“Due Piccioni Con Una Fava!” BeatleJam – Live At The Keswick Theatre

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BeatleJam – Live At The Keswick Theatre – Evangeline/Freeworld/Ird

Per gli amanti delle jam band e dei Beatles, in un colpo solo, un CD che contiene il meglio dei due mondi (si spera). Nati come spin-off dei Blue Floyd, quella sorta di supergruppo americano dedito alla rivisitazione dei classici dei Pink Floyd in versione jam band, i Beatlejam sono: Matt Abs (Govt Mule), Berry Oakley (Allman Brothers), Vince Welnick (Grateful Dead), Slick Aguilar (Jefferson Starship) e Johnny Need (Govt Mule, Allman Brothers, Lonny Mack).

Berry Oakley Jr (Berry Duane Oakley, due nomi un destino) è ovviamente il figlio del leggendario bassista degli Allman Brothers mentre gli altri sono nella parte di sé stessi, Vince Velnick oltre che con i Grateful ha suonato anche nei Tubes e Johnny Neel suona spesso anche con gli italiani W.i.n.d.

I più attenti già avranno notato che nei precedenti capitoli dei Blue Floyd (quelli con in copertina le statuone dell’Isola di Pasqua) apparivano anche dei brani dal repertorio dei Beatles ma in questo CD tutto il repertorio è dei Fab Four (anche se mi sa che vengono dalle stesse fonti!). Registrato al Keswick Theatre di  Glenside (Philadelphia) questo è il primo di una serie di tre album che usciranno nei prossimi mesi, il repertorio di questo album è il seguente:

1. Taxman
2. Come Together
3. Something
4. Get Back
5. Elenore Rigby
6. Cry Baby Cry
7. You Can’t Do That
8. Lady Madonna
9. Why Don’t We Do It In The Road
10. Lucy In The Sky

Occhio perché esiste anche band inglese tutt’ora in attività con lo stesso nome mentre mi pare che questi BeatleJam operavano tempo fa.

Uomo avvisato…

Bruno Conti

Novità Di febbraio Parte IV. Johnny Cash, Bruce Cockburn, June Tabor, Jude Johnstone, Rainbow, Bocephus King. Eccetera

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Riprendiamo la nostra disamina delle prossime uscite discografiche (e qualcuno già uscito) dopo un’orgia di recensioni Blues e qualche “Beautiful Loser” che meritava di essere portato alla vostra conoscenza. Mentre scrivo in questa piovosa domenica di febbraio sto ascoltando il nuovo di Lucinda Williams Blessed che uscirà il 1 marzo ed è veramente bellissimo. Mi avevano pregato di aspettare fino ad una decina di giorni prima dell’uscita per recensirlo, quindi d’ora in poi ogni giorno è buono.

Intanto una precisazione: contrariamente a quanto annunciato il DVD di James Taylor e Carole King Troubaudours (almeno per l’Italia) non uscirà più il 22 Febbraio ma esattamente un mese dopo il 22 marzo.

Confermato per il 22 febbraio il “nuovo” Johnny Cash, Bootleg Vol.2: From Memphis To Hollywood, doppio CD pubblicato dalla Sony Legacy, esce a quattro anni di distanza dal precedente Personal File (che viene ripubblicato a prezzo speciale) e contiene materiale d’archivo, dagli esordi Live in quel di Memphis nel maggio 1955 passando per materiale registrato negli studi Sun di Sam Phillips (11 demo inediti, 7 outtakes e ulteriori 2 demo) per un totale di 32 brani nel primo CD. Il secondo CD contiene 25 brani del periodo Columbia: singoli non contenuti negli album CBS, B-sides e outtakes, per un totale di 25 inediti.

Due donzelle per gradire. June Tabor è una delle più grandi voci della musica folk britannica (e della musica tout court) e a 35 anni dall’esordio Silly Sisters con Maddy Prior pubblica (se non ho fatto male i conti) quello che dovrebbe essere il suo 20° album, Ashore, l’etichetta come di consueto è la Topic. Il Guardian in una sola parola lo ha definito “Magnifico” e chi siamo noi per dissentire. Per chi non la conosce una ottima occasione per avvicinare la sua musica.

Jude Johnstone, è una di quella cantautrici che si è soliti definire “minori” o se preferite di “culto” ma in effetti è uno dei segreti meglio custoditi della scena americana. Questo Quiet Girl è il suo quinto album, distribuito dalla propria etichetta la Bojak Records negli States (dove è uscito la scorsa settimana) e l’8 marzo in Inghilterra per la Burnside. Da noi spero nell’Ird per una distribuzione nazionale. Vi basti sapere che le sue canzoni sono stato incise da Emmylou Harris (che partecipa all’album), Stephen Bishop, Bonnie Raitt, Trisha Yearwood, Johnny Cash, Bette Midler, Stevie Nicks, tanto per darvi un’idea. Lo stile varia dal country al folk, alla canzone d’autore, roots ma anche jazzato di tanto in tanto, con una voce particolare che non guasta.

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Bruce Cockburn secondo il modesto parere di chi scrive è uno dei cinque migliori musicisti canadesi di sempre (se Neil Young, Joni Mitchell e Leonard Cohen sono gli altri tre, il quinto chi è? Forse la Band?). In ogni caso questo Small Source Of Comfort che esce per la True North in tutto il mondo l’8 marzo (ma stranamente è già disponibile nei negozi italiani a cura dell’Ird) è il suo 24° album (25 se contiamo lo strumentale Speechless) di studio, oltre ad una manciata di Live e qualche antologia, con e senza inediti. Tutti belli o molto belli, questo è uno dei migliori in assoluto. Uomo avvisato…

Sempre dal Canada viene un musicista di culto, Bocephus King, questo Willie Dixon God Damn! è il suo quinto album (servizio discografie, utile per aggiornare le vostre collezioni), il primo dopo una pausa di quasi sette anni e lo riporta ai fasti del primo Joco Music del 1996. Una delle voci più interessanti in circolazione e nonostante il titolo non c’entra niente con il Blues (più o meno). Già disponibile!

Il nome Ben Ottewell non dirà niente ai più ma si tratta di un ex componente dei Gomez, una delle migliori nuove band inglesi che esordì nel lontano 1998 con l’ottimo Bring It On candidato al Mercury Prize (che credo abbiamo anche vinto, si tratta del premio della critica inglese). Allora Ottewell aveva solo 18 anni. Questo suo esordio da solista si chiama Shapes and Shadows è già uscito in Inghilterra per la Eat Sleep Records (?!? andiamo bene!) e pur venendo inserito nel filone Americana, sono stati scomodati paragoni con il Nick Drake di Bryter Layter, David Gray e Ryan Adams. A questo punto sono curioso di sentirlo. watch?v=Sfxj5wDbZ24

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Tre ristampe tre.

La Raven australiana pubblica un CD dal vivo del 1972 di Howlin’ Wolf Live and Cookin’ At Alice’s Revisited, pubblicato in origine dalla Chess si tratta di uno degli ultimi dischi del “Lupo”. Contiene 2 bonus tracks ed è l’unico disco dal vivo ufficiale di Howlin’ Wolf pubblicato quando era ancora in vita. Il vocione è ancora in gran forma e molti dei cavalli di battaglia sono presenti: Smokestack Lightnin’, Killing Floor, Back Door Man e Little Red Rooster per uno dei musicisti che ha influenzato decine di gruppi e solisti rock, Jim Morrison in primis.

Per gli amanti dell’hard rock classico anni ’70 prosegue la ristampa degli album dei Rainbow di Ritchie Blackmore in versione Deluxe doppia: questa volta è il turno di Down To Earth che viene ripubblicato rimasterizzato con un secondo CD che contiene 12 bonus tracks, prevalentemente strumentali e qualche alternate takes. Già uscito in Inghilterra disponibile a giorni anche in Italia.

La Alligator per proseguire nei festeggiamenti del suo 40° anniversario ha già pubblicato la ristampa rimasterizzata e con una traccia bonus di uno dei dischi più belli della storia del blues recente. Si tratta della super session tra Albert Collins, Robert Cray e Johnny Copeland in un disco strepitoso intitolato Showdown che viene ripubblicato a 25 anni dall’uscita originaria del 1985. Per gli amanti del blues elettrico e ruspante, il più genuino un disco che non si può fare a meno di avere. Eccezionale!

Bruno Conti

E’ Morto Solomon Burke The King Of Rock’N’Soul – 1940-2010

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Oggi è morto Solomon Burke, mentre era in volo per recarsi ad Amsterdam dove tra due giorni avrebbe dovuto tenere un concerto. Aveva 70 anni (nato a Philadelphia nel 1940, ma secondo alcuni era del 1938 o addirittura del 1936): è stata una delle più grandi voci nella storia della musica, a prescindere dal genere. Cantante strepitoso e performer indimenticabile, il disco da avere assolutamente (ma sono quasi tutti belli) è quella doppia antologia, Home In Your Heart (che potrebbe essere il suo motto) che vedete qua sopra. Raccoglie il meglio del suo periodo anni ’60 con la Atlantic quando era veramente il Re del Soul, Otis Redding ne è stato un grande epigono e i Blues Brothers ci hanno costruito una carriera sopra. Ha continuato a fare dischi eccellenti fino alla fine e anche se non ha raggiunto il sogno dei grandi musicisti, quello di morire sul palco, ci è andato molto vicino.

Eccolo quando era intoccabile, una voce incredibile, il più grande di tutti, la versione degli Stones lo ha solo sfiorato! La versione italiana (se il brano vi sembra familiare) era Come Ti Vorrei di Iva Zanicchi, il suo primo successo.

R.I.P. Solomon.

Bruno Conti

Controllato! Emerson Lake & Palmer – A Time And A Place

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Emerson, Lake and Palmer – A Time And A Place – Shout Factory 4 CD Box Set

Ritiro Tutto! Controllato e prutroppo sono cattive notizie per gli appassionati di Emerson, Lake & Palmer!

Nel senso che vi tocca cacciare fuori altri soldi per l’acquisto di questo Box: infatti il cofanetto (che tramite il servizio mailorder della Shout è già disponibile da un paio di mesi) è veramente ottimo. La qualità sonora è nettamente superiore ai quattro volumi della serie The Original Bootleg Series From The Manticore Vaults dove il suono era veramente pessimo, tipo bootlegs ma di quelli scarsi.

In questo caso i primi tre CD del cofanetto contengono Soundboard Recordings (quindi direttamente dal mixer) ottimamente rimasterizzate e inedite in gran parte (qualcosina in Europa tipo i brani della isola di Wight era uscito), mentre il quarto, intitolato This Boot’s For You – A Fan’s View contiene effettivamente registrazioni fatte dai fan, però di ottima qualità rispetto a quelle delle Bootleg Series.

Quindi son c… amari e dovete mettere mano ai portafogli. Per ulteriori verifiche questa è la tracklist completa

DISC ONE: The Early ’70s

1. The Barbarian Recorded at the Isle of Wight Festival, Isle Of Wight, UK on August 29, 1970

2. Take A Pebble
Recorded at Beat Club, Bremen, Germany on November 26, 1970

3. Ballad Of Blue
Recorded at the Lyceum Ballroom, London, UK on December 9, 1970

4. High Level Fugue
Recorded at the Lyceum Ballroom, London, UK on December 9, 1970

5. Hoedown
Recorded at the Mar Y Sol Festival, Veja Baja, San Juan, Puerto Rico on April 2, 1972

6. Still… You Turn Me On
Recorded at the Civic Center, Tulsa, OK on March 7, 1974

7. Lucky Man
Recorded at the Civic Center, Tulsa, OK on March 7, 1974

8. Karn Evil 9 (1st, 2nd & 3rd Impressions)
Recorded at the Anaheim Convention Center, Anaheim, CA on February 2, 1974

DISC TWO: The Late ’70s

1. Peter Gunn Theme
Recorded at the Coliseum, Wheeling, WV on November 18, 1977

2. Pictures At An Exhibition
Recorded at the Mid-South Coliseum, Memphis, TN on November 20, 1977, Late Show

3. Tiger In A Spotlight
Recorded at the Coliseum, Wheeling, WV on November 18, 1977

4. Maple Leaf Rag
Recorded at the Coliseum, Wheeling, WV on November 18, 1977

5. Tank
Recorded at the Nassau Coliseum, Uniondale, NY on February 9, 1978

6. Drum Solo
Recorded at the Nassau Coliseum, Uniondale, NY on February 9, 1978

7. The Enemy God Dances With The Black Spirits
Recorded at the Nassau Coliseum, Uniondale, NY on February 9, 1978

8. Watching Over You
Recorded at the Coliseum, Wheeling, WV on November 18, 1977

9. Pirates
Recorded at the Mid-South Coliseum, Memphis, TN on November 20, 1977, Late Show

10. Tarkus
Recorded at the Nassau Coliseum, Uniondale, NY on February 9, 1978

11. Show Me The Way To Go Home
Recorded at the Mid-South Coliseum, Memphis, TN on November 20, 1977, Late Show

DISC THREE: The ’90s

1. Knife Edge
Recorded at the Wiltern Theater, Los Angeles, CA on March 17, 1993

2. Paper Blood
Recorded at the Obras Stadium, Buenos Aires, Argentina on April 5, 1993

3. Black Moon
Recorded at the Waterloo Village Concert Field, Stanhope, NJ on July 31, 1992

4. Creole Dance
Recorded at the Estadio, Santiago, Chile on April 1, 1993

5. From The Beginning
Recorded at the Spodek, Katowice, Poland on June 22, 1997

6. Honky Tonk Train Blues
Recorded at the Universal Amphitheater, Los Angeles, CA on September 25, 1997

7. Affairs Of The Heart
Recorded at the Waterloo Village Concert Field, Stanhope, NJ on July 31, 1992

8. Touch And Go
Recorded at the Wiltern Theater, Los Angeles, CA on March 17, 1993

9. A Time And A Place
Recorded at the Casino Ballroom, Hampton Beach, VA on August 1, 1998

10. Bitches Crystal
Recorded at the Universal Amphitheater, Los Angeles, CA on September 25, 1997

11. Instrumental Jam
Recorded at the Obras Stadium, Buenos Aires, Argentina on April 5, 1993

12. Fanfare For The Common Man – America – Rondo
Recorded at the Obras Stadium, Buenos Aires, Argentina on April 5, 1993

DISC FOUR: This Boot’s For You – A Fan’s View

1. Introduction
Recorded at the Hollywood Bowl, Los Angeles, CA on July 19, 1971

2. The Endless Enigma
Recorded at the Long Beach Arena, Long Beach, CA on July 28, 1972

3. Abaddon’s Bolero
Recorded at the Town Hall, Louisville, KY on April 21, 1972

4. Jeremy Bender – The Sheriff
Recorded at the Olympiahalle, Munich, Germany on April 24, 1973

5. Toccata (includes Drum Solo)
Recorded at Friedrich-Ebert-Halle, Ludwingshaven, Germany on April 10, 1973

6. Jerusalem
Recorded at the Henry Lewit Arena, Wichita, KS on March 26, 1974

7. Nutrocker
Recorded at the Boston Gardens, Boston, MA on July 12, 1977

8. C’est La Vie
Recorded at the Boston Gardens, Boston, MA on July 12, 1977

9. Piano Concerto #1 3rd Movement
Recorded at the Veteran’s Memorial Auditorium, Des Moines, IA on June 12, 1977

10. Closer To Believing
Recorded at the Veteran’s Memorial Auditorium, Des Moines, IA on June 12, 1977

11. Close To Home
Recorded at the Warfield Theater, San Francisco, CA on March 14, 1993

12. I Believe In Father Christmas
Recorded at the Beacon Theater, New York, NY on November 17, 1993

Esce il 20 luglio negli States per la Shout Factory. Tra l’altro mi dicono che le ristampe degli album ufficiali degli E L & P fatte dalla stessa etichetta hanno un suono fantastico nettamente superiore alle rimasterizzazioni europee, so di darvi un dispiacere ma fateci un pensierino.

Bruno Conti

E’ Arrivata L’Estate! Novità Luglio Parte II – Sheryl Crow, Indigo Girls, Tom Jones, E L & P, Jackson 5, Tired Pony, Marc Cohn Eccetera

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Nel post precedente dedicato alle anticipazioni di luglio l’estate non era ancora arrivata ma ora ci siamo, anche troppo, bastava meno. Tra i titoli che erano rimasti indietro, per esempio, l’ottimo nuovo album di Dr. John & The Lower 911 Tribal che segna un inaspettato ma gradito ritorno allo stile più funky e “misterioso” del dottore con l’ottimo Derek Trucks ospite in un brano, in America esce il 3 agosto ma da noi su etichetta Proper/Ird è gia disponibile.

Sempre in questi giorni negli States è uscito un nuovo doppio dal vivo delle Indigo Girls Staring Down The Brilliant Dream, etichetta Vanguard Records è approdato sotto forma import anche nel territorio italico: confezione bellissima, 31 brani e non solo le canzoni più note ma una selezione di brani effettuata con molta cura da Amy Ray e Emily Saliers che nel lussuoso libretto raccontano brano per brano la genealogia della scelta di ogni singolo brano tra cui alcune ottime cover, tra tutte vi segnalo Dont Think Twice It’s Allright e Wild Horses, non manca Closer to Fine. Ospiti Brandi Carlile e Jill Hennessy (proprio quella di Crossing Jordan e Law & Order che è anche una brava cantante).

Il 29 giugno negli States e il 13 luglio da noi è uscito (uscirà) un bellissimo doppio CD per la Hip-O Select/Universal dedicato ai Jackson 5, Live At The Forum raccoglie due concerti completi registrati, il primo il 20 giugno del 1970 e il secondo il 26 agosto del 1972, entrambi al Forum di Los Angeles. Bella musica tratta dal loro repertorio Motown per Michael Jackson e fratelli, con qualche cover a sorpresa, Bridge Over Troubled Water di Simon & Garfunkel, It’s Your Thing degli Isley Brothers e There Was A Time di James Brown.

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Il 20 Luglio esce il nuovo disco di Sheryl Crow 100 Miles From Memphis che segna un ritorno alle origini, musicali e non, per la nostra amica: registrato in quel di Memphis, Tennessee con la produzione di Doyle Bramhall II dovrebbe segnare un ritorno alla miglior forma per la “biondissima” Crow. Dico “dovrebbe” perchè la scelta di brani e ospiti è quantomeno contradditoria, a fianco dell’amico Keith Richards alla chitarra nelle reggaeggiante Eye To Eye abbiamo anche Justin Timberlake (?!?) seconda voce in una cover di Sign Your Name di Terence Trent D’arby (magari è bellissima, sentiamo e poi vedremo). Visto che siamo in argomento Jackson 5, la bonus track è una versione del loro cavallo di battaglia I want You Back. Sheryl Crow nella presentazione dice di essersi ispirata per questo disco alla musica della Stax e a Delaney & Bonnie. A proposito di Delaney & Bonnie (ma poi ci torniamo con un Post o due all’uopo), il 27 luglio la Rhino Handmade annuncia una megaedizione Deluxe quadrupla del loro mitico disco dal vivo On Tour. Ho già provveduto ad accendere un mutuo per prenotarlo visto che costa 80 dollari + spese di produzione ma è l’unico modo per averlo.

A proposito di passato, il nuovo album di Marc Cohn Listening Booth 1970 è composto tutto di cover di brani del 1970, esce il 20 luglio con la produzione di John Leventhal che ha prodotto l’ultimo The List di Rosanne Cash (oltre a esserne il marito): canzoni di Van Morrison, Simon & Garfunkel, John Fogerty, Cat Stevens, Paul McCartney, Joe Cocker, John Lennon, una goduria insomma-

I Tired Pony sono una sorta di mini supergruppo indie, il loro disco di esordio si chiama The Place We Ran From, esce il 20 luglio in America ma da noi dovrebbe essere nei negozi già il 16 per la Coop/SElf. Chi sono costoro? Si tratta del cantante e frontman degli Snow Patrol Gary Lightbody, di Peter Buck e Scott McCaughey dei R.e.m., del batterista dei Belle & Sebastian (OK! Richard Colburn), ospiti Zooey Deschanel degli She And Him e Tom Smith degli Editors. Se ne parla molto bene, suono country-rock/roots alla Wilco o Lambchop.

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In breve, molto in breve: il 27 luglio esce anche il nuovo di Tom Jones, Praise and Blame segnalato come…indovinato!, un ritorno alle “radici” con un sound scarno e vitale a cura di Ethan Johns (e quindi ci si può credere). Tutti brani della tradizione country, blues, gospel e soul con BJ Cole, Booker T Jones, Gillian Welch, David Rawlings, Orin Waters. Suona molto promettente!

Quel Box di Emerson, Lake & Palmer che vedete effigiato qua sopra mi puzza un po’! Nel senso che trattasi di cofanetto quadruplo pubblicato dalla SHout Records americana e viene annunciato come un raccolta di materiale dal vivo tratto da vari bootleg e rimasterizzato in modo ufficiale. Suona molto simile (ma con molto meno materiale) ai cofanetti che la Sanctuary ha pubblicato qualche anno fa in Europa ma non ho avuto tempo di verificare la lista dei brani. Controllo e vi faccio sapere.

La copertina del nuovo Los Lobos Tin Can Trust è solo per libidine, esce il 3 agosto, quindi ne riparliamo più avanti, ma visto che il 4 luglio sono in concerto a Milano era una occasione per ricordarlo.

Il 17 agosto ma il 24 da noi esce John Mellencamp No better than this, il 31 agosto Dream attic di Richard Thompson, il 14 settembre Band Of Joy di Robert Plant, ma basta farvi soffrire, ne parliamo al momento giusto. Nei prossimi giorni, però recensione Mellencamp, sto studiando.

Bruno Conti

Solo Del Sano Buon Vecchio Southern Rock! Dixie Tabernacle – A Good Excuse

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Dixie Tabernacle – A Good Excuse – Storm Dog Records

Torniamo ai Beautiful Losers che tanto mi piacciono: quei personaggi e relativi dischi che definire oscuri è pure poco. Questo A Good Excuse è uno di quei dischi che se lo acquistate su Amazon gentilmente vi avvisano che si tratta di un CD-R prodotto e masterizzato da loro su richiesta oppure ve lo scaricate (a pagamento).

Il titolo dice tutto ma aggiungerei che è del buon vecchio sano southern rock di ottima qualità intriso di gospel, country, soul, R&B, insomma i migliori ingredienti del rock americano di qualità.

In questa confraternita più che super gruppo il nome che spicca è quello di Jimmy Hall, non dimenticato leader e cantante dei gloriosi Wet Willie una delle formazioni storiche della prima ondata southern rock, quelli che sulla scia dei “padri fondatori” Allman Brothers Band sparsero il verbo della musica del Sud degli States sulla mitica etichetta Capricorn.

Ma anche il produttore e ideatore di questo progetto, tale Larry Goad batterista e chitarrista (per non farsi mancare nulla) ha saputo circondarsi di altri validi musicisti: dalla slide di Jack Pearson (Allman Brothers Band), alla batteria del Lynyrd Skynyrd Artimus Pyle passando per una delle Honkettes originali (le voci femminili di supporto sempre dei Lynyrd), Jo Billingsley White, l’ottimo cantante dei Cold Truth Thane Shearon e Doug Phelps il vocalist originale dei Kentucky Headhunters oltre a musicisti vari ed assortiti che hanno suonato con la crema del rock e del country americano, se volete sul loro MySpace c’è la lista completa dei musicisti dixietabernacle.

Il risultato è sorprendente, uno dei migliori dischi di southern rock dell’ultimo trentennio che rinverdisce i fasti dei vecchi tempi che furono più di molte formazioni storiche ancora in attività direi solo Allman Brothers esclusi.

Si va dal quasi gospel (togliamo il quasi) trascinante dell’iniziale Save The Planet che era un cavallo di battaglia dei vecchi White Trash di Edgar Winter con Hall e Phelps e le due Honkettes che confezionano un vero gospel estratto pari pari dal tabernacolo.

A Good Excuse deve essere un brano a cui tengono in modo particolare, una ballata in crescendo che appare in quattro versioni differenti, ogni volta un po’ più bella e più lunga della versione precedente fino alla perfetta versione n.4 introdotta da uno struggente assolo di sax e cantata con grande partecipazione da Thane Shearon.

Ottime la cover di Amos Moses un vecchio brano di Jerry Reed nobilitato da una grande prestazione vocale di Jimmy Hall e dall’ottima slide di Jack Pearson. Anche Kentucky Woman, uno dei cavalli di battaglia di Neil Diamond riceve questo trattamento rinvigorente southern e ne viene fuori una versione superiore anche a quella ottima che fecero i Deep Purple. How many times e Backdoor Plan sono due eccellenti brani originali firmati dal produttore Larry Goad, sempre ottime vibrazioni sudiste con chitarre slide, organo, batteria e percussioni a coadiuvare le ottime performances vocali di Shearon.

Carolina Wind è una bella ballata in puro stile country che omaggia la grande Marshall Tucker Band ma ricorda anche gli Eagles degli esordi, come la girate comunque molto bella. Rimanendo in territori MTB, la cover del brano di Toy Caldwell Bound And Determined è poderosa e vibrante con un groove irresistibile e Jimmy Hall che ancora una volta si conferma uno dei più bravi vocalist americani.

Senza citarle tutte non c’è una canzone di qualità meno che ottima, quindi per appassionati e non il vecchio Sud cavalca ancora, grande musica.

Bruno Conti

Fedele Nei Secoli. Sarah McLachlan – Laws Of Illusion

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Sarah McLachlan – Laws Of Illusion – Arista

Ovviamente il titolo non prelude ad un bel post sulla Beneamata, L’ Arma dei Carabinieri, ma si parla del settimo (escluso un profluvio di raccolte, live, compilation di remix, dischi natalizi, no quello conta nella discografia!), ebbene sì, è solo il settimo album di studio di Sarah McLachlan.

Premessa: a me la nostra amica canadese piace e parecchio, al suo apparire nel 1988 con l’album Touch crede di essere stato uno dei primi ad acquistare ed apprezzare quella che sembrava (ed era) una delle voci nuove più interessanti in quegli anni di orribile musica sintetica. Poi si era confermata con gli ottimi Solace e Fumbling Towards Ecstasy fino ad arrivare al mega successo di Surfacing che nel 1997 ha venduto più di 8 milioni di copie nei soli Stati Uniti e la musica, vi assicuro, era sempre ottima. Lo stesso anno ha visto la nascita anche del Lilith Fair il primo Festival itinerante con un cast tutto al femminile ripetuto anche nel 1998 e 1999 sempre con grande successo. Quest’anno, pochi giorni fa, il 26 giugno è partita la nuova edizione del Festival che ritorna dopo dieci anni di pausa e in concomitanza con il nuovo album.

Già il nuovo album, avrete notato che sto ciurlando nel manico per rinviare il commento: la prima volta l’ho sentito con gli auricolari (il tempo per ascoltare i dischi è quello che è, quindi approfitto per ascoltare anche quando sono in giro) e non mi è piaciuto molto, sarà che l’equalizzazione che viene utilizzata per i dischi moderni li rende un po’ tutti uguali, sarà l’ascolto distratto ma avevo trovato l’utilizzo delle moderne tecnologie alquanto “fastidioso”. Ad un secondo ascolto sull’impianto di casa devo dire che l’impatto con la musica del disco mi è parso decisamente migliore anche se non entusiasmante: il titolo relativo alla fedeltà nei secoli (a cavallo dei quali sono usciti i suoi dischi) si riferisce a una certa omogeneità nei suoni e nei contenuti, per dirla “papale papale” mi sembra uguale a quelli precedenti.

Non si può dire che sia brutto, tutt’altro, ma anche dopo una ulteriore serie di ascolti non mi convince a fondo. Oltre a tutto le premesse per un disco più sofferto c’erano tutte: i critici musicali, che sono delle carogne, dicono che gli album che fanno seguito ad una separazione, di solito, sono più interessanti perché mettono a nudo situazioni e sentimenti che sembrano in grado di creare una musica “migliore”. Questo è il disco del post separazione di Sarah McLachlan che dopo aver messo al mondo nel 2007 una seconda figlia avuta dal marito, il batterista Ashwin Sood , l’anno successivo si è separata dallo stesso (creando anche un vuoto nella band, recensore carogna!).

La voce è il solito piacevole mezzo-contralto, lo stile è sempre quella fusione di new-age e cantautrice classica discepola delle grandi degli anni ’70 e anticipatrice delle varie Tori Amos, Fiona Apple, Regina Spektor, anche l’Alanis Morissette meno rockeggiante e una pletora di altre che sarebbero venute dopo di lei: ripeto il disco non è brutto (e poi magari lo rivaluterò e i fans e le fans sicuramente apprezzeranno) ma le tecnologie e la produzione di Pierre Marchand amplificano quel sound molto “carico” che sembra essere molto di moda ai tempi d’oggi.

Rolling Stone l’ha massacrata (ma vista la non massima autorevolezza della rivista ultimamente, non farebbe testo), dandole due stellette e dichiarando che è un disco di “gemiti e sospiri” e il singolo Loving You Is Easy non c’entra molto con il resto dell’album, ma secondo me non è malaccio, una piacevole pop song quasi Beatlesiana, uno dei momenti più piacevoli di un disco per il resto troppo “serioso”.

Da Letterman fa un figurone.

Anche il Los Angeles Times non la tratta troppo meglio, due stellette e mezzo, dicendo che l’album sarebbe potuto uscire in qualsiasi momento degli anni ’90 e che le tonalità di chitarre e tastiere troppo spesso sono fastidiose e omologate al suono attualmente vigente, e qui glielo appoggio, e aggiunge che il brano migliore è la versione solo voce e piano, con una spruzzata di archi,  di Bring On The Wonder, che conclude il disco e approvo di nuovo.

Viceversa Jon Pareles del New York Times (che è un ottimo critico) lo recensisce molto positivamente, 4 stellette, citando questa “compassione e consolazione” che sono sempre state caratteristiche delle musica della McLachlan e che questa volta si applicano alla sua situazione e devo dire che visto sotto questo punto di vista il disco ha i suoi meriti (ascoltandolo ricomincia a piacermi). In effetti gli attacchi e i finali dei brani, con brano e voce in evidenza piacciono sempre, non sempre la parte centrale, quella più arrangiata è all’altezza del resto, sarà anche l’assenza del “vecchio”  batterista sostituito dal più “sintetico” Matt Chamberlain e, spesso, da una batteria elettronica? Mah!

In conclusione? Non so, credo che Ponzio Pilato sarebbe stato fiero di me per questo utilizzo di altre “fonti” per non schierarmi troppo, in definitiva lascio sospeso il giudizio, più buono che no, interlocutorio, fate vobis, comunque meglio del 90% della spazzatura che impazza nelle classifiche.

Come detto in altro post, N.3 nelle classifiche Usa, ma anche 2° posto in Canada, 9° in Nuova Zelanda, 12° in Australia, solo in Gran Bretagna non bene, esordio al 76° posto.

P.S. Esiste anche una Deluxe Version con DVD con 6 pezzi dal vivo in studio, il tutto rigorosamente non distribuito in Italia.

Bruno Conti

E’ Arrivato! Bruce Springsteen & The E Street Band – London Calling Live in Hyde Park

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Bruce Springsteen & The E Street Band – London Calling Live In Hyde Park 2dvd/Blu-ray Columbia Records

E’ uscito! Formato Bruce Springsteen.

172 minuti di pura magia! Vale ogni singolo centesimo ci vorrete investire e anche qualcosa di più!!

Era giusto un anno fa! xa7911_born-to-run-hyde-park-bruce-springs_music

Bruno Conti

Questo Le Mancava! Cyndi Lauper – Memphis Blues

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Cyndi Lauper – Memphis Blues – Downtown Records

Nel 2003 con At Last aveva rivisitato il repertorio “classico” (dalla Vie En Rose a Walk On By, da My Baby Just Cares For Me a Unchained Melody e via dicendo). Nel 2005 con Body Acoustic ha rivisitato il “suo repertorio classico” con risultati altalenanti, ottima Time After Time con Sarah McLachlan, ma un brano suonato da un arco di musicisti che va da Miles Davis a Tuck & Patty è diificile farlo male, da dimenticare la versione di Girls Just Want To Have Fun con Puffy AmiYuni (ma chi cacchio è?), molto bella Sisters of Avalon con Ani DiFranco e Vivian Green. Nel 2008 ha visitato anche la disco-dance con Bring Ya To The Brink, non commento. Ma il salto ad un disco di blues non se lo sarebbe aspettato nessuno!

E invece nel mese di marzo di quest’anno è entrata agli studi Electraphonic di Memphis, Tennessee con un manipolo di valorosi tra cui il produttore Scott Bornar, il suo ingegnere preferito William Wittman (di cui vi parlavo giusto ieri in relazione al disco di Ruth Gerson, ma è tutto collegato, una cosa tira l’altra) e alcuni musicisti che hanno fatto la storia del Blues e del soul, non saranno famosi ma vengono dalla Stax e dalla Hi Records (la sezione ritmica), sinonimo di garanzia e qualità, quattro fiati, chitarra, basso, batteria e tastiere, formazione classica.

Naturalmente non manca una sfilata di ospiti che aggiunge spessore ai contenuti dell’album: non sarà il suo genere, avrà l’accento del quartiere Queens di New York (io non ho la capacità di capirlo ma mi dicono che il paragone potrebbe essere come se un bergamasco cantasse dei classici della canzone napoletana), ma a me il disco non dispiace, si vede che c’è impegno e passione, l’esperienza acquisita in quasi trenta anni di carriera e un sincero amore per questo repertorio tra blues e soul.

Il disco è stato pubblicato il 22 giugno, giorno del suo compleanno (non si dovrebbe dire ma è del 1953) da una nuova etichetta la Downtown e consta di 11 brani: si va da I’m Just Your Fool, una energica blues ballad trascinata dall’armonica di Charlie Musselwhite, dove la voce della Lauper è un po’ sopra le righe (ma è una sua caratteristica) per passare a un’ottima Shattered Dreams dal repertorio di Lowell Fulsom, qui l’arrangiamento con fiati e tastiere e l’ottimo Allen Toussaint al piano meglio si adattano alla nostra amica Cyndi che se la cava egregiamente. Early In The Mornin’ era di Louis Jordan, ma l’hanno fatta tutti i grandi, qui a spronare una disinvolta Cyndi Lauper ci sono la chitarra e la voce di mastro B.B. King e di nuovo il piano di Toussaint, bella versione, leggera e appassionata allo stesso tempo e tutti si divertono.

Romance In The Dark è una bellissima ballata R&B con fiati di repertorio, cantata con la giusta misura anche se la voce non è quella dei grandissimi. In How Blue Can You Get Johnny Lang fa il BB King della situazione e con la sua chitarra e un breve intervento vocale sostiene ottimamente la Lauper. Torna Musselwhite per una nuova energica cavalcata blues in Down Don’t Bother Me e qui mi sembra che la “ragazza” cominci a calarsi con gusto nella parte, niente male.

Don’t Cry No More era un vecchio successo di Bobby Blue Bland ma la faceva anche Wilson Pickett e mi sembra che lo spirito soul del brano sia stato centrato in pieno in questa esuberante versione. In Rollin’ & Tumblin’ si recupera addirittura il feeling dei vecchi blues anni ’50, il duetto con la diva del soul di Memphis Ann Peebles è da manuale, la slide di Kenny Brown graffia alla grande, obiettivo centrato in pieno.

Down So Low l’hanno cantata in tanti, io ne ricordo una grande versione di Etta James, ebbene devo dire che la brava Cyndi, in questo brano cava dal cilindro una sentita interpretazione quasi gospel, sofferta e vicina ai suoi limiti vocali ma molto bella. Mother Earth è il terzo brano che si avvale del piano di Allen Toussaint e in questo classico di Memphis Slim il grande musicista di New Orleans dà il meglio di sé e supporta da par suo una Lauper leggermente sottotono.

Crossroads non mi sembra adatta alle sue corde, anche vocali e Johnny Lang prende decisamente il sopravvento sia a livello vocale che chitarristico risultando il vero protagonista di questo brano che non entrerà negli annali delle migliori versioni di questo standard del blues pur essendo una versione più che onesta.

Surprise, surprise Cyndi Lauper sings the Blues, Memphis Blues e noi apprezziamo, vedere per credere.

Bruno Conti

Ruth Gerson 2 – Un Piccolo Capolavoro – Deceived

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Ruth Gerson – Deceived

Se This Can’t Be My Life è un buon album questo Deceived è un piccolo capolavoro: secondo il grande critico americano Greil Marcus è addirittura un “Trionfo”! E tutto questo per un album che, in teoria, non esiste! Perché, per la precisione, questo disco dovrebbe uscire nel 2011: ma non essendo un mago come faccio io ad averlo? Semplice, quando qualche giorno fa Ruth Gerson è venuta in Italia in tournéé me lo sono fatto comprare, inseime al precedente, dal mio amico Tino. Furbo!

In ogni caso, sul suo sito, in attesa dell’uscita ufficiale o di un suo ritorno nelle lande italiane, i due CD si possono comprare: l’inidirizzo è questo welcome.htm.

Ma veniamo a questo disco assolutamente meritevole dal lato musicale ma anche da quello sociale, perchè in effetti si tratta di quello che si è soliti definire un “progetto”: Deceived sta per deluso, illuso, imbrogliato, ingannato in questo caso virato al femminile. Si tratta di un disco di murder ballads o comunque di storie di donne alle quali viene usata violenza fino alle estreme conseguenze. La stessa Gerson dice “Le cattive cose che succedono alle cattive ragazze”. Questo disco è destinato a raccogliere fondi e sviluppare conoscenza sulle violenze domestiche, quindi un’opera meritoria, ma soprattutto è un gran bel disco, sulla falsariga di The List di Rosanne Cash, quindi tutte cover, ma anche su quei livelli qualitativi.

Il produttore è Rick Chertoff, con l’aiuto di William Wittman, sono la coppia che ha prodotto i primi dischi, i migliori, di Cyndy Lauper, ma anche Joan Osborne e, soprattutto, gli Hooters (non mancano le pecche perché ha prodotto anche Kris Kross, anche i migliori sbagliano ma bisogna pur mangiare); non solo, è stato anche uno degli ideatori del progetto musicale Largo (con Chieftains, Taj Mahal, Garth Hudson e Levon Helm della Band, Cyndi Lauper, Joan Osborne, Carole King, gli stessi Hooters), basato sulla Sinfonia del Nuovo Mondo di Dvorak che sta cercando di portare sui palcoscenici americani.

Ma torniamo a questo Deceived: il suono del disco è molto roots-oriented ma anche rock e la bellissima voce di Ruth Gerson risulta in grande evidenza.

Si parte con Butcher Boy in brano della tradizione folk britannica ma reso celebre dai Clancy Brothers uno dei gruppi che gravitava intorno al Greenwhich Village agli albori degli anni ’60, la versione della Gerson, caratterizzata da un organo ( o è una ondioline?) è maestosa e drammatica, molto raccolta ma assolutamente coinvolgente. A seguire una versione magistrale del grandissimo brano di Bobbie Gentry Ode To Billie Joe, un’altra storia di un presunto omicidio che è stata una dei più grandi esempi di quello che siamo soliti definire Country Got Soul, questa versione con percussioni, chitarra acustica, un’elettrica col riverbero, una armonica minacciosa che sembra una slide, rende assoluta giustizia alla bellezza del brano.

Sorprendente e riuscitissima la versione di Delilah (sì proprio quella di Tom Jones che in italiano era di Jimmy Fontana), rallentata e con un banjo in evidenza, ma anche uno strano wah-wah molto discreto, nasconde nel suo innocuo tempo di valzer la storia di un altro omicidio efferato.

Omie Wise con la chitarra acustica maneggiata dal grande Jack Rose (in una delle ultime apparizioni prima della prematura morte) ma mi sembra di captare anche un dulcimer, è un altro grande brano della tradizione della murder ballads, faceva parte del primo repertorio di Dylan nel 1961, ma l’hanno fatta in epoche diverse anche Shirley Collins, i Pentangle, le sorelle McGarrigle con Costello e gli Okkervil River, una piccola meraviglia.

Una grande meraviglia è la versione di Knoxville Girl, si può definire solo meravigliosa, con un refrain ricorrente di chitarra elettrica, la voce dolente e partecipe di Ruth Gerson che aggiunge un pathos incredibile all’atmosfera della canzone, era nel repertorio dei Louvin Brothers ma questa versione mi sembra la più bella di sempre. Altro brano fantastico è Down In The Willow Garden, quello che più evidenzia le similarità vocali e di tonalità con Rosanne Cash, che rimane una delle più belle voci in circolazione: non meraviglia che faccia parte anche del repertorio di Nick Cave che dell’argomento se ne intende!

Banks of The Ohio è un’altra canzone di notevole qualità, sotto forma di country ballad, cantata con la seconda bellissima voce di Suzzy Roche, era anche nel repertorio di Olivia Newton-John e babbo Johnny Cash, questa è una delle versioni migliori, campagnola e ruspante cerca di far dimenticare l’argomento cruento del brano. Little Sadie è un antico brano che ha fatto parte anche del repertorio di Dylan, era uno dei pochi brani belli presenti nel suo album del 1970 Selfportrait, qui appare in una versione rigorosamente acustica, folk tradizionale all’ennesima potenza. Un altro brano che ha fatto parte, brevemente, del repertorio di Dylan è la deliziosa Mary From The Wild Moor, il buon Bob l’ha eseguita dal vivo in alcune occasioni nel suo periodo gospel. Questo brano, come la successiva Down From Dover (scritta da Dolly Parton) vengono eseguite divinamente in uno stile reminiscente dei Fairport Convention di Sandy Denny, periodo Liege and Lief, quindi una perfetta fusione di rock e folk, bellissimi entrambi.

Conclude degnamente un album di grandissimo spessore una versione levissima dell’altro grande classico del repertorio di Johnny Cash, Delia’s Gone.

Che dire, cercare, cercare, cercare e comprare, comprare, comprare: sono prosaico ma assolutamente sincero.

Bentornata Ruth Gerson, quella vera!

Bruno Conti