Colonna Sonora Da “Oscar” Per Un Videogioco, Ma Anche Un Bel Live! Chuck Ragan

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Chuck Ragan – The Flame In The Flood – Ten Four Records

Chuck Ragan And The Camaraderie – The Winter Haul Live – Ten Four Records

Puntuali come sempre torniamo a parlare di un beniamino di questo Blog http://discoclub.myblog.it/2011/10/11/anche-questo-e-bravo-chuck-ragan-covering-ground1/ e http://discoclub.myblog.it/2014/04/15/americana-sera-bel-tempo-si-spera-chuck-ragan-till-midnight/ , Chuck Ragan, e l’occasione ci viene data dalla recente uscita quasi contemporanea di questi due CD (acquistabili purtroppo solo per il download o a richiesta in CDR): The Flame In The Flood, colonna sonora di un videogioco post-apocalittico https://www.youtube.com/watch?v=kNm0u_XxHJ4 , e The Winter Haul Live, un concerto dal vivo tratto dall’ultimo tour invernale. Altri, prima di lui, come per esempio Beck e Paul McCartney, si erano cimentati in questa curiosa operazione (ricordando comunque che questo videogioco viene finanziato da una ambiziosa campagna di Kickstarter), e Ragan. per non essere da meno, chiama a raccolta la sua attuale band The Camaraderie,,con il bravissimo Todd Beene dei Lucero alla pedal steel, e come ospiti Jon Snodgrass (dei Drag The River), Adam Faucett, Fearless Kin e il collega cantautore Cory Branan, per dieci brani di pura “alt-americana”.

Il “gioco”, in tutti i sensi, si apre con la title track The Flame In The Flood, con le armonie dei Fearless Kin e il violino di Jon Gaunt in evidenza, a cui fanno seguito il country cadenzato di Gathering Wood, gli arpeggi di chitarra di una strumentale In The Eddy, una grintosa Loup Garou cantata in coppia con Adam Faucett, passando per un altro struggente brano strumentale come Spanish Moss, dove torna protagonista il violino di Gaunt (anche autore del brano). Dopo una breve pausa il gioco si anima vieppiù con il veloce bluegrass di una grintosa Landsick, mentre una dolce armonica introduce e accompagna River And Dale, seguita da una ballata malinconica come Cover Me Gently in duetto con Jon Snodgrass, una lacerante (solo chitarra e voce) Long Water, andando a chiudere il gioco con il folk rock di una What We Leave Behind, accompagnata da buone armonie vocali.

Con The Winter Haul Live, Chuck Ragan e il suo formidabile gruppo i Camaraderie composto da Joe Ginsberg al basso, Todd Beene alla pedal steel e percussioni, David Hidalgo Jr. (chi sarà il babbo?) alla batteria e Jon Gaunt al violino, ripercorrono il repertorio di Chuck in forma elettro-acustica, con una serie di brani registrati nelle varie tappe del suo ultimo tour invernale dello scorso anno. La partenza è come al solito fulminante, con un’accoppiata Vagabond e Revved riprese dall’ultimo album in studio Till Midnight (14), come le seguenti potenti Something May Catch Fire (con una sezione ritmica granitica), Bedroll Lullaby (con armonica e violino in spolvero) e la ritmata You And I Alone, mentre dal magnifico Covering Ground (11) il buon Cuck ridà vita ad una ballata sofferta e rabbiosa come You Get What You Give, il folk country di Nothing Left To Prove, una accelerata “road song” come Nomad By Fate (perfetta da suonare nei pub e locali americani), e una lenta Right As Rain dove il violino lacerante di Gaunt accompagna il vocione di Ragan. Dopo una The Flame In The Flood presentata in anteprima dal vivo, e la volta di Symmetry e The Boat recuperate dal suo disco d’esordio Feast Or Famine (07), ed è un peccato che dal bellissimo Gold Country (10) viene estrapolato solamente l’alternative-country di Rotterdam.

Con questi due lavori continua il percorso artistico di Chuck Ragan, un songwriter che in una carriera quasi decennale è riuscito a creare un suo “sound” personale, che fa leva sulla chitarra acustica e su una voce sporcata probabimente da mille sigarette ed ettolitri di Bourbon, un vero talento che insieme con il suo collaboratore storico Jon Gaunt e l’attuale gruppo, dà il meglio di sé nelle “performance” live dove è impossibile non muovere i piedini e (forse) ballare sui tavoli. Per chi scrive, assieme a The White Buffalo (i punti in comune sono molti) e Israel Nash Gripka, sono tra coloro che fanno la miglior musica di questo genere in circolazione, e in un certo senso condividere le canzoni di questi signori è come scoprire il Santo Graal!

Tino Montanari

Dal Quasi Punk Rock Al Quasi Southern Soul! Lucero – All A Man Should Do

lucero all a man should do

Lucero – All A Man Should Do – Ato Records

Dopo il bellissimo album dal vivo dello scorso anno Live From Atlanta http://discoclub.myblog.it/2014/08/27/il-the-last-waltz-lucero-live-from-atlanta/ , tornano i Lucero di Ben Nichols, a tre anni di distanza dal precedente lavoro in studio Women And Work (12), che dopo 1372 Overton Park (09) disco con la produzione di Ted Hutt (Old Crow Medicine Show, Gaslight Anthem), aveva iniziato una sorta di nuovo corso, ricordando a tutti di essere una band del Tennessee, Memphis nella fattispecie, firmando per un CD anche con una major come la Universal Republic, solo per il disco del 2009, e, dallo scorso album, inserendo nelle loro canzoni  anche una piccola ma agguerrita sezione fiati condotta da Jim Spake e l’uso massiccio del pianista Rick Steff (ormai membro fisso del gruppo). Il frontman Ben Nichols (voce e anima della band), ha dichiarato che questo nuovo lavoro All A Man Should Do è il disco che avrebbe sempre voluto fare, e per fare questo si è recato nei mitici Ardent Studios della natia Memphis, con l’attuale “line-up” composta da Roy Berry alla batteria, John C.Stubblefield al basso, Brian Venable alle chitarre elettriche, il bravissimo Rick Steff a piano, tastiere e organo, con l’aggiunta della “solita” sezione fiati che vede Jim Spake al sassofono e Randy Ballard alle trombe, e come vocalist aggiunte le sorelle Shontelle e Sharese Norman, il tutto sempre sotto la produzione di Ted Hutt.

La bella apertura iniziale è in un certo senso sorprendente, con una meravigliosa Baby Don’t You Want Me, che già poteva stare bene nel bellissimo Tennessee (02), seguita dalla commovente Went Looking For Warren Zevon’s Los Angeles (un sentito omaggio al compianto cantautore), per poi passare ad una delicata The Man I Was, ai fiati in gran spolvero della grintosa Can’t You Hear Them Howl, e a una ballata classica come I Woke Up In New Orleans, cantata con voce sofferta da Ben e impreziosita dalle evoluzioni pianistiche di Rick Steff. La seconda facciata virtuale riparte alla grande con i fiati della bellissima Throwback No.2 dal crescendo incalzante, a cui fanno seguito il folk di They Called Her Killer, cadenzato dalla fisarmonica di Steff e dalla sezione fiati, una Young Outlaws dove magicamente del sano rock incontra il Rhythm & Blues più sanguigno, poi omaggiare i grandi Big Star con una cover di I’m In Love With A Girl (con la partecipazione diretta del componente originale della band Jody Stephens), andando a chiudere infine in bellezza con la struggente melodia di My Girl And Me In ’93, dove emerge ancora una volta la bravura di Rick Steff.

Ignorati all’inizio praticamente da chiunque per la discontinuità con cui si proponevano, i Lucero negli anni hanno compiuto una maturazione graduale, che li ha portati dal punk-rock degli esordi al rock stradaiolo, e ora in questa ultima fase ad una sorta di Memphis sound, con un filo conduttore che ci riporta comunque al leader Ben Nichols, un grande talento che sa scrivere spesso belle canzoni.

Con questo All A Man Should Do (il decimo album contando anche il Live ed escluso Attic Tapes) i Lucero si apprestano a festeggiare il ventennale di carriera (mancano però ancora tre anni), ed una vita sulla strada a cercare di proporre quel “grande sogno” chiamato rock’n’roll, a differenza di altre band che si sono perse per strada (Gin Blossons, Marah, Drive By Truckers, Hold Steady *NDB E qui dissento perché, secondo me, soprattutto le ultime due band godono ottima salute)), tenendo in alto il nome della città di Memphis, una eredità musicale che ha partorito negli anni alcuni degli artisti più importanti della storia della musica, dal Blues al Gospel, al Soul, fino al Rock’N’Roll (su tutti Elvis Presley che vi è anche sepolto). Purtroppo (come sempre, ma spero di sbagliare) piacerà sicuramente ai fans del gruppo, e passerà nel dimenticatoio per tutti gli altri, ma per quanto mi riguarda lo metto senza remore già tra i dischi dell’anno. Consigliato!

Tino Montanari

P.S. Sono stato via un paio di giorni, e al ritorno vedo che il titolare di questo Blog (nei commenti) è stato incolpevolmente tirato in ballo per un errore che stato mio e solamente mio, di cui mi sono subito autocensurato. Per quanto riguarda la lettrice Valentina Mazzanti (che non ho il piacere di conoscere), se passa dalle parti di Pavia le offro volentieri un caffè per poter scambiare due parole in assoluta libertà.

Novità Di Settembre, Appendice Finale. Darlene Love, Lucero,Tommy Keene, Dead Weather, Taste

darlene love introducing

E siamo arrivati al capitolo finale delle varie anticipazioni sulle uscite discografiche più interessanti (almeno per il Blog) del mese di settembre: nel Post odierno ho recuperato alcuni titoli che erano sfuggiti per vari motivi nei capitoli precedenti. Sicuramente ce ne saranno altri che mancano all’appello, alcuni di cui comunque ci saremmo occupati in ogni caso ed insieme ai più importanti di quelli via via segnalati avranno diritto ad un Post apposito ad hoc.

Questo Introducing Darlene Love in un primo momento mi era sfuggito perché pensavo si trattasse di una antologia dedicata alla leggendaria cantante americana da sempre associata con Phil Spector, ma che vanta anche una sorta di venerazione da parte di Bruce Springsteen e Miami Steve Van Zandt. Proprio Little Steven è il produttore e l’arrangiatore di questo progetto in uscita il 18 settembre per la Wicked Cool Records via Columbia, con la partecipazione di una miriade di ospiti incredibili:

1. Among The Believers (Stevie Van Zandt)
2. Forbidden Nights (Elvis Costello)
3. Love Kept Us Foolin Around (Linda Perry)
4. Little Liar (Desmond Child/Joan Jett)
5. Still Too Soon To Know (Elvis Costello)
6. Who Under Heaven (Jimmy Webb)
7. Night Closing In (Bruce Springsteen)
8. Painkiller (Michael Des Barres/Paul Ill)
9. Just Another Lonely Mile (Bruce Springsteen)
10. Last Time (Stevie Van Zandt)
11. River Deep, Mountain High (Phil Spector/Jeff Barry/Ellie Greenwich)
12. Sweet Freedom (Barry Mann/Cynthia Weil)
13. Marvelous (Walter Hawkins)
14. Jesus Is The Rock (That Keeps Me Rollin) (Stevie Van Zandt)

Quelli tra parentesi sono gli autori, ma molti di loro partecipano in modo fattivo anche alla realizzazione dell’album di Darlene Love, il primo album nuovo dal lontano 1988; come vedete ci sono due canzoni di Springtsteen e due di Costello (e tre di Van Zandt, che suona anche la chitarra in tutto il disco): francamente non sentivo la mancanza di Linda Perry e Desmond Child, ma fanno parte del pacchetto totale e in ogni caso il video di Forbidden Nights è delizioso, con l’avvertenza che quelli che si vedono non sono i sosia di Patti Scialfa, Bruce Springsteen, Joan Jett, Bill Murray, Elvis Costello, Paul Shaffer e Steven Van Zandt, oltre a David Letterman con barba, ma gli originali..

e qui la troviamo con Bruce e soci alla serata speciale per i 25 anni della Rock And Roll Hall Of Fame

lucero all a man should do

Un po’ a sorpresa, sempre il 18 settembre, esce anche il nuovo album dei Lucero
All A Man Should Do. Dieci nuovi brani per la band di Ben Nichols, preceduti dal singolo, che già mi piace solo dal titolo, Went Looking For Warren Zevon’s Los Angeles

1. Baby Don’t You Want Me
2. Went Looking for Warren Zevon’s Los Angeles
3. The Man I Was
4. Can’t You Hear Them Howl
5. I Woke Up in New Orleans
6. Throwback No. 2
7. They Called Her Killer
8. Young Outlaws
9. I’m in Love with a Girl
10. My Girl & Me in ‘93

Etichetta Ato Records, come al solito.

tommy keene laugh in the dark

Nuovo album anche per Tommy Keene, purtroppo uno dei secreti meglio conservati del rock americano, questo Laugh In The Dark, in uscita negli USA il 4 settembre per la Second Motion (e il 25 settembre per il mercato europeo), tra CD, EP, Compilations e Live è già il 20° album della sua discografia. Se vi piace il rock classico ad alto tasso chitarristico (vogliamo chiamarlo power pop?) ricco di melodie, canzoni di gran classe e raffinatezza questo signore fa per voi. Titoli dei brani:

1. Out Of My Mind
2. Dear Heloise
3. Last Of The Twilight Girls
4. All The Lights Are Alive
5. Laugh In The Dark
6. I Belong To You
7. Alone In These Modern Times
8. I Want It To Be Over Now
9. Go Back Home
10. All Gone Away

Video del nuovo album ancora nulla, per avere una idea di chi parliamo un paio di brani dal passato. Dal classico Songs From The Film del 1986

e dall’ultima uscita del 2013, Excitement at Your Feet, un disco di cover, questa è la sua versione di Guiding Light dal capolavoro dei Television Marquee Moon

e le tracce audio del nuovo disco

dead weather dodge and burn

Registrato approssimativamente tra il luglio 2014 e il luglio 2015 (ma il singolo solo in vinile con Open Up e Buzzkill(er) era stato inciso sul finire del 2013 e pubblicato dall’etichetta personale di Jack White Third Man Records). Stessa etichetta, con distribuzione Warner, per il terzo album dei Dead Weather Dodge And Burn, uscita prevista per il 25 settembre: con White, versione capello corto, i soliti Alison Mosshart, Dean Fertita e Jack Lawrence. Non mi hanno mai fatto impazzire, lo preferisco con i Raconteurs, comunque questo è il brano che anticipa l’album, un buon pezzo di hard rock classico

taste what0s going on

E per finire, Taste What’s Going On Live At The Isle Of Wight. Come i più attenti avranno notato, nel recentissimo cofanetto quadruplo della band di Rory Gallagher I’ll Remember,  il concerto registrato all’isola di Wight non c’era, pur facendo parte della discografia ufficiale ed essendo stato pubblicato varie volte in CD. Ma questa volta il concerto esce in vari formati: CD, 2 LP e, per la prima volta, anche in DVD e Blu-Ray. Il tutto ad opera della Eagle Rock e con data di pubblicazione 18 settembre. Se proprio vogliamo essere pignoli nel DVD Message to Love:The Isle of Wight Festival 1970 c’erano due brani dei Taste, Sinner Boy e Gamblin’ Blues, ma questa volta c’è tutto il concerto completo:

TRACKLISTING CD / 2LP
1) What’s Going On
2) Sugar Mama
3) Morning Sun
4) Gambling Blues
5) Sinner Boy
6) I’ll Remember
7) I Feel So Good
8) Catfish Blues
9) Same Old Story
10) Blister On The Moon

TRACKLISTING DVD / Blu-Ray
1) What’s Going On
2) Sugar Mama
3) Morning Sun
4) Gambling Blues
5) Sinner Boy
6) Same Old Story
7) Catfish Blues
8) I Feel So Good

Quindi anche chi già possiede il CD sarà costretto al “sacrificio”, ci tocca!

In ogni caso soldi ben spesi, la leggenda di Rory Gallagher continua…

E anche noi proseguiamo, ci sentiamo alla prossima.

Bruno Conti

Il Loro “The Last Waltz”? Lucero – Live From Atlanta

lucero live from atlanta

Lucero – Live From Atlanta – Liberty And Lament Records – 2 CD

I Lucero, dopo oltre quindici anni “on the road” (sono passati anche a Pavia nel mitico locale Spazio Musica, durante il tour italiano nel 2007), e dieci album pubblicati, arrivano al primo live vero e proprio, registrato in tre serate consecutive al Terminal West di Atlanta, Georgia nel Novembre 2013, e che purtroppo, come si vocifera, potrebbe essere il “canto del cigno” della rock band di Memphis https://www.youtube.com/watch?v=MDQ7DKB6-kE .

lucero 1

La prima apparizione pubblica dei Lucero risale al lontano ’98, quando Ben Nichols e Brian Venable decisero di mettere insieme un gruppo ispirandosi a “personaggi” come Gram  Parsons, Johnny Cash e a band come i Pogues, e nel giro di circa un anno, grazie anche all’amicizia con la famiglia di Jim Dickinson e dei suoi figli, ovvero i North Mississippi All Stars, incidono i loro dischi d’esordio, prima l’omonimo Lucero e subito dopo The Attic Tapes (ristampato nel 2006 per la loro personale etichetta Liberty And Lament), quest’ultimo una raccolta di spartane versioni e demo incise letteralmente nell’attico della casa del padre di Brian Venable;  dopo questa partenza i Lucero costruiscono una loro personale ode alla propria terra, dal titolo inequivocabile di Tennessee (02), per poi fare il salto di qualità con il trittico That Much Further West (03), Nobody’s Darlings (05) e la definitiva maturazione con Rebels, Rogues & Sworn Brothers (06), intervallati da un primo album dal vivo Dreaming In America (CD+DVD), dove sono catturati sul palco sia nei concerti come nel privato, in forma di documentario per la parte video. Con 1372 Overton Park (09) e Women & Work (12) avviene il debutto della band di Ben Nichols con delle etichette più importanti come la Universal Republic e la Ato Records (di proprietà di Dave Matthews), affidandosi per la produzione a Ted Hutt (Gasllight Anthem, Flogging Molly e Chuck Regan) e quindi percorrendo una strada meno roots e più rock, confezionando un “sound” più diretto, sul quale innestare anche arrangiamenti fiatistici.

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I Lucero (stella luminosa in spagnolo) salgono sul palco di Atlanta nella formazione attuale, che vede il leader e frontman Ben Nichols voce e chitarra, Brian Venable alla chitarra solista, Roy Berry alla batteria e percussioni, John C.Stubblefield al basso, Rick Steff al piano, organo e fisarmonica, e la sezione fiati composta da Jim Spake al sassofono e clarinetto e Scott Thompson alle trombe, presentando 32 canzoni che coprono il loro intero catalogo musicale, per oltre due ore di grande musica, il tutto registrato nell’arco di tre torride serate e sotto la produzione di Kevin Houston.

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Il set iniziale inizia immancabilmente con due dei classici del gruppo I Can Get Us Out Of Here e On My Way Downtown, dove la sezione fiati diventa subito protagonista (e lo sarà per tutta la durata del concerto), seguite subito dalle ballate urbane Nights Like These https://www.youtube.com/watch?v=4xqODo6y9lw , I’ll Just Fall https://www.youtube.com/watch?v=0tSWpOSbY-M  e Union Pacific Line, le esplosioni rock di Sounds Of The City, Sweet Little Thing e Raising Hell, passando per il “country alternativo” di Texas & Tennessee https://www.youtube.com/watch?v=lCGhcPu-mWg , il “memphis soul” di Breathless Love, cambiando nuovamente ritmo con il boogie-rock di Women & Work e Juniper, il punk furioso di Tonight Ain’t Gonna Be Good, andando a chiudere la prima parte con le atmosfere sofferte di Slow Dancing, Goodbye Again e una My Best Girl cantata con rabbia da Nichols https://www.youtube.com/watch?v=kOyIM_uGDmY . Dopo una meritata pausa e una buona birra si riparte con i fiati in spolvero di una grintosa Like Lightning, seguita subito da un trittico di ballate di spessore quali Summer Song, It Gets The Worst At Night https://www.youtube.com/watch?v=Jx_Q_kRkxug  e una Mom solo voce, chitarra e piano. In That Much Further West la batteria martella, le chitarre rispolverano dei “riff” alla Clash, per un brano che in questa versione live si arricchisce della sezione fiati, seguita dalla fisarmonica di Rick Steff che supporta una perfetta folk-song come The War, passando per il boogie “old-time”  di All Sewn Up e Rick’s Boogie, la forza evocativa di un classico come What Else Would You Have Me Be?, la travolgente energia di Tears Don’t Matter Much, per poi mettere sul piatto della bilancia un ulteriore trittico di ballate, a partire dalla splendida Drink Till We’re Gone cantata con il cuore da Ben, le note di un piano in Bastard’s Lullaby ad introdurre le influenze soul di It May Be Too Late, la struggente bellezza che si snoda in A Dangerous Thing, fino ad arrivare alle atmosfere hard e psichedeliche di The Last Song e andando a chiudere (con qualche lacrima) con la dolce e pianistica Fistful Of Tears, degna chiusura di una lezione di rock’n’roll che andrebbe mandata a memoria da tutti quelli che non hanno ancora capito bene come dare vita a questa musica, mentre i Lucero hanno afferrato il concetto molto bene.

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Ben Nichols (che ha talento da vendere, autore anche di un notevole esordio da solista, il mini album, Last Pale Light In The West (09), di difficile reperibilità) è la voce e l’anima dei Lucero fin dal primo giorno, ma il resto della formazione non è di mero contorno, in quanto Brian Venable è un chitarrista rock, degno epigono di Neil Young nel periodo Crazy Horse, mentre il batterista Roy Berry è veramente un valore aggiunto, assecondato da un bassista John C.Stubblefield molto lineare, e il nuovo membro (2006) Rick Steff ( già con Cat Power) che con piano, organo e fisa, ha cambiato in modo non indifferente il “sound” del gruppo.

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Nel tempo, i Lucero, e con loro i Drive By Truckers, Gaslight Anthem, Hold Steady e altri di cui si sono perse le tracce (Marah, Slobberbone, Cross Canadian Ragweed), si sono presi il loro spazio e la loro voce, in quanto accomunati da un “background” che affonda le sue radici anche nel punk e nei circuiti indipendenti, con cui il rock americano si è rifondato. Alla fine (forse, ma mai dire mai) del loro percorso, questo Live From Atlanta, potrebbe rappresentare una meravigliosa retrospettiva sulla carriera di una grande rock’n’roll band che nelle “performances” dal vivo (come quasi sempre succede) si esalta e lascia il segno. Per quanto mi riguarda, lunga vita ai Lucero di Ben Nichols e al grande sogno chiamato Rock’n’Roll.

NDT: Se acquisterete, come spero, questo CD, fate come il sottoscritto, sedetevi nel salotto di casa, sorseggiate un buon Whisky o Bourbon (o se siete astemi, un succo di frutta), e ascoltate con il volume a manetta due ore di grande musica! Per una volta chi se ne frega dei vicini.

Tino Montanari

Novità Di Agosto, Parte II. Lucero, Mirel Wagner, Sinead O’Connor, Charlie Simpson, Mike Zito, Dan Michaelson, Brian Setzer

lucero live from atlanta

Proseguiamo con la disamina delle uscite del periodo, queste sono, più o meno, le uscite, di questa settimana, tra il 12 e il 13 agosto. Partiamo con il doppio CD dei Lucero Live From Atlanta https://www.youtube.com/watch?v=MDQ7DKB6-kE , questi sono i brani:

Disc 1:
01. I Can Get Us Out Of Here
02. On My Way Downtown
03. Nights Like These
04. Sounds Of The City
05. I’ll Just Fall  https://www.youtube.com/watch?v=0tSWpOSbY-M
06. Union Pacific Line
07. Sweet Little Thing
08. Slow Dancing
09. Women & Work
10. Raising Hell
11. Texas & Tennessee
12. Breathless Love
13. Goodbye Again
14. Juniper
15. Tonight Ain’t Gonna Be Good
16. My Best Girl

Disc 2:
01. Like Lightning
02. Summer Song
03. It Gets The Worst At Night
04. That Much Further West
05. Mom
06. The War
07. All Sewn Up
08. What Else Would You Have Me Be?
09. Tears Don’t Matter Much
10. Drink Till We’re Gone
11. Rick’s Boogie
12. Bastard’s Lullaby
13. It May Be Too Late
14. A Dangerous Thing
15. The Last Song
16. Fistful Of Tears

Si tratta del meglio delle registrazioni tratte da tre date, 22-23-24 novembre del 2013, per la band di Ben Nichols, in trasferta da Memphis ad Atlanta per l’occasione, 32 brani registrati con la formazione a sette, con fiati e tastiere, southern-country-punk-rock potremmo definirlo, comunque un gran disco, etichetta Ingrooves/Liberty, c’è anche un quadruplo vinile a tiratura limitata. Nei prossimi giorni recensione completa.

mirel wagner when the cellar

Altro personaggio che mi ha incuriosito: questo When The Cellar Children See The Light Of Day, etichetta Sub Pop, è il secondo album di Mirel Wagner, cantante finlandese (ci tiene a sottolinearlo) ma di chiare origini etiopiche. Una nera munita di solo di una chitarra acustica e di una voce particolare ed affascinante, non potentissima ma ben servita dalla produzione di Vladislav Delay, un “mago” della musica elettronica, che in questo caso si è limitato a dare al suono una vastità e una profondità molto ben calibrate, con voce e chitarra al centro dell’attenzione. La curiosità deriva dal fatto che Mojo ha assegnato al disco ben cinque stellette, il massimo (intitolando la recensione “Dead dead good, volendo intendere sia la qualità dei contenuti che i testi, molto bui e negativi, dove alla fine, se ci fate caso, tutti muoiono) ma in generale riviste e siti sono state molte generosi, diciamo che mediamente il voto sta tra l’otto e il dieci, presentata come una sorta di ibrido, di discendente indiretto di Robert Johnson e Billie Holiday, magari esagerando, come al solito, ma non voglio sottostimare la bravura di questa venticinquenne di Helsinki https://www.youtube.com/watch?v=b9cmrU7xH5M . Lo stile, tra folk e blues, ma anche con echi acustici della musica “buia”, da murder ballads, di Nick Cave Pj Harvey, di tanto in tanto si aggancia anche alle sonorità di Laura Marling o della prima Tracy Chapman, mentre la voce potrebbe avvicinarsi ad una Hope Sandoval in trip acustico. Craig Armstrong aggiunge qualche tocco di colore, una chitarra elettrica qui, un cello, un piano, ma gli strumenti sono appena accennati e non distolgono dall’intensità della musica https://www.youtube.com/watch?v=l9i0hDNBdZM . Per il momento interessante, anche di più, poi, tempo permettendo, vedrò cosa mi consiglia un ascolto più approfondito. Brava, in ogni caso.

sinead o'connor i'm not bossy

Cè chi arriva e chi rtiorna, come Sinead O’Connor, che si presenta con una nuova etichetta, la Nettwerk, ed un nuovo album, I’m Not Bossy, I’m The Boss, che la riporta, secondo la critica, parzialmente, agli “splendori” dei primi dischi, soprattutto per Uncut, altri sono stai meno gentili. Una O’Connor vamp e con parrucca nera, in versione sexy (anche se ultimamente era apparsa alquanto appesantita a livello fisico): però il disco avrebbe dovuto uscire con il titolo di The Vishnu Room, con un’altra copertina, anzi la sua nuova etichetta, con grande gioia, immagino, ha dovuto ritirare il CD già pronto per la distribuzione e sostituirlo con quello con la nuova copertina.

sinead o'connor the vishnu room

Il risultato è un disco piacevole (non sono mai stato un grandissimo fan, a parte i primi due album e qualche deriva folk-celtica-spirituale nel corso degli anni), anche commerciale, dal sound “rock” https://www.youtube.com/watch?v=jMzY_KQIKjU , con The Vishnu Room, la canzone, più raccolta https://www.youtube.com/watch?v=NN8ChuvHoeo  e James Brown, in coppia con Seun Kuti, la più strana, una sorta di funk-soul inconsueto per la cantante irlandese, Harbour la più vicina alle vecchie sonorità https://www.youtube.com/watch?v=oKNelucDNjI . Ovviamente non manca le versione Deluxe con tre tracce extra.

charlie simpson long road home

Charlie Simpson è un musicista inglese di 29 anni, con già alle spalle una lunga carriera, otto album (ed alcuni EP) pubblicati finora: tre con i Busted, compreso un live, per il gruppo pop-punk, poi con i Fightstar, gruppo più rock con venature hard, molto amato dalla rivista Kerrang, ne ha pubblicati altri quattro. Infine nel 2010 il gruppo è entrato in una fase di pausa, che dura tuttora, per permettere a Simpson una carriera solista, prima con un EP e poi con un album Young Pilgrim nel 2011. Devo ammettere che quel poco che avevo sentito della musica del nostro amico non mi aveva mai particolarmente allettato, ma questo nuovo Long Road Home,pubblicato dalla Nusic Sounds ai primi di agosto, con la produzione di Steve Osborne (giro U2/Placebo), mi sembra più interessante https://www.youtube.com/watch?v=w1rtm4fK6QI . Influenzato da un lungo tour americano dello scorso anno, questo disco esplora un suono indie-folk più da cantautore https://www.youtube.com/watch?v=mHr6vwnfQB0 , comunque entrando direttamente al quarto posto delle classifiche inglesi (già frequentate con i dischi precedenti), con un sound dove piano e chitarre acustiche ed elettriche permettono alla voce gradevole di Simpson, spesso rinforzata da quella dei suoi musicisti (per creare un effetto corale), di emergere https://www.youtube.com/watch?v=mfzR9HeoCJI . Niente di trascendentale, ma del piacevole pop-rock di stampo britannico con influenze americane.

dan michaelson distance

Di Dan Michaelson (ex leader degli Absentee) e dei suoi Coastguards mi ero già occupato sul Blog qualche tempo fa (qui se volete leggere http://discoclub.myblog.it/2010/11/25/temp-de032d2d808c33dbe94d498cb5b1496e/), tralasciando però di segnalare i due dischi successivi del 2011 e 2013, peraltro sempre buoni: la settimana prossima, il 18 agosto, per la piccola etichetta londinese The state51 Conspiracy, esce il nuovo album, Distance, come i due precedenti https://www.youtube.com/watch?v=3JJy8_xfIGg , 8 brani, poco più di 30 minuti di musica, mentre Shakes era un po più lungo. Ma al di là della durata, la qualità rimane sempre elevata, questo stile minimale dominato dalla voce di Michaelson, sempre in primo piano, con uno sfondo di chitarre, tastiere e una sezione ritmica presente ma discreta, che raramente accelera i tempi https://www.youtube.com/watch?v=1-UYb5hRY9M . Se vi piacciono Bill Callahan, o dei Red House Painters meno narcotici, siamo da quelle parti, musicalmente parlando, canzoni per piccoli piaceri da distillare.

mike zito songs from the road cd dvd

Mike Zito, l’ottimo chitarrista e cantante texano, alterna la sua attività tra i Royal Southern Brotherhood ( http://discoclub.myblog.it/2014/07/20/capitolo-secondo-piu-o-meno-royal-southern-brotherhood-heartsoulblood/) e la carriera solista ( http://discoclub.myblog.it/2013/06/15/girovagando-per-il-sud-degli-states-mike-zito-gone-to-texas/). Ora, come di consueto per la Ruf Records, esce questo Songs From The Road, di nuovo nella formula CD+DVD, che lo ritrae con i suoi The Wheel in un concerto registrato al Dosey Doe in The Woodlands, Texas il 10 gennaio di quest’anno, alle prese con il solito repertorio fatto di rock, blues, southern, soul, con ampio spazio per la chitarra e con la voce maschia e potente spesso in evidenza https://www.youtube.com/watch?v=JKVY-VzOXNA . Questo il repertorio:

  1. Dont’ Break A Leg
  2. Greyhound
  3. I Never Knew A Hurricane
  4. Hell On Me
  5. Pearl River
  6. Dirty Blonde
  7. One Step At A Time
  8. Subtraction Blues
  9. Judgment Day
  10. Gone To Texas
  11. Let Your Light Shine On Me
  12. Natural Born Lover

Il DVD ha un paio di brani in più e sei canzoni diverse rispetto al CD, quindi repertorio ricco mi ci ficco! Presumo che se ne parlerà più diffusamente in futuro, per il momento https://www.youtube.com/watch?v=QXBkrDhTlDM

brian setzer rockabilly riot

Già dal titolo, Rockabilly Riot, questo nuovo album segna il ritorno totale al vecchio amore musicale di Brian Setzer, praticato a fondo, ad inizio carriera, con gli Stray Cats, mai dimenticato, ma “tradito” con lo swing, il blues, il country e il rock, anche dei dischi strumentali, nella sua lunga carriera da solista e con la Brian Setzer Orchestra. Se proprio vogliamo essere sinceri è già la terza volta che Brian Setzer intitola un suo disco “Rockabilly Riot”, la prima volta era un tributo alla Sun Records, la seconda volta per il Live dello scorso anno, tutti sulla sua etichetta Surfdog Records, come questo https://www.youtube.com/watch?v=Zbmi6iEi7yc , che porta il sottotitolo All Original, per non confonderlo con gli altri e anche per segnalare che si tratta solo di materiale originale, solo canzoni scritte da Setzer, niente cover questa volta, ma la grinta e il tiro sono quelli giusti, uno dei suoi migliori dischi da molto tempo a questa parte https://www.youtube.com/watch?v=xQaSBw_LEtM .

Fine della parte II, non escludo una quarta puntata vista la notevole mole di dischi interessanti usciti nel periodo, e anche di prossima uscita nella seconda parte di Agosto, per non parlare dell’inizio di Settembre, per il momento è tutto, alla prossima!

Bruno Conti

“Americana” Di Sera, Bel Tempo Si Spera! – Chuck Ragan – Till Midnight

chuck ragan till midnight

Chuck Ragan – Till Midnight – SideOneDummy Records

Ritorna, con mio sommo piacere, il cantautore americano Chuck Ragan (ex frontman del gruppo punk-rock Hot Water Music), di lui mi ero già occupato su queste pagine virtuali in occasione del suo precedente ottimo Covering Ground http://discoclub.myblog.it/2011/10/11/anche-questo-e-bravo-chuck-ragan-covering-ground1/ . La sua carriera solista quindi arriva al quinto capitolo (live, collaborazioni ed edizioni numerate escluse) con questo Till Midnight (prodotto e mixato dal polistrumentista Christopher Thorn), dieci tracce folk-rock per un totale di quasi quaranta minuti di musica, che spaziano tra i vari generi della tradizione americana.

chuck ragan 1

Registrato presso i Fireside Sound e Fonogenic Studios di Los Angeles, hanno preso parte alle sessions “personcine” di tutto rispetto, che da anni collaborano o dividono il palco con Chuck Ragan, gente come Ben Nichols (Lucero), Dave Hause (Loved Ones), Chad Price e Jon Snodgrass (Drag The River), oltre a “rodati” musicisti tra cui il citato Christopher Thorn che suona di tutto, Jon Gaunt al violino, Joe Ginsberg al basso, Todd Beene alle percussioni e pedal steel, Rami Jaffee alle tastiere e David Hidalgo Jr. (figlio del grande leader dei Los Lobos) alla batteria.

chuck ragan 2

I punti di forza di Till Midnight sono sicuramente le melodie sulle quali si innestano i vari strumenti, violino, pedal steel e percussioni che contribuiscono a creare quel “sound” tipicamente folk, a partire dal brano iniziale, la superba Something May Catch Fire, con un serrato dialogo tra violino e batteria https://www.youtube.com/watch?v=A2B2TvdW7jk , a cui fanno seguito la pulsante Vagabond  e il potente incedere di Non Typical https://www.youtube.com/watch?v=MS454s6Yeq8 . Dopo questo brillante inizio, segue un trio di brani di moderna “americana”  che parte con la danza accelerata di Revved, dotata di un ritornello trascinante, e si estrinseca poi nelle canzoni migliori dell’album, Bedroll Lullaby https://www.youtube.com/watch?v=AVSfnQxRdFE  e Gave My Heart Out, brani in cui Chuck, con il suo tipico vocione (che qualcosa deve al Boss, non solo la voce), mischia alla perfezione diversi stili, inserendo strumenti come armonica, banjo e steel-guitar, su ritmiche di stampo folk-rock. Con Wake With You arriva il momento della ballata acustica, per poi cambiare di nuovo registro con You And I Alone e tutta la rabbia e la disperazione di Whistleblowers Song, con una voce quasi urlata che mette in evidenza i suoi trascorsi “punk” https://www.youtube.com/watch?v=LVNJ3lbgJmc , infine per chiudere con la dolcezza acustica della conclusiva For All We Care, con un crescendo finale che sprigiona tutta la sua “selvaggia” bellezza.

chuck ragan 3

Chuck Ragan non è un songwriter come tanti, insieme a Israel Nash Gripka (e pochi altri) porta avanti la nuova ondata del genere etichettato come “americana”, un artista determinato e ormai consapevole delle sue potenzialità, capace con le sue armonie di ammaliare chi è solito ascoltare la buona musica. L’indole folk del musicista americano è costantemente presente in ogni brano di Till Midnight, e con una sezione ritmica importante, violino, armonica e una voce calda che riempie il cuore dal primo istante (sporcata da tante sigarette e tanto whisky), dà vita a quaranta minuti di grande musica. Ho sempre pensato che ci sono due tipi di cantautori in questo mondo, cantanti e cantastorie: il cantante ha imparato il mestiere, nel cantastorie è una attitudine di vita, Chuck Ragan è un narratore, un narratore di storie vere, da ascoltare (possibilmente dopo la mezzanotte) in un lungo viaggio in auto, benedicendo l’inventore del tasto “repeat”.

Consigliatissimo!

Tino Montanari

Una Piccola “Grande” Rock’n’Roll Band – Two Cow Garage – The Death Of The Self Preservation Society

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Two Cow Garage –  The Death Of  The Self Preservation Society – Last Chance Records 10-09-2013

Mi sono invaghito di questo “robusto” trio roots-rock dell’Ohio (una delle band preferite del mio amico Ed Abbiati dei Lowlands,), durante un caldo concerto tenuto nel famoso Spazio Musica di Pavia, qualche anno fa. Per chi non li conoscesse i Two Cow Garage, si sono formati a Columbus, Ohio nel 2001, e sotto la guida di Micah Schnabel voce e chitarra, con Shane Sweeney al basso e David Murphy alla batteria, hanno pubblicato il loro album di debutto Please Turn the Gas Back On (2002) un disco dal ritmo potente e travolgente, impronta che non cambia anche nei seguenti The Wall Against Our Back (2004) e III (2007), diventando una piccola band di culto. Con Speaking In Cursive (2008) e Sweet Saint Me (2010), il trio dopo un’incessante lavoro “on the road” (si racconta di più di 200 date all’anno), vede formarsi uno zoccolo duro di “fans”, che li aiuta ad autofinanziarsi per l’uscita di questo ultimo lavoro The Death of the Self Preservation Society (un titolo più corto non si poteva trovare?).

Il brano di apertura The Little Prince and Johnny Toxic è una fragorosa cavalcata rock, seguito da un trittico di brani, Geri, Stars And Gutters e Pantomine dove ci sono indubbi rimandi al suono dei migliori Lucero. Con Mantle in ’56 arriva una melodia che non ti aspetti, cantata con la voce rauca di Micah, mentre Hey Cinderella e My Friend Adam sono rabbiose e crude, per poi arrivare ad una Lost on Youth con riferimenti “seventies”. Si riparte “a palla” con Van Gogh e Annie Get Your Guns dal rock provinciale e garagista, per poi chiudere con una grande ballata Spiraling Into Control, con la voce al vetriolo del cantante, e alle sferzate elettriche della title track.

Di strada ne hanno fatta i Two Cow Garage, affilando chitarre e passione, mantenendo quello stile,  un rock’n’roll duro e fracassone, ma capace anche di ballate romantiche. Non chiedete però a Micah, Shane e David, di usare le belle maniere, per loro le canzoni vanno trattate con durezza, un canto sguaiato e le valvole degli amplificatori sempre pronte ad esplodere. Per chi ama il genere, preparate delle buone lattine di birra, alzate il volume a “manetta” e ascoltate una piccola, grande rock’n’roll band. Il disco dovrebbe uscire il 10 settembre e il 22 dovrebbero suonare a Reggio Emilia (occasione per comprare il CD, non di facile reperibilità).

Tino Montanari

I Migliori Dischi Del 2012: Ultimi Arrivi. Da Pavia, Ed Abbiati Dei Lowlands

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Prima di cedere la parola a Ed, volevo scusarmi con i lettori del Blog, ma ieri e oggi c’è stato un problema tecnico e mentre il sito era visibile in lettura non potevo caricare nuovi Post, ma bando alle ciance e veniamo alle scelte di uno più interessanti musicisti italiani, senza esagerare (caffè pagato?)…

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photo by gabriella ascari

sto componendo….

BEST OF 2012

“Non ho comprato molti dischi quest’anno, purtroppo. Quindi questa lista rappresenta i dischi che ho ascoltato con più piacere…se siano i migliori o meno…nessuna idea. Ma sono questi quelli nuovi che mi hanno tenuto compagnia quest’anno. (Avrei voluto sentire Titus Andronicus, Ian Hunter, Alejandro Escovedo, Neil Young e spero di prenderli presto). Delusione per Gaslight Anthem e Counting Crows su tutti.”

Parto segnalando un disco del 2011 che ho solo sentito quest’anno: Innerstate di Stiv Cantarelli (con i Richmond Fontaine a fare da backing band). Attualmente il mio disco notturno preferito. Sì perchè questo disco va sentito alle 3 di notte. Un disco sussurrato e mai fragile. Prezioso!

1) Wrecking Ball – Bruce Springsteen.  Dopo due album che proprio NON mi sono piaciuti (Magic e Working on a Dream) Bruce fa un bel disco con due vecchi pezzi (ma belli: Wrecking Ball, Land of Hope and Dreams, ) e  almeno 4-5 grandi canzoni ( Death to My Hometown, Shackled and Drawn, Jack of All Trades, We’re Still Alive e Rocky Ground) Bruce ha continuato a scrivere la sua storia. 

2) Tempest – Bob Dylan Questo disco si lascia ascoltare facilmente come non succedeva (almeno per me) da Modern Times. La sua voce mi piace sempre di più. Together Thru Life mi piaceva come sound ma non come brani. Qui c’è sia il sound che i brani. Duquesne Whistle (l’ossessione di Bob per Charlie Chaplin prosegue…).

3) Cheap Wine – Ammiro i Cheap Wine per quello che hanno fatto in questo paese in questi 15 anni. Ho tanto rispetto per come lo hanno fatto, da soli e senza sfruttare alcuna “corrente” e ho tanta  ammirazione per la dignità con la quale hanno trattato la loro musica. In tanti, e noi per primi, camminiamo su strade asfaltate da loro. Giù il cappello. Marco non ha mai cantato cosi bene, L’ingresso di Alessio Raffaelli alle tastiere ha dato una nuova dimensione alla band permettendo a Michele di dipingersi uno spazio nuovo, la ritmica è impeccabile. Questo è il mio disco preferito dei Cheap Wine e spero che sia seguito da altri 15 anni come questi. On the way back home è uno dei pezzi più belli sentiti quest’anno. Waiting on the Door...

4) Privateering – Mark Knopfler. Avevo onestamente perso di vista Knopfler dopo il live del 92 dei Dire Straits. Avendolo visto in apertura di Dylan ad Assago, avevo l’impressione di assistere a un artista che aveva rinunciato a cercare strade nuove. Che giocava dentro la sua “comfort Zone” e basta (mentre Dylan stravolgeva a ribaltava ogni canzone in scaletta con l’entusiasmo di un bimbo dell’asilo!). La orda di recensioni positive mi hanno spinto a comprarlo e devo ammettere che me lo sono goduto moltissimo. Forse trovo il disco doppio eccessivo ma le cose belle sono stupende. Forse c’era un disco singolo perfetto lì dentro. Ma chi sono io per dubitare? E poi… la perfezione annoia. Radio City Serenade suona come un brano di Tom Waits suonato dai Pogues…è stupendo e commovente. Invecchio male…

5) Delayed Reaction – Soul Asylum: dopo anni di silenzio esce un nuovo disco che suona fresco fresco come i loro migliori degli anni 80….subito dopo l’uscita del disco metà band molla (sounds familiar?)…amo questa band e tutte le band che fanno casino cosi (O Marah where art thou?). Dave Pirner gioca con le parole con classe come sempre e la band saltella dietro a Tommy Stinson (ex Replacements) e Michael Bland (ex prince) il mio batterista preferito al mondo. Visto il mio amore per questa band ecco due video: Gravity:

e Take Manhattan (il mio pezzo preferito del disco):watch?v=OLppmbXyaAE

6) Women & Work – Lucero    Dopo due album intoccabili ecco il fratello minore di Overton e Bastards… mi mancano un po’ di chitarre distorte, perse a favore dei fiati. It’s the Memphis Soul! Che dio li tenga in salute, on the road e in studio…we need’em!!  On My Way Downtown:

7) The Sailor’s Revenge – Bap Kennedy  Lo seguo da quando Steve Earle produsse i suoi Energy Orchard.  Qui, prodotto da Mark Knopfler, fa il suo disco più bello da Domestic Blues (sempre Steve di mezzo). Jimmy Sanchez, Shimnavale, Not a Day Goes By. Incredibilmente poetico. Not a day goes by: 

8)Tomorrowland – Ryan Bingham. Stavano dipingendo un bel costume per Ryan…etichettato e tutto il resto, nuovo eroe dell’americana, ma lui non ne voleva sapere nulla e ha fondato la sua etichetta e ha fatto il disco come lo sentiva nel suo cranio. Il disco è coraggiosamente rock e secondo me porterà ai live show a scalette stupende ( e perderà qualche fan tra i critici!). Guess Who’s Knockin:

9)Ani DiFranco -Which Side are you on? Per me il periodo d’oro di Ani è quello che va dal 94 al 2001.  Ma questo è il disco che più mi è piaciuto da quel To The Teeth che salutava il secondo millennio…Ani torna sulle barricate e sputa fuoco.

10) Good Things – Miami & the Groovers  Lorenzo “Miami” è un musicista pieno di passione. Ama la musica, il palco. E’ un rocker. Il suo amore per certa musica è evidente nei suoi concerti e nei suoi dischi. Un giorno sarà sindaco di Rimini e farà suonare Springsteen in Spiaggia ma fino ad allora ci sono loro Beppe, Marco, Alessio, (presente anche nei Cheap Wine), Lorenzo e al terzo disco realizzano per me il loro album più bello. Good Things è un brano talmente bello che pare esistere da sempre:

10bis) L’ultima thule – Francesco Guccini.  Assieme a Bennato e Jannacci, Guccini è il mio “italiano” preferito. Se ne va senza mungere l’attimo. Se ne va senza un finale ma con un disco solido e pieno che invecchierà bene. Grazie. Di tutto.  Questo ultimo disco è pieno di Guccini e di questo sono grato. Ho sempre amato il suo scrivere di umanità, di fragilità e contraddizioni personali. Ho sempre pensato che fosse un vero poeta. Pochi scrivono in italiano con la sua fluidità e profondità L’ultima volta commuove:

Dimenticavo:

Best Live: Pogues Live In Paris

Why? Look here….

 

Last but not least e fuori concorso per conflitto d’interessi (ci canto in italiano su un brano!)

L’umana resistenza del nostro caro amico Alex Cambise (chitarrista e mandolinista extraordinaire). Alex ha realizzato un disco profondo, mai scontato. Fotografie di questo paese che ha ben poco di bello attualmente. Un disco sulla dignità, sulla resistenza e credo anche sul dolore. Cercatelo e ascoltatelo. Io Rimango qua (la mia preferita):

Ed Abbiati.

*NDB. Questi “artisti” mi fanno impazzire, prima per convincerli a scrivere qualcosa, e poi anche Ed come Jimmy Ragazzon mi sparano i Post scritti nei caratteri di stampa più improbabili e il vostro fedele Blogger “taglia e cuce” con pazienza e mi sembra che il risultato sia buono.

P.S. del NDB.

Questo Post è anche l’occasione per parlare di un po’ di musica italiana, quella buona e quindi visto che Ed Abbiati ha già sfiorato il conflitto di interessi mi permetto di aggiungere altri due bei dischi di musica italiana (perché fatta in Italia, ma internazionale nelle intenzioni), e non è una marketta ma sincera ammirazione per la voglia di continuare tra mille problemi sempre con rinnovato entusiasmo!

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Lowlands – Beyond

Lowlands & Friends – Better World Coming 2012Gypsy Child Records entrambi!

 

Pubblicata retroattiva, a ieri, così non saltiamo giorni nella nostra frequentazione giornaliera.

Bruno Conti

Novità Di Marzo Parte II. Lucero, Shooter Jennings, New Riders Of The Purple Sage, Janiva Magness, Wallis Bird, Altan

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Questa settimana, per la serie una recensione tira l’altra e anche perché molti titoli li avevo già anticipati di parecchio, arrivo in ritardo alla rubrica delle uscite settimanali, questa volta relative al 13 marzo, quindi già pubblicati comunque…

Nuovo album per i Lucero Women & Work, l’etichetta questa volta è l’ATO Records di Dave Matthews, prodotto dal solito Ted Hutt (Gaslight Anthem, Flogging Molly, Dropkick Murphys, di cui è uscito nuovamente l’album dello scorso anno Going Out In Style con un album dal vivo aggiunto nella nuova versione Deluxe, e basta!); i brani sono firmati come di consueto dal leader Ben Nichols nella abituale miscela di alternative country, punk, southern rock classico, d’altronde vengono da Memphis, Tennessee.

Stesso stile, più o meno, country rock “molto energico” anche per Shooter Jennings, che, scaricato dalla major Universal approda alla Black Country Rock per questo nuovo Family Man, prodotto dallo stesso figlio del grande Waylon vede tra gli ospiti Tom Morello e Eleanor Whitmore alla voce e violino.

Continua il “rinascimento” dei grandi New Riders Of the Purple Sage, rivitalizzati dalla ritrovata vena compositiva di David Nelson, con il paroliere storico degli “amici” Dead, Robert Hunter presente in sette brani, la band californiana rinnova i fasti del passato con questo 17 Pine Avenue pubblicato dall’indipendente Woodstock Records, un nome, un programma: country, psichedelia e roots music come ai vecchi tempi.

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Questo nuovo CD di Janiva Magness Stronger For It avrei potuto fare a meno di segnalarvelo visto che la recensione è pronta a momenti, nei prossimi giorni non mancherà, considerato che me l’hanno “scippato” dal Buscadero dove avevo recensito i precedenti album. Sempre etichetta Alligator e a ogni nuovo disco, se possibile, migliora. Che Voce, ragazzi!

Wallis Bird è una nuova cantautrice irlandese che approda al terzo album con questo CD omonimo, Wallis Bird per la Bird Records/distr.Rubyworks, bella voce potente, sonorità inconsuete ma vicine al rock classico anche se piuttosto originali, da sentire.

Non mi sembra che nessuno abbia ancora parlato del nuovo album degli Altan The Poison Glen (Gleann Nimhe), che peraltro è già uscito in questi giorni per la Compass Records. Il primo album di studio della band irlandese da sette anni a questa parte, dopo il celebrativo (e ottimo) 25th Anniversary Celebration che riproponeva differenti versioni dei loro classici con nuovi arrangiamenti orchestrali. Tutto materiale mai apparso prima con la voce (e il violino) della bravissima Mairead Ni Mhaonaigh (praticamente una scioglilingua) in grande evidenza. Quasi tutti conoscono Moya Brennan, Mary Black o Sinead O’Connor e qui siamo a quei livelli, per i fans non occorre aggiungere altro, per gli altri un nome e un gruppo da conoscere assolutamente se amate il folk celtico.

Bruno Conti