Un’Altra Perla Sbucata Dalle Nebbie Del Passato. The Steve Miller Blues Band – Live From The Fillmore West 1968

The Steve Miller Blues Band - Live From The Fillmore West 1968

The Steve Miller Blues Band – Live From The Fillmore West 1968 – Retroworld/Floating World Records

In questo ultimo periodo mi è capitato più volte di occuparmi di Steve Miller, incluso un lungo articolo retrospettivo pubblicato sul finire del 2019 https://discoclub.myblog.it/2019/12/07/steve-miller-band-tra-blues-rock-e-psichedelia-parte-i/ , ma quando dalle nebbie del passato miracolosamente appare qualche “nuova” testimonianza del periodo fine anni ‘60, tra blues e psichedelia, è quasi doveroso portarlo alla vostra attenzione. Come è il caso di questo Live From The Fillmore West 1968, un broadcast radiofonico della emittente KFA Radio, relativo a tre serate speciali del 26/27/28 Dicembre appunto del ‘68, dove il gruppo si esibì insieme a Sly And The Family Stone e ai Pogo (che da lì a breve sarebbero diventati i Poco di Richie Furay). Due o tre precisazioni: il disco è attribuito alla Steve Miller Blues Band, ma, come evidenzia la locandina dell’evento, erano già la Steve Miller Band, avendo pubblicato due album con quel nome durante l’anno, nelle note viene ricordato che Boz Scaggs non era presente, in quanto se ne era andato a Settembre ‘68, ma come mi pare di desumere da altro materiale degli archivi di Bill Graham https://www.wolfgangs.com/music/steve-miller-band/audio/20053982-6771.html?tid=4884717 , sembrerebbe ancora presente nella line-up della Band, almeno nella data del 29, quindi non una di queste, ma dubito che 3 date no e poi una sì, e comunque mi sembra proprio la sua voce, oltre che una canzone scritta da lui, l’iniziale Stepping Stone.

E infine, rispetto anche ad altri CD che riportano date dal vivo dell’epoca, soprattutto del ‘67, la qualità sonora non è perfetta ma è più che soddisfacente. E la chicca della serata è la presenza di Paul Butterfield all’armonica in alcune tracce: con loro ci sono Lonnie Turner al basso, Tim Davis alla batteria e Jim Peterman alle tastiere: a prescindere dalla formazione, il concerto è favoloso, appunto l’iniziale Stepping Stone è testimonianza della furia chitarristica di uno Steve Miller infoiato con il pedale wah-wah costantemente inserito per un brano di una potenza devastante, dove il nostro emula le evoluzioni di Hendrix in salsa psych-blues. Mercury Blues è un brano che Miller e soci avevano già eseguito al Monterey Pop Festival, e inciso nella colonna sonora di Revolution, canzone che poi sarebbe entrata a far parte del repertorio dei Kaleidoscope di David Lindley, anche in questo caso wah-wah a manetta con Steve che impazza per gli oltre sette minuti del brano, con la band che lo segue come un sol uomo.

In Blues With A Feeling il nostro amico invita Paul Butterfield sul palco per una sanguigna ripresa di questo classico del blues, uno slow di Little Walter dove Miller distilla dalla sua chitarra una serie di assoli degni di Magic Sam o Buddy Guy, ottimamente spalleggiato da un ispirato Butterfield, che poi rimane anche per la jam improvvisata di Butterfield Blues, con botta e risposta tra i due, e si sente anche un’altra chitarra, quindi probabilmente Scaggs era presente, ma io non c’ero quindi… Paul rimane sul palco anche per le sublimi volute psichedeliche di una sontuosa, lunga ed improvvisata Song For Our Ancestors, e anche Roll With It, un lato B dell’epoca ha profumi acidi e psych, come pure una lunga cover di un brano degli Isley Brothers (altri pionieri del rock e del soul miscelati tra loro, come Sly Stone che divideva il palco con Miller in quella serata) quasi dieci minuti di blues-rock tirato e di grande potenza, con Steve sempre impegnatissimo alla solista, con Peterman di supporto all’organo, oltre alla seconda chitarra, e qualche deriva funky aggiunta come sovrappiù alle operazioni, con il gruppo in un continuo crescendo irresistibile.

Steve Miller Band Vintage Concert Poster from Fillmore West, Dec 26, 1968 at Wolfgang's

Drivin’ Wheel è una cover di Roosevelt Sykes che Miller suona dal vivo ancora oggi , un altro blues che parte lento e poi diventa un brano di grande intensità, anche con forti connotazioni rock, e ancora un electric blues Chicago style come Bad Little Woman, per concludere in gloria una splendida esibizione, sempre con uno Steve Miller molto ispirato alla chitarra. Una piacevole sorpresa. *NDB Documenti sonori di quel concerto in rete non ce ne sono, vi dovete comprare il CD, quindi ne ho messi un paio sempre del 1968, ma vi assicuro che la qualità del suono di questo Live From The Fillmore West benché lungi dall’essere perfetta è nettamente superiore, e raramente mi è capitato di sentire la Steve Miller Band suonare così bene dal vivo.

Bruno Conti

La Sua Prima Volta Dal Vivo In Europa. Paul Butterfield Band – Live At Rockpalast 1978

paul butterfield band live at rockpalast

Paul Butterfield Band – Live At Rockpalast 1978 – CD/DVD MIG/Made In Germany

Prosegue la doverosa e nutrita serie di pubblicazioni discografiche dedicate a Paul Butterfield: dopo la recente ristampa del doppio Live del 1970 https://discoclub.myblog.it/2019/05/15/uno-splendido-disco-restaurato-e-ristampato-butterfield-blues-band-live/ , alcune registrazioni inedite del periodo anni ’60 con Bloomfield e Bishop, il box dell’opera omnia 1965/1980, il live inedito dei Better Days, ora tocca a questo disco Live At Rockpalast del 1978, che segnò la prima esibizione dal vivo dell’armonicista e cantante americano in Europa, sotto il moniker Paul Butterfield Band. Volendo proprio essere completamente onesti il concerto era giù uscito una decina di anni fa, ma non nel formato CD+DVD, come Blues Rock Legends Vol. 2, però non essendo più disponibile da tempo, chi lo aveva mancato al primo giro potrebbe farci un pensierino in quanto si tratta di un buon concerto che illustra un lato più vicino al rock, al funky, al soul (presenti comunque anche nella versione anni ’70 di Butterfield), oltre all’immancabile blues: e anche la band che accompagna Paul in questo concerto, registrato alla mitica Grugahalle di Essen per la televisione tedesca il 9 settembre del 1978, è abbastanza inconsueta.

Una sezione ritmica “nera” (ma questo era normale fin dagli inizi della Butterfield Blues Band), con Ernest “Boom” Carter, uno dei primi batteristi della E Street Band, e Bobby Vega al basso, partito con il funky di Sly Stone e la jazz-fusion di Ronnie e Hubert Laws, ben due chitarristi elettrici, di quelli tosti, il rientrante Buzzy Feiten, già nella PBBB sul finire degli anni ’60 (Woodstock compresa), e Peter Atanasoff, poi praticante dell’alternative rock negli anni ’90 con Tito & Tarantula ed altri, quindi niente tastiere e fiati. Il suono è perciò più grintoso, duro e tirato rispetto ad altri periodi della formazione. Lo dimostra subito l’iniziale Fair Enough, una gagliarda esplosione di funky-rock, con le chitarrine impazzite di Feiten e Atanasoff, il basso super rotondo di Vega, su cui si innesta l’armonica di Butterfield, un po’ coperta nel mixaggio, ma sempre capace di grandi virtuosismi in questo strumentale; One More Heartache, un brano di Smokey Robinson, era già nel repertorio del gruppo dal lontano 1967, un pezzo soul gioioso virato verso il blues elettrico con maestria, grazie alla voce potente del nostro, con chitarre ed armonica a dividersi gli spazi solisti. Fool In Love, con un wah-wah travolgente, ricorda per certi versi il suono nerboruto della J.Geils Band, rock e blues che vanno a braccetto https://www.youtube.com/watch?v=T0FTz8msonc , per poi stemperarsi nelle classiche 12 battute di una ritmata e solenne New Walking Blues, di nuovo con l’armonica in grande spolvero, anche se il suono rimane decisamente “elettrico”.

La successiva It’s Alright sposa nuovamente l’arena rock, sia pure di qualità, in auge in quegli anni, poco blues, ma una buona ballata struggente. Di nuovo blues-rock con una travolgente Going Down di Don Nix, a tutte chitarre e con un sound ispirato dalla versione di Jeff Beck, anche se l’armonica cerca di farsi strada nell’impeto quasi hard della band, mentre la classica Born Under A Bad Sign di Booker T. via Albert King, è chiaramente ispirata dalla rilettura dei Cream, sempre in modalità hard-rock. Just When I Needed You Most  è una ballata francamente alla camomilla, scritta da Randy VanWarmer e che forse ci poteva essere risparmiata, in quanto non c’entra molto con il passato glorioso di Butterfield, che comunque si riscatta nella conclusiva lunghissima Be Good To Yourself, da sempre uno dei centrepiece dei concerti dell’armonicista di Chicago, dieci minuti abbondanti dove il blues (rock) venato di funky/soul riprende il sopravvento nella dinamica del concerto, tra chitarre fiammeggianti  e l’armonica suonata sempre con vigore https://www.youtube.com/watch?v=dT0K7pgjzgw . Il DVD contiene anche una intervista di 10 minuti. Una delle ultime oneste prove del buon Paul che il 4 maggio dell’87 ci lascerà a causa di una overdose, neppure a 45 anni. Peccato.

Bruno Conti

Uno Splendido Disco Restaurato E Ristampato. Butterfield Blues Band – Live

butterfield blues band live

Paul Butterfield Blues Band – Live  – 2 CD Elektra/Wounded Bird      

Come recitava il titolo di una delle sue canzoni più famose (anche se scritta dall’amico Nick Gravenites) I Was Born In Chicago, Paul Butterfield è stato con la sua Blues Band, sin dal 1964/65, uno dei grandi “padri bianchi” della rinnovata ondata delle 12 battute, che seguiva gli anni d’oro caratterizzati principalmente dagli artisti  neri che negli anni ’50 avevano inciso per l’etichetta Chess nella Windy City, ma anche un poco dovunque sul territorio americano. Quando nasce la Butterfield Blues Band negli States, e in Inghilterra i gruppi di Ciryl Davies, Alexis Korner, e soprattutto i Bluesbreakers di John Mayall, il R&R sta diventando rock, il folk diventa elettrico a Newport, anche grazie alla presenza di alcuni membri della band di Butterfield al concerto di Bob Dylan. Ma il periodo inarrivabile del gruppo coincide con i primi due album, quelli con Bloomfield e Bishop alle chitarre, e Mark Naftalin alle tastiere, ma Paul, come Mayall dall’altra parte dell’oceano, seppe rinnovarsi, introducendo prima l’uso di una gagliarda sezioni fiati, e partecipando ad importanti kermesse sonore come il Festival di Woodstock nel 1969.

Quando arriva il 1970, l’anno in cui esce questo doppio LP Live, i grandi solisti come quelli citati, e anche gente come David Sanborn al sax e” Buzz” Feiten alla chitarra non ci sono più, ma il gruppo rimane una entità solida, con l’armonica di Butterfield sempre al centro della scena, oltre alla sua voce vibrante, ben coadiuvato da solisti come Gene Dinwiddie (già con James Cotton) e Trevor Lawrence ai sax, l’ottimo Steve Madaio alla tromba, un trio di musicisti che poi troveremo in decine di album nel corso degli anni a venire, nonché i bravi Ted Harris al piano e Ralph Walsh alla chitarra, con George Davidson alla batteria e Rod Hicks, uno dei primi ad utilizzare il basso fretless, a completare la formazione. Questo album è uscito varie volte nel corso degli anni, prima in doppio vinile nel 1970, poi è stato pubblicato brevemente come doppio CD (aggiungendo un dischetto di materiale inedito all’album originale) nel 2004 dalla Rhino Handmade, fuori catalogo da parecchi anni, sempre in questa versione era uscito nel cofanetto da 14 CD Complete Albums 1965-1980, ancora della Rhino, ed ora è di nuovo disponibile tramite la rinata Wounded Bird.

E rimane sempre un gran bel disco dal vivo, registrato nel corso di due serate, il 21 e 22 marzo del 1970 al Troubadour di Los Angeles, cattura la band in un momento di transizione, ma anche in grandissimo spolvero. Butterfield è autore di pochi brani, ma conduce il gruppo con grande autorità, sin dalla scintillante rilettura di Everything Going To Be Alright il classico brano di Little Walter che si dipana ben oltre i dieci minuti, con l’armonica di Paul subito protagonista assoluta, mentre il resto del gruppo macina un blues jazzato, ma sempre con quelle nuances rock ed improvvisative che hanno reso unica questa band formidabile, grazie ai fiati spesso in fibrillazione all’unisono e con Walsh che ci regala un bel assolo di chitarra, mentre Paul è in pieno controllo anche alla voce; la breve e swingante Love Disease scritta da Dinwiddie è stretta parente di quel rock alla Blood, Sweat And Tears che imperava in quegli anni, con un prodigioso Hicks al basso, e proprio Hicks è l’autore di The Boxer, un eccellente esempio dell’errebì vigoroso che erano in grado di generare, mentre Butterfield scrive e canta con passione una vibrante e nerissima No Amount Of Loving, seguita da Driftin’ And Driftin’ un classico brano mellifluo di Charles Brown, uno slow blues tiratissimo che è l’occasione per improvvisare alla grande in oltre tredici minuti di musica sublime, dove tutti i solisti si alternano, sempre con Paul “primo inter pares”, ma anche Walsh non scherza. Segue la presentazione della band e poi un’altra cavalcata di dieci minuti in Number Nine, un pezzo firmato dal pianista Ted Harris, uno strumentale dove sembra di ascoltare i B, S & T più sperimentali, ma sempre con quella magica armonica ad aleggiare.

I Want To Be With You è cantata dal suo autore Gene Dinwiddie, una bella ballata soul di buona fattura, prima di tornare al blues fiatistico con una cover notevole di Born Under A Bad Sign, seguito da un gospel-soul-rock caldo, cantato coralmente e in modo coinvolgente come Get Together Again, chiude il primo disco un altro brano pimpante, da soul revue scatenata e a tutto fiati,  So Far So Good, cantata ad ugola spiegata da un trascinante Butterfield. Il secondo CD inizia con Gene’s Tune, altri 12 minuti micidiali di improvvisazione pura, tra blues, soul e jazz, a cui la BBB fa seguire una accorata versione di uno dei brani più belli tra quelli meno noti di Otis Redding, Nobody’s Fault But Mine, e poi un altro brano firmato da un maestro come Ray Charles, ovvero Losing Hand, in cui arriviamo a quattordici minuti di goduria pura, in un lento sontuoso, dove Paul e il chitarrista Ralph Walsh si superano ai rispettivi strumenti.  All In A Day, di nuovo di Hicks, è un altro limpido esempio del loro rock-blues-jazz trascinante, ribadito nella tirata Feel So Bad, un brano di Chuck Willis più vicino al rock chitarristico dell’epoca, Except You di Jerry Ragavoy (quello per intenderci che ha scritto Time Is On My Side,Stay With Me e Cry Baby) è una splendida ballata strappalacrime cantata con grande pathos da Butterfield, che poi si riappropria delle proprie radici blues con You’ve Got To Love Her With  A Feeling, una grandissima canzone dal repertorio di Freddie King.  E per chiudere alla grande la serata ci regalano un’altra dozzina d minuti di grande musica con la divertente e scatenata Love March. Grande ristampa, forse non è uno dei Live fondamentali della storia della musica rock, ma sta subito sotto, non lasciatevelo fuggire, vi sorprenderà.

Bruno Conti

Forse La Migliore Band Di Blues Elettrico “Bianca” Di Tutti I Tempi, Al Top Della Forma! Paul Butterfield Blues Band & Mike Bloomfield – Born In Chicago/Live 1966

butterfield blues band & mike bloomfield born in chicago live 1966

Paul Butterfield Blues Band & Mike Bloomfield – Born In Chicago/Live 1966 – Live Recordings

Il nome dell’etichetta (?!?) già vi fa capire a cosa ci troviamo di fronte, ma il contenuto, sottolineato dalla scritta “Classic Radio Broadcast”, è, viceversa, splendido. Per il resto stendiamo un velo pietoso: il CD riporta solo i titoli dei brani, non ci sono i nomi dei musicisti, né tanto meno la data e il luogo in cui è stato registrato, e pure l’immagine di copertina è fuorviante, perché nonostante il disco annunci la Paul Butterfield Blues Band & Mike Bloomfield, poi la foto ritrae in primo piano Elvin Bishop. Comunque niente paura, l’anno coincide, è il 1966, secondo alcune fonti siamo al Fillmore West, secondo gli archivi del Concert Vault di Bill Graham, la location è il Winterland Ballroom di San Francisco, visto che la data coincide, il 30 settembre. Il materiale era già uscito in un doppio bootleg giapponese intitolato Droppin’ In With The Paul Butterfield Blues Band, in cui gli ultimi otto brani del secondo CD riportavano questa performance. E’ una delle ultime uscite di Bloomfield con la band e nel concerto viene eseguita anche Work Song dal LP East/West: il materiale è anche abbastanza differente dal live “ufficiale” Got a Mind To Give Up Living: Live 1966, pubblicato dalla Real Gone nel 2016, e che avevo recensito su queste pagine http://discoclub.myblog.it/2016/07/09/ripescato-dalle-nebbie-del-tempo-suonavano-peccato-il-suono-the-paul-butterfield-blues-band-got-mind-to-give-up-living-live-1966/ , per me un eccellente documento anche se in quel caso la qualità del sonoro non era impeccabile, soprattutto la voce di Butterfield non svettava, ma il contenuto era fantastico.

Diciamo che qui la voce è molto più “presente”, anche se il suono è pur sempre quello di un broadcast registrato nel lontano 1966. I tre solisti, Butterfield, Bloomfield e Bishop, sono in gran forma, e Mark Naftalin alle tastiere, Jerome Arnold al basso e Billy Davenport alla batteria completano una line-up formidabile. Droppin’ Out, inedita su album all’epoca, uscirà solo su The Resurrection of Pigboy Crabshaw nel 1967, è un  impeccabile Chicago blues elettrico scritto da Butterfield, con qualche nuances psych-rock, vibrante e potente, con la voce “cattiva” del leader subito in bella evidenza, mentre Bloomfield e Bishop cominciano ad interagire con le loro soliste leggermente acide. La tracklist del CD riporta come secondo brano Baby, Please Don’t Go, il pezzo che quasi tutti ricordiamo nella versione dei Them di Van Morrison, ok scordiamocela, e anche quella originale di Big Joe Williams del 1935: nella tracklist del sito Concert Vault è riportata come Mother-In-Law Blues (sapete che nel blues i brani hanno mille vite e mille titoli diversi, ognuno piglia quello che può), direi che la versione della Butterfield Blues Band è ritagliata su quella di Muddy Waters per la Chess, primi anni ’50, con l’armonica di Paul pronta alla bisogna e in gran spolvero e la qualità sonora che, visto il periodo, ripeto, è più che buona, in tutto il CD, con la voce e gli strumenti bel delineati, grande blues elettrico di una band ai vertici del proprio rendimento.

(Our Love Is) Drifiting, dal primo album eponimo, è un blues lento magistrale con la chitarra di Mike Bloomfield limpida e cristallina, molto simile come timbro a come l’avremmo sentita nella Supersession con Stills e Al Kooper e nelle altre “avventure” di fine anni ’60, con la voce nera di Butterfield a guidare le danze. Born In Chicago è uno dei loro cavalli di battaglia, immancabile, e sul quale molti gruppi blues venuti dopo (anche in Italia) ci hanno costruito una carriera, sincopata e trascinante con un grande drive da parte di tutta la band e il call and response armonica, voce e le due pimpanti e swinganti chitarre, impeccabile; Willow Tree, inedita su album è un altro slow blues splendido, con le chitarre che centellinano note in risposta all’accorato cantato del leader, che soffia anche nell’armonica da par suo https://www.youtube.com/watch?v=1s5p2hfxywY . Anche My Babe, inedita su album, era uno dei punti di forza dei loro concerti, il classico brano di Willie Dixon scritto per Little Walter, uno dei brani più noti e più belli della storia del Chicago blues, grande versione. La cover di Kansas City è una rara occasione per sentire Mike Bloomfield alla voce solista, un pezzo che all’epoca faceva anche Jorma Kaukonen nei Jefferson Airplane, e l’approccio in entrambi i casi ha un che di psichedelico, come era tipico di quegli anni, un tocco che è presente in tutto il disco, blues va bene, ma anche rivisitato con classe e grinta. E per concludere in gloria, una versione fantasmagorica di Work Song, il brano di Cannonball Adderley che era uno dei punti di forza di East-West, 13 minuti di pura libidine sonora, con i solisti che improvvisano in modo libero ed incredibile (l’organo purtroppo si sente in lontananza), tra jazz, blues, rock e derive orientali, splendido, come tutto il CD: ritiro tutto quello che ho detto e pensato della etichetta Live Recordings. Da avere assolutamente.

Bruno Conti

Ripescato Dalle Nebbie Del Tempo, Questi Suonavano Come Pochi, Peccato Per Il Suono Non Perfetto! The Paul Butterfield Blues Band – Got A Mind To Give Up Living – Live 1966

paul butterfield blues band live 1966

The Paul Butterfield Blues Band – Got A Mind To Give Up Living – Live 1966 – Real Gone Music/Elektra/Rhino

Questo è un disco fantastico, ripescato dalle nebbie del tempo, ci mostra la Butterfield Blues Band all’apice della propria curva qualitativa, catturata in un concerto dal vivo all’Unicorn Coffee House di Boston nel maggio 1966, dopo l’uscita del primo omonimo album e due mesi prima della registrazione dello straordinario East-West, che poi verrà pubblicato nell’agosto sempre di quell’anno. Della formazione del primo album non c’è più il batterista Sam Lay, fuoriuscito dal gruppo per gravi problemi di salute e sostituito dall’ottimo Billy Davenport, ma gli altri ci sono tutti: Jerome Arnold al basso, Mark Naftalin alle tastiere, presente solo in alcuni brani del 1° album, e soprattutto i tre formidabili solisti; Elvin Bishop, che non era certo uno scarso e uno straordinario Mike Bloomfield alle chitarre, e il leader Paul Butterfield all’armonica e voce solista. L’anno prima al Festival di Newport alcuni di loro avevano accompagnato Dylan in una delle sue primissime esibizioni elettriche, ma soprattutto stavano per rivoluzionare l’apporto dei musicisti bianchi alla scena blues di Chicago, con una delle prime formazioni multirazziali della storia, dove gli elementi classici delle dodici battute si incontrano con il jazz, la libera improvvisazione, le derive modali ispirate dagli ascolti di musica indiana di Naftalin e Bloomfield e soprattutto la straordinaria tecnica dei solisti della band. Nel concerto ci sono già quattro brani che poi verranno inseriti in East-West, tra cui una fantastica versione di oltre 12 minuti del classico strumentale Work Song di Nat Adderley, dove prima Butterfield, poi Bloomfield, Naftalin e Bishop, in continua alternanza inanellano una serie di soli strepitosi che annunciano l’irrompere del rock nell’improvvisazione del jazz.

La qualità sonora è buona (si tratta di una pubblicazione ufficiale di un ex bootleg, quello qui sopra, con l’apporto della Elektra/Rhino che ha migliorato il suono nei limiti del possibile), ovviamente parliamo di una registrazione del 1966, forse solo la voce di Butterfield, presumo catturata dallo stesso microfono dell’armonica, a tratti, ma non sempre, è distorta, comunque sempre su livelli tecnici di discreta qualità: diciamo che gli costa una mezza stelletta in un disco che ne poteva valere quattro per importanza storica. Pero, per intenderci; siamo su livelli sonori nettamente superiori alle recenti pubblicazioni da moltii osannate dei Bluesbreakers di John Mayall con Peter Green (ma non dal sottoscritto che pure ne ha parlato bene http://discoclub.myblog.it/2016/05/10/chi-si-accontenta-gode-john-mayalls-bluesbreakers-live-1967-volume-two/), relative al 1967, non c’è paragone a livello tecnico. E il contenuto musicale è notevole: dalla breve Instrumental Intro, un omaggio alle introduzioni delle band di soul, R&B e musica nera dell’epoca, tipo quella di James Brown, poi si parte subito sparati con una poderosa Look Over Yonders Wall, seguita dal loro cavallo di battaglia Born In Chicago, firmata da Nick Gravenites, dal primo slow blues della serata, una torrida Love Her With A Feeling, dove Bloomfield comincia a scaldare l’attrezzo, e ancora la ritmata Get Out Of My Life, Woman, un brano di Allen Toussaint, che apparirà in East-West da lì a poco e che era un successo R&B per Lee Dorsey in quel periodo.

Anche Never Say No, un traditional, andrà nel nuovo album ed è un altro lento di grande intensità, tipico del revival del blues elettrico di quei tempi, mentre One More Heartache è di nuovo classico Chicago Blues elettrico, seguito dalla splendida Work Song, poc’anzi ricordata, e da una altrettanto vorticosa Comin’ Home Baby, sempre con i solisti assai impegnati e con un sound quasi psichedelico che anticipa nell’interscambio tra organo e chitarre acide quello che i Doors e altre band californiane metteranno sul piatto a breve, fantastica anche questa. Memory Pain di Percy Mayfield non era su nessuno dei due album, quindi una mezza rarità, un altro pezzo di taglio errebì, dove in effetti la voce è parecchio distorta, mentre I Got A Mind To Give Up Living, che dà il titolo al CD e che sarà pubblicata sull’imminente secondo album, è un altro slow blues da brividi con la solista di Mike Bloomfield che taglia l’aria a fettine, e Butterfield che canta e suona l’armonica da par suo; e pure Walking By Myself, la quintessenza del blues, firmata da Jimmy Rodgers, per usare un eufemismo non è male, Per finire in gloria una potentissima e sapida Got My Mojo Working. Disco da avere assolutamente, occhio al suono, ma  secondo me vale la pena di “rischiare”, anche perché le parti strumentali sono nettamente preponderanti!

Bruno Conti

Uno Dei Più Grandi Bluesmen Bianchi Della Storia. Paul Butterfield – Complete Albums 1965-1980

paul butterfield complete albums

Paul Butterfield – Complete Albums1965-1980 – 14CD box set (Elektra/Rhino/Warner) – 30-10-2015

Come vi dicevo alcuni giorni or sono tra i vari box annunciati dal gruppo Warner in uscita per il 30 ottobre 2015 c’è anche questo bellissimo cofanetto dedicato al grande armonicista e cantante blues Paul Butterfield, scomparso ormai dal maggio 1987, al quale non era mai stata dedicata una ampia antologia retrospettiva, nonostante la sua copiosa produzione, sia con la Butterfield Blues Band, sia con i Better Days, come anche i pochi album solisti a nome proprio. Diciamo che questa volta il termine “Complete” è più aderente alla realtà, anche se non completamente esatto, in quanto nel box manca il suo ultimo album solista The Legendary Paul Butterfield Rides Again, uscito per la Amherst nel 1986, che però obiettivamente è veramente un brutto disco, infarcito di disco music e rock americano anni ’80, lontanissimo dalle radici blues del musicista di Chicago. Mentre, più colpevolmente, è assente l’ottimo Live At Winterland Ballroom, dei Better Days, registrato nel 1973 e pubblicato nel 1999 e ristampato nel 2014 http://discoclub.myblog.it/2014/09/05/piccoli-tesori-riemergono-paul-butterfields-better-days-live-at-winterland-ballroom/, più qualche album dal vivo postumo, tra cui l’ottimo Rockpalast del 1978/2008 e qualche ex bootleg o broadcast radiofonico, uscito sempre di recente il doppio Paul Butterfield Live New York 1970, ma la discografia ufficiale è presente tutta, questi gli album:

The Paul Butterfield Blues Band – 1965
East-West – 1966
The Resurrection Of Pigboy Crabshaw – 1967
In My Own Dream – 1968
Keep On Moving – 1969
The Butterfield Blues Band Live – 1970 (2CD)
Sometimes I Just Feel Like Smilin’ – 1971
The Original Lost Elektra Sessions – 1964 (1995)
Better Days (on Bearsville Records) – 1973
It All Comes Back (on Bearsville Records) – 1973
Put It In Your Ear (on Bearsville Records) – 1976
North South (on Bearsville Records) – 1981
Live In Whitelake, NY 8/19/69

e questi i brani, disco per disco:

Disc: 1
1. Born In Chicago
2. Shake Your Money-Maker  
3. Blues With A Feeling
4. Thank You Mr. Poobah
5. I Got My Mojo Working
6. Mellow Down Easy
7. Screamin’
8. Our Love Is Drifting
9. Mystery Train
10. Last Night
11. Look Over Yonders Wall

Disc: 2
1. Walkin’ Blues
2. Get Out Of My Life, Woman
3. I Got A Mind To Give Up Living
4. All These Blues
5. Work Song
6. Mary, Mary
7. Two Trains Running
8. Never Say No
9. East-West

Disc: 3
1. One More Headache
2. Driftin’ And Driftin’
3. Pity The Fool
4. Born Under A Bad Sign
5. Run Out Of Time
6. Double Trouble
7. Drivin’ Wheel
8. Droppin’ Out
9. Tollin’ Bells

Disc: 4
1. Last Hope’s Gone
2. Mine To Love
3. Get Yourself Together
4. Just To Be With You
5. Mornin’ Blues
6. Drunk Again
7. In My Own Dream

Disc: 5
1. Love March (LP Version)
2. No Amount Of Loving
3. Morning Sunshine
4. Losing Hand
5. Walkin’ By Myself (LP Version)
6. Except You
7. Love Disease (LP Version)
8. Where Did My Baby Go
9. All In A Day
10. So Far So Good
11. Buddy’s Advice
12. Keep On Moving

Disc: 6
1. Everything Going To Be Alright (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
2. Love Disease (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
3. The Boxer (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
4. No Amount Of Loving (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
5. Driftin’ And Driftin’ (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
6. Intro To Musicians (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
7. Number Nine (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
8. I Want To Be With You (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
9. Born Under A Bad Sign (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
10. Get Together Again (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
11. So Far, So Good (Live @ The Troubadour, Los Angeles)

Disc: 7
1. Gene’s Tune (Previously Unissued Live @ The Troubadour, Los Angeles)
2. Nobody’s Fault But Mine (Previously Unissued Live @ The Troubadour, Los Angeles)
3. Losing Hand (Previously Unissued Live @ The Troubadour, Los Angeles)
4. All In A Day (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
5. Feel So Bad (Previously Unissued) (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
6. Except You (Previously Unissued) (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
7. You’ve Got To Love Her With A Feeling (Previously Unissued) (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
8. Love March (Previously Unissued) (Live @ The Troubadour, Los Angeles)

Disc: 8
1. Play On
2. 1000 Ways
3. Pretty Woman
4. Little Piece Of Dying
5. Song For Lee (Remastered ’97 Version)
6. Trainman
7. Nightchild
8. Drowned In My Own Tears
9. Blind Leading The Blind (Remastered ’97 Version)

Disc: 9
1. Good Morning Little School Girl
2. Just To Be With You
3. Help Me
4. Hate To See You Go
5. Poor Boy
6. Nut Popper #1
7. Everything’s Gonna Be All Right
8. Lovin’ Cup
9. Rock Me
10. It Hurts Me Too
11. Our Love Is Driftin’ (Remastered ’97 Version)
12. Take Me Back Baby
13. Mellow Down Easy
14. Ain’t No Need To Go No Further
15. Love Her With A Feeling
16. Piney Brown Blues
17. Spoonful
18. That’s All Right
19. Goin’ Down Slow

Disc: 10
1. New Walkin’ Blues
2. Please Send Me Someone To Love
3. Broke My Baby’s Heart
4. Done A Lot Of Wrong Things
5. Baby Please Don’t Go
6. Buried Alive In The Blues
7. Rule The Road
8. Nobody’s Fault But Mine
9. Highway 28

Disc: 11
1. Too Many Drivers
2. It’s Getting Harder To Survive
3. If You Live
4. Win Or Lose
5. Small Town Talk
6. Take Your Pleasure Where You Find It
7. Poor Boy
8. Louisiana Flood
9. It All Comes Back

Disc: 12
1. You Can Run But You Can’t Hide
2. (If I Never Sing) My Song
3. The Animal
4. The Breadline
5. Ain’t That A Lot Of Love
6. I Don’t Wanna Go
7. Day To Day
8. Here I Go Again
9. The Flame
10. Watch ‘Em Tell A Lie

Disc: 13
1. I Get Excited
2. Get Some Fun In Your Life
3. Footprints On The Windshield Upside Down
4. Catch A Train
5. Bread And Butterfield
6. Living In Memphis
7. Slow Down
8. I Let It Go (To My Head)
9. Baby Blue

Disc: 14
1. Intro (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
2. Born Under A Bad Sign (Live in White Lake, N.Y. 8/18/1969)
3. No Amount Of Loving (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
4. Driftin’ And Driftin’ (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
5. Morning Sunrise (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
6. All In A Day (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
7. Love March (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
8. Everything’s Gonna Be Alright (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)

Mi è ignoto cosa sia questo Live In Whitelake, NY 8/19/69, ma vado a intuito. Dovrebbe essere l’esibizione completa a Woodstock (in realtà lo è, perché ho verificato), solo che la data esatta era il 18/8 e il nome della località era quello della comunità più vicina al sito del Festival. Per cui trattasi di album inedito, in effetti nella parte anteriore del cofanetto sono riportate solo 13 copertine. E sempre per la precisione nonostante il cofanetto riporti 1965-1980, l’album North South è del 1981!

In caso di variazioni ed ulteriori notizie vi terrò informati come di consueto.

Bruno Conti

“Ristampe” Agosto 2015. Canned Heat, Paul Butterfield, Joe Jackson, Greg Lake, Elvis Presley, Faces

canned heat illinois blues 1973

Il virgolettato sulla parola ristampe è relativo al fatto che in effetti, pur trattandosi di materiale d’archivio, tutti dischi di cui andiamo a parlare non sono mai stati pubblicati a livello ufficiale (alcuni erano usciti come bootleg, altri mai). Partiamo con questo nuovo, ulteriore, titolo dei Canned Heat, etichetta Purple Pyramid/Cleopatra come per le precedenti ristampe http://discoclub.myblog.it/2015/06/07/canned-heat-live-tira-laltro-stockholm-1973/, data di uscita 7 agosto. Il repertorio è abbastanza differente da quello degli altri CD, con brani “rari” eseguiti non di frequente:

1. So Long Wrong
2. Harley Davidson Blues
3. Sore Back Blues
4. Shake, Ratte And Roll
5. Keep It Clean
6. Looking For My Rainbow
8. Rockin’ With The King
9. Goodbye For Now

La formazione è la stessa: Bob Hite, Henry Vestine, Fito De La Parra, Richard Hite, James Shane Ed Beyer, in promozione del disco New Age del 1973

elvis presley today

Sempre il 7 agosto, cioè domani, esce l’edizione Deluxe doppia della serie Sony Legacy dell’ultimo album ufficiale di studio di Elvis Presley, Today, in origine pubblicato nel 1975, quindi questa nuova versione è quella per il 40° Anniversario, potenziata con versioni alternative nel primo dischetto ,oltre a materiale dal vivo registrato nell’immediatezza dell’uscita di allora, nel secondo disco Questi i contenuti completi del doppio:

CD1:
1. T-R-O-U-B-L-E
2. And I Love You So
3. Susan When She Tried
4. Woman Without Love
5. Shake A Hand
6. Pieces Of My Life
7. Fairytale
8. I Can Help
9. Bringin’ It Back
10. Green, Green Grass Of Home
11. Fairytale (Original undubbed session mix)
12. Green, Green Grass Of Home (Original undubbed session mix)
13. I Can Help (Original undubbed session mix)
14. And I Love You So (Original undubbed session mix)
15. Susan When She Tried (Original undubbed session mix)
16. T-R-O-U-B-L-E (Original undubbed session mix)
17. Woman Without Love (Original undubbed session mix)
18. Shake A Hand (Original undubbed session mix)
19. Bringin’ It Back (Original undubbed session mix)
20. Pieces Of My Life (Original undubbed session mix)

CD2:
1. Also Sprach Zarathustra
2. See See Rider
3. I Got A Woman/Amen
4. Love Me
5. If You Love Me (Let Me Know)
6. Love Me Tender
7. All Shook Up
8. (Let Me Be Your) Teddy Bear/Don’t Be Cruel
9. Hound Dog
10. The Wonder Of You
11. Burning Love
12. Introductions/Johnny B. Goode
13. Introductions/School Day
14. T-R-O-U-B-L-E
15. Why Me Lord
16. How Great Thou Art
17. Let Me Be There
18. An American Trilogy
19. Funny How Time Slips Away
20. Little Darlin’
21. Mystery Train/Tiger Man
22. Can’t Help Falling In Love

joe jackson access all areas

Il 14 agosto la Edsel nella serie Access All Areas, pubblicato un CD+DVD dedicato a Joe Jackson. Siamo nel 1980, quindi un periodo poco coperto della discografia di Jackson, a parte il doppio Live 1980/86 prima di Jumpin’ Jive Night Day, quando ancora si esibiva con un quartetto diciamo rock, nel tour di Beat Crazy, con la chitarra di Gary Sanford, il basso di Graham Maby e la batteria di Dave Houghton:

1. I’m The Man
2. The Evil Eye
3. Beat Crazy
4. Look Sharp!
5. Mad At You
6. Pretty Boys
7. Fit
8. Is She Really Going Out With Him?
9. Don’t Wanna Be Like That

greg lake london 81

Avevo saltato una uscita della Purple Pyramid/Cleopatra del 7 agosto: Greg Lake London ’81. Secondo alcuni si tratta del bootleg della serie King Biscuit Hour di quel tour, però il concerto era a New York, secondo altri è effettivamente Londra, 5 Novembrre 1981 all’ Hammersmith Odeon, con Gary Moore ospite alla chitarra solista, ma con la Cleopatra c’è da aspettarsi di tutto, anche se sembra comunque un bel concerto:

1a. Fanfare For The Common Man
1b. Karn Evil 9
2. Nuclear Attack
3. The Lie
4. Retribution Drive
5. Lucky Man
6. Parisienne Walkways
7. You’ve Really Got A Hold On Me
8. Love You Too Much
9. 21st Century Schizoid Man
10. The Court Of The Crimson King
11. C’est La Vie

paul butterfield live new york 1970

21 agosto, etichetta Rockbeat/S’More, Paul Butterfield Live New York 1970, 2 CD. Non so molto, ma sembra assai promettente, probabilmente qualche broadcast radiofonico, dagli studi A&R di New York nel dicembre 1970, con la Butterfield Blues Band:

[CD1]
1. Born Under A Bad Sign
2. Play On
3. Driftin’ And Driftin’

[CD2]
1. The Boxer
2. Everything’s Alright
3. Stuck In The Countryside
4. Love March
5. Together Again
6. Stage Announcer 

https://soundcloud.com/rockbeat-records/the-boxer

faces 1970-1975

Questa è l’unica “vera” ristampa, cofanetto da 5 CD pubblicato dalla Warner/Rhino il 28 agosto The Faces  1970-1975: You Can Make Me Dance, Sing Or Anything …, i quattro album originali di studio dell’epoca Rod Stewart, arricchiti da una valanga di rarità, inediti, singoli e materiale dal vivo. Anche se avete già, come il sottoscritto, l’altro box quadruplo uscito nel 2004, 5 Guys Walk In Bar, qui c’è moltissima trippa per gatti, con gli album con le copertine originali, un quinto CD intitolato Stray Singles And B-Sides  il tutto a un prezzo speciale, che volere di più? La lista dei brani! Giusto, eccola:

CD1 – First Step:
1. Wicked Messenger
2. Devotion
3. Shake, Shudder, Shiver
4. Stone
5. Around The Plynth
6. Flying
7. Pineapple And The Monkey
8. Nobody Knows
9. Looking Out The Window
10. Three Button Hand Me Down
[Bonus Tracks]
11. Behind The Sun (Outtake)
12. Mona – The Blues (Outtake)
13. Shake, Shudder, Shiver (BBC Session)
14. Flying (Take 3)
15. Nobody Knows (Take 2)

CD2 – Long Player:
1. Bad ‘N’ Ruin
2. Tell Everyone
3. Sweet Lady Mary
4. Richmond
5. Maybe I’m Amazed
6. Had Me A Real Good Time
7. On The Beach
8. I Feel So Good
9. Jerusalem
[Bonus Tracks]
10. Whole Lotta Woman (Outtake)
11. Tell Everyone (Take 1)
12. Sham-Mozzal (Instrumental – Outtake)
13. Too Much Woman (Live)
14. Love In Vain (Live)

CD3 – A Nod Is As Good As a Wink…To A Blind Horse:
1. Miss Judy’s Farm
2. You’re So Rude
3. Love Lives Here
4. Last Orders Please
5. Stay With Me
6. Debris
7. Memphis
8. Too Bad
9. That’s All You Need
[Bonus Tracks]
10. Miss Judy’s Farm (BBC Session)
11. Stay With Me (BBC Session)

CD4 – Ooh La La:
1. Silicone Grown
2. Cindy Incidentally
3. Flags And Banners
4. My Fault
5. Borstal Boys
6. Fly In The Ointment
7. If I’m On The Late Side
8. Glad And Sorry
9. Just Another Honky
10. Ooh La La
[Bonus Tracks]
11. Cindy Incidentally (BBC Session)
12. Borstal Boys (Rehearsal)
13. Silicone Grown (Rehearsal)
14. Glad And Sorry (Rehearsal)
15. Jealous Guy (Live)

CD5 – Stray Singles & B-Sides:
1. Pool Hall Richard
2. I Wish It Would Rain (With A Trumpet)
3. Rear Wheel Skid
4. Maybe I’m Amazed
5. Oh Lord I’m Browned Off
6. You Can Make Me Dance, Sing Or Anything (Even Take The Dog For A Walk, Mend A Fuse, Fold Away The Ironing Board, Or Any Other Domestic Short Comings) (UK Single Version)
7. As Long As You Tell Him
8. Skewiff (Mend The Fuse)
9. Dishevelment Blues

Grande musica, in quegli anni in Inghilterra per questo tipo di rock c’erano gli Stones e poi i Faces.

That’s All, alla prossima, magari cominciamo prossimamente a dare un’occhiata anche alle uscite di settembre, mese ricco di roba interessante!

Bruno Conti

Il “Ritorno” Di Little Mike And The Tornadoes – All The Right Moves

little mikeand the tornadoes all the right moves

Little Mike And The Tornadoes – All The Right Moves – Elrob Records

I vecchi dischi di Little Mike And The Tornadoes me li ricordo (forse ne ho recensito anche qualcuno ai tempi, tra tante recensioni ogni tanto la memoria mi difetta, ma parliamo di più di 20 anni fa). Come per altri gruppi, i primi sono quasi sempre i migliori: il primo in particolare, Heart Attack, uscito nel 1990 per la Blind Pig, era un solido disco di Chicago Blues https://www.youtube.com/watch?v=tc8k9dwAyr8 (anche se il nostro amico è originario di New York e ora vive in Florida), con alcuni ospiti di pregio, Pinetop Perkins e Hubert Sumlin, due maestri del genere a cui Mike Markowitz (che sarebbe Little Mike all’anagrafe) aveva prodotto un disco per ciascuno sul finire degli anni ’80, e tra i bianchi, Paul Butterfield, uno degli “ispiratori” di Little Mike, in quella che potrebbe essere stata una delle ultime registrazioni, presente in quattro brani e Ronnie Earl, già allora grande stilista della chitarra, più un altro nero di Chicago come Big Daddy Kinsey. La formazione era quella originale, con l’ottimo Tony O. Melio alla solista, Brad Vickers al basso e Rob Piazza (con la B) alla batteria. Per questo nuovo album Little Mike ha richiamato i vecchi amici per una nuova avventura, anticipata da un album, Forgive Me, sempre pubblicato dalla propria etichetta, che però conteneva vecchie registrazioni inedite di una decade fa. Diciamo che dopo la fine degli anni ’90 Markowitz aveva abbandonato la musica e si era trasferito in Florida con la famiglia, ma si sa che alle vecchie passioni non si comanda e quindi eccolo di nuovo in pista con i suoi Tornadoes. Per mettere subito in chiaro le cose, diciamo che questa reunion non era proprio imprescindibile, il gruppo è buono, ma come ce ne sono in giro a decine, per usare un paragone calcistico, potremmo definirli una squadra da centro classifica, il loro momento d’oro lo hanno avuto con il disco citato prima e con il secondo, sempre su Blind Pig, Payday, con altra formazione e Warren Haynes tra gli ospiti https://www.youtube.com/watch?v=9c-Ha7uh3ww .

little mike heart attack liitle mike payday

Non per questo il disco è disprezzabile, tutt’altro, si tratta di gagliardo blues elettrico sempre fortemente ispirato dal suono delle band che operavano a Chicago tra la fine degli anni ’50 e i primi ’60, Little Mike è un notevole armonicista, Hohner, come ci ricorda la foto di copertina, ma è Tony O., quando gli viene lasciata la briglia sciolta, il purosangue del gruppo, con soli ficcanti e ricchi di feeling, un bel lavoro di raccordo con la ritmica e con il pianista ospite, un altro veterano di nome Jim McKaba https://www.youtube.com/watch?v=mLIa693SIPs . Che sia l’inconfondibile scansione ritmica della super classica Hard Hard Way, con Tony O. e Little Mike a scambiarsi assolo ai rispettivi strumenti, o i ritmi più funky di una vivace So Many Problems, Markowitz si presenta anche come ottimo cantante e Melio strapazza di gusto la sua chitarra, con Little Mike che quando serve si cimenta anche all’organo. Quando poi il gruppo si lancia in un lungo slow blues come Since My Mother Been Ill, con McKaba inappuntabile al piano e la canzone che “soffre” il giusto, come vuole il miglior Blues https://www.youtube.com/watch?v=JBlAURRj7xk , sembra quasi di ascoltare i vecchi Fleetwood Mac di Peter Green in trasferta a Chicago e in session con Otis Spann o Pinetop Perkins.

little mike performs little mike 1

(I Got) Drunk Last Night è un altro classico blues che racconta di whiskey e donne, immancabili argomenti in questa musica e a tempo di uno shuffle ciondolante la band si diverte. Sam’s Stomp è un breve esercizio strumentale dell’arte di Markowitz al suo strumento, il cosidetto sax del Mississippi, Little On the Side si lancia su ritmi latini ma è un po’ manieristica, poderoso viceversa l’interscambio chitarra/armonica nella title track che ricorda certo British Blues scintillante https://www.youtube.com/watch?v=qLcmCbFcMWE . Eccellente anche The Blues Is Killing Me con la pungente chitarra di Tony O. sempre in bella evidenza.e You Wonder Why, pure questa in territori cari al vecchio Muddy. All The Time vira di nuovo verso un funky-blues sempre “vecchia scuola” comunque, I Won’t Be Your Fool tra swing e boogie ci permette di gustare ancora l’armonica di Little Mike. Stuck Out On This Highway è un altro di quei “lentoni” ricchi di atmosfera che scaldano il cuore degli appassionati di Blues e anche Close To My Baby si sarebbe potuta ascoltare nei club di Chicago negli anni d’oro del blues urbano https://www.youtube.com/watch?v=jRoB3_9QHsE . Niente di nuovo quindi, però tutto sommato suonato e cantato con grande passione e grinta, per appassionati delle 12 battute!

Bruno Conti

Adesso Si Esagera! Woodstock: 3 Days of Peace & Music Limited Edition Revisited Blu-ray

woodstock blu-ray

L’ho detto varie volte ma secondo me ormai la case discografiche e cinematografiche prendono per il culo (per usare il noto francesismo) la gente senza ritegno, non è possibile continuare a pubblicare nuove edizioni delle stesse cose, ogni volta con qualcosa in più per ingolosire i potenziali acquirenti. Prendiamo questo Woodstock: 3 Days Of Peace & Music 40th Anniversary Edition The Director’s Cut. Era già uscito nel 2009, quando effettivamente era il 40° anniversario dal concerto del 1969, un bel quadruplo DVD con molte ore di materiale extra, più di otto ore di materiale in totale, tra film ed extra, mi pare. Ma ora (forse perché è il 45° anniversario?) esce questa edizione in triplo Blu-ray che recita Limited Edition Revisited! Scusa? Cosa vuol dire? Vediamo quindi, per capire, il retro del manufatto, che uscirà il 29 luglio per la Warner Home Video (se cliccate sull’immagine si allarga e potete leggere meglio).

woodstock blu-ray back

Effettivamente oltre a un po’ di memorabilia, tipo riproduzioni di biglietti, toppe e il Life Magazine dell’epoca, c’è anche dell’ulteriore materiale video extra. Cerchiamo in rete e vediamo cos’è!

New Never-Seen Concert Footage:

  • Book of Love
  • Come Back Baby
  • Everything’s Gonna Be Alright
  • Helplessly Hoping and Marrakesh Express
  • Mr. Tambourine Man and Tuning My Guitar
  • Oh Happy Day and I Shall Be Released
  • Persuasion
  • Pinball Wizard

Ovvero Sha Na Na il primo brano, Jefferson Airplane il secondo, Paul Butterfield Blues Band il terzo, CSNY il quarto e il quinto, Melanie il sesto e il settimo, Joan Baez l’ottavo e il nono, Santana il decimo e gli Who l’undicesimo. I titoli erano nel comunicato stampa che annuncia l’uscita, gli artisti li ho aggiunti io. Per un totale di circa un’ora di ulteriore materiale. Vale la pena? Non chiedete a me perché mi scappa la parolaccia, io vi ho informato poi vedete voi se farli del male o meno. Per il momento credo uscirà solo per il mercato americano, dove costerà tra i 35 e i 40 dollari, neanche moltissimo, però…

parolacce australia

E’ un cartello stradale australiano che indica “Divieto di parolacce”! A quando l’integrale in 30 DVD e 20 Blu-Ray? Per il cinquantenario?

Bruno Conti

*NDB Da domani riprendiamo anche con le recensioni, ho un po’ di arretrati da smaltire, alcune di artisti italiani interessanti che non riesco a fare per il Buscadero.