Ancora Un Paio Di Ristampe “Primaverili”: Marvin Gaye – You’re The Man & Box Ronnie Lane – Just For A Moment: Music 1973-1997

marvin gaye you're the man

Ancora un paio di ristampe sfiziose in uscita nei prossimi mesi.

Marvin Gaye – You’re The Man – Tamla Motown/Universal – 26-04-2019

Esce, domani la versione in vinile, e il prossimo 26 aprile in CD, questo album “inedito” del 1972 di Marvin Gaye, trovato negli archivi della sua storica etichetta, la Tamla Motown. In effetti il contenuto è abbastanza ibrido: secondo la casa discografica questo You’re The Man doveva essere il seguito del suo capolavoro assoluto What’s Going On, ma per vari motivi non fu pubblicato all’epoca. Quindi non si dovrebbe parlare di ristampa ma di “nuovo”album: ci sono tre canzoni remixate oggi da tale SaLaAM ReMi, che comunque non sono per niente male, una versione lunga di quello che doveva essere un singolo natalizio mai pubblicato e il lato B strumentale, oltre ad otto brani previsti per il disco originale e qualche altra chicca assortita.

Ecco la lista completa dei contenuti.

1. You’re The Man
2. The World Is Rated X
3. Piece Of Clay
4. Where Are We Going?
5. I’m Gonna Give You Respect
6. Try It, You’ll Like It
7. You Are That Special One
8. We Can Make It Baby
9. My Last Chance (Salaam Remi Mix)
10. Symphony (Salaam Remi Mix)
11. I’d Give My Life For You (Salaam Remi Mix)
12. Woman Of The World
13. Christmas In The City (Instrumental)
14. You’re The Man (Version 2)
15. I Want To Come Home For Christmas
16. I’m Going Home (Move)
17. Checking Out (Double Clutch)

Sembra molto interessante, d’altronde Gaye è stato uno dei veri grandi della soul music, quindi ristampa o nuovo album, come vogliamo chiamarlo, si tratta di un piccolo evento per gli amanti della buona musica nera. Il disco esce per il 60° Anniversario della Motown e per l’80° dalla nascita di Marvin Gaye, che sarebbe stato il 2 aprile.

ronnie lane box

Ronnie Lane – Just For A Moment: Music 1973-1997 – Box 6 CD Universal – 17-05-2019

Ronnie Lane è sempre stato il “perfetto gregario”, uno dei più grandi della storia del rock, prima negli Small Faces, scudiero di Steve Marriott, poi nei Faces spalla di Rod Stewart. Ma ha avuto anche una lunga e gloriosa (pur se con i mille problemi legati alla sua salute) carriera solista, che ora viene celebrata con questo bel cofanetto che raccoglie il meglio della sua produzione, ed è arricchito da molto materiale raro ed inedito.

Come vedete dall’immagine riportata sopra si tratta di un cofanetto da 6 CD, il cui contenuto dei primi quattro dischetti è relativo agli album pubblicati da Lane negli anni ’70:ovvero Anymore For Anymore, Ronnie Lane’s Slim Chance, One For the Road, See Me. ognuno arricchito da moltissime bonus tracks, demos, inediti, rarità, BBC Sessions, anche diversi brani dal vivo, nonché parecchie canzoni estratte dalle collaborazioni con Ron Wood Mahoney’s Last Stand Rough Mix con Pete Townshend, quest’ultimo registrato quando a Ronnie era già stata diagnosticata la sclerosi multipla, intorno al 1977.

Il quinto CD riporta registrazioni degli anni ’80, tra cui il Rockpalast del 3 marzo 1980, ma anche altre sessions, demo ed outtakes, tra cui alcune canzoni inedite, in parte registrate nel 1976 e 1977. Il sesto ed ultimo CD copre la parte americana della sua carriera, quando Lane si trasferì nel 1984 ad Austin in Texas, dove il clima era migliore per la sua malattia, ma ci sono anche pezzi registrati dal vivo in Giappone, il tutto è inciso tra il 1987 e il 1992.

Comunque ecco la lista completa dei contenuti del Box.

[CD1: Anymore For Anymore]

1. Careless Love
2. Don’t You Cry For Me
3. Bye And Bye (Gonna See The King)
4. Silk Stockings
5. The Poacher
6. Roll On Babe
7. Tell Everyone
8. Amelia Earhart’s Last Flight
9. Anymore For Anymore
10. Only A Bird In A Gilded Cage
11. Chicken Wired
Bonus Tracks:
12. How Come [Single]
13. Done This One Before [Single B-Side]
14. From The Late to the Early
15. Just For A Moment
16. How Come [Alternate Studio Take]
17. Ooh La La [BBC John Peel Session 11/12/1973]
18. Debris [BBC In Concert 23/04/1974]
19. Flags And Banners [Live At The Thames Hotel 11/12/1973]
20. Last Orders [Live At The Thames Hotel 11/12/1973]
21. I’ll Fly Away

[CD2: Ronnie Lane’s Slim Chance]
1. Little Piece Of Nothing
2. Stone
3. A Bottle Of Brandy
4. Street Gang
5. Anniversary
6. I’m Gonna Sit Right Down And Write Myself A Letter
7. I’m Just A Country Boy
8. Ain’t No Lady
9. Blue Monday
10. Give Me A Penny
11. You Never Can Tell
12. Tin And Tambourine
13. Single Saddle
Bonus Tracks:
14. Brother Can You Spare A Dime? [Island Single]
15. What Went Down (That Night With You) [Island Single]
16. Lovely Single [B-Side]
17. Roll On Babe [BBC Live In Concert 13/12/1974]
18. Sweet Virginia [BBC John Peel Session 19/11/1974]
19. Walk On By [BBC Live In Concert 12/02/1976]
20. You’re So Rude [Live Victoria Palace 16/03/1975]
21. From The Late To The Early (Lost) / How Come [Live Victoria Palace 16/03/1975]
22. What Went Down (That Night With You) [Island Single Outtake]

[CD3: One For The Road]
1. Don’t Try ‘N’ Change My Mind
2. 32nd Street
3. Snake
4. Burnin’ Summer
5. One for the Road
6. Steppin’ an’ Reelin’ (The Wedding)
7. Harvest Home
8. Nobody’s Listening
9. G’Morning
Bonus Tracks:
10. April Fool
11. Annie
12. Nowhere to Run
13. Silly Little Man
14. Catmelody
15. Last Orders (Well Well Hello, Slow Version)
16. Lonely
17. Under My Nose
18. Feeling Like A Lion
19. Going West

[CD4: See Me]
1. One Step
2. Good Ol’ Boys Boogie
3. Lad’s Got Money
4. She’s Leaving
5. Barcelona
6. Kuschty Rye
7. Don’t Tell Me Now
8. You’re So Right
9. Only You
10. Winning With Women
11. Way Up Yonder
Bonus Tracks:
12. Three Cool Cats See Me [Outake]
13. The Wanderer [The R ‘N’ B Sessions]
14. Rocket ’69 [The R ‘N’ B Sessions]
15. The Joint Is Jumpin’ [The R ‘N’ B Sessions]
16. Annie Had A Baby [The R ‘N’ B Sessions]
17. Pisshead Blues [Fishpool Sessions]
18. Barcelona [Demo]
19. Three Cool Cats [Demo]

[CD5]
1. Rats Tales (Catmelody) [Live At Rockpalast 03/03/1980]
2. Flags and Banners [Live At Rockpalast 03/03/1980]
3. Annie Had A Baby [Live At Rockpalast 03/03/1980]
4. How Come [Live At Rockpalast 03/03/1980]
5. You’re So Rude [Live At Rockpalast 03/03/1980]
6. Lad’s Got Money [Live At Rockpalast 03/03/1980]
7. Kuschty Rye [Live At Rockpalast 03/03/1980]
8. Man Smart, Women Smarter [Live At Rockpalast 03/03/1980]
9. Debris (Ronnie Lane’s Big Dipper) [Live Capital Radio 29/05/1981]
10. Around The World (Grow Too Old) [Fishpool Sessions 1977]
11. Last Night [Fishpool Sessions 1977]
12. All Or Nothing [BBC John Peel 15/01/1976]
13. Bombers Moon [The Merton Sessions Early ’81]
14. Last Tango In Nato [The Merton Sessions Early ’81]
15. Silly Little Man [Fishpool Sessions]
16. She’s Leaving (I Can Hear Her Singing) [Demo]
17. Lovely [Outtake]
18. Rats Tales (Catmelody) [Fishpool Sessions]

[CD6]
1. Ooh La La [Live In Texas / 1988]
2. Rio Grande (Bombers Moon) [Live In Texas]
3. Nowhere To Run [Live KLBJ 12/89]
4. Annie [LIVE KLBJ 14/02/89]
5. Buddy Can You Apare A Dime? [KLBJ 22/12/87]
6. You’re So Rude [Live At KUT 1988]
7. Dirty Rice (Featuring The Tremors With Bobby Keys) [The Back Room Austin May 12 1987]
8. Winning With Women [KUT 1988]
9. Ooh La la [Live In Texas / 1987]
10. Don’t Try ‘N’ Change My Mind [Live In Japan]
11. Glad And Sorry [Live In Japan]
12. Just For A Moment [Live In Japan]
13. Spiritual Babe [Demo (Houston)]
14. King Of The Lazy World [1992 Studio Session]
15. Peaches January [1989 Arlyn Studio Sessions]
16. Sally Anne January [1989 Arlyn Studio Sessions]
17. Spiritual Babe January [1989 Arlyn Studio Sessions]
18. Hearts Of Oak January [1989 Arlyn Studio Sessions]
19. Strongbear’s Daughter January [1989 Arlyn Studio Sessions]

ronnie lane oh la la

Nel 2014 era stato pubblicato anche Ooh La La, un doppio CD relativo solo agli album con gli Slim Chance, pubblicati dalla Island, anche se il cofanetto di prossima uscita il 17 maggio p.v., nonostante il prezzo indicativo tra i 75 e gli 80 euro annunciato non sia propriamente economico, rimane comunque un manufatto di notevole interesse per chi vuole esplorare la musica del nostro amico, una sorta di “gemello diverso” musicale di George Harrison e anche uno degli anticipatori dello stile roots ed Americana che sarebbe arrivato negli anni successivi.

Peccato non sia stato inserito nulla dai concerti denominati ARMS Charity Concerts, organizzati dal produttore Glyn Johns in Inghilterra sul finire del 1983 per raccogliere fondi sulla ricerca della malattia, ma anche per aiutare il musicista inglese a fronteggiare i rilevanti costi sostenuti per le proprie cure. Alle date, la prima il 20 settembre del 1983 alla Royal Albert Hall, seguì un tour negli Stati Uniti curato da Bill Graham, a cui partecipò la crema della musica rock mondiale, tra i quali, insieme sul palco in una delle rarissime occasioni, forse l’unica, Eric Clapton, Jimmy Page Jeff Beck, ma anche Steve Winwood, Joe Cocker, Paul Rodgers, Andy Fairweather-Low, Charlie Watts, John Paul Jones ed ancora  Bill Wyman, Chris Stainton, Ray Cooper, Kenney Jones, Fernando Saunders e molti altri.

Per oggi è tutto alla prossima.

Bruno Conti

Dal Nostro Inviato A Lucca: Ho Visto Il Futuro Del Rock’n’Roll (Ma Pure Il Passato), Ed Il Loro Nome E’ Rolling Stones!

rolling stones lucca

Il titolo del post, semi-citazione della famosa frase che il critico Jon Landau scrisse negli anni settanta “scoprendo” Bruce Springsteen, è volutamente ironico e provocatorio, in quanto i quattro membri dei Rolling Stones hanno ormai la bellezza di 293 anni in quattro, ma continuano imperterriti a suonare con la foga e la grinta di un gruppo di sbarbatelli. Il concerto di Lucca che si è tenuto sabato scorso 23 Settembre, unica data italiana del loro No Filter Tour, ed evento che celebra i vent’anni del Summer Festival che si tiene nel capoluogo toscano, è stata una vera e propria celebrazione, con circa 60.000 persone provenienti da tutto il modo che hanno letteralmente invaso il relativamente piccolo centro storico della bellissima città (appena 8.800 abitanti dentro le mura): c’era in effetti più di un timore che le cose andassero storte, ma devo dire, anche con un po’ di sorpresa, che tutto si è svolto in maniera perfettamente ordinata, con addirittura la sensazione che non ci fosse tutta quella gente (anche perché la maggior parte ha occupato il gigantesco prato adiacente le mura, ex campo sportivo Balilla, fin dalle ore 13), con però diversi disagi (anche per il sottoscritto) al momento dell’uscita, dato che i trasporti previsti, pochi peraltro, non prevedevano i paesini limitrofi, ed i pochi taxi lucchesi erano introvabili (pensate che io, che avevo l’albergo a non più di tre chilometri dalla città, ho dovuto prendere un treno per Pisa e successivamente tornare indietro in taxi).

Ma concentriamoci sul concerto: per me era la quarta volta che vedevo gli Stones, l’ultima era stata nel 2015 al Circo Massimo di Roma, e devo ammettere che qualche sbavatura me la sarei aspettata, essendo comunque pronto a perdonarla, dato l’età avanzata dei quattro inglesi. Ebbene, se possibile in questo tour i nostri sono ancora più concentrati sulla musica, in quanto hanno ridotto al minimo gli effetti scenici (anche se il palco continua ad essere enorme) e si sono concentrati ancora di più sulla musica, suonando in maniera diretta e senza troppi fronzoli, quasi come se fossero in un piccolo e fumoso locale di Londra e non di fronte ad una folla oceanica (ed il nome del tour, No Filter, è emblematico). Mick Jagger è ancora una forza della natura, avrà fatto più di dieci chilometri su è giù per il palco, e ha ancora un fisico che anche un ex atleta alla sua età si sogna, oltre ad essere il solito intrattenitore nato, e con una voce integra dalla prima all’ultima canzone. I due chitarristi sono anche loro in grande forma, anche se forse quella sera Ronnie Wood secondo me ha dato dei punti a Keith Richards, che comunque si è tenuto a galla egregiamente grazie anche al mestiere ed al carisma. Charlie Watts è ancora un perfetto metronomo, ed il membro dopo Keith al quale il pubblico riserva l’applauso più grande, mentre la backing band è una macchina da guerra, con una menzione speciale per i “soliti” Chuck Leavell al piano e Darryl Jones al basso. Due ore di concerto, quasi tutti i successi (ci vorrebbero quattro ore per suonarli tutti) ed un paio di chicche niente male: prima del concerto avevo dei dubbi che Sympathy For The Devil potesse funzionare come brano d’apertura, ma il gioco di percussioni, l’atmosfera calda ed il fatto che i quattro sbucano ad uno ad uno creano un insieme di sicuro effetto, ed il suono si rivela da subito perfetto, forte e ben bilanciato.

Dopo due classici suonati bene, ma forse con il pilota automatico (It’s Only Rock’n’Roll e Tumbling Dice), ecco il primo angolo blues, con le ficcanti ed essenziali Just Your Fool e Ride’Em On Down, entrambe tratte dal recente Blue And Lonesome e con Jagger grande protagonista, oltre che alla voce, all’armonica. Il concerto a questo punto decolla, è l’ora della richiesta dei fans, che come ogni sera sono chiamati a votare online scegliendo un brano tra quattro proposti dalla band: stasera vince la gioiosa Let’s Spend The Night Together, un classico assoluto che manda il pubblico in visibilio, anche se nel sottoscritto c’è una punta di amarezza in quanto tra le quattro candidate c’era Dead Flowers, che è il brano delle Pietre che preferisco in assoluto. Ed ecco il momento delle lacrime, nel vero senso del termine: infatti i nostri improvvisano un intermezzo acustico e Mick inizia ad intonare la splendida As Tears Go By, ma con il testo in italiano così come l’avevano incisa nei sixties per il nostro mercato, cambiando il titolo in Con Le Mie Lacrime; momento di grande commozione generale, un regalo esclusivo per i fans della nostra penisola, anche se Jagger, non abituato a cantarla così, prende un paio di stecche niente male (ma saranno le uniche). E’ poi la volta di un trittico da brividi, formato dalla meravigliosa You Can’t Always Get What You Want, con Mick all’acustica e Ronnie che rilascia un assolo magistrale, la travolgente Paint It Black, tra le più belle di sempre dei nostri, e dalla trascinante ed “americana” Honky Tonk Women.

A questo punto Mick presenta la band e lascia il palco a Keith, che non sarà mai un grande cantante ma in quanto a feeling ha pochi eguali: la coinvolgente Happy e la sinuosa Slipping Away sono rifatte in maniera asciutta e senza sbavature. Torna Mick e si riprende il palco prima con la danzereccia Miss You, con un assolo di basso da parte di Jones, e soprattutto con la sempre superlativa Midnight Rambler, il punto più alto del concerto come ogni volta, con Jagger che fa i numeri e Wood che gli va dietro con un paio di assoli incredibili, quasi dieci minuti ad altissimo tasso elettrico, con i nostri che dimostrano di essere molto poco umani. Ed ecco la raffica finale di classici, sparati in faccia al pubblico uno di fila all’altro: Street Fighting Man, una Start Me Up semplicemente perfetta, ed un uno-due da k.o. con Brown Sugar e Satisfaction, durante le quali sembra per un momento di essere tornati al Marquee Club nel 1971. Dopo una breve pausa, ecco i due bis, con la sempre grandissima e luciferina Gimme Shelter ed una Jumpin’ Jack Flash che non riesco a sentire in quanto anticipo l’uscita per evitare la folla. So benissimo che ormai ogni occasione di vedere dal vivo i Rolling Stones potrebbe essere l’ultima (e sarebbe da non perdere nonostante i prezzi dei biglietti non proprio popolari), ma se questo No Filter sarà il loro tour conclusivo, i “ragazzi” si saranno congedati ad un livello altissimo. Anche se mi aspetto comunque di vederceli ancora “tra i piedi” per diversi anni.

Marco Verdi

P.S: due parole anche per il breve set del gruppo spalla, una band inglese denominata The Struts, un quartetto che ha un solo album all’attivo ed un altro in preparazione: i ragazzi sono bravi, e ci hanno regalato mezz’ora di sano e piacevole rock anni settanta, con influenze sia hard che glam, qualcosa di Stones ma anche di Queen. Anzi, il cantante Luke Spiller, decisamente spigliato e con una gran voce, ricorda in maniera impressionante il giovane Freddie Mercury (se non ci credete, cercate il video del brano di Mike Oldfield Saliling, del quale Luke era voce solista https://www.youtube.com/watch?v=YgpS6dQVHbg ). Un gruppo da tenere d’occhio.

Ripartono Le Uscite Nel 2017, Parte I! Novità: Dropkick Murphys E Ristampe: Ron Wood, Michael McGear

dropkick-murphys-11-short-stories

Finiamo l’anno con un Post dedicato alle prime uscite discografiche del 2017. Si parte subito, già il 6 gennaio esce la prima novità “importante”: il nuovo album dei Dropkick Murphys, la band celtic punk di Boston che arriva al nono album di studio con questo 11 Short Stories of Pain & Glory, pubblicato per la propria etichetta, la Born & Bred, e come di consueto prodotto dall’ottimo Ted Hutt. Sono dieci brani firmati dalla band e una cover del famoso brano tratto dal Musical Carousel, You’ll Never Walk Alone, un brano cantato in mille occasioni e che è anche uno degli inni del Liverpool. Per i più “temerari” fans uscirà anche una versione limitata dell’album con libretto da 26 pagine e due tracce aggiunte, disponibile per la modica cifra di circa 40 euro in una tiratura di 5.000 copie.

Questi i titoli dei brani:

1. The Lonesome Boatman
2. Rebels With A Cause
3. Blood
4. Sandlot
5. First Class Loser
6. Paying My Way
7. I Had A Hat
8. Kicked To The Curb
9. You’ll Never Walk Alone
10. 4-15-13
11. Until The Next Time

ron-wood-ive-got-my-own-album

I’ve Got My Own Album To Do è il primo album solista di Ron Wood, uscito nel 1974 quando il chitarrista inglese era ancora nei Faces, un disco poi uscito in CD in varie versioni, la prima negli anni ’90, poi diverse edizionin, sempre per il gruppo Warner, l’ultima per la Warner Japan nel 2012, ma anche per la Rhino nel 2009 e, solo in vinile, per la Music On Vinyl nel 2015. Il disco regge bene il passare del tempo, un classico album di R&R, con molti brani a firma Wood, ma ci sono anche un paio di tracce Jagger/Richards, una del bassista Willie Weeks, un paio di cover e una canzone composta da Wood con George Harrison, che poi sarebbe uscita, in un’altra versione, nel disco Dark Horse dell’ex Beatle. Nell’album di Ron Wood ci sono una valanga di ospiti: oltre all’eccellente sezione ritmica, Willie Weeks/Andy Newmark, ma anche Pete Sears Micky Waller, nel disco appaiono, in ordine sparso, Keith Richards, Ian McLagan, Mick Jagger, David Bowie, George Harrison, Mick Taylor Rod Stewart, per la serie scusate se è poco.

La nuova versione, in uscita sempre il 6 gennaio per la Friday Music, sarà doppia, ma non perché potenziata da una mirabolante serie di bonus,bensì perché i tipi dell’etichetta americana, senza peraltro indicarlo in copertina, hanno inserito nella confezione anche il secondo album solista di Ron Wood, l’ottimo Now Look, uscito nel 1975, sempre in origine per la Warner, con la produzione di Wood, Bobby Womack Ian McLagan, e con gran parte degli stessi musicisti usati nel disco precedente, nello specifico, Richards, Taylor, McLagan, Weeks, Newmark, oltre a Womack e Kenney Jones e la presenza di alcune cover, brani a firma Wood/Womack e il classico sound rock dei dischi di metà anni ’70., il punto debole ovviamente, purtroppo, è la voce, diciamo non memorabile di Ronnie. Insomma, se vi manca(no) potreste farci un pensierino.

michael-mcgear-woman

Dopo le due uscite previste per il 6 gennaio, cominciamo a vederne una di quelle annunciate per il 13 gennaio, mentre le altre ve le presenterò nel Post di domani, per centellinare queste prime ristampe targate 2017. Innanzi tutto chi è Michael McGear? Se aggiungiamo il vero cognome McCartney, il nostro amico Mike è in effetti il fratello minore di Paul, l’altro figlio di Mother Mary, nato in quel di Liverpool due anni dopo il più celebre fratello. Anche lui con una carriera nella musica, prima come membro degli Scaffold, quelli di Lily The Pink, n° 1 nelle classifiche inglesi nel periodo natalizio del 1968 (una band tra music hall e comedy rock, per intenderci la versione italiana del brano venne fatta dai Gufi nel 1969, e come La Sbornia, entrerà anche nelle hits italiane, “Trinca, trinca, trinca, buttalo giù con una spinta…!”

Nel 1968 McGear aveva iniziato anche una carriera solista, il primo album McGough e McGear, in coppia con il suo socio negli Scaffold, ma nell’aprile 1972 pubblica il suo primo album solo “serio”, questo Woman che sta per essere ristampato il 13 gennaio p.v. dalla Esoteric, il disco uscì in origine per la Island e nell’album, oltre a Roger McGough alle chitarre, apparivano anche Andy Roberts, di Liverpool Scene Plainsong, Zoot Money, Brian Auger, Gerry Conway dei Fairport Convention, Tony Coe ai fiati, da lì a poco in Solid Air di John Martyn, e ancora il futuro Average White Band, Alan Gorrie, insomma fior di musicisti. Il soggetto della foto di copertina era proprio Mary McCartney, la mamma di Paul e Mike.

Nella nuova versione Esoteric, rimasterizzata per l’occasione, è stato aggiunto anche un libretto ricco di note e una intervista realizzata per l’occasione con Michael McGear McCartney. Una certa aria di famiglia si respira tra i solchi dell’album, per nulla disprezzabile, sound tipico dell’epoca, molto piacevole.

Ci risentiamo domani con la seconda parte, dedicata alle altre ristampe in uscita il 13 gennaio. Nuovo anno, vecchio Blog.

Bruno Conti

 

Lo Hanno Fatto Per Davvero…E Alla Grande! Rolling Stones – Blue And Lonesome

Rolling Stines - Blue&Lonesome

Rolling Stones – Blue And Lonesome – Polydor/Universal CD

Quando diversi mesi fa si era sparsa la voce non confermata di un possibile album a carattere blues da parte dei Rolling Stones, quindi molto prima dell’annuncio ufficiale avvenuto lo scorso 6 Ottobre, le reazioni erano state perlopiù scettiche, in quanto sembrava strano a tutti che un gruppo attento al marketing come loro, che non muove un passo che non sia studiato nei minimi dettagli (e che ama molto poco il rischio, basti vedere le scalette dei loro concerti, specie in grandi arene o stadi, da anni decisamente sovrapponibili data dopo data, in pratica un gigantesco greatest hits ambulante), potesse pubblicare un album così di nicchia come un disco di cover di classici del blues, soprattutto considerando il fatto che il loro ultimo lavoro di inediti di studio, A Bigger Bang, risaliva a ben undici anni fa. Pochi sapevano però che quel disco i nostri lo avevano già inciso, in tre giornate del Dicembre del 2015, e che conteneva effettivamente dodici riletture di brani a tema blues, e neppure tra i più famosi: ora che ho finalmente tra le mani Blue And Lonesome, uno degli album più attesi del 2016, posso affermare quindi che non solo le indiscrezioni erano vere, ma che siamo alle prese con un grandissimo disco, grezzo, diretto e ruspante come è giusto che sia un lavoro di questo tipo. Gli Stones hanno preso in esame canzoni che usavano suonare più di cinquant’anni fa, quando si esibivano nei piccoli club di Londra e non erano nemmeno famosi, una sorta di piccolo Bignami del più classico Chicago blues, ma suonato con la classe, l’esperienza ed il feeling di più di mezzo secolo di strada percorsa insieme.

Musica vera, potente, spontanea, suonata con grande forza e passione da un gruppo che non si è adagiato sugli allori di una carriera unica al mondo, ma che ha voluto rimettersi in gioco (un’ultima volta?) con un disco che è tutto meno che commerciale: tutti e quattro hanno registrato in presa diretta, e d’altronde tre giorni per fare un disco erano pochi anche negli anni sessanta, sotto la supervisione del produttore Don Was, che però non è dovuto intervenire più di tanto per determinare il risultato finale. Sapevamo che sia Keith Richards che Ron Wood sono cresciuti a pane e blues (mentre il background di Charlie Watts è più jazz), ma il dubbio era al massimo sulla resa da parte di Mick Jagger, dato che quando il cantante si è in passato espresso come solista, ha, quasi sempre, pubblicato solenni porcate: ebbene, il grande protagonista del CD è proprio Mick, che canta con una grinta ed una passione, unite alla sua voce eccellente e alla sua capacità di essere istrione delle quali non si dubitava di certo, che quasi sembra uno che per tutto questo tempo non abbia fatto altro che esibirsi in qualche fumoso juke joint di Chicago, a cui aggiungiamo un’abilità come armonicista che non gli ricordavo a questo livello. Come co-protagonisti nel disco troviamo nomi già ultranoti come il bassista Darryl Jones (che di recente ha espresso il legittimo desiderio di venire riconosciuto a tutti gli effetti un membro del gruppo, ma gli altri quattro non credo vogliano rinunciare ad una parte di guadagni per darla a lui), il grande Chuck Leavell al piano ed organo, con l’aggiunta dell’ottimo Matt Clifford sempre alle tastiere, del leggendario batterista Jim Keltner in un brano e, in due pezzi, l’inimitabile chitarra di Eric Clapton (che era nello studio attiguo a dare gli ultimi ritocchi al suo album I Still Do, uscito la scorsa primavera).

Come ho accennato, non ci sono classici blues straconosciuti (Robert Johnson non è presente nemmeno una volta tra gli autori), ma quasi sempre brani più oscuri, che per i nostri rappresentavano le radici, i primi passi, con Little Walter a spiccare come artista più omaggiato, subito seguito da Howlin’ Wolf ed altri; il CD (la cui copertina è l’unica cosa sulla quale ci si poteva spremere un po’ di più, sembra più un’antologia di brani blues che un disco nuovo) esce in due versioni: quella normale ed una deluxe in formato cofanetto che purtroppo costa circa trenta euro in più (tanti soldi!), pur non presentando canzoni aggiuntive, ma con uno splendido libretto ricco di foto tratte dalle sessions e con immagini dei bluesmen originali che hanno scritto i vari brani, oltre ad un ottimo saggio ad opera di Richard Havers, scrittore a sfondo musicale esperto di Stones. L’album inizia con Just Your Fool (Little Walter): subito gran ritmo e Mick che ci dà dentro di brutto all’armonica, suono spettacolare e grandissimo feeling (una costante del disco), un jumpin’ blues fatto alla maniera di una vera rock’n’roll band; una rullata potente ci introduce a Commit A Crime (Howlin’ Wolf), volutamente sporca e ruvida, con Keith e Ron che lavorano di brutto sullo sfondo e Mick che incalza da par suo, un pezzo teso e diretto come una lama, mentre la title track, ancora di Little Walter, è un blues lento, sudato, sexy e minaccioso come nella miglior tradizione delle Pietre, con il solito grande Jagger (un vero mattatore), un pezzo in cui avrei visto bene come ospite Stevie Ray Vaughan se fosse stato ancora tra noi. All Of Your Love (Magic Sam) mantiene l’atmosfera limacciosa e notturna, con ottimo lavoro di Jones e soprattutto di Leavell, grande classe: quello che emerge da questi primi quattro brani non è un mero esercizio calligrafico da parte di rockstar ricche e famose, ma musica suonata con grinta e passione come se avessero ancora la fame dei primi anni sessanta.

I Gotta Go (di nuovo Walter) è caratterizzata dal solito gran lavoro di armonica e dal ritmo spedito, con la splendida voce di Jagger a dominare un brano che nelle mani sbagliate poteva anche suonare scolastico; Everybody Knows About My Good Thing (Little Johnny Taylor) è il primo dei due pezzi con Clapton e, con tutto il rispetto per Richards e Wood, qui siamo su un altro pianeta: Eric avrà anche problemi alla schiena che lo hanno costretto a diradare l’attività, ma quando prende in mano la sua Fender per suonare il blues dà ancora dei punti a chiunque. La saltellante Ride ‘Em On Down, di Eddie Taylor, è puro e trascinante Chicago blues http://discoclub.myblog.it/2016/09/27/altro-tassello-nellinfinita-storia-delle-12-battute-eddie-taylor-session-diary-of-chicago-bluesman-1953-1957/ , con la sua puzza di fumo e whisky (e ca…spita se suonano!), Hate To See You Go, l’ultima delle quattro canzoni di Little Walter, è tutta costruita intorno ad un pressante riff di chitarra doppiato prima dall’armonica e poi dalla voce, un brano secco, tirato e potente, mentre Hoo Doo Blues (Lightnin’ Slim) assume ancora contorni minacciosi e viziosi, con strepitosi intrecci di armonica e chitarre, il tutto guidato dal drumming tonante ma preciso di Watts. Little Rain (Jimmy Reed) è lenta, quasi pigra, con Mick che si destreggia alla grande in questo blues sincopato dai toni afterhours; il CD si chiude con due brani scritti da Willie Dixon, uno per Howlin’ Wolf e l’altro per Otis Rush: la veloce e roccata Just Like I Treat You, ancora con Leavell in gran spolvero, e la fluida e vibrante I Can’t Quit You Baby (la più nota tra quelle presenti), ancora con Eric Clapton splendido Stone aggiunto.

Probabilmente il disco blues dell’anno, ed uno dei migliori di sempre degli Stones (capolavori esclusi): saranno anche la più grande rock’n’roll band di tutti i tempi, ma Blue And Lonesome dimostra che, se avessero voluto, potevano dire la loro anche come blues band.

Marco Verdi

21 Anni Fa Era “Solo” Imperdibile, Ora E’ Indispensabile! The Rolling Stones – Totally Stripped

rolling stones totally stripped 1rolling stones totally stripped european version

The Rolling Stones – Totally Stripped – Eagle Vision DVD – Blu-ray – DVD/CD – Blu-ray/CD – DVD/2LP – Deluxe 4DVD/CD – 4Blu-ray/CD

Nel 1994 i Rolling Stones tornarono alla grande, a cinque anni dal discreto Steel Wheels, con l’eccellente Voodoo Lounge, di certo il loro miglior lavoro dai tempi di Tattoo You in poi: i quattro (Bill Wyman nel frattempo aveva mollato la baracca, ufficialmente per logorio fisico e mentale) intrapresero quindi un monumentale tour che li portò praticamente ovunque, e, limitatamente alle date europee, oltre ai soliti mega-concerti negli stadi ci fu qualche serata in piccoli club, giusto per riassaporare il clima degli esordi. Da tre di queste date, al Paradiso di Amsterdam, Olympia di Parigi e Brixton Academy di Londra (ma usando anche diverse registrazioni live in studio a Tokyo e Lisbona), venne tratto Stripped, un album dal vivo davvero magnifico, che vedeva le Pietre in forma super smagliante rivisitare pagine note e meno note del loro repertorio, con alcune vere e proprie chicche e, in molti casi, arrangiamenti quasi unplugged: per il sottoscritto ancora oggi Stripped è il secondo miglior live album di sempre degli Stones (archivi compresi), subito dopo l’intoccabile Get Yer Ya-Ya’s Out. Ora, a distanza di 21 anni (ormai gli anniversari vanno a casaccio) la Eagle Vision mette fuori una sontuosa ristampa di quel disco, intitolandola Totally Stripped, album che inizialmente doveva uscire solo in Giappone ma poi saggiamente si è deciso di rendere disponibile a tutti nella solita pletora di diverse versioni come potete vedere nell’intestazione del post (però esiste una Super Deluxe Edition esclusiva per il mercato nipponico, che comprende i quattro Blu-ray, il CD, il doppio LP, una maglietta ed un CD aggiuntivo con “ben” tre brani in più). Il DVD, o Blu-ray, principale (quello cioè che occupa tutte le versioni singole) è costituito da un bellissimo documentario già trasmesso all’epoca dalla BBC, ma qui potenziato, incentrato sulle sessions di Tokyo e Lisbona, oltre che sui concerti di Amsterdam, Parigi e Londra, con backstage, interviste, highlights dalle tre serate e performances inedite (come un rehearsal di Tumbling Dice) , ma il vero valore aggiunto si trova nelle versioni Deluxe, per una volta davvero da non perdere, che vedono presenti i tre concerti nella loro interezza, una vera goduria per gli occhi e per le orecchie e, nel caso di Amsterdam, un momento quasi leggendario della carriera dei nostri, una di quelle serate magiche che hanno contribuito a creare il mito, nelle quali l’ispirazione e lo stato di grazia si toccano quasi con mano. In tutti e tre i DVD si può comunque apprezzare a fondo un lato inedito degli Stones, che ormai associamo a mega-produzioni e concerti in luoghi immensi, ma che in queste serate in piccole sale tirano fuori il meglio, caricati sicuramente dal contatto ravvicinato con il pubblico, mostrando anche di divertirsi non poco, come se tornassero indietro di trent’anni almeno. Ma, documentario a parte, mi sembra giusto fare una disamina dettagliata delle tre serate, con una maggiore attenzione per la prima delle tre, non solo per la performance da cinque stelle ma anche per l’eccezionalità della scaletta.

Paradiso, Amsterdam: che la serata è di quelle giuste si capisce da subito, in quanto le Pietre iniziano subito con un uno-due da urlo, Not Fade Away di Buddy Holly e It’s All Over Now di Bobby Womack, due cover da loro incise ad inizio carriera ed assenti da una vita dalle setlists: Mick Jagger è più statico del solito (d’altronde il palco è piccolo) ma canta da Dio, Keith Richards e Ronnie Wood sono da subito sudati come muratori sotto il sole e Charlie Watts picchia sui tamburi col solito aplomb da vero Englishman, ed anche il resto della band mostra di essere sul pezzo (i soliti noti: il grande Chuck Leavell alle tastiere, Darryl Jones al basso, Bernard Fowler e la sensuale Lisa Fisher ai cori e la sezione fiati guidata dall’impareggiabile Bobby Keys). La rara Live With Me, elettrica e ficcante, prelude ad una bellissima Let It Bleed acustica, ma dal ritmo sempre alto, una gustosa versione quasi country-rock, con Wood superlativo alla slide, e ad una strascicata e sexy The Spider And The Fly, con Jagger marpione come non mai. Se pensate che la scaletta sia interessante, ecco arrivare la stupenda Beast Of Burden, uno dei loro migliori pezzi degli anni settanta ed in assoluto un errebi fantastico, suonata in maniera perfetta. Dopo un momento romantico con la nota Angie, ecco la sezione country del concerto, con tre brani da k.o. uno dietro l’altro (Wild Horses, mai così intensa, una Sweet Virginia che fa ballare anche il servizio d’ordine e la sensazionale Dead Flowers), seguite, e qui viene giù il teatro, dalla splendida Shine A Light (con Don Was ospite all’organo), un eccezionale soul-gospel-rock qui al suo esordio dal vivo (era su Exile On Main Street): questa è musica che si suona in Paradiso, e non mi riferisco al nome del locale. Anche Like A Rolling Stone è qui al suo debutto nella versione delle Pietre (Jagger scherza dicendo che Bob Dylan l’aveva scritta per loro), bella rilettura, potente, roccata, diretta, coinvolgente. E’ la volta di Keith cantare ben tre canzoni invece delle solite due, una Connection breve ma vibrante, con Jagger che invece di lasciare il palco come fa d’abitudine rimane ai cori, e due intensissime Slipping Away e The Worse, con Keef che non canterà bene come il suo partner ma ci mette il cuore e l’anima. Torna sul palco Mick per il gran finale, con una Gimme Shelter davvero diabolica, e consueto siparietto con una Lisa Fisher da mangiare con gli occhi, una tiratissima All Down The Line, con Ronnie che va giù di slide neanche fosse Johnny Winter, un uno-due a tutto rock’n’roll (Respectable e Rip This Joint) e, come bis, una curiosa Street Fighting Man suonata con strumenti acustici, ma dalla temperatura sempre alta. Uno dei più bei concerti in DVD di sempre.

Olympia, Paris: in questa serata tornano in scaletta diversi pezzi più mainstream, ma suonati anch’essi come se non ci fosse domani (Honky Tonk Women, che apre il concerto, Tumbling Dice, Miss You, ed il finale che mette in fila Start Me Up, It’s Only Rock’n’Roll, Brown Sugar e Jumpin’ Jack Flash), ma non mancano le chicche: tra tutte, Down in The Bottom, un bluesaccio di Howlin’ Wolf (e scritto da Willie Dixon) suonato elettroacustico con tre chitarre (anche Jagger) come se si fosse in una bettola di Chicago, e la sempre monumentale Midnight Rambler, allora non una presenza fissa in scaletta come oggi. Ottimi anche i due rock’n’roll tratti da Voodoo Lounge, You Got Me Rocking e I Go Wild.

Brixton Academy, London: una scaletta abbastanza simile alla precedente, ma che diventa imperdibile solo per la presenza della strepitosa Faraway Eyes, una delle più belle country songs di sempre (e non solo degli Stones), un capolavoro che, messo in fondo ad una sequenza con Dead Flowers e Sweet Virginia, crea un climax ai livelli di Amsterdam. Senza dimenticare una ruvida Black Limousine, il solito grande blues con Love In Vain (di Robert Johnson) e la rarissima, non me la ricordavo neanche, Monkey Man.

rolling stones totally stripped cd

E poi c’è il CD con il meglio delle tre performances, e questa è un’altra sorpresa, nel senso che non ricalca minimamente quello originale, ma sceglie brani diversi o in versioni differenti, eccetto un caso (Street Fighting Man da Amsterdam), andando a chiudere idealmente il cerchio aperto nel 1995. Solo per il concerto al Paradiso questo box non vi dovrebbe sfuggire, ma poi c’è anche il resto a testimoniare la più grande rock’n’roll band di sempre in uno dei suoi momenti più felici: ripeto, indispensabile https://www.youtube.com/watch?v=UZ0Y01fXrts .

Marco Verdi

Qui Di Strabico C’è Solo Il Cuore! Keith Richards – Crosseyed Heart

keith richards crosseyed heart

Keith Richards – Crosseyed Heart – Mindless/Virgin/Universal CD

Nella loro più che cinquantennale carriera i Rolling Stones hanno sbagliato ben pochi dischi (a mio personale giudizio solo tre – Their Satanic Majesties Request, Emotional Rescue ed Undercover – tra l’altro non brutti ma al massimo pasticciati), mantenendo anzi una media qualitativa sempre piuttosto alta, mentre diverso è il discorso quando si prendono in esame gli album solisti dei componenti delle Pietre. A parte i membri “di contorno” (e comunque Ronnie Wood qualche bel disco lo ha fatto, a differenza di Bill Wyman, di cui ho già detto cosa penso nel mio post sul suo ultimo disco http://discoclub.myblog.it/2015/07/11/speriamo-che-del-prossimo-disco-passino-altri-33-anni-bill-wyman-back-to-basics/ , mentre le avventure jazz del combo di Charlie Watts saranno anche impeccabili ma non sono il mio pane quotidiano); Mick Jagger è stato senza dubbio quello dal rendimento più altalenante: l’unico bel disco tra i quattro pubblicati dal cantante è Wandering Spirit, mentre sia She’s The Boss che Primitive Cool sono davvero brutti, e Goddess In The Doorway raggiunge la sufficienza di stima.

Keith Richards, invece, anche nei pochi episodi senza la sua band madre si è confermato personaggio di una coerenza esemplare, la vera anima rock degli Stones, sia con il discreto Talk Is Cheap del 1988 ma soprattutto con il roccioso Main Offender del 1993 (tra i due, anche un buon disco dal vivo con la sua band, gli X-pensive Winos), due lavori riusciti che però vengono messi in ombra dal nuovo CD di “Keef The Riff”, Crosseyed Heart, da qualche settimana nei negozi. Keith è sempre stato onesto fino all’autolesionismo (basta leggere la sua autobiografia, Life) e tutto ciò si riflette anche in questo bellissimo album, che ci presenta un musicista particolarmente ispirato alle prese con tutti i vari generi musicali da lui amati, proposti a modo suo, e cioè in maniera forse non formalmente perfetta ma ricca di pathos e con un cuore (strabico) grande così.

Tanto rock, un po’ di blues (meno del previsto comunque), una spruzzata di country e reggae ed una buona dose di soul fanno di Crosseyed Heart il miglior disco solista di Richards ed un ottimo surrogato in assenza di novità da parte del suo gruppo principale. Sono della partita musicisti da lui già utilizzati in passato (Waddy Watchel alle chitarre, Steve Jordan – che produce anche il disco con Keith – alla batteria, mentre il basso, e spesso anche il pianoforte, sono suonati dallo stesso Richards), con aggiunte quali Larry Campbell alla steel guitar, lo scomparso Bobby Keys al sassofono in un paio di brani (credo siano le sue ultime incisioni) ed alcuni ospiti di vaglia che citerò man mano. Un cenno lo merita la voce di Keith: sempre poco considerato come cantante (il minimo che ti può capitare se sei in un gruppo con Jagger), il nostro, che conosce i suoi limiti e quindi non esagera, sfodera in questo album una prestazione molto positiva, con il suo timbro non perfetto ma profondo e vissuto che dona alle canzoni quel quid in più.

La title track apre il disco in tono minore, un blues acustico, solo voce e chitarra, ma eseguito con una montagna di feeling: il pezzo è breve e confluisce nella martellante Heartstopper, una rock song elettrica, diretta e potente, con le schitarrate tipiche del nostro, voce minacciosa ed un tiro mica da ridere. Amnesia è rock’n’roll alla maniera di Keith, batteria e basso a stantuffo, un mood leggermente annerito ed il gradito intervento di Keys; Robbed Blind è invece una ballata toccante, con il piano (suonato da Richards) a svolgere un ruolo importante, un arrangiamento delicatamente country ed il nostro che non canterà come Pavarotti ma nelle rughe della sua voce si possono sentire tutte le tracce della vita vissuta nella corsia di sorpasso.

Trouble, che è il primo singolo, dimostra la fantasia e l’amore per il rischio delle case discografiche, in quanto ci troviamo di fronte al brano più stonesiano, classico, ed in un certo senso prevedibile del CD: avercene comunque di pezzi così; Love Overdue è un reggae, un genere molto amato da Keef (e meno dal sottoscritto), con Ivan Neville all’organo ed una sezione fiati a colorare il suono: c’è da dire che Richards risulta molto credibile in queste vesti e ci regala una melodia molto gradevole e solare, cantando anche piuttosto bene.

In Nothing On Me c’è il più famoso dei fratelli Neville, cioè Aaron, alle backing vocals, per una bella canzone, fluida e tersa, dal sapore soul-errebi sudista, un pezzo che con l’ugola istrionica di Jagger avrebbe spaccato, ma che anche così fa la sua porca figura; lo slow Suspicious, sempre molto soulful, riesce ad emozionare non poco, grazie anche al tono confidenziale della voce di Richards, mentre con Blues In The Morning siamo in pieno territorio rock’n’roll, ma quello puro, anni cinquanta, suonato ed arrangiato in modo volutamente vintage. Keith si diverte un mondo, e chi siamo noi per disapprovare? Something For Nothing è un curioso rock’n’roll, piuttosto Stones-style, con coro gospel alle spalle, non un gospel-rock, ma proprio rock’n’roll con coro: risultato decisamente intrigante, ed il gioco di chitarre è da applausi. Illusion, che si avvale della collaborazione di Norah Jones sia in sede di scrittura che di duetto vocale, è un lento pieno d’atmosfera con il piano a guidare le danze, e la strana coppia funziona. Just A Gift è uno degli highlights del disco, una splendida ballata elettroacustica cantata con il cuore in mano, con il piano ancora protagonista ed una melodia struggente; il famoso traditional Goodnight Irene diventa una sorta di valzer obliquo di grande fascino, con Keith che fa la parte del nonno ubriaco che canta la ninna nanna al nipotino. Chiudono Substantial Damage, un rockaccio nero, sporco e pericoloso (ma è quella che mi piace meno) e la deliziosa Lover’s Plea, altra ballata nel più puro filone country got soul, con un importante contributo all’organo del grande Spooner Oldham.

Un gran bel disco, con il quale Keith Richards conferma ancora volta di essere dalla parte giusta.

Marco Verdi

Un’Occasione Persa. Solo Per Maniaci “Stonimentali”! Rolling Stones – GRRR!

rolling stones grrr.jpg

 

 

 

 

 

 

The Rolling Stones – Grrr!

Polydor 2CD – 3CD – 3CD Deluxe – 5CD + EP Super Deluxe – 5LP

Se uno si dovesse limitare a dare un giudizio sul contenuto di Grrr!, box celebrativo dei 50 anni di carriera dei Rolling Stones, cioè della più grande rock’n’roll band di sempre, dovrebbe chiedere una deroga alle classiche cinque stelle e dargliene almeno sei o sette (per la cronaca, sto prendendo in esame esclusivamente la versione Super Deluxe, cioè quella con 80 canzoni più bonus).

Invece, guardando la cosa dal lato negativo, ci sarebbe da incazzarsi alquanto, dato che ci troviamo per le mani l’ennesima antologia delle Pietre Rotolanti, presentata certo in maniera sontuosa, con un megabox elegante (ma di difficile sistemazione logistica), con un lussuoso ed interessante librone all’interno (nel quale mancano però i riferimenti agli album dai quali sono tratti i brani), ma con la miseria di due inediti, cioè le già note, per chi smanetta su internet, Doom And Gloom e One More Shot.

(NDM: comunque nel boxettone super, peraltro costosuccio, c’è anche un mini CD con 5 demo inediti degli anni sessanta ed un EP in vinile con quattro BBC Sessions dello stesso periodo, sempre inedite, una specie di magro contentino per i fans, pur se estremamente interessanti dal punto di vista musicale).

Quindi ne parlo bene o male? Diciamo che, come ho scritto nel titolo del post, ci troviamo di fronte all’occasione persa del secolo: sarebbe bastato prendere gli stessi ottanta brani (o altri, non importa) e pubblicarli esclusivamente in versione inedita, sia alternata di studio che dal vivo (gli archivi ne sono sicuramente pieni), invece dalla solita minestra riscaldata, tra l’altro a poco tempo di distanza dalla ripubblicazione di tutto il catalogo dagli anni settanta in poi.

Per carità, i due inediti, registrati quest’estate a Parigi, sono bellissimi, due rock’n’roll tipici dei loro, con Keith Richards a riffare da par suo e Mick Jagger solito marpione dietro al microfono: due brani di grande qualità (soprattutto Doom And Gloom, nel filone di classici del passato quali Brown Sugar, Street Fighting Man e Start Me Up).

Uno pignolo (ed io lo sono, soprattutto se devo spendere circa cento euro) avrebbe poi qualcosa da dire anche sulla tracklist: va bene la scelta di omaggiare tutti gli album di studio (compresi dischi live o antologici, vedi Flashpoint e Forty Licks, che però avevano al loro interno anche dei brani nuovi incisi per l’occasione, nella fattispecie Highwire e Don’t Stop), va bene che se prendiamo mille fans avremo mille tracklist differenti, ma come si fa ad escludere brani seminali come Sister Morphine, Sweet Virginia, Dead Flowers (forse il mio brano preferito degli Stones) e Memory Motel?

E meno male che hanno messo Salt Of The Earth e Beast Of Burden se no andavo ad aspettarli sotto casa…

In definitiva, non me la sento di consigliarvi l’acquisto di questo manufatto, a meno che non dobbiate farvi fare un regalo costoso per Natale: se invece conoscete qualche giovane leva che vi chiede che cosa sia il rock’n’roll e vi avanzano quei cento euro in tasca (ma per questo vanno bene anche le edizioni “economiche”), regalate Grrr! e farete senz’altro un’opera di bene,

Marco Verdi

*NDB: prima una breve legenda. NDB, sta per Nota del Bruno o del Blogger, che coincide. NDT, starebbe per Nota del Traduttore, mentre nel Blog vale per Nota del Tino. Ora c’è anche la new entry, NDM, questo è facile, Nota del Marco. Chiarito il tutto, la mia breve nota.

Giustamente Marco si chiede perché in questa antologia Super Deluxe (ma anche in quella di Charlie Is My Darling) gli inediti, in studio e dal vivo, sono ridotti al lumicino? Perché, secondo me, i Rolling Stones aderiscono alla famosa teoria mouriniana del “non sono mica pirla” e quindi i concerti inediti (Official Bootlegs) se li vendono per il download sul loro sito http://www.stonesarchivestore.com/ L’ultimo è Leeds 1982 ma è già in arrivo Toronto 2005 http://www.stonesarchive.com/bootleg_years/2005/

Intanto, according to Mr. Ron Wood, gli Stones stanno per entrare in studio per incidere un nuovo album per il vero anniversario del 50° che sarà il 2013 e questi due brani inediti non verranno forse (ri)utilizzati, mah?

E’ tutto. Come vedete nel Blog (a proposito di Mourinho) vige un gioco di squadra, per cui immagini, video e integrazioni sono sempre a cura del vostro blogger preferito (spero). Sempre a lavorare, anche quando non sembra!

Questo Dove Ce Lo Avevano Tenuto Nascosto Per Tutti Questi Anni? Muddy Waters & The Rolling Stones – Live At The Checkerboard Lounge Chicago 1981

live at checkerboard lounge.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Muddy Waters & The Rolling Stones – Live At The Checkerboard Lounge Chicago 1981 – Eagle Rock DVD+CD o DVD 10-07-2012

Per essere sinceri si era a conoscenza da anni di questo concerto ( e sotto forma di bootleg ha circolato più volte e si è visto “spesso” anche in televisione e su YouTube), tenutosi il 22 novembre del 1981 al Checkerboard Lounge di Chicago, il locale di Buddy Guy, con una capienza di ben 200 posti, dove i grandi bluesmen si esibivano spesso, questo per esempio è uno dei tanti bootleg dedicati all’evento, comprensivo di scaletta:

Checkerboard Lounge.jpg

 

 

 

 

 

 

 

2DVD5

Checkerboard Lounge, Chicago
November 22, 1981

DVD 1

Complete Gig (Mono)

High Gen Source (OK Quality):

01 Youre Gonna Miss Me When Im Gone ( John Primer on guitar & vocal )
02 Sweet Little Angel
03 Flip Flop And Fly ( Lovie Lee on piano & vocal )
04 Muddy Waters Intro
05 Baby, You Dont Have To Go
06 Country Boy

Low Gen Source ( Good Quality ) – With The Rolling Stones:

07 Baby Please Dont Go
08 Hoochie Coochie Man
09 Long Distance Call
10 Mannish Boy
11 Got My Mojo Working ( With Junior Wells And Buddy Guy )
12 Next Time You See Me ( With Buddy Guy )
13 Talking About My Woman ( With ??? )
14 Clouds In My Heart ( Jam )
15 Champagne And Reefer
16 Jam 2

DVD 2

01 Complete Gig Conclusion (Mono)

Stereo Source – Stones Edit

02 Mannish Boy
03 Next Time You See Me ( With Buddy Guy )
04 Hoochie Coochie Man
05 Long Distance Call
06 Talking About My Woman
07 Champagne And Reefer

Muddy Waters (Mono)

08 Baby Please Dont Go 1 ( Cut )
09 Baby Please Dont Go 2

Ma questa volta esce a livello ufficiale, casualmente, in occasione del 50° anniversario della nascita degli Stones, che ultimamente si sono anche messi a vendere su www.stonesarchive.com dei Bootleg ufficiali, solo per il download, al momento ne sono usciti tre: Live In Brussels 1973, LA Friday (Live 1975) e Hampton Coliseum (Live 1981).

E in più questa serata è particolare, perché a tutti gli effetti si tratta di un concerto di Muddy Waters, in cui i suoi fedeli discepoli nel Blues (e solo quattro di loro, Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Ian Stewart) si presentano a rendere omaggio al Maestro (che sarebbe morto alla fine di aprile del 1983 a “soli” 68 anni), il giorno precedente al loro trittico di concerti come Rolling Stones al Rosemont Horizon di Chicago. Nella band di Waters per l’occasione si esibiscono anche Buddy Guy & Junior Wells.

Il tutto è stato rimixato e rimasterizzato da Bob Clearmountain e sarà disponibile in un DVD (+CD) di circa 90 minuti, con il seguente contenuto (i dati mi sembrano più precisi rispetto all’edizione “pirata”):

1. Sweet Little Angel
2. Flip Flop And Fly
3. Muddy Waters Introduction
4. You Don’t Have To Go
5. Country Boy
6. Baby Please Don’t Go
7. Hoochie Coochie Man
8. Long Distance Call
9. Mannish Boy
10. Got My Mojo Working
11. Next Time You See Me
12. One Eyed Woman
13. Baby Please Don’t Go (Instrumental)
14. Blow Wind Blow
15. Champagne & Reefer

E vissero tutti felici e contenti, per quella sera. Attendiamo fiduciosi. Questo è un bel regalo per l’estate che si avvicina!

Bruno Conti