Un’Altra Reunion Interessante! The Pogues In Paris – 30th Anniversary Concert At The Olympia

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The Pogues In Paris – 30Th Anniversary Concert At The Olympia – Universal 2CD – DVD – Blu-Ray – Limited Edition 3 LP – Limited Edition 2 CD + DVD + DVD + Libro 20-11-2012

Tutto ciò esce il 20 di novembre, nella stessa data dell’uscita delle varie edizioni della reunion dei Led Zeppelin (a proposito, Jimmy Page, in una intervista alla rivista Mojo, ha dichiarato che sta rimasterizzando tutto il vecchio catalogo del gruppo, che uscirà in una serie di Box, ciascuno dedicato ad un singolo album, a partire dal 2013, ogni disco conterrà inediti e rarità, ovvero versioni differenti dei brani già conosciuti, quindi cominciate a risparmiare, e a sperare, perché con i tempi di lavorazione di Page, il tutto potrebbe durare qualche lustro).

Viceversa, tornando ai Pogues, i concerti sono stati registrati l’11 e il 12 di settembre, quindi una produzione velocissima, dal produttore al consumatore. Questo è il contenuto:

Disc: 1
1. Streams Of Whiskey
2. If I Should Fall From Grace With God
3. The Broad Majestic Shannon
4. Greenland Whale Fisheries
5. A Pair Of Brown Eyes
6. Tuesday Morning
7. Kitty
8. The Sunnyside Of The Street
9. Thousands Are Sailing
10. Repeal Of The Licensing Laws
11. Lullaby Of London
12. The Body Of An American
13. Young Ned Of The Hill
14. Boys From The County Hell
15. Dirty Old Town
16. Bottle Of Smoke
17. The Sicked Bed Of Cuchulainn

Disc: 2
1. Sally MacLennane
2. Rainy Night In Soho
3. The Irish Rover
4. Star Of The County Down
5. Poor Pady
6. Fairytale Of New York
7. Fiesta

Che è lo stesso per il doppio CD, il DVD o il Blu-ray, ma…il secondo DVD conterrà ulteriore materiale: interviste varie e, soprattutto, esibizioni inedite dal vivo d’archivio dalla televisione francese, tra le quali la famosa Les Enfants Du Rock del 1986. Per festeggiare ulteriormente, se siete da quelle parti per le feste natalizie, i Pogues terranno un concerto alla O2 Arena il 20 di Dicembre. I denti di Shane MacGowan sono sempre al loro posto, sul pavimento, per il resto sembra abbastanza in forma! Recensione a breve.

Bruno Conti

 

Poco Glamour E Tanto Talento Per Una Grande Cantautrice! Mary Gauthier – Live At Blue Rock

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Mary Gauthier – Live At Blue Rock – Proper Records

Mary Gauthier viene da New Orleans, ma vive a Nashville. Non la Nasvhille dei lustrini e della musica leccata, ma quella dei cantautori (e delle cantautrici) di talento. Il suo disco precedente, The Foundling, (uno-dei-dischi-dell-anno-mary-gauthier-the-foundling.html), che in un certo senso è la storia della sua vita, come ha raccontato in alcune interviste, non è stato un grande successo a livello commerciale, ma ciò nonostante rimane uno dei dischi più belli in assoluto del 2010. Lei stessa, nonostante una carriera tardiva iniziata a quasi 35 anni nel 1997, attualmente è una delle voci femminiili più straordinarie del panorama musicale dei giorni nostri, tra le ultime generazioni possono rivaleggiare con la Gauthier a livello qualitativo, forse, solo Lucinda Williams e Mary Chapin Carpenter, mettiamoci anche Patty Griffin e Gillian Welch, e Natalie Merchant, che però ha diradato molto le sue uscite discografiche. I suoi “colleghi” Tom Waits e Bob Dylan l’hanno spesso citata e inserita nelle playlists di trasmissioni radiofoniche come Theme Time Radio Hour per Dylan e la radio australiana per Waits, con brani come I Drink e Your Sister Cried, entrambi presenti in questo Live.

Che potrebbe essere considerato una sorta di Greatest Hits, se fossimo in un mondo ideale ed il disco avesse venduto, ma essendo “solo” una sorta di resoconto di una serata in compagnia di Mary Gauthier e di alcune delle sue più belle canzoni (e tre scritte da Fred Eaglesmith), dovremo accontentarci di inserirlo tra i migliori dischi dal vivo di questo 2012 che si avvia a conclusione. Il disco è uscito per il momento solo sul mercato europeo (in America verrà pubblicato a febbraio del prossimo anno) ma per una volta non ci possiamo lamentare. Registrato in questo Blue Rock Artists Ranch And Studio di Austin, Texas, una sorta di via di mezzo tra uno studio di registrazione e una piccola sala da concerto, il disco ha una intensità notevole, nonostante il piccolo numero di musicisti impiegati per l’occasione: la stessa Mary, chitarra e voce (uno “strumento” in grado di ricordare una tonalità musicale che, per chi scrive, è una via di mezzo tra quella dolente di Lucinda Williams e la poco ricordata, ma grandissima,per il sottoscritto, Ferron, voce risonante e profonda in grado di improvvise aperture vocali), il percussionista Mike Meadows e una violinista fantastica (ma anche alle armonie vocali) che risponde al nome di Tania Elizabeth, che oltre a dividere regolarmente i palcoscenici di tutto il mondo con la Gauthier, è stata una delle fondatrici dei Duhks e ha pubblicato anche un piacevole disco folk&country quest’anno, Gods And Omens, che sto cercando ancora di recuperare, oltre a due ad inizio carriera, una dozzina di anni e più fa, caratterizzato dal suono di quel violino, lirico ed elegiaco, che è ovunque anche nel CD di Mary Gauthier, senza che la Elizabeth, in proprio, ne raggiunga la potenza e il carisma interpretativo.

Questo disco dal vivo si apre con una intensissima Your Sister Cried (proprio il brano di Eaglesmith) e per più di un’ora non ti lascia andare, affascinato dalla musica che scorre fluida, malinconica e dolorosa, più raccolta che nelle versioni di studio, dove era stata prodotta peraltro da gente del calibro di Gurf Morlix, Joe Henry e Michael Timmins, che avevano stampato, su dischi come Mercy Now, Between Daylight and Now e The Foundling anche la propria impronta, negli arrangiamenti e nella costruzione delle canzoni, che però comunque godono della personalità della Gauthier, che più che scriverle ed interpretarle, le vive e le rivisita ogni volta, come se fossero sempre nuove, dei piccoli “trovatelli” da non abbandonare. E così possiamo ascoltare brani bellissimi come Last Of The Hobo Kings, la dolorosa, malinconica e portatrice di redenzione, Blood Is Blood, brano portante di The Foundling. E ancora, Cigarette Machine (sempre di Eaglesmith, che è un altro cantautore di talento che varrebbe la pena di investigare), Our Lady Of The Shooting Stars, The Rocket,ancora del buon Fred, la storia di Karla Faye, giustiziata dopo lunghi anni passati nel braccio della morte, vissuta con una empatia e una carità quasi cristiana.

Lei canta con grandissima passione, il violino folleggia, le percussioni vengono percosse, ma non soffrono, anzi (non mi è venuto di meglio) e le canzoni si susseguono, una più bella dell’altra: I Drink, lucida ed amara, è quella che è piaciuta tantissimo a Dylan, Sugar Cane ci permette di assaporare ancora una volta la sua voce, quasi unica e molto particolare, vissuta ma sempre viva. Drag Queen In New Orleans, una sorta di omaggio a Bob Wills e alla sua città, è considerata uno dei suoi capolavori, ricca di immagini e fraseggi vocali che sfiorano la perferzione in questo folk minimale, ma allo stesso tempo quasi cinematografico che si apprezza nella sua musica, che si può considerare di pari livello, in molte canzoni, di quelle scritte da gente come Dylan o Cohen. La conclusione sarebbe affidata a Wheel Inside The Wheel (altro brano bellissimo), se alla fine del CD, dopo pochi secondi di silenzio, non partisse la solita hidden track,  una versione di studio di Mercy Now, un altro dei suoi brani più rappresentativi, per chi vuole apprezzare, ancora una volta, le gioie della sua musica, anche in versione full band, e i dischi di studio sono, sia detto per inciso, veramente belli anche loro. Un altro signor disco da inserire nelle “nostre” playlists di fine anno. Solo buona musica, niente glamour od orpelli!

Bruno Conti 

Novità Di Novembre Parte I. Queen, Paul Kelly, Kris Kristofferson, Joshua James, Unthanks, Renaissance, Mickey Newbury

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Solito giro sulle novità in uscita questa settimana, e non solo. Prima di tutto, il solito rinvio: il cofanetto della Repertoire dedicato alla Graham Bond Organization Wade In the Water, viene ulteriormente posticipato al 17 dicembre, la formula dubitativa è d’obbligo, perché si tratta del 4° rinvio. Sono confermati Music From Another Dimension degli Aerosmith, annunciato sul Blog da qualche mese, con immancabile versione Deluxe CD+DVD, la ristampa di Thick As A Brick dei Jethro Tull per il 40° anniversario, rimasterizzata da Steven Wilson, in vari formati, Charlie Is My Darling, il DVD o Blu-Ray dei Rolling Stones sul tour in Irlanda del 1965, ma non la versione Super Deluxe in cofanetto, che uscirà la settimana dopo (almeno in Italia). E ancora, la ripubblicazione del disco natalizio di James Taylor At Christmas, le ristampe Deluxe doppie di Long Live Rock’n’Roll e On Stage dei Rainbow, anche se di questi non mi sembra di averne parlato sul Blog. Tutto il resto lo trovate scorrendo a ritroso i Post, occasione per sfogliare le pagine precedenti, dove spero troverete molte cose interessanti per gli appassionati. Dimenticato qialcosa? Non mi sembra, almeno di quelli di cui si parla nel Blog, delle altre uscite del 6 novembre parliamo ora.

Vi pareva possibile che anche per il Natale di quest’anno non uscisse qualcosa dei Queen? Certo che no, le case discografiche devono pur sopravvivere, povere stelle! E allora vai con Hungarian Rhapsody, che sarebbe il vecchio Live In Budapest che (ri)esce in vari fomati rimasterizzati. DVD o Blu-Ray, che non erano mai stati pubblicati (ai tempi era uscito in videocassetta), con negli extra un videodocumentario, A Magic Year, che narra la storia dal Live Aid del 1985 al concerto di Budapest del 1986, 25 minuti in tutto. Però ci sono anche le versioni “complete”, 2 CD + DVD o 2 CD + Blu-ray, a un prezzo ragionevole. E, miracolo, nessuna versione costosissima Super Deluxe (anche perché ce ne sono in uscita a miliardate di chiunque)!

 

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Un terzetto di ottimi cantautori.

Paul Kelly (non il vecchio soul man), a parere di chi scrive (e non solo), è uno dei migliori cantautori australiani, con una copiosissima discografia alle spalle (e tra i preferiti dell’amico Tino, che si prenoterà per la recensione). Il nuovo disco, già pubblicato in Australia a metà ottobre, si chiama Spring And Fall ed è il suo 19° album in studio. Per testimoniare la prolificità della sua produzione, prima di questo, nel 2010, Kelly aveva pubblicato un cofanetto di 8 CD intitolato The A-Z Recordings con una valanga di materiale dal vivo inedito, registrato tra il 2004 e il 2010, 106 brani che venivano eseguiti in ordine alfabetico (SSQC Sono Strani Questi Cantautori!). Il nuovo disco contiene 11 brani, non è molto lungo, sui 35 minuti, e tra i partecipanti ci sono le sorelle Linda e Vika Bull che spesso graziano con la loro presenza anche i dischi di Joe Camilleri e dei grandi Black Sorrows.

La copertina è un po’ lugubre, in linea con il titolo del disco e con il periodo dell’anno, ma Feeling Mortal è il primo disco di canzoni nuove di Kris Kristofferson, dopo Closer To the Bone del 2009. Esce per la KK Records, è stato prodotto da Don Was, già in cabina di regia nei precedenti dischi e vede la partecipazione, tra gli altri, di Greg Leisz e Mark Goldenberg alle chitarre, Matt Rollings alle tastiere e Sarah Watkins al violino e armonie vocali. Ascoltato velocemente, sembra molto buono, come al solito, nel suo stile scarno e laconico, con tante belle canzoni che i suoi colleghi potranno reintepretare in futuro.

Joshua James con questo From The Top Of Willamette Mountain è già al suo quinto album (ma terzo ufficiale). Si tratta di uno dei migliori cantautori dellle ultime generazioni, viene da Lincoln, Nebraska ed è stato paragonato a Joe Purdy, Ray LaMontagne, ma anche Dylan e Neil Young, insomma è uno bravo. Il disco è prodotto da Richard Swift, già con Mynabirds e Damien Jurado ed esce per la Intelligent Noise.

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Un paio di voci femminili, “antiche” e moderne.

Prima un disco di materiale inedito d’epoca dei Renaissance Past Orbits Of Dust 1969/1970, raccoglie materiale inedito registrato dalla prima formazione, quella con Jane Relf, Keith Relf, Jim McCarthy, Louis Cennamo e John Hawken che registrò i primi due dischi della formazione, l’omonimo e Illusion per lasciare poi spazio alla seconda versione, quella con la grande Annie Haslam, John Tout e Michael Dunford. Esce per una fantomatica Troubadour Records e la qualità delle registrazioni è molto variabile, buona quella dei primi 3 brani, tipo bootleg il resto, a parte l’ultimo brano che è un inedito di studio. Però il valore storico è indubbio è il gruppo, dal vivo, era molto valido, con lunghissimi brani e molta improvvisazione. Questi i titoli:

1. Kings & Queens (Helsinki 30.5.69) 10’38”
2. Bullet (Helsinki 30.5.69) 14’47”
3. Innocence (New York 20.2.70)10’13”
4. Wanderer (Cincinnati 25.2.70)4’11”
5. Face of Yesterday (London 26.3.70)6’03”
6. No name raga (San Francisco 6.3.70)14’23”
7. Island (Montreux 30.4.70)5’45”
8. Kings & Queens (Stockholm 14.9.69)10’45”
9. Statues (Re-Mastered. Olympic Studios May 4th 1970, initially unreleased song)2’31”

Terzo capitolo della serie Diversions delle Unthanks (uso il pronome femminile, ma nel gruppo ci sono uomini e donne), con le sorelle Rachel & Becky ancora una volta ad incantare gli amanti del buon folk britannico, con un album Songs From The Shipyards, registrato come gli altri due dal vivo e il cui argomento, in questo caso, è la costruzione delle navi. Ovviamente c’è Shipbuilding di Costello, ma resa celebre da Robert Wyatt che non era stata inserita nel disco dedicato a quest’ultimo e Antony & The Johnsons. Di nicchia, di culto, per carbonari, come preferite, ma voci incredibili e tutto molto bello.

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Per finire, una segnalazione sulla ristampa di tre ulteriori dischi di Mickey Newbury. Dopo il cofanetto fantastico triplo An American Trilogy, che aveva vinto il premio come migliore ristampa del 2011 nel poll della rivista Mojo, l’etichetta Mountain Retreat (gestita dalla famiglia) questa volta si occupa di tre album dell’ultima fase della carriera del grande cantautore americano, usciti a livello autogestito nel 1996, 2000 e 2003 (l’ultimo pubblicato postumo, dopo la sua morte, avvenuta nel 2002) Lulled By the Moonlight, Stories From The Silver Moon Café e Blue To This Day. Si fatica moltissimo a trovarli, costano cari, ma vale pena di cercarli, se amate quello stile che in mancanza di alternative altrettanto esplicative si è soliti definire “country got soul”, ma nella parte finale della sua carriera era diventato una sorta di country-folk cameristico, molto raffinato.

Alla prossima.

Bruno Conti

“Una Nuova Ricetta”! – The Recipe – Stir The Pot

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The Recipe – Stir The Pot – Marblehouse Recordings 2012

Inatteso e gradito ritorno dei The Recipe, gruppo originario di Morgantown, West Virginia, attivi fin dalla metà degli anni ’90, portatori di una musica che miscela bluegrass, country, folk e cajun, in modo fresco e diretto, in un filone che ai tempi veniva etichettato come “acoustic roots rock”, che si può riscontrare con il suono creativo e fantasioso dei Rusted Root (di cui vi parlerò spero a breve) e quindi delle jam band.

Esordiscono con Love Marble Hoe-Down (95), al quale faranno seguire Night Of The Porch People (98), Geode (2000), il disco dal vivo All You Can Eat (2003) e Jubilee (2006), che sembrava il canto del cigno del gruppo, ma dopo anni di concerti dal vivo, divisi sul palco con Band della caratura di String Cheese Incident, Moe, Gov’t Mule, Derek Trucks Band, Donna The Buffalo, Leftover Salmon e innumerevoli altri artisti, al gruppo ritorna la voglia di tornare in studio, ed ecco che ci viene “apparecchiato” questo Stir The Pot (2012). L’attuale “line-up” della band oltre allo storico leader Joe Pritchard chitarra e voce, è composta da Mike Mitchell al violino, Jon Banco al sax, Tom Kirk alla batteria e percussioni, Diana Burton al basso e la “new-entry” Shannon Jones che canta, scrive, suona la chitarra e le tastiere, portatrice di una ventata di freschezza nel gruppo, che mancava dai tempi di Kristen Wolverton (una clone di Grace Slick).

L’antipasto ci viene servito con l’iniziale Momentum, con Diamonds Down The Drain e Nowhere To Hide, brani con una commissione di country e folk, molto accelerati, con il violino in evidenza. Seguono dei primi appetitosi come Every Single Thing , Love In The End e Before It’s Gone dove su un tappeto di percussioni, spunta il sax di Jon Banco. Dopo un sorbetto rinfrescante a dividere le portate, Nowhere To Hide, arrivano sul piatto dei secondi meravigliosi a partire da Lonely We Aren’t tutta giocata sulla chitarra acustica e sul violino, Broken Hearted Love Song un country western nel quale le armonie vocali vanno in crescendo, fino a lasciare libero spazio al violino e una Let Us Be Blessed  dalla dolce melodia aperta e solare, tracciata su un tappeto acustico, con il violino che accompagna un “sound” che scorre lento e rilassato. Il dessert viene servito con Hell With You, un brano con percussioni e batteria in evidenza, dalla ritmica incalzante, mentre la voce della Jones gorgheggia come se fosse uno strumento aggiunto. Alla fine, per restare in tema, come digestivo consiglierei un buon liquore Strega .

Maturati sia dal punto di vista compositivo (Pritchard scrive bene) che da quello musicale (Mike Mitchell suona il violino in modo egregio) ci troviamo di fronte ad una band esperta, depositaria di un suono personale e abbastanza atipico, un disco Stir The Top che si stacca quindi dalla maggior parte di quelli recensiti ultimamente su questo Blog, che apre nuovi orizzonti a tutti coloro che sono costantemente alla ricerca di buona musica.

Tino Montanari

Frank Zappa Con “Inedito” – Doppio CD Antologico Understanding America

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Frank Zappa – Understanding America – Zappa Records/Universal 2 CD

Prosegue la serie delle ristampe di Frank Zappa, che ho rinunciato ad elencarvi, tanto le vedete nei negozi fisici e virtuali, considerando che non ci sono sorprese, se non in questo caso, per il famoso, e tanto sbandierato titolo “inedito”, Understanding America. Stando al comunicato stampa si tratta di una delle tre antologie compilate dallo stesso Frank quando era in vita, ma io non ricordo di avere mai visto un CD con questo titolo in circolazione, forse l’aveva pensata, e giustamente, in America, è uscita il 30 ottobre, giusto in tempo per una seduta spirita spiritica con Frank il giorno successivo, Halloween. Da noi in Italia uscirà il 27 novembre, un doppio Cd al prezzo di un singolo, e conterrà il famoso brano, anche questo presunto inedito, Porn Wars Deluxe.

In effetti si tratta di una canzone contro la censura americana, uscita in origine nella versione USA di Zappa Meets The Mothers Of Prevention (ma non in quella europea), dove il vecchio Frank si scagliava contro il governo americano, e conteneva anche molti samples di audizioni di fronte al “comitato della morale”, chiamiamolo così, per la precisione PRMC (Comitato D’Informazione Musicale Per Genitori!). La versione originale durava una dozzina di minuti o poco più, questo nuovo Porn Wars Deluxe ne dura oltre 25.

In ogni caso questo è il contenuto dell’antologia:

CD 1

Hungry Freaks, Daddy
Plastic People
Mom & Dad
It Can’t Happen Here
Who Are The Brain Police?
Who Needs The Peace Corps?
Brown Shoes Don’t Make It
Concentration Moon
Trouble Every Day
You’re Probably Wondering Why I’m Here
We’re Turning Again
Road Ladies
What Kind Of Girl Do You Think We Are
Camarillo Brillo
Find Her Finer
Dinah-Moe Humm
Disco Boy
200 Years Old
I’m The Slime

CD 2

Be In My Video
I Don’t Even Care
Can’t Afford No Shoes
Heavenly Bank Account
Cocaine Decisions
Dumb All Over
Promiscuous
Thing-Fish Intro
The Central Scrutinizer
Porn Wars Deluxe
Tinseltown Rebellion
Jesus Thinks You’re A Jerk

Il brano è qui sopra, vedete voi se è il caso di comprare il disco solo per questa “canzone” oppure come antologia!

Bruno Conti

Da Sola O In Compagnia, Sempre Una Gran Voce! Beth Hart – Bang Bang Boom Boom

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Beth Hart – Bang Bang Boom Boom – Mascot Music 2012 Deluxe Edition

La visibilità maggiore è arrivata lo scorso anno con Don’t Explain, in collaborazione con Joe Bonamassa,  un disco di “covers” scelte in ambito blues e soul, ma Beth (non più giovanissima) è in pista dalla metà degli anni ’90, e avrebbe meritato (per chi scrive) molto prima il giusto riconoscimento musicale. Nata a Los Angeles, Beth Hart ha iniziato a suonare il piano in tenera età (quattro anni), e negli anni crescendo si è appassionata ai grandi musicisti classici (da Bach a Beethoven) e a quelli rock (Led Zeppelin, Rush) e grandi cantanti di colore (James Brown, Otis Redding, Aretha Franklin, Billie Holiday e Etta James), oltre all’immancabile Janis Joplin. Il naturale passo successivo è stato quello di iscriversi alla nota High School Of Performing Arts di L.A. dove ha studiato canto e violoncello, ma le troppe esibizioni serali nei locali della periferia , finirono per allontanarla dalla scuola e fu cosi che Beth iniziò a dedicarsi alla musica mettendosi in proprio.

Nell’estate del ’93 forma un suo gruppo, The Beth Hart Band, nel quale militavano il bassista Tal Herberg e il chitarrista Jimmy Khouri, firmando un contratto con la 143 Records (l’etichetta dei Corrs), con cui registra il suo album di debutto Immortal (95). Al termine del tour mondiale intrapreso per presentare il disco, la band si sciolse, e Beth si prese un lungo periodo per pensare alla prossima mossa, che fu quella di appoggiarsi al produttore Oliver Lieber, rimettere insieme la band e pubblicare un nuovo disco Screaming’ For My Supper (99). Con Leave The Light On (2003) inizia la sua carriera solista, seguito dall’ottimo Live At Paradiso (2005), 37 Days (2007), My California (2010), il già menzionato Dont’ Explain (2011), sino ad arrivare a questo nuovo lavoro Bang Bang Boom Boom registrato ai Revolver Studios in Thousand Oaks, Ca., co-prodotto da Kevin Shirley, dal manager David Wolff e dal marito Scott Guetzkow.

Per quanto riguarda i musicisti, Beth voce e piano, si avvale di Randy Flowers alle chitarre e dei musicisti della band di Bonamassa (impegnato con i Black Country), ovvero, Michael Rhodes al basso, Arlan Schierbaum all’organo, un trio di batteristi composto da Anton Fig, Herman Matthews, Curt Bisquera, Lenny Castro alle percussioni, Ron Dziubla al sax, Lee Thornberg alle trombe, e non poteva mancare l’amico Joe Bonamassa alla chitarra solista in There In Your Heart.

Il disco si apre alla grande con Baddest Blues dall’intro pianistica per una perfetta rock song, con una interpretazione straordinaria di Beth, mentre Bang Bang Boom Boom il brano scelto come singolo, è un allegra marcetta rock, una sorta di filastrocca che esula dal suo repertorio, ma che entra subito in testa e ti rimane in mente. Better Man è grintosa quanto basta per apprezzare la voce della Hart, seguita dalla “perla” del disco, Caught Out In The Rain, un blues di rara intensità che parte dolcemente, scandito da una chitarra importante, e che pian piano sale sino ad arrivare ad un crescendo vocale che nel finale mi ricorda la grande Etta James. Una meraviglia! Si cambia ritmo con Swing My Thing Back Around, che si rifà alla musica delle grandi orchestre stile Count Basie, un tuffo nel passato eseguito con classe e raffinatezza, per poi tornare alle canzoni d’amore con With You Everyday e Thru The Window Of My Mind, due ballate lente e avvolgenti per cuori infranti. Con Spirit Of God è impossibile tenere il “piedino” fermo, un rhythm ‘n’ blues con i fiati tipico del periodo Stax, un brano trascinante, che inevitabilmente porta Beth a confrontarsi con le grandi cantanti nere del periodo, mentre in There In Your Heart, altra ballata d’atmosfera, l’ospite Joe Bonamassa può dare libero sfogo al suo talento. Si chiude con The Ugliest House On The Block un brano quasi “reggae” dal ritornello accattivante e con un’altra ballata pianistica Everything Must Change, con una bella melodia e un arrangiamento romantico.

Beth Hart, per la gran parte del pubblico italiano è una perfetta sconosciuta, ed è un peccato, perché questa quarantenne “losangelina” è un artista poliedrica, dotata di una voce potente e graffiante (il meglio lo dà nei concerti dal vivo), e nelle dodici tracce di questo Bang Bang Boom Boom dà dimostrazione di essere una cantante dalle enormi capacità e di indubbio talento, a dispetto di tante presunte acclamate “stars”. Quale occasione migliore per conoscere e apprezzare una nuova amica?

Tino Montanari