Novità di Novembre Parte I – Big 4, Good Charlotte, Brian Eno, 7 Walkers, Phil Collins, Bon Jovi

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Per cominciare mi scuso per l’errore nell’ultimo post inserito relativo alle novità che erano ovviamente di ottobre (ho provveduto a correggere) e passo a quelle di novembre. Alcune di quelle principali sono già state trattate a partire dalla ristampa di Band On The Run passando per il nuovo Elvis Costello e confermo l’uscita per martedì-mercoledì (c’è di mezzo la festività di Ognissanti) ma ne rimangono alcune interessanti a partire dal mexaboxone dedicato ai Big 4 ovvero Metallica, Slayer, Megadeth e Anthrax per la gioia di tutti i metallers esce il 3 novembe questo cofanetto di 5 CD + 2 DVD Live From Sofia, Bulgaria che è il concerto completo tenuto il 22 giugno 2010. Questa è la versione Deluxe ma ne escono anche una versione “solo” in 2 DVD o in 2 BluRay.

Esce anche ulteriore raccolta di Bon Jovi si chiama Greatest Hits – The Ultimate Collection è un doppio CD pubblicato sempre dalla Universal, contiene anche 4 nuove canzoni registrate appositamente per questo disco. Per i masochisti ne esce anche una versione singola con la metà dei brani e solo 2 canzoni nuove. La versione in DVD, che dura oltre tre ore, sembra la più interessante perché oltre a contenere i videoclip più noti propone anche una valanga di brani registrati dal vivo (in effetti sono lo gli stessi 17, ma in concerto). Quindi un totale di 34 brani.

Per gli amanti dei Good Charlotte, la EMI pubblica il 2 novembre il nuovo album Cardiology.

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Se non vi è bastata la versione in studio di Phil Collins Going Back la Eagle Vision (Edel per l’Italia, ma la settimana dopo) pubblica il 2 novembre la versione registrata in concerto al Roseland Ballroom NYC questi sono i brani contenuti:

TRACK LISTING
1) Intro: Signed, Sealed, Delivered 2) Ain t Too Proud To Beg 3) Girl (Why You Wanna Make Me Blue) 4) Dancing In The Street 5) (Love Is Like A)
Heatwave 6) Papa Was A Rollin Stone 7) Never Dreamed You d Leave In Summer 8) Jimmy Mack 9) You ve Been Cheating 10) Do I Love You
11) Loving You Is Sweeter Than Ever 12) Going To A Go-Go 13) Blame It On The Sun 14) Ain t That Peculiar 15) Too Many Fish In The Sea
16) You ve Really Got A Hold On Me 17) Something About You 18) The Tears Of A Clown 19) Nowhere To Run 20) In My Lonely Room
21) Take Me In Your Arms, Rock Me A Little While 22) Uptight (Everything s Alright) 23) Going Back 24) Talking About My Baby 25) You Can t
Hurry Love 26) My Girl Bonus Features: Interview with Phil Collins – Rehearsal footage for the live shows with Phil Collins commentary.

Brian Peter George St. John le Baptiste De La Salle Eno (chissà perché mi viene sempre in mente Chico di Zagor), per gli amici Brian Eno pubblica il suo nuovo disco di musica elettronica, Small Craft On A Milk Sea. Etichetta Warp distr. Self, uscita 2 novembre.

Quel gruppo che si chiama 7 Walkers uscirà solo negli States per la Response Records (ma import arriva anche da noi). E’ interessante perché si tratta di un mini supergruppo (so che è una contraddizione di termini ma rende l’idea) formato dal batterista dei Grateful Dead Bill Kreutzmann, dal chitarrista “voodoo” Papa Mali, dal bassista dei Meters George Porter Jr.. Ospite Willie Nelson, i testi sono di Robert Hunter. New Orleans Funky.

Alla prossima.

Bruno Conti

A Dispetto Del Nome, “Chiaramente” Country – The Secret Sisters

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The Secret Sisters – The Secret Sisters – Beladroit Records/Universal Republic ITA 23-11-2010

Quando recentemente, per scrivere il Post su Elton John & Leon Russell, ho fatto delle ricerche sulle ultime produzioni di T-Bone Burnett, nella lista, oltre al nuovo Elvis Costello National Ransom in uscita ai primi di novembre, mi ero imbattuto anche nel disco di esordio delle Secret Sisters. In effetti ad un esame più approfondito, con relativo ascolto, mi sono accorto del fatto che il CD, oltre ad essere bello, e questo conta, non è prodotto da Burnett, che si limita al ruolo di produttore esecutivo e scopritore, ma addirittura ha creato una etichetta ad hoc, quella Beladroit Records che vedete nei credits iniziali, per pubblicare questo album.

Il produttore “vero” è Dave Cobb, veterano della scena di Nashville con Waylon Jennings, ma anche dietro la consolle dell’ultimo bellissimo lavoro di Jamey Johnson. Loro, a dispetto del nome del gruppo, sono due sorelle vere, Laura & Lydia Rogers, vengono dall’Alabama e fanno del country genuino, non country-rock ma neppure quel country pop becero di Nashville, proprio old-time, partendo dal country swingato anni ’40 passando per Loretta Lynn e una certa passione per la ricreazione di un suono molto vintage (e qui Burnett deve essere andato in brodo di giuggiole).

Direi che per inquadrare il sound l’ideale sia partire da una cover famosa che le due sorelle riprongono in modo delizioso e che tutti conoscono: si tratta di Something Stupid, proprio il brano di Frank Sinatra, che cantato all’unisono dalle due sorelle acquista ulteriore fascino in questa veste country.

Per il resto la pedal steel di Robbie Turner e il piano di Pig Robbins imperversano sotto le due voci femminili, liberi di ricreare quel sound anni sixties vagamente honky-tonk come nella divertente Why Baby Way o nella romantica e malinconica The One I Love Is Gone.

Il modo di cantare questo materiale dichiaratamente country ma con un feeling quasi folk per certi versi mi ha ricordato le Unthanks il gruppo inglese che dovrebbe essere agli antipodi di questa musica ma che per attitudine ha molte analogie sonore. Queste voci quasi arcane che risalgono alle origini di una delle musiche più popolari in America ma che arriva fino alle sonorità spensierate di brani come My Heart Skips A Beat è come una “vecchia novità” quasi dimenticata e poi le tonalità e il timbro vocale sono, ripeto, veramente una delizia per le nostre orecchie non più abituate a questo approccio sonoro.

Sono solo undici brani per poco più di trenta minuti di musica, quasi non vi accorgete quando è finito, e un poco vi dispiace, non resta che fare ripartire il CD per gustarvi il country-rockabilly-pop piacevolissimo di I’ve Gotta Feeling e l’eccellente armonizzare della delicata Do You Love An Apple ma anche il puro country-swing di All About You, con pedal steel in prima linea e quella confettura vocale che risponde al nome di Waste The Day, ma sinceramente tutti i brani sono assolutamente piacevoli e si lasciano gustare senza problemi.

Una ulteriore curiosità è che questa estate hanno anche pubblicato un 45 giri, prodotto da Jack White (grande fan di Loretta Lynn) che suona anche nel disco con musicisti provenienti da My Morning Jacket, Raconteurs e Jackson Smith (il figlio di Patti e marito di Meg White dei White Stripes). Il “vinilino” contiene una cover di Big River di Johnny Cash e il traditional The Wabash Cannonball. La buona musica si diffonde con celerità!

In America è già uscito da qualche settimana, in Italia uscirà il 23 novembre, credo di essere il primo a parlarne, ricordatevi dove l’avete letto la prima volta.

Bruno Conti

Piatto Ricco Mi Ci Ficco! Neville Brothers Live At New Orleans Jazz Fest 2010 & Live Warfield Theatre San Francisco 1989

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Neville Brothers – Live At The 2010 New Orleans Jazz & Heritage Festival – 2CD MunckMusic.Com/Jazz Fest Live

Neville Brothers – Authorized Bootleg Warfield Theatre San Francisco, Ca 27/02/1989 – 2CD Hip-o-Select/Universal

Quando avrò esaurito proverbi e modi di dire per i titoli dei post ve lo faccio sapere ma per il momento…

Non uno ma due “nuovi” doppi CD dal vivo per la Royal Music Family di New Orleans, i grandi e unici Neville Brothers uno dei più grandi gruppi di musica al mondo, di qualsiasi genere. Punto, punto e virgola, due punti, come direbbero Totò e Peppino abbondiamo: nati dalle ceneri dei mitici Meters uno dei gruppi funky più leggendari a cavalcare i palcoscenici di tutto il mondo, i loro inizi datano al 1976-1977 quando si unirono per partecipare alle registrazioni del disco dei Wild Tchoupitoulas un gruppo guidato dallo zio Big Chief Jolly, molto “pittoreschi”  visivamente, per usare un eufemismo, ma musicalmente strepitosi.

Ai quattro fratelli, Aaron Neville, quello dalla voce angelica che sconfina in un falsetto strepitoso, ma con una faccia e un fisico di fronte ai quali anche Steven Siegal avrebbe un attimo di timore (ma solo un attimo!), Art Neville, il più anziano, vocalist e tastierista, Charles Neville, il sassofonista e Cyril Neville, il percussionista fantastico e cantante pure lui, si aggiungono il nipote Ivan (il figlio di Aaron), tastierista a sua volta e cantante, oltre al prodigioso batterista Willie Green, due chitarristi tra i quali spesso troviamo Brian Stoltz, grande virtuoso della solista (c’è nel concerto del 1989 ma non mi pare in quello di quest’anno). Non sono certo perché se i contenuti del doppio CD di quest’anno sono fantastici non si può dire lo stesso delle liner notes e del packaging che non è fantastico, oltre alla reperibilità quasi sotto zero: basti dire che una versione a dir poco fantasmagorica di A Change Is Gonna Come (il super classico di Sam Cooke) viene citata sul CD come Down By The Riverside, per fortuna che Aaron Neville spinge la sua voce nelle stratosfere della soul music e ne ricava una versione esemplare.

Ma si sente fin dall’inizio che i fratelli (e tutto il gruppo) sono in serata di grazia in questo 2 Maggio del 2010, serata conclusiva dell’annuale Jazz & Heritage Festival che si tiene tutti gli anni in quel di New Orleans e che viene chiamato per brevità Jazz Fest, ma accoglie tutti i tipi di musica, quest’anno per esempio, la serata precedente gli headliners era i Pearl Jam. Ma torniamo ai Neville Brothers, tornati in forma strepitosa anche se è dal 2004, anno di Walkin’ In the Shadow Of Life, che non pubblicano un disco in studio nuovo. Devo aggiungere per ovvi motivi visto che poi nel 2005 c’è stato l’uragano Katrina e credo che abbiano avuto altri pensieri che quello di pubblicare un nuovo disco.

Comunque dal vivo, dopo il ritorno nell’edizione del 2008, sono sempre una vera forza della natura: Keep On Flowing una partenza sparata con sezione ritmica e percussionisti che percuotono i loro tamburi con energia incredibile, fiati e tastiere che si dividono con le chitarre il gusto dell’improvvisazione e quelle meravigliose voci che si intrecciano in modo divino. Di A Change Is Gonna Come vi ho riferito ma il medley di oltre 15 minuti che parte con Iko Iko transita per Fiyo on The Bayou tocca Africa e New Orleans, oltre a una non citata Jambalaya (evidentemente la lista dei brani l’ha compilata un rimbambito, ma è triste visto che è quella stampata sul CD) e si conclude di nuovo con Iko Iko è semplicemente irresistibile, una vera enciclopedia della musica di New Orleans, funky, jazz, soul, country, rock, blues tutti rollati in una confezione adrenalinica che ti avvolge e ti frulla con una energia spaventosa. Hercules, con iniezioni hip-hop e Yellow Moon (il titolo del loro disco di studio egregiamente rappresentato anche nel live del 1989, che non vi descrivo visto che uscendo il 2 o 9 novembre, a seconda dei continenti, non ho ancora avuto occasione di sentirlo, ma la tracklist è fantastica e c’è un R&R Medley che entra dritto dritto nella leggenda), loro cavallo di battaglia, la bluesata Big Chief, l’immancabile Amazing Grace cantata ancora da Aaron in modo perfetto, la cover di One Love ma un po’ tutto il disco irradia una musica che non saprei definire anzi sì, direi straordinaria o come direbbe Crozza/Sacchi “streordinaria” (l’ho detto in un post recente per i Black Sorrows ma vale anche in questo caso).

Immancabile, va bene ugualmente, per questo doppio live e, presumo, anche per l’altro. Solito assaggino, per gradire!

Bruno Conti

Una Bella Sorpresa! Ray Charles – Rare Genius – The Undiscovered Masters

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Ray Charles – Rare Genius – The Undiscovered Masters – Concord/Universal

Come molti sapranno Ray Charles è scomparso nel 2004, ma quest’anno a settembre avrebbe compiuto 80 anni. Per festeggiare la ricorrenza la Concord pubblica questo CD con 10 brani “assolutamente inediti” tratti dagli archivi dell’artista: e non hanno raschiato il fondo del barile, si tratta di materiale ottimo registrato in un arco di tempo che copre gli anni ’70, ’80 e ’90.

Anche gli stili coprono tutto l’arco sonoro della musica di The Genius, quindi soul, ballads, classici della canzone americana, country, pop, tutto quello che Ray Charles amava cantare e suonare.

La voce è fantastica come sempre e gli arrangiamenti sono molto vari: si parte dall’uptempo con fiati e archi di Love’s Gonna Bite You Back registrata nel 1980 per passare a It Hurts To Be In Love, un brano jazzato di qualità sopraffina e dall’arrangiamento raffinato dove il buon Ray cava dal cilindro una delle sue magiche interpretazioni con tanto di improvvisazioni vocali all’impronta, veramente un piccolo gioelllino ritrovato, l’anno di registrazione non è noto, ma la voce suona giovanile. Wheel Of Fortune è un’altra piccola meraviglia sonora, una slow song incisa originariamente da Kay Starr nel 1952 che Ray Charles rende sua con una interpretazione quasi alla Sinatra (se lui non fosse già Ray Charles), il piano, il contrabbasso e i fiati volano e lui canta in modo quasi commovente, correva l’anno 1972, ma dove l’avevano nascosta!

I’m Gonna Keep Singin’ con il suo groove funky-disco si sente che viene da un’era più recente, siamo nel 1995 e la qualità non è quella del trittico iniziale ma gli intermezzi parlati e l’interscambio con le voci femminili di supporto sono sempre tocchi di gran classe. There’ll Be Some Changes Made è un altro lentone bluesato di gran classe con un organo malandrino di supporto e ( come direbbe Arbore, grande estimatore) anche una “bella chitarrina”, lui è sempre molto ispirato, anche qui non vi saprei dire l’anno. Isn’t It Wonderful, piacevole ma non memorabile ha una orchestrazione simile al brano precedente, “normale” routine per il grande Ray. I Don’t Want No One But You è una canzone d’amore dedicata ad una donna che se ne è andata, care ragazze se uno con una voce come Ray Charles vi facesse una serenata chiedendovi di tornare riuscireste a resistere?

A Little Bitty Tear è un vecchio brano country scritto da Hank Cochran nei primi anni ’60, questa versione incisa nel 1983 ci riporta al Charles dei tempi di Modern Sounds In Country Western quando si reinventò la musica country mischiandola al soul delle origini, piacevole e intensa con un ottimo lavoro al piano. She’s Gone è una canzoncina né carne né pesce, potrebbe averla fatta chiunque se non fosse per la voce ma anche quella non basta per risollevare le sorti di un questo brano.

La chicca l’hanno lasciata per ultima: si tratta di una versione di Why Me Lord? un country-gospel scritto da Kris Kristofferson con Johnny Cash che è la voce solista e Ray Charles che gli fa il controcanto e suona una spettacolare piano elettrico. Fantastica, non saprei che altro aggettivo usare, forse meravigliosa può andare?

Veramente una bella scoperta!

Bruno Conti

Strano Ma Vero! The Age Of Adz Di Sufjan Stevens Esordisce Al 7° Posto Delle Classifiche Usa!

Questo Post lo potremmo chiamare anche “Ma Allora Dio Esiste!” ma credo di averlo già usato come titolo. In ogni caso il fatto che un disco come questo che definiremo “non facile” possa entrare nei Top Ten della classifica americana (mentre in Italia si fa fatica a trovarlo nei negozi) ha quasi del miracoloso. Poi probabilmente la settimana prossima sparirà dalle classifiche ma è sicuramente un segnale positivo che un artista come Sufjan Stevens e un disco come The Age Of Adz abbiano fatto questa performance.

Unitelo al fatto che il nuovo album di Darius Rucker Charleston SC 1966, il disco di un artista nero, sia andato direttamente al n.1 delle classifiche Country! e al n.2 dei Top 200 e che in Inghilterra il nuovo disco dei Kings Of Leon Come Around Sundown abbia battuto la raccolta di Robbie Williams per la conquista del primo posto delle classifiche. Non so se abbia qualche significato recondito ma ve lo segnalo con piacere. Lo so, il numero 1 negli States è Lil Wayne, d’altronde nessuno è perfetto (speriamo che non leggano questo post, amici, parenti e fans del suddetto).

Bruno Conti

Un Altro Terzetto Interessante! Fistful Of Mercy – As I Call You Down

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Fistful Of Mercy – As I Call You Down – Hot Records

Questo lo avevo proprio dimenticato e invece ho fatto male. E’ uscito da qualche giorno, sono Ben Harper, Joseph Arthur e Dhani Harrison, un piccolo supergruppo, una via di mezzo tra i Travelin’ Wilbury e CSN per gli anni 2000. Atmosfere semplici di impronta folk ma allo stesso tempo assai raffinate, voci che si intersecano con grande naturalezza, un ritorno alle origini per Ben Harper. Poi ci ritorno con più calma nei prossimi giorni.

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R.E.M. – Live From Austin, Texas – New West/IRD DVD

Anche questo non l’ho inserito nelle varie liste di novita, è uscito ieri per la New West. Dal vivo il 13 marzo 2008, questa è la tracklist:

1. Living Well Is The Best Revenge
2. Man-Sized Wreath
3. Drive
4. So. Central Rain
5. Accelerate
6. Fall On Me
7. Hollow Man
8. Electrolite
9. Houston
10. Supernatural Superserious
11. Bad Day
12. Losing My Religion
13. I m Gonna DJ
14. Horse To Water
15. Imitation Of Life
16. Until The Day Is Done
17. Man On The Moon

Bruno Conti

Vecchie Glorie 3. Huey Lewis And The News – Soulsville

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Huey Lewis And The News – Soulsville – Proper/Ird

Gli anni passano per tutti ma questo 3° capitolo dedicato alle “vecchie glorie” ci porta buone nuove, anzi ottime, questo nuovo capitolo della saga di Huey Lewis & The News Soulsville, è uno dei migliori della loro storia. Si tratta di un grande album in tutti i sensi: nella loro discografia, nelle uscite di quest’anno, negli omaggi dedicati alla soul music, dovunque lo mettiate fa il suo figurone. Come potete vedere dalla foto i nostri amici non sono più propriamente di primo pelo, a parte Huey Lewis (che potrebbe fare una gara di sopracciglie con Elio, non saprei chi vincerebbe) e il batterista Bill Gibson che hanno stipulato un piccolo patto con il Diavolo (piccolo perché invecchiano sì, ma con grazia) gli altri mostrano gli anni, qualcuno se ne è andato, alcuni per sempre, ma dopo nove anni di silenzio dal precedente Plan B (che francamente non era un granché) sono tornati con il loro nono album.

Registrato ai mitici Ardent Studios di Memphis con la supervisione di Jim Gaines che era uno degli ingegneri del suono originali degli Stax Sudios (e produttore in tempi recenti di Lance Lopez e Ana Popovic di cui vi ho parlato in questo Blog, ma anche in passato di Santana, Stevie Ray Vaughan, Blues Traveler, gli stessi Huey Lewis & The News e una miriade di altri, se volete controllare nel suo sito la lista è impressionante gcredits.html). Quattordici brani scelti con certosina pazienza tra l’immane catalogo della Stax, cercando per quanto possibile di non cimentarsi con i pezzi da novanta di quel repertorio o con i pezzi già rifatti mille volte. Il risultato, come già detto, è fantastico, nulla a che vedere con Four Chords £ Several Years Ago il disco del 1994 che partiva più o meno dalle stesse premesse ma che in fase di esecuzione, visto in prospettiva, è un pallido fratello di questo Soulsville.

Huey Lewis ha sempre avuto nel suo DNA l’amore per questo tipo di musica (e per il rock) dai tempi dei Clover,il suo primo gruppo, nato in California ad inizio anni ’70 e poi trasferitisi in Inghilterra nel periodo del pub-rock a metà anni ’70 e presi in prestito da Elvis Costello (che non aveva ancora gli Attractions) per registrare il suo primo album, My Aim Is True (gran disco, detto per inciso). Tornato negli States a fine decade, fondendo parte dei Clover con i Soundhole nascono Huey Lewis and The News. Per non farla molto lunga (ma ci sarebbero altre cose interessanti da dire) il gruppo diventa uno tra i più rappresentativi (loro malgrado) degli anni ’80, dischi come Sports (7 milioni di copie) e Fore (3 milioni) hanno venduto a vagonate e canzoni come Heart and soul, This Is It, I Want a New Drug, The Heart of Rock & Roll e, soprattutto, The Power of Love, sono rimasti (con i loro video in heavy rotation su MTV) nell’immaginario collettivo di quegli anni.

Ma questi signori facevano dell’ottima musica, al di là dei successi, intrisa di R&R, Blues, Soul e R&B. E non hanno perso il vizio. Prendete una manciata di classici, munitevi di un coro di voci femminili, imprescindibili se vuoi fare della musica soul (pensate alle Raelettes di Ray Charles o alle Sweet Inspirations di Aretha Franklin), aggiungi una serie di fiati, una sezione ritmica agile ma anche rocciosa, tastiere e chitarre a volontà, un cantante anche con il pallino dell’armonica, shakera il tutto e il risultato è questo Soulsville.

Oltre a tutto in questi anni in cui non hanno prodotto nuovi dischi hanno continuato a suonare dal vivo e la voce di Huey Lewis ha acquisito una patina di vita vissuta che aggiunge ulteriore fascino al suono del disco, ora più pimpante, ora più riflessiva ha una maturità e una consapevolezza nei propri mezzi che mi ha ricordato per certi versi quella di Peter Wolf che qualche mese ci ha regalato un fantastico disco intitolato Midnight Souvenirs pochi-ma-buoni-peter-wolf-midnight-souvenirs.html. Questo di Huey Lewis è molto più soul oriented ma le coordinate sonore sono quelle.

Qualche titolo? L’iniziale Don’t Fight It, in un florilegio di fiati, tastiere e voci femminili non ha nulla da invidiare all’originale di Wilson Pickett (beh forse la voce, “The Wicked Pickett” era un n.1). Got To Get You Off My Mind e poche tracce dopo, Cry To Me, peraltro bellissime entrambe, vengono però dal repertorio di Solomon Burke che come sappiamo non ha mai inciso per la Stax, quindi qui hanno barato, ma vuoi stare a spaccare il capello (tra l’altro i brani e i relativi coretti femminili ti comunicano una gioia e una solarità incredibili, ho fatto anche la rima). Free, bluesatissima e con una slide minacciosa, un basso poderoso e ancora fiati e coriste in overdrive è ancora magnifica.

E che dire di Respect Yourself (questa come Cry To Me è famosissima): la facevano gli Staples Singers e la parte che fu di Mavis Staples in questa versione la fa una certa Dorothy Morrison, vocalist fantastica che ai più non dirà molto ma è stata l’autrice di Oh Happy Day, un brano che ha venduto fantastiliardi di copie nella versione degli Edwin Hawkins Singers e che ogni Natale allieta le nostre festività, lei, per dirla con un eufemismo, ha una voce della Madonna (non la cantante).

Di Cry To Me vi ho già detto, una delle più belle canzoni soul di tutti i tempi e questa versione non le reca certo danni, anzi! Just One More Day forse non era una delle canzoni più conosciute di Otis Redding, ma sicuramente una delle più belle, la quintessenza del suono Stax e della musica Soul e questa versione di Huey Lewis le rende sicuramente il giusto omaggio (anche se Otis era Otis!).

Never Found A Girl era di Eddie Floyd, Little Sally Walker era di Rufus Thomas, sincopatissima ma non me la ricordavo proprio (anche se ho tutti e tre i cofanetti dei singoli della Stax), comunque c’è, volume 1, cd 4, brano 19, ho verificato. Just The One (I’ve Been Looking For) era di Johnnie Taylor ma sono tutte belle non c’è una scarsa, da scoprire assolutamente e poi, volendo, tornare a scoprire agli originali.

Questa è Soulsville un omaggio a quella etichetta magica, senti che roba!

Disco propedeutico quindi, ma bello di suo, e diciamolo!

Bruno Conti

Duelin’ Pianos! Elton John & Leon Russell – The Union

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Elton John & Leon Russell – The Union – Mercury-Decca/Universal CD+DVD

Non sarà un capolavoro assoluto ma non è neppure un disco inutile. Una giusta via di mezzo, un “Signor Disco” che riporta all’attenzione del mondo quel signore dall’aspetto imponente giustamente definito un incrocio tra “Dio e un profeta con un capello da cowboy” e quel “buffo” inglese dalla capigliatura di un improbabile colore. E se poi, come ha giustamente sottolineato Elton John, il disco servirà per assicurare a Leon Russell una vecchiaia sicura, una sorta di meritata pensione, il suo compito sarà stato svolto in modo egregio. Tutto iniziò un paio di anni fa in un episodio della trasmissione Spectacle.

Anche se a giudicare da quello che si ascolta in questo disco i due, Elton John 63 anni e Leon Russell 68 anni, sono quanto di più lontano ci si possa aspettare da due “pensionati”. Perché il disco è bello, molto bello: sono quattordici brani (16 nella versione Deluxe) che ci riportano ai gloriosi anni ’70 quando Elton era un giovane pianista e compositore che cercava fortuna in America e Leon era il suo modello, un grande pianista già con una lunga carriera alle spalle come componente della Wrecking Crew, il gruppo di musicisti che accompagnava abitualmente Phil Spector nei suoi dischi, ma suonava anche con i Beach Boys, i Byrds, Herb Alpert, aveva scritto Delta Lady per Joe Cocker, con il quale di lì a poco avrebbe condiviso e guidato il tour di Mad Dogs And Englishman. E tutto questo mentre gli anni ’70 erano ancora ai loro albori. In quel tour venne presentata anche Superstar che Leon Russell aveva scritto con Bonnie Bramlett e la cantava Rita Coolidge che era stata la corista di Delaney & Bonnie con cui Russell aveva lavorato (poi il brano sarebbe diventato un grande successo per i Carpenters). Perché tutto ha una sua sottile logica, come ho già detto in altre occasioni non sono solo nomi buttati là, sono vite musicali intere che si dipanano davanti ai nostri occhi, rappresentate da quei nomi.

Quando i due incrociano le loro strade per la prima volta è sul palco del Troubadour dove prenderà il via la clamorosa carriera di Elton John in America: in quei concerti che diventeranno il Live 17-11-70 (e nei quali presentava il materiale di Elton John e Tumbleweed Connection) Leon Russell era l’artista che apriva i concerti ma nello stesso tempo era già un “musicista per i musicisti”, amato da Bob Dylan, George Harrison e Frank Sinatra che l’avrebbero voluto con loro (per esempio nel famoso concerto del Bangla Desh).

Quella geniale fusione tra rock, canzone popolare americana, country, soul, musica di New Orleans che scorreva nei solchi dei dischi di Leon Russell si sarebbe riversata in quelli di Elton John che attraverso la mediazione dei testi di Bernie Taupin avrebbe fatto quell’ulteriore scatto qualitativo che lo ha reso in quegli anni uno dei pochi musicisti che faceva musica di grande qualità vendendo tonnellate di dischi. Ma anche Leon Russell non scherzava. Nel 1972 il suo album Carney sarebbe arrivato al secondo posto delle classifiche USA (era quello con Tight Rope e This Masquerade), ma poi contrariamente a quanto hanno riportato molti non è iniziato l’oblio, i suoi dischi hanno continuato a vendere (meno) e ad entrare nelle classifiche di vendita, per esempio il doppio dal vivo con Willie Nelson, One For The Road è ancora entrato nei Top 30 delle charts nel 1979.

Secondo le cronache questo è il 30° disco per Elton John, ebbene se non ho fatto male i calcoli (raccolte escluse) questo è il disco n°35 per Russell, quindi vedete che non era scomparso. Certo, la vita non era più facile, se una volta suonava al Fillmore o al Troubadour, ora per mantenere la famiglia si doveva accontentare dello Snorty Horse Saloon di Springfield o del Gater’s Sports Bar and Grill di Gun Barrel City (giuro che esistono!) mentre ora per lanciare il nuovo album si annuncia un concerto all’Hollywood Pavillion. E tutto questo come ha riconosciuto Russell è tutto merito di Elton John. E di T-Bone Burnett che ha prodotto questo disco in modo perfetto, adeguando i suoi stilemi produttivi alla musica dei due. Quindi sempre quel suono molto “vivo”, organico, da registrazione Live, ma meno scarno e asciutto del solito, più espansivo, con il giusto spazio per i pianoforti “duellanti” dei due protagonisti ma con un suono molto arioso ed avvolgente, quattro chitarristi tra cui Marc Ribot e la pedal steel di Robert Randolph, una sezione fiati di quattro elementi, mandolino, altre tastiere e alcuni ospiti di pregio, oltre ad una serie di voci femminili (non accreditate e di cui non so dirvi il nome perché non ho ancora il CD in mano) che creano quel sound da gospel secolare, bianco che tanto caratterizzava i vecchi dischi di Leon Russell. Di cui ho molto parlato ma di Elton John tutto si sa perciò era inutile sottolinearne ancora una volta la bravura che, non è riuscito a rovinare, con una serie di album imbarazzanti sparsi tra gli anni ’80 e ’90 prima della rinascita artistica dell’ultima decade.

Qualcuno ha detto che l’album in certi momenti ha un suono “commerciale” e non ci vedo niente di male fino a che si rimane in questi limiti. Nessuno fa dischi per non vendere (almeno credo, ma ci devo pensare). Se il disco deve vendere per permettere quella vecchiaia serena a Russell cui si accennava prima, che senso avrebbe avuto fare un disco solo elitario destinato ad avere critiche fantastiche (e comunque le ha avute) senza vendere una copia, con le pacche sulle spalle non si mangia, detto in modo brutale, quindi non temete, non è una sòla pazzesca, T-Bone Burnett ha mantenuto inalterate le capacità melodiche di Elton John e le ha fuse con lo stile più ritmico di Leon Russell che peraltro è in grado di scrivere ballate fantastiche come ha dimostrato in passato con la meravigliosa A Song For You.

Mandalay Again che è una delle due bonus nella versione Deluxe ne è un esempio: un brano cantato a due voci e suonato a quattro mani, è una canzone commerciale, facile ma di grande fascino (c’è un bel mandolino) , mentre la bellissima Gone To Shiloh rappresenta il lato più ricercato, una canzone che non ha nulla da invidiare alla A Song For You citata prima, una ballata pianistica sulla Guerra Civile Americana dove le voci di Russell, prima e quella di Elton John poi si amalgalmano a meraviglia con quella di Neil Young che canta alcuni versi del brano. Occhio a questa versione dal vivo registrata il 16 ottobre con la partecipazione di un altro “biancone”, il grande Gregg Allman. Lo spettacolo, di T-Bone Burnett, si chiama, The Speaking Clock Revue e su Youtube ne trovate parecchi altri brani!

Ma anche Hearts Have Turned To Stone con la sua andatura gospel-rock sottolineata dalle voci femminili e dai fiati è un ritorno alla miglior forma degli anni ’70, per non parlare dello stupendo brano country con tanto di pedal steel intitolato Jimmie Rodgers’ Dream (non dimenticate che Leon Russell, nel suo alter-ego Hank Wilson ha dedicato 4 dischi alla musica country oltre alle sue collaborazioni con Willie Nelson e Elton John ha dedicato alla musica americana quella meraviglia che si chiama Tumbleweed Connection).

Ma tutto inizia bene sin dal primo brano If It Wasn’t For Bad, introdotta da un piano solitario e dalle voci delle coriste, poi entra la voce di Russell sostenuta da quella di Elton e ti rendi subito conto che sarà un bel viaggio per l’ascoltatore.

La melodia di Eight Hundred Dollar Shoes scorre dalle mani di Elton John ( e di Russell) e dal suo piano con la fluidità delle armonie dei brani di Madman Across The Water, veramente una delizia sonora. Hey Ahab con quei due rolling pianos che si rispondono dai canali dello stereo conferma la ritrovata vena di Elton John che sembra avere anche a livello vocale la convinzione di un tempo e non si preoccupa più di dover creare l’hit single, la Crocodile Rock del momento, ma solo della buona musica e ci riesce alla grande. La bluesata I Should Have Sent Her Roses scritta dall’inedita coppia Russell-Taupin è un altro ottimo esempio della ritrovata vena compositiva dei due vecchi amici mentre Elton John indica in There’s No Tomorrow il suo brano preferito del disco e chi siamo noi per opporci. In effetti è un altro di quei brani che ti fanno capire quanto bravo sia stato il Signor Reginald Dwight nel passato e quanto possa esserlo ancora. Credo che quella sorta di slide che si sente verso metà brano sia creata dall’infernale pedal steel di Robert Randolph mentre le voci maschili e femminili “testimoniano” da par loro.

Brani brutti non mi pare di ricordarne, per cui direi che l’imperativo è acquistare, acquistare, acquistare e fare felice (e più ricco) Leon Russell e per proprietà transitiva anche il buon Elton John. Veramente un Signor Disco.

Ultima curiosità, il regista del DVD allegato al CD è il famoso regista (e appassionato di musica) Cameron Crowe.

Bruno Conti

Novità Di Ottobre Parte IV. Bryan Ferry, Jethro Tull, Deep Purple, Elvis Costello, Strawbs Eccetera

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Quarto (e mezzo) ed ultimo aggiornamento sulle uscite discografiche di ottobre. Intanto qualche precisazione: il nuovo album di Elton John & Leon Russell The Union uscirà martedì prossimo, così come quello nuovo di KT Tunstall Tiger Suit già annunciato a fine mese scorso, idem per il nuovo Buddy Guy Living Proof. Per la serie meglio tardi che mai martedì vedrà la luce sul mercato italiano anche il fantomatico cofanetto dedicato a Bitches Brew di Miles Davis annunciato per fine agosto. Mentre per la serie “lasciate ogni speranza” la EMI italiana non distribuirà più la versione Super Deluxe del Box di David Bowie Station to Station e non pubblicherà (almeno per il momento) l’Apple Box Set da17 cd e relativi album sciolti (disponibili solo per il mercato inglese ed europeo nonché americano).

Su una nota più lieta però, la EMI pubblica in questi giorni molto materiale interessante, oltre all’antologia di Syd Barrett finalmente disponibile, da martedì 26 ottobre potrete trovare il nuovo album di Bryan Ferry Olympya e nelle tre versioni che vedete qua sopra: normale, CD+DVD con Making Of, Videoclip e una presentazione brano per brano delle canzoni contenute. La terza versione, oltre a CD e DVD, contiene anche un libro in brossura e quindi il prezzo lievita in modo esponenziale. Particolare non trascurabile l’album vede riuniti per la prima volta da tempi immemorabili (va bene facciamo dal 1973) i Roxy Music originali, Brian Eno compreso, oltre a Phil Manzanera e Andy Mackay. Non solo, sono della partita anche David Gilmour, Nile Rodgers, Groove Armada, Scissor Sisters, Marcus Miller, Flea, Mani e Jonny Greenwood dei Radiohead. Mica male! Tutti brani originali con due cover d’autore: No face, No name, No number dei Traffic e Song To the Siren di Tim Buckley. Mi sembra mooolto interessante.

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La Emi fa la parte del leone con altre tre ristampe interessantissime in uscita martedì prossimo: per il 40° Anniversario esce una versione tripla, 2 CD + DVD Audio di Stand Up dei Jethro Tull, secondo me il loro album migliore (anche se fino ad Aqualung non ne hanno sbagliato uno). Contenuto: album originale remastered nel primo dischetto con 11 bonus tracks, nel secondo CD un concerto alla Carnegie Hall del 1970. Il terzo è un DVD audio (quindi senza immagini)con la versione 5.1 del concerto e un’intervista con Ian Anderson. Non ho capito se gli ometti saltano su (Stand Up!) nella riproduzione della copertina originale interna come era successo nella prima ristampa contenuta in un boxettino triplo con i primi tre album (ce l’ho, ma questo manca quindi si ricompra per l’ennesima volta).

Doppio Deep Purple: il primo è la ristampa di Come Taste The Band in versione doppia per un totale di 31 brani (compreso un Kevin Shirley 2010 Remix e vari brani ripetuti più volte). E’ l’unico album con Tommy Bolin (per i profani quello che suonava la chitarra in Spectrum di Billy Cobham, ma anche nei James Gang) e andrebbe rivalutato. Al basso e canto Glenn Hughes, alla voce David Coverdale.

Deepest Purple è una antologia e festeggia 30 anni con una versione CD+DVD (mentre il disco precedente esce in occasione del 35° Anniversario): ci sono i grandi successi rimasterizzati nel 1° CD e varie interviste e rfilessioni di Jon Lord nel DVD oltre a estratti di brani della TV tedesca e altre chicche.

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Sempre nell’ambito ristampe la Universal finalmente pubblica anche in Italia (in Inghilterra erano usciti a luglio) e a prezzo speciale, i due volumi della BBC Sessions dedicati ai grandissimi Strawbs di Dave Cousins (ma nel gruppo sono passati anche Sandy Denny e Rick Wakeman). Il volume uno singolo comprende 19 brani da varie sessions tenute tra il 1968 e il 1973 per la BBC. Mentre il doppio raccoglie tutti i concerti dal vivo tenuti sempre per la BBC. Viene presentato come materiale inedito ma…Non ho avuto tempo di controllare se i brani erano contenuti nel (devo dire raro) cofanetto quintuplo A Taste Of Strawbs pubblicato dalla loro etichetta Witchwood Media nel 2006 e sulle varie ristampe Universal dei dischi originali con bonus aggiunte (temo di sì). In ogni caso si ricompra, come sempre, sulla fiducia.

Il nuovo Elvis Costello National Ransom, in effetti in Italia esce, forse, il 3 novembre (il 26 ottobre in Gran Bretagna) ma mi porto avanti con il lavoro. Prodotto da T-Bone Burnett (ma quanti ne fa?) se ne parla un gran bene: c’è un brano scritto con Jim Lauderdale, un paio con Burnett, uno di Leon Russell che appare anche in veste di ospite insieme a Buddy Miller, Marc Ribot e Vince Gill.

Un’ultima notizia in breve: ho visto che la Repertoire Records, forse, finalmente ripubblicherà i primi due album di Merry Clayton, annunciati e rinviati più volte. La nuova data è il 15 novembre. Per chi non sapesse chi è (e ce ne sono tanti, purtroppo) è quella strepitosa vocalist che, tra le tante cose fatte in carriera, canta la parte femminile in Gimme Shelter degli Stones (per la precisone, in Giappone sono usciti lo scorso anno, sorvoliamo sul prezzo). Attenzione comunque, i dischi sono belli ma non fantastici. Piccola curiosità, la prima cantante che era stata contattata per cantare nel brano degli Stones fu Bonnie Bramlett, ma non era disponibile (forse malata).

Alla prossima con le prime novità di novembre.

Bruno Conti

Trent’anni Compiuti Da Poco! Tom Petty & The Heartbreakers – Damn The Torpedoes Deluxe

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Tom Petty & The Heartbreakers – Damn The Torpedoes (Deluxe Edition) – 2CD Geffen/Universal 16-11-2010

Ormai gli anniversari non li rispetta più nessuno. Il 16 novembre escono le riedizioni di due dischi che hanno fatto la storia del rock: di Darkness On The Edge Of Town di Springsteen che uscirà addirittura in versione sestupla come The Promise… vi avevo già parlato da tempo springsteeniani-di-tutto-il-mondo-the-promise-the-darkness-o.html. E questo esce in pratica per festeggiare il trentaduesimo dall’uscita. Ma anche per Damn The Torpedoes hanno ciccato di un anno, uscito nel 1979, il trentennale si sarebbe festeggiato lo scorso anno. Ma queste, come direbbe Totò, sono “quisquiglie e pinzillacchere”, l’importante è che esca. Hanno fatto versioni Deluxe di dischi che non oso nominare ma questi due capolavori mancavano all’appello.

Ecco il contenuto della versione Deluxe:

Disc 1 – Original Abum
1 REFUGEE 2 HERE COMES MY GIRL 3 EVEN THE LOSERS 4 SHADOW OF A DOUBT 5 CENTURY CITY 6 DON’T DO ME LIKE THAT 7 YOU TELL ME 8 WHAT ARE YOU DOIN’ IN MY LIFE 9 LOUSIANA RAIN

Disc 2 – Bonus Tracks
1 NOWHERE 2 SURRENDER 3 CASA DEGA (B‐SIDE) 4 IT’S RAINING AGAIN (B‐SIDE)
5 SHADOW OF A DOUBT (LIVE) 6 DON’T DO ME LIKE THAT (LIVE) 7 SOMETHING ELSE (LIVE) 8 CASA DEGA (DEMO) 9 REFUGEE (DEMO)

Mi pare ottimo ed abbondante, aggiungo che i tre pezzi dal vivo sono tratti da un concerto all’Hammersmith Odeon di Londra del 1980 e che i primi due sono inediti.

Il DVD nella serie “Classic Albums” era già uscito ma il CD mancava all’appello!

Se aggiungiamo che il 16 novembre uscirà anche il Box quintuplo dedicato a Jimi Hendrix West Coast Seattle Boy, parafrasando American Pie di Don McLean, proporrei di nominare quel giorno The Day The Music Lived e andare a svuotare i nostri portafogli in allegria (più o meno).

Bruno Conti