Cantautrice Di “Culto” E Di Sostanza! Chris Pureka – Back In The Ring

chris pureka back in the ring

Chris Pureka – Back In The Ring – Sad Rabbit Records 

Anche Chris Pureka a livello discografico era ferma da parecchi anni: l’ultimo album (a parte un Live autogestito pubblicato nel 2012 e l’EP Chimera II dell’anno successivo) risale al 2010, How I Learned To Sing In The Dark, che a detta di molti era il suo migliore in assoluto http://discoclub.myblog.it/2010/11/01/tutto-vero-quello-che-si-dice-su-di-lei-chris-pureka-how-i-l/ . Proprio in quegli anni la Pureka si era trasferita a vivere a Portland, Oregon, dove aveva iniziato a scrivere le prime canzoni che poi avrebbero fatto parte del suo album successivo, tra cui la title-track Back In The Ring, che raccontava di conflitti, periodi bui e fine di relazioni, anche se col tempo gli angoli si sono smussati. Poi però nel panorama musicale attuale bisogna trovare i fondi per incidere gli album e anche Chris si è rivolta al sistema del crowdfunding attraverso Pledge Music per finanziare il nuovo album e grazie ai suoi fans ha potuto registrare quello che a chi scrive sembra un album molto interessante, autoprodotto da lei stessa La Pureka in passato è stata accostata, musicalmente, a gente come Patty Griffin, Neko Case, Dar Williams, i Cowboy Junkies (comunque tutte più brave, per essere onesti fino in fondo) quindi non solo una semplice folksinger acustica, ma una cantautrice dagli arrangiamenti ricchi e complessi, con una bella voce in grado di fare vivere le sue storie attraverso una musica molto raffinata ed intrigante, che la aveva fatta molto amare dallo scomparso promoter italiano Carlo Carlini.

Direi che questo album conferma quelle impressioni, dalla risonante chitarra elettrica che si schiude nelle prime note di Back In The Ring (la canzone) si capisce che ancora una volta siamo a bordo per un viaggio sonoro, dove le storie cupe e frammentate si accompagnano ad un tessuto sonoro ricco e sfaccettato, la voce avvolta in una leggera eco che la moltiplica, ma sempre con questa aria di vulnerabilità pur nel sicuro timbro sonoro della nostra amica. Le canzoni sono scritte quasi tutte attorno al suono di una chitarra elettrica, discreta ma quasi sempre presente, un po’ come è stato anche in tempi recenti per Laura Marling, lo strumento non prevarica mai il suono, ma è comunque una delle costanti dei brani, con tocchi di tastiere, una sezione ritmica discreta, comunque ben evidente, volendo c’è qualche similitudine con le band o i solisti che vengono dalla scena di Portland, penso a Laura Veirs o alle cose più quiete dei Decemberists, oltre naturalmente ai nomi citati prima: Holy è una folk song arricchita da una melodia melanconica, con un ritornello che si può persino canticchiare, in modo sommesso e la presenza dell’unico nome “celebre” Gregory Alan Isakov, alle armonie vocali https://www.youtube.com/watch?v=Vi-NpKTbSG4 , Betting On The Races è addirittura l’idea di una canzone pop nelle intenzioni della Pureka, un brano gentile me coinvolgente che può ricordare certe cose meno mainstream di Brandi Carlile (con cui condivide l’orientamento sessuale, anche se non è importante nell’ambito musicale).

Silent Movie ha un’urgenza elettrica, con le chitarre ben delineate e la voce più in primo piano che nel passato, per un sound quasi indie-rock, mentre Blind Man’s Waltz, fin dal titolo, potrebbe essere una canzone à la Cowboy Junkies, con le sue atmosfere sospese, la voce che si impenna leggermente ma poi rientra nel corpo della canzone, anche se l’approccio vocale è meno “sussurrato” rispetto a quello di Margo Timmins. Bell Jar ritorna all’approccio acustico e folk dei primi album, almeno nella parte iniziale, poi entrano una elettrica, la sezione ritmica e un violino lancinante (Max Voltage) e la canzone prende corpo, con Crossfire (The Matador) di nuovo sofferta e più ricca di grinta, che si avvolge intorno all’interpretazione vocale della Pureka, molto partecipe e intensa. Tinder, più oscura e misteriosa è forse la più folk del lotto, indie-folk ok, ma pur sempre prettamente acustica, ed anche Cabin Fever mi sembra si possa avvicinare di nuovo alla Brandi Carlile più intimista e raffinata. Pure in Midwest ricorre questo approccio del piano/forte, tipico della musica indie, con la musica che sale improvvisamente e poi si quieta, con picchi e valli continui che si alternano spesso, come è caratteristica comune anche nel resto dell’album, tra violini, chitarre acustiche, forse un cello o una viola (Nathan Crockett) che rivestono la voce della Pureka. A concludere il tutto Crossfire II (The Dirge), brano che , come altri, potrebbe avere punti di contatto anche con la musica e la vocalità di Sinead O’Connor, quella meno trasgressiva e più strutturata. Una buona prova per Chris Pureka che si conferma cantautrice di “culto” e sostanza, da tenere d’occhio e a portata di orecchio.

Bruno Conti

Ancora Irlandesi. Che Serate, Con Amici Vecchi E Nuovi! Paul Brady – The Vicar St. Sessions Vol. 1 (With Mark Knopfler, Van Morrison, Sinead O’Connor, Bonnie Raitt, Mary Black, Maura O’Connell, Moya Brennan, Ecc.)

paul brady vicar st, sessions vol.1

Paul Brady – The Vicar St. Sessions Vol. 1 – Proper Records  

Ci sono i misteri di “Fatima”, e anche i misteri delle industrie discografiche. Quattordici anni fa il cantante irlandese Paul Brady (mi ero già occupato di lui in occasione dell’ultimo Dancer In The Fire, una doppia antologia http://discoclub.myblog.it/2012/05/28/uno-degli-ultimi-bardi-irlandesi-p/), ha suonato per 23 serate consecutive al leggendario Vicar Steet Bar % Club di Dublino ( dove lo scorso anno ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto di Christy Moore), con la presenza di numerosi ospiti e amici che ogni sera si alternavano sul palco a cantare con Paul brani del loro repertorio. Ora, una prima selezione di queste canzoni registrate in quel “tour de force” musicale prendono forma, e vengono raggruppate, in questo The Vicar St. Sessions Vol.1 (con la promessa di ulteriori volumi a seguire), dove Brady, anche alla chitarra, sale sul palco del magico locale dublinese accompagnato dalla sua meravigliosa band, composta dal polistrumentista Steve Fletcher alle tastiere, percussioni, basso e voce, Jennifer Maidman alle chitarre acustiche e elettriche, Liam Genockey alla batteria e la brava Leslie Dowdall alla percussioni e armonie vocali, per un “set” virtuale composto da tredici brani (di cui 9 sono “covers”) che danno vita ad un concerto coinvolgente.

Come consuetudine Paul inizia i suoi concerti con I Want You To Want Me (la trovate in Spirits Colliding (95), eseguita, come al solito, al livello di gente come Richard Thompson e John Martyn, per poi far salire sul palco Mark Knopfler per Baloney Again (pescata da Sailing To Philadelphia) con la suo inconfondibile voce e tocco di chitarra, andando poi a ripescare un vecchio brano come The Soul Commotion da Primitive Dance (87) e una sempre commovente Believe In Me tratta da Oh What A World (00), qui riproposta in stile à la Van Morrison, per poi lasciare il palco al duo Gavin Friday e Maurice Seltzer che trasformano la sua bellissima Nobody Knows in un brano crepuscolare che viaggia dalle parti di Lou Reed o Nick Cave, la splendida voce a “cappella” di Sinead O’Connor in In This Heart, e un Van Morrison accolto calorosamente dal pubblico, che canta in duetto con Paul la sua celeberrima Irish Heartbeat (dall’album con i Chieftains), dove il buon Van mi sembra meno svogliato di alcune altre occasioni https://www.youtube.com/watch?v=kbfjVwKxkB4 , anzi, in gran forma!

Si riparte con la classe cristallina di Bonnie Raitt che omaggia Paul con un duetto in Not The Only One (da un album straordinario come Full Moon (86), dove si trovano altre “perle” come Helpless Heart e Steel Claw (portata al successo da Tina Turner), passando poi a Curtis Stigers che presenta la sua Don’t Goi Far (scritta con la brava Beth Nielsen Chapman), il pop melodico (senza fare troppi danni) di Ronan Keating in The Long Goodbye (sempre da Oh What A World), il toccante racconto di un’altra grande artista irlandese Eleanor McEvoy Last Seen October 9th (in memoria di una ragazza scomparsa), il ritorno della Raitt sempre in coppia con Brady nella bluesy The World Is What You Make (da The Paul Brady Songbook (02), andando poi a chiudere il concerto con una stratosferica versione di Forever Young di Dylan, cantata da Paul con un trio di meravigliose voci femminili irlandesi come Mary Black, Maura O’Connell e Moya Brennan dei Clannad (tanto per fare un paragone noi abbiamo avuto e possiamo proporre il Trio Lescano!). Giù il sipario. Per Il momento!

Pur non avendo mai raggiunto le vette della popolarità di altri artisti, Irlanda esclusa (nonostante 16 album al suo attivo e diverse collaborazioni), le sue canzoni godono di grande prestigio, e sono state cantate da una vasta gamma di artisti nel corso degli ultimi quattro decenni, tra cui ricordo Mark Knopfler, Eric Clapton, Joe Cocker, Carole King, Bonnie Raitt, Tina Turner, Mary Black, Maura O’Connell, Trisha Yearwood e molti altri che hanno incluso sue composizioni nel proprio repertorio. Ci sono grande speranze che queste Vicar Street Sessions ottengano il riconoscimento che meritano (certificato dai 17.000 biglietti venduti ai tempi per tutte le serate della serie), e facciano scoprire finalmente, a chi non lo conosce, uno degli artisti più apprezzati e di successo della Emerald Island, un autore dal talento eccezionale che nelle sue esibizioni dal vivo (sia da solo come con la band al completo), trasmette allo spettatore la sensazione di partecipare ad una serata affascinante!

Tino Montanari

Novità Di Agosto, Parte II. Lucero, Mirel Wagner, Sinead O’Connor, Charlie Simpson, Mike Zito, Dan Michaelson, Brian Setzer

lucero live from atlanta

Proseguiamo con la disamina delle uscite del periodo, queste sono, più o meno, le uscite, di questa settimana, tra il 12 e il 13 agosto. Partiamo con il doppio CD dei Lucero Live From Atlanta https://www.youtube.com/watch?v=MDQ7DKB6-kE , questi sono i brani:

Disc 1:
01. I Can Get Us Out Of Here
02. On My Way Downtown
03. Nights Like These
04. Sounds Of The City
05. I’ll Just Fall  https://www.youtube.com/watch?v=0tSWpOSbY-M
06. Union Pacific Line
07. Sweet Little Thing
08. Slow Dancing
09. Women & Work
10. Raising Hell
11. Texas & Tennessee
12. Breathless Love
13. Goodbye Again
14. Juniper
15. Tonight Ain’t Gonna Be Good
16. My Best Girl

Disc 2:
01. Like Lightning
02. Summer Song
03. It Gets The Worst At Night
04. That Much Further West
05. Mom
06. The War
07. All Sewn Up
08. What Else Would You Have Me Be?
09. Tears Don’t Matter Much
10. Drink Till We’re Gone
11. Rick’s Boogie
12. Bastard’s Lullaby
13. It May Be Too Late
14. A Dangerous Thing
15. The Last Song
16. Fistful Of Tears

Si tratta del meglio delle registrazioni tratte da tre date, 22-23-24 novembre del 2013, per la band di Ben Nichols, in trasferta da Memphis ad Atlanta per l’occasione, 32 brani registrati con la formazione a sette, con fiati e tastiere, southern-country-punk-rock potremmo definirlo, comunque un gran disco, etichetta Ingrooves/Liberty, c’è anche un quadruplo vinile a tiratura limitata. Nei prossimi giorni recensione completa.

mirel wagner when the cellar

Altro personaggio che mi ha incuriosito: questo When The Cellar Children See The Light Of Day, etichetta Sub Pop, è il secondo album di Mirel Wagner, cantante finlandese (ci tiene a sottolinearlo) ma di chiare origini etiopiche. Una nera munita di solo di una chitarra acustica e di una voce particolare ed affascinante, non potentissima ma ben servita dalla produzione di Vladislav Delay, un “mago” della musica elettronica, che in questo caso si è limitato a dare al suono una vastità e una profondità molto ben calibrate, con voce e chitarra al centro dell’attenzione. La curiosità deriva dal fatto che Mojo ha assegnato al disco ben cinque stellette, il massimo (intitolando la recensione “Dead dead good, volendo intendere sia la qualità dei contenuti che i testi, molto bui e negativi, dove alla fine, se ci fate caso, tutti muoiono) ma in generale riviste e siti sono state molte generosi, diciamo che mediamente il voto sta tra l’otto e il dieci, presentata come una sorta di ibrido, di discendente indiretto di Robert Johnson e Billie Holiday, magari esagerando, come al solito, ma non voglio sottostimare la bravura di questa venticinquenne di Helsinki https://www.youtube.com/watch?v=b9cmrU7xH5M . Lo stile, tra folk e blues, ma anche con echi acustici della musica “buia”, da murder ballads, di Nick Cave Pj Harvey, di tanto in tanto si aggancia anche alle sonorità di Laura Marling o della prima Tracy Chapman, mentre la voce potrebbe avvicinarsi ad una Hope Sandoval in trip acustico. Craig Armstrong aggiunge qualche tocco di colore, una chitarra elettrica qui, un cello, un piano, ma gli strumenti sono appena accennati e non distolgono dall’intensità della musica https://www.youtube.com/watch?v=l9i0hDNBdZM . Per il momento interessante, anche di più, poi, tempo permettendo, vedrò cosa mi consiglia un ascolto più approfondito. Brava, in ogni caso.

sinead o'connor i'm not bossy

Cè chi arriva e chi rtiorna, come Sinead O’Connor, che si presenta con una nuova etichetta, la Nettwerk, ed un nuovo album, I’m Not Bossy, I’m The Boss, che la riporta, secondo la critica, parzialmente, agli “splendori” dei primi dischi, soprattutto per Uncut, altri sono stai meno gentili. Una O’Connor vamp e con parrucca nera, in versione sexy (anche se ultimamente era apparsa alquanto appesantita a livello fisico): però il disco avrebbe dovuto uscire con il titolo di The Vishnu Room, con un’altra copertina, anzi la sua nuova etichetta, con grande gioia, immagino, ha dovuto ritirare il CD già pronto per la distribuzione e sostituirlo con quello con la nuova copertina.

sinead o'connor the vishnu room

Il risultato è un disco piacevole (non sono mai stato un grandissimo fan, a parte i primi due album e qualche deriva folk-celtica-spirituale nel corso degli anni), anche commerciale, dal sound “rock” https://www.youtube.com/watch?v=jMzY_KQIKjU , con The Vishnu Room, la canzone, più raccolta https://www.youtube.com/watch?v=NN8ChuvHoeo  e James Brown, in coppia con Seun Kuti, la più strana, una sorta di funk-soul inconsueto per la cantante irlandese, Harbour la più vicina alle vecchie sonorità https://www.youtube.com/watch?v=oKNelucDNjI . Ovviamente non manca le versione Deluxe con tre tracce extra.

charlie simpson long road home

Charlie Simpson è un musicista inglese di 29 anni, con già alle spalle una lunga carriera, otto album (ed alcuni EP) pubblicati finora: tre con i Busted, compreso un live, per il gruppo pop-punk, poi con i Fightstar, gruppo più rock con venature hard, molto amato dalla rivista Kerrang, ne ha pubblicati altri quattro. Infine nel 2010 il gruppo è entrato in una fase di pausa, che dura tuttora, per permettere a Simpson una carriera solista, prima con un EP e poi con un album Young Pilgrim nel 2011. Devo ammettere che quel poco che avevo sentito della musica del nostro amico non mi aveva mai particolarmente allettato, ma questo nuovo Long Road Home,pubblicato dalla Nusic Sounds ai primi di agosto, con la produzione di Steve Osborne (giro U2/Placebo), mi sembra più interessante https://www.youtube.com/watch?v=w1rtm4fK6QI . Influenzato da un lungo tour americano dello scorso anno, questo disco esplora un suono indie-folk più da cantautore https://www.youtube.com/watch?v=mHr6vwnfQB0 , comunque entrando direttamente al quarto posto delle classifiche inglesi (già frequentate con i dischi precedenti), con un sound dove piano e chitarre acustiche ed elettriche permettono alla voce gradevole di Simpson, spesso rinforzata da quella dei suoi musicisti (per creare un effetto corale), di emergere https://www.youtube.com/watch?v=mfzR9HeoCJI . Niente di trascendentale, ma del piacevole pop-rock di stampo britannico con influenze americane.

dan michaelson distance

Di Dan Michaelson (ex leader degli Absentee) e dei suoi Coastguards mi ero già occupato sul Blog qualche tempo fa (qui se volete leggere http://discoclub.myblog.it/2010/11/25/temp-de032d2d808c33dbe94d498cb5b1496e/), tralasciando però di segnalare i due dischi successivi del 2011 e 2013, peraltro sempre buoni: la settimana prossima, il 18 agosto, per la piccola etichetta londinese The state51 Conspiracy, esce il nuovo album, Distance, come i due precedenti https://www.youtube.com/watch?v=3JJy8_xfIGg , 8 brani, poco più di 30 minuti di musica, mentre Shakes era un po più lungo. Ma al di là della durata, la qualità rimane sempre elevata, questo stile minimale dominato dalla voce di Michaelson, sempre in primo piano, con uno sfondo di chitarre, tastiere e una sezione ritmica presente ma discreta, che raramente accelera i tempi https://www.youtube.com/watch?v=1-UYb5hRY9M . Se vi piacciono Bill Callahan, o dei Red House Painters meno narcotici, siamo da quelle parti, musicalmente parlando, canzoni per piccoli piaceri da distillare.

mike zito songs from the road cd dvd

Mike Zito, l’ottimo chitarrista e cantante texano, alterna la sua attività tra i Royal Southern Brotherhood ( http://discoclub.myblog.it/2014/07/20/capitolo-secondo-piu-o-meno-royal-southern-brotherhood-heartsoulblood/) e la carriera solista ( http://discoclub.myblog.it/2013/06/15/girovagando-per-il-sud-degli-states-mike-zito-gone-to-texas/). Ora, come di consueto per la Ruf Records, esce questo Songs From The Road, di nuovo nella formula CD+DVD, che lo ritrae con i suoi The Wheel in un concerto registrato al Dosey Doe in The Woodlands, Texas il 10 gennaio di quest’anno, alle prese con il solito repertorio fatto di rock, blues, southern, soul, con ampio spazio per la chitarra e con la voce maschia e potente spesso in evidenza https://www.youtube.com/watch?v=JKVY-VzOXNA . Questo il repertorio:

  1. Dont’ Break A Leg
  2. Greyhound
  3. I Never Knew A Hurricane
  4. Hell On Me
  5. Pearl River
  6. Dirty Blonde
  7. One Step At A Time
  8. Subtraction Blues
  9. Judgment Day
  10. Gone To Texas
  11. Let Your Light Shine On Me
  12. Natural Born Lover

Il DVD ha un paio di brani in più e sei canzoni diverse rispetto al CD, quindi repertorio ricco mi ci ficco! Presumo che se ne parlerà più diffusamente in futuro, per il momento https://www.youtube.com/watch?v=QXBkrDhTlDM

brian setzer rockabilly riot

Già dal titolo, Rockabilly Riot, questo nuovo album segna il ritorno totale al vecchio amore musicale di Brian Setzer, praticato a fondo, ad inizio carriera, con gli Stray Cats, mai dimenticato, ma “tradito” con lo swing, il blues, il country e il rock, anche dei dischi strumentali, nella sua lunga carriera da solista e con la Brian Setzer Orchestra. Se proprio vogliamo essere sinceri è già la terza volta che Brian Setzer intitola un suo disco “Rockabilly Riot”, la prima volta era un tributo alla Sun Records, la seconda volta per il Live dello scorso anno, tutti sulla sua etichetta Surfdog Records, come questo https://www.youtube.com/watch?v=Zbmi6iEi7yc , che porta il sottotitolo All Original, per non confonderlo con gli altri e anche per segnalare che si tratta solo di materiale originale, solo canzoni scritte da Setzer, niente cover questa volta, ma la grinta e il tiro sono quelli giusti, uno dei suoi migliori dischi da molto tempo a questa parte https://www.youtube.com/watch?v=xQaSBw_LEtM .

Fine della parte II, non escludo una quarta puntata vista la notevole mole di dischi interessanti usciti nel periodo, e anche di prossima uscita nella seconda parte di Agosto, per non parlare dell’inizio di Settembre, per il momento è tutto, alla prossima!

Bruno Conti

Il Ritorno Della “Bobfest”! Bob Dylan – The 30th Anniversary Concert Celebration Deluxe Edition

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Ventidue anni fa, il 16 ottobre del 1992, si tenne al Madison Square Garden di New York un concerto per festeggiare il 30° Anniversario della carriera di Bob Dylan (nel frattempo gli anni sono diventati 50, e oltre) . Nella sua esuberante felicità Neil Young (chi altri?) lo definì, con un simpatico slogan, coniato al momento, “Bobfest”! L’evento fu mandato in onda in televisione un po’ in tutto il mondo (in Italia da Mediaset, brutalmente tagliato, incompleto e con continui inserti pubblicitari, quindi come al solito) e poi, cinque anni dopo, nel 1997, pubblicato in doppio CD e doppia VHS, non mi sembra ci fosse il vinile, mentre, se non ricordo male, uscì anche la versione Laser Disc. In DVD l’evento, uno dei più bei concerti della storia del rock, sia per lo spessore delle canzoni quanto per i partecipanti, è entrato nella storia anche per il famoso episodio con Sinead O’Connor che, dopo una versione all’impronta di War, fu fischiata in modo “energico” del pubblico, finché non fu costretta ad abbandonare il palco in lacrime, accompagnata da Kris Kristofferson http://www.youtube.com/watch?v=y4fVxcT00Sc .

bob dylan 30th anniversary concert

Stranamente in tutti questi anni non era mai uscita una versione ufficiale del concerto in DVD (né tantomeno in Blu-Ray), anche se versioni bootleg, anche doppie, ne sono circolate molte, con qualità sonora audio e video discreta (vista dal sottoscritto, posso confermare). Ora però la Sony ha recuperato da una emittente giapponese, la NHK, la versione registrata in HD, quindi con telecamere ad alta definizione, che erano presenti all’evento, ma che per le limitazioni della tecnologia di allora non vennero utilizzate. Comunque non aspettatevi la perfezione neppure questa volta: nel comunicato stampa annunciano che la versione di Song For Woody, eseguita da Dylan, non ci sarà per problemi tecnici della chitarra di Bob, mentre il gran finale dove tutti eseguono My Back Pages è stato sistemato con qualche overdub di armonie vocali qui e là.

bob dylan 30th anniversary concert 1997

Dal lato positivo, negli extra del CD, è stata aggiunta la versione di I Believe In You di Sinead O’Connor, registrata durante le prove e prima che il pubblico la “massacrasse”, per avere stracciato la foto del Papa durante la esibizione al Saturday Night Live. Sempre dal soundcheck proviene una versione alternativa di Don’t Think Twice, It’s Alright eseguita da Eric Clapton, in quell’occasione veramente in serata di grazia, raramente mi era capitato di sentirlo cantare e, soprattutto, suonare la chitarra in un modo così “divino” (alla fine della sua esibizione ricordo una sorta di standing ovation della house band sul palco, e c’era gente come Steve Cropper, Booker T, GE Smith, Donald “Duck” Dunn e altri fior di musicisti) http://www.youtube.com/watch?v=FsF3aX0dzV4 . Inoltre il DVD contiene un documentario di 40 minuti che racconta l’evento e il dietro le quinte http://www.youtube.com/watch?v=0AdQ7OiXFcs , oltre a riportare le versioni di Leopard-Skin Pill-box Hat di John Mellencamp, Boots of Spanish Leather di Nancy Griffith con Carolyn Hester e Gotta Serve Somebody di Booker T & The Mg’s, presentati come extra nel DVD, ma che ricordo distintamente di avere visto e sentito all’epoca. Viceversa mi sono accorto (sempre perché lo ricordo) che non c’è traccia, neppure nel comunicato della Sony, della presenza di I Want You di Sophie B. Hawkins (oltre a tutto artista della Columbia) http://www.youtube.com/watch?v=GmL18fJXVU8 .

Comunque queste sono le liste complete dei contenuti del concerto, che uscirà il prossimo 4 marzo, in 2 CD, 2 DVD o Blu-Ray:

“Like A Rolling Stone” – John Mellencamp
“Blowin’ In The Wind” – Stevie Wonder
“Foot of Pride” – Lou Reed
“Masters of War” – Eddie Vedder/Mike McCready
“The Times They Are A-Changin'” – Tracy Chapman
“It Ain’t Me Babe” – June Carter Cash/Johnny Cash
“What Was It You Wanted” – Willie Nelson
“I’ll Be Your Baby Tonight” – Kris Kristofferson
“Highway 61 Revisited” – Johnny Winter
“Seven Days – Ron Wood
“Just Like a Woman” – Richie Havens
“When the Ship Comes In” – The Clancy Brothers and Robbie O’Connell with special guest Tommy Makem
“War” – Sinead O’Connor
“Just Like Tom Thumb’s Blues” – Neil Young
“All Along the Watchtower” – Neil Young
“I Shall be Released” – Chrissie Hynde
“Love Minus Zero, No Limit” – Eric Clapton (Track Only Available on DVD/Blu-Ray Format)
“Don’t Think Twice, It’s Alright” – Eric Clapton
“Emotionally Yours” – The O’Jays
“When I Paint My Masterpiece” – The Band
“You Ain’t Goin’ Nowhere” – Mary Chapin Carpenter/Rosanne Cash/Shawn Colvin
“Absolutely Sweet Marie – George Harrison”
“License to Kill” – Tom Petty & The Heartbreakers
“Rainy Day Women #12 & 35” – Tom Petty & The Heartbreakers
“Mr Tambourine Man” – Roger McGuinn
“It’s Alright, Ma” – Bob Dylan
“My Back Pages” – Bob Dylan/Roger McGuinn/Tom Petty/Neil Young/Eric Clapton/George Harrison
“Knockin’ On Heaven’s Door” – Everyone
“Girl of The North Country” – Bob Dylan

DVD Bonus Tracks:
“Leopard-Skin Pill-box Hat” – John Mellencamp
“Boots of Spanish Leather” – Nanci Griffith with Carolyn Hester
“Gotta Serve Somebody” – Booker T. & the M.G.’s

CD Audio Bonus Tracks:
“I Belive in You” – Sinéad O’Connor  (from soundcheck, previously unreleased)
“Don’t Think Twice, It’s Alright” – Eric Clapton (from soundcheck, previously unreleased)

Non siamo ai livelli qualitativi musicali dei Festival di Woodstock, di Monterey o dell’isola di Wight, ma nettamente superiori a quelli del Live Aid o dei concerti di Amnesty International, direi imperdibile, anche se, come al solito, si ricompra sempre la stessa roba.

Bruno Conti

Novità Di Febbraio Parte III. Nanci Griffith, Tindersticks, Lambchop, Sinead O’Connor, Cranberries, Damien Jurado, Field Music, Kevn Kinney, Eccetera

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 Questa settimana sono in ritardo per l’aggiornamento delle news, pensavo che uscisse poco materiale e invece quando ho controllato la lista ho visto che stanno per essere pubblicati parecchi titoli interessanti, per cui, mentre mi sparo il nuovo Springsteen (di cui avrete letto sui quotidiani, non so, per ora mi riservo il giudizio, anche se l’amore per la sua musica è imperituro e un paio di ballate, Jack Of All Trades in primis, ricordano gli splendori del passato e il suono del disco per la presenza costante del violino ha degli agganci con le Seeger Sessions, pure fisarmonica e fiati fanno sentire la loro presenza, anche se il breve intermezzo rap uhm, non volevo parlarne ma vengo risucchiato dalla passione, basta!), vi aggiorno sulle novità di martedì 21 febbraio.

Partiamo con Nanci Griffith che approda anche lei a casa Proper con questo nuovo Intersection, il 20° della sua carriera, dodici brani di cui 5 cover e sette originali. Registrato come al solito in quel di Nashville, Pete & Maura Kennedy co-producono, suonano e cantano con l’aiuto di Pat McInerney alle percussioni e con alcuni ospiti come Eric Brace e Peter Cooper alle armonie vocali in una ripresa di Just Another Morning Here, tratta da uno dei suoi dischi più belli Late Night Grand Hotel. Richard Bailey degli Steeldrivers al banjo in High On A Mountain Top che è una delle cover, dal repertorio di Loretta Lynn, così come ce n’è una scritta da Blaze Foley, If I Could Only Fly. Mi sembra bello.

Nuova casa discografica per i Tindersticks che approdano alla Lucky Dog/City Slang con questo The Something Rain ma, niente paura, lo stile musicale è sempre quello e Stuart Staples non ha perso l’abitudine di scrivere belle canzoni anche se in effetti il video non è il massimo.

Anche i Lambchop incidono per la City Slang e il nuovo album è un po’ meno Alt Country del solito per la band di Nashville. Comunque questo Mr. M mi piace e la versione con DVD contiene 5 brani registrati dal vivo e una presentazione track by track del disco da parte di Kurt Wagner.

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Il nuovo disco di Sinead O’Connor, il titolo una scioglilingua How About I Be Me And You Be You?, esce con due copertine ( e due date) diverse in Europa e negli Stati Uniti. Etichetta One Little Indian, prodotto dal “solito” John Reynolds, nove canzoni nuove e una cover di Queen Of Denmark di John Grant. Ma allora le piace la buona musica?

Dolores O’Riordan ha deciso di ritornare al vecchio marchio di fabbrica Cranberries che da solo garantisce vendite doppie rispetto ai dischi solisti e a 11 anni dall’ultimo album di studio Wake Up And Smell The Coffee arriva questo Roses, il primo per la Cooking Vinyl, prodotto da Stephen Street, quello di Smiths, Blur e Cranberries appunto. C’è l’immancabile versione Limited doppia (ma al prezzo di uno) con il secondo CD che contiene 16 brani registrati ad un concerto del 2010 a Madrid.

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Plumb dei Field Music, ad essere sinceri, è già uscito la scorsa settimana per la Memphis Industries ma lo avevo “saltato” nelle mie liste. Invece sono andato a sentirlo ed è molto bello, sembrano gli Xtc del periodo d’oro, pop music di quelle con arrangiamenti e suoni scintillanti e raffinati, la musica buona inglese degli anni ’80 con richiami anche ai sixties (qualcuno ha detto Beatles?).

Josh Ritter esce con un nuovo EP intitolato Bringing In The Darlings. Pare che il mini album, come evidenziato anche da quello di Amos Lee, sempre 6 brani, sia tornato di moda. Registrato in coppia con il produttore Josh Kaufman che suona tutti gli altri strumenti, “esce” per la Pytheas Recordings.

Esordio di Jim White per la Yep Rock Where It Hits You, dopo tanti anni con la Luaka Bop di David Byrne, cinque anni di silenzio e quella strana collaborazione nei Mama Lucky con Linda Delgado e Tucker Martine. Non ho  ancora capito che genere faccia (penso neanche lui) però lo fa bene. Vogliamo dire Alternative Country?

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Un paio di nuove ristampe della Wounded Bird. Il primo è il classico In Concert dei Blood Sweat and Tears uscito come doppio vinile per la Columbia nel 1976, con David Clayton Thomas rientrato in formazione è l’occasione per risentire il loro pop rock funky jazz esplosivo e una delle più belle voci della musica americana.

Phil Everly era il meno bravo degli Everly Brothers, o meglio, era quello che cantava meno parti soliste rispetto a Don. Questo Star Spangled Springler è uno dei suoi rari album solisti pubblicato in origine nel 1973, con la partecipazione di Warren Zevon, James Burton, Duane Eddy, Buddy Emmons e Victor Feldman. Curiosità nella curiosità o “non tutti sanno che”, contiene The Air That I Breathe che l’anno successivo sarebbe diventato un mega successo per gli Hollies in tutto il mondo. Questa di Phil Everly si pensa che fosse la prima versione del brano ma in effetti lo aveva già registrato nel 1972 il suo autore Albert Hammond quello di It Never Rains In Southern California che non era americano ma nativo di Londra e per continuare la serie degli intrecci è il babbo di Albert Hammond Jr. quello degli Strokes. Aggiungo altro? L’ingegnere del suono nella versione di The Air That I Breathe degli Hollies era Alan Parsons. Esagero? Albert Hammond e Mike Hazlewood appaiono anche come co-autori di Creep dei Radiohead in quanto fu riscontrato che il brano aveva più di un punto in contatto con la loro canzone.

Michael Martin Murphey è uno dei re delle Cowboy Songs ma questo Campfire Songs, sottotitolo Live And Alone ce lo propone in concerto e in solitaria alle prese con alcuni classici del suo repertorio. Varrebbe la pena solo perché canta Geronimo’s Cadillac, una delle più belle canzoni degli anni ’70. Etichetta Western Jubilee.

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Un trio di cantanti americani di quelli “giusti”. Kevn (senza la i, mi raccomando) Kinney è uno dei migliori rocker americani nonchè leader dei Drivin’n’Cryin’, e questo A Good Country Mile registrato con i Golden Palominos (che poi sarebbero la sigla che usa il batterista Anton Fier) è uno dei dischi di rock classico più belli che ho sentito in questi primi mesi del 2012 (ma per il download e distribuito sul suo sito e ai concerti circolava già dall’estate scorsa). Con chitarre fumanti, ritmi tirati e belle canzoni, tutti gli ingredienti immancabili per un disco di culto. Dimenticavo, e una bella voce, caratteristica. Prodotto autogestito, quindi auguri, però cercare perchè ne vale la pena, uno dei migliori della sua carriera solista e non.

Anche Tommy Womack è un country-rocker di culto spesso in coppia con Will Kimbrough. Ha registrato una manciata di album, questo Now What! dovrebbe essere il quinto. Non dimenticate che i suoi brani sono stati cantati da Jimmy Buffett, Todd Snider, Jason Ringenberg, Dan Baird, Scott Kempner, tutti spiriti affini. E poi uno che ha anche scritto un libro intitolato Cheese Story: The True Story Of A Rock’n’Roll Band You’ve Never Heard Of è bravo a prescindere. Etichetta Cedar Creek Music. Il video è geniale.

Di Damien Jurado avevo parlato su questo Blog in termini più che lusinghieri del precedente album damien-jurado-saint-bartlett.html, questo nuovo Maraqopa, sempre pubblicato dalla Secretly Canadian ha tutte le carte in regola per ripetere lo stesso successo di culto del precedente. Stesso produttore Richard Swift stesse atmosfere rarefatte e raffinate, se amate i cantautori questo fa per voi.

Direi che anche per oggi di carne al fuoco ne abbiamo messa parecchia. Alla prossima!

Bruno Conti