Nuovo Concerto E Veloce “Ripasso” Delle Puntate Precedenti. Fargo – Salumeria Della Musica Milano 6 Dicembre 2016

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Eccoci al periodico appuntamento con i Fargo (un tempo Psychic Twins). Il prossimo 6 dicembre, martedì, nuovo concerto della band milanese alla Salumeria della Musica e quindi, come al solito, un po’ di sano marketting (con due t), visto che sono amici, non guasta. Però essendo bravi e meritevoli, e pure della categoria “carbonari”, ovvero, se non se ne parla su Blog come questo, chi ne deve parlare? Per la verità la recensione dell’ultimo album Invisibile Violence, sia pure in versione “ridotta”, di recente è apparsa anche sul Buscadero, sempre a firma del vostro fedele recensore, ma se volete leggere quella completa la trovate poi a seguire nel Post. Aggiungo che per il concerto della settimana prossima, nella versione Live della Band, ci saranno alcuni ritorni e la formazione prevista per la serata è la seguente: Nik Taccori alla batteria, Ermanno Fabbri alle chitarre. Mick Castellana al basso e Fabrizio Fargo Friggione, chiatarra elettrica,acustica,armonica e Voce solista, più un eventuale tastierista. Massimo Monti è la “volpe grigia, produttore esecutivo, autore dei testi e coordinatore del progetto. Se li avete visti altre volte dal vivo sapete che fanno dell’ottimo rock americano classico con influenze beatlesiane, qualche tocco soul e altro, del tutto degno di formazioni più conosciute e blasonate. Se non li avete mai visti, vi consiglio una capatina, potreste rimanere sorpresi, oltre alle loro canzoni, non manca mai qualche cover interessante, e per inciso vi segnalo anche la bravura di Ermanno Fabbri, secondo chi scrive uno dei chitarristi più interessanti a livello tecnico tra quelli del sottobosco milanese. Devo aggiungere altro? Leggete sotto!

Fargo – Invisible Violence – Greywolf Records

Terzo album per i Fargo, band milanese ormai sempre più solidamente incentrata sul duo Massimo Monti, paroliere, produttore esecutivo, eminenza grigia (vedasi etichetta) e appassionato di musica e Fabrizio Fargo Friggione, autore delle musiche, chitarrista, produttore artistico e in questo nuovo album Invisible Violence impegnato anche a tutti gli altri strumenti , ovvero chitarre acustiche, tastiere, basso, programming, lasciando solo il ruolo del batterista al “socio” storico Nick Taccori, con la presenza di Paolo Legramandi al basso in una traccia, Poison. Sono otto nuovi brani che nelle parole di Massimo Monti (e del loro ufficio Stampa) cito alla lettera: «Invisible Violence ovvero trovarsi fuori e dentro lo specchio al medesimo tempo, cercare di vedere oltre e trovarsi a guardare la propria faccia. Le violenze che sono fuori di noi sono spesso solo riflessi di quelle che ci portiamo dentro, il plurale è d’obbligo perché esistono molteplici tipi di violenza quelle più pericolose sono quelle invisibili…  La nostra assuefazione alle ingiustizie, la nostra indifferenza al crescere delle disuguaglianze, il nostro acquiescere davanti alle altrui sofferenze nel nome del ‘così fan tutti’ di fatto equivalgono all’esercizio di violenza diretta e manifesta. Se vogliamo sfuggire alla trappola delle omissioni sempre in agguato dobbiamo imparare a convivere con le nostre contraddizioni, le nostre paure, i nostri difetti, le nostre angosce…accettare noi stessi per poter accettare gli altri. Cerchiamo di essere noi stessi solo così potremo essere anche gli altri. Siamo unici nella nostra specificità come tessere di un puzzle ma troviamo un senso solo nel contesto di un quadro complessivo e condiviso.».

fargo invisble violence

Nel libretto del CD che comprende anche i testi, che vi potrete gustare nella loro complessità, Massimo cita anche alcune delle fonti di ispirazione: Slavoj Zizek (che ammetto di non conoscere) filosofo e psicanalista sloveno che nel suo libro Violence tratta temi poi ripresi nella title-track Invisibile Violence, musicalmente un pezzo rock nel classico stile dei Fargo, che miscela influenze di rock americano classico, con melodie ariose, la voce profonda e risonante di Fabrizio e chitarre elettriche spiegate e ricorrenti. Chi legge questo Blog sa che i Fargo nei due dischi precedenti (uno uscito all’inizio con il precedente moniker di Psychic Twins e di cui potete leggere in questo post, dove all’interno trovate anche i link per leggere dei precedenti album http://discoclub.myblog.it/2015/03/24/fargo-eccoli-nuovo-concerto-special-edition-small-world-black-and-white/) hanno sempre proposto le loro influenze orgogliosamente: nel primo album con la copertina di Born To Run tra le mani a evocare il loro sentire springsteeniano (soprattutto di Massimo, amante anche del rock americano), ma con richiami ai Beatles, a Tom Petty e ad altre icone del rock internazionale, con qualche propensione di Fabrizio anche per la musica anni ’80 e ’90, per un certo blue-eyed soul e per un pop raffinato e al limite radiofonico. Tutte cose che si ritrovano anche in questo nuovo disco: sempre per le citazioni colte Massimo si ispira anche all’opera di Oliver Sacks per The Colour Blue, il brano che apre l’album, altro chiaro esempio dello stile musicale della band (o di Fabrizio, visto che suona quasi tutto, anche la programmazione della batteria, che lui sa io non amo particolarmente, ma è sviluppata comunque su scansioni rock e quindi accettabile anche ai rockers più accaniti), con stratificazioni di strumenti dove sono però sempre le chitarre e la voce a guidare il mood rock del pezzo e che dal vivo con suono full band dovrebbe fare un figurone https://www.youtube.com/watch?v=9w8UajnIw2s .

Noir Desir prende lo spunto sia dalla band francese di Bertrand Cantat quanto dal romanzo di Marguerite Yourcenar L’OUvre au noir (complimenti per le letture di Massimo), sviluppato a livello musicale in una sorta di blues elettroacustico, scuro e malinconico, con un synth inquietante, per quanto con le solite aperture melodiche e qualche accelerazione improvvisa.. It’s Just A Matter Of Time, con la presenza di Chiara Vergati alle armonie vocali, è stato completato, come la gran parte dei brani, nella trasferta californiana di Fabrizio ai Pacific Palisades di L.A., soprattutto a livello vocale, ed è uno dei pezzi rock più solari e, appunto, californiani, con un qualche afflato persino radiofonico nel suo DNA, grazie alle chitarre risonanti e agli intrecci vocali. Rimangono i brani dedicati a figure femminili, vogliano definirle in modo improprio “canzoni d’amore”? Poison, il pezzo più rock e tirato, basato su un riff ricorrente della chitarra (“ispirato” chiaramente dai Led Zeppelin) che poi si prende i suoi spazi anche a livello solista, e qui si sente che che c’è un bassista vero e la batteria, molto più presente, non mi pare abbia ritmi costruiti in studio https://www.youtube.com/watch?v=PKL9Vm2OVGs. Anche Whitest Cloud ha il groove classico della musica targata Fargo, incalzante nel suo divenire, con la voce leggermente filtrata, carica di eco e compressa per darle un effetto più straniante, un inciso di chitarra quasi spagnoleggiante, ma poi in fondo “è solo R&R”! E nelle atmosfere un po’ anni ’80 di Bloody Heaven che poi si stemperano in un avvolgente pezzo rock di stampo classico, con belle aperture melodiche sottolineate dalla chitarra solista. Rimane Don’t Blame It On Me, costruito inizialmente su un giro di acustica su cui poi si inseriscono gli altri strumenti, le voci a strati di Fabrizio e della Vergati e arrangiamenti abbastanza complessi ancora di stampo pop, magari un po’ meno amati da chi scrive.

Bruno Conti

Fargo Nuovo Disco, Invisible Violence E Concerto Di Presentazione Al Rusty Garage Di Milano Il 23 Giugno

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Fargo – Invisible Violence – Greywolf Records

Terzo album per i Fargo, band milanese ormai sempre più solidamente incentrata sul duo Massimo Monti, paroliere, produttore esecutivo, eminenza grigia (vedasi etichetta) e appassionato di musica e Fabrizio Fargo Friggione, autore delle musiche, chitarrista, produttore artistico e in questo nuovo album Invisible Violence impegnato anche a tutti gli altri strumenti , ovvero chitarre acustiche, tastiere, basso, programming, lasciando solo il ruolo del batterista al “socio” storico Nick Taccori, con la presenza di Paolo Legramandi al basso in una traccia, Poison. Sono otto nuovi brani che nelle parole di Massimo Monti (e del loro ufficio Stampa) che cito alla lettera: «Invisible Violence ovvero trovarsi fuori e dentro lo specchio al medesimo tempo, cercare di vedere oltre e trovarsi a guardare la propria faccia. Le violenze che sono fuori di noi sono spesso solo riflessi di quelle che ci portiamo dentro, il plurale è d’obbligo perché esistono molteplici tipi di violenza quelle più pericolose sono quelle invisibili…  La nostra assuefazione alle ingiustizie, la nostra indifferenza al crescere delle disuguaglianze, il nostro acquiescere davanti alle altrui sofferenze nel nome del ‘così fan tutti’ di fatto equivalgono all’esercizio di violenza diretta e manifesta. Se vogliamo sfuggire alla trappola delle omissioni sempre in agguato dobbiamo imparare a convivere con le nostre contraddizioni, le nostre paure, i nostri difetti, le nostre angosce…accettare noi stessi per poter accettare gli altri. Cerchiamo di essere noi stessi solo così potremo essere anche gli altri. Siamo unici nella nostra specificità come tessere di un puzzle ma troviamo un senso solo nel contesto di un quadro complessivo e condiviso.».

fargo invisble violence

Nel libretto del CD che comprende anche i testi, che vi potrete gustare nella loro complessità, Massimo cita anche alcune delle fonti di ispirazione: Slavoj Zizek (che ammetto di non conoscere) filosofo e psicanalista sloveno che nel suo libro Violence tratta temi poi ripresi nella title-track Invisibile Violence, musicalmente un pezzo rock nel classico stile dei Fargo, che miscela influenze di rock americano classico, con melodie ariose, la voce profonda e risonante di Fabrizio e chitarre elettriche spiegate e ricorrenti. Chi legge questo Blog sa che i Fargo nei due dischi precedenti (uno uscito all’inizio con il precedente moniker di Psychic Twins e di cui potete leggere in questo post, dove all’interno trovate anche i link per leggere dei precedenti album http://discoclub.myblog.it/2015/03/24/fargo-eccoli-nuovo-concerto-special-edition-small-world-black-and-white/) hanno sempre proposto le loro influenze orgogliosamente: nel primo album con la copertina di Born To Run tra le mani a evocare il loro sentire springsteeniano (soprattutto di Massimo, amante anche del rock americano), ma con richiami ai Beatles, a Tom Petty e ad altre icone del rock internazionale, con qualche propensione di Fabrizio anche per la musica anni ’80 e ’90, per un certo blue-eyed soul e per un pop raffinato e al limite radiofonico. Tutte cose che si ritrovano anche in questo nuovo disco: sempre per le citazioni colte Massimo si ispira anche all’opera di Oliver Sacks per The Colour Blue, il brano che apre l’album, altro chiaro esempio dello stile musicale della band (o di Fabrizio, visto che suona quasi tutto lui, anche la programmazione della batteria, che lui sa io non amo particolarmente, ma è sviluppata comunque su scansioni rock e quindi accettabile anche ai rockers più accaniti), con stratificazioni di strumenti dove sono però sempre le chitarre e la voce a guidare il mood rock del pezzo e che dal vivo con suono full band dovrebbe fare un figurone https://www.youtube.com/watch?v=9w8UajnIw2s .

Noir Desir prende lo spunto sia dalla band francese di Bertrand Cantat quanto dal romanzo di Marguerite Yourcenar L’OUvre au noir (complimenti per le letture di Massimo), sviluppato a livello musicale in una sorta di blues elettroacustico, scuro e malinconico, con un synth inquietante, per quanto con le solite aperture melodiche e qualche accelerazione improvvisa.. It’s Just A Matter Of Time, con la presenza di Chiara Vergati alle armonie vocali, è stato completato, come la gran parte dei brani, nella trasferta californiana di Fabrizio ai Pacific Palisades di L.A., soprattutto a livello vocale, ed è uno dei pezzi rock più solari e, appunto, californiani, con un qualche afflato persino radiofonico nel suo DNA, grazie alle chitarre risonanti e agli intrecci vocali. Rimangono i brani dedicati a figure femminili, vogliano definirle in modo improprio “canzoni d’amore”? Poison, il pezzo più rock e tirato, basato su un riff ricorrente della chitarra che poi si prende i suoi spazi anche a livello solista, e qui si sente che che c’è un bassista vero e la batteria, molto più presente, non mi pare abbia ritmi costruiti in studio https://www.youtube.com/watch?v=PKL9Vm2OVGs. Anche Whitest Cloud ha il groove classico della musica targata Fargo, incalzante nel suo divenire, con la voce leggermente filtrata, carica di eco e compressa per darle un effetto più straniante, un inciso di chitarra quasi spagnoleggiante, ma poi in fondo “è solo R&R”! E nelle atmosfere un po’ anni ’80 di Bloody Heaven che poi si stemperano in un avvolgente pezzo rock di stampo classico, con belle aperture melodiche sottolineate dalla chitarra solista. Rimane Don’t Blame It On Me, costruito inizialmente su un giro di acustica su cui poi si inseriscono gli altri strumenti, le voci a strati di Fabrizio e della Vergati e arrangiamenti abbastanza complessi ancora di stampo pop, magari un po’ meno amati da chi scrive.

Comunque se volete giudicare di persona (e magari comprarvi pure il CD che sarà venduto per l’occasione, un po’ di “marketting”, lo ammetto) potete recarvi giovedì 23 giugno al Rusty Garage di Via Savona 127 B a Milano (apertura porte 18.30, ma il concerto dovrebbe iniziare un’oretta dopo e non ci sono partite dei Campionati Europei in serata). L’ingresso è gratuito e nello showcase di presentazione i Fargo si presenteranno nella nuova formazione da concerto: Michele Castellana al basso, già con la band nei predenti dischi in studio e i nuovi Antonio Marinelli alla chitarra e Alessandro Sironi alla batteria. Direi che è tutto.

Bruno Conti

Comunicazione Di Servizio: Fargo In Concerto, Mercoledì 24 Febbraio 2016, Salumeria Della Musica Milano

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Parafrasando un vecchio spot, due locandine is meglio che one. Il contenuto è lo stesso, cambia il formato. Sono degli amici del Blog (e miei personali), però sono anche bravi, della categoria “italiani per caso”, per cui quando c’è qualche novità sulla loro attività mi permetto di informarvi. In questo caso si tratta di un concerto alla Salumeria della Musica di Milano, 24 febbraio 2016, che sarà anche l’occasione per ascoltare alcuni brani del nuovo album dei Fargo Invisible Violence, che è in dirittura d’arrivo, quasi pronto ma non ancora. I due “capi”, Fabrizio Fargo Friggione, cantante, autore della musica, chitarrista e arrangiatore e Massimo Monti, paroliere ed eminenza grigia, mi annunciano trattarsi, in their own words, di ” testi un po piu’ duri per non dire incazzati  contro una societa’ dove nessuno si assume le proprie le responsabilita’ e girano tutti la faccia dall altra parte per non vedere”, mentre musicalmente il disco è stato rifinito in California, come testimonia il video che è un piccolo teaser dell’album…

La touring band è la solita: Nik Taccori drums, Paolo Legramandi Bass in “prestito” dalla Gnola Blues Band, Ermanno Fabbri guitar, Chris Lavoro guitar, Davide Dave Rossi Keyboards.

Per gli amanti del rock mi annunciano qualche nuova cover inserita nel repertorio live (per stare sul vago mi si parla di Dylan, Petty, Counting Crows, Sinatra) poi chi verrà, vedrà! Se amate il rock classico americano, con ampie spruzzate di pop britannico, qualche tocco blue eyed soul e una serie di canzoni di ottimo spessore, potrebbe essere un’ottima occasione per avvicinarvi a questa eccellente formazione milanese. Per chi vuole approfondire ecco quanto scritto sul Blog in passato http://discoclub.myblog.it/2015/03/24/fargo-eccoli-nuovo-concerto-special-edition-small-world-black-and-white/, con all’interno relativi links dei post precedenti. Per chi vuole avere una idea veloce di cosa vi aspetta, questo è il primo video della band, quando si chiamavano ancora Psychic Twins, in giro per Milano, così fate un ripasso, di loro e della città.

Per tutti gli altri, andate a vedervi il concerto, buona musica https://www.youtube.com/watch?v=RSv8SU9Xkxw , ricchi premi e cotillons (non credo), mercoledì prossimo, prendete un appunto!

Bruno Conti

Fargo, Eccoli Ancora! Di Nuovo In Concerto E Special Edition Di A Small World In Black And White

fargo locandina concerto 31 marzo

Clienti abituali del Blog, “amici” e bravi musicisti, parlo sempre con piacere dei Fargo: in effetti dovrei dire Psychic Twins, perché, come vi avevo anticipato qualche mese fa, sono sempre loro, Massimo “Grey Wolf” Monti, autore dei testi ed eminenza grigia della band, e Fabrizio Fargo Friggione, che canta, suona la chitarra, cura la parte musicale delle canzoni e la produzione dei dischi, ora con una  nuova ragione sociale ma sempre con le vecchie passioni per la buona musica. Springsteen, Beatles, Petty, il rock americano e quello inglese, una buona melodia blue-eyed soul li trovate sempre nella loro musica e anche nelle nuove cinque canzoni che sono state aggiunte alla “Special Edition” di A Small World In Black And White.

Fargo A Small World Special Edition

Già, la nuova edizione, ma qual è quella giusta? Così a occhio direi quella a sinistra. Se volete verificare di persona (ed eventualmente acquistare il CD, se, come il sottoscritto, siete ancora amanti dei vecchi dischi fisici, per quanto digitali e non del download) martedì prossimo, 31 marzo, nella loro solita venue, la Salumeria della Musica, potrete vedere in azione la versione Mark II del gruppo, quella che si esibisce abitualmente dal vivo. Se volete ulteriori informazioni sul gruppo, con un gioco di link, andate a vedere l’ultimo Post sui Fargo, e poi, a ritroso, trovate anche tutti quelli precedenti, all’interno dell’articolo http://discoclub.myblog.it/2014/12/01/tempo-cambiamenti-i-psychic-twins-diventano-fargo-sempre-disco-vecchio-concerto-nuovo-alla-salumeria-della-musica-milano-il-2-dicembre/, con le recensioni dei due dischi.

Questo che vedete qui sopra è il video per Wonderland, una delle canzoni più belle del disco, comunque spendiamo anche qualche parola per le cinque canzoni aggiunte nella special edition (come mi ero permesso di suggerire) e che ai primi ascolti mi sembrano avere un mood più tranquillo e riflessivo, per quanto sempre ricche di belle melodie e spunti interessanti. Fabrizio ha una bella voce, profonda ed espressiva, come ho detto altre volte, e questo spirito riflessivo si affianca benissimo a quello del rocker più scatenato che si evidenzia nei concerti dal vivo, dove comunque non manca l’amore per la melodia, esemplificato dagli amati Beatles.

Good Man ha un afflato quasi springsteeniano, una bella ballata mid-tempo avvolgente, con chitarre acustiche, elettriche e tastiere che si intrecciano alla perfezione, una solista minimale che si insinua dolcemente tra le pieghe della canzone fino a caratterizzarne il suono. It Always Comes Down potremmo definirla una sorta di “the blues according to Fabrizio”, un country-blues con tanto di armonica suonata dal nostro amico Fab e un’aria pigra e rilassata che comunque ben si accorda allo spirito scanzonato della canzone, non sempre il blues è dedicato alla sofferenza, ma può avere anche risvolti positivi come quelli evidenziati in questo brano. Anche Time Has Changed è una ballata, chitarre acustiche accarezzate, una ritmica appena accennata, belle armonie vocali e un piano molto discreto, con quei piccoli tocchi di chitarra elettrica, che sono tipici degli arrangiamenti del gruppo, raffinati e mai banali. Walking On Thin Ice è sempre lenta, ma con un suono più elettrico, con le ambientazioni sonore che rimangono più sospese, per quanto sempre pronte alle consuete  aperture alla melodia e con le chitarre pungenti e ben presenti, mentre la conclusiva Sky To Shine è un acquerello acustico, una folk ballad con spirito da cantautore, che illustra il lato più intimista di Fabrizio Friggione, ben servito, come di consueto, dal testo saggio ma al tempo stesso sognante di Massimo, a conferma che i due “gemelli psichici”. anche se hanno cambiato nome, sono pur sempre sulla stessa lunghezza d’onda.

Bruno Conti

Tempo Di Cambiamenti: I Psychic Twins Diventano Fargo, Ma Sono Sempre Loro! Disco “Vecchio”, Concerto Nuovo Alla Salumeria Della Musica Di Milano il 2 Dicembre.

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Potremmo cominciare con un bel “trova la differenza” tipo Settimana Enigmistica! Cambia il nome, spariscono Fabrizio Friggione e Massimo Monti dalla copertina, appare la nuova “ragione sociale” Fargo, ma come detto nel titolo sono sempre loro. D’altronde se i Quarrymen sono diventati Beatles, gli High Numbers gli Who, i Jethro Toe in Jethro Tull, i Quelli sono diventati la PFM, potranno cambiare nome anche loro? Se l’hanno fatto evidentemente sì:

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Per verificare non dovete fare altro che presentarvi alla Salumeria della Musica, come da locandina qui sopra, e potrete ascoltare il meglio della loro vecchia produzione (per chi non li conosce ancora, ecco cosa ho scritto sul Blog del loro ultimo disco http://discoclub.myblog.it/tag/psychic-twins/). E anche i vecchi fans potranno ascoltare alcuni nuovi brani che mi dicono hanno inserito nel loro repertorio. La formazione è la solita, Mark II, da concerto: con Fab Fargo (voce e chitarra) una band composta da Nik Taccori alla batteria  e percussioni, Paolo Legramandi al basso, Chris Lavoro ed Ermanno Fabbri alle chitarre, Davide “Dave” Rossi alle tastiere e la partecipazione di Debora Cesti alla voce. La musica è la solita, se vi piacciono Springsteen, Mellencamp, Petty e un po’ di sano blue-eyed soul, se amate i Beatles e il rock di buona qualità qui c’è da divertirsi. Presumo che al concerto troverete anche il loro CD, se già non lo possedete, oppure potete scaricarlo dalle solite piattaforme.

Quindi vi direi di non mancare!

Bruno Conti

Come Avrebbe Detto Paul: The Continuing Story Of Fab And Max! Psychic Twins – A Small World In Black And White

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Psychic Twins – A Small World In Black And White – Greywolf Records Inc.

In leggero ritardo sulle premesse (e sulle promesse) ecco il secondo album dei Psychic Twins, “promettente” band milanese di rock in tutte le sue declinazioni e clienti abituali del Blog. Prima di addentrarci nei dettagli e nei contenuti spiego ai due o tre(mila) che non  l’avranno capito il titolo del post: si tratta ovviamente di un doppio omaggio ai Beatles, Fab che sta anche per Fabrizio e la prima parte da una dotta citazione dal White Album (The Continuing Story Of Bungalow Bill, ricordate?). Eh sì, perché la storia continua, dopo Crossings, pubblicato circa un annetto e mezzo fa (anche meno, visto che ha avuto “varie uscite” in epoche diverse) e di cui avete letto più volte in queste pagine virtuali http://discoclub.myblog.it/2013/06/19/quello-bravo-e-in-mezzo-nella-foto-ma-anche-gli-altri-non-so/, e l’EP a tiratura limitata “for friends and relatives only” Madd’n’Lucky, che peraltro conteneva quattro brani ora apparsi anche in A Small World…, una serie di concerti preparativi e celebrativi per la nuova uscita con la cosiddetta versione Mark II, touring band degli Psychic Twins, ovvero, citiamoli, perché lo meritano e sono bravi, garantisco, li ho visti dal vivo più volte: Fab(rizio) Friggione, voce e chitarra, Nik Taccori, alla batteria e percussioni, Cesare Nolli, al basso, Chris Lavoro, alla chitarra, Ermanno Fabbri alla chitarra, Davide Dave Rossi, alle tastiere e  Debora Cesti, voce, più Jack Jaselli, alla voce e Michele Castellana al basso, nonché ingegnere del suono e factotum alla produzione, con Fabrizio, del nuovo album.

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Dal vivo, come appena detto, sono molto bravi e grintosi e le cover che eseguono sono anche esplicative delle influenze che si agitano nella loro musica: due pezzi dei Beatles, Day Tripper Oh Darling https://www.youtube.com/watch?v=fZSJ7p-mx3o , a conferma di una passione smisurata per i Fab Four, soprattutto da parte di Fabrizio, ma anche due brani di Tom Petty, Mary Jane’s Last Dance e You Wreck Me, una Call Me The Breeze, scritta da JJ Cale, ma ostinamente riportata nella versione di John Mayer (Fabrizio, la versione più famosa è quella dei Lynyrd Skynyrd!) e naturalmente il Boss, ritratto con loro sulla copertina del primo album, con una Dancing In The Dark  decisamente ad alta densità chitarristica https://www.youtube.com/watch?v=8lH1xTGQwRY . E poi ci sono le loro canzoni, quelle firmate Fabrizio Friggione, musica e Massimo Monti, testi, e anche eminenza grigia (credo come la volpe dell’etichetta discografica) alle spalle di tutta l’operazione, in qualità di produttore esecutivo. E poi naturalmente le canzoni del nuovo album, con tutte le fonti di ispirazione citate, ma anche molta farina del sacco di chi le ha scritte, e dei musicisti che hanno suonato nell’album, fanno sì che il CD sia assolutamente e decisamente godibile, in quel suo situarsi all’incrocio (At The Crossroads) tra rock e pop, con alcune stradine di campagna che convergono in quella principale. Un capolavoro? Ovviamente sì! Scherzo, ma degno di confrontarsi con molta produzione che arriva dai due lati dell’oceano, questo si può dire, senza timori di piaggeria o paraculaggine. Ascoltatelo e mi darete ragione, si trova sulle varie piattaforme digitali, ma non ancora, a parte ai loro concerti, nel formato fisico. Insomma è un classico caso del disco che c’è ma non si trova.

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Veniamo alle undici canzoni contenute nel disco, eseguite dalla recording band, Mark I, che coincide in alcuni elementi con quella dei concerti, ma si avvale anche di altri validi musicisti. Direi, senza ricorrere ad auliche visioni o alla ricerca di reconditi significati, che siamo dalle parti del classico “It’s only rock’n’roll but we like it!”, né più, né meno. Il brano di apertura Even If You Don’t Care è un perfetto esempio di quanto appena detto: melodia solare, ritmo sostenuto, chitarre spiegate, la bella voce di Fabrizio Friggione in primo piano, tutta la band in tiro, con il basso di Paolo Legramandi e la batteria di Nik Taccori a disegnare precisi disegni ritmici, l’organo di Rossi che aggiunge le giuste coloriture al sound, impreziosito dai precisi interventi della solista di Fabrizio, che è un ottimo chitarrrista elettrico anche se dal vivo se limita a suonare solo una acustica di supporto. In The Desert Of My Brain con l’aggiunta di una pimpante tromba, courtesy of Daniele Moretto, ha una atmosfera tra il tex-mex e il gitano spagnoleggiante, una variazione sul classico tema tra rock e melodia dei soliti Psychic Twins.

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Deliziosa Brothers And Sisters, introdotta da un delicato arpeggio dell’acustica, seguito dal preciso lavoro di raccordo della solista, dal sound alla Booker T dell’organo di Davide Rossi che si produce anche in un assolo che profuma di soul; non mancano una “fischiettata” di Fabrizio e la seconda voce insinuante e sexy di, per dirla alla De Gregori, Debora “Belli Capelli” Cesti, o “Sister Black Hair”, se preferite gli America, per la fluente capigliatura nera, che si miscela perfettamente con quella di Fabrizio, mentre del basso rotondo di Castellana si evidenzia anche lo scorrere delle mani sul manico dello strumento (privilegi dell’ingegnere del suono). Il soul, se preferite il “blue-eyed soul”, quello seventies di matrice bianca, è protagonista di Small World, tromba e sax si aggiungono, pure un bel piano elettrico, il dancing bass di Legramandi e un assolo di chitarra stereo a cura di Max Elli, “lavoratissima” e spezzata nei due canali dello stereo; a completare lo spettro sonoro, Jack Jaselli canta la seconda parte del brano, aggiungendo poi le sue armonie vocali a quelle della Cesti e di Friggione per il resto della canzone. Tonight And Forever è la più springsteeniana del lotto, introdotta dal classico oh-oh-oh che la rende subito immediata e coinvolgente, ha un ritornello che ti fa venire di cantarla a squarciagola, come nelle migliori canzoni del boss, chitarre tintinnanti, pianini insinuanti, coretti molto piacevoli, per un brano che potrebbe essere un singolo potenziale se le radio trasmettessero ancora della buona musica, ci accontentiamo del video, diretto dal marito della figlia di Massimo Monti, così rimane tutto in famiglia e si risparmia (forse) https://www.youtube.com/watch?v=RSv8SU9Xkxw

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End Of September ha un taglio più riflessivo, una slide sullo sfondo, un paio di brevi interventi di chitarra acustica, sono i tratti distintivi di un brano che ci lascia apprezzare ancora una volta la voce evocativa di Mr. Friggione. Un tappeto di percussioni introduce No Man’s Land – ero già pronto all’ingresso di Keith Richards e Charlie Watts ma non arrivano – in effetti ricorda molto l’intro di Sympathy For The Devilma poi il brano rimane un acquerello prettamente acustico, con qualche reminiscenza brasilianeggiante nelle armonie vocali della Cesti e i “soliti” tocchi di colore aggiunti dalle tastiere. Wonderland è l’altro pezzo forte rock della raccolta, un bel brano in crescendo, parte piano, ma poi entrano man mano un mare di chitarre, suonate dallo stesso Fabri e da Max Elli , il ritmo si fa incalzante, rallenta e riparte in una mini jam strumentale, molto bella, che lo conclude. At The Crossroads è il terzo brano che era già presente nell’EP, anche questo dal sound molto americano, maturo, che non sfigurerebbe con molta produzione internazionale, ricco e curato negli arrangiamenti, il tocco del wah-wah è quel piccolo segno di genialità che separa una buona canzone da una normale, non male il finale con il vibrato della chitarra che si sovrappone al wah-wah e sfocia in un bel assolo di Gian Marco De Feo, brano ricco mi ci ficco. Sometimes You Do It Right è il brano che Massimo Monti ha dedicato alla figlia, penso Maddy per gli amici, una dolce ballata mid-termpo anche questa già presente nell’EP, ma che non per questo si apprezza meno, musicalmente mi pare di cogliere elementi da entrambi i lati dell’oceano, le melodie dei Beatles e il rock di Springsteen, Petty e chi volete voi. A concludere il tutto Burn Like Fire, una sorta di moderna ninna nanna in solitaria, pochi tocchi di chitarra e tastiere e la voce di Fabrizio Fargo Friggione sovrincisa varie volte per creare un suggestivo effetto.

Forse l’ho detto anche altre volte, ma, come è noto, repetita iuvant, non sembra neanche un CD prodotto in Italia, ed è inteso ovviamente come un complimento, un altro lampante caso di “italiani per caso”, un bel disco di rock (e pop), su cui potreste fare un pensierino.

Bruno Conti

E Quindi Ci Siamo, Album # 2, Ma Prima Concerto! Psychic Twins – A Small World In Black And White

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In qualità di loro sostenitore e tenutario di Blog mi permetto di ricordarvi che domani sera, 20 Maggio, ore 21.30, alla Salumeria della Musica, Via Pasinetti 4, in quel di Milano, ingresso euro 10, concerto degli Psychic Twins per la presentazione del nuovo album A Small World In Black And White, opera seconda del duo, Fabrizio Friggione musica e Massimo Monti testi. Se volete ascoltare della buona musica rock non mancate! Sul palco con questa formazione:

Fab Friggione, voce e chitarra, Nik Taccori, alle percussioni, Cesare Nolli, al basso, Chris Lavoro, alla chitarra, Ermanno Fabbri alla chitarra, Davide Dave Rossi, alla tastiera e  Debora Cesti, voce.

Se vi piace il rock anglo-italo-americano non mancate, questo è quello vecchio http://discoclub.myblog.it/2013/06/19/quello-bravo-e-in-mezzo-nella-foto-ma-anche-gli-altri-non-so/, su quello nuovo vi riferirò non appena sentito il CD. I brani nuovi sentiti in concerto mi paiono molto buoni, questa è una piccola anteprima video https://www.youtube.com/watch?v=BIiORToBC7I e questa del concerto https://www.youtube.com/watch?v=fruKACTfYmQ.

Mi raccomando, per loro, sono bravi, intervenite numerosi, se potete ovviamente, ma potete…

Bruno Conti

Reload & Replay Part II: Quello “Bravo” E’ Sempre In Mezzo Nella Foto, Ma Anche Gli Altri Non Sono Male! E Ora Potete Trovare Anche Il Loro CD E Pure Il Video, La Saga Continua! Psychic Twins – Crossings

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*NDB Bis George Lucas con la sua saga di Guerre Stellari “ci fa una pippa”, ormai questo Post ( e il suo titolo) stanno assumendo dimensioni pantagrueliche a furia di aggiornamenti (ma è il bello della rete e dei Blog, mai statici, sempre in rinnovamento, si è allargata pure la foto di copertina), ora è arrivato anche il momento del video ufficiale di Two Sides, forse (ma forse) la canzone più bella del disco. Il filmato è “lieve”, autoironico e veritiero, per quello che posso conoscere Max e Fab, M&F (non la rivista, per quanto…),ovvero i Psychic Twins. The world domination continues, il mese prossimo dovrebbe uscire (spero) anche una versione light di questa recensione sul Buscadero. Sono Evaristo scusate se insisto, ma il disco è molto piacevole, si potrebbe anche comprare. Vai con il video…

 *NDB. Quando il 23 febbraio pubblicavo questo Post l’album non aveva ancora un CD fisico disponibile, ora tramite la distribuzione IRD lo potrete trovare anche nei negozi (quelli che resistono ancora). Il mio giudizio ovviamente è rimasto lo stesso e lo potete (ri)leggere qui sotto, senza la parte sulla distribuzione discografica, ora superata! Ho anche aggiunto il nuovo video Unplugged registrato a Panorama.it e alcuni ulteriori video apparsi in rete nel frattempo con brani dell’album.

Bruno Conti

 

Psychic Twins – Crossings – Greywolf Records Inc. – Download iTunes – CD Distr. IRD

La tradizione di ritrarre l’artista sulla copertina del suo album, con dischi di altri in vista, risale alla notte dei tempi, un caso classico è Bringing It All Back Home di Dylan. Nel loro piccolo anche i due Psychic Twins (italianissimi, nonostante il nome e credo nulla a che vedere con le due gemelle americane che previdero l’attacco alle torri gemelle) hanno pensato bene di farsi ritrarre sulla copertina del loro disco d’esordio Crossings, mentre brandiscono (immagino con rispetto e devozione) la copertina interna del vinile di Born To Run di quel signore del New Jersey di cui al momento mi sfugge il nome, ma che qualche influenza sulla loro musica ce l’avrà pure se si trova lì!

Prima di iniziare mi scuso con loro per il ritardo con cui parlo del disco, che mi era stato recapitato già da alcune settimane (comunque “better late than never, come si dice), ma essendo sempre in ritardo perenne e con pigne di dischi da recensire sul tavolo e vicino all’impianto, oggi accantono gli ultimi di Eric Burdon e Boz Scaggs, due “giovani” promesse, e mi occupo di questo CD. Ovviamente la musica è quella giusta per il Blog, ma se le loro influenze fossero state Toto Cutugno, gli Abba o i Duran Duran, non so se ne avrai parlato con la giusta dose di entusiasmo, però visto che le coordinate musicali sono altre, direi chiaramente anglo-americane e giustamente “classiche”, niente nuove tendenze, quelle le lasciamo a Sanremo. La prima cosa, a colpo d’occhio, prima dell’ascolto, che colpisce il vecchio frequentatore di dischi (inteso in senso lato), scorrendo le note, è che nell’album ci sono due di tutto: due loro, Massimo Monti, il paroliere e Fabrizio “Fab” Friggione, il cantante, autore e chitarrista, non come Lennon/McCartney o Jagger/Richards, ma più come Elton John/Bernie Taupin o Jerry Garcia/Robert Hunter, per volare subito bassi (ma esageriamo, tanto non costa nulla sognare), nel senso che l’autore dei testi fa solo quello, non partecipa alla fase musicale. E poi due vocalist, due bassisti, due chitarristi, due batteristi, due tastieristi, mai utilizzati contemporaneamente, ma a testimoniare la professionalità del prodotto, ruotati a seconda del brano. 

Non vi parlo della storia dei musicisti coinvolti e della genesi dei brani perché non la conosco, ma visto che le orecchie per ascoltare ce le ho, e anche allenate da svariati anni di frequentazione della buona musica rock, vi dico subito che il disco mi piace: otto brani, quasi 35 minuti di musica, molto derivativa indubbiamente, machissenefrega, di buona qualità, prodotta con passione e la giusta dose di gusto, niente esperimenti futuribili ma solo del buon vecchio sano rock. L’aria che si respira nel brano di apertura, The Two Sides (on the wrong side of the railroad tracks) è quella delle spiagge e dei bar del New Jersey, ma anche, volendo, della pianura padana dove gli epigoni di Springsteen (e diciamolo!) sono numerosi ed agguerriti, a partire da Graziano Romani, ex leader dei Rocking Chairs, la cui voce roca e vissuta mi sembra abbia qualche punto in comune con quella di Friggione, e anche la profusione di chitarre e tastiere e sane atmosfere blue collar, sono un giusto auspicio per la partenza del disco.

Che poi si sposta su sonorità che possono ricordare il primo Joe Cocker, quello delle cavalcate in compagnia di Leon Russell o Chris Stainton, ben rappresentati dal piano dal bravo Enrico Ghezzi, nella sua unica presenza nella vigorosa Pain straight no ice con profumi errebì misti a rock. Più rock’n’roll selvaggio nella scatenata Lock me In che fonde il classico pianino R&R di Stefano Ivan Scarascia con la chitarra in overdrive di Friggione, corettini vagamente beatlesiani completano l’impressione, già sentito certo, anche mille volte, ma quando c’è passione è sempre un piacere. Un paio di chitarre acustiche e un organo hammond per un intermezzo acustico Drops Of Time, piacevole ma non memorabile, forse un po’ incompiuto.

Per l’accoppiata più bluesy di A Long Way From Myself e Cuda ’71 (una canzone scritta dal punto di vista di una automobile è quasi più “perversa” dei brani di Bruce dedicati a vecchi modelli anni ’70, qui starebbe per Plymouth Barracuda) scende in pista un altro cantante, Jack Jaselli (ma le coordinate vocali sono più o meno quelle), e nel primo dei due brani c’è anche un violino svolazzante affidato a Andrea Aloisi che rimescola un po’ le carte del suono del disco, anche se la slide tagliente del secondo brano e la citazione nel testo di Elvis e Bruce (ma chi saranno?) indicano sempre una corretta scelta musicale. More weight to the lid, con una forte urgenza ritmica e la voce leggermente e volutamente “trattata” di Friggione, ci ricorda che il cuore della musica batte sempre al giusto ritmo, quello del rock delle radici per poi stemperarsi nell’altra oasi acustica del disco, una Without You, solo voce e chitarra acustica, con una voce femminile di supporto, Chiara Vergati, un piccolo intramuscolo di dolcezza, forse da sviluppare più compiutamente in futuro, anche se l’intreccio delle due voci è interessante.

Un disco che forse non salverà il mondo e neppure l’industria discografica, ma una piacevole mezz’oretta di ascolto è garantita assolutamente.

Bruno Conti