Spirit E Randy California, Tra Acid Rock, Hendrix E Dylan. Parte II

spirit 70's

Ecco la seconda parte dell’articolo dedicato agli Spirit..

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Feedback – Epic 1972 ***

A questo punto l’anno prima, Jay Ferguson e Mark Andes se ne erano andati per formare i Jo Jo Gunne, Randy California aveva deciso di intraprendere una carriera solista e quindi rimanevano solo Ed Cassidy e John Locke, a cui si aggiungsero i fratelli Staehely, Chris alla chitarra e Al, basso e voce solista, nonché autore di 7 dei brani contenuti nell’album Feedback, sempre con la produzione di David Briggs. Che dire? Forse 3 stellette sono tante, ma il disco non è poi così disprezzabile, c’entra poco con gli Spirit, ma si lascia ascoltare, tra un piacevole R&R Chelsea Girls, il rock americano di Cadillac Cowboys, un gagliardo strumentale jazz-rock di  Locke, Puesta Del Scam con acidissimo assolo di Chris Staehely, Ripe And Randy che sembra un brano della Steve Miller Band, Darkness con una lunga intro di piano di Locke, che ne è l’autore, e poi con un andamento da rock got soul con coretti femminili, Earth Shaker un funky-rock ancora di Locke, che assomiglia molto al suono dei Jo Jo Gunne, di cui Chris poi diverrà a breve il chitarrista; un paio di tracce più morbide come Mellow Morning e Right On Time, il rock potente dello strumentale Trancas Fog Out, il country-rock energico di Witch con una bella slide tangenziale.

Interludio

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Randy California – Kapt. Kopter and the (Fabulous) Twirly Birds – Epic 1972 ***1/2****

Nel frattempo, sotto mentite spoglie, ma non troppo, Randy California rende omaggio al suo amico e mentore Jimi Hendrix, con un disco di puro power trio rock, infarcito di cover, tra cui due canzoni dei Beatles, un James Brown e un Paul Simon. Come avevo scritto recensendo la ristampa in CD del 2011 “Questo disco credo sia stato l’album più Hendrixiano mai uscito senza il nome di Jimi Hendrix sulla copertina del disco stesso e anche il migliore”, il nostro per certi versi decide di raccogliere l’eredità dello scomparso mancino di Seattle. Cosa altro possiamo aggiungere? Volume della chitarra quasi costante a 11, Noel Redding al basso in tre brani con lo pseudonimo ‘Clit McTorius’,  Ed Cassidy alla batteria in 2 brani, e versioni  ruggenti di Day Tripper e Rain dei Beatles, oltre alle veementi  iniziali Downer e Devil, in un vortice di chitarre, con e senza wah-wah, veramente esaltante.

The Mercury Years 1974-1979

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Spirit Of ’76 – Mercury 1975 ***1/2

Nel  frattempo, dopo avere registrato, sempre con Cassidy, The Adventures Of Kaptain Kopter And Commander Cassidy In Potato Land, che però viene respinto dalla Epic (e uscirà solo molti anni dopo), si trasferisce a vivere a Molokai, nelle Hawaii. L’anno successivo il patrigno lo convince a mettere in piedi una nuova versione degli Spirit, con la quale inizia ad incidere le canzoni che poi costituiranno Spirit Of ’76, in uscita per la Mercury a maggio 1975. Un doppio album molto bello, considerato a posteriori tra i suoi migliori, ma che all’inizio fu abbastanza snobbato dalla critica. Il disco, oltre ad una cover di Hey Joe, molto vicina allo spirito di quella dell’amato Jimi Hendrix, spaziale e sognante come alcun i brani di Electric Ladyland, comunque splendida, con California che lavora di fino alla solista, e poi anche la propria versione dell’inno nazionale americano, The Star Spangled Banner, non quella catartica e cataclismica di Woodstock, bensì un pezzo rock cantato e piacevole.

Il disco, dove Barry Keane suona il basso e Benji è impegnato a clavicembalo e Moog, è impostato come una sorta di concept, con diversi brevi interludi ed intermezzi  futuristici che poi confluiscono nel brano: per esempio un pastorale inno patriottico come America The Beautiful  si trasforma in una deliziosa versione di The Times They Are A-Changing di Bob Dylan. Dylan di cui viene ripresa anche Like A Rolling Stone, in una versione elettroacustica  e sognante, tra le più belle che io ricordi, che poi in un crescendo inarrestabile si anima in una lunga parte strumentale dove Randy estrae dalla sua chitarra una serie di passaggi solisti di grande fascino. Anche gli Stones vengono omaggiati con una vibrante cover di Happy, canzone scritta da Keith Richards, un altro “non cantante” come California, che, detto fra noi, non aveva una gran voce, ma la chitarra… Il resto del doppio era spesso frammentario, ma con parecchie punte di eccellenza quando la chitarra veniva lasciata in libertà.

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Son Of Spirit – Mercury 1975 ***

Lo stesso anno, ad ottobre, esce anche questo Son Of  Spirit, registrato insieme al precedente con la stessa formazione, anche se alcune canzoni sono demos con una rhythm machine. Morbido, quasi ai limiti del folk acido a tratti, come nell’iniziale Holy Man, incantevole e suggestivo in altri, vedi Maybe You’ll Find, Circle e Magic Fairy Princess, pervasi da una morbida psichedelia. Solo il blues elettrico The Other Song, con il suo classico vibrato hendrixiano, rimanda ai suoi episodi migliori, mentre la cover di Yesterday dei Beatles è pur sempre elegante.

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Farther Along – Mercury 1976 ***

Una specie di reunion album, visto che a parte Jay Ferguson gli altri ci sono tutti: Mark Andes si porta il fratello Matt, John Locke è di nuovo al suo posto, e il disco si avvale di un ottimo produttore nella persona di Al Schmitt. Il risultato, anche se non raggiunge neppure lontanamente i fasti del passato, è  elegante e fascinoso, un pop corale raffinato e quasi sfarzoso a tratti, che si fa ascoltare con piacere: la title track Farther Along, Atomic Boogie un funky lussurioso con fiati, cantato in falsetto da California, il ricercato blue eyed soul di World Eat World Dog, Stoney Night che sembra un pezzo dei Doobie Brothers di Michael McDonald, parlano un altro linguaggio forse fin troppo turgido, molto seventies, con addirittura una versione per sola orchestra di Nature’s Way. La sufficienza però è solo di stima.

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Future Games – Mercury 1977 **1/2

Sottotitolato “A Magical Kahauna Dream”, è il quarto ed ultimo disco del periodo anni ‘70 con la Mercury: in pratica un album solo, visto che Randy suona quasi tutti gli strumenti, a parte la batteria, affidata a Cassidy.  Un altro concept album di ambientazione science fiction, ispirato a Spirit Of ’76, ma decisamente meno bello, ancora più dispersivo, tra frammenti e canzoni che ogni tanto sembrano messe lì a casaccio. Peccato per la versione di All Along The Watchtower, che si intuisce, ma è  continuamente sommersa da interventi parlati ed effetti speciali.

Il Meglio Del Resto.

Dopo una serata tragicomica nel breve tour americano della reunion del 1977, con Randy che venne quasi alla mani con Neil Young e Locke che abbandonò il palco, giurando mai più insieme, gli Spirit nel 1978 arrivano in Europa, e tra il Live At Rockpalast ***1/2 in Germania e il Rainbow a Londra dimostrano che, dal vivo quantomeno, erano ancora una band vitale. La data di Londra uscì come Spirit Live nel 1978 e poi come Two Sides Of A Rainbow, che ora, con lo stesso titolo, vede la luce per la prima volta come concerto integrale per la Esoteric (il tutto coordinato dall’amico del Buscadero Mick Skidmore, che è sempre stato il curatore delle tantissime uscite postume della band).

Nel 1981 la Rhino pubblica una prima versione singola di The Adventures of Kaptain Kopter & Commander Cassidy in Potato Land, poi diverse versioni nel corso degli anni, fino ad arrivare a quella doppia per la Floating World del 2012 e quest’anno alla versione quadrupla (diciamo che nelle varie versioni oscilliamo tra le ***1/2  e le ****, considerato che parliamo di ottimo materiale).

Nel 2005 la Sundazed pubblica per la prima volta la colonna sonora di Motel Shop, film americano del 1969 del regista francese Jacques Demy, in italiano L’amante perduta, una pellicola con Ainouk Aimée e Gary Lockwood (reduce dal successo di 2001 Odissea Nello Spazio), in cui mi sono casualmente imbattuto una sera sui Rai Movie, attirato dalla musica che mi sembrava degli Spirit, e lo era, ma anche dal film che poi ho visto, molto bello. Il CD contiene materiale registrato nel 1968, a cavallo tra The Family That Plays Together e Clear, con parecchi brani che poi vennero riutilizzati sotto altra forma appunto in Clear: comunque pur contenendo quasi esclusivamente materiale strumentale è del tutto degno delle loro migliori opere, ancora  psichedelia ed acid rock di grande fascino, da avere ***1/2.

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Nel 1984, nonostante la minaccia di Locke, si riuniscono di nuovo sotto il nome di Spirit Of ‘84 e pubblicano per la Mercury The Thirteenth Dream ***, anche con la presenza di Jay Ferguson: tre canzoni scritte per l’occasione e nuove versioni di alcuni dei loro classici, incise in digitale, sfruttando la tecnologia dell’epoca, quindi ottimo sound, anche se gli originali rimangono insuperabili. Il CD è scomparso quasi subito, diventando irreperibile per anni, fino a che non è stato ristampato dalla BGO in un twofer insieme a Future Games. Nel 1989 esce Rapture In The Chambers – I.R.S. Records **1/2, un appena discreto album di rock classico, però  suono ’’carico” molto anni ’80, con Cassidy alla batteria e John Locke alle tastiere, Mark Andes al basso in due brani (negli altri lo suona lo stesso Randy): al di là di molti coretti insulsi e dell’uso fin troppo marcato del synth, è l’ultimo album per una major, si può ascoltare, anche se escluso il buon lavoro di California alla solista non rimarrà certo negli annali. Tent Of Miracles -Line Records 1990 ***, è un po’ meglio, niente synth di mezzo e qualche sprazzo della vecchia classe in un ambito power trio e rock, con Mike Nile il produttore, al basso, il tutto registrato nello studio personale che Randy aveva alle Hawaii, sin dall’inizio anni ’80.

E proprio nelle sue amate isole, il 2 gennaio del 1997, troverà la morte per salvare il figlio dall’annegamento, mentre facevano del surf insieme. Dagli anni 2000 è iniziata una costante pubblicazione di materiale postumo, tra cui molti interessanti album dal vivo, curati come detto da Mick Skidmore,  Live From The Time Coast , Rock And Roll Planet, The Last Euro Tour e il triplo Salvation…The Spirit Of ’74, forse il migliore, anche per il periodo in cui è stato registrato il materiale, tra il 1974 e il 1975. Il più interessante dei dischi postumi è però  sicuramente Live At The Ash Grove,1967 Vol. I, che coglie la band nel suo periodo d’oro. E’ tutto.

Bruno Conti

Spirit E Randy California, Tra Acid Rock, Hendrix E Dylan. Parte I

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Era una notte buia a tempestosa del 1966 a New York, beh magari no, visto che eravamo in piena estate, un giovane ragazzino di 15 anni Randy Craig Wolfe, appena arrivato in città per accompagnare la madre Bernice Pearl e il patrigno Ed Cassidy, un 43enne batterista jazz che aveva avuto diversi  ingaggi per suonare in alcuni locali della città, tra cui il Manny’s Music, si aggira nella notte. Ed è proprio  lì che incontra tale Jimmy James, che con i Blues Flames si sta creando una reputazione come uno dei chitarristi più promettenti ed eccitanti in circolazione; anche Randy suona la chitarra, e Jimmy decide di inserirlo nella sua band, affibbiandogli il nomignolo di Randy California per non confonderlo con Randy Palmer che era “Randy Texas”. I due legano subito e Jimi Hendrix, perché di lui parliamo, comincia ad insegnarli qualche “trucchetto”, anche se il ragazzo ha talento ed è già un ottimo chitarrista, e mostra a sua volta a Hendrix l’uso della slide. Tanto che quando Chas Chandler, il bassista degli Animals, propone a Hendrix di trasferirsi in Inghilterra per lanciare la sua carriera, Jimi vorrebbe portare anche California con sé come secondo chitarrista.

A questo punto scattano le sliding doors: i genitori di Randy gli negano il permesso per l’espatrio in quanto deve ancora finire l’high school, e pare che anche Chandler preferisse comunque l’idea di un trio con Hendrix come solo chitarrista, e quindi non sapremo mai cosa sarebbe potuto scaturire da questa incredibile accoppiata. Nel frattempo comunque California,  a Los Angeles, aveva già fondato una band denominata Red Roosters, nella quale insieme a lui c’erano anche Mark Andes, e il cantante Jay Ferguson, che si occupava pure delle percussioni: per creare il sound tipico degli Spirit, diciamo la quota più jazz ed improvvisativa della band arrivano John Locke alle tastiere e Ed Cassidy alla batteria. All’inizio, prendendo ispirazione da un libro del poeta Kahlil Gibran, si fanno chiamare Spirits Rebellious, subito abbreviato in Spirit. Nell’agosto del 1967 registrano i primi demo che arrivano sulla scrivania di Lou Adler, il manager dei Mamas And Papas,  che stava giusto fondando la propria etichetta, la Ode, dove poi a breve sarebbe arrivata anche Carole King, ma queste sono altre storie.

Tornando agli Spirit, in questo ultimo periodo c’è stato un soprassalto di attività discografica, prima con l’ottimo box del Complete Potatoland di cui avete già letto sul Blog, e di recente anche la nuova edizione potenziata di Two Sides Of A Rainbow, con il concerto al Rainbow di Londra del 1978, entrambi relativi comunque ad un periodo successivo della parabola musicale di Randy California, ma che comunque sono le scintille che mi hanno convinto a parlare in modo approfondito di questo grande artista americano. Per cui partiamo con la loro discografia, iniziando da

The Ode/Epic Years 1968-1970. Quattro Album Formidabili!

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Spirit – Ode 1968 ****1/2

Dopo i primi demo incisi con l’amico di Topanga Canyon Barry Hansen (il futuro DJ Dr. Demento) i cinque entrano in studio nell’agosto del 1967 proprio con il produttore Lou Adler, ed in varie sessions che si protraggono fino a novembre del  1967, mettono a punto il loro” Acid Rock”, una esaltante mistura di musica psichedelica, rock progressivo, derive jazz, qualche tocco blues, e la chitarra fiammeggiante di Randy California. Ma anche alcune canzoni splendide, scritte soprattutto da Jay Ferguson, il cantante del gruppo, che azzecca subito  alcuni riff dalla presa immediata: uno in particolare è quello della travolgente Fresh-Garbage, il primo brano di questo album, che a sorpresa arriva anche al 31° posto della classifica di Billboard, con tutti i musicisti che lavoravano di fino, dal piano di Locke, alla batteria raffinata ed esplosiva al contempo del pelato Cassidy, con gli svolazzi e le accelerazioni della solista di Randy, tra intermezzi jazzati con il piano elettrico, e la voce a tratti filtrata di Ferguson a conferirle quei tratti psych peculiari. E la successiva Uncle Jack non è da meno, un altro brano rock trascinante con batteria e la chitarra raddoppiata di California sugli scudi, e le armonie vocali sognanti e quasi beatlesiane, una  vera meraviglia. Mechanical World, firmata da Ferguson con Andes, sempre con i tempi spezzati e complessi dettati dalla batteria di Cassidy, ha atmosfere quasi inquietanti, e le solite improvvise esplosioni della solista, oltre all’uso intelligente degli archi e alle tastiere di Locke che non sono solo un mero accompagnamento di sottofondo.

California scrive un solo pezzo, lo strumentale Taurus, ma ne parliamo ancora oggi, perché il brano, per usare un eufemismo, ha una “leggerissima “somiglianza con l’intro di Stairway To Heaven dei Led Zeppelin, qualche giudice ha negato il plagio ma, se non l’avete mai sentita, provate a verificare. Ferguson è anche autore della deliziosa Girl In Your Eye, con elementi psych e orientali, grazie ad una sitar guitar sinuosa, molto belle pure l’incalzante Straight Arrow , e Topanga Windows, sempre caratterizzate dai continui e repentini cambi di tempo , peculiarità delle loro canzoni ,con Randy alla slide (ricordiamo che California quando venne inciso questo album aveva 16 anni, ma era già un genio precoce). Gramophone Man, ancora splendida, è l’unico brano firmato collettivamente da tutti, mentre Water Woman e The Great Canyon Fire In General, altri due pezzi di Jay, sono forse, ma dico forse, gli unici due leggermente inferiori.

Prima del congedo con le volute tra jazz e psichedelia della lunga, oltre i dieci minuti, Elijah, scritta da John Locke, che conclude un disco magnifico che sfiora la perfezione. L’album è uscito varie volte in CD, l’ultima nel 2017, con diverse bonus tracks: Veruska, un vorticoso strumentale di California che replica anche con If I Had A Woman, lasciando a Locke la liquida Free Spirit e una alternativa Elijah. Un capolavoro assoluto.

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The Family That Plays Together – Ode 1968 ****

Alla fine dell’anno esce il secondo disco, forse complessivamente appena inferiore al primo omonimo, però contiene la celeberrima I Got A Line On You, il loro massimo successo come singolo, una canzone rock strepitosa  e perfetta scritta da Randy, con un riff e un gancio melodico indimenticabili: California che firma da solo o con altri membri della band altri quattro brani, con Locke la sognante It Shall Be, dove fa capolino anche il flauto, la delicata Darlin’ It, la acida It’s All The Same con il patrigno Ed Cassidy e la “strana” Jewish, lasciando a Ferguson i brani più garage-pysch-rock come Poor Richard, la delicata Silky Sam con arrangiamento orchestrale complesso, la dolce ballata Drunkard ancora con svolazzi orchestrali, forse a tratti superflui, e le canzoni conclusive, la raffinata e complessa Dream Within A Dream, un brano tipicamente à la Spirit, l’elettroacustica She Smiles e la pianistica Aren’t You Glad.

Nella ristampa in CD ci sono cinque bonus, tra cui spiccano So Little To Say, in cui Ferguson anticipa l’imminente svolta pop-rock con i Jo Jo Gunne, anche se la chitarra punge sempre e niente male anche lo strumentale di Locke Mellow Fellow, di nuovo con California che fa i numeri alla solista. Il disco arriva al 22° delle charts, un risultato che non verrà mai più raggiunto.

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Clear  – Ode 1969 ****

Ma la qualità dei dischi non dà segni di cedimento. Nel 1969 gli Spirit incidono anche la colonna sonora del film Model Shop, non pubblicata all’epoca, e di cui parliamo nella breve sezione finale dedicata ai dischi postumi. Venendo a Clear l’uno-due iniziale di  Dark Eyed Woman, altro brano coinvolgente a tutto riff e lo psych-garage di Apple Orchard, è da sballo, sempre con tutta la band su livelli stratosferici, sia strumentali che vocali, specialmente la chitarra incredibile di California nel secondo brano. So Litte Time To Fly è una delle canzoni che anticipano il futuro sound degli Spirit Mark II, quelli a guida Randy California, che la canta anche. Ground Hog ha qualche retrogusto blues-rock, sempre gagliarda e potente, con Cold Wind un’altra delle ballate sognanti e squisite di Ferguson, che firma anche lo strano dixie-rock futuribile e quasi dissonante di Policeman’s Ball. Sulla seconda facciata troviamo Ice di John Locke, che ricordo di aver letto ai tempi il critico Robert Christgau non apprezzò particolarmente, ma a me pare un buon strumentale, mentre eccellente è il pop-rock beatlesiano di Give A Life, Take A Life, scritta da Randy con il produttore Adler che forse gli dà pure dei tocchi vocali quasi alla Mamas and Papas.  I’m Truckin’ è una ennesima rock song vibrante alla Spirit di Locke, seguita da due strumentali Clear e Caught, diciamo non particolarmente memorabili, lasciando alla collettiva New Dope In Town il compito di risollevare il livello globale del disco.

Tra le bonus del CD la splendida 1984, che all’epoca fu pubblicata come singolo, altro brano rock memorabile di Randy California.

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Twelve Dreams of Dr. Sardonicus – Epic 1970 ****

Per l’ultimo grande album della band c’è un cambio di produttore (e di etichetta , esce Adler ed arriva David Briggs, che aveva appena lavorato nei primi dischi di Neil Young.  Tra le canzoni ce ne sono almeno tre o quattro ai livelli delle loro migliori: anche in questo caso astutamente poste in apertura del LP. Prelude-Nothin’ To Hide e l’ecologica ante litteram Nature’s Way, entrambe di California, sono due vere e proprie scariche di adrenalina rock, ma anche Ferguson contribuisce alla prima facciata con la ottima Animal Zoo e con la fiatistica Mr. Skin, anche la “strana” traccia psych rock Love Has Found A Way della coppia Locke/California ha un suo fascino. Space Child di Locke suona un po’incompiuta e velleitaria, lasciando alle due canzoni di Jay When I Touch You e Street Worm il compito di risollevare il livello qualitativo. E anche i tre brani conclusivi di Randy sono di eccellente qualità, la complessa Life Has Begun, l’immediata Morning Will Come e la ballatona Soldier. Viceversa in questo caso le bonus del CD, tutte alternative tracks mono sono ininfluenti.

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E qui si conclude la prima fase del gruppo; se non volete acquistare i primi quattro album, che comunque sono tutti imperdibili, potete optare per la doppia antologia Time Circle 1968-1972 **** uscita in CD nel 1991 e tuttora in produzione a prezzo speciale, 41 brani che sintetizzano alla perfezione il periodo magico degli Spirit, con i brani migliori dei 4 album, i due lati del singolo del 1969 e degli estratti da Motel Shop e Potato Land, oppure il box quintuplo del 2018 It Shall Be: The Ode & Epic Recordings 1968-1972 ****1/2, anche meglio come scelta.

Fine della prima parte, segue.

Bruno Conti

Uno Dei Migliori Episodi Della Serie! Dickey Betts & Great Southern – Live At Rockpalast 1978 & 2008

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Dickey Betts & Great Southern – Live At Rockpalast 1978 & 2008 – WDR 3CD/2DVD Box Set

Negli anni la serie Live At Rockpalast, dal nome di una nota trasmissione della TV tedesca che si occupa dal 1974 di trasmettere concerti rock che si tengono in terra teutonica, ci ha regalato (si fa per dire) diversi CD o DVD assolutamente degni di nota, come quelli dedicati a Richard Thompson, George Thorogood, Ian Hunter, Graham Parker, Lee Clayton, Willy DeVille, Muddy Waters ed i Rockpile, ma ne potrei citare altri. L’ultima pubblicazione in ordine di tempo è a mio parere una delle più riuscite, ed anche delle più generose: infatti stiamo parlando di due concerti distinti del grande Dickey Betts con due diverse formazioni dei Great Southern, uno nel 1978 e l’altro nel 2008, cioè nei due periodi in cui non faceva parte dalla Allman Brothers Band, il tutto presentato in un elegante box formato “clamshell” contenente tre CD audio e due DVD, che propongono lo stesso menu. Come sappiamo Betts è un musicista straordinario, che ha da sempre eletto il palcoscenico come luogo principe delle sue scorribande elettriche, sia dentro che fuori dagli Allman: negli ultimi anni, a causa dell’età e di qualche acciacco, ha un po’ diradato l’attività, ma quando prende in mano la sua sei corde è ancora in grado di far vedere ciò che vale.

E questi due concerti tedeschi (ad Essen quello del 1978, a Bonn quello del 2008) ce lo fanno assaporare al meglio delle sue enormi possibilità, per di più con una pulizia sonora impressionante. Nel 1978 Betts aveva lanciato da tre anni la sua carriera solista, approfittando anche dello scioglimento degli Allman a causa di insormontabili problemi interni, ed aveva formato i Great Southern, una band di turnisti di ottimo valore che lo assistevano in maniera più che valida https://discoclub.myblog.it/2018/01/10/un-live-tira-laltro-dickey-betts-great-southern-southern-jam-new-york-1978/ . Se in studio Dickey non riusciva ad esprimersi al meglio ed i suoi album erano discreti ma non eccelsi, on stage la trasformazione era palese, come dimostrano le dieci canzoni di questa serata di Marzo del 1978, nella quale fa letteralmente venire giù la Grugahalle di Essen con un set che definire infuocato è poco. Accompagnato da un quintetto (Dan Toler, chitarrista che seguirà Betts negli Allman per la prima reunion dal 1979 al 1981, il fratello David Toler e Dani Sharbono alla doppia batteria, David Goldflies al basso e l’ottimo Michael Workman al piano ed organo), Dickey si lancia subito nel boogie Run Gypsy Run, un brano potente e perfetto per scaldare i motori, con la sezione ritmica che è già un macigno ed il nostro che rilascia un paio di assoli notevoli. You Can Have Her è una sorta di gospel-rock davvero trascinante, specie nel botta e risposta vocale del ritornello, ritmo sostenutissimo e Dickey che lascia scorrere le dita sul manico della chitarra in maniera sontuosa.

Leavin’ Me Again è un sanguigno rock-blues che vede il nostro imbracciare la slide, e sono sei minuti di pura goduria musicale, grazie anche alla band che non perde un colpo; le cose vanno ancora meglio in Back On The Road Again, un rock’n’roll tutto ritmo e adrenalina, praticamente un treno in corsa, che prelude ad una grandiosa In Memory Of Elizabeth Reed, undici minuti in cui il classico degli Allman viene riletto con la solita dose di feeling e creatività, mantenendo le tipiche atmosfere calde tra rock e jazz ed i cambi di tempo che l’hanno resa famosa. E poi Betts suona davvero in maniera celestiale, sentire per credere (ed al giubilo generale partecipano anche Workman con il suo organo e Toler che non vuole essere da meno del suo datore di lavoro). Dickey è ancora in tiro e lo dimostra con una devastante Good Time Feelin’, sette minuti irresistibili tra rock, boogie e blues, ritmo saltellante e solita chitarra spaziale, mentre i quattro minuti scarsi del bluesaccio elettrico Dealin’ With The Devil servono da apripista per un altro highlight, e cioè una splendida rilettura di Jessica, tredici minuti vibranti di grandissima musica, con il ben noto riff melodico che si apre verso una lunga serie di improvvisazioni di livello inarrivabile per chiunque, in cui anche il piano elettrico e la seconda chitarra di Toler dicono la loro.

Ma se pensate che il concerto sia giunto all’apice, beccatevi una monumentale High Falls (sempre ABB, era sul sottovalutato Win, Lose Or Draw) della durata di mezz’ora: non ho parole per descrivere cosa succede sul palco, una incredibile jam in cui c’è spazio anche per assoli di basso e batteria, veramente da urlo; lo show finisce con una fluida versione della splendida Ramblin’ Man, puro country-rock, uno dei brani di punta di quel grande disco degli Allman che era Brothers And Sisters. Come bonus, e che bonus, abbiamo 17 minuti di musica libera, creativa e coinvolgente al massimo intitolata If I Miss This Train/Rockpalast Jam, in cui Betts funge da ospite speciale nientemeno che per gli Spirit, ed il solo pensare a Dickey e Randy California sullo stesso palco vi può solo far immaginare cosa i due riescano a fare, un fiume in piena tra rock, blues ed un tocco di psichedelia, un’aggiunta graditissima che forse da sola vale l’acquisto del box. E veniamo alla serata del 2008, altre dieci canzoni in cui un Dickey Betts notevolmente più esperto guida una band giovane ma con la bava alla bocca, a partire dal figlio Duane Betts, ottimo alla seconda chitarra, Frankie Lombardi e James Vanardo alla batteria, Andy Aledort alla terza chitarra, Pedro Arevalo al basso e Michael Kach all’organo.

Qui ci sono solo tre pezzi del Betts solista: la vibrante e bluesata Nothing You Can Do, la distesa Get Away, una delle rare slow ballads del nostro, anche se il suono è sempre molto potente, e la solare e corale Having A Good Time, decisamente gradevole e con qualche punto in comune con lo stile dei Grateful Dead. Il resto è repertorio degli Allman, con tre ripetizioni rispetto al concerto del 1978, e cioè una Elizabeth Reed che di minuti ne dura quasi venti (inutile dire che c’è da godere come armadilli), mentre sia Jessica che Ramblin’ Man, posta anche qui in chiusura, durano più o meno come trent’anni prima. Gli altri quattro pezzi sono una sempre solidissima Statesboro Blues, che apre il concerto nello stesso modo del mitico Live At Fillmore East, la stupenda Blue Sky, ovvero la quintessenza del Betts autore e musicista, con assoli di una liquidità impressionante, una tonante One Way Out da spellarsi le mani (qui attribuita per errore a Dickey stesso, mentre come saprete è del repertorio di Sonny Boy Williamson) e la meno famosa No One To Run With (era su Where It All Begins, l’ultimo album di studio della ABB con Betts al suo interno), una buona canzone anche se non mi sarebbe dispiaciuto ascoltare la splendida Seven Turns, una delle mie preferite in assoluto. Grandissimo doppio concerto quindi, direi imperdibile: sia che decidiate di ascoltarlo o di vederlo, il godimento è garantito.

Marco Verdi

Uscite Prossime Venture 4. Altri Due Cofanetti, Questi Molto Interessanti. Procol Harum – Still There’ll Be More: An Anthology 1967-2017/Spirit – It Shall Be: The Ode And Epic Recordings 1968-1972

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Procol Harum – Still There’ll Be More: An Anthology 1967-2017 – 5 CD + 3 DVD Esoteric – 23-03-2018

Ecco due uscite interessanti, per quanto entrambe non siano delle primizie assolute a livello di ripubblicazioni. Partiamo da questa dedicata ai Procol Harum, in occasione del loro 50° Anniversario (che comunque sarebbe stato nel 2017, visto che A Whiter Shade Of Pale era uscito nel 1967, ma queste date per le etichette discografiche sono spesso degli optionals): in effetti già nel 2009, senza particolari ricorrenze, era stato pubblicato un box da 3 CD + 1 DVD All This And More…, edito dalla Union Square Music e distribuito dalla Salvo Records, che era già un compendio piuttosto ricco della della loro produzione, con parecchi brani rari ed inediti ed un bel libretto di 72 pagine. In più la band di Gary Brooker è sempre stata servita piuttosto bene a livello di ristampe, visto che i vari album sono più o meno tutti disponibili in edizione rimasterizzate, spesso doppie o triple, con una messe di materiale extra, e di recente l’uscita dell’ultimo album http://discoclub.myblog.it/2017/05/07/il-ritorno-di-uno-dei-gruppi-simbolo-del-pop-anni-sessanta-procol-harum-novum/ ha rinnovato l’interesse per la band inglese, una delle più sottovalutate nel panorama del rock classico anni ’60-’70.

procol harum still there'll be more front

Still There’ll Be More: An Anthology 1967-2017 uscirà il 23 marzo anche in una versione basica “da poveri” in 2 CD, ma ovviamente quella più interessante è questa da 8 dischetti, che dovrebbe costare indicativamente poco meno di 100 euro, con contenuti assai ricchi, soprattutto nella parte video. Ecco la lista completa dei brani.

DISC ONE
1. A Whiter Shade of Pale
A-side of single – Released in May 1967

2. Homburg
A-side of single – Released in September 1967

3. Cerdes (Outside the Gates of)
4. Salad Days (Are Here Again)
5. Kaleidoscope
6. Repent Walpurgis
Taken from the album “Procol Harum”
Released in September 1967

7. Understandably Blue
Recorded at Olympic Studios, London in July 1967

8. Shine on Brightly
9. Quite Rightly So
10. Skip Softly My Moonbeams
Taken from the album “Shine On Brightly”
Released in September 1968

11. A Salty Dog
12. The Devil Came from Kansas
13. Pilgrim’s Progress
14. The Milk of Human Kindness
Taken from the album “A Salty Dog”
Released in June 1969
15. Long Gone Geek
B-side of single – Released in May 1969

16. Whisky Train
17. Barnyard Story
18. Still There’ll Be More
19. Whaling Stories
Taken from the album “Home”
Released in June 1970

DISC TWO
1. Simple Sister
2. Broken Barricades
3. Luskus Delph
4. Memorial Drive
Taken from the album “Broken Barricades”
Released in July 1971

5. Conquistador
6. In Held ‘Twas in I
comprising:
Glimpses of Nirvana
‘Twas Tea Time at the Circus
In the Autumn of My Madness
Look to Your Soul / Grand Finale
Taken from the album “Live In Concert with the
Edmonton Symphony Orchestra”
Released in April 1972

7. Grand Hotel
8. Robert’s Box
9. For Liquorice John
10. Souvenir of London
11. Fires (Which Burnt Brightly)
Taken from the album “Grand Hotel” – Released in March 1973

12. Nothing But the Truth
13. The Idol
14. The Thin End of the Wedge
Taken from the album “Exotic Birds and Fruit” Released in April 1974

DISC THREE
1. Beyond the Pale
2. As Strong as Samson
Taken from the album “Exotic Birds and Fruit” – Released in April 1974

3. Pandora’s Box
4. The Unquiet Zone
5. Fool’s Gold
6. Typewriter Torment
Taken from the album “Procol’s Ninth” – Released in September 1975

7. Something Magic
8. Skating on Thin Ice
9. Strangers in Space
Taken from the album “Something Magic” – Released in March 1977

10. Perpetual Motion
11. Holding On
Taken from the album “The Prodigal Stranger” Released in August 1991

12. An Old English Dream
13. This World is Rich (For Stephen Maboe)
14. The Emperor’s New Clothes
Taken from the album “The Well’s on Fire” – Released in March 2003

15. Can’t Say That
16. The Only One
Taken from the album “Novum”
Released in April 2017

DISC FOUR
Live at the Hollywood Bowl with the Los Angeles Philharmonic Orchestra & the Roger Wagner Chorale
Recorded 21st September 1973

1. Sanctus
2. Broken Barricades
3. Simple Sister
4. A Christmas Camel
5. Toujours L’Amour
6. Grand Hotel
7. Fires (Which Burnt Brightly)
8. A Salty Dog
9. Conquistador
10. Grand Finale
11. TV Ceasar / Rule Britannia

DISC FIVE
Live at Bournemouth Winter Gardens
17th March 1976

1. The Unquiet Zone
2. Beyond the Pale
3. Whaling Stories
4. All This and More
5. A Salty Dog
6. I Keep Forgetting
7. The Blue Danube
8. I Can’t Help Myself (Sugar Pie, Honey Bunch) / Nothing But the Truth
9. A Whiter Shade of Pale

DISC SIX (DVD)
1. A Whiter Shade of Pale
“Top of the Pops” – BBC TV 26th December 1967

2. Homburg
“Beat Club” – German TV 30th December 1967

3. Quite Rightly So
“Beat Club” – Radio Bremen German TV
22nd June 1968

4. A Salty Dog
“Beat Club” – Radio Bremen German TV
28th June 1969

5. The Devil Came from Kansas
6. Long Gone Geek
“Beat Club” – Radio Bremen German TV
30th August 1969

7. Shine on Brightly
8. In the Wee Small Hours of Sixpence
9. Still There’ll Be More
10. Pilgrim’s Progress
11. Quite Rightly So
12. Magdalene My Regal Zonophone
13. Power Failure
14. A Salty Dog
15. Simple Sister
16. In the Autumn of My Madness
Look to Your Soul
Grand Finale

Complete recording session for “Beat Club Workshop” – Radio Bremen German TV
27th December 1971

DISC SEVEN (DVD)
1. Drunk Again
2. Grand Hotel
3. Conquistador
4. Bringing Home the Bacon
5. Too Much Between Us
6. Toujours L’Amour
7. Whaling Stories
8. Fires (Which Burnt Brightly)
9. Kaleidoscope

Complete recording session for “Musikladen” Radio Bremen German TV – 25th October 1973

DISC EIGHT (DVD)
1. Pandora’s Box
“Top of the Pops” BBC TV –
4th September 1975

2. Something Magic
3. Conquistador
4. Nothing But the Truth
5. Strangers in Space
6. Grand Hotel
7. Pandora’s Box
8. Skating on Thin Ice
9. The Mark of the Claw
10. Wizard Man
11. This Old Dog
12. A Whiter Shade of Pale

“Sight & Sound In Concert” – BBC TV
Recorded at The Hippodrome, Golders Green, London 12th March 1977

Non ho controllato in modo molto approfondito, ma parte del materiale “inedito” e raro è comunque già apparso nelle versioni potenziate dei singoli album, comunque chi vuole avere un bel cofanetto del gruppo, arricchito anche da un bel librone rilegato da 68 pagine ricco di foto e notizie, può farci sicuramente un pensierino.

Spirit It Shall Be The Ode And Epic Recordings 1968-1972

Spirit – It Shall Be: The Ode And Epic Recordings 1968-1972 – 5 CD Esoteric 16-03-2018

La settimana prima, il 16 marzo, sempre la Esoteric pubblica un cofanetto da 5 CD dedicato al periodo d’oro degli Spirit, la band di Randy California, colta nel proprio periodo migliore, quello delle incisioni tra il 1968 (quindi questa volta con i 50 anni ci siamo alla perfezione) e il 1972, in cui il quintetto californiano fu tra i migliori rappresentanti della psichedelia e dell’acid-rock più raffinato, spesso con spunti jazzati forniti dalla batteria di Ed Cassidy e dalle tastiere di John Locke, su cui si innestava la voce di Jay Ferguson e le divagazioni chitarristiche di Randy California, uno dei miglior solisti dell’epoca, che aveva “rischiato” di far parte degli Experience di Jimi Hendrix in una formazione allargata (e di cui è sempre stato uno degli epigoni e degli eredi più validi), ma che in virtù della giovane età si era visto rifiutare dalla madre la possibilità di trasferirsi in Inghilterra per condividere quella avventura con Jimi, ma che poi non possiamo negare abbia fatto assai bene anche in proprio. Anche in questo caso la discografia del gruppo è ben servita da una serie di ristampe, sia da parte della Sony come della Repertoire, anche queste in versione remaster e con parecchie bonus, e di recente alcuni album sono usciti pure in versione SACD per gli audiofili. Ottimo anche il doppio antologico Time Circle 1968-1972, che copre lo stesso periodo di questo cofanetto, e tratta del materiale pubblicato ai tempi dalla Ode e dalla Epic Records, oltre a riportare parecchio materiale inedito ripreso anche in Shall Be: The Ode And Epic Recordings 1968-1972.

Nel nuovo cofanetto, di prossima uscita, tra le rarità troviamo anche la colonna sonora di un film Model Shop, registrata nel 1968, e pubblicata in CD dalla Sundazed solo nel 2005, oltre a vari singoli, outtakes, versioni mono e altre chicche della produzione del gruppo.

Ecco la tracklist completa.

[CD1]
1. Fresh Garbage
2. Uncle Jack
3. Mechanical World
4. Taurus
5. Girl In Your Eye
6. Straight Arrow
7. Topanga Windows
8. Gramophone Man
9. Water Woman
10. The Great Canyon Fire In General
11. Elijah

E’ o non è Stairway To Heaven?

Taken From The Stereo Album “Spirit” Released In 1968

12. I Got A Line On You (Original 1968 Stereo Mix)
13. It Shall Be (Original 1968 Stereo Mix)
14. Poor Richard (Original 1968 Stereo Mix)
15. Silky Sam (Original 1968 Stereo Mix)
16. The Drunkard (Original 1968 Stereo Mix)
17. Darlin’ If (Original 1968 Stereo Mix)
18. All The Same (Original 1968 Stereo Mix)
19. Jewish (Original 1968 Stereo Mix)
20. Dream Within A Dream (Original 1968 Stereo Mix)
21. She Smiled (Original 1968 Stereo Mix)
22. Aren’t You Glad (Original 1968 Stereo Mix)

Taken From The Album “The Family That Plays Together” – Released In 1968

[CD2]
1. The Moving Van
2. Mellow Fellow
3. Now Or Anywhere
4. Fog
5. Green Gorilla
6. Model Shop I
7. Model Shop Ii (Clear)
8. The Rehearsal Theme
9. Song For Lola
10. Eventide
11. Coral
12. Aren’t You Glad (Demo)

Taken From The Film Soundtrack “The Model Shop” – Recorded In 1968

13. Dark Eyed Woman
14. Apple Orchard
15. So Little Time To Fly
16. Ground Hog
17. Cold Wind
18. Policeman’s Ball
19. Ice
20. Give A Life, Take A Life
21. I’m Truckin’
22. Clear
23. Caught
24. New Dope In Town

Taken From The Album “Clear” Released In 1969

[CD3]
1. Prelude – Nothing To Hide
2. Nature’s Way
3. Animal Zoo
4. Love Has Found A Way
5. Why Can’t I Be Free?
6. Mr Skin
7. Sp Ace Child
8. When I Touch You
9. Street Worm
10. Life Has Just Begun
11. Morning Will Come
12. Soldier

Taken From The Album “The Twelve Dreams Of Doctor Sardonicus” – Released In 1970

13. Rougher Road

Recorded In 1970 During Sessions For “The Twelve Dreams Of Doctor Sardonicus”

14. Chelsea Girls
15. Cadillac Cowboys
16. Puesta Del Scam
17. Ripe And Ready
18. Darkness
19. Earth Shaker
20. Mellow Morning
21. Right On Time
22. Trancas Fog-Out
23. Witch

Taken From The Album “Feedback” Released In 1972

[CD4]
1. Fresh Garbage (Mono Mix)
2. Uncle Jack (Mono Mix)
3. Mechanical World (Mono Mix)
4. Taurus (Mono Mix)
5. Girl In Your Eye (Mono Mix)
6. Straight Arrow (Mono Mix)
7. Topanga Windows (Mono Mix)
8. Gramophone Man (Mono Mix)
9. Water Woman (Mono Mix)
10. The Great Canyon Fire In General (Mono Mix)
11. Elijah (Mono Mix)

Taken From The Mono Album “Spirit” Released In 1968 Previously Unreleased On CD

12. Veruska
13. Free Spirit
14. If I Had A Woman
15. Elijah (Alternate Take 2)

Recorded In 1968 During Sessions For “Spirit”

16. I Got A Line On You (“Time Circle” Mix)
17. It Shall Be (“Time Circle” Mix)
18. Poor Richard (“Time Circle” Mix)
19. Silky Sam (“Time Circle” Mix)

Taken From The 1991 Compilation “Time Circle”

[CD5]
1. Scherozode (“Time Circle” Mix)
2. All The Same (“Time Circle” Mix)
3. A Dream Within A Dream (“Time Circle” Mix)
4. Aren’t You Glad (“Time Circle” Mix)
5. Eventide (“Time Circle” Mix)
6. Model Shop Theme (“Time Circle” Mix)
7. Green Gorilla (“Time Circle” Mix)
8. Rehearsal Theme (“Time Circle” Mix)

Taken From The 1991 Compilation “Time Circle”

9. Fog
10. So Little To Say
11. Mellow Fellow
12. Now Or Anywhere
13. Space Chile

Recorded In 1968 During Sessions For “The Family That Plays Together”

14. Fuller Brush Man
15. Coral

Recorded In 1969 During Sessions For “Clear”

16. 1984
17. Sweet Stella Baby

A & B-Sides Of Single – Released In 1970

18. Animal Zoo (Mono Single Version)
19. Red Light Roll On

A & B-Sides Of Single – Released In 1970

20. Morning Will Come (Mono Mix)

Recorded And Mixed In 1970

Nel caso specifico il prezzo previsto, sempre a livello molto indicativo, dovrebbe essere molto interessante, diciamo tra i 35 e i 40 euro, mentre la confezione sarà più spartana di quella dei Procol Harum, per quanto sempre con un libretto inserito nella confezione con un saggio sulla storia del gruppo e interviste con Randy California e Ed Cassidy, che purtroppo non ci sono più. Se non avete nulla, ma anche se avete quasi tutto, un documento molto importante su uno dei gruppi più sfavillanti della storia del rock.

Bruno Conti

Dagli Spirit E Da Chuck Berry, Ecco A Voi I Jo Jo Gunne – Live 1971 & 1973

jojo gunne live 71-73

Jo Jo Gunne – Live 1971 & 1973 – 2CD S’More/Rockbeat 

Quando nel 1967 gli Spirit, una delle più grandi band del rock acido psichedelico californiano, iniziarono la loro attività, i componenti del gruppo (con l’eccezione di Ed Cassidy, il patrigno di Randy California, che ne aveva 44 e del pianista John Locke, 24) avevano a malapena 20 anni. Quindi quando, dopo soli 4 anni, ed altrettanti bellissimi album, la band chiuse la prima fase della propria carriera per divergenze musicali, nel 1971 Jay Ferguson, il cantante e pianista, che era stato anche l’autore principale dei brani del gruppo e Mark Andes il bassista, rispettivamente 24 e 23 anni nella nuova formazione, erano ancora giovanissimi. Unendo le forze con il batterista William “Curly” Smith e con il chitarrista Matt Andes, fratello di Mark, e forti di un contratto con la Asylum, diedero vita ai Jo Jo Gunne, nome scelto, come viene ricordato nelle note del CD, aprendo a caso le pagine di una Enciclopedia del Rock And Roll, dove alla voce Chuck Berry un brano era così intitolato https://www.youtube.com/watch?v=qXKyXm1XU6U .

Rispetto allo stile complesso ed articolato della band da cui provenivano i principali autori, cioè i soliti Ferguson e Andes, la nuova formazione era orientata verso un rock più basico e “cattivo”, ma anche più semplice e meno interessante rispetto agli Spirit, pur dando merito a Matt Andes di essere un chitarrista valido (ma California era un’altra cosa), molto spesso in modalità slide, quindi con una sonorità inconsueta per una band in quegli anni, e in ogni caso, a tratti, le similitudini con la formazione di provenienza, soprattutto nei pezzi più rock, erano evidenti. Varie etichette, in primis la Rhino Handmade, e più recentemente l’inglese Edsel hanno ristampato i quattro album di studio, pubblicati tra il 1972 e il 1974, quindi si è trattato di un’altra storia rapidissima. Ma nel doppio Live 1971 & 1973 distribuito dalla Rockbeat sono riportate sia la genesi (con il primissimo concerto registrato all’Hollywood Palladium nel 1971), sia la piena maturità dei Jo Jo Gunne, con un broadcast radiofonico tenutosi ai famosi Ultrasonic Studios nel 1973, quando nella line-up Jimmie Randall, al basso aveva sostituito Mark Andes, fuoriuscito dalla band, già subito dopo la pubblicazione del primo album omonimo.

Diciamo subito, a scanso di equivoci, che la qualità sonora, soprattutto del primo concerto, è abbastanza “primitiva”, con strumenti e voce non ben delineati, quindi un discreto bootleg il primo CD e uno buono il secondo, però da entrambi si percepisce la grinta e la classe del gruppo: per mantenere il parallelo con Chuck Berry, Ferguson oltre a cantare, con la classe che ricordavamo negli Spirit, è una sorta di Johnnie Johnson, con il suo pianino insinuante, mentre Andes alterna la modalità bottleneck con quella normale e i brani si ascoltano con piacere. Per motivi che mi sono ignoti nel primo CD, quello del 1971, sono riportati 11 brani, ma la traccia 4 non c’è, questo comunque non impedisce il fatto che i brani migliori che sarebbero stati presenti sul primo album di studio, compresa l’unica hit futura della band Run Run Run, sono già nel repertorio del gruppo, che quindi non si affida a cover, ma in sequenza scorrono il classico rock bluesato di Special Situations con l’acida slide di Andes a guidare le danze e Ferguson alle prese con un inconsueto falsetto, la top 10 già citata, un rock americano dal ritornello accattivante, che ricorda i brani più “classici” degli Spirit.

Academy Award, sempre dura e tirata, come pure One Way Street, Street Street Machine e così via fino alla conclusiva Barstow Blue Eyes, un boogie quasi alla Stones, il tutto con una resa sonora che è proprio ai limiti della decenza atratti. Nel secondo concerto, tre brani, i principali successi, appaiono di nuovo, con un suono decisamente migliore, ma possiamo ascoltare anche il tipico rock radiofonico FM dell’iniziale Roll Over Me, sempre con Ferguson e Andes sugli scudi, la grintosa Babylon, con un bel riff e poi nella parte centrale del concerto 99 Days, Run Run Run e Special Situations, in versioni più rifinite rispetto al primo concerto, inframmezzate dalla presentazione della band che poi si lancia in una ottima Rock Around The Symbol, sempre molto riffata, nel classico R&R californiano tra Beach Boys e hard rock della lunga Rhoda dove si apprezza il solismo notevole sia di Matt Andes quanto di Jay Ferguson; non male anche la corale e nuovamente stonesiana Take Me Down Easy, e pure Shake That Fat, di nuovo a tutta slide e Broken Down, un boogie’n’roll, confermano l’impressione di una band di tutto rispetto nell’ambito di un tipico rock americano di quegli anni, quindi volendo, se amate il genere, un pensierino si può fare.

Bruno Conti   

Una Storia Unfinita. Spirit – The Original Potato Land & Tales From The Westside

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Spirit – The Original Potato Land (includes bonus cd) – Floating World/Ird 2CD

Spirit – Tales From The West – Floating World/Ird 2CD

Qualche tempo fa sulle pagine (virtuali) di questo Blog vi ho parlato di quell’ottimo disco, ora CD, che risponde al nome di Kapt. Kopter and The (Fabulous) Twirly Birds un-grande-disco-hendrixiano-randy-california-kapt-kopter-and.html. Quel disco, hendrixiano fino al midollo, venne registrato nell’interregno della assenza di Randy California dagli Spirit ovvero nel 1972. Quello che molti non sanno è che California l’anno successivo registrò un seguito intitolato The Adventures Of Kaptain Kopter and Commander Cassidy In Potato Land che doveva essere un nuovo album solista (nonostante la presenza del tastierista John Locke degli Spirit in alcuni brani. La casa discografica Epic, sempre lungimirante respinse l’album che quindi entrò nel “paradiso” degli album leggendari e perduti. Poi California riprese la sua avventura con gli Spirit e il disco rimase nel dimenticatoio da dove, improvvisamente, riemerse nel 1981, qundo la Line in Germania ne pubblicò una versione succinta con 11 brani intitolata come l’album originale.

Anche questa versione ha avuto vita breve ma il disco che gode di una vita propria riemerge nel 2006 per la Acadia/Evangeline inglese che lo espande fino a contenere 26 brani (di cui uno è un’intervista). Il “colpevole” di questa nuova versione è Mick Skidmore (ex collaboratore anche del Buscadero nei tempi che furono) che è in un certo senso l’archivista ufficiale del gruppo e che di tanto in tanto dà alle stampe qualche nuovo CD (con materiale inedito in studio o dal vivo). Quando la Evangeline si è trasformata in Floating World ha ricominciato i pubblicare i vecchi dischi del proprio catalogo oltre a parecchie novità. Nel caso presente entrambe le cose: The Original Potato Land ri-esce ulteriormente ampliato a doppio CD con l’aggiunta di ulteriori 15 brani scovati da Skidmore negli archivi della band e che testimoniano il periodo di grande creatività di California in quegli anni (ma vale in generale, una ne pubblicava e cento ne registrava). La nuova tracklist, si spera definitiva, è la seguente:

Disc 1

1)Introduction
2)1984
3)Exit 27
4)Turn to the Right
5)Everything Talks to Me
6)Fish Fry Road
7)Nature’s Theme
8)Information
9)My Friend
10)Walkin’ the Dog
11)Giant Potatoes
12)Lonely In Potato Land
13)Natures Way
14)Salvation: Matter of Time:Suite
15)1984 (reprise)
16)Oil Slick-Million Years Suite
17)Information Reprise
18)It’s Time Now.
Bonus tracks
19)You Know
20)Donut House
21)Ain’t that Too Bad
22)Devil
23)Shotgun
24)Get Out My Life Woman
25)Miss this Train
26)Interview clip with Randy California, Ed Cassidy and Bob Harris April 1973

 

Disc 2

1. We’ve Got A Lot To Learn

2. Potato Land

3. Morning Light

4. Open Up Your Heart

5. Potato Land Prelude

6. Potato Land Introduction

7. Turn To The Right

8. Donut House

9. Fish Fry Road

10. Information

11. My Friend

12. Potato Land March Train

13. Salvation

14. Potato Land Theme (Alt Version)

15. Turn To The Right (Alt Version)


E qui finisce il capitolo Potato Land e si apre quello dedicato a Tales From The New West, che è un altro doppio Cd di materiale inedito che esce sempre in questi giorni, a prezzo speciale come l’altro doppio, sempre a cura di Mick Skidmore che ha ulteriormente indagato negli archivi del gruppo. Questa volta il periodo è quello compreso tra il 1992 e il 1995, quindi gli ultimi anni di Randy California e nella formazione in quegli anni oltre a Ed Cassidy c’erano anche Scott Monahan il tasterista (che ha scritto le note del libretto insieme a Skidmore), oltre a Dave Waterbury e Sarah Fleetwood. Sono 28 brani in tutto dove si alternano lunghe jam, brani inediti, riprese di classici del loro repertorio, il tutto con una qualità sonora assolutamente soddisfacente. Anche in questo caso ecco la lista completa dei brani:

Disc 1

1. Jimmy Brown
2. Dime For A Beer
3. Cold Rainy Night
4. Tales From The Westside
5. Miami Jam
6. 12000 Miles
7. Fresh Garbage
8. Animal Zoo
9. Illusions
10. Going Back To Jones
11. His Love
12. So Little Time To Fly
13. Hip Pretty Child
14. Miami Jam

Disc 2

1. Love From The Heart
2. Living In This World
3. Nature’s Way
4. Island Of Roses
5. Zoo Jam
6. Body For Sale
7. Shame On You
8. Tales From The Westside
9. Cages
10. I Got A Line On You
11. Dark Eyed Woman
12. Sarong
13. All Along The Watchtower
14. Farther Along

Che dire ancora. Buon ascolto, mi dispiace per il portafoglio (mio e vostro) che purtroppo si assottiglia sempre più in questo periodo di grandi “ristampe”!

Bruno Conti

Un Grande Disco “Hendrixiano”. Randy California – Kapt. Kopter and The (Fabulous) Twirly Birds

 

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Randy California – Kapt. Kopter and The (Fabulous) Twirly Birds – Esoteric Recordings

Questo disco credo sia stato l’album più Hendrixiano mai uscito senza il nome di Jimi Hendrix sulla copertina del disco stesso e anche il migliore, aggiungo (forse con l’eccezione dei primi dischi di Robin Trower).

Emuli hendrixiani negli anni a seguire ce ne sono stati a bizzeffe ma nessuno ha raggiunto l’intensità e la “precisione” di questo disco, forse perché Randy California aveva condiviso una parte del tragitto della carriera di Hendrix quando negli Stati Uniti si esibiva ancora come Jimmy James  and the Blue Flames prima di venire “scoperto” da Chas Chandler. California (così soprannominato da Hendrix per non confonderlo con un Randy Texas che già suonava nel gruppo) sostiene addirittura di essere stato lui a proporsi e di avere mostrato alcune tecniche bottleneck ad un interessato Jimi e non viceversa. Ma non lo sapremo mai: il fatto sicuro è che quando Hendrix si trasferì in Inghilterra per iniziare la sua carriera leggendaria Randy non lo poté seguire in quanto allora era solo un 15enne prodigio (prodigio ma troppo giovane per espatriare secondo le leggi americane) e quindi gli Experience in versione quartetto sono rimasti una chimera.

Ma il giovane Wolfe sotto l’egida del “patrigno”  Ed Cassidy (che aveva sposato la mamma di Randy ma soprattutto ero un notevolissimo batterista di stampo jazz) fonda gli Spirit, che secondo molti sono stati il più grande gruppo progressive (e psichedelico, acid-rock perfino) di quegli anni e forse di sempre, i più bravi, i più eclettici, con quella capacità di fondere l’improvvisazione del jazz con il vigore del rock. Ma saltiamo la storia degli Spirit pari pari e arriviamo all’inizio del 1972, il suo ex gruppo, senza California, ha pubblicato Feedback, che era non un grande disco per usare un eufemismo, e il nostro amico entra in studio per registrare quello che sarà il suo primo album da solista (e unico perché poi si riapproprierà del marchio Spirit). Lo spirito di Hendrix aleggia sulle operazioni anche per il bassista, tale Clit McTorius (spiritosi!) altri non era che Noel Redding che si era portato al seguito il batterista Henry Manchovitz al secolo Leslie Sampson.

Il trio registra tre brani, l’iniziale, poderosa e portentosa, hendrixiana fino al midollo ma nel miglior senso del termine, Downer, una esplosione di chitarre impazzite, voce filtrata e ritmiche spezzate che ancora oggi suona “moderna” come quasi tutta l’opera del mancino di Seattle. La somiglianza con i brani di Hendrix è impressionante, potreste presentarlo in un blind test a qualche vostro amico e spacciarlo per un inedito senza problemi di sorta, e pure di quelli belli watch?v=b0TcAs65YbYLe chitarre impazzano da un canale all’altro dello stereo, Randy California filtra la sua voce sotto tre tonnellate di eco (negli Spirit il cantante principale era Jay Ferguson) e inizia la seconda fase della sua carriera, quella della divulgazione del Credo hendrixiano che avrà il suo compimento negli Spirit riuniti che spesso riprenderanno brani di Jimi Hendrix o di Dylan, ma con spirito hendrixiano, negli anni a venire, con risultati spesso eclatanti (qualcuno ha detto Spirit of ’76?).

Devil, il secondo brano del disco, con le sue atmosfere pigre e sognanti, già indica la strada futura e qui agisce la seconda formazione che si alterna negli otto brani originali del vinile dell’epoca: Cass Strange che è lo pseudonimo scelto da Ed Cassidy e i bassisti Tim McGovern e Larry “Fuzzy” Knight, inutile dire che la qualità della musica è sempre sopraffina. I don’t Want Nobody è la prima cover, un brano di James Brown, che viene sottoposto alla cura California e pur mantenendo dei tratti “neri” nei coretti di mamma e sorella Wolfe e nel basso superfunky, a tutti gli effetti è un’altra “meraviglia” rock con vorticose chitarre ovunque. Day Tripper è la prima delle due cover dei Beatles, con il celeberrimo riff sparato a volumi incredibili mentre anche Mother and Child Reunion di Paul Simon subisce lo stesso trattamento heavy-psichedelico a metà strada tra vecchi e nuovi Spirit risultando comunque sempre godibilissima e feroce al tempo stesso. La formazione con Redding torna per le sperimentazioni ancora in salsa simil-funky futurista di Thing Yet To Come e per la seconda cover dei Beatles, quella Rain che alla sua prima apparizione (e ancora oggi) fu uno dei primi brani psichedelici e acidi della storia del rock, inutile dire che questa versione accentua gli aspetti più sperimentali del brano, li dilata, ma secondo me non li supera, pur restando una ottima versione, la conclusiva Rainbow è un altro breve sketch tipicamente californiano (nel senso di Randy) mentre le tre bonus di questa riedizione della Esoteric (che è uguale a quella fatta dalla Sony) sono i due lati del 45 giri promozionale dell’epoca: una divertente e trascinante Walkin’ The Dog e l’ennesima omaggio all’arte di Hendrix con la deliziosa Live For The Day che illustra il suo lato più black. Conclude le operazioni lo strumentale inedito Rebel registrato nel corso delle stesse sessions.

Randy California muore per annegamento nel tentativo riuscito di salvare l’allora dodicenne figlioletto Quinn, al largo delle Hawaii il 2 gennaio 1997.

Bruno Conti