Una Bella Festa Musicale All’Insegna Del Miglior Country-Rock Californiano. Richie Furay – 50th Anniversary Return To The Troubadour/Deliverin’ Again

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Richie Furay – 50th Anniversary Return To The Troubadour /Deliverin’ Again– DSDK 2CD o DVD

Quando si pensa al country-rock californiano in voga a cavallo tra gli anni 60 ed i 70, la mente va subito agli Eagles (anche se il loro esordio avverrà solo nel 1972) e poi ai Byrds (gli ultimi anni), ai Flying Burrito Brothers e per molti anche a CSN&Y, nonostante nel famoso supergruppo la componente country non fosse molto presente. In pochi invece si ricordano dei Poco (scusate il bisticcio di parole), gruppo formato nel 1968 per iniziativa degli ex Buffalo Springfield Richie Furay e Jim Messina (quest’ultimo era entrato negli Springfield un attimo prima del loro scioglimento) ed autori di alcuni ottimi album specie nel primo periodo fino al 1976 (ma vi parlerà prossimamente del gruppo in maniera più dettagliata Bruno, con una retrospettiva ad hoc). Oggi i Poco sono ancora in vita con una formazione completamente rimaneggiata (l’unico membro presente in tutte le varie lineup, Rusty Young, è passato a miglior vita da neanche un mese, ma comunque si era già ritirato da qualche anno), e quindi l’unico ex componente a tenere alto il vessillo del gruppo è rimasto proprio Furay, che ha appena pubblicato un bellissimo doppio CD dal vivo, 50th Anniversary Return To The Troubadour, che celebra la stagione d’oro della band da lui fondata, e della quale fino al 1973 è stato uno dei principali autori e voci soliste.

A dire il vero in questo live, che documenta una serata speciale al Troubadour di Los Angeles nel 2018, non è ben chiaro cosa venga festeggiato, in quanto i 50 anni del titolo partono in effetti dal ’68, con i nostri che all’inizio si facevano chiamare Pogo ed al Troubadour avevano tenuto i loro primi concerti, ma poi nel secondo CD viene riproposto canzone per canzone il live Deliverin’, uscito in effetti a gennaio del 1971 ma che col Troubadour non c’entra una mazza essendo stato registrato nel 1970 a Boston e New York. Facezie a parte, 50th Anniversary Live At The Troubadour è un album davvero bellissimo, in cui un Richie in ottima forma ci fa rivivere una stagione unica e irripetibile della nostra musica, con una prima parte di concerto, intitolata Still Deliverin’, che offre una panoramica del meglio della sua carriera, mentre nel secondo dischetto (Deliverin’ Again), come ho già detto troviamo l’omaggio al live del ’70. Furay è ancora in possesso di una voce bella e giovanile, e viene accompagnato da una band solidissima che vede sua figlia Jesse Furay Lynch alle armonie vocali, Scott Sellen alle chitarre e banjo, Jack Jeckot alle tastiere, armonica e chitarra, Aaron Sellen al basso, Alan Lemke alla batteria, Dave Pearlman alla steel guitar e dobro e, nella seconda parte, un ospite speciale a sorpresa che vedremo a breve.

Si parte col botto con il classico dei Buffalo Springfield On The Way Home, scritta da Neil Young ma cantata da Richie anche in origine, preceduta da una lunga intro strumentale in crescendo e col ritmo subito alto: grande melodia e refrain, chitarre in palla e coretti che profumano di California. Dal repertorio degli Springfield in questa prima parte Furay suona anche Go And Say Goodbye (di Stephen Stills, ma l’avevano incisa anche i Poco), gustoso country-rock con banjo e chitarre in gran spolvero ed un eccellente ritornello corale, e quattro pezzi dei Poco, a partire dalla splendida Let’s Dance Tonight (dall’album Crazy Eyes, l’ultimo con Richie), rock song di livello assoluto con un motivo solare ed irresistibile, eseguita in modo grintoso e con ottimi intrecci vocali tra padre e figlia (e Furay dimostra di avere ancora l’ugola di un trentenne). Due brani provengono dall’omonimo secondo album della band, la slow ballad Don’t Let It Pass By, distesa, rilassata e con un bell’assolo di armonica, ed una strepitosa rilettura di quasi nove minuti della sontuosa rock ballad Anyway Bye Bye, piena di stop and go, cambi di ritmo, melodia superba, chitarra di Sellen in tiro ed anche un intermezzo pianistico quasi jazzato.

Stranamente Furay sceglie anche una canzone recente dei Poco, e che quindi non gli appartiene: Hard Country proviene dall’ultimo studio album del gruppo All Fired Up (2013), ed è una incantevole ed ariosa country ballad splendidamente eseguita e lasciata alla voce squillante di Jesse, una piccola ed inattesa gemma. Infine Richie propone quattro pezzi dal suo repertorio solista (purtroppo nessuno dal bellissimo The Heartbeat Of Love del 2006), che reggono molto bene il paragone con i pezzi classici, e di cui tre provengono dal suo lavoro più recente Hand In Hand, 2015: la pulsante e coinvolgente We Were The Dreamers, dedicata proprio ai suoi anni nei Poco e con un’altra melodia da applausi, la limpida e toccante ballata Wind Of Change, altri sei minuti di grande musica tra organo, chitarre ed armonie vocali da brivido, e l’incalzante Someday, puro country-rock che dimostra la sicura influenza che il nostro ha avuto sugli Eagles; per finire con il travolgente bluegrass elettrico Wake Up My Soul (una delle bonus track di studio inserite nel disco dal vivo Alive del 2016), ennesimo pezzo delizioso sotto ogni punto di vista, con il banjo ancora sugli scudi.

E veniamo alla seconda parte ed alla riproposizione di Deliverin’, che conteneva ben cinque canzoni inedite, una da Poco, quattro dall’esordio Pickin’ Up The Pieces e due dei Buffalo Springfield. Si inizia con un uno-due decisamente potente e rockeggiante formato da I Guess You Made It e C’mon, entrambe con il solito aroma country di base; a questo punto sale sul palco il già citato ospite, ovvero un applauditissimo Timothy B. Schmit, che dopo l’esordio del 1969 aveva sostituito nei Poco il bassista Randy Meisner (cosa che si ripeterà negli Eagles): il lungocrinito Tim impreziosisce con la sua voce angelica Hear That Music, da lui anche scritta, un altro country-rock assolutamente trascinante. E’ poi la volta della languida country ballad Kind Woman con la steel in grande evidenza, una delle più belle canzoni di Richie, scritta all’epoca degli Springfield per la sua futura moglie (con la quale è ancora insieme dopo 51 anni), seguita da tre pezzi suonati in medley esattamente come sul live del 1970: lo squisito country-grass Hard Luck e le note A Child’s Claim To Fame e Pickin’ Up The Pieces, due canzoni una più bella dell’altra. L’orecchiabile ed avvincente You Better Think Twice è un omaggio del nostro al suo autore Jim Messina, ed è seguita dal ruspante rockin’ country A Man Like Me; finale con un altro strepitoso medley di ben undici minuti che mette in fila Just In Case It Happens, Yes Indeed, lo strumentale Grand Junction e Consequently So Long, in un tripudio di ritmo, chitarre, steel e cori da pelle d’oca. Ma c’è spazio anche per un bis (ancora con Schmit sul palco a duettare con Richie), una fulgida versione della title track dell’album A Good Feelin’ To Know (1972, uno dei più belli dei Poco), che chiude definitivamente un concerto magnifico ed un live che sarà sicuramente tra i migliori dischi dal vivo del 2021.

Marco Verdi

Novità Prossime Venture 3. Poco – The Epic Years 1972-1976 : Gli Anni Di Paul Cotton

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Poco – The Epic Years 1972-1976 – 5 CD HNE/Cherry Records – 30-08-2019

Poco, sono uno dei gruppi storici (tutt’ora in attività) e tra i migliori rappresentanti del country-rock americani: nati alla fine degli anni ’60 dall’incontro di due dei membri dei Buffalo Springfield, ovvero i cantanti e chitarristi Richie Furay e Jim Messina, con il futuro Eagle Randy Meisner al basso e George Grantham alla batteria, e con l’aggiunta dell’asso della pedal steel guitar Rusty Young. Di loro esistono varie antologie retrospettive, la migliore delle quali è indubbiamente il doppio CD The Forgotten Trail 1969-1974, un piccolo box, ricco anche di materiale inedito, che fotografa gli anni migliori della band americana. Mentre l’unico altro cofanetto, oltre a questo di cui stiamo parlando, è Original Album Classics, che raccoglie i primi 5 album di studio, quelli usciti proprio tra il 1969 e 1973.

poco the forgotten trailpoco original album classics

Della band californiana esistono anche parecchi dischi dal vivo, alcuni usciti postumi in CD negli anni 2000, ma in generale la loro discografia è servita piuttosto bene in Compact Disc. Diciamo che di questo The Epic Years non si capisce del tutto la scelta degli album, visto che anche i primi tre dischi, oltre a Deliverin’, il primo album Live del 1971, era usciti per l’etichetta del gruppo Columbia: quindi nel box troviamo il quarto, quinto, sesto e ottavo disco di studio, più il Live del 1976. L’unica cosa che li unisce, ipotizzo, ma tiro ad indovinare, è la presenza come voce solista e chitarrista di Paul Cotton, entrato nei Poco in sostituzione di Jim Messina dal terzo album From The Inside e presente in tutti gli album del cofanetto. Nella formazione in quegli anni, nel 1970, era arrivato anche Timothy B. Schmit, in sostituzione di Randy Meisner, passato agli Eagles, dove verrà proprio sostituito ancora una volta da Schmit.

Ecco i contenuti completi del box, solo due album hanno delle bonus tracks:

[CD1: A Good Feelin’ To Know (1972)]
1. And Settlin’ Down
2. Ride The Country
3. I Can See Everything
4. Go And Say Goodbye
5. Keeper Of The Fire
6. Early Times
7. A Good Feelin’ To Know
8. Restrain
9. Sweet Lovin’
Bonus Tracks:
10. I Can See Everything (Remix)
11. A Good Feelin’ To Know (Single Edit)

[CD2: Crazy Eyes (1973)]
1. Blue Water
2. Fools Gold
3. Here We Go Again
4. Brass Buttons
5. A Right Along
6. Crazy Eyes
7. Magnolia
8. Let’s Dance Tonight
Bonus Tracks:
9. Nothin’s Still The Same
10. Get In The Wind
11. Believe Me

[CD3: Seven (1974)]
1. Drivin’ Wheel
2. Rocky Mountain Breakdown
3. Just Call My Name
4. Skatin’
5. Faith In The Families
6. Krikkit’s Song (Passing Through)
7. Angel
8. You’ve Got Your Reasons

[CD4: Cantamos (1974)]
1. Sagebrush Serenade
2. Susannah
3. High And Dry
4. Western Waterloo
5. One Horse Blue
6. Bitter Blue
7. Another Time Around
8. Whatever Happened To Your Smile
9. All The Ways

[CD5: Live (1976)]
1. Medley: Blue Water / Fools Gold / Rocky Mountain Breakdown
2. Bad Weather
3. Ride The Country
4. Angel
5. High And Dry
6. Restrain
7. A Good Feelin’ To Know

Devo dire che tutti i dischi dei Poco, almeno fino a Rose Of Cimarron del 1976 (e anche tra quelli successivi ce ne sono alcuni buoni), sono molto belli, ma i cinque contenuti nel box sono probabilmente i migliori in assoluto, con una preferenza del sottoscritto per A Good Feelin’ To Know Carzy Eyes, gli ultimi due con Richie Furay, che poi rientrerà in formazione tra il 1987 e il 1990, e spesso, soprattutto dal vivo, collabora ancora con la band fino ai giorni nostri, e anche Paul Cotton è rimasto con il gruppo dal 1970 al 1988 e poi dal 1992 al 2010. L’unico membro originale sempre presente dal 1969 a oggi è Rusty Young. Quindi se volete conoscere una delle band più importanti nella storia del country-rock (armonie vocali celestiali, voci soliste incredibili, ottimi chitarristi e uno dei più grandi interpreti della pedal steel in assoluto) direi che questo box sarebbe da avere, magari insieme agli altri due segnalati nel Post. Se amate il genere o conoscerlo, come si suol dire, imperdibili.

The Epic Years 1972-1976, salvo rinvii, dovrebbe uscire il 30 agosto.

Bruno Conti

Un Doveroso Omaggio Ad Un Protagonista Del West Coast Sound. Various Artists – A Tribute To Dan Fogelberg

a tribute to dan fogelberg

Various Artists – A Tribute To Dan Fogelberg – BMG Rights Management

Il 16 dicembre (ieri) è caduto il decimo anniversario dalla prematura morte di Dan Fogelberg, autore di ottimi dischi negli anni settanta e ottanta in uno stile riconducibile al country rock molto in auge in quel periodo grazie a protagonisti di assoluto valore come gli Eagles, Jackson Browne, Crosby, Stills & Nash, James Taylor, Poco e Doobie Brothers, solo per citare alcuni dei nomi più noti. Daniel era originario di una piccola cittadina dell’Illinois, Peonia. Dopo aver militato in alcuni gruppi locali, decise di esibirsi in proprio ed ebbe la fortuna di essere notato da Irving Azoff, colui che sarebbe diventato manager di grandi stelle del rock, tra cui i già citati Eagles. Azoff gli fece ottenere il primo contratto discografico e lo presentò all’esperto bassista e produttore Norbert Putnam che divenne suo amico e fidato collaboratore per il decennio che seguì, dal bel disco d’esordio Home Free, del 1972, fino al capolavoro del 1981, il doppio The Innocent Age (disco strepitoso dove erano presenti Joni Mitchell, Glenn Frey, Brecker Brothers, Richie Furay. Emmylou Harris, Don Henley, Chris Hillman e moltissimi altri grandi musicisti).

Per tutta la sua carriera Fogelberg, oltre a mettersi in luce come valido compositore di ballate spezza cuori e di brani rock dalla tipica impronta della West Coast, esibì notevoli doti di arrangiatore e strumentista suonando ogni tipo di chitarra o tastiera, sempre coadiuvato da session men di primissimo ordine. Pubblicò anche due interessanti album in coppia con il flautista Tim Weisberg, prova tangibile di una passione mai sopita per il jazz e per gli arrangiamenti orchestrali, e un vero gioiello in stile bluegrass, High Country Snows del 1985, realizzato con una band di superstars della musica country tradizionale. Negli anni novanta Dan diminuì progressivamente le sue produzioni e l’ultimo lavoro con materiale inedito rimane Full Circle, del 2003 (senza contare Love In Time uscito postumo nel 2009). Dopo le sua scomparsa nel 2007, Jean Fogelberg, terza delle sue mogli, si è presa l’impegno di onorarne la memoria con un album tributo che coinvolgesse musicisti di grande fama, da vecchi amici e collaboratori del marito a stelle emergenti dell’ultima generazione che riconoscessero Fogelberg come fonte d’ispirazione.

Ad aiutarla, i fidati Putnam e Azoff, oltre al noto produttore Chuck Morris. Dopo sette anni e sette mesi passati a reclutare gli artisti e a trovare il tempo utile per farli incidere, ecco finalmente il risultato di tanta passione, un album piacevolissimo in cui la media delle performances si mantiene elevata e la bellezza originaria delle composizioni di Dan Fogelberg rimane intatta. Ad aprire le danze ci pensa l’icona del country nashvilliano Garth Brooks (supportato ai cori da Trisha Yearwood). La sua versione di Phoenix è fresca e potente con quel bel gioco di chitarre che caratterizzava anche la versione originale. Oibò! Che ci fa la regina della disco music in un contesto di questo genere? Frenate la vostra diffidenza, la scelta di Donna Summer (deceduta nel 2012, aveva registrato il pezzo due anni prima) per interpretare Nether Lands si rivela azzeccatissima.

Ascoltate come si dispiega la sua bella e stentorea voce sull’imponente arrangiamento orchestrale che riproduce fedelmente quello d’origine, e non potrete che applaudire. Michael Mc Donald annerisce con il suo vocione Better Change, sottolineandone il ritornello con un robusto coro gospel. La classe non è acqua, ma onestamente preferivo l’arrangiamento del suo autore. Vince Gill (a proposito, che ne dite del suo recente ingresso negli Eagles insieme al figlio di Glenn Frey?) duetta co nla moglie Amy Grant per uno degli hit di maggior successo di Fogelberg, la delicata Longer, qui impreziosita da un bell’assolo di tromba di Chris Botti. I Train (quelli di Hey Soul Sister) danno prova di coraggio dando ritmo ad una delle canzoni più lente e struggenti che Dan abbia mai composto, mantenendo la citazione finale di Auld Lang Syne suonata con il sax. A me non dispiace, ma siete liberi di pensarla diversamente.

Dobie Gray, protagonista negli anni settanta e ottanta tra country, soul e R&B (sua la mitica Drift Away), prima di arrendersi al cancro nel 2011 fece in tempo a registrare l’intensa  Don’t Lose Heart, uno dei pochi inediti presenti nella quadrupla antologia Portrait, del 1997. Versione di gran classe, che fa il pari con quella di Old Tennessee, eseguita da Danny Henson e Tom Kelly, in arte Fool’s Gold,  che accompagnarono Dan Fogelberg per il tour di Souvenirs nel 1974 ed incisero a loro nome un paio di buoni album nel ’76 e ’77. Casey James è un giovane cantautore e chitarrista texano di grandi prospettive come dimostrano i suoi tre dischi e questa incendiaria versione di As The Raven Flies. Casey ci dà dentro di brutto con la sua sei corde, dando nuova linfa ad un pezzo già trascinante. Randy Owen è meglio conosciuto come voce solista degli ultra noti Alabama. La sua scelta è perfetta perchè la magnifica country ballad Sutter’s Mill gli calza a pennello, melodia in crescendo e perfette armonie vocali nel refrain. Da qui in poi il tributo si assesta su livelli altissimi. Run For The Roses  è un’altra masterpiece song di Fogelberg e qui per riproporla al meglio troviamo altri due nomi eccellenti della country music, Richie Furay e la Nitty Gritty Dirt Band.

Boz Scaggs,  vecchia gloria del rock americano, interpreta con la sua calda ed intensa voce la malinconica Hard To Say, dotandola di un’atmosfera più blusey, con un pregevole assolo centrale di chitarra. Joe Walsh fu il produttore dell’ottimo e già citato Souvenirs, ovvio quindi che abbia scelto di riproporrre, insieme agli altri componenti degli Eagles, la canzone che apriva quell’album, Part Of The Plan. Bella versione, che mantiene la freschezza melodica dell’originale. Da quella che apre a quella che chiude lo stesso disco, manco a farlo apposta: There’s A Place In The World For A Gambler è, a mio modesto avviso uno dei vertici compositivi di Dan, una specie di inno che, non a caso, lui poneva in chiusura dei suoi concerti facendone cantare il ritornello al pubblico con un effetto da pelle d’oca (risentitela sul live Greetings From The West, ne vale la pena!). Il grande Jimmy Buffett la rivisita con tutta la maestria e la sensibilità di cui è capace, ricreando quel finale da brividi con gli strumenti e le voci che si rincorrono.

Il gran finale è riservato alla canzone in assoluto più nota e celebrata di Dan Fogelberg, quella Leader Of The Band che egli dedicò al padre, insegnante di musica e direttore della banda cittadina di Peonia. Zac Brown ne dà una versione scarna e toccante, registrata dal vivo, solo chitarra acustica e voci. Applausi…e da lassù padre e figlio riuniti sicuramente sorridono.

Marco Frosi

Da Lassù, Country-Rock Natalizio Made In Italy. Piedmont Brothers Band – A Piedmont Christmas

piedmont brothers a piedmont christmas

The Piedmont Brothers Band – A Piedmont Christmas – MRM Records/Appaloosa Ird

Una breve premessa: qualche mese fa, durante l’estate, avrei dovuto recensire l’ultimo album dei Piedmont Brothers Compasses And Maps, poi per vari impegni, sul Buscadero e nel Blog, mi sono ritrovato a rimandare la recensione di quel CD, programmandola per i primi giorni di agosto, fino a che, il 6, purtroppo, gli amici della Ird mi hanno comunicato che Marco Zanzi, il leader della band, era morto dopo una battaglia di circa due anni con un tumore al pancreas. A quel punto non mi sono più sentito di scrivere quella recensione, per timore di fare una sorta di sciacallaggio postumo su un album di unmusicista che se ne era andato. Poi nei mesi successivi, a mente fredda, alcune volte ci ho ripensato, ripromettendomi di parlare comunque della band. Quindi quale occasione migliore che l’uscita di questo CD di canzoni natalizie che era comunque già stato programmato dalla famiglia per una uscita nel periodo invernale. Perché il buon Marco, anche nel periodo più buio della sua malattia, aveva comunque continuato a lavorare e ad incidere nuove canzoni, a dispetto della situazione.

Il disco, e non lo dico per piaggeria, è molto bello e piacevole, quella consueta miscela di country-rock, bluegrass e musica cantautorale, confezionata con gran classe e passione, da Marco Zanzi e Ron Martin, i due co-fondatori di questa band, da sempre coadiuvati da una ampia cerchia di amici, nel corso di sei album (più questi due e compreso un disco di “rarità”) e un paio di Zanzi come solista. Tra gli “amici” gli ultimi a partecipare sono stati Richie Furay, leggendario leader dei Poco, una delle migliori formazioni di country-rock che abbia mai calcato i palcoscenici, e la figlia Jesse Furay Lynch, ma nell’album appaiono anche collaboratori di lunga data. come Katherine Kelly Walczyk, Rosella Cellamaro Doug Rorrer, che si alternano alle voci nei vari brani, con Martin Cecilia Marco Zanzi. Nel disco precedente, Compasses And Map, apparivano alcuni dei grandi luminari del country-rock e del bluegrass, gente come Gene Parsons dei Byrds, Patrick Shanahan della Stone Canyon Band di Ricky Nelson, Rick Roberts dei Firefall e dei Flying Burrito Brothers, alle prese con brani originali e riprese di classici come Tequila Sunrise degli Eagles, Sweet Baby James di James Taylor, Indian Summer di Paul Cotton, dei già citati Poco, It Doesn’t Matter dei mitici Manassas di Stephen Stills Chris Hillman, Teach Your Children di Graham Nash Here Without You di Gene Clark, tutte in versioni brillanti e ricche di verve, in grado di rinverdire i fasti di gente come i citati Poco, Flying Burrito Brothers, Byrds, Eagles, ma anche dei Dillards, grazie al banjo a 5 corde di cui Zanzi era un vero virtuoso, agli impasti tra voci maschili e femminili, e alla perizia strumentale dei vari musicisti impegnati: del vero country-rock made in Italy. Un disco assolutamente da avere per gli appassionati del genere, come pure il disco di Natale, A Piedmont Christmas.

Sono dieci brani, alcuni scritti per l’occasione, altri pescati dalla tradizione, altri ancora firmati da autori non notissimi ma assolutamente validi nell’ambito country e dintorni, forse l’unico autore noto, ma soprattutto tra gli appassionati, è Steve Goodman, di cui viene ripresa una deliziosa e delicata Colorado Christmas, che non a caso è proprio il brano cantato dalla inconfondibile voce di Richie Furay (https://www.youtube.com/watch?v=x1obUh4bqe0, con le armonie vocali della figlia Jesse, e un bellissimo intreccio strumentale creato dal violino di Anna Satta e dal mandolino, dal banjo e dalle chitarre a 6 e 12 corde, del bravissimo pluristrumentista Marco Zanzi. Jesse Furay Lynch canta la più tipicamente natalizia Beautiful Star Of Betlehem, un valzerone country dove la voce alla Emmylou Harris della Lynch ben si intreccia con le armonie vocali di Marco e con svolazzi di chitarra, violino e pedal steel. Altrove, come nella iniziale, vorticosa, Christmastime In The Blue Ridge, cantata da Ron Martin, sembra di ascoltare il bluegrass dei vecchi Dillards o dei Seldom Scene, grazie anche gli inserti di dobro di Alessandro Grisostolo che ben si amalgamano con il picking degli altri musicisti, tra cui Zanzi, qui al mandolino. La “tradizionale” The Holly And The Ivy, cantata da  Katherine Kelly Walczyk, ha degli agganci con la musica tradizionale celtica, grazie alle sue melodie ariose e coinvolgenti ed alla bella voce della Walczyk.

Mary Did You Know, ancora con il violino della Satta in bella evidenza, grazie al sue testo che richiama la natività è uno dei brani più tipicamente natalizi, sempre godibile ed intenso al contempo. The Shepherd’s Dream, un’altra favola stagionale, cantata con voce appassionata da Ron Martin e scritta dallo stesso Marco Zanzi, che la guida con il suo banjo, è un altro eccellente esempio di quel bluegrass-country che è sempre stato il marchio di fabbrica dei Piedmont Brothers, gruppo del tutto all’altezza delle sue controparti americane, il break della solista elettrica di Marco avrebbe fatto il suo figurone nei dischi di tutte le band che abbiamo citato fino ad ora. Notevole anche uno strumentale d’atmosfera come The Goodliest Land, dove i vari solisti si alternano alla guida del pezzo. Rosella Cellamaro canta con voce squillante un’altro brano tipicamente natalizio come la dolce ballata Mother Mary’s Cradle Song Doug Rorrer è la voce solista nel bluegrass scatenato con uso di banjo Back Home (On Christmas Eve) Martin e la Walczyk si alternano come voci soliste nella quasi cameristica There’s A New Kid In Town, una cover di un vecchio brano di Keith Whitley, altro nome noto soprattutto agli appassionati, ma che si ricorda nella versione della Nitty Gritty Dirty Band, altro nume tutelare dei Piedmont. Che altro aggiungere? Se volete fare o farvi un bel regalo, diverso dal solito, siete ancora in tempo ad acquistare questo A Piedmont Christmas che sicuramente negli scaffali dei negozi non farà concorrenza a Michael Bublé o Mario Biondi, ma vi darà più soddisfazioni, se amate questa musica. Se volete saperne di più il sito della band è sempre attivo http://www.piedmontbrothersband.com/home.

Bruno Conti

Novità Di Marzo, Parte Ib. Darius Rucker, Jesse Malin, Paul McCartney, Richie Furay, John Mayall, Sonics, Hawkwind, Quicksilver Messenger Service, Dayna Kurtz, Courtney Barnett

darius rucker southern style

Darius Rucker, dopo la partenza fulminante con gli Hootie And The Blowfish (il loro Cracked Rear View, con oltre sedici milioni di copie negli Stati Uniti, è uno dei venti dischi più venduti di tutti i tempi), si è progressivamente trasformato nel corso degli anni in un cantante country a tutti gli effetti. Southern Style, il suo sesto album, in una carriera solista iniziata nel 2002 (compreso un disco natalizio), mette in evidenza ancora una volta la sua bella voce baritonale e piacerà molto agli appassionati del country meno bieco e più ruspante, tutti brani originali scritti dallo stesso Rucker con vari collaboratori, ma allo stesso tempo non mancherà di provocare un po’ di nostalgia nei fans del suo vecchio gruppo. Non per nulla il disco esce per la Capitol Nashville (con la solita Deluxe version con 2 tracce extra) e quindi è proprio un disco di “genere”, anche se non mancano elementi del vecchio stile e sonorità più moderne https://www.youtube.com/watch?v=sTXq33a6YnM

jesse malin new york before the war

L’ultimo album ufficiale del newyorkese Jesse Malin risale al 2010, Love It To Life, un buon disco dal suono decisamente rock, pubblicato come Jesse Malin & The St. Marks Social, ma nel 2012 è uscito anche un disco acustico e distribuito solo ai concerti, Hail Mary Gunners, parte del ricavato del quale andava in beneficenza alla Croce Rossa internazionale; un disco registrato dal vivo a New York e San Sebastian, in Spagna, supportato da Mark Troth Lewis alla chitarra, e presentato come venti “frecce acustiche nella loro forma originale – dai retrobottega, camere da letto e sgabelli da bar del mondo”. Questo nuovo New York Before The War https://www.youtube.com/watch?v=CPMDiSUX3mM , fin dal titolo, viene annunciato come quello più influenzato dai suoni della sua città di origine, quindi echi di Lou Reed, Television, Ramones, ma anche le ballate del suo amato Springsteen, tocchi di Dylan e Neil Young, mi è sembrato di cogliere anche accenni agli Stones e secondo la critica americana potrebbe essere il suo miglior disco in assoluto. Esce ufficialmente il 31 marzo per la One Little Indian e questo è un assaggio https://www.youtube.com/watch?v=DfeSYF3VElM

paul mccartney a musicares tribute

La versione americana, zona 1, è già stata pubblicata dalla Shout Factory, in Europa uscirà il 12 maggio su etichetta Eagle Rock. Stiamo parlando del DVD (o Blu-Ray) dedicato a Paul McCartney, per la benemerita serie A Musicares Tribute, che riporta il concerto che si svolge tutti gli anni nella settimana dei Grammy e che premia una personalità del mondo musicale che si è distinta nel corso dell’anno (e della carriera) per il suo spirito filantropico. Quest’anno è toccato a Bob Dylan, mentre la serata dedicata a Macca è stata registrata nel 2012: ad omaggiarlo erano presenti, oltre a Sir Paul, per la simpatica consuetudine che prevede quasi sempre la presenza sul palco del festeggiato: 1) Get Back / Hello Goodbye / Sgt. Pepper s Lonely Hearts Club Band Cirque du Soleil featuring The Beatles Love Cast 2) Magical Mystery Tour Paul McCartney https://www.youtube.com/watch?v=9oSLl8K05g4  3) Junior s Farm Paul McCartney 4) Blackbird Alicia Keys https://www.youtube.com/watch?v=pX6T-dRnZNM  5) No More Lonely Nights Alison Krauss & Union Station 6) And I Love Her Duane Eddy 7) Oh! Darling Norah Jones 8) I Saw Her Standing There Neil Young & Crazy Horse https://www.youtube.com/watch?v=GyzR_3-dEN0  9) The Fool On The Hill Sergio Mendes 10) We Can Work It Out Coldplay https://www.youtube.com/watch?v=uAB4lhhEErw  11) Yesterday James Taylor & Diana Krall 12) For No One Diana Krall & James Taylor 13) My Valentine Paul McCartney 14) Nineteen Hundred And Eighty Five Paul McCartney 15) Golden Slumbers / Carry That Weight / The End Paul McCartney with Dave Grohl & Joe Walsh https://www.youtube.com/watch?v=aaKoBq9AU2c . Un’altra meno simpatica consuetudine che sta prendendo piede (con l’eccezione del DVD dedicato a Springsteen che durava quasi due ore) è quella di pubblicare solo una parte del concerto e quindi il dischetto del tributo a Paul dura solo 60 minuti circa, e quindi, come ho già ricordato recensendo mi pare il DVD di Bruce, mancano il brano dei Foo Fighters, Katy Perry (ce ne faremo una ragione), TonBennett, uno dei duetti di McCartney con Diana Krall e Bucky Pizzarelli, mi pare siano questi. Comunque rimane una bella serata, da avere nel formato che preferite.

richie furay hand in hand

Richie Furay è stato uno dei membri fondatori dei Buffalo Springfield e in seguito dei Poco (e aggiungiamo anche la Souther-Hillman-Furay Band), due/tre delle migliori formazioni del country e del rock americano di sempre, poi dopo la sua conversione religiosa alla chiesa pastorale americana, Furay ha diradato la sua presenza discografica pur continuando a fare dischi con una certa regolarità e partecipando spesso, come ospite, alle reunion delle band di cui ha fatto parte, ed azzeccando, di tanto in tanto, anche dei dischi che mostravano tracce del vecchio splendore, penso soprattutto a The Heartbeat Of Love, dove apparivano Timothy B. Schmidt, Kenny Loggins, Stephen Stills e Neil Young e al bellissimo doppio dal vivo Alive. Anche questo nuovo Hand In Hand, pubblicato in questi giorni dalla eOne Music, fa parte della categoria di quelli di avere, per la presenza di alcuni nuovi brani di buona qualità, tra cui Someday, con la presenza di Keb’ Mo‘ e una sontuosa versione di Kind Woman, con Kenny Loggins e Neil Young alle armonie vocali, oltre ad una bellissima We were the dreamers che ricorda il miglior country-rock di sempre, di cui è stato uno degli artefici https://www.youtube.com/watch?v=4jpXti74wTM

john mayal blues alive nyc

Il 1976 giustamente non è considerata una delle annate tra le più memorabili dei Bluesbreakers di John Mayall, è l’anno di Banquet In Blues, ma nei due concerti da cui è tratto questo broadcast radiofonico non ci sono più tutti i musicisti di quel disco (quindi niente Rick Vito, Don “Sugarcane Harris” e Soko Richardson), ma ci sono ancora Larry Taylor al basso, Jay Spell alle tastiere, mentre il chitarrista è tale Gary Rowles, non famosissimo ma bravo, qualcuno ricorderà che è stato il solista nei Love di Arthur Lee, la versione della band è la Mark XXVII, è il repertorio delle due serate è il seguente:

The Bottom Line, New York, NY, 2-Oct-76 (early show):
1. Long Time Blues
2. 1974 Gasoline Blues
3. Later On
4. The Boy Most Likely To Succeed
5. All Your Love
6. Room To Move
[Encores]
7. Stormy Monday
8. Old Time Blues

My Father’s Place, Roslyn, NY, 3-Oct-76:
9. Band Intros by Mayall
10. 1974 Gasoline Blues
11. Play The Harp
12. The Boy Most Likely To Succeed

Qualità sonora buona, in parte già uscito come bootleg, ma, escludiamo gli i fan incalliti di Mayall, se ne può fare tranquillamente anche a meno, oppure no, in fondo non è male, vedete voi. Etichetta S’more/RockBeat.

sonics this is the sonics

Ormai si stanno riunendo tutte le band storiche del band, quindi era inevitabile che succedesse anche per i Sonics, peraltro già di nuovo in azione dal 2007, con una serie di concerti dal vivo e un EP 8, uscito nel 2010, ma questo è proprio un nuovo disco di studio. Quello che è sorprendente di questo This Is The Sonics, registrato rigorosamente in Mono per la loro etichetta Revox (!), è che si tratti di un buon disco, i tre membri originali, Jerry Roslie, Larry Parypa e Rob Lind, sono in ottima forma, la sezione ritmica con gente del giro Kingsmen e Dick Dale è bella carica, e il disco suona come se fossimo in pieno 1966, un anno prima dello scioglimento, quindi garage punk e psych-rock classico della più bell’acqua. Ok, niente The Witch, Psycho, Strychnine, Louie Louie, ma i nuovi brani sprizzano energia e alcune cover di classici del blues come You Can’t Judge a Book By The Cover, Don’t Need No Doctor e Sugaree sono veramente gagliarde e sorprendenti. Produce Jim Diamond, famoso per il suo lavoro con i primi White Stripes, Dirtbombs e Fleshtones. E anche i brani nuovi tirano di brutto https://www.youtube.com/watch?v=BIzinr84gGw

hawkwind this is your captain boxhawkwind this is your captain back cover

Gli Hawkwind viceversa non si sono mai sciolti e continuano imperrterriti la loro carriera; nel corso degli anni sono uscite varie riedizioni, rimasterizzate e spesso potenziate, dei loro album migliori, ora la Parlophone UK del gruppo Warner pubblica questo box di 11 CD This Is Your Captain Speaking, Your Captain Is Dead – The Albums & Singles 1970-1974, senza le bonus delle ristampe, ma a prezzo super speciale e con l’ultimo CD che contiene rare versioni tratte dai singoli dell’epoca.Qui sopra, nel retro della copertina del box, potete legger i titoli dei brani ed i rispettivi dischi dove appaiono, questo pezzo è tratto dal Greasy Truckers Party.

quicksiver live in san jose 1966

A proposito di live continua la (ri)scoperta del vecchio materiale d’archivio dei Quicksilver Messenger Service. Sempre la Cleopatra Records (croce e delizia degli appassionati di ristampe e del sottoscritto) pubblica un raro concerto Live In San Jose 1966, dove appare la prima formazione del gruppo con Jim Murray, il primo vocalist della band, ad affiancare il classico quartetto Cipollina-Duncan-Freiberg-Elmore, quindi in teoria interessantissimo anche per il repertorio che presenta alcune rarità come All Night Worker, Walkin’ Blues e I Hear You Knockin’. Però è inciso, nella mia opininone, veramente maluccio, sembra un bootleg (e spesso queste registrazioni da lì vengono), ma di quelli purtroppo con qualità sonora scadente https://www.youtube.com/watch?v=q4yaXTr15mM

dayna kurtz risa and fall

Per concludere un paio di voci femminili veramente interessanti. Di Dayna Kurtz vi abbiamo parlato in modo lusinghiero sul blog http://discoclub.myblog.it/2013/06/14/una-tom-waits-al-femminile-dayna-kurtz-secret-canon-vol-2/. Ora è in uscita questo nuovo Rise And Fall per la sua etichetta M.C. Records, ma mi pare di ricordare che gli amici della IRD mi abbiano detto che avevano intenzione di pubblicarne una versione italiana con bonus, però non conosco con esattezza i particolari, per cui, in attesa di verificare, e poi naturalmente di recensirlo, nella rubrica Carbonari, mi limito a segnalarvi l’uscita del nuovo album di questa bravissima vocalist, nata nel New Jersey, ma residente a New Orleans, che è giustamente considerata dalla stampa di tutto il globo terracqueo uno dei piccoli tesori nascosti della musica cantautorale. Nell’attesa, questo nuovo brano fa già capire la classe della signora in questione https://www.youtube.com/watch?v=YF60nUWJ02k

courtney barnett sometimes i sit

Più giovane, ma assai promettente, è l’australiana Courtney Barnett, che giustamente è stata incensata dalla critica per il suo primo album The Double EP: A Sea of Split Peas, che come dice il titolo raccoglieva i primi due EP, pubblicati per il mercato australiano. Ora esce il primo disco ufficiale Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit, un titolo intrigante e ricco di (auto)ironia che indica la personalità vivace della ragazza, ma poi parla la musica, veramente interessante. Qualcuno l’ha paragonata a Hope Sandoval, altri hanno tirato in ballo Lou Reed e Nirvana, altri ancora hanno ricordato Liz Phair (ma mi sembra più brava), come la volete girare questo nuovo CD, edito dalla Marathon Artists in Europa e dalla Mom + Pop Records in Australia (o viceversa) la scorsa settimana, è diverso da gran parte di quello che circola al momento a livello di voci femminili https://www.youtube.com/watch?v=o-nr1nNC3ds, parliamo di rock, ma anche di belle ballate loureediane https://www.youtube.com/watch?v=1NVOawOXxSA

E pure in versione solitaria il talento si percepisce https://www.youtube.com/watch?v=Xv-FOSJIwrU

That’s all, a domani con un altro giro di novità.

Bruno Conti

Per L’Occasione, Meglio In Compagnia Che Sola! Carla Olson – Have Harmony Will Travel Vol.1

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Carla Olson – Have Harmony Will Travel Vol. 1 – Continental Coast/CRS/Ird 2013

Chi, come colui che vi scrive, ha amato i Textones, band degli anni ’80 nata dalla scena musicale di Los Angeles, non  può non provare piacere per il ritorno alla ribalta di Carla Olson, un personaggio quasi carismatico del rock californiano degli ultimi quarant’anni. La produzione di questa leggendaria “rockeuse” si è sempre mantenuta ad alti livelli qualitativi. Se l’apice della sua carriera l’ha toccato come “front woman” dei suddetti Textones (Phil Seymour, David Provost, Kathy Valentine, George Callins), con lo splendido album Midnight Mission (84), bissato da Cedar Creek (87) e da una raccolta Through The Canyon (89), la sua attività non ha poi conosciuto cedimenti, diventando una “musicista di culto”, ma lontana dal raggiungere lo “status” di rockstar. Non posso dimenticare il sodalizio con l’ex Byrds Gene Clark (che poteva far rinverdire in chiave più rock i fasti del duo Emmylou Harris-Gram Parsons) e che ha prodotto album come So Rebellious A Lover (87), e non posso neppure scordare la lunga collaborazione, iniziata alla fine degli anni ’90, con l’ex Bluesbreakers e Stones Mick Taylor, concretizzata in un eccellente live Too Hot For Snakes (91). Dopo l’esordio solistico Carla Olson (88), la buona armonia tra i due è continuata con Within An Ace (93) e proseguita anche in Reap The Whirlwind (94), mentre The Ring Of Truth (2001) e Dark Horses (una compilation del 2008)sono i lavori dell’ultima decade, oltre al live inedito del 2008 con i Textones, Detroit ’85: Live And Unreleased.  

Questi deliziosi duetti di Have Harmony Will Travel prodotti e curati dalla stessa Olson, vedono il supporto strumentale di ottimi musicisti come Clem Burke, Cindy Cashdollar, Tom Fillman, Rick Hemmert, Tom Morgan Jr., Pat Robinson, Greg Sutton suoi amici da sempre, e vengono eseguiti con artisti del calibro di Peter Case, Richie Furay (Poco), Scott Kempner, John York (Byrds), Rob Waller (I See Hawks in L.A.), James Intveld, Gary Myrick e la cantante country Juice Newton. L’iniziale You Can Come Crying To Me esce dalla penna di Radney Foster, un brano in mid-tempo ritmato in duetto con Juice Newton, seguito dal vocione di Rob Waller in Look What You’ve Done con Carla al controcanto, mentre Love’s Made A Fool Of You di Buddy Holly, viene eseguita in perfetto stile Roy Orbison da James Intveld. La nota Keep Searchin’ (We’ll Follow The Sun) di Del Shannon, vede un inaspettato Peter Case in una versione “beatlesiana” anni ’60, cui fa seguito una ballata di Chris Jagger (il fratello meno noto di Mick), Still Waters cantata e suonata dalla Olson con Gary Myrick, mentre She Don’t Care About Time del suo vecchio “pard” Gene Clark trova le antiche armonie dei Poco nella voce di Richie Furay.

Il sax di Tom Morgan Jr. introduce All I Needed Was You di Little Steven, e pare di vedere salire sul palco la mitica E-Street Band con la voce di Scott Kempner (dei grandi Del Lords), cui fa seguito la dolce The First In Line, scritta ai tempi da Paul Kennerley per la reunion degli Everly Brothers ed eseguita in duetto con John York, nei Byrds nel ’68-’69. Con il blues di Stringin’ Me On del songwriter e chitarrista James Intveld, Carla ritorna ai suoi antichi amori musicali, in coppia con Juice Newton, mentre Upon A Painted Ocean, viene ripescata dal vasto repertorio di PF Sloan (vi dice niente Eve Of Destruction di Barry McGuire? E’ stato anche uno dei pochi ai quali un collega illustre come Jimmy Webb ha dedicato un brano, P.F. Sloan appunto) sempre in duetto con York, seguita da 8:05 dei Moby Grape ed eseguita da Peter Case, molto sixties. Chiude la versione di un brano di Don Williams Till The Rivers All Run Dry, dal ritmo trascinante, eseguita alla perfezione da Rob Waller,

Per Carla Olson gli anni non sembrano passare, stessa grinta e classe degli importanti esordi con i Textones, una voce di grande personalità (per il sottoscritto tra Chrissie Hynde e Patti Smith), certificata da questo lavoro Have Harmony Will Travel, dove si mette anche al servizio degli altri e  che non solo conferma la classe e la continuità di questa cantante, autrice e chitarrista in grado come poche di nobilitare la figura del rock al femminile, ma che testimonia, una volta di più, la caratura di questa bionda e affascinante signora texana.

L’uscita ufficiale del disco è il 16 aprile, ma in Italia già circola.

Tino Montanari