In Quattro Parole: Non Ci Siamo Proprio! O.A.R. – The Mighty

o.a.r. the mighty

O.A.R. – The Mighty – Red Music/Sony CD

Gli O.A.R., quintetto del Maryland guidato dal cantante e chitarrista Marc Roberge (insieme a Richard On, chitarra solista, Chris Culos, batteria, Benj Gershman, basso, e Jerry DePizzo, chitarra e sax), hanno ormai passato la boa dei vent’anni di carriera, celebrati nel 2016 con XX, un bel doppio contenente diverse novità e brani dal vivo. E’ proprio nei concerti che i nostri (il cui nome è l’acronimo di Of A Revolution) hanno negli anni consolidato la loro fama, vista una forte tendenza alla jam ed a rivoltare come calzini i brani degli album di studio creando una stimolante miscela di rock, folk, Americana, blues e reggae: nel corso dei vent’anni di carriera Roberge e compagni hanno pubblicato ben cinque live albums, e non registrati in piccoli club ma in location nelle quali si esibiscono solitamente solo gli artisti più affermati (tipo il Madison Square Garden o il Red Rocks Amphitheatre https://discoclub.myblog.it/2012/12/04/tra-le-rosse-rocce-o-a-r-live-on-red-rocks/ ). The Mighty, il nuovo album degli O.A.R., segna quindi un nuovo punto di partenza, ma a giudicare da quanto ho ascoltato ho paura che i ragazzi abbiano intrapreso un sentiero pericoloso, lo stesso che negli ultimi tempi è stato percorso, tra i tanti, da Mumford & Sons, Arcade Fire e Low Anthem.

Intanto The Mighty è il loro album più corto: infatti, benché gli altri lavori di studio del gruppo servissero in un certo senso come trampolino di lancio per le esibizioni live, non sono mai andati al di sotto dei canonici 45-50 minuti, mentre qui arriviamo a malapena a 36. Ma la brevità in sé non sarebbe un male, se però il resto funzionasse: in realtà The Mighty non parte neanche malissimo, ma nel giro di tre canzoni si perde in un marasma di sonorità finte, canzoncine pop senza spessore, melodie quasi da teen band e, soprattutto, una totale mancanza di chitarre, che in un disco che dovrebbe essere rock è un delitto. Non un riff, non parliamo poi di assoli: solo brani che hanno lo stesso spessore della carta velina, e che non so sinceramente come potranno essere rivitalizzati dal vivo. Gran parte della colpa va di sicuro ai produttori, Gregg Wattemberg e PomPom (?!?), solitamente abituati a suoni pop commerciali di scarsa qualità, ma la responsabilità principale è da accreditare proprio alla scelta degli O.A.R. di spersonalizzare e banalizzare il suono, tra l’altro con una fastidiosa tendenza ad infilare il reggae in almeno metà dei brani presenti. Il disco, come dicevo prima, ha un discreto inizio: Knocking At Your Door è un brano godibile e solare dal bel refrain e di chiaro stampo reggae, un genere che di solito non amo ma qui il connubio tra rock e caraibi è abbastanza riuscito, per quanto sempre molto scontato.

Pure California non è malaccio, ma cominciamo ad essere ai margini del pop, con suoni moderni e zero chitarre, anche se non nascondo che il pezzo è orecchiabile e non privo di attrattiva. Con Free il disco inizia però a mostrare la corda: puro pop da classifica, sonorità un po’ fasulle ed ancora nulla che si possa anche lontanamente paragonare al rock, ed anche le parti vocali suonano un po’ vuote. Miss You All The Time si apre con il suono di una chitarra arpeggiata, che però sparisce quasi subito per lasciare spazio ad altre sonorità decisamente finte e ad un melodia corale piuttosto stucchevole; Oh My! è anche peggio, suoni sintetizzati, coretti insulsi ed un pezzo che mescola pop e dance in maniera censurabile. Anche se il CD è breve faccio fatica a proseguire, e l’inizio tutto sommato positivo è già un ricordo: Turn It Up Slow sembra un synth-pop anni ottanta degno di Level 42 o Howard Jones, All Because Of You è un lento che andrebbe bene per una festa di adolescenti, mentre Be Easy è un po’ meglio, una ballata fresca, abbastanza coinvolgente e con gli strumenti giusti (con un filo di reggae anche qui). Ma è un po’ poco, anche perché nel finale ci si imbatte in Are You For Real, altro slow anonimo e ben poco rappresentativo dello stile passato del gruppo, e nell’acustica Nantucket Is Gone, delicata e gentile ma ancora troppo leccata nei suoni.

Per definire The Mighty potrei usare lo stesso acronimo del gruppo: Opera Alquanto Raccapricciante.

Marco Verdi

Un Bel Tributo A Jerry Garcia Ci Mancava! Esce il 14 Ottobre – Dear Jerry: Celebrating The Music Of Jerry Garcia

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Dear Jerry: Celebrating The Music Of Jerry Garcia 2 CD – 2 CD+DVD – 2 CD+Blu-Ray – DVD – Blu-Ray – Rounder/Universal 14/10/2016

In effetti un bel tributo a Jerry Garcia mancava. Sono usciti nel corso degli anni moltissimi tributi ai Grateful Dead, l’ultimo dei quali lo splendido quintuplo Day Of The Dead, http://discoclub.myblog.it/2016/05/24/le-celebrazioni-poteva-mancare-bel-tributo-ai-grateful-dead-various-artists-day-of-the-dead-giorno-1/, la reunion per il 50° Anniversario con relativo album, senza contare che comunque escono sempre almeno due o tre CD all’anno della serie GarciaLive, ma un tributo vero e proprio al chitarrista e mente del gruppo californiano non mi pare fosse mai uscito. Ora, il 14 ottobre p.v., a colmare la lacuna arriverà questo Dear Jerry, disponibile in vari formati, che riporta la serata tenuta il 14 maggio del 2015 al Merriweather Post Pavilion di Columbia, Maryland, due ore e mezza di musica, con una bella lista di ospiti. Ecco i nomi dei partecipanti e i titoli dei brani, oltre ad una piccola anticipazione.

1. The Wheel / Uncle John’s Band – Phil Lesh & Communion
2. Get Out Of My Life Woman – Allen Toussaint
3. Shady Grove – David Grisman
4. (I’m A) Road Runner – Peter Frampton
5. Deal – Buddy Miller
6. Sugaree – Jorma Kaukonen
7. The Harder They Come – Jimmy Cliff, Mickey Hart, Bill Kreutzmann
8. Fire On The Mountain – Jimmy Cliff, Bob Weir, Mickey Hart, Bill Kreutzmann
9. Help On The Way / Slipknot / Franklin’s Tower – Bill Kreutzmann’s Billy & The Kids
10. Scarlet Begonias / I Know You Rider – The Disco Biscuits, Bill Kreutzmann’s Billy & The Kids
11. Loser – moe.
12. St. Stephen – O.A.R.
13. Bertha – Los Lobos & Bob Weir
14. Brown-Eyed Women – Trampled By Turtles
15. Shakedown Street – Yonder Mountain String Band
16. Friend Of The Devil – Bob Weir & Grace Potter
17. Tennessee Jed – Eric Church
18. Morning Dew – Widespread Panic
19. Touch Of Grey – Bob Weir, Mickey Hart, Bill Kreutzmann
20. Ripple – Full Ensemble

E anche la house band che accompagnava i vari ospiti, per usare un eufemismo, non era male: tra gli altri Buddy Miller, Audley Freed, Sam Bush, Raymond Weber, Matthew Rollings, Russell Pahl, Regina, Freda & Ann McCrary, ovvero le McCrary Sisters. Naturalmente in rete, parlando di Dead e dintorni, c’è anche il concerto completo, 3 ore e 45 minuti in tutto, solo in audio, qualità sonora buona ma non eccelsa, però con molti brani che non sono stati inseriti nella versione ufficiale.

Lo stesso giorno è prevista anche l’uscita di un tributo simile, questa volta dedicato a Dr.John (con la presenza di Springsteen!), appena ho la lista completa vi aggiorno.

Bruno Conti

Ed Ecco Il Tributo. One More For The Fans – Lynyrd Skynyrd

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Lynyrd Skynyrd & Friends – One More For The Fans – 2 CD – 2 DVD – Blu-ray Ear Music/Edel – Solo per il mercato USA Loud & Proud Records 2CD+DVD 24-07-15

Dopo una lunga pausa riprendiamo la rubrica delle anticipazioni discografiche, per il momento con un titolo, ma nei prossimi giorni conto di rendervi conto di molte uscite estive, alcune prossime, altre più a lunga gittata. Per iniziare parliamo di questo tributo ai Lynyrd Skynyrd.

In passato ne sono usciti moltissimi, country, rock, dal vivo, in studio, alcuni belli, altri decisamente meno, ma questo One More For The Fans, mi sembra uno dei meglio riusciti, se non il migliore in assoluto di quelli usciti fino ad oggi. Come vi dicevo un paio di giorni fa nella recensione del doppio CD al Rockpalast http://discoclub.myblog.it/2015/07/16/attesa-del-tributo-vecchio-concerto-dal-vivo-lynyrd-skynyrd-sweeet-home-alabama-rockpalast-1996/, ormai della formazione originale è rimasto solo Gary Rossington alla solista, gli altri sono Johnny Van Zant, voce, Rickey Medlocke, anche lui chitarra solista, Johnny Colt al basso, Peter Keys alle tastiere e gli ultimi arrivati Michael Cartellone alla batteria e Mark Mateijka alla terza solista, che sono quelli che mi convincono meno e, secondo me, hanno reso troppo hard il sound della band negli ultimi anni (vedi i due album di studio, Last Of A Dyin’ Breed God And Guns, non a caso usciti per i “metallari” della Roadrunner e anche il Live From Freedom Hall del 2010, non era memorabile, suono troppo duro e risaputo).

Ma in questa serata del 12 novembre dello scorso anno al mitico Fox Theatre di Atlanta, Georgia, finanziata con il crowfunding dalla band ed in uscita il 24 luglio per la loro etichetta Loud And Proud negli Stati Uniti (dove ci sarà anche una versione con i 2 CD insieme al DVD) e per Ear Music/Edel in Europa, tutta funziona a meraviglia, anche grazie al cast notevole che è stato assemblato per l’occasione. Ecco artisti e titoli:

1. Whiskey Rock A Roller – performed by Randy Houser
2. You Got That Right – performed by Robert Randolph & Jimmy Hall
3. Saturday Night Special – performed by Aaron Lewis
4. Workin’ For MCA – performed by Blackberry Smoke
5. Don’t Ask Me No Questions – performed by O.A.R.
6. Gimme Back My Bullets – performed by Cheap Trick
7. The Ballad of Curtis Loew – performed by moe. & John Hiatt
8. Simple Man – performed by Gov’t Mule
9. That Smell – performed by Warren Haynes
10. Four Walls of Raiford – performed by Jamey Johnson
11. I Know A Little – performed by Jason Isbell
12. Call Me The Breeze – performed by Peter Frampton
13. What’s Your Name – performed by Trace Adkins
14. Down South Jukin’ – performed by Charlie Daniels & Donnie Van Zant
15. Gimme Three Steps – performed by Alabama
16. Tuesday’s Gone – performed by Gregg Allman
17. Travelin’ Man – performed by Lynyrd Skynyrd With Johnny and Ronnie – Ronnie on big screen
18. Free Bird – performed by Lynyrd Skynyrd
19. Sweet Home Alabama – performed by Lynyrd Skynyrd and the entire line-up

Come vedete, ormai è una consuetidine, alla fine del tributo salgono sul palco anche i Lynyrd Skynyd stessi, con la trovata scenica dei due fratelli, Johnny e Ronnie (sul grande schermo), che duettano in Travelin’ Man, prima di lanciarsi in una ottima versione di Free Bird e nella classica Sweet Home Alabama, con tutto il cast sul palco. Non tutto luccica, ma mi piaiono buone le versioni di You Got That Right con Robert Randolph e Jimmy Hall dei Wet Willie, gli O.A.R. con una versione muscolare, ma ben eseguita di Don’t Ask Me No Questions e al sottoscritto piace anche la rilettura di Working For MCA dei Blackberry Smoke. Ottima, e non poteva essere diversamente, The Ballad Of Curtis Loew di John Hiatt (visto recentemente in gran forma a Milano) accompagnato dalla jam band dei moe., come pure la Simple Man dei Gov’t Mule di Warren Hayes, che poi esegue come solista anche That Smell. Notevole anche la versione acustica, che conclude il primo CD, di Four Walls Of Raiford di un Jamey Johnson dalla voce prorompente.

Parlando sempre di cantanti-chitarristi anche Jason Isbell con I Know A Little e un sorprendente Peter Frampton, in grande spolvero con Call Me The Breeze, mantengono elevato il livello qualitativo. E pure Gregg Allman, accompagnato alle armonie vocali dalle McCrary Sisters, rilascia una versione di Tuesday’s Gone da antologia, anche grazie alla house band guidata da Don Was, anche al basso, con Sonny Emory alla batteria e Jimmy Hall, voce e armonica. Le altre versioni non sono brutte, alcune caciarone, alcune troppo country (non male gli Alabama con Gimme Three Steps), ma forse si poteva trovare di meglio, anche Randy Houser è comunque molto buono. Comunque il tutto, unito al gran finale, fa sì che questo One More For The Fans sia un disco da avere, una grande festa del southern rock, magari per metterlo sullo scaffale di fianco al giustamente più  celebrato One More From The Road.

Bruno Conti

Ritorno A Casa A Rockville! O.A.R. – The Rockville Lp

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O.A.R. – The Rockville Lp – Black Rock Music/Vanguard Records

Puntualmente il titolare di questo blog, dopo la recensione dello splendido concerto tenuto a Red Rocks, Denver, Colorado, nel 2012 http://discoclub.myblog.it/2012/12/04/tra-le-rosse-rocce-o-a-r-live-on-red-rocks/ , mi permette di parlarvi dell’ultimo lavoro degli O.a.r., una delle live band più considerate della scena americana. Il titolo dell’album prende il nome dalla loro città natale Rockville, Maryland, ed è un omaggio ai ricordi e alle persone che hanno lasciato a casa nel corso dell’ultimo ventennio, durante il quale hanno pubblicato (con questo) otto dischi in studio, cinque album dal vivo e un EP, continuando a viaggiare per il mondo, ottenendo un “oceanico” consenso nelle innumerevoli performance live. L’ascesa degli O.A.R. parte nella prima metà degli anni ’90, quando gli amici d’infanzia Marc Roberge e Chris Culos cominciano ad incidere demos e maturare sogni di rock’n’roll, con l’aiuto del giovane chitarrista Richard On, del bassista Benj Gershman e del sassofonista Jerry DePizzo, costruendosi gradualmente un seguito grazie ai concerti e al passaparola via internet.

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Dall’esordio di The Wanderer (97) ad oggi la fama del gruppo è cresciuta smisuratamente, il numero dei “fans” è andato negli anni aumentando, con il risultato che alcune loro canzoni sono entrate nelle “Top Charts”  nazionali. La band principalmente ruota attorno alla figura del leader, cantante, chitarrista e compositore Marc Roberge (attualmente con gravi problemi familiari, per il cancro diagnosticato alla moglie), che con i suoi abituali “pards” Chris Culos, Richard On, Benj Gersham, Jerry DePizzo e con l’aiuto del co-autore e produttore Nathan Chapman (Taylor Swift, e non è una nota di merito), , bagna il debutto su etichetta Vanguard Records con un album in cui confluiscono tutte le influenze musicali e i vari stili utilizzati nel corso degli anni, ovvero, rock, pop,folk, reggae e un pizzico di light jazz.

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Il brano d’apertura Two Hands Up è un orecchiabile reggae, cui fa seguito  una tambureggiante We’ll Pick Up Where We Left Off e il singolo Peace con uno splendido riff acustico ad accompagnare  la voce piana e tranquilla di Mark https://www.youtube.com/watch?v=PxtQ5cazBtA , mentre le cadenze reggae ritornano nel crescendo di suoni di The Element.

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Con Favorite Song entra in azione il sassofono del bravo Jerry DePizzo, mentre a seguire troviamo l’aura melodia di una ballata come So Good So Far https://www.youtube.com/watch?v=aAJeJ8YkEWM , il ritmo latino di The Architect con tutta la band che gira a mille https://www.youtube.com/watch?v=nWCqM-xOfH0 , e le trame elettroacustiche di Place To Hide, andando a chiudere con una Caroline The Wrecking Ball (co-firmata da Stephen Kellogg) dall’incedere incalzante, e, in conclusione, dal brano più lungo del disco, I Will Find You, nove minuti che iniziano lentamente, per poi svilupparsi in un ottimo crescendo dalla perfetta trama musicale, dove tutta la band lascia scivolare gli strumenti su brillanti derive armoniche https://www.youtube.com/watch?v=gYJwdCfLVYQ .

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Con The Rockville Lp, gli O.A.R. (Of A Revolution, come dicevano i Jefferson Airplane ai tempi) realizzano uno dei loro album più ambiziosi e completi, un lavoro all’altezza della reputazione che si sono conquistati in quasi un ventennio di carriera, accontentando i vecchi “fans” che saranno felici che siano tornati, mentre i nuovi adepti, se vorranno, avranno una colonna sonora da ascoltare durante i viaggi di questa calda estate.

Tino Montanari   

I Migliori Dischi Del 2012. Un Altro Collaboratore!

 

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Pensa che ti ripensa, l’anno scorso si era “allargato”, quest’anno “dagli una mano si prendono il braccio”, la lista si è vieppiù dilatata (l’anno scorso se non sbaglio erano 23 più alcune categorie extra, nel 2012 sono diventati oltre 30) ma dato che sono io il primo “trasgressore” si accetta tutto. Quindi questa è la lista di Tino Montanari (magari i caratteri di stampa uguali agli altri, si potevano tentare, in ogni caso…):

DISCO DELL’ANNO: LEONARD COHEN – OLD IDEAS

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CANZONE DELL’ANNO: BETH HART – CAUGHT OUT IN THE RAIN

COLONNA SONORA: LAWLESS – NICK CAVE & WARREN ELLIS

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DISCO BLUES: GUY DAVIS – THE ADVENTURES OF FISHY WATERS 

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DISCO COUNTRY: TRAMPLED BY TURTLES – STARS AND SATELLITES

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DISCO ITALIANO: FRANCESCO DE GREGORI – SULLA STRADA

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DISCO LIVE: WALKABOUTS – BERLIN

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DISCO SOUL: SOLOMON BURKE – THE LAST GREAT CONCERT

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COFANETTO DELL’ANNO: COWBOY JUNKIES – THE NOMAD SERIES

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RISTAMPA DELL’ANNO: WILLY DEVILLE – LIVE IN PARIS AND NEW YORK

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GRUPPO ITALIANO: GIARDINI DI MIRO’ – GOOD LUCK

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DVD MUSICALE: O.A.R. – LIVE ON RED ROCKS

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CONCERTO: ALEJANDRO ESCOVEDO – PAVIA

 

ALTRI DISCHI:

ZACHARY RICHARD – LE FOU

JOHN HIATT – MYSTIC PINBALL

PAUL SIMON – LIVE IN NEW YORK CITY

BOB DYLAN – TEMPEST

BAND OF HEATHENS – THE DOUBLE DOWN LIVE IN DENVER

MARLEY’S GHOST – JUBILEE

DREW NELSON: TILT A WHIRL

WIDESPREAD PANIC – WOOD

SPAIN – THE SOUL OF SPAIN

MUMFORD & SONS – BABEL

RUSTED ROOT – THE MOVEMENT

ED ROMANOFF – ED ROMANOFF

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OTIS GIBBS – HARDER THAN HAMMERED HELL

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MARY GAUTHIER – LIVE AT BLUE ROCK

MARK KNOPFLER – PRIVATEERING

DEVOTCHKA – LIVE WITH THE COLORADO SYMPHONY

DECEMBERISTS – WE ALL RISE OUR VOICES

THE MYSTIX – MIGHTY TONE

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POGUES – THE POGUES IN PARIS

THE WHITE BUFFALO – ONCE UPON A TIME IN THE WEST

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MICK FLANNERY – RED TO BLUE

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JAMES YORKSTON – I WAS A CAT FROM A BOOK

CORY CHISEL & THE WANDERING SONS – OLD BELIEVERS

MARY CHAPIN CARPENTER – ASHES & ROSES

RIVER CITY EXTENSION – DON’T LET THE SUN GO DOWN ON YOUR ANGER

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JEFF BLACK – PLOW THROUGH THE MYSTIC

BETH HART – BANG BANG BOOM BOOM

WOVENHAND – LIVE AT ROEPAN

SEAN ROWE – THE SALESMAN & THE SHARK

CALEXICO – ALGIERS

MINNESOTA – ARE YOU THERE

LOWLANDS – BEYOND

Tino Montanari

P.s. Ogni occasione è buona per segnalare nomi nuovi o tralasciati nel corso dell’anno, questi “esercizi” valgono anche come occasioni per segnalare sempre e comunque della buona musica. La lista del BEST 2012 di Mojo la pubblico domani. Vi basti sapere che il miglior disco dell’anno per la rivista inglese è Blunderbluss di Jack White. Non perché sia brutto, tutt’altro, ma il migliore. Mah!

Dovete anche avere pazienza se le pagine del Blog diventano “pesanti”, tra video ed immagini, e quindi ci mette un po’ di tempo a caricare, ma poi ne vale le pena, sempre buona lettura e buona visione e ascolto.

Bruno Conti

“Tra Le Rosse Rocce”. O.A.R. – Live On Red Rocks

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Live On Red Rocks – O.A.R. –  Wind-up records – 2 CD o DVD

Questo concerto al Red Rocks Amphitheatre di Denver, Colorado(registrato il 15 Luglio 2012), è stato un vero evento, come lo fu il precedente DVD dal vivo Live From Madison Square Garden, filmato nel 2007 su un palcoscenico esclusivo e prestigioso, ambìto da ogni musicista (con 18.000 spettatori presenti). Ancora piuttosto sconosciuti al pubblico internazionale ed ignorati da buona parte della critica, gli O.A.R. (acronimo di Of A Revolution), attivi dalla fine degli anni ’90, nascono come “college band” in Ohio,dove riescono in breve tempo a crearsi un nutrito seguito di fans grazie ai numerosi concerti, e come molte giovani formazioni americane, vendono i propri dischi via internet.

Dall’esordio di The Wanderer (97) ad oggi hanno pubblicato undici album e ben cinque sono dal vivo: Any Time Now (2002), 34th & 8th (2004), il citato Live from Madison Square Garden (2007), Hello Tomorrow EP (2009) e l’ottimo quadruplo Rain Or Shine (2010). Negli Stati Uniti la band è famosa, molto famosa, non come la Dave Matthews Band, ma poco ci manca, e infatti hanno un suono abbastanza simile, proponendo un brillante amalgama sonoro, che contamina il classico rock americano  (Counting Crows) con spruzzate di pop, elementi roots e virate reggae, una musica che dal vivo fa faville e si trasforma in ispirate e colorite jam. Gli O.A.R.  sono: Marc Roberge leader indiscusso voce e chitarra, Richard On chitarra solista, Jerry DePizzo sassofono, Benj Gershman al basso e Chris Culos alla batteria e in questa performance live, si avvalgono di una incredibile sezione fiati (Mikel Paris, Jon Lampley e Evan Oberla), presenza costante durante i concerti delle ultime due estati.

Le due ore abbondanti di Live On Red Rocks si aprono con l’iniziale Dangerous Connection, con un serrato crescendo di percussioni e fiati, seguite dalla sempre trascinante Shattered (Turn the Car Around) con grande partecipazione del pubblico, passando al classico american rock di Gotta Be Wrong Sometimes, fino al vulcanico rock, tra brillanti passaggi strumentali di Heard The World, il divertente reggae-rock di The Last Time e The Wanderer, e gli otto minuti di Delicate Few sospesa tra singhiozzi reggae e il tubare del sax, liberando con improvvise accelerazioni la creatività del brano. Si riprende con la seconda parte del concerto, dove gli O.A.R. svelano l’attitudine che li ha spesso associati al mondo delle jam band liberando nuovamente la creatività, modificando gli arrangiamenti delle canzoni e dilatandone i tempi, a partire dalle ipnotiche pulsazioni di Love & Memories, dalle morbide trame elettroacustiche di Mr. Moon, arricchita da pregevoli rifiniture pianistiche, e poi ancora il brano sincopato dall’intro acustica Ladanday, che acquista gradualmente forza e ritmo su un robusto tessuto sonoro di chitarre e fiati, proseguendo con la  ballata Irish Rose, tra languidi assolo del sax e limpidi ricami dell’acustica di Roberge, le percussioni etniche di Black Rock, il possente reggae-ska di That Was A Crazy Game of Poker, la delicata I Feel Home, e gli oltre 11 minuti di una “psichedelica” War Song preceduta da una lunga introduzione strumentale, a chiusura di un concerto splendido e trascinante.

Gli O.A.R. (per chi scrive) sono la conferma che il rock nato in provincia è molto più radicato nella gente, in quanto la band (originaria del Maryland) fa una musica positiva, vitale ed energica, in cui convergono la melodia del pop, la grinta del rock, i caldi contorni dei caraibici ritmi del reggae e la fantasia delle jam band (ultimamente estrinsecata dall’apporto della sezione fiati), un suono che è il ritratto di una formazione che si è fatta strada con le proprie forze, in modo onesto e sincero, che  raduna una platea infinita in piena estate, cosa che solo le grandi band riescono a fare.

Tino Montanari

NDT: Il DVD riporta la stessa scaletta del CD, più un documentario girato nel corso del “Crush Tour” del 2012, durante il quale si può sentire una canzone nuova degli O.A.R. Inside Out. Meriterebbe di essere visto anche solo per la “location” dove si è svolto (fra le montagne del Colorado). Buona visione o ascolto, o entrambi!

Novità Di Novembre Parte II, Patti Smith, O.A.R., Peter Frampton, Jason Isbell, Coldplay, Chris Isaak, Kid Rock, Patsy Cline, Joe Cocker

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Torna la rubrica delle novità, o meglio quello che avanza dai Post dedicati ai singoli dischi o dalle anticipazioni a più lunga gittata. Questa settimana, uscite del 20 novembre partiamo con tre titoli in DVD.

Il primo, Chris Isaak Behind The Sun Live è un DVD relativo al tour dell’artista californiano durante il quale, come nel disco omonimo di studio, ha eseguito i classici del periodo dei Sun Studios. Pubblicato per il mercato americano dalla Vanguard Records è stato registrato negli studi del famoso Austin City Limits per la PBS.

Quello dei Coldplay, Live 2012 edito come al solito dalla EMI, è un CD+DVD (o viceversa) relativo all’ultimo tour della band inglese. Il CD contiene estratti dai concerti di Parigi, Montreal, Madrid, Los Angeles e dal Festival di Glastonbury, 15 brani in tutto. Il DVD parrebbe avere una valanga di materiale in più perché riporta 26 tracce. In effetti ne ha uno in più e due bis, però il CD dura 66 minuti e il DVD 104 minuti, sono riportate cinque cosiddette Intermissions. Ovviamente è disponibile anche in Blu-Ray + CD. Dal vivo sono bravi e devo dire che a me piacciono, sarà un “piacere proibito”ma chissenefrega!

Anche per il primo DVD ufficiale di Patti Smith dal vivo (finora solo documentari e qualche semibootleg) non è che si siano sforzati. Live At Montreux 2005 (anche in Blu-Ray), Eagle Rock/Edel dura ben 83 minuti, però il concerto, fatto durante il tour per la promozione di Trampin’ è gagliardo e ben registrato, così potrò vedere bene e da vicino un concerto della grande Patti, visto che al leggendario concerto di Bologna del 9 settembre 1979 avevo visto poco e sentito anche meno, a seconda dei refoli di vento. Questo il contenuto: TRACKLISTING 1) Redondo Beach 2) Beneath The Southern Cross 3) Dancing Barefoot 4) Free Money 5) Ain t It Strange 6) 25th Floor 7) Like A Rolling Stone 8) 7 Ways Of Going 9) Peaceable Kingdom 10) Because The Night 11) Not Fade Away / Memento Mori 12) People Have The Power

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Sempre a proposito di leggende degli anni ’70, la prossima settimana, sia in CD che in DVD, esce anche FCA! 35 An Evening With Peter Frampton. Ossia il concerto per il 35° di Frampton Comes Alive. I capelli sono un ricordo ma la classe di Peter Frampton c’è ancora, quel disco ai tempi aveva venduto dei gazillioni di copie ma era anche un bell’album, caramelloso a tratti ma con la grinta dei vecchi Humble Pie dietro l’angolo e l’uso del talkbox fu una sorpresa per molti (anche se Joe Walsh e gli Steppenwolf lo inmpiegavano da anni). Sempre Eagle Rock, ma questa volta si sono sprecati: Il doppio DVD dura bem 189 minuti e contiene ben 26 brani: Disc One: 1) Something s Happenin 2) Doobie Wah 3) Lines On My Face 4) Show Me The Way 5) It s A Plain Shame 6) Wind Of Change 7) Penny For Your Thoughts 8) All I Wanna Be (Is By Your Side) 9) Baby, I Love Your Way 10) (I Wanna) Go To The Sun 11) (I ll Give You) Money 12) Shine On 13) Jumpin Jack Flash 14) Do You Feel Like We Do Disc Two: 1) Asleep At The Wheel 2) Restraint 3) Float 4) Boot It Up 5) Double Nickels 6) Vaudeville Nanna And The Banjolele 7) Road To The Sun 8) I Don t Need No Doctor 9) Black Hole Sun 10) Four Day Creep 11) Off The Hook 12) While My Guitar Gently Weeps. Il triplo CD è anche più lungo e di brani ne riporta 30!

Altro disco dal vivo interessante, ma relativo ai nostri giorni, è quello di Jason Isbell & The 400 Unit Live From Alabama, non è come qualcuno ha erroneamente scritto il primo disco in concerto dell’ex Drive-by-Trucker (anche se per la verità Live At Twist And Shout era un mini album con 6 brani, ma di oltre mezz’ora). Quel dischetto finiva con Into The Mystic, questo con una versione incendiaria di Like A Hurricane. Registrato ad Agosto, fa parte della serie dei “cotto e mangiato”, subito pubblicato, come dovrebbe essere sempre per i dischi dal vivo. Questi i brani:

 

1. Tour of Duty
2. Decoration Day
3. Goddamn Lonely Love
4. Heart On A String
5. Danko/Manuel
6. In A Razor Town
7. Alabama Pines
8. Outfit
9. Cigarettes and Wine
10. TVA
11. The Blue
12. Dress Blues
13. Like A Hurricane

C’è anche il doveroso omaggio a due componenti (oltre a Levon Helm) della leggendaria Band, una bellissima Danko/Manuel.

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Ancora un disco dal vivo, in versione doppia, anzi doppiamente doppia, perché c’è la versione in 2 CD e quella in DVD. Esce per il momento sul mercato americano, etichetta Wind-Up O.A.R. (Of A Revolution) Live On Red Rocks. Si tratta della prima volta della band americana accompagnata in tour da una sezione fiati, nel famoso anfiteatro vicino a Denver, Colorado.

Nuovo disco anche per Kid Rock, l’ex rapper tramutato in rocker prosegue con questo Rebel Soul la sua positiva trasformazione in erede di Lynyrd Sknyrd, Aerosmith e soprattutto di Bob Seger, il suo vero punto di riferimento. Continua a non farmi impazzire, però devo ammettere che qualche buon pezzo negli ultimi album c’è spesso e volentieri. Etichetta Atlantic, con Parental Advisory perché la parolaccia scappa sempre..

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Per finire vi segnalo un paio di stranezze del mercato discografico.

Prima di tutto il nuovo album di Joe Cocker Fire It Up, che per i misteri della discografia, nei mercati dei paesi più importanti, tipo Gran Bretagna e Stati Uniti, uscirà tra alcuni mesi, mentre in alcuni paesi, tipo Germania e Italia, è già uscito la scorsa settimana su etichetta Sony/BMG, anche in versione speciale con 2 bonus tracks e DVD live con 6 brani extra,

E di questo disco di Patsy Cline On The Air: Her Greatest TV Performances vogliamo parlarne? A quasi 50 anni dalla morte, la Hip-o-Select ha ritrovato e rimasterizzato questi nastri dal vivo, di qualità ottima per l’amor di Dio, ma se si chiama “Il meglio delle sue esibizioni televisive“, non c’erano anche le immagini?Evidentemente no, ma un po’ di sana polemica non guasta mai, comunque, al di là di queste perplessità, vale assolutamente la pena, sono 14 brani registrati tra il 1962 e 1963, tra i quali San Antonio Rose, al Greg Reeves Show il 28 febbraio, cinque giorni prima della sua morte. I classici, Crazy, Walkin’ After Midnight e I fall To pieces ci sono tutti.

Anche per oggi è tutto.

Bruno Conti

Novità Di Agosto Parte I. John Hiatt, Kenny Wayne Shepherd, O.A.R., Keb Mo’, Drive-By Truckers, Fountains Of Wayne, Richard Buckner, Eccetera

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Come già ho ricordato, mentre in Italia nel mese di Agosto il mercato discografico se ne va in siesta, negli Stati Uniti e in Inghilterra è uno dei momenti più densi di uscite interessanti, quindi vediamo cosa esce il 2 agosto.

Tanto per gradire, il nuovo John Hiatt Dirty Jeans and Mudslide Hymns, ennesimo capitolo della carriera del cantautore di Indianapolis, ventesimo album di studio e quinto per la New West. Sto ascoltandolo in questi giorni e mi riprometto di riferire nei prossimi giorni (tanto anche le riviste di settore sono in ferie), nel frattempo vi anticipo che, come al solito è molto bello (ma qui sono parziale, visto che è uno dei miei preferiti), nuovo produttore, Kevin Shirley lo stesso di Bonamassa, ma il suono non cambia poi di molto, e stessa band del disco precedente con Doug Lancio alla chitarra. E come al solito c’è anche la versione CD+DVD con il making of del disco e dei brani ripresi durante l’incisione del disco.

Nuovo disco anche per Kenny Wayne Shepherd dopo lo strepitoso Live! In Chicago dello scorso anno. Si chiama How I Go, esce per la Roadrunner, molto alla Bonamassa direi, forse qualche ballata in più, grandi assoli come di consueto e tre cover di spessore, Oh, Pretty Woman di Albert King, Backwater Blues di Bessie Smith e Yer Blues dei Beatles. Manco a dirlo c’è anche una Special Edition, singola, in formato digipack, ma con 4 brani in più.

E, dopo il quadruplo Live Rain or Shine, nuovo album di studio per gli O.A.R. (Of A Revolution), titolo King, viene pubblicato dalla Sbme (Sony Bmg/Wind Up). Decisamente più commerciale del solito per la jam band americana, c’è anche un brano King con Russell Simmons e Dj Logic, qualche brano leggermente reggato e, ovviamente, la versione Deluxe con quattro brani in più nella versione audio e 2 brani acustici nel DVD, nonchè la presentazione del disco e un’intervista track by track.

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Keb Mo’ The Reflection viene pubblicato dalla Yolabelle International, un po’ più elettrico e jazz and soul del solito. Ci sono molti ospiti: David T. Walker, India.Arie, Vince Gill, Marcus Miller, Mindi Abair e Dave Koz. Solita voce bellissima e melliflua, suono molto più fusion alla George Benson. Bella la cover di One of These Nights degli Eagles.

Se non avete nulla dei Drive-By Truckers, questo Ugly Buildings, Whores and Politicians – Greatest Hits 1998-2009 raccoglie il meglio del loro periodo con la New West. Brani scelti da Patterson Hood con un paio di versioni “alternative”. Ottimo rock classico.

Anche i Fountains Of Wayne pubblicano un nuovo album: Sky Full Of Holes, etichetta Yep Rock negli States e Lojinx in Europa. Pensavo si fossero sciolti ma poi ho verificato e ho visto che anche il precedente era uscito a 4 anni di distanza da quello prima e così andando a ritroso. Se amate il loro power-pop-rock spensierato non ci sono molte variazioni rispetto al solito.

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Richard Buckner è uno di quei “beautiful losers” che spesso cito in questo Blog, amatissimo dai colleghi è uno dei secreti meglio custoditi della musica internazionale. I suoi album sono sempre molto belli ed inconsueti ed anche questo Our Blood che esce per la Merge Records non cambia le cose. Atmosfere sospese e rilassate e una voce alla Nick Drake. Sono passati 5 anni dal precedente Meadow ma i fans saranno contenti e neofiti sono bene accetti!

Anche Rod Picott è cantautore di “culto”, questo Welding Burns esce dopo tre anni dal precedente See Your Heart With Wires registrato in coppia con Amanda Shires. La bella cantante e violinista è sempre presente come pure Will Kimbrough. Se volete scoprire perché è uno dei preferiti di Mary Gauthier e Slaid Cleaves questa è l’occasione buona. Distribuzione autogestita.

E per finire, nuovo disco per i They Might Be Giants, Join Us, in America su etichetta Rounder è già uscito da un paio di settimane.

E’ tutto anche per oggi.

Bruno Conti