Steve Miller Band – Tra Blues, Rock E Psichedelia! Parte I

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Le origini

La “ storia” di Steven Haworth (detto Steve) Miller merita di essere ricordata a grandi linee. Figlio di una coppia benestante di Milwaukee negli anni di metà secolo scorso, nato nel 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale, con la mamma  Bertha, appassionata di canto jazz, e il padre George, che alla sua professione di medico patologo univa una passione sfrenata per la musica, oltre ad essere anche un eccellente ingegnere del suono dilettante, il giovane Steve sin dall’infanzia era abituato ad avere la casa visitata regolarmente da musicisti, in special modo la coppia formata da Les Paul (suo padrino) e Mary Ford, dei quali i genitori furono testimoni di nozze. Poi, dopo il trasferimento a Dallas in Texas, altri musicisti iniziarono a frequentare casa Miller,  gente come Charles Mingus, Tal Farlow, T-Bone Walker, con quest’ultimo che insegnò al piccolo Steve trucchetti come suonare la chitarra dietro la schiena e con i denti (ricorda un certo Jimi), oltre alla passione per il blues:quando a metà anni ’50 arriva alle scuole medie a Dallas, forma la sua prima band, i Marksmen (dal nome della scuola) , insieme al fratello Buddy al basso, e all’amico Boz Scaggs, a cui a sua volta insegna i primi rudimenti della chitarra. A questo punto la strada è tracciata, alla fine delle scuole superiori Miller torna nel Wisconsin per frequentare l’Università e nel 1962 forma gli Ardells, ancora con Boz Scaggs e un altro musicista importante per i futuri sviluppi, ovvero Ben Sidran, alle tastiere.

Dopo un semestre di studi in Danimarca e a poche ore dalla laurea in letteratura abbandona la scuola, con l’appoggio della mamma e le perplessità del babbo, e si trasferisce ancora una volta, in quel di Chicago, la culla del nascente blues  bianco elettrico americano, e dell’affermata scuola nera capitanata da Muddy Waters e dagli altri artisti della Chess,. Incoraggiato dai nuovi amici, tra cui Paul Butterfield, col quale lavora brevemente, forma insieme al tastierista Barry Goldberg, la Goldberg-Miller Blues Band che pubblicherà solo un singolo nel 1965. Poi torna in Texas per un ultimo tentativo di completare gli studi universitari, ma deluso dall’ambiente rinuncia di nuovo e con un pullmino Volkswagen parte alla volta di San Francisco, la nuova mecca della musica rock. Vede la Butterfield Blues Band e i Jefferson Airplane al Fillmore e decide di restare e provarci anche lui.

Steve Miller Band Psychedelic Years 1968-1970

All’inizio, nel 1966, la band si fa chiamare Steve Miller Blues Band, ma già l’anno successivo Blues sparisce dal moniker e accompagnano Chuck Berry nell’ottimo Live At Fillmore Auditorium (***1/2 Mercury 1967): insieme a Steve Miller, chitarra e armonica, ci sono JIm Peterman alle tastiere, Lonnie Turner al basso e Tim Davis alla batteria, lo stesso anno partecipa al Festival di Monterey. Agli inizi del 1968 rientra in formazione anche Boz Scaggs, seconda voce e chitarra, e tutti si recano a Londra insieme per registrare il primo album con il grande produttore Glyn Johns (si farebbe prima a dire con chi non ha lavorato, ma diciamo che è passato con tutti i grandi, Beatles, Stones, Led Zeppelin e Who può bastare?).

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Children Of The Future – Capitol 1968  ****

Un grandissimo album , spesso  sottovalutato, ma risentito in questi giorni per la stesura di questo articolo, ancora una volta mi ha sorpreso. Ci sono delle analogie con Sgt. Pepper dei Beatles, in quanto le canzoni fluiscono una nell’altra senza soluzione di continuità, e anche alcune sonorità profumano di quella psichedelia gentile tipicamente britannica dell’epoca. Glyn Johns opta per un suono caldo e da avvolgente: i primi 3 brani, Children Of The Future e altri due brevi frammenti già indicano il sound d’assieme, In My First Mind non ha nulla invidiare ai Pink Floyd bucolici degli inizi, con il piano e l’organo di Peterman in grande spolvero, anche con rimandi a Moody Blues e al nascente Canterbury Sound per gli eccellenti intrecci vocali, con The Beauty of Time Is That It’s Snowing (Psychedelic B.B.) che nel sottotitolo cita esplicitamente la psichedelia e nel sound ci sono anche elementi blues e del futuro suono rock della Sreve Miller Band anni ’70.

I primi due brani del lato B sono scritti e cantati da Boz Scagss: Baby’s Calling Me Home, un sognante baroque folk, Steppin’ Stone un vibrante blues elettrico che anticipa il disco omonimo del 1969 dove Scaggs collaborerà con Duane Allman, soprattutto nella fantastica Loan Me A Dime, un blues lento tra i più belli della storia, sentire il lavoro di Allman per credere https://www.youtube.com/watch?v=oTFvAvsHC_Y , e comunque anche Steve Miller è molto efficace, con le successive Roll With It e Junior Saw It Happen che sono puro acid rock westcoastiano del 1968, prima di lasciare spazio di nuovo al blues in Fanny Mae, con Miller anche all’armonica ed ad una cover di Key To The Highway che è classico electric blues.

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Sailor – Capitol 1968 ***1/2

La stessa formazione, sempre con Johns alla console, si trasferisce in giugno a Los Angeles per registrare il secondo album Sailor, che verrà pubblicato ad ottobre. Ancora con questa eccellente commistione di  blues psichedelico: Song For Our Ancestors non ha nulla da invidiare al suono acido e ricercato della West Coast, sempre però anche con elementi britannici, mentre Dear Mary sembra quasi una outtake dei Beatles del White Album, sognante ed intima, con Scaggs che contribuisce all’album con tre brani, il blues-rock di My Song che ricorda il sound brillante dei Moby Grape, Overdrive uno strano blues quasi dylaniano con uso di slide e Dime-A Dance Romance, un altro pezzo rock in stile californiano, tra Spirit e Jefferson.

Living In The Usa un incalzante rock con elementi blues e R&B è il primo singolo ad entrare nelle classifiche Usa, mentre Quicksilver Girl è una deliziosa ballata psych con elementi pop quasi alla Beach Boys, è verrà ripescata anche per la colonna sonora del “Grande Freddo” nel 1984. Lucky Man è il piacevole contributo del tastierista Peterman che la canta, mentre l’organo imperversa, Gangster Of Love è una brevissima cover del brano di Johnny “Guitar” Watson,  in pratica solo il riff del brano, per introdurre uno degli pseudonimi usati da Steve Miller, che poi torna all’amato blues per una cover di You’re So Fine di Jimmy Reed. Ancora un buon disco, anche se leggermente inferiore all’esordio.

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Brave New World – Capitol 1969 ***1/2

Si tratta del primo album senza Scaggs e Peterman che se ne erano andati alla fine del 1968, il secondo sostituito alle tastiere dall’ottimo Ben Sidran (e in un brano, la liquida ballata Kow Kow al piano c’è Nicky Hopkins). Nel disco, registrato sempre in California, spicca però una canzone registrata agli Olympic Studios di Londra, dove appare Paul McCartney con lo pseudonimo di Paul Ramon (da cui presero ispirazione a loro volta i Ramones, per il nome della band): il brano My Dark Hour, un potente rock chitarristico, è una improvvisazione tra Paul e Steve Miller e proprio il riff di chitarra verrà poi usato nel 1976 per Fly Like An Eagle (della serie non si butta mai via nulla).

Invece in Space Cowboy, un altro dei nomignoli di Miller, che la scrive insieme a Sidran, se il riff  vi ricorda qualcosa, “l’ispirazione” arriva da Lady Madonna. Sempre prodotto da Johns nel disco non mancano comunque i consueti elementi psichedelici come nella estatica title-track o nella vibrante e solare Celebration Song, scritta sempre con Sidran e con le armonie vocali di McCartney; il bassista Tim Davis scrive e canta nella potente scarica rock di Can’t You Hear Your Daddy’s Heartbeat, ed è la voce solista anche nel delizioso folk-blues LT’s Midnight Train, firmata dal batterista  Lonnie Turner. Ci sono altri tre brani firmati dalla coppia Miller/Sidran, lo strano psych blues con armonica di Got Love ‘Cause You Need It, la morbida e westcostiana ballata Seasons e la ricordata Space Cowboy.

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Your Saving Grace – Capitol 1969 ***

Sempre nel 1969, a novembre, per mantenere la media dei due dischi all’anno, esce Your Saving Grace, lo stile è simile a quello del disco precedente, ma nell’insieme meno soddisfacente: solita equa e democratica divisione dei brani, uno a testa per Davis e Turner, uno della coppia Miller/Sidran, una cover di Motherless Childern che però fatica a decollare, forse il brano più interessante è la lunga Baby’s House scritta in coppia con Nicky Hopkins, che peraltro non è memorabile, anche se il tastierista inglese ci mette del suo. Ultimo disco a essere prodotto da Glyn Johns.

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Number 5 – Capitol 1970 ***

Il disco è prodotto dallo stesso Miller, e ci sono vari raddoppi di funzioni: un altro bassista Bobby Winkelman, nella tirata e dagli echi Beatlesiani, Good Morning, due tastieristi, con Hopkins che affianca Sidran, con Lee Michaels che si aggiunge all’organo per Going To Mexico, un  solido pezzo rock-blues  tipico di Miller, scritto con Boz Scaggs; non male ma non entusiasmante la bucolica I Love You, addirittura un tuffo “Campagnolo” nella comunque vibrante Going To The Country con grande finale chitarristico di  Miller, dove appaiono Charlie McCoy all’armonica e il violinista Buddy Spicher, mentre nel country-rock di Tokin’s del batterista Tim Davis (che l’anno dopo se ne andrà) ci sono anche Wayne Moss alla chitarra e Bobby Thompson al banjo. Hot Chili, come da titolo, aggiunge divertenti atmosfere Tex-Mex con tanto di trombe mariachi e anche una Steve Miller’s Midnight Tango, scritta da Sidran, diciamo non indimenticabile, come pure Industrial Military Complex Hex, che però in nuce ha il sound futuro della SMB anni ’70. Miller va anche di wah-wah nella lunga Jackson-Kent Blues, un gagliardo pezzo rock, forse il brano migliore del disco.

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Rock Love – Capitol 1971 **1/2

Le critiche per questo album (dove non è presente nessuno dei musicisti dell’album precedente) non furono particolarmente tenere: registrato metà dal vivo, i tre brani della facciata A, dove Miller è accompagnato dai  Frumious Bandersnatch, la band di Winkelman, dove militava anche Ross Valory, il futuro bassista dei Journey, e tre pezzi  in studio. A me a tratti non dispiace, i primi due brani sono registrati a Hollywood, ma in Florida, una piacevole The Gangster Is Back e lo slow Blues Without Blame, mentre la lunghissima Love Shock arriva da Pasadena, un rock-blues quasi hendrixiano con esteso uso del wah-wah da parte di Steve, anche se i lunghi assoli di batteria e basso nel finale non aiutano.

Dei pezzi in studio Rock Love, classico brano alla Miller, non è male, ma la morbida Harbor Lights e la lunga e strumentale Deliverance, anche con intermezzo scat di Steve, sono piuttosto prolisse. Il LP fu pubblicato dalla Capitol senza il consenso di Miller, mentre il musicista si stava riprendendo da un incidente con la motocicletta.

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Recall the Beginning…A Journey from Eden – Capitol 1972 – ***

Per questo album ritorna Ben Sidran, che è anche il produttore del disco, ma come il precedente si rivelerà un flop commerciale, benché il LP non sia poi brutto, con Jim Keltner, Jack King e Roger Allan Clark, che si alternano alla batteria con Gary Mallaber (che poi sarà con la SMB negli anni d’oro dal 1976 al 1987), Gerald Johnson al basso e Jesse Ed Davis, seconda chitarra in Heal Your Heart, e con Miller che introduce il suo terzo alter ego in Enter Maurice. Proprio questo brano inizia ad inserire in modo embrionale quelle scansioni ritmiche che da lì a poco faranno la fortuna della band, anche se i coretti…insomma. E anche l’uso saltuario di archi e fiati forse è un po’ ridondante: in High Your Mama il nostro va di falsetto, mentre il pezzo con Jesse Ed Davis è un buon blues-rock vagamente alla Little Feat, Somebody Somewhere Help Me, con fiati, sembra quasi una canzone dei Doobie Brothers o dello Stills più scanzonato, Love’s Riddle una ballata sognante alla Crosby. Insomma il nostro deve ancora decidere bene cosa fare, anche se in Fandango e in Journey From Eden si intravede qualcosa del futuro sound.

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The Joker – Capitol 1973 ***1/2

Poi di colpo, sulle ali di un brano fortunato, arriva il successo clamoroso: album al n°2 nelle classifiche Usa, un milione di copie vendute, il singolo al primo posto. La formula classica del rock americano di Steve Miller deve ancora essere messa bene a punto. Però il riff e il ritornello di The Joker sono veramente irresistibili, uno dei brani dove rock e pop si incontrano in modo perfetto. Ottime anche l’iniziale Sugar Babe, una brillante rock song a tutto riff, Mary Lou con divertenti echi sixties, lo scioglilingua della ritmatissima Shu Ba Da Du Ma Ma Ma Ma, guidata dal basso super funky di Johnson, futuro cavallo di battaglia live, Your Cash Ain’t Nothin’ but Trash che è il seguito di Space Cowboy e The Gangster Of Love.

Nella seconda parte non mancano alcune tracce blues come The Lovin’ Cup, Come On in My Kitchen di Robert Johnson, dal vivo a Philadelphia, come la successiva Evil. Conclude il disco Something to Believe In, una ballatona country con Sneaky Pete Kleinow alla pedal steel.  Dal disco verranno tratti in tutto quattro singoli usciti tra il 1973 e il 1975. Prima del ritorno nel 1976 con il nuovo album, che viene già registrato però tra il 1975 e il 1976.

Fine prima parte.

Bruno Conti

Cofanetti Autunno-Inverno 4. Uno Scrigno Di Tesori, Finalmente A Disposizione Di Tutti! Steve Miller Band – Welcome To The Vault

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Steve Miller Band – Welcome To The Vault – Capitol/Universal 3CD/DVD Box Set

Nel mese di Novembre Bruno vi intratterrà con una dettagliata retrospettiva dedicata a Steve Miller, musicista molto popolare negli anni settanta ed ottanta con la sua Steve Miller Band: io oggi mi occupo invece di Welcome To The Vault, nuovissimo cofanetto che per la prima volta vede pubblicate diverse canzoni provenienti dagli archivi del cantante-autore-chitarrista di Milwaukee. Siccome le note biografiche sul personaggio le potrete leggere già nel post del titolare di questo blog, io mi limiterò alla recensione “nuda e cruda” del contenuto del box, che in tre CD più un DVD (ma esiste anche una versione audio singola intitolata Selections From The Vault) ripercorre tutto il cammino di Steve ponendo però l’accento su parecchie tracce sconosciute, con versioni alternate di pezzi noti, riletture dal vivo, cover incise in studio e addirittura ben cinque canzoni originali mai sentite prima. Steve aveva già pubblicato in passato qualche brano inedito, ma mai con una tale generosità: infatti su 52 pezzi totali (parlo della parte audio) ben 38 compaiono qui per la prima volta, e la bellezza del manufatto (una splendida confezione formato libro con numerose foto, note del noto giornalista David Fricke e crediti canzone per canzone, con in omaggio anche un poster, diverse cartoline e dieci plettri multicolori, oltre ad una suggestiva copertina lenticolare) è la ciliegina sulla torta che fa sì che il box sia da considerarsi imperdibile.

Sì, perché al suo interno troviamo davvero tantissima grande musica, da parte di un artista spesso sottovalutato e bistrattato dalla critica per la sua scelta, specie dagli anni settanta in poi, di specializzarsi nella scrittura di brani pop-rock di stampo californiano di sicuro impatto e grande successo (come se la capacità di scrivere hits di qualità fosse un demerito), tralasciando in parte il blues e la psichedelia di inizio carriera. Ma il blues è sempre stata la sua vera passione, ed in questo cofanetto ce n’è a volontà, sia in studio che soprattutto dal vivo, spesso in versioni lunghe ed infuocate. Non dimentichiamo che la SMB ha sempre avuto ottimi musicisti al suo interno, ed è stata anche trampolino di lancio per nomi del calibro di Boz Scaggs, Ben Sidran e Ross Valory (che diventerà il bassista dei Journey fino ai giorni nostri), oltre ad ospitare nei seventies il noto armonicista Norton Buffalo. Il box comprende anche dei brani editi, un po’ come American Treasure di Tom Petty, ma mentre nel caso del compianto rocker della Florida la scelta cadeva su canzoni meno conosciute, qua le hits non mancano, e nelle versioni più note (The Joker, Fly Like An Eagle, Abracadabra): sinceramente non capisco questa scelta, in quanto un neofita difficilmente si comprerà questo box, mentre i fan di Steve conoscono già questi brani a menadito (anche se riascoltarli fa sempre piacere). Ma passiamo ad una disamina disco per disco, premettendo che mi limiterò soltanto alle tracce mai sentite prima.

CD1. Il cofanetto comincia subito con tre inediti dal vivo, il primo dei quali è una straordinaria Blues With A Feeling di Little Walter, dieci minuti registrati nel 1969 in trio con Lonnie Turner e Tim Davis, un torrido slow blues che ci fa subito capire che Steve nel compilare il box ha fatto le cose sul serio: grande performance chitarristica del leader, ed è solo l’inizio. Una tosta versione della vibrante Don’t Let Nobody Turn You Around precede altri nove imperdibili minuti della fantastica Super Shuffle (siamo nel 1967), uno strumentale chitarristico a tutto ritmo nel quale il nostro ed i suoi compagni andavano già come treni: tra le cose più belle del box. Ci sono diverse versioni alternate di brani noti di Steve, a partire dall’hendrixiana Industrial Miltary Complex Hex, per proseguire con un’intima rilettura acustica di Kow Kow Calculator (1973, quattro anni dopo la versione originale), un demo del 1966 di Going To Mexico in cui Miller suona tutti gli strumenti, il sognante pop psichedelico Quicksilver Girl (con Scaggs alla seconda chitarra), una strepitosa Jackson-Kent Blues di otto minuti e mezzo anche meglio dell’originale ed una Seasons ancora con solo Steve alla voce e chitarra. Dal vivo abbiamo anche una fenomenale rilettura del classico di Robert Johnson Crossroads che non ha tanta paura di quella dei Cream (ma come suona Steve?) ed una scintillante Never Kill Another Man, acustica e folkeggiante con quattro voci all’unisono, molto CSN&Y. Dulcis in fundo, questo primo dischetto offre anche le prime due canzoni totalmente inedite, e se Hesitation Blues è una tenue ballata acustica che dura meno di due minuti, Say Wow è un gradevole midtempo blues che avrebbe potuto benissimo trovare posto su qualsiasi album del nostro.

CD2. I primi brani unreleased che troviamo sono due versioni della nota Space Cowboy, la prima solo strumentale ed embrionale (dura poco più di un minuto), mentre la seconda è registrata dal vivo nel ’73, ed è trascinante sebbene non incisa benissimo. Le “alternate versions” continuano con una doppia Rock’n Me (uno dei più grandi successi della SMB), la prima full band con Buffalo all’armonica e la seconda a livello di demo, una True Fine Love non particolarmente rifinita ma sempre molto bella, la grintosa The Stake, un blues di gran lusso, e due riletture di classici come My Babe di Willie Dixon e All Your Love (I Miss Loving) di Otis Rush, non inferiori a quelle finite rispettivamente su Living In The 20th Century e Wide River. Le chicche di questo secondo CD sono però le cover inedite registrate in studio: una potente Killing Floor (Howlin’ Wolf), blues e ritmo che vanno a braccetto, un’intensa Tain’t The Truth di Allen Toussaint, che assume la veste di una ballata anni sessanta, la coinvolgente Freight Train Blues di Roy Acuff, decisamente più blues che country (ma perché non pubblicarla?), una vibrante Double Trouble ancora di Otis Rush, ed una squisita Love Is Strange (Mickey & Sylvia, ma anche i Wings di Wild Life) dall’arrangiamento quasi reggae. La ciliegina sono i due brani scritti da Steve e mai sentiti prima, cioè il godibile rock’n’roll strumentale Echoplex Blues e soprattutto That’s The Way It’s Got To Be, una canzone davvero ottima, una calda ballata melodicamente impeccabile ed impreziosita dalla slide di Les Dudek, altro pezzo che non mi spiego come possa essere rimasto nascosto fino ad oggi.

CD3. Si inizia con una bella e rilassata registrazione live (1990) del blues di Jimmy Reed I Wanna Be Loved, in cui il nostro duetta chitarristicamente con il leggendario Les Paul, solo due chitarre ed un basso ma godimento alle stelle. Gli inediti di questo terzo dischetto sono perlopiù versioni alternate, comunque decisamente interessanti, a partire da una Fly Like An Eagle dall’arrangiamento più funky rispetto all’originale e registrata due anni prima. Poi abbiamo un demo chitarra-basso-batteria di The Window (canzone splendida in ogni caso), due ottime e vitali prime versioni di Mercury Blues e Jet Airliner ed una fluida Swingtown. Finale in deciso crescendo con una sontuosa Take The Money And Run dal vivo nel 2016 al Lincoln Center di New York con Jimmie Vaughan come axeman aggiunto ed una sezione fiati, strepitosa rilettura ricca di swing, seguita dall’ultimo inedito assoluto del box, Bizzy’s Blue Tango, una scintillante rock song strumentale dal mood coivolgente che giustamente è stata tirata fuori dai cassetti (è del 2004). Il cofanetto si chiude in maniera particolare, e cioè con due versioni molto diverse del blues di T-Bone Walker Lollie Lou: la prima è una registrazione inedita del 1951 proprio dello stesso T-Bone (con un pianista ed un bassista non accreditati) e proprio a casa di Steve, di fronte al padre del nostro che era amico del grande bluesman, mentre la seconda è eseguita dalla SMB ancora nel 2016 a New York con Vaughan, adattamento jazzato e decisamente raffinato.

Il DVD (che non ho ancora visto) contiene diverse cose molto interessanti, a partire da un concerto del 1973 (Don Kirshner Rock Concert) di undici pezzi, seguito da due brani del 1990 con Les Paul e varie cose come la partecipazione della SMB al mitico Monterey Pop Festival del 1967, due canzoni al Fillmore West nel 1970, un pezzo del ’74 insieme a James Cotton, Abracadabra in Michigan nell’82 e due brani tratti dall’Austin City Limits del 2011.

Se quest’anno a Natale volete farvi fare un bel regalo, questo cofanetto potrebbe essere un’ottima idea.

Marco Verdi

Novità Prossime Venture 18. Steve Miller Band – Welcome To The Vault: L’11 Ottobre La Band Apre I Propri Archivi Per Questo Box Retrospettivo.

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Steve Miller Band – Welcome To The Vault – 3CD + 1 DVD Capitol -11-10-2019 

All’inizio di questa decade la Edsel Uk ha ristampato in CD quasi tutti gli album della Steve Miller Band, alcuni anche potenziati con delle bonus tracks: attualmente la maggior parte sono già andati fuori produzione, ma in rete si trovano ancora quasi tutti. In tempi più recenti la Capitol ha immesso sul mercato in due volumi l’integrale del gruppo in versione vinile. Ora è annunciata l’uscita di questo cofanetto che va a pescare negli archivi della band californiana proponendo in un box quadruplo 52 tracce audio e 21 performance video su DVD (forse la parte più interessante), di cui la bellezza di 38 non sono state mai pubblicate e con 5 canzoni mai ascoltate prima d’ora, insieme a moltissime versioni alternative e dal vivo, registrate dal 1966 agli anni novanta, e alcune canzoni anche da esibizioni live del 2011 e 2016, anno in cui è stata “indotta” nella Rock And Roll Hall Of Fame.

Molto interessante anche il librone rilegato inserito nella confezione, ricco di foto, e con un saggio di oltre 9000 parole curato dal noto giornalista David Fricke e altra memorabilia varia che trovate effigiata sopra. Magari in un prossimo futuro dedicheremo un bell’articolo retrospettivo dedicato alla carriera di questa band che rimane una delle più valide di quell’epoca a cavallo tra eccellente blues, psichedelia e rock classico americano.Nel primo periodo nella band ha militato anche Boz Scaggs e nel corso degli anni sono passati nella fromazione anche Ben Sidran, Nicky Hopkins Norton Buffalo.

Per il momento qui sotto trovate il contenuto dettagliato di questo cofanetto annunciato in uscita il prossimo 11 ottobre, ed il cui prezzo, al solito molto indicativo, è previsto tra i 90 ed i 100 euro.

Tracklist
[CD1]
1. Blues with a Feeling (Live)* (1969)
2. Don’t Let Nobody Turn You Around – Alternate Version* (1969)
3. Super Shuffle (Live)* (1967)
4. It Hurts Me Too (feat. Steve Miller Band) (Live) (1967)
5. Industrial Military Complex Hex – Alternate Version* (1970)
6. Living in the USA (1968)
7. Kow Kow Calculator – Alternate Version* (1973)
8. Going to Mexico – Alternate Version* (1966)
9. Quicksilver Girl – Alternate Version* (1968)
10. Jackson-Kent Blues – Alternate Version* (1970)
11. Crossroads (Live)* (1973)
12. Hesitation Blues* (1972)
13. Seasons – Alternate Version* (1973)
14. Say Wow! * (1973)
15. Never Kill Another Man – Alternate Version (Live)* (1971)

*Previously unreleased

[CD2]
1. The Gangster is Back (Live) (1971)
2. Space Cowboy – Instrumental Version* (1969)
3. Space Cowboy – Alternate Version (Live)* (1973)
4. The Joker (1973)
5. The Lovin’ Cup (1973)
6. Killing Floor* (1975)
7. Evil (Live) (1973)
8. Echoplex Blues* (1973)
9. Rock’n Me – Alternate Version 1* (1976)
10. Rock’n Me – Alternate Version 2* (1976)
11. Tain’t It the Truth* (1976)
12. Freight Train Blues* (1976)
13. True Fine Love – Alternate Version* (1975)
14. The Stake – Alternate Version* (1976)
15. My Babe – Alternate Version* (1982)
16. That’s the Way It’s Got to Be* (1974)
17. Double Trouble* (1992)
18. Love is Strange* (1974)
19. All Your Love (I Miss Loving) – Alternate Version* (1992)

*Previously unreleased

[CD3]
1. I Wanna Be Loved (Live)* (1990)
2. Fly Like an Eagle – Alternate Version* (1974)
3. Space Intro (1976)
4. Fly Like an Eagle (1976)
5. The Window – Alternate Version* (1974)
6. Mercury Blues – Alternate Version* (1975)
7. Jet Airliner – Alternate Version* (1976)
8. Take the Money and Run (1976)
9. Dance, Dance, Dance (1976)
10. Swingtown – Alternate Version* (1976)
11. Winter Time (1977)
12. Who Do You Love? (1984)
13. Abracadabra (1982)
14. Macho City – Short Version (1981)
15. Take the Money and Run – Alternate Version (Live)* (2016)
16. Bizzy’s Blue Tango* (2004)
17. Lollie Lou (T-Bone Walker) (Live)* (1951)
18. Lollie Lou (Steve Miller) (Live)* (2016)

*Previously unreleased

[DVD]
Monterey International Pop Festival – 1967
“Mercury Blues”
“Super Shuffle”

The Fillmore West – Dutch TV Show El Dorado (Pik-In) – 1970
“Kow Kow Calculator”
“Space Cowboy”

Don Kirshner’s Rock Concert – 1973
“Star Spangled Banner”
“Living in the USA”
“Space Cowboy”
“Mary Lou”
“Shu Ba Da Du Ma Ma Ma Ma”
“The Gangster is Back”
“The Joker”
“Come on in My Kitchen”
“Seasons”
“Fly Like an Eagle”
“Living in the USA” (Reprise)

ABC In Concert w/ James Cotton – 1974
“Just a Little Bit”

Pine Knob, Michigan – 1982
“Abracadabra”

Steve Miller and Les Paul at Fat Tuesdays – 1990
“I Wanna be Loved”
“CC Rider”

Live from Austin City Limits – 2011
“Fly Like an Eagle”
“Living in the USA”

Alla prossima.

Bruno Conti