Christy Moore Una Vera Leggenda Irlandese, Parte II

christy moore 6

LONDON, ENGLAND - JUNE 18: Irish folk singer Christy Moore performs on stage during day one of Feis Festival 2011 at Finsbury Park on June 18, 2011 in London, United Kingdom. (Photo by Simone Joyner/Redferns)

LONDON, ENGLAND – JUNE 18: Irish folk singer Christy Moore performs on stage during day one of Feis Festival 2011 at Finsbury Park on June 18, 2011 in London, United Kingdom. (Photo by Simone Joyner/Redferns)

Seconda parte.

A questo punto lasciamo i detours e torniamo alla lunghissima carriera solista del nostro, magari più condensata, visto che i primi album sono ben rappresentati in Early Years 1969-1981 Eravamo rimasti a metà anni ‘70, quando esce

Christy Moore Whatever_Tickles_Your_Fancy

Whatever Tickles Your Fancy – 1975 Polydor **** Uno dei suoi dischi migliori, suono elettrico con la chitarra di Jimmy Faulkner in bella evidenza, ben sette brani sono contenuti in Early Years, mancano solo la lunga e bellissima Van Diemen’s Land e Bunch Of Thyme.

Christy Moore ChristyMoore_ST1976

Christy Moore – 1976 Polydor **** Altro disco importante, senza basso e batteria, pure questo rappresentato quasi integralmente nella antologia, forse manca solo Scariff Martyrs https://www.youtube.com/watch?v=Ygr0V71O61E .

Christy Moore Iron_behind_velvet

The Iron Behind The Velvet – 1978 Tara ***1/2 con cinque brani nel recente triplo , mancano parecchie canzoni delle 12 di questo album, però riportate in versione dal vivo nel DVD contenuto nella confezione.

Chrsty Moore Liveindublin

Live In Dublin – 1978 Tara ***1/2 Lo stesso anno esce questo disco dal vivo, registrato in trio con Donal Lunny e Jimmy Faulkner, cinque pezzi vengono estratti per l’antologia rimasterizzata, forse avrebbe meritato anche Pretty Boy Floyd di Woody Guthrie https://www.youtube.com/watch?v=rcpyEPH–tc

H_Block_Album_by_Various_Irish_Folk_Artists

E ancora lo stesso anno esce la compilation antinucleare di artisti vari H-Block con 90 Miles From Dublin, una delle rare composizioni di Christy di quegli anni https://www.youtube.com/watch?v=W6BWiTVEhcM .

ChristyMooreAndFriends

E nel 1981 viene pubblicato Christy Moore And Friends dalla RTE, l’emittente di stato irlandese, con canzoni di Planxty, Stockton’s Wings, Ralph McTell e Mary Black, registrate dal vivo https://www.youtube.com/watch?v=I9L83z03C6w .

Gli Anni Warner 1983-1989

Dopo i due dischi con i Moving Hearts, Moore pubblica cinque/sei album per la WEA negli anni ‘80 che sanciscono la sua trasformazione in cantautore fatto e finito.

ChristyMooreTheTimeHasCome

The Time Has Come – 1983 WEA Ireland ***1/2 Registrato in coppia con Donal Lunny, contiene ben sei canzoni firmate da Christy https://www.youtube.com/watch?v=z90z6Z3-gDc , oltre a All I Remember di Mick Hanly, Section 31 di BarryMoore/Luka Bloom, Go Move Shift di Ewan MacColl e una nuova versione di Sacco And Vanzetti di Woody Guthrie. L’anno successivo esce quello che viene comunemente ritenuto uno dei suoi capolavori assoluti.

Christy Moore Ride On

Ride On – 1984 WEA Ireland ****1/2 Con la presenza fissa di Declan Sinnott a chitarre acustiche e violino, oltre a Lunny, il disco contiene la title track, una delle sue più belle canzoni di sempre https://www.youtube.com/watch?v=y6TSG-TRs_c , anche se porta la firma del grande Jimmy MacCarthy, brano poi registrato da decine di artisti nel corso degli anni, splendida la versione di Mary Coughlan https://www.youtube.com/watch?v=ftU2euHhLM8 , inoltre due a firma dello stesso Moore, come Lisdoonvarna e Viva La Quinta Brigada, tuttora nel suo repertorio live, nonché The City Of Chicago del fratello Barry, che poi la inciderà molti anni dopo come Luka Bloom, e due di Bobby Sands, il membro dell’IRA morto in prigione nel 1981, una Back Home In Derry insieme a Gordon Lightfoot https://www.youtube.com/watch?v=vMu6CNyn24o .

Christy Moore Ordinary551

Ordinary Man – 1985 WEA ***1/2 Un filo inferiore al precedente, ma con una strumentazione molto più ricca, contiene la celebre Delirium Tremens https://www.youtube.com/watch?v=7WyWTmYINfs  e, tra le migliori The Reel in the Flickering Light https://www.youtube.com/watch?v=_VSVzCsiI4w  e Quiet Desperation, oltre a St. Brendan Voyage.

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The Spirit Of Freedom – 1986 WEA *** dico benefico registrato nel 1983 per raccogliere fondi per i prigionieri politici, contiene le due canzoni di Bobby Sands.

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Unfinished Revolution – 1987 WEA ***1/2 Album acustico prodotto da Donal Lunny, contiene The Other Side e The Bridge, scritte da Moore, oltre alla bellissima Biko Drum e la title track https://www.youtube.com/watch?v=qa3n0lu3AIM , nonché una ottima cover di A Pair Of Brown Eyes di Shane MacGowan dei Pogues https://www.youtube.com/watch?v=ARijcpeWRbo .

ChristyMoore_Voyage

Voyage – 1989 WEA **** l’ultimo album ad uscire negli anni ‘80 per la Warner, prodotto ancora da Donal Lunny, di nuovo con una strumentazione ricca e la presenza di svariati ospiti: Elvis Costello in Missing You https://www.youtube.com/watch?v=bCafNgZIgW4 , oltre ad essere l’autore di The Deportees Club, Sinead O’Connor in due canzoni, The Mad Lady And Me https://www.youtube.com/results?search_query=christy+moore+voyage+lady  e Middle Of The Island, oltre a Mary Black (se Christy è il re del folk irlandese, lei è la regina) che duetta in The Voyage https://www.youtube.com/watch?v=CkRSzhTeF34 . Eccellente anche una struggente versione di The First Time I Ever Saw Your Face https://www.youtube.com/watch?v=UK6qO0u7j-Y .

Gli Anni Della Consacrazione 1999-2020

Christy Moore Smoke_and_Strong_Whiskey

Smoke And Strong Whiskey – 1991 Newberry/Sony *** non un brutto disco ma con una produzione atratti fin troppo “esagerata” di Walter Samuel e Avert Abbing, che impiegano complessivamente ben sedici musicisti nell’album, tra i quali Sharon Shannon e Davy Spillane, oltre a Declan Sinnott e Eoghan O’Neill del giro Moving Hearts, comunque ci sono ben sei canzoni scritte dal nostro, quasi un record. In ogni caso spiccano Welcome To the Cabaret e una bella versione di Fairytale Of New York dell’amico Shane MacGowan https://www.youtube.com/watch?v=Fi1EIyss4YI .

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King Puck – 1993 Equator/Newberry ***1/2 Torna Donal Lunny alla produzione, c’è una ottima nuova versione di Before The Deluge di Jackson Browne https://www.youtube.com/watch?v=CwUP-9l6-8I e addirittura sette belle canzoni firmate da Moore, tra cui una lunghissima (13 minuti) e discorsiva Me And The Rose https://www.youtube.com/watch?v=0-xGLoV7DIQ , che poi diventerà un must delle sue elucubrazioni con il pubblico durante i concerti con conseguente sing-along.

Christy Moore Liveatthepoint

Live At The Point – 1994 Grapevine **** Dal vivo, si sa, Moore è una vera forza della natura ed in particolare in questo album, il primo dopo circa quindici anni. Il disco venne registrato in 12 diverse serate davanti a 50.000 persone complessivamente e ci presenta molti dei suoi classici e diverse chicche https://www.youtube.com/watch?v=kzhicxPANRo . Da avere.

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Graffiti Tongue – 1996 Grapevine **** Dopo il disco dal vivo Christy Moore decide di mantenere questo approccio, un uomo e la sua chitarra, suono scarno ma intenso, e per la prima volta nella sua carriera un intero album di canzoni nuove scritte tutte da lui, tra le quali vorrei citare almeno la bellissima Rory Is Gone, dedicata a Rory Gallagher, altre eroe nazionale irlandese scomparso l’anno prima https://www.youtube.com/watch?v=iTrs51PKueg .

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Traveller – 1999 Sony *** per l’ultimo disco della decade e del secolo, si tenta, anche a causa di una salute declinante per problemi cardiaci, che faceva temere per la sua carriera concertistica, di nuovo la strada di un suono più moderno e complesso, c’è anche The Edge degli U2: il disco non è male, per amor di Dio, ma certi usi di synth e batterie elettroniche in alcuni brani non mi convincono del tutto, anche se parte della critica era entusiasta. Si tratta di parecchie canzoni nuove, ancora scritte da Moore, con alcune riprese di classici del passato, tra cui una versione di Last Cold Kiss, costruita intorno alla voce del padre di Christy, Andy, morto ne 1956 e trasformata in un duetto virtuale, tra le nuove spicca The Sirens Voice sulla situazione dei rifugiati somali in Irlanda https://www.youtube.com/watch?v=Fo0Ag-toItk .

Christy Moore This_is_the_Day

This Is The Day – 2001 Sony ***1/2 Il sottoscritto preferisce di gran lunga questo album, co-prodotto da Donal Lunny e Declan Sinnott, che suonano con Moore nel CD e optano per un tipo di suono più tradizionale e raccolto, e benché per l’occasione ci sia solo una canzone scritta da Moore, la scelta degli altri brani è azzeccata: How Long di Jackson Browne https://www.youtube.com/watch?v=VNOpjGKFgWM , Jack Doyle di Jimmy McCarthy, Companeros di Ewan MacColl, Cry Like A Baby di Dan Penn, Victor Jara di Arlo Guthrie, tra le migliori. Dei restanti nove album che usciranno dal 2002 a oggi, ben quattro saranno dal vivo, segno di una ritrovata voglia di fare musica Live.

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Live At Vicar Street – 2002 Columbia Sony ***1/2 proprio questo album è un regalo inaspettato per i fans, che dopo quello del 1994 pensavano non ci sarebbero stati altri tour, e invece, in teoria per promuovere This Is The Day lo stesso trio di musicisti registra una serie di serate al famoso locale di Dublino a fine anno, con risultati, manco a dirlo, ottimi, anche se, stranamente, dell’ultimo disco troviamo una sola canzone, ma si sa che ogni tanto gli artisti non fanno la gioia delle case discografiche https://www.youtube.com/watch?v=4vA3Z2RDz20 .

Christy Moore Burning_Times

Burning Times – 2005 Sony International **** altro ottimo CD, sempre con la formula ristretta, solo lui e Declan Sinnott alle altre chitarre, oltre che produttore. Dodici canzoni, nessuna di Moore, ma una scelta eccellente per questo album dedicato a Rachel Corrie, una attivista americana uccisa da un bulldozer a Gaza nel 2003: Motherland di Natalie Merchant https://www.youtube.com/watch?v=0rDKiqyA0pM , ben due canzoni degli Handsome Family, Beeswing di Richard Thompson https://www.youtube.com/watch?v=ixi-jlc2PNM , The Magdalene Laundries di Joni Mitchell https://www.youtube.com/watch?v=BEOXhFv9MfI , The Lonesome Death Of Hattie Carroll di Bob Dylan, Changes di Phil Ochs. Una ennesima piccola meraviglia di questo gigante della musica irlandese, sempre più bravo.

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Live at the Point2006 2 CD Columbia/Sony **** Quarto album dal vivo, il più corposo della sua produzione con ben 35 canzoni: ancora una volta solo lui e Declan Sinnott propongono una ampia selezione di materiale, registrata nelle feste Natalizie tra fine 2005, inizio 2006 nel famoso locale di Dublino con una capacità posti di diverse migliaia di presenti https://www.youtube.com/watch?v=u8uQWCz0_mk . Ci sono canzoni da tutti i periodi della carriera di Moore, Planxty e Moving Hearts inclusi, e anche parecchie cover scelte con cura da chi ha compilato il CD. Peccato che (e non finisco mai di meravigliarmi) il DVD che esce, peraltro con un altro titolo, Christy Moore Live In Dublin 2006, contiene solo le canzoni del primo CD, boh. Comunque rimane uno di quelli indispensabili.

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Listen – 2009 Sony Music Ireland **** Ancora una volta registrato con Sinnott che lo produce e suona la chitarra, il disco prevede una sezione ritmica con Eleanor Healy, che oltre a suonare il basso, provvede anche alle armonie vocali, insieme a Wally Page, autore o co-autore con Christy di tre brani, che a sua volta ne firma tre, alla batteria Martin Leahy, Pat Crowley alla fisarmonica e Neil Martin al cello. Tra le canzoni ce ne sono tre già apparse in album precedenti, inclusa Rory’s Gone, quella dedicata a Rory Gallagher, una inconsueta, ma molto bella, versione di Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd https://www.youtube.com/watch?v=-tZjbWkOjb0 come pure ancora una volta eccellente è tutto l’album.

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Folk Tale – 2011 Sony ***1/2 Sempre insieme all’inseparabile Sinnott, che per l’occasione inserisce anche una piccola sezione di archi, oltre a Tim Edey a accordion, chitarra e bouzouki, Gerry O’Connor banjo e violino e un paio di voci femminili, tutto il resto lo suona Declan. Il nostro amico scrive ben otto nuove canzoni, andando poi a pescare, come ha fatto peraltro in tutta la sua carriera nel songbook di vari autori irlandesi, anche poco noti. Tyrone Boys è dedicata ai guai dell’Irlanda, On Morecambe Bay alla tragedia di un migrante https://www.youtube.com/watch?v=4rR7wPofjbE , Haiti al terremoto avvenuto in Centro America, solo chitarra e la sua voce partecipe, profonda e solenne, non mancano le sue storie dedicate ad omicidi in giro per il mondo e la divertente Weekend In Amsterdam che diventerà un must dei suoi concerti https://www.youtube.com/watch?v=zp4d697VxTM , insomma il “solito” Christy Moore.

christy moore where i come from 3 cd

Where I Come From – 2003 3CD Sony Music **** è una strana compilation tripla con ben 45 brani: si tratta di un misto di canzoni nuove e ri-registrazioni di vecchi brani, tra cui spiccano North And South Of The River degli U2, parecchi brani di Donal Lunny, la title track scritta dal fratello Luka Bloom https://www.youtube.com/watch?v=fEO2hlqwjJg , parecchi pezzi di Wally Page. Non mancano alcuni pezzi registrati dal vivo e comunque sono coinvolti parecchi musicisti tra i quali spicca la voce femminile di Vickie Keating ,diventata in eguito una habitué nei suoi concerti. Anche questo consigliatissimo.

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Lily – 2016 Sony Music **** Per continuare il filotto di ottimi album esce quello che è a tutt’oggi il suo ultimo in studio, ancora una volta ricco di belle canzoni, strumentazioni rigogliose o più intime a cura al solito di Sinnott. “Solo” tre canzoni nuove di Christy Moore, tra le quali la splendida title track https://www.youtube.com/watch?v=Q0kjQTR4BKE , Lost Tribe Of The Wicklow Mountains e il tradzionale ri-arrangiato Green Growns The Laurel ed una splendida versione di Wallflower di Peter Gabriel https://www.youtube.com/watch?v=j4jnlt9DPtY . Se sarà l’ultimo disco della sua carriera (in considerazione anche dei 75 anni suonati) veramente un bel commiato. Ma il nostro amico, come riferito sulla rivista negli ultimi anni, ci regala anche due sontuosi doppi CD dal vivo

christy moore on the roadchristy moore magic nights

On The Road – 2017 2 CD Columbia Sony Music Ireland **** https://discoclub.myblog.it/2018/01/14/supplemento-della-domenica-forse-il-miglior-disco-ufficiale-dal-vivo-del-2017-christy-moore-on-the-road/

Magic Nights – 2019 2 CD Columbia Sony Music Ireland **** https://discoclub.myblog.it/2020/01/14/un-altro-doppio-cd-dal-vivo-formidabile-per-il-musicista-irlandese-christy-moore-magic-nights/

acquistabili anche in un elegante cofanetto da 4 CD intitolato, manco a dirlo Magic Nights On The Road, che se già non avete fa parte degli indispensabili della sua carriera. Quasi tutti gli album della sua discografia, non era ancora stato detto, sono stati spesso e volentieri al n° 1 delle classifiche irlandesi, o comunque almeno nella Top 10 e anche in Inghilterra Christy Moore ha avuto sempre un buon successo di vendite.

Piccola Appendice Finale

christy moore the box setchristy moore uncovered

Se il completista si annida in voi, oppure volete avere un cofanetto riepilogativo della sua carriera è consigliato anche The Box Set 1964-2004 – 6 CD Columbia Sony Music **** che pesca da tutti gli album usciti fino ad allora, ma è anche ricco di brani rari o inediti, ed infine a livello video vi consiglio, a parte i DVD dei Planxty ed il Live del 2006 ricordato poc’anzi, il bellissimo Christy Moore Uncovered **** uno splendido documentario uscito nel 2001, ricco di interviste, cenni biografici e parecchie canzoni https://www.youtube.com/watch?v=8GEqQ5QcYCo . E nel frattempo il nostro amico ha pubblicato una serie di video su YouTube intitolati The Lockdown Sessions, registrati a casa sua, questo è l’ottavo e ultimo episodio ihttps://www.youtube.com/watch?v=w-QmCd4sVvs&t=572s. , con una veloce ricerca trovate anche gli altri.

E’ tutto, lunga vita a Christy Moore, Re della musica folk irlandese.

Bruno Conti

Un Altro Piccolo Cofanetto Godurioso Per Il “Re Del Folk Irlandese”! Christy Moore – The Early Years 1969-81

christy moore the early years 1969-81

Christy Moore – The Early Years 1969-1981 – Tara Music/Universal Music Ireland 2CD + DVD – 2 CD

Nel 2017 e 2019, nel periodo appena prima del Natale, Christy Moore ha pubblicato due bellissimi album doppi dal vivo, On The Road https://discoclub.myblog.it/2018/01/14/supplemento-della-domenica-forse-il-miglior-disco-ufficiale-dal-vivo-del-2017-christy-moore-on-the-road/  e Magic Nights https://discoclub.myblog.it/2020/01/14/un-altro-doppio-cd-dal-vivo-formidabile-per-il-musicista-irlandese-christy-moore-magic-nights/ , poi uniti in un box Magic Nights On The Road, sempre edito dalla Columbia Sony irlandese. Anche quest’anno ne esce uno della rivale Universal Ireland, attraverso la propria etichetta Tara Music, che gestisce il catalogo del musicista dal 1969 al 1981, mentre gli anni centrali sono appannaggio della Wea, anche se il cofanetto da 6 CD The Box Set 1969-2004, copriva tutti i periodi. Vediamo cosa contiene The Early Years 1969-1981 (ricordando che ne esiste anche un versione solo con i 2 CD) https://www.youtube.com/watch?v=wlEg9Rz7cD8 .

christy moore the early years 1969-81 2 cd

Partiamo dal DVD non lunghissimo, circa 73 minuti, ma con diverso prezioso materiale della RTE, la televisione irlandese e una breve session della BBC del 1979, il resto viene dal 1979-1980-1981, meno due brani registrati nel 1969. Una piccola miniera d’oro per gli appassionati del folk e di Christy Moore in particolare: i primi dieci brani, i più interessanti, sono due sessions alla Abbey Tavern di Dublino Nord del 1980, con Declan McNelis e il compianto Jimmy Faulkner che si alternano alle chitarre, materiale in gran parte tradizionale, ma ci sono un paio di brani scritti da Ewan MacColl, in tre pezzi Paul Brady è presente a piano, harmonium e chitarra acustica, in particolare in una versione bellissima a tre chitarre di The Ballad Of Tim Evans, con grande assolo di Brady https://www.youtube.com/watch?v=w6iPvBoUak4 , mentre in Dark Eyed Sailor l’angelica seconda voce è quella di una giovanissima Mary Black https://www.youtube.com/watch?v=b249xyB75j0 . In Saint Patrick Was A Gentleman ci sono gli Stockton Wings ad accompagnare un sudatissimo Christy, mentre tra i brani più belli anche The Raggle Taggle Gypsy dei Planxty, 1913 Massacre di Woody Guthrie https://www.youtube.com/watch?v=PvnazELFb5k , due brani antinucleari (erano gli anni) The Sun Is Burning e House Down In Carne (The Ballad Of Nuke Power).

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Negli altri segmenti del DVD spiccano una splendida Last Cold Kiss, il vecchio pezzo scritto da Gail Collins e Felix Pappalardi per i Mountain, una sontuosa Deportee (Plane Wreck At Los Gatos) di nuovo di Woody Guthrie https://www.youtube.com/watch?v=f-pdyXnv1wg , per la BBC, Wave Up In The Shore a cappella, scritta dal fratello Barry Moore, molto più noto a noi tutti come Luka Bloom, ma pure tutto il resto del contenuto è da godere. Io sarei già contento così, ma ci sono anche i due CD (che potete acquistare, come dettto, anche a parte), con ben 38 canzoni, delle quali 14 mai uscite in questo supporto, e tutte le altre comunque di difficile reperibilità, solo in Irlanda, peraltro su dischetti digitali. Sarebbe troppo lungo parlare dei contenuti completi comunque vediamo almeno una disamina delle cose più interessanti: come curiosità gli ultimi tre brani del secondo CD, che cronologicamente sono i più vecchi, tratti da Paddy On The Road del 1969, disponibile solo come CDR riversato da vinile sul suo sito, e dove Moore è accompagnato da un gruppo di vecchi jazzisti, che in comune con Christy avevano solo la passione per la birra, comunque piacevoli e la classe già si intravede, anche se sembra di ascoltare i Dubliners  . Tra gli “inediti”: da Whatever Tickles Your Fancy del 1975, l’intensa Home By Bearna che sembra una canzone dei Planxty, One Last Cold Kiss, in versione elettrica, con Jimmy Faulkner alla solista, che anticipa il sound dei Moving Hearts, grazie all’intreccio tra il violino di Kevin Burke della Bothy Band e la sezione ritmica più rock, con un sound che ricorda Fairport Convention e Steeleye Span https://www.youtube.com/watch?v=nvV0pUIRrtY , stesso discorso anche per The Ballad Of Tim Evans, il pezzo di MacColl e Peggy Seeger e la ballata What Put The Blood, peccato non ci sia dallo stesso album Van Diemen’s Land.

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Dal disco omonimo del 1976, registrato oltre che con Burke, con Andy Irvine e Donal Lunny, che segna un ritorno ad un suono più folk, molto belle Nancy Spain, la cover di Sacco & Vanzetti di nuovo di Woody Guthrie, i due brani tradzionali Boys Of Mullabawn e Galtee Mountain Boy, oltre a Dalesman’s Litany, dove c’è anche Jimmy Faulkner. Se dovessi fare un appunto, peccato che i brani non siano in ordine cronologico, ma assolutamente alla rinfusa: comunque ci sono anche ben cinque canzoni dal bellissimo Live In Dublin 1978, tra le quali una sublime Black Is The Colour Of My True Love’s Hair (anche nel repertorio del fratello Luka Bloom) https://www.youtube.com/watch?v=_BSayZKazMI , l’intensa Clyde’s Bonnie Banks e una intricata Bogey’s Bonnie Belle, con tre chitarre acustiche, altri cinque brani vengono da The Iron Behind The Velvet, la deliziosa musicalmente The Sun Is Burning, presente anche nel DVD https://www.youtube.com/watch?v=gg5UN8xoE00 , la sognante (visto il titolo) John O’Dreams, che non si trovava nel vinile originale, e il medley tra Trip To Jerusalem con Two Reels: The Mullingar Races; The Crooked Road, con una grande prestazione anche strumentale di Christy a chitarra e bouzouki, il fratello Barry alla chitarra, Andy Irvine al mandolino, Noel Hill alla concertina, Tony Linnane al violino, Gabriel McKeon alle uilieann pipes e Jimmy Faulkner alla chitarra, sentire per credere.

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In gran parte di questi brani appariva come ingegnere del suono e produttore Nicky Ryan, eminenza grigia della musica irlandese e futura “mente” dei Clannad e di Enya. Le ultime due chicche sono le versioni in studio di House Down In Carne, (con Faulkner alla slide e Basil Kendricks alla pedal steel) https://www.youtube.com/watch?v=b_uFP_rh2l8  e 90 Miles To Dublin, i due brani antinucleari che ai tempi uscirono come singolo. Che dire, se volete conoscere il “primo” Christy Moore, quello che era più un interprete (ma poi nelle decadi successive avrebbe rimediato) che un autore, anche se tutti i brani tradizionali venivano arrangiati in preziose scritture dal musicista irlandese, e anche se avete già quasi tutto, vale le pena, perché il DVD è totalmente inedito e le canzoni, sentite tutte insieme, sono veramente rappresentative dell’arte di questo grande musicista. Quindi come lo giriate, ancora una volta un indispensabile ascolto per chi ama la buona musica.

Nei prossimi giorni anche un bel articolo retrospettivo sul grande folksinger irlandese.

Bruno Conti

Dal Suo “Rifugio” Irlandese Un Lavoro Vibrante E Intenso. Luka Bloom – Refuge

luka bloom refuge

Luka Bloom – Refuge – Big Sky Records

 Di questo signore ha parlato più volte (con l’attenzione che merita) il titolare di questo blog ,nel corso degli ultimi anni, in occasione delle uscite di Dreams In America (10), This New Morning (13), il bellissimo album di “covers” Head And Heart (14), e il recente Frugalisto dello scorso anno, ed ecco che un po’ a sorpresa riappare nuovamente il buon Kevin Barry Moore, in arte Luka Bloom, quindi per legame di sangue fratello minore dell’icona irlandese Christy Moore (componente prima dei Planxty e poi dei Moving Hearts, nonché autore di una straordinaria carriera solista); lo fa con questo rapido ritorno in studio per sfornare il suo 23° album, dal titolo emblematico Refuge, che festeggia 40 anni di carriera. E di rifugio vero e proprio si tratta, in quanto Luka Bloom ha registrato il tutto nel piccolo studio Lettercollum Recording dell’amico John Fitzgerald (meta dei più noti artisti irlandesi) nella quiete della contea di Cork, in compagnia della sua chitarra e solo con l’aiuto dello stesso John, per undici brani alcuni in parte rimixati e masterizzati dal fidato Brian Masterson.

Come accennato, Refuge rispetto al precedente Frugalisto ha un tessuto decisamente meno elettrico, e la partenza dell’iniziale Water In Life è emblematica, con soli pochi accordi di chitarra acustica e la voce di Luka che esprime i timbri migliori della sua calda voce, a cui fanno seguito le note ammalianti di una Cello As Everest, le tenue riflessioni di I Still Believe In Love, per poi passare ad omaggiare il grande e rimpianto Leonard Cohen, con una versione dettata dal cuore di In My Secret Life, e un Johnny Cash d’annata con una crepuscolare Wayfaring Stranger (brano da recuperare anche nelle versioni contrapposte di Emmylou Harris e Eva Cassidy). La fluidità di scrittura di Luka Bloom e la sua predisposizione all’armonia vengono evidenziate nella sofferta Dadirri (Deep Listening), e nell’accorata liturgia di Dear Gods, mentre Breathe Easy è un breve intermezzo strumentale. Con City Of Chicago e I Am Not At War With Anyone, Luka rivisita in una chiave più “soft” due brani dal poco celebrato Innocence (05), per poi chiudere in bellezza con The Ballad Of Monk’s Lane, una delle sue ballate acustiche ben strutturate e struggenti, da sempre marchio di fabbrica della sua lunga carriera.

Adorabile e nostalgico appare Luka Bloom negli spazi acustici e intimi di questo ultimo lavoro Refuge, undici piccole gemme sonore, briciole di saggezza musicale che ti coinvolgono con grazia e gusto, supportato dalla sola voce e dalla sua chitarra, momenti che rimangono stampati nel cuore e nella mente di chi sa ascoltare e leggere nelle parole, o di chi sa interpretarle e ricordo a quelli interessati che non penso, come alcuni credono, che essere il fratello del più celebre Christy Moore, una icona e leggenda irlandese, abbia nociuto alla sua carriera, quanto piuttosto perché forse ad un certo punto della sua carriera non ha saputo scegliere con decisione tra folk e rock. Ciononostante la sua sterminata discografia è sempre stata decorosa, con punte di eccellenza, e soprattutto onesta, e confesso che il mondo musicale di Luka Bloom mi piace, come pure questo Refuge: ora il dilemma è tutto vostro, comprarlo o ignorarlo? Io opterei per la prima soluzione.

Tino Montanari

Forse Non E’ Bravo Come Il Fratello, Ma La Classe Non E’ Acqua! Luka Bloom – Frugalisto

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Luka Bloom – Frugalisto – BigSky Records/V2

Dopo Head And The Heart, il disco del 2014 composto quasi esclusivamente da cover http://discoclub.myblog.it/2014/04/30/il-solito-disco-luka-bloom-fortuna-head-heart/ , torna Luka Bloom, con questo Frugalisto che è il seguito dell’eccellente This New Morning del 2012, un album che secondo chi scrive conteneva due o tre piccoli gioielli di scrittura folk contemporanea, come la splendida A Seed Was Sown dedicato all’incontro tra la Regina Elisabetta e la presidentessa irlandese dell’epoca, The Race Runs, sulla storia della campionessa olimpionica di maratona irlandese Sonia O’Sullivan che Luka dice ha assistito di persona ad un suo concerto nel recente tour australiano (quello per inciso che segna l’addio dalle scene concertistiche della grande Mary Black), e Gaman, un brano sulla tragedia della centrale nucleare di Fukushima. Quindi brani incentrati spesso su fatti veri e non solo di finzione o storie d’amore, come da sempre è stato per Bloom e anche per il fratello maggiore Christy Moore http://discoclub.myblog.it/2016/05/29/ecco-altro-che-dischi-brutti-ne-fa-christy-moore-lily/ , entrambi comunque legati alla tradizione della musica popolare della loro isola.

Luka Bloom ha da poco compiuto 60 anni e come lui stesso scherzando dice – questo Frugalisto è il mio primo album da molti anni a questa parte che entra nelle classifiche olandesi, all’89° posto, quindi avrà venduto 45 copie, per un “vecchio” folksinger è un buon segno, ci siamo ancora! – Ribadisco che i dischi del periodo Warner americano degli anni ’90 sono irraggiungibili a livello qualitativo, ma gli album del nostro sono comunque di buon valore, con alcune canzoni di pregio e altre meno, in ogni caso sempre oltre la media. E anche in questo Frugalisto (titolo criptico che non so cosa significhi, forse un parente del mitico “sarchiapone”?) Bloom ci regala dodici nuove canzoni, registrate in quel di Timoleague, contea di Cork, Irlanda, con una bella pattuglia di musicisti ad aiutarlo, perché i suoi dischi,  per quanto di chiara impronta acustica, hanno comunque sempre una strumentazione ricca e variegata, con più di una decina di musicisti impiegati, tra chitarre, banjo, ukulele, organo, violino, flauto e una sezione ritmica con contrabbasso e percussioni varie, i nomi non ve li cito, non sono famosi, ma sono ricordati nella ricca confezione digipack (o nel vinile) che contiene anche un libretto con tutti i testi delle canzoni, fattore non secondario vista l’importanza delle liriche negli album di Luka.

La title-track ci proietta subito nella musica dell’artista irlandese, una melodia semplice, tra folk e musica d’autore, con la bella voce di Bloom, forse meno risonante di quella del fratello Christy, circondata da un bell’intreccio di strumenti acustici, chitarre, ma anche tastiere, un tocco di chitarra elettrica e percussioni non invadenti ma ben presenti e un contrabbasso che marca il tempo, un brano semplice, sereno, ottimista, che predispone il cuore alla musica evocativa del cantautore, “piccola magia” che si ripete anche in Warrior, sempre intrisa delle atmosfere che si respiravano in quello studio del nord Irlanda, con gli strumenti a corda che circondano il cantato di stampo folk di Luka Bloom. Atmosfere del Nord che prevalgono pure nelle melodie della suadente January Blues, atte a rievocare oltre 40 anni di frequentazioni con i venti e le piogge che caratterizzano quelle fredde regioni ancora libere ed incontaminate. No Fear Here segnata dai delicati arpeggi della chitarra acustica del cantautore, è più buia e malinconica, direi più raccolta, anche se il violino e il flauto le donano dei tratti quasi celtici, mentre la lunga Oh Sahara ci porta in un lungo viaggio tra Europa ed Africa nei lontani anni ’70, sempre con il tipico mood delle canzoni di Bloom, con la strumentazione ad accompagnare il tessuto narrativo del brano, senza particolari scossoni, ma comunque con un arrangiamento che tiene viva l’attenzione dell’ascoltatore, anche se forse un  maggiore brio non guasterebbe.

Isabelle è la storia di una giovane sognatrice nelle Fiandre del 1914, ma è un brano contro tutte le guerre, di allora come di oggi, una delicata folk song tipica del repertorio del nostro amico, e anche Lowland Brothers ha quella rassegnata serenità malinconica che scorre abitualmente nei suoi pezzi, con l’acustica che contrassegna il mood della canzone. Berkeley Lullaby con i florilegi della chitarra e gli interventi di violino ed altri strumenti, è uno strumentale che ci rimanda ai lavori di Bert Jansch e di altri autori del folk britannico, con Jiggy Jig Jig che aggiungendo un banjo alla strumentazione e con basso e batteria più marcati, ha una dimensione più folk blues, forse leggermente irrisolta; Give It A Go è un sogno ad occhi aperti sul desiderio di diventare un surfer nella mezza età, più mossa e incalzante, anche se manca sempre quel quid che molti suoi brani avevano nel passato. Invece presente nella bellissima ballata acustica che risponde al nome di Australia, del tutto degna dei suoi migliori pezzi, non così per la cupa e scarna Wave Up To The Shore che chiude il disco.

Bruno Conti

Il “Solito” Disco Di Luka Bloom, Per Fortuna! Head And Heart

luka bloom head & heart

Luka Bloom – Head And Heart – Skip/V2Compass/Ird

Prosegue imperterrita la striscia di ottimi album pubblicati da Luka Bloom, difficilmente i suoi dischi, come si diceva anche in altre occasioni, hanno raggiunto l’eccellenza assoluta, ma la sua opera omnia non manca in ogni occasione di stupire gli appassionati, per la consistenza e la qualità di questi lavori https://www.youtube.com/watch?v=07_n211EvBk . Come è ormai noto (almeno tra i suoi estimatori e gli appassionati della buona musica) il vero nome di Luka è Kevin Barry Moore, fratello minore di Christy Moore, e per chi scrive, giusto una “anticchia” inferiore all’augusto fratello https://www.youtube.com/watch?v=WxLTuzx82XM . Pur avendo vissuto per qualche anno pure fuori dall’Irlanda, dove se è svolta la parte centrale della sua carriera, Luka Bloom ha sempre mantenuto vivi i contatti con la sua terra di origine, e in questo CD c’è una accorata ballata intitolata Liffeyside, dedicata al quartiere di Newbridge, nella County Kildare irlandese, dove si è svolta la sua infanzia https://www.youtube.com/watch?v=5t-nzW9dkRM .

luka bloom christy moore

La novità di questo disco, se tale si può definire, non è tanto nel tipo di sound utilizzato, quanto nel fatto che, con l’esclusione del brano citato e di un’altra canzone di cui parliamo tra poco, si tratta di un album tutto di covers, che quindi esaminano anche la componente non celtico-irlandese della sua musica, che è peraltro presente in alcuni brani. L’altra canzone che porta la firma di Luka Bloom è Give You Wings, una canzone scritta di getto sull’onda emotiva provocata dall’incidente avvenuto in una galleria svizzera nel 2012, quando un bus belga si era schiantato provocando la morte di 28 persone, di cui 22 erano bambini, non so se ricordate il fatto, ma il nostro pubblicò all’epoca su YouTube un filmato che conteneva questa canzone che raccontava la tragedia in modo poetico https://www.youtube.com/watch?v=SvoW6Vqv7PU , vista dal punto di vista dei genitori che non avrebbero più rivisto i loro piccoli figli.

luka bloom 1

Bloom è in parte, nella sua poetica, un cantore di questi sentimenti universali, messi sotto forma di canzone, non per nulla il disco si chiama “la testa e il cuore” e nel precedente http://discoclub.myblog.it/2013/01/05/una-certa-aria-di-famiglia-luka-bloom-this-new-morning/ c’erano il brano sull’incontro tra la regina Elisabetta e la Presidentessa irlandese, quello sull’artista olimpica Sonia O’Sullivan e Gaman sul disastro nucleare di Fukushima, quindi un occhio sempre attento anche sull’attualità. Ma in questo album ci si rivolge decisamente al passato: accompagnato dal trio del pianista Phil Ware, del contrabbassista Dave Redmond e del batterista Kevin Brady, registrati nello studio casalingo di Luka, il repertorio pesca alcune “perle” della musica mondiale, qualcuna celebre, altre meno note.

luka bloom 2

La title-track Head And Heart, ad esempio, è tratta da uno dei dischi non più celebrati, ma comunque bellissimi, di John Martyn, Bless The Weather, e viene rivista in un arrangiamento jazzato vicino allo spirito dello scozzese, la voce non è cosi fluida e magica, ma è comunque sempre un bel sentire, perché anche la voce di Luka ha quell’impeto in comune con il fratello Christy https://www.youtube.com/watch?v=aEStVgQttBM . Bloom lavora spesso anche con il suono inconfondibile della sua chitarra, suonata in modo particolare, quasi “spaziale”, a causa dei problemi di tendinite che lo hanno afflitto ad inizio carriera. Banks Of The Lee, con la filigrana delicata dell’acustica ci riporta alla tradizione della musica celtica, un brano tradizionale scozzese interpretato dai Silly Wizard ma famoso anche per la versione che ne fece Sandy Denny con i suoi Fotheringay, re-intitolandola Banks Of The Nile. Molto intima e raccolta è la versione di uno dei pochi “classici”  degli anni ’80 di Dylan, una Every Grain Of Sand, che si riappropria dello spirito da troubadour del primo Zimmerman. The First Time I Ever Saw Your Face l’ha scritta Ewan MacColl, ma l’hanno cantata in mille, da Presley a Cash, anche se la versione di riferimento, quella di maggiore successo, e forse la più bella è quella di Roberta Flack, Bloom cerca di impossessarsi dello spirito “amoroso” di questa canzone.

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Dopo la dolcissima Give Me Wings, Bloom riporta Gentle On My Mind allo spirito folk dell’originale di John Hartford (anche se le versione più conosciuta è quella di Glenn Campbell). My Wild Irish Rose è una vecchia canzone romantica irlandese di fine ‘800 https://www.youtube.com/watch?v=VZ7g-oxClkE , mentre Lonesome Robin, un altro delicato brano folk acustico, l’ha scritto un vecchio cantautore, tale Bob Coltman (ammetto di non conoscere). And I Love You So viceversa la conoscono tutti, un’altra stupenda canzone d’amore scritta da Don McLean (Vincent e American Pie dicono qualcosa?) per il suo primo album Tapestry https://www.youtube.com/watch?v=WxLTuzx82XM , poi diventata uno degli ultimi successi di Perry Como. Detto della malinconica Liffeyside anche Danny Boy è una delle più celebri ballate uscite dalla terra d’Irlanda nel secolo scorso, cantata in modo struggente da Luka Bloom. Conclude The Joy Of Living, il secondo brano firmato da Ewan MacColl, ancora musica folk d’autore, sostenuta solo dalla delicata chitarra arpeggiata del nostro amico e quasi sussurrata, ma con grande abbandono, dal cantante irlandese. Se uno è bravo, è bravo!

Bruno Conti

Tre Piccoli Grandi Cantautori “Sconosciuti” Cantano D’Altri! Suzy Boguss, Luka Bloom, Carlene Carter

suzy bogguss lucky

Cosa unisce questi tre album, oltre al fatto che si tratta di tre cantautori, molto bravi, ma poco conosciuti dal grande pubblico? E anche tra gli appassionati non sono nomi celeberrimi! Nell’occasione tutti e tre si cimentano con il repertorio di altri autori, anche se in modo diverso, vediamo come.

Il CD di Suzy Bogguss – Lucky – Proper Music distribuzione, è uscito all’inizio del mese di febbraio, ma, purtroppo, non se ne sono accorti in molti. La cantante di Aledo, Illinois è stata negli anni ’80 e ’90, quelli del boom del country di Nashville, una delle autrici ed interpreti di maggior successo, con una serie di album pubblicati dalla Liberty/Capitol fino alla fine del secolo con successo decrescente. Ma la qualità della sua musica ( e della voce) è sempre stata nettamente superiore alla media di quello che usciva dalla Music City, tornando poi negli anni successivi, quelli delle pubblicazioni indipendenti, verso un sound più roots, con uso di una strumentazione più acustica e arrangiamenti meno “pompati”. Questo nuovo Lucky è un omaggio alla musica di Merle Haggard, uno dei totem della musica americana, e non a caso il primo successo radiofonico di Suzy era stato proprio una cover di un brano di Haggard, Somewhere Between, pubblicato nel 1987. Dopo oltre 25 anni e tramite il sistema del crowd funding, via Kickstarter campaign, la Bogguss torna sul luogo del delitto, pubblicando un intero album di brani scritti dal grande countryman (lasciando da parte, per una volta, le sue virtù anche di autrice): prodotta come di consueto dal marito Doug Crider e con l’aiuto di colleghe e amiche di talento come Matraca Berg, Beth Nielsen Chapman e Gretchen Peters, più “l’ometto” Joe Diffie e con l’ottimo Chris Scruggs (nipote del grande Earl e figlio di Gail Davies) alle chitarre, steel compresa, la Bogguss, con ottimi risultati, si cimenta con classici come Today I Started Loving You Again https://www.youtube.com/watch?v=h424z0RAtVU , Silver Wings, The Bottle Let Me Down, I Think I Just Stay Here And Drink, Sing Me Back Home https://www.youtube.com/watch?v=jtYUXc8SA-k  e altre sette canzoni che sono la storia della musica country di qualità. Il disco è molto gradevole, se amate il genere e le belle voci, questo disco si pone quasi alla pari dei migliori album di Emmylou Harris degli anni ’70, decisamente consigliato!

luka bloom head and heart

Anche Luka Bloom (come ormai quasi tutti sanno, nome d’arte di Barry Moore, fratello di Christy) pubblica un nuovo album Head And Heart, Skip/V2/Compass/Ird (uscito da qualche giorno, nel mese di marzo), probabilmente il 20° della sua sua carriera, ma tra live ed antologie, anche con il vecchio nome, non è facile districarsi nella sua discografia. La recensione completa la leggerete sul prossimo numero del Buscadero (e poi sul Blog), ma mi premeva segnalarvi questo ennesimo bel disco del cantautore irlandese (il primo composto quasi esclusivamente da brani di altri autori, comunque ci sono pure un paio di pezzi a sua firma, molto belli), il seguito dell’ottimo http://discoclub.myblog.it/2013/01/05/una-certa-aria-di-famiglia-luka-bloom-this-new-morning/, uscito circa un anno e mezzo fa. Registrato nello studio casalingo di Bloom, con l’aiuto del trio Phil Ware piano, Dave Redmond contrabbasso e Kevin Brady, batteria, nel disco vengono rivisitati alcuni classici e brani minori della canzone anglo-americana, popolare e celtica: scorrono Head And Heart di John Martyn https://www.youtube.com/watch?v=aEStVgQttBM , Banks Of The Lee, un vecchio traditional poi ripreso da Sandy Denny come Banks Of The Nile, Every Grain Of Sand di Bob Dylan, The First Time I Ever Saw Your Face e The Joy Of Living di Ewan MacColl, Gentle On My Mind di John Hartford via Glenn Campbell, My Wild Irish Rose, un brano scritto a fine ‘800 https://www.youtube.com/watch?v=VZ7g-oxClkE , e sempre tra i traditionals irlandesi Danny Boy, oltre a And I Love You So di Don McLean, resa celebre da Perry Como https://www.youtube.com/watch?v=CoKhIBfMkm4 e i due brani nuovi scritti da Luka Bloom, Give Me Wings, sul disastro nella galleria svizzera che costò la vita a 22 bambini belgi nel 2012, https://www.youtube.com/watch?v=SvoW6Vqv7PU  e Liffeyside, il tutto condito dalle magiche voce e chitarra acustica del nostro amico Barry, consigliato!

carlene carter carter girl

Altra cantante che si avvale di una grandissima tradizione familiare è Carlene Carter, figlia di June Carter Cash (primo matrimonio con Carl Smith, altra icona della country music) e discendente della grande tradizione della Carter Family, quella di A.P. e Maybelle Carter, al cui repertorio Carlene ha attinto a piene mani per confezionare questo Carter Girl, che esce domani per la Rounder Records/Universal negli States https://www.youtube.com/watch?v=NxF9gAlAtgA , qualche giorno dopo in Europa. Il disco è il più “tradizionale”, come suoni, della carriera della Carter, che ha fatto anche rock, ad inizio carriera, in Inghilterra, quando si accompagnava al marito Nick Lowe, a Dave Edmunds https://www.youtube.com/watch?v=uytQbhzCsOs , ai Rumour di Graham Parker, che appariva nei suoi dischi, così come Billy Bremer e Terry Williams, per completare la presenza dei Rockpile, John Ciambotti e John McFee che con Alex Call erano il nucleo dei Call, grande band americana “minore” che furono gli accompagnatori di Costello nel suo primo disco My Aim Is True, prima di divenire lo spunto da cui sarebbero nati Huey Lewis and The News. Come si vede frequentazioni eccellenti per la “figliastra” (brutta parola, ma in italiano è così) di Johnny Cash, che ha avuto una lunghissima pausa, per problemi vari, da metà anni ’90 https://www.youtube.com/watch?v=Xtm4P4ASdqw  fino al ritorno nel 2008 con l’ottimo Stronger ed ora con questo Carter Girl, che si avvale della produzione di Don Was e di una serie di musicisti ed ospiti che, per una volta, non è reato definire stellare: Sam Bush al mandolino, Rami Jaffee alle tastiere, Jim Keltner alla batteria, Greg Leisz, Blake Mills  e Val McCallum (quello di Lucinda Williams) alle chitarre, Mickey Raphael all’armonica e lo stesso Was al basso. La presenza di Raphael fa presupporre la presenza di Willie Nelson, che infatti c’è, accanto a Kris Kristofferson, Vince Gill, Elizabeth Cook, tutti impegnati a duettare con Carlene, in brani celeberrimi che portano il nome di Lonesome Valley, un brano di A.P. Carter (che era un classico di Johnny and June), adattato dalla stessa Carlene, insieme a Al Anderson degli NRBQ, Me And The Wildwood Rose, Troublesome Waters, il brano con Willie Nelson https://www.youtube.com/watch?v=8Rr6M4Y4foQ , Black Jack David, quello con Kristofferson, Little Black Train  https://www.youtube.com/watch?v=tbdrFYYgn3k Ain’t Gonna Work Tomorrow, dove appaiono le voci di Anita e Helen Carter insieme a Johnny Cash e June Carter, Blackie’s Gunman con Elizabeth Cook e molte altre. Gran bel disco, si dice spesso, ma è più vero di altre volte in questo caso, se trovo il tempo ci ritorniamo, se no, con l’anticipazione di qualche giorno fa, consideratelo una recensione completa, e se amate la musica roots, ma quella solida e musicalmente molto elaborata, e Rosanne Cash, di cui è assolutamente alla pari, compratelo con fiducia.

Bruno Conti

Un Uomo Solo Al Comando Con La Sua Chitarra. Luka Bloom – Dreams In America

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Luka Bloom – Dreams in America – Skip Records – Ird

Con questo sono diciannove album, live e raccolte comprese, l’uomo che per la sua famiglia si chiama Barry Moore, il fratello minore di Christy Moore. Un geniale cantautore irlandese, uno dei “Best Kept Secrets” della musica mondiale. In questo disco (e questo è il motivo del titolo ispirato dal Giro d’Italia in corso) rivisita in versione solitaria il meglio del suo repertorio. Per chi ama la musica di qualità. Sentire, prego!

Bruno Conti