, i Lone Stars (Chris Crepps al basso, Mike Bernal alla batteria e l’ottimo Don Pawlak alla steel), più il figlio di Ray, Sam Seifert, alla chitarra elettrica (Seifert è il vero cognome di Benson), la nostra vecchia conoscenza Lloyd Maines sempre alla steel ed il bravissimo Dennis Ludiker al violino: Dale & Ray è il risultato di queste sessions, un ottimo disco di puro Texas country, ad opera di due musicisti in grande forma, un album che è anche la cosa migliore che hanno fatto da anni a questa parte.

E non è che i nostri si siano rivolti a songwriters esterni, in quanto, delle dieci canzoni totali, ben otto sono state scritte a quattro mani appositamente per questo progetto dai due texani (Benson è di Philadelphia, ma ormai è più texano di uno nato a Dallas) e solo due sono covers. Solo mezz’ora di musica, ma mezz’ora davvero intensa, all’insegna della miglior Texas music: gran ritmo, chitarre in tiro (Watson è un bravo chitarrista), honky-tonk scintillanti e grande uso di steel e violino. Niente di rivoluzionario, ma quello che c’è è fatto benissimo, con la ciliegina delle splendide voci baritonali dei due leader, entrambe profonde e carismatiche. Il classico disco just for fun, ma allo stesso tempo decisamente professionale e godibile dalla prima all’ultima nota. The Ballad Of Dale & Ray è perfetta per aprire il disco, uno scintillante honky-tonk elettrico con le due voci che si alternano con consumato mestiere, un brano divertente che è anche una dichiarazione d’intenti, con i due che elencano tutta una serie di cose che amano (dalla Lone Star Beer, al fumare erba, fino a Merle Haggard e Johnny Cash). Feelin’ Haggard è proprio un commosso omaggio al grande Hag, un brano che parla delle loro reazioni sconvolte alla notizia della morte del leggendario countryman avvenuta lo scorso anno, una languida ballata nel cui testo i due leader giocano ad inserire titoli di canzoni di Merle (e che voci); I Wish You Knew è un’energica cover di un antico brano dei Louvin Brothers, ritmo acceso con i due texani che si trovano nel loro ambiente naturale (e gran lavoro di steel e violino), mentre Bus’ Breakdown è un gioioso pezzo dal ritmo forsennato, con i nostri che mostrano di divertirsi non poco.

Write Your Own Songs, preceduta da un’introduzione parlata, è una strepitosa cover di un classico dell’amico Willie Nelson, una versione formidabile che rimanda più ai brani lenti degli anni settanta di Waylon che a quelli di Willie; Cryin’ To Cryin’ Time Again è invece un omaggio a Buck Owens (il brano è originale, ma Cryin’ Time era un classico di Buck), con i due che portano un pezzo di Texas a Bakersfield, un altro honky-tonk limpido e suonato con classe sopraffina, mentre Forget About Tomorrow Today è puro Lone Star country, ancora gran ritmo, voci perfette e notevoli assoli, ancora di steel e fiddle. A Hungover Ago è l’ennesimo brillante honky-tonk della carriera di Watson, un vero specialista in materia, con Benson che si adegua più che volentieri, e nella fattispecie uno dei pezzi più riusciti del CD; finale a tutto ritmo con la spedita e swingata Nobody’s Ever Down In Texas, nella quale la classe del duo fuoriesce alla grande (e questo è il brano più vicino allo stile degli Asleep At The Wheel), e con la deliziosa Sittin’ And Thinkin’ About You, una vera country song d’altri tempi. Dale Watson è una forza della natura (ma la qualità nei suoi dischi non manca mai), ed ora che ha coinvolto anche Ray Benson ci auguriamo che Dale & Ray non resti un episodio isolato.

Marco Verdi