E’ Sempre Il Buon Vecchio Joe Bonamassa, Ma “Diverso” E In Incognito! Sleep Eazys – Easy To Buy – Hard To Sell

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Sleep Eazys – Easy To Buy – Hard To Sell – Mascot/Provogue

Ultimamente il chitarrista newyorchese ha rallentato di molto la frequenza delle sue uscite, nel corso dello scorso anno è uscito solo un disco dal vivo https://discoclub.myblog.it/2019/10/23/sia-pure-in-ritardo-ma-non-poteva-mancare-un-suo-nuovo-album-nel-2019-joe-bonamassa-live-at-the-sydney-opera-house/ , mentre per trovare un album di studio bisogna risalire a quasi due anni fa https://discoclub.myblog.it/2018/09/17/ormai-e-una-garanzia-prolifico-ma-sempre-valido-ha-fatto-tredici-joe-bonamassa-redemption/  : questo significa che il buon Joe Bonamassa ha messo la testa a posto, almeno rispetto alla sua nota “bulimia” discografica? Vedremo, per il momento gustiamoci questo nuovo album che esce sotto lo pseudonimo di Sleep Eazys, un disco completamente strumentale, qualcuno ha detto il primo per lui, ma in effetti ci sono stati in questi anni anche i quattro album, tre in studio e uno dal vivo, a nome Rock Candy Funky Party, dove la chitarra di Bonamassa, diciamolo chiaramente, era nettamente lo strumento principale, per quanto in un ambito sonoro decisamente diverso e con musicisti diversi dal suo gruppo abituale, come esplicato dal nome della band.

Mentre per gli Sleep Eazys Joe si è avvalso del lavoro dei suoi collaboratori abituali, e come era stato per il disco di https://discoclub.myblog.it/2019/03/05/anche-lui-per-un-grande-disco-si-fa-dare-un-piccolo-aiuto-dai-suoi-amici-reese-wynans-and-friends-sweet-release/  ha curato lui stesso la produzione: quindi nell’album troviamo proprio Reese Wynans alle tastiere, Anton Fig alla batteria, Michael Rhodes al basso, Lee Thornburg alla tromba e Paulie Cerra al sax, più l’ex leader dei Wet Willie Jimmy Hall, e un altro grande chitarrista come John Jorgenson. Come era cosa nota, tutto era nato per essere un tributo alla musica di Danny Gatton, con Roy Buchanan, uno degli “unsung heroes” della chitarra, musicista amatissimo dai suoi colleghi, ma poco conosciuto dal grande pubblico che era in grado di spaziare con tecnica sopraffina e raro gusto tra blues, jazz, country, rockabilly, con una varietà di temi sonori veramente superba. Poi il discorso si è allargato perché Bonamassa ha colto l’occasione per rendere omaggio anche a personaggi diversi che lo hanno influenzato, al di fuori delle sue note propensioni per il blues-rock della triade del british blues, ovvero Page, Beck e Clapton,e anche Peter Green, ovviamente Jimi Hendrix e il suo discepolo Stevie Ray Vaugahn, e nel blues i tre King, Freddie, B.B e Albert.

Quindi nell’album non vengono ripresi esclusivamente brani di chitarristi, o non solo, ma anche personaggi abbastanza ai confini della musica rock: Fun House, non quella degli Stooges, è un pezzo di Danny Gatton, una sorta di brano a cavallo tra jazz per “big band” ristretta (se così si può dire), oppure organ trio allargato, grazie all’eccellente lavoro alla tastiera di Wynans e dei fiati e quei temi da telefilm americani anni ’60, tutto molto elegante, tra assoli di sax e Joe che parte piano con la sua chitarra, ma poi si lascia andare con un assolo dei suoi. Anche Move di Hank Garland si muove tra jazz e rock delle origini, con la sinuosa solista di Bonamassa, che si muove veloce e felpata tra le pieghe di organo, vibrafono e della batteria di Fig impegnata in un breve assolo.Ace Of Spades è l’omaggio ad un altro dei grandi precursori della chitarra rock, quel Link Wray che con Rumble è stato uno dei primi a portare la distorsione nei suoni del R&R, qui il nostro amico può alzare il volume dell’ampli e scatenare la sua potenza di fuoco, ben sostenuto sempre da Wynans e dai fiati, con i brani che rimangono sempre confinati nell’ambito dei tre/quattro minuti di durata.

Jimmy Bryant è uno di quei chitarristi che partendo dal country poi ha sviluppato uno stile “inconsueto” dove si potevano trovare influenze orientali, surf, quel “chicken picking” country praticato da Gatton e poi da John Jorgenson degli Hellecasters, che infatti appare in questa vorticosa e divertente Ha So a duettare a tutta velocità con Joe. Anche Hawaiian Eye appartiene a questo catalogo di “stranezze”, sigla di una serie di telefilm di inizio anni ’60, che nelle mani di Bonamassa e soci assume un suono contemporaneo e vibrante che consiglierei ai produttori delle attuali serie TV di (ri)pescare perché farebbe un figurone sui titoli di testa e di coda, o magari in qualche film di Tarantino. Pure il tema di Bond (On Her Majesty’s Secret Service) è delizioso, con Bonamassa che si sbizzarisce alla chitarra con un assolo di grande tecnica e varietà che di nuovo consiglierei ai curatori delle colonne sonore dei nuovi film di 007, invece di quelle tavanate pseudo-moderno-elettroniche che sentiamo ai giorni nostri.

L’ultimo terzetto di canzoni ci presenta Polk Salad Annie, il classico swamp rock di Tony Joe White riletto in una chiave molto personale, decisamente più accelerata e bluesy, con l’armonica di Jimmy Hall a fare da contrappunto alla chitarra scatenata di Joe, tra Creedence e Blasters, con fiati e organo a spingere una sezione ritmica che pompa di brutto, anche con uso di armonie vocali sullo sfondo, e un assolo pimpante e complesso di quelli che avrebbe fatto piacere a Danny Gatton. Che stilisticamente viene citato anche nella versione epica di un brano Blue Nocturne del repertorio di King Curtis, grande sassofonista e anche collaboratore di Duane Allman, un blues lento che però si anima in un crescendo continuo per un assolo lancinante di Bonamassa che presenta punti di contatto anche con lo stile di Roy Buchanan (e in tempi recenti di Ronnie Earl, altro grande stilista della chitarra). L”ultima canzone è un brano di Frank Sinatra, ebbene sì, It Was A Very Good Year, che mantiene la melodia del brano originale, ma in questa versione strumentale si tramuta in un pezzo intimo e sognante, prima sulle ali di una chitarra acustica e poi con un approccio para orchestrale e classico, con l’elettrica quasi impiegata come un violino in una romanza classica.

Tutto molto interessante, indirizzato e consigliato non solo ai fans del Bonamassa più ruvido e caciarone, ultimamente molte meno, ma anche di chi vuole provare ad ascoltare qualcosa di diverso.

Bruno Conti

Recensioni Cofanetti Autunno-Inverno 1. Un Album Storico Esplorato In Maniera Sontuosa! John Lennon – Imagine: The Ultimate Collection

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John Lennon – Imagine: The Ultimate Collection – Universal CD – 2CD – 2LP – Super Deluxe 4CD/2Blu-ray Audio

In un anno in cui si celebra una lunga serie di cinquantenari di album (più o meno) importanti, una delle uscite principali riguarda un disco che in realtà “festeggia” i 47 anni: sto parlando di Imagine, quasi all’unanimità considerato il capolavoro da solista di John Lennon (anche se molti indicano il suo primo, John Lennon/Plastic Ono Band). Definire l’operazione Imagine grandiosa è perfino riduttivo, e la parte audio è solo una delle tante sfaccettature (la più interessante) del progetto: un lussuoso libro in tre diverse versioni, Imagine John Yoko, il famoso documentario del 1971 restaurato e proiettato nei cinema l’8, 9 e 10 Ottobre, lo stesso film accoppiato all’altro rockumentary Gimme Some Truth e pubblicato in DVD o Blu-ray, e naturalmente la rivisitazione del notissimo album in varie configurazioni, la più succosa delle quali è il cofanetto che comprende quattro CD e due Blu-ray audio. Imagine è stato l’ultimo disco registrato da Lennon in Inghilterra prima del suo trasferimento a New York, città da lui considerata più vicina ai suoi ideali di libertà e di modernità di vedute: inciso in gran parte nella sua splendida residenza di Tittenhurst Park (che poi venderà all’ex compagno Ringo Starr), Imagine è un disco che riflette alla perfezione il microcosmo di John, con canzoni d’amore, di pace e fratellanza, a sfondo politico (Lennon all’epoca occupava posizioni vicine all’estrema sinistra), ed anche un velenoso attacco all’ex amico Paul McCartney, che si era a sua volta preso gioco di lui, anche se in maniera più lieve, nell’album Ram.

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Gran parte della fortuna di Imagine è ovviamente legata alla celeberrima title track, una ballata pianistica talmente famosa che è conosciuta a memoria anche da chi non ha mai comprato neppure un disco in vita sua, un brano con un testo invero piuttosto banale, pieno di sogni hippy degni dei Baci Perugina, ma nobilitato da una melodia indimenticabile. Ma sarebbe sbagliato pensare che il merito della riuscita dell’album sia solo di questa canzone, in quanto ci sono altri brani di altissimo livello, come la divertita Crippled Inside, country-blues in stile anni trenta che maschera un feroce testo contro le persone false ed ipocrite dietro un motivo gioioso, il gustoso blues elettrico It’s So Hard, impreziosito dal sassofono del grande King Curtis, la roccata How Do You Sleep?, perfida invettiva contro Paul e con un ottimo George Harrison alla slide, la potente Gimme Some Truth, una delle migliori rock song di sempre del nostro, e la splendida e saltellante Oh, Yoko!, con uno splendido Nicky Hopkins al pianoforte. E poi ci sono le ballate, la stupenda Jealous Guy, emozionante ancora oggi come allora, la tenue Oh My Love, che sembra provenire dalle sessions del White Album, e la vibrante How? L’unico pezzo che non mi è mai piaciuto è I Don’t Wanna Be A Soldier Mama I Don’t Wanna Die, un lungo e noioso brano dal testo superficiale e basato su un giro di blues piuttosto risaputo.

La produzione dell’album è nelle mani di Lennon con Yoko Ono e Phil Spector, che ha usato una mano abbastanza leggera e non si è affidato più di tanto alle sue leggendarie orchestrazioni, ed in session troviamo nomi di primissima fascia: oltre ai tre citati poc’anzi, ci sono infatti Alan White, che da lì a poco diventerà batterista degli Yes, gli altri grandi drummer Jim Keltner e Jim Gordon, il bassista Klaus Voormann, grande amico dei Beatles, Joey Molland e Tom Evans dei Badfinger e Mike Pinder, all’epoca componente dei Moody Blues. Il disco originale, remixato ad arte (ma non rimasterizzato) da Paul Hicks, è inserito nel primo CD di questo splendido cofanetto, che presenta anche un bel libro con testi, note, saggi e testimonianze varie, una confezione che può ricordare i deluxe box di McCartney, anche se la vedova Lennon, Yoko Ono, è stata molto più generosa di Paul per quanto riguarda i contenuti musicali, e per una volta il prezzo richiesto, indicativamente circa 70/80 euro, è pienamente giustificato. Sul primo CD, oltre al disco originale, troviamo alcuni brani usciti nello stesso periodo su singolo: la nota Power To The People e la splendida canzone stagionale Happy Xmas (War Is Over) le conosciamo a menadito, ma poi c’è anche il rock-blues di Well (Baby Please Don’t Go) ed i brani del singolo registrato a nome Elastic Oz Band, God Save Us e God Save Oz (che è in pratica lo stesso brano cantato rispettivamente da Bill Elliot e da Lennon) e Do The Oz (che rientra nella categoria “stranezze”, a causa anche degli insopportabili strilli di Yoko), canzoni registrate per tentare di evitare la chiusura della scomoda ed irriverente rivista australiana Oz.

I restanti tre CD ci conducono attraverso le sessions del disco, non nella loro completezza ma raccogliendo le performance più significative. Il secondo dischetto inizia con quattro “Elements Mixes”, cioè parti strumentali isolate e poi aggiunte sopra le basic tracks (come per esempio gli archi di Imagine e How? o la sezione ritmica e pianoforte di Jealous Guy), e poi ci fa ascoltare varie versioni alternate di tutti i brani dell’album ed anche dei singoli, partendo dal demo originale della title track, solo John voce e piano (registrato appena quattro giorni prima di quella finita sul disco), ed una take full band con in più Hopkins al piano elettrico (e senza archi) ed il cantato di Lennon meno etereo dell’originale. Tra le gemme abbiamo la take 3 di Crippled Inside, meno prodotta ma più diretta e forse anche migliore, con Harrison strepitoso al dobro ed il solito grande Hopkins, una superba Jealous Guy con l’aggiunta delle chitarre acustiche dei due Badfinger (più evidenti nel mix rispetto al piano), una It’s So Hard nuda e cruda, chitarra-basso-batteria (ed un raro assolo dello stesso John), ed una prima versione, sempre in trio, di Gimme Some Truth, più essenziale ma già bellissima. Ed ancora: due takes unite insieme di How Do You Sleep? tra rock e funky, che personalmente preferisco a quella ufficiale (con George ottimo alla slide), un’interessante Oh, Yoko! acustica incisa da Lennon e signora alle Bahamas nel 1969 ed un missaggio alternato di Happy Xmas, senza gli orpelli “spectoriani” del singolo. Il terzo CD propone le stesse takes dell’album originale ma in versione “raw mix”, quindi senza gli overdubs aggiunti in seguito (in alcuni casi le versioni sono estese, senza il fading alla fine), ed i brani assumono un sapore simile a quelli del primo album di Lennon.

Le canzoni quindi non perdono la loro bellezza, anzi in alcuni casi mi piacciono anche di più, come Imagine, Crippled Inside, Jealous Guy, How?, Gimme Some Truth e Oh, Yoko!: diciamo che sarebbero andate benissimo anche così. Completano il CD altre cinque outtakes dal vivo in studio, tra cui una Jealous Guy bella almeno quanto quella edita. Il quarto dischetto è davvero interessante, in quanto ci fa ascoltare gli “Evolution Mixes”, cioè un esperimento per certi versi inedito: le dieci canzoni dell’album presentate nel loro evolversi, dai demo iniziali alle versioni più o meno finite, il tutto mixato insieme in modo da farle sembrare provenienti da un’unica session, usando anche frammenti di takes inedite, non utilizzate nei CD precedenti. Ci sono anche parti parlate, con Lennon che spiega ai musicisti quello che vuole da loro (con tanto di incazzatura durante All My Love perché non c’è abbastanza silenzio), ed anche brevi spezzoni di interviste in cui illustra l’ispirazione dietro le canzoni in questione. Un dischetto affascinante che ci mostra come nascono i vari pezzi, e che ci fa idealmente fare un salto indietro nel tempo ed entrare in studio con John, Yoko e gli altri. I due Blu-ray audio includono tutte le 61 canzoni dei quattro CD in versione per audiofili, alle quali se ne aggiungono altre 27, tra cui il quadrasonic mix dell’intero album, assente da ben 45 anni, gli elements mixes anche dei sei brani mancanti, outtakes in più ed altri Evolution Mixes, tra cui una traccia denominata Tittenhurst Park, che è un collage di dialoghi (anche a tavola ed in altre stanze della casa) e spezzoni strumentali e cantati, montati insieme senza una logica apparente.

Un cofanetto quindi a cui è difficile resistere, anche se non ci sono vere e proprie canzoni inedite, ma che ci fa apprezzare ancora di più un album epocale: di sicuro entrerà in lizza per il titolo di ristampa dell’anno, anche se con Dylan, Petty, Hendrix e gli stessi Beatles sarà una bella lotta.

Marco Verdi

Sassofoniste Donne? Ma Questa E’ Una Brava, Canta Anche E Nel Disco Ci Sono Una Valanga Di Ospiti. Nancy Wright – Playdate!

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Nancy Wright – Playdate! – Vizztone Label

Come si desume dalla foto di copertina Nancy Wright non solo è l’ennesima vocalist tra blues, soul e R&B a sbucare dalla scena indipendente americana, ma trattasi di sassofonista, sempre versata in campi attinenti i generi musicali appena citati, con qualche ulteriore deviazione verso swing e jump, funky e persino più di un piccolo tocco di easy jazz, quelli che vengono definiti con felice termine americano “honkers”. Insomma, a grandi linee, le sonorità sono quelle tipiche dei dischi dei Roomful Of Blues, King Curtis (soprattutto) e dal lato Motown Junior Walker, oltre ai classici del primo R&B targati anni ’40 e ’50, nell’epoca pre-Beatles, senza dimenticare tra i colleghi contemporanei uno come Sax Gordon. Il produttore è Christoffer “Kid” Andersen, chitarrista e produttore norvegese, da lunga pezza “naturalizzato” americano e operante nell’area West Coast Blues. Per questo disco Andersen, oltre ad una ottima house band, dove spicca il batterista J. Hansen, anche lui come Kid nella formazione di Rick Estrin And The Night Cats, ha radunato una bella infilata di ospiti un po’ a tutti gli strumenti: chitarristi, pianisti, organisti, ma soprattutto cantanti, visto che la nostra amica, diplomata in fagotto, nel nuovo album lascia ampio spazio appunto agli ospiti.

Il precedente disco della Wright Puttin’ Down Roots era tutto composto di brani firmati da lei, mentre per questo Playdate!, il terzo della sua discografia, e primo per la Vizztone, ha optato per un misto di cover e cinque brani originali. La Wright, anche se ora vive in California, viene da Dayton, Ohio dove è stata scoperta da Lonnie Mack (così recita la sua biografia) e come si può immaginare non è una novellina, era già in pista come musicista negli anni ’80 e ’90, suonando con BB King, Katie Webster, Elvin Bishop, Joe Louis Walker, Little Charlie & The Nightcaps, alcuni dei quali appaiono nel disco. Album che si apre sulle note introduttive del suo sax e poi si incardina sul ruvido soul/R&B, tra James Brown e Maceo Parker, della carnale e funky Why You Wanna Do It, guidata dalla poderosa voce di Wee Willie Walker che si alterna alle scariche del sax della Wright; I Got What It Takes è un classico blues a firma Willie Dixon, dove alla solista appare Tommy Castro, con il quale ha spesso suonato nelle sue crociere Blues, un classico lento dal repertorio di Koko Taylor dove la nostra amica dimostra di essere anche vocalist più che adeguata, oltre che soffiare con vigore nel suo tenore in un ottimo duetto con la solista pungente di Castro. La divertente Yes I Do, firmata da Nancy, vede la presenza del virtuoso del piano Victor Wainwright,  in un brano che si ispira chiaramente al jump blues dei tempi che furono, con una buona performance vocale della titolare, felpata e sexy.

Blues For The Westside è classico Chicago Blues, con la Wright nel ruolo di Eddie Shaw e Joe Louis Walker in quello che fu di Magic Sam, eccellente. Been Waiting That Long è un brano inedito, mai pubblicato ai tempi dal suo mentore Lonnie Mack, un gagliardo funky tra blues e soul, dove si apprezza la voce dell’ottimo Frank Bey. Mentre Trampled, con Jim Pugh della band di Robert Cray all’organo, si avventura in territori cari al repertorio di Junior Walker & The All Stars, quando i brani strumentali, ritmati e pimpanti come questo, spesso entravano nelle classifiche, mentre Satisfied addirittura vira verso il gospel (non lo avevamo citato?), e la Wright qui mostra un po’ di limiti nel reparto vocale, mentre al sax è impeccabile e molto bene anche Andersen alla solista. Warrantly, un’altra composizione della Wright, viceversa è cantata da Terrie Odabi, una che di voce ne ha da vendere, e qui andiamo addirittura verso la Blaxploitation music, super funky. Cherry Wine, tra rumba e blues, è piacevole, ma innocua (anche se il sax viaggia sempre), con There is Something On Your Mind di Big Jay McNeely che è un classico esempio del suono degli honkers classici, molto vintage, con Elvin Bishop che aggiunge la sua sinuosa slide alle operazioni. Back Room Rock è un trascinante Jump & Jive, con il call and response tra sax e la chitarra di Mike Schermer; Good Lovin’ Daddy, un pop&soul molto godibile e Soul Blues, con Chris Cain alla solista, uno strumentale molto jazzy, concludono questo piacevole ed inconsueto album.

Bruno Conti

E Anche Questo Non E’ Male! Duane Allman – Skydog: The Retrospective

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Duane Allman – Skydog: The Retrospective – 7 CD – Rounder/Umg 12-03-2013

Anche questo cofanetto si prospetta interessante (a parte il prezzo, che sarò piuttosto salato, abbondantemente oltre i 100 euro, ma alla grande, a meno che non viviate in America): anche se per chi ha già le due Duane Allman Anthology e il box Dreams degli Allman Brothers… Se aggiungiamo che, probabilmente, per problemi di copyright il box non sarà pubblicato in Europa, il gioco varrà la candela? Vediamo:

DISC ONE
1 THE ESCORTS – TURN ON YOUR LOVE LIGHT 2:33
2 THE ESCORTS – NO NAME INSTRUMENTAL 3:13
3 THE ESCORTS – WHAT’D I SAY 4:04
4 THE ALLMAN JOYS – SPOONFUL 2:27
5 THE ALLMAN JOYS – GOTTA GET AWAY 2:38
6 THE ALLMAN JOYS – SHAPES OF THINGS 2.47
7 THE ALLMAN JOYS – CROSSROADS 3.32
8 THE ALLMAN JOYS – MISTER, YOU’RE A BETTER MAN THAN I 4:45
9 THE ALLMAN JOYS – LOST WOMAN 5:23
10 THE HOUR GLASS – CAST OFF ALL MY FEARS 3.31
11 THE HOUR GLASS – I’VE BEEN TRYING 2:39
12 THE HOUR GLASS – NOTHING BUT TEARS 2:29
13 THE HOUR GLASS – POWER OF LOVE 2:51
14 THE HOUR GLASS – DOWN IN TEXAS 3:08
15 THE HOUR GLASS – NORWEGIAN WOOD (THIS BIRD HAS FLOWN) 3:01
16 THE HOUR GLASS – B.B. KING MEDLEY 7:07
a) SWEET LITTLE ANGEL
b) IT’S MY OWN FAULT
c) HOW BLUE CAN YOU GET?
17 THE HOUR GLASS – BEEN GONE TOO LONG 3:03
18 THE HOUR GLASS – AIN’T NO GOOD TO CRY 3:08
19 31ST OF FEBRUARY – MORNING DEW 3.46
20 31ST OF FEBRUARY – MELISSA 3.12
21 THE BLEUS – MILK AND HONEY 2:34
22 THE BLEUS – LEAVIN’ LISA 2:43
23 THE BLEUS – JULIANNA’S GONE 2:59

DISC TWO
1. CLARENCE CARTER – THE ROAD OF LOVE 2:54
2 CLARENCE CARTER – LIGHT MY FIRE 2:49
3 WILSON PICKETT – HEY JUDE 4:06
4 WILSON PICKETT – TOE HOLD 2:49
5 WILSON PICKETT – MY OWN STYLE OF LOVING 2:41
6 WILSON PICKETT – BORN TO BE WILD 2:45
7 LAURA LEE – IT’S HOW YOU MAKE IT GOOD 2:32
8 LAURA LEE – IT AIN’T WHAT YOU DO (BUT HOW YOU DO IT) 2:05
9 SPENCER WIGGINS – I NEVER LOVED A WOMAN (THE WAY I LOVE YOU) 3:01
10 ARTHUR CONLEY – OB-LA-DI, OB-LA-DA 3:00
11 ARTHUR CONLEY – STUFF YOU GOTTA WATCH 2:15
12 ARTHUR CONLEY – SPEAK HER NAME 2:39
13 ARTHUR CONLEY – THAT CAN’T BE MY BABY 2:22
14 WILLIE WALKER – A LUCKY LOSER 2:20
15 THE LOVELLES – I’M COMING TODAY 2:59
16 THE LOVELLES – PRETENDING DEAR 2:38
17 ARETHA FRANKLIN – THE WEIGHT 2:53
18 ARETHA FRANKLIN – IT AIN’T FAIR 3:22
19 SOUL SURVIVORS – DARKNESS 2.56
20 SOUL SURVIVORS – TELL DADDY 2.30
21 SOUL SURVIVORS – GOT DOWN ON SATURDAY 3.10
22 KING CURTIS – HEY JOE 2:56
23 KING CURTIS – FOOT PATTIN’ 4:49
24 KING CURTIS – GAMES PEOPLE PLAY 2:46
25 KING CURTIS – THE WEIGHT 2:47
26 THE SWEET INSPIRATIONS – GET A LITTLE ORDER 2:06

DISC THREE
1 THE BARRY GOLDBERG BLUES BAND – TWICE A MAN 4:26
2 DUANE ALLMAN – GOIN’ DOWN SLOW 8:44
3 DUANE ALLMAN – NO MONEY DOWN 3:25
4 DUANE ALLMAN – HAPPILY MARRIED MAN 2:40
5 OTIS RUSH – ME 2:55
6 OTIS RUSH – REAP WHAT YOU SOW 4:53
7 OTIS RUSH – IT TAKES TIME 3:25
8 THE DUCK & THE BEAR – GOING UP THE COUNTRY 2:34
9 THE DUCK & THE BEAR – HAND JIVE 2:41
10 BOZ SCAGGS – FINDING HER 4:10
11 BOZ SCAGGS – LOOK WHAT I GOT 4:13
12 BOZ SCAGGS – WAITING FOR A TRAIN 2:41
13 BOZ SCAGGS – LOAN ME A DIME 13:01
14 THE ALLMAN BROTHERS BAND – DON’T WANT YOU NO MORE 2:26
15 THE ALLMAN BROTHERS BAND – IT’S NOT MY CROSS TO BEAR 5:01
16 THE ALLMAN BROTHERS BAND – BLACK HEARTED WOMAN 5:07
17 THE ALLMAN BROTHERS BAND – TROUBLE NO MORE 3:45

DISC FOUR
1 THE ALLMAN BROTHERS BAND – EVERY HUNGRY WOMAN 4:13
2 THE ALLMAN BROTHERS BAND – DREAMS 7:16
3 THE ALLMAN BROTHERS BAND – WHIPPING POST 5:16
4 RONNIE HAWKINS – ONE MORE NIGHT 2:22
5 RONNIE HAWKINS – WILL THE CIRCLE BE UNBROKEN 2:50
6 RONNIE HAWKINS – MATCHBOX 3:05
7 RONNIE HAWKINS – DOWN IN THE ALLEY 5:08
8 RONNIE HAWKINS – WHO DO YOU LOVE 2:13
9 LULU – MARLEY PURT DRIVE 3:21
10 LULU – DIRTY OLD MAN 2:20
11 LULU – MR. BOJANGLES 3:08
12 LULU – SWEEP AROUND YOUR OWN BACK DOOR 2:40
13 JOHNNY JENKINS – I WALK ON GILDED SPLINTERS 5:16
14 JOHNNY JENKINS – ROLLIN’ STONE 4:56
15 JOHNNY JENKINS – DOWN ALONG THE COVE 3:02
16 JOHNNY JENKINS – VOODOO IN YOU 4:50
17 JOHN HAMMOND – SHAKE FOR ME 2:42
18 JOHN HAMMOND – CRYIN’ FOR MY BABY 2:39
19 JOHN HAMMOND – I’M LEAVIN’ YOU 3:20
20 JOHN HAMMOND – YOU’LL BE MINE 2:42
21 DORIS DUKE – GHOST OF MYSELF 3:06

DISC FIVE
1 ERIC QUINCY TATE – COMIN’ DOWN (DEMO VERSION) 2:52
2 THE ALLMAN BROTHERS BAND – HOOCHIE COOCHIE MAN (LIVE) 5:00
3 THE ALLMAN BROTHERS BAND – MIDNIGHT RIDER 2:58
4 THE ALLMAN BROTHERS BAND – DIMPLES (LIVE) 5:01
5 THE ALLMAN BROTHERS BAND – I’M GONNA MOVE TO THE OUTSKIRTS OF TOWN (LIVE) 9:21
6 DELANEY & BONNIE & FRIENDS – SOUL SHAKE 3:06
7 LAURA NYRO – BEADS OF SWEAT 4:47
8 THE ALLMAN BROTHERS BAND – DON’T KEEP ME WONDERING 3:28
9 DELANEY & BONNIE & FRIENDS – LIVING ON THE OPEN ROAD 3:03
10 ELLA BROWN – A WOMAN LEFT LONELY 3:23
11 ELLA BROWN – TOUCH ME 3:15
12 BOBBY LANCE – MORE THAN ENOUGH RAIN 5.51
13 DEREK & THE DOMINOS – I AM YOURS 3:34
14 DEREK & THE DOMINOS – WHY DOES LOVE GOT TO BE SO SAD? 4:41
15 DEREK & THE DOMINOS – HAVE YOU EVER LOVED A WOMAN 6:52
16 DEREK & THE DOMINOS – LAYLA 7:03
17 ERIC CLAPTON & DUANE ALLMAN – MEAN OLD WORLD 3:48

DISC SIX
1 SAM SAMUDIO – ME AND BOBBY McGEE 3:31
2 SAM SAMUDIO – RELATIVITY 3:14
3 SAM SAMUDIO – GOIN’ UPSTAIRS 5:08
4 RONNIE HAWKINS – DON’T TELL ME YOUR TROUBLES 2:13
5 RONNIE HAWKINS – SICK AND TIRED 2:45
6 RONNIE HAWKINS – ODESSA 3:19
7 DELANEY & BONNIE & FRIENDS – GIFT OF LOVE 2:09
8 DELANEY & BONNIE & FRIENDS – SING MY WAY HOME 4:02
9 THE ALLMAN BROTHERS BAND – STATESBORO BLUES (LIVE) 4:17
10 THE ALLMAN BROTHERS BAND – IN MEMORY OF ELIZABETH REED (LIVE) 13:04
11 GRATEFUL DEAD – SUGAR MAGNOLIA 7:20
12 THE ALLMAN BROTHERS BAND – ONE WAY OUT (LIVE) 4:57
13 HERBIE MANN – PUSH PUSH 10:03
14 HERBIE MANN – SPIRIT IN THE DARK 7:59
15 HERBIE MANN – WHAT’D I SAY 4:57

DISC SEVEN
1 DELANEY & BONNIE & FRIENDS – COME ON IN MY KITCHEN (LIVE) 3:39
2 DELANEY & BONNIE & FRIENDS – GOING DOWN THE ROAD FEELING BAD (LIVE) 4:02
3 DELANEY & BONNIE & FRIENDS – POOR ELIJAH / TRIBUTE TO JOHNSON (MEDLEY) (LIVE) 7:46
4 THE ALLMAN BROTHERS BAND – YOU DON’T LOVE ME / SOUL SERENADE (LIVE) 19:25
5 COWBOY – PLEASE BE WITH ME 3:41
6 THE ALLMAN BROTHERS BAND – STAND BACK 3:24
7 THE ALLMAN BROTHERS BAND – BLUE SKY 5:09
8 THE ALLMAN BROTHERS BAND – BLUE SKY (LIVE) 11:14
9 THE ALLMAN BROTHERS BAND – DREAMS (LIVE) 17:49
10 THE ALLMAN BROTHERS BAND – LITTLE MARTHA 2:07

Mi sono letto le liste dei brani nei cofanetti citati in principio di Post ed effettivamente c’è molta roba, rara ed interessante, tutta riunita insieme, ed è anche questo uno dei punti positivi, oltre al fatto che il box, oltre che dalla figlia di Duane, Galadrielle Allman (bel nome), è stato curato dal mitico Bill Levenson, tornato in auge ultimamente. Sul sito degli Allman, Hittinthenote.com, dice testualmente “The 129 song set includes several unreleased performances” anche se senza specificare quante e quali.

Io vi ho informato, poi fate voi!

Bruno Conti