Scratch My Back…And I’ll Scratch Yours. Ritorna E Si Conclude Il Progetto Di Peter Gabriel

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Il disco originale, Scratch My Back, era uscito nel gennaio del 2010, e questo era quanto avevo scritto all’epoca a-volte-ritornano-peter-gabriel-scratch-my-back.html

Ora, a “soli” tre anni e mezzo (il resto mancia) esce (il 24 settembre p.v.) la seconda parte del progetto di Peter Gabriel, che prevedeva un disco di “risposte” degli artisti che erano stati omaggiati e “grattati” nel disco originale, ovvero questo:

Tracklist:

1. Heroes (David Bowie)
2. The Boy in the Bubble (Paul Simon)
3. Mirrorball (Elbow)
4. Flume (Bon Iver)
5. Listening Wind (Talking Heads)
6. The Power of the Heart (Lou Reed)
7. My Body Is a Cage (Arcade Fire)
8. The Book of Love (The Magnetic Fields)
9. I Think it’s Going to Rain Today (Randy Newman)
10. Apres Moi (Regina Spektor)
11. Philadelphia (Neil Young)
12. Street Spirit (Fade Out) (Radiohead)

Pensa che ti ripensa, rimugina, mumble, mumble e finalmente escono i brani di Gabriel rivisitati dagli artisti del primo disco, meno tre che sono stati sostituiti:

1. “I Don’t Remember” – David Byrne
2. “Come Talk To Me” – Bon Iver
3. “Blood Of Eden” – Regina Spektor
4. “Not One Of Us” – Stephin Merritt
5. “Shock The Monkey” – Joseph Arthur
6. “Big Time” – Randy Newman
7. “Games Without Frontiers” – Arcade Fire
8. “Mercy Street” – Elbow
9. “Mother Of Violence” – Brian Eno
10. “Don’t Give Up” – Feist feat. Timber Timbre
11. “Solsbury Hill” – Lou Reed
12. “Biko” – Paul Simon

Vi pareva che Neil Young, i Radiohead e David Bowie si potessero degnare di trovare il tempo (in più di 45 mesi) per incidere un brano di Peter Gabriel? Evidentemente no, perché sono stati “sostituiti” da Joseph Arthur, Brian Eno (al posto di Bowie, direi) e Feist.

Se ai tempi non avevate comprato il primo disco, al prezzo di poco più di un CD, uscirà anche una versione doppia che li raccoglierà entrambi (è la terza copertina, quella con, non saprei come definirle, delle palline?). Una volta tanto, una bella idea, e non costosa! Il tutto naturalmente su etichetta Real World.

Bruno Conti

P.s Non essendoci video nuovi ho messo quello di My Body Is A Cage, la cover del brano degli Arcade Fire, uno dei più intriganti di Scratch My back.

Consigli Per Gli Acquisti…Dai Counting Crows! Field Report – Field Report

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Field Report – Field Report – Partisan Records

Questo disco è uscito lo scorso anno, e forse sarebbe rimasto a noi sconosciuto se non fosse stato per Adam Duritz (che come sapete tutti è il leader dei Counting Crows), il quale durante l’intervista concessa a Paolo Carù per il Buscadero in quel di Amsterdam, ha detto meraviglie di questo sestetto di Milwaukee (che in tempi recenti ha aperto i loro concerti), tanto da solleticare la curiosità di noi umili carbonari. I Field Report sono la creatura di Christopher Porterfield (ed il geniale monicker del gruppo altro non è che l’anagramma del suo cognome), che ha creato la sua band da una costola dei DeYarmond Edison (gruppo nel quale militavaJ ustin Vernon prima di fondare i Bon Iver), insieme a Nick Berg, Ben Lester, Jeff Mitchell, Damian Strigens e Travis Whitty, i quali suonano tutti in questo disco d’esordio, anche se nel frattempo Berg, Strigens e Mitchell non fanno più parte della band, ora ridotta a quartetto con l’aggiunta del batterista Shane Leonard.

Ebbene, l’ascolto dell’album dimostra che anche questa volta Duritz ci ha visto lungo: i Field Report (anche se dovremmo dire Porterfield, tanto è determinante l’impronta del leader) suonano una miscela molto moderna di rock e folk, prediligendo brani lunghi, lenti e d’atmosfera, con melodie suggestive forse non adatte ad un ascolto distratto. La musica di Porterfield e soci va infatti ascoltata con tranquillità, magari a luci basse, e certamente più di una volta: vedrete poi che non potrete fare a meno pure voi di apprezzare le affascinanti atmosfere di cui Field Report è ricco. Porterfield è indubbiamente un personaggio creativo, e per il suo esordio non ha scelto la via semplice di fare del rock diretto ed immediatamente fruibile, bensì ha preferito meditare le canzoni, centellinare i suoni, dilatare le melodie, dando così prova di originalità: alcune atmosfere possono rimandare ai Crows, ma la band di Duritz ha una maggiore impronta rock, pur se dal punto di vista dello script molti brani potrebbero in un futuro far parte di un altro disco di covers da parte dei Crows (soprattutto dopo il successo avuto dal bellissimo Underwater Sunshine).

Piccola curiosità: dei sei membri originali del gruppo, ben tre, tra i vari strumenti, suonano anche il sintetizzatore, ma non preoccupatevi, è usato con molta parsimonia e sempre per creare l’atmosfera di sottofondo (un po’ come faceva ogni tanto Danny Federici nella E Street Band). Fergus Falls è introdotta da un bell’arpeggio acustico, poi entra la voce del leader che inizia a sviluppare una melodia limpida, e gli strumenti arrivano di soppiatto rivestendo il brano a poco a poco: una percussione leggera, una nota di piano, un violino, fino al bel finale corale. Un avvio affascinante: c’è molto dei Counting Crows nella costruzione di questo brano, ma anche di uno come Van Morrison (che comunque è una delle principali influenze di Duritz).

The Year Of The Get You Alone è un brano soffuso, con una ritmica appena accennata ed un raffinato arrangiamento dai vaghi accenni jazzati: la canzone si dipana fluida per oltre cinque minuti, anche se forse rimane un filo poco immediata. I Am Not Waiting Anymore è uno slow, ma con una base folk ed un motivo decisamente più diretto: non è musica facile, richiede attenzione e predisposizione, ma vedrete che se riuscirete ad entrare nel disco non ve ne pentirete. La delicata Taking Alcatraz ha echi del Paul Simon più classico, quello folk-rock e non contaminato dalla musica etnica: l’uso del piano è decisivo per lo sviluppo del brano, uno dei migliori di tutto il disco. Molto buona pure Incommunicado, di buovo lenta ma con una melodia toccante ed un mood struggente (e poi la batteria la movimenta un po’); Circle Drive è semplice, due chitarre, voce e piano in sottofondo, ma con un feeling grande così.

Chico The American è notturna, quasi onirica, mentre Evergreen ripropone le radici folk del gruppo (e qui forse il synth stona un po’); chiudono l’album la pianistica Captain Video, autunnale, e la spettrale Route 18, voce e chitarra nel buio, un po’ come usava fare il grande Fred Neil (verso la fine però qualche altro strumento si palesa timidamente). Duritz aveva ragione: i Field Report hanno personalità, creatività ed originalità, per il secondo album auspico soltanto un po’ di dinamismo in più. Di certo non è un disco da ascoltare quando si è depressi.

Marco Verdi

L’ultimo Viaggio Di Una “Leggenda Australiana”, Forse! Archie Roach – Into The Bloodstream

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Archie Roach – Into The Bloodstream – Liberation Music 2012/2013

Con particolare e personale piacere oggi vi parlo di Archibald William Roach (all’anagrafe), alias Archie Roach, leggendario cantautore “aborigeno” australiano. Archie nasce a Mooroopna nel centro dello stato di Victoria, e quando era ancora molto piccolo, insieme alla sorella ed altri bambini australiani indigeni della “Stolen Generation”, furono allontanati con la forza dalle loro famiglie, da agenzie governative australiane, e collocati in un orfanotrofio. In seguito allevato da una famiglia scozzese di immigrati a Melbourne, ha trascorso poi la sua intera vita adulta nel tentativo di ritrovare il contatto con il suo popolo di appartenenza, e di tornare a quelle che erano le sue origini in quel contesto. Alla fine degli anni ’80 (diventato un musicista di strada), riuscì a fondare un gruppo chiamato Altogether (formato esclusivamente da musicisti aborigeni), che si esibiva nei festival dell’area di Melbourne, dove furono sentiti occasionalmente da Paul Kelly, che intuito il grande talento, lo selezionò come “opening act” ai suoi concerti.

Quello fra Roach e Kelly è un rapporto professionale e personale che risale allo splendido debutto (prodotto dallo stesso Kelly) con Charcoal Lane (92), album che contiene il più famoso brano di Archie, la struggente Took The Children Away (un dolente atto d’accusa sul trattamento dei bambini indigeni), diventato successivamente una specie di inno del mondo di quelle popolazioni.  Il successivo Jamu Dreaming (93) conferma la sua identità culturale, che, coerentemente, si manifesta anche nei lavori Looking For Butter Boy (97), Sensual Being (2002), nella splendida colonna sonora del film The Tracker, Ruby (2005) dedicato e registrato con la moglie Ruby Hunter, in Journey (2007) e dopo anni travagliati, ritorna con questo stimolante Into The Bloodstream, che mette insieme una band di supporto con musicisti di vaglia come il fido Craig Pilkington alle chitarre e percussioni, Steve Hadley alla basso, Dave Folley alla batteria, Tim Neal alle tastiere, Bruce Haymes alla fisarmonica e la brava cantante di colore Emma Donovan alle armonie vocali, il tutto prodotto dallo stesso Pilkington.

Il viaggio inizia con la “title track” Into The Bloodstream, una maestosa ballata atta a creare subito l’atmosfera del disco, cui fanno seguito il gospel di Song To Sing e Big Black Train un brano che ripercorre un’epopea, cantato meravigliosamente in uno stile à la Johnny Cash. Heal The People è una preghiera gioiosa di speranza per la popolazione indigena dell’Australia, mentre la straziante Mulyawongh (un toccante omaggio a sua moglie Ruby) è una delle più belle ballate della carriera di Roach. Si prosegue con un brano We Won’t Cry, composto e cantato in duetto con Paul Kelly, che vede come vocalist aggiunte le brave Vika e Linda Bull, mentre Wash My Soul In The River’s Flow è un altro gospel profano , suonato in un sorprendente arrangiamento “dixie”. I’m On Your Side esce ancora dalle penna di Paul Kelly aiutato dal nipote Dan, mentre la seguente Little By Little con una chitarra ritmica sincopata, vede come ospiti al controcanto i cantautori Dan Sulton e Emma Donovan. Con Hush Now Babies cantata in duetto con la Donovan, Archie mi ha fatto ricordare il compianto Ted Hawkins, mentre Top Of The Hill è una sorta di romanza, con il crescendo vocale degli Indigenous Choir, e la conclusiva Old Mission Road è un’altra ballata toccante, una storia di speranza in tempi di dolore.

Archie Roach vive le sue canzoni e la sua musica con il linguaggio del cantautorato americano, con atmosfere alla Gordon Lightfoot o Paul Simon, producendo un suono perfettamente in equilibrio tra chitarre acustiche ed elettriche, con arrangiamenti di una precisione e bellezza esemplare, come in questo magnifico lavoro. A questo signore, negli ultimi tre anni è successo di tutto, nel Febbraio del 2010 ha perso la moglie e collaboratrice musicale Ruby Hunter per un attacco di cuore, pochi mesi dopo Archie  stesso fu colpito da un ictus che lo lasciò incapace di parlare e di muovere le mani e nel 2011, nel bel mezzo della rieducazione, gli è stato diagnosticato anche un cancro ai polmoni, curato (per ora) con un intervento chirurgico. Roach attualmente vive con i suoi figli in una fattoria nei pressi di Berri, nel sud dell’Australia e la sua reputazione ormai travalica i confini della sua terra, così come la sua musica che è stata ed è molto importante per la comunità aborigena, che in lui vede la riprova che finalmente l’Australia tutta comincia a capire che non sono più un problema da risolvere, ma invece una cultura antica da rispettare. Come si fa a non voler bene a un artista e a una persona di tale levatura, uno che con le sue storie ci porta in Australia senza prendere l’aereo. Lunga vita fratello Archibald

NDT: Come al solito i suoi dischi sono costosi e di difficile reperibilità, ma se come penso, i lettori di questo blog hanno un’anima per la buona musica, fate il possibile per averli sul vostro scaffale.

Tino Montanari    

I Migliori Dischi Del 2012. Last But Not Least: Cofanetti, Ristampe E Live

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Ultime scelte e segnalazioni del sottoscritto per questo 2012 appena concluso: i migliori dischi dal vivo, le ristampe più interessanti e i cofanetti più sfiziosi, una selezione quantomeno, perché ne sono usciti veramente tanti (sono, più o meno, in ordine cronologico di uscita). Il primo dell’anno, proprio il 2 gennaio del 2012, era stato:

Elvis Presley – Elvis Country Legacy Edition Sony/BMG

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Michael Chapman – Rainmaker – Light In The Attic

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Richard Thompson – Live At Celtic Connections – DVD Proper

 

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Chimes Of Freedom – The Songs Of Bob Dylan – 4 CD Sony/Bmg

 

 

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Occupy This Album – 4 CD – Razor & Tie

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Big Brother & The Holding Co. – Live At The Carousel Ballrom – Sony/Columbia

Janis Joplin – The Pearl Sessions 2 CD – Sony/Bmg

 

 

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B.B. King – Live At Royal Albert Hall 2011

B.B. King – The Life Of Riley – Soundtrack & DVD

B.B. King – Ladies And Gentlemen Mr. B.B. King – Box 10 CD o Box 4 CD – Tutti Universal

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Joe Bonamassa – Beacon Theatre: Live From New York 2 DVD 2 CD Eagle/Provogue

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Warren Hayes – Live At The Moody Theatre – 2 CD+DVD Stax/Provogue

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Band Of Heathens – Double Down Live in Denver Vol.1&2 -CD/DVD BOH/Blue Rose

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Billy Bragg & Wilco – Mermaid Avenue – The Complete Sessions 3 CD + DVD Nonesuch

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Dr. Feelgood – All Through The City (With Wilko 1974-1977) 3 CD + DVD EMI

 

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Willy DeVille – Live In Paris And New York – Big Beat/ACE

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Tedeschi Trucks Band Live – Everybody’s Talkin’ 2 CD Sony/Bmg

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Paul Simon – Graceland  25th Anniversary Edition CD/DVD Sony Music

 

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Frank Zappa – Ristampe di Tutta La Discografia – Zappa Records/Universal

 

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Johnny Cash We Walk The Line: A Celebration Of The Music Of Johnny Cash CD/DVD Columbia

 

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Nine Below Zero – Live At The Marquee – CD/DVD Fontana/Universal

 

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Paul Simon – Live In New York City 2CD/DVD Hear Music/Universal

 

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Velvet Underground – The Velvet Underground & Nico SuperDeluxe Edition 6CD Polydor/Universal

 

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The Pogues In Paris – 30th Anniversary Concert At The Olympia 2CD/2DVD Universal

 

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Sandy Denny – The Notes And The Words 4 CD Island/Unversal

Una delle più belle canzoni di tutti i tempi!

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Led Zeppelin – Celebration Day Mille Formati Warner

Una delle più grandi band di tutti i tempi!

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Johnny Cash – The Compleete Columbia Album Collection 63 CD Sony Music

Uno dei più grandi cofanetti della storia!

Come vedete mi sono trattenuto, niente inutili Superdeluxe Edition (a parte una) e tanta buona musica anche in questo 2012, alla faccia degli iettatori e dei perenni pessimisti, forse niente di nuovo, ma sempre fatto un gran bene. Tutte le altre classifiche, mie e di collaboratori e ospiti del Blog le trovate sparse nei Post dell’ultimo mese, buona lettura.

Ormai mancano solo i risultati delle principali riviste musicali italiane.

Bruno Conti

Per La Serie: Il Nuovo Che Avanza! Kris Kristofferson – Feeling Mortal

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Kris Kristofferson – Feeling Mortal – KK/Proper CD

Il titolo di questo post è volutamente ironico, avrei potuto usarlo anche per le fatiche recenti di Bob Dylan, Ian Hunter, Paul Simon o Neil Young, tanto per citare artisti di cui mi sono occupato ultimamente: si sa che ormai (purtroppo, nel senso che il futuro non è certo il loro) per sentire della buona musica bisogna (quasi) sempre rivolgersi a gente che ha già passato i sessanta, se non addirittura i settanta. A dire il vero, il titolo che avevo pensato all’inizio era “Ancora Un Bel Disco…Ma C’è Da Toccarsi!”, dove con toccarsi intendevo proprio fare gli scongiuri, visto il titolo dell’album, la copertina e confezione interna un po’ tetri, uniti al fatto che i brani di Kris Kristofferson non vengono usati di solito per rallegrare le feste.

Feeling Mortal è il diciassettesimo album di studio per il grande cantautore/attore texano (esclusi quelli con l’ex moglie Rita Coolidge), un disco che prosegue con la positiva tendenza di rinascita artistica già manifestata con gli ultimi This Old Road e Closer To The Bone. C’è da dire che Kristofferson appartiene a quella ristretta cerchia di cantanti (termine che mi è sempre sembrato un po’ riduttivo) che non ha mai veramente sbagliato un disco, anche in momenti nei quali la sua popolarità era ai minimi termini (cioè gli anni ottanta e parte dei novanta, nei quali si manteneva recitando in diversi film, non sempre di qualità eccelsa), conservando sempre una certa integrità artistica, con sporadiche concessioni al mainstream, come il duetto con Barbra Streisand in Watch Closely Now per la colonna sonora di A Star Is Born.

Feeling Mortal è un album breve (poco più di mezz’ora), ma decisamente intenso: presenta dieci canzoni nel più tipico stile di Kris, con la sua grande voce in primo piano e pochi, dosati strumenti in sottofondo, il tutto nobilitato dalla produzione asciutta ed essenziale di Don Was (per la terza volta di fila) e dalla presenza di sessionman di lusso come Mark Goldenberg, Greg Leisz ed il grande pianista Matt Rollings, già nelle band di Lyle Lovett e Mark Knopfler ed ottimo produttore a sua volta (chiedere a Mary Chapin Carpenter).

Niente di nuovo, musica cantautorale/texana pura ed incontaminata, zero fronzoli e tanta intensità, chi ama il genere troverà di che allietarsi.

*(NDM: una curiosità: l’ordine dei brani riportato sul retro di copertina e sul foglietto interno non corrispondono, il giusto è quello esterno, ma controllare prima di pubblicare no?)

Il CD si apre con la title track, una ballata tipica, passo lento, voce profonda e melodia in primo piano: un ottimo inizio, un brano che ci rimanda direttamente alle migliori canzoni del nostro. Mama Stewart è ancora più lenta, Kris quasi sillaba le parole, ma il pathos che ci mette non è secondo a nessuno, e poi la voce, seppur invecchiata, è ancora vibrante. Bread For The Body è più tonica, una sorta di valzer elettrico venato di country, un brano nel quale si evidenziano le radici texane di Kris; You Don’t Tell Me What To Do, che vede Kris soffiare nell’armonica, è di nuovo lenta, con un passo quasi da marcia funebre (tanto per stare in allegria), anche se il mandolino e la voce vissuta dell’autore danno un po’ di luce.

La gradevole Stairway To The Bottom è un honky-tonk texano, un tipo di brani che se compri un disco di Kris ti danno di serie, mentre Just Suppose è una splendida country song cantata dal nostro con il cuore in mano, una bellissima melodia ed un arrangiamento scintillante, con Rollings superlativo al piano. Castaway è una canzone di stampo folk che racconta di un naufragio del protagonista (e ti pareva), un brano breve ma di grande intensità, My Heart Was The Last One To Know è una cowboy song lenta e meditata, la saltellante The One You Chose porta alla conclusiva Ramblin’ Jack, una delle migliori del disco, con un Kris più pimpante e la band al completo che non perde un colpo. Si sentirà anche mortale, ma Kris Kristofferson dimostra a 76 anni di essere più vivo che mai.

Marco Verdi

La Buona Vecchia Songwriters’ Music – Mike Cross – Crossin’ Carolina

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Mike Cross – Crossin’ Carolina – MiMa-MuBo CD

Mike Cross è in giro da quasi quarant’anni (il suo primo disco, Child Prodigy, è del 1976), periodo nel quale ha inciso una quindicina di album, ma non ha mai conosciuto la benché minima ombra di successo. Per lui infatti, la definizione di cult artist calza a pennello: ottimo cantautore, eccellente chitarrista, con una vena che spazia dal country al blues al folk, si è conquistato una bella reputazione con le sue esibizioni dal vivo, creandosi un seguito di pochi ma fedeli ammiratori. http://www.mikecross.com/

Ha inciso per anni per la Sugar Hill, ma negli ultimi tempi sembrava essere sparito dalla circolazione (almeno discograficamente, dato che non ha mai smesso di esibirsi): Crossin’ Carolina, il suo nuovo album, esce un po’ a sorpresa, a ben tredici anni dalla sua ultima fatica, At Large In The World. Ma Mike non ha perso la sua vena: Crossin’ Carolina è un bel disco, suonato e cantato con estrema finezza, nel quale Cross ci dimostra che non ha perso la voglia di scrivere belle canzoni, né di suonarle con il suo piglio raffinato e gentile. Chitarrista sopraffino, predilige le atmosfere acustiche (anche se non disdegna qua e là qualche bella svisata elettrica), ed i suoi brani, tutti autografi tranne uno (Train 45, un traditional), si lasciano ascoltare con estremo piacere, in quanto fondono in maniera armonica diversi stili (come già detto, folk, country, blues e anche bluegrass, il tutto proposto con estrema classe).

Musica d’altri tempi, non è una sorpresa che non venda molto. L’album si apre benissimo con la title track, un irresistibile rock’n’roll di impronta elettroacustica, con Mike molto bravo alla resonator, gran ritmo e feeling in dosi massicce. In Streamside sono solo in tre (Mike, un bassista ed un batterista), ma il suono riempie la stanza come se fossero in dieci, una ballata acustica e gentile, cantata dal nostro con grande finezza; Hawkeye Sam è una folk song spedita nel ritmo ma suonata esclusivamente con strumenti acustici: Cross canta una melodia molto gradevole, che ha nei cromosomi qualcosa del Paul Simon più classico, quello senza contaminazioni. Planting By Moonlight è una gran bella canzone: sempre di base acustica, ha un motivo di prim’ordine vagamente anni sessanta, che fa emergere le qualità di Mike come songwriter. Black Cat Magic è puro country-blues, tempo veloce (quasi da bluegrass) con Mike, questa volta all’elettrica, che lascia scorrere le dita libere regalandoci momenti di puro piacere; Song For April è invece una classica ballata, molto bella nel suo incedere, che con un paio di strumenti in più ed un tamburo di latta, anche Jimmy Buffett potrebbe fare sua.

Huddie’s 12-String Blues è un godibilissimo blues acustico (dedicato a Leadbelly), con un azzeccato intervento all’elettrica di tale Patrick Cross (parenti?), mentre Runnin’ For The Rest Of My Life è dominata da una slide cooderiana, e la breve ed elettrica Guillotine Blues è, come da titolo, un blues affilato, peccato che duri poco più di due minuti. L’album si chiude con la già citata Train 45, un bluegrass vero e proprio che se non fosse cantato avrei potuto attribuire anche a John Fahey, e, come bonus, con una versione completamente acustica di Huddie’s 12-String Blues. Un gradito ritorno, un disco di gran classe per un musicista poco noto, e che probabilmente stava per essere dimenticato anche dai suoi estimatori.

Marco Verdi

Dal Nostro Corrispondente…Al Cinema. Uno Spettacolo!!! Led Zeppelin – Celebration Day

*NDB. Come in tutti gli articoli che si rispettino, prima di lasciare la parola a Marco, un breve “cappello”, una sorta di di esortazione, ma direi meglio, una implorazione di un fan…

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Led Zeppelin – Celebration Day – Atlantic – Vari Formati*

Circa una decina di giorni fa ho definito in questo blog il nuovo Live In New York City di Paul Simon il disco live dell’anno, ma d’altro canto non posso non affermare che questo Celebration Day dei Led Zeppelin può diventare tranquillamente il live del secolo: sicuramente per quanto riguarda i dodici anni trascorsi dal duemila ad oggi, ma si difende molto bene anche se messo in relazione con cose uscite nel millennio precedente.

Come ormai tutti saprete Celebration Day documenta il famoso concerto di reunion degli Zeppelin che si è tenuto cinque anni fa alla 02 Arena di Londra, in commemorazione dello scomparso Ahmet Ertegun, leggendario fondatore della Atlantic Records e formidabile talent scout (oltre agli Zep, scoprì gente del calibro dei Drifters, Ray Charles, Aretha Franklin, gli Yes, oltre a credere fermamente per primo nel talento dei Rolling Stones, quindi non stiamo parlando di Jovanotti o Laura Pausini), morto nel Dicembre del 2006 all’età di 83 anni, per una banale caduta proprio ad un concerto degli Stones: una serata che definire storica è forse riduttivo (ben sapendo di usare un aggettivo ormai inflazionato), dal momento che, da dopo la tragica morte di John Bonham, i tre Zeppelin superstiti non si erano mai riuniti, se non per un breve e non eclatante set durante il Live Aid del 1985 (ed i soli Page e Plant sporadicamente negli anni ’90).

Il 20 Novembre (in Italia e nel resto del mondo) uscirà dunque questo concerto in un profluvio di formati, come potete vedere qua sotto

*  Standard Editions – 1-DVD/2-CD set and 1-Blu-ray/2-CD set

Deluxe Editions – 2-DVD/2-CD set and 1-Blu-ray/1-DVD/2-CD set featuring exclusive bonus video content including the Shepperton rehearsals, and BBC news footage.
Music Only CD Edition – 2-CD set
Music Only Blu-ray Audio Edition – Blu-ray Audio release featuring high-resolution 48K 24 bit PCM stereo and DTS-HD Master Audio 5.1 surround sound audio only, no video
Vinyl Edition – 3 LPs, 180-gram, audiophile quality vinyl (Available December 11)
Digital Edition – Audio will be available at all digital retail outlets

Ma io ho l’opportunità di parlarne in anteprima, dal momento che sono riuscito a vederlo al cinema il 17 Ottobre, unica data in cui è stato proiettato in selezionate sale italiane.

La prima (piacevole) sorpresa è proprio la sala: praticamente piena, non ho visto così tanta gente neppure alla proiezione dell’ultimo Batman, ed il fermento pochi minuti prima dell’inizio è simile a quello di un vero concerto. Il film non è un documentario, ma la rappresentazione nuda e cruda di quello che è avvenuto in quella serata londinese: quindi il concerto puro, senza interviste o backstage.

I nostri proporranno una scaletta di sedici brani (con qualche sorpresa), scelti un po’ da tutti i loro dischi, tranne il postumo Coda e il poco amato In Through The Out Door, con una predilezione chiaramente per il loro quarto album senza titolo e per Physical Graffiti, ma con stranamente un solo pezzo da III, e niente Celebration Day, che pure dà il titolo al progetto. La cosa che però più importa è che è un concerto straordinario, con i quattro (i tre superstiti più il figlio di Bonham, Jason, grande batterista, anche nei Black Country Communion) in forma strepitosa, una regia (Dick Carruthers) molto classica, ma dinamica e con un grande senso dello spettacolo, una definizione di immagine super ed un audio insuperabile.

Come già detto, i quattro (tre) Zeppelin sono in serata di grazia: Jason Bonham, calvo e muscoloso come si conviene ad un batterista, ha una forza ed una tecnica spaventose, e non è molto distante dal padre, o da grandi delle pelli come Keith Moon e Ian Paice; John Paul Jones, magro come un chiodo, è il prototipo del perfetto bassista: misurato, preciso, puntuale (ma si difende alla grande anche all’organo e tastiere varie); Robert Plant, con i famosi riccioli d’oro e pizzetto d’ordinanza, tira fuori il meglio dalla sua ugola, confermandosi come una delle voci più belle della storia del rock, con sfumature che vanno dall’aggressivo al sexy (ultimamente sapevo di qualche colpo a vuoto da parte sua, ma stasera non ne sbaglia una); Jimmy Page, ovvero quello dei quattro sul quale c’erano più dubbi (è arrugginito, ha l’artrite alle mani, ecc.) si dimostra per quello che è, cioè il più grande chitarrista di tutti i tempi dopo Jimi Hendrix (e appena prima di Stevie Ray Vaughan, almeno per me, ma tutti fanno le classifiche dei chitarristi e quindi perché non io?), che viaggia tra lo strepitoso ed il mostruoso, e solo la zazzera completamente bianca (e un po’ di pancetta) mostrano i segni del tempo.

Il concerto si apre così come il loro primo album, cioè con Good Times, Bad Times: bella versione, sufficientemente tirata, anche se danno ancora l’impressione di essere in rodaggio, così come nella seguente Ramble On (anche se Page e Bonham iniziano a tirare fuori le unghie).

La famosa Black Dog funge da spartiacque tra l’inizio relativamente “tranquillo” ed il seguito del concerto: il traditional In My Time Of Dying (era su Physical Graffiti) fa partire la serata come un treno in corsa, una versione semplicemente da urlo, con Plant che si lavora la folla da marpione qual è, e gli altri tre che imbastiscono la prima jam session della serata.

La cosa incredibile è che il pubblico in sala (non a Londra, ma qui al cinema), si agita, batte le mani ed esulta come ad un vero concerto: le uniche due volte che ho visto il pubblico applaudire al cinema è stato durante Rocky IV, quando Stallone caricava di botte Ivan Drago, e, a New York, in Air Force One, quando il presidente/Harrison Ford butta giù dall’aereo il terrorista/Gary Oldman al grido “Get out of my plane!”.

For Your Life è proposta dal vivo per la prima volta in assoluto (era su Presence, forse il loro disco più sottovalutato) e non è affatto male, anche se con Trampled Under Foot (che Plant introduce come la loro versione di Terraplane Blues di Robert Johnson) siamo su un altro pianeta: Jones si sposta alle tastiere, mentre Page fa i numeri con la sua sei corde (come in tutti i brani d’altronde).

Nobody’s Fault But Mine chiude in maniera sontuosa la parte blues del concerto, con Plant che si cimenta in un riuscito assolo di armonica; la tetra No Quarter vede Page suonare la chitarra con l’archetto, con il quale tira fuori sonorità spaziali, per l’entusiasmo del pubblico, mentre Dazed And Confused non ha bisogno di presentazioni (Plant canta come se fosse l’ultima cosa che fa nella vita).

Stairway To Heaven arriva un po’ a sorpresa, dal momento che Plant non ha mai amato molto farla, ma stasera la canta in omaggio ad Ertegun: versione definitiva di quella che per me è la più bella canzone rock di tutti i tempi, ed il celebre finale con il botta e risposta tra l’ugola di Plant ed i riffs di Page è quasi meglio che sul disco originale.

The Song Remains The Same non è mai stata fra le mie favorite, ma stasera mi piace anche lei; Misty Mountain Hop, potente, fragorosa, vede Plant duettare alla voce con Bonham, mentre Kashmir viene accolta da un vero boato (anche al cinema).

Il brano di punta di Physical Graffiti è proposto in una versione da sballo, con Plant che canta come quando era un ragazzo, per poi osservare compiaciuto gli altri tre che si lanciano in una jam pazzesca: Page suona come un dio, Jones non sbaglia un colpo, e Bonham ci mostra la differenza tra picchiare sui tamburi e suonare la batteria.

I due bis finali, Whole Lotta Love e Rock’n’Roll sono una scelta prevedibile finché volete, ma quando ci troviamo di fronte alla storia del rock dobbiamo solo stare zitti ed ascoltare: degno finale di una serata magnifica.

Peccato solo che non abbiano voluto omaggiare anche il loro lato folk: una a scelta (o anche tutte e tre) tra Going To California, The Battle Of Evermore e Gallows Pole ci sarebbe stata proprio bene.

Bene hanno fatto, alla conferenza stampa di presentazione del film poche settimane fa, ad insistere sul fatto che non ci saranno altre reunion: questo è il finale perfetto di un romanzo splendido, una doverosa postfazione ad una storia che si era conclusa tragicamente con la morte di uno dei componenti del gruppo.

All’uscita del cinema sono tutti in estasi, mancano solo i venditori di magliette ed i chioschi che vendono panini con salamella.

Se questo doppio CD non va in testa a tutte le classifiche del mondo i casi sono due: o gli acquirenti di musica si sono bevuti il cervello, o me lo sono bevuto io.

Marco Verdi

Il Disco Live Dell’Anno? Paul Simon – Live In New York City

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Paul Simon – Live In New York City – Hear Music 2CD/DVD

In realtà per decidere se questo sarà il disco dal vivo dell’anno dovrei aspettare l’uscita di Celebration Day dei Led Zeppelin, ovvero quella che considero la più grande rock band di tutti i tempi (sorry Stones, sorry Fab Four, sorry Who), anche se sono quasi tentato di escluderli dalla tenzone. E’ troppo facile infatti fare un grande concerto nel 2007, pubblicarlo ben cinque anni dopo e pretendere la vittoria: posso concedere ad un disco dal vivo di presentare un’esibizione, al massimo, dell’anno precedente all’uscita, se no non vale, perché se no io che mi chiamo Bruce Springsteen, decido di pubblicare Live at Hallenstadion Zurich 1981 e vi fotto tutti!

Facezie a parte, sono qui per parlare del nuovo doppio CD di Paul Simon, Live In New York City (gioca in casa, gli piace vincere facile), registrato il Giugno dello scorso anno alla Webster Hall della Big Apple: Simon nel corso della sua carriera, da solo e con Art Garfunkel ha pubblicato diversi live tra LP (e poi CD), VHS e DVD, ma devo dire che uno così bello non lo aveva mai prodotto. Certo, il famoso concerto in Central Park con Garfunkel ha il suo perché, ma forse più per una questione emotiva che tecnica: a me, sempre a Central Park, era piaciuto molto il live del solo Paul uscito nel 1991, ma questo secondo me è anche meglio.

Simon ha un songbook incredibile, tra i primi cinque al mondo, ma molto spesso questo non è bastato per fare un bel concerto: io l’ho visto varie volte dal vivo, e non sempre mi sono entusiasmato (qualche anno fa, era la tournèe seguita al mediocre Surprise, mi aveva addirittura deluso), ma lo scorso anno l’ho rivisto in una piovosa serata di fine Luglio all’Arena Civica di Milano e mi era piaciuto parecchio, più partecipe e convinto, forse grazie anche alle buone reazioni ricevute dalla sua ultima fatica in studio, So Beautiful Or So What, non eccezionale ma un deciso passo avanti rispetto a Surprise e You’re The One, forse i due dischi peggiori della carriera di Paul (assenti per fortuna da questo live). Paul non è mai stato uno caldo sul palco, spesso è scostante e non molto simpatico, ma in questo disco ci mette l’anima ed il risultato si sente.

Simon è accompagnato come di consueto da musicisti formidabili, un ensemble di otto elementi che suona a memoria, con un deciso uso delle percussioni e dei fiati, ma anche più chitarristico del solito, con sonorità molto solari e Paul molto ispirato ed ineccepibile anche nel canto: come ciliegina sulla torta, il CD ha un suono spettacolare (non scontato nei dischi dal vivo), decisamente scintillante; non ho ancora visto il DVD ma presumo che anche le immagini non siano da meno. Paul suona solo quattro brani dal nuovo disco (Rewrite e The Afterlife le migliori), e poi è un profluvio di classici, una serie di canzoni incredibili per le quali molti autori ucciderebbero (e ne mancano: ci sono solo due brani del periodo con Garfunkel, e poi anche molti capolavori solisti non ci sono, tra cui Me And Julio Down By The Schoolyard e American Tune), suonate alla perfezione da una band in stato di grazia.

Non è il caso che vi faccia una disamina brano per brano, ma senz’altro vanno citate la coinvolgente The Obvious Child, che apre la serata, la gospel-oriented dai ritmi caraibici Mother And Child Reunion, il cajun irresistibile That Was Your Mother, vari estratti dal capolavoro Graceland (ma manca stranamente la title track), tra i quali una Diamonds On The Soles Of Her Shoes da sballo, le classiche Hearts And Bones e Slip Slidin’ Away, puro Simon-sound.

Ho detto solo due brani di Simon & Garfunkel: ovviamente non può mancare The Sound Of Silence (acustica), un brano capace di dare i brividi anche al millesimo ascolto, ma la vera sorpresa è The Only Living Boy In New York, un brano che in radio non passano mai, ma che a mio parere è tra i cinque-sei più belli mai scritti da Paul (se non sbaglio anche il titolare di questo blog approva), e la versione proposta in questo disco è semplicemente da pelle d’oca.

Il finale è in crescendo, con Kodachrome, Gone At Last (bellissima), Late In The Evening e Still Crazy After All These Years sparate una dopo l’altra, per il godimento del pubblico presente e dell’ascoltatore casalingo. Unica pecca a mio parere (il compito del critico è anche cercare l’ago nel pagliaio) è l’assenza di The Boxer: in questa serata sarebbe stata forse la versione definitiva.

Ma non ci si può lamentare: un disco da non perdere assolutamente, due ore da favola trascorse in un battibaleno. Paul Simon si è finalmente ricordato chi è.

Marco Verdi

Ancora Variazioni, Correzioni E Aggiunte Sulle Uscite Future, Puntata Post Ferragostana. Marillion, Diana Krall, Waylon Jennings, Peter Gabriel, Prog Collective, Mavericks, Dave Stewart E…

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Riprendiamo la lista delle uscite future. I più attenti avranno notato che nel titolo del Post di ieri era riportato anche un Paul Simon, di cui tra poco. Peraltro volevo ricordare che tutte le informazioni, le news e le recensioni che trovate nel Blog ve le potete leggere quando volete, anche al ritorno dalla ferie troverete una copiosa messe di notizie da sfogliare pagina dopo pagina, ma anche a casaccio. Per cui buona lettura e proseguiamo con un titolo che in effetti negli Stati Uniti è già uscito mentre in Europa verrà pubblicato nellla prima decade di settembre.

The Prog Collective – Various Artists – Cleopatra Records

Sono all’incirca gli stessi artisti del tributo ai Supertramp, coadiuvati da Billy Sherwood, ovvero John Wetton (Asia), Tony Levin (King Crimson), Jerry Goodman (Mahavishnu Orchestra), Richard Page (Mr. Mister), Geoff Downes (Yes/Asia), Alan Parsons (Alan Parsons Project), Chris Squire (Yes), Rick Wakeman (Yes), Gary Green (Gentle Giant), Annie Haslam (Renaissance), Steve Hillage (Gong), John Wesley (Porcupine Tree), Tony Kaye (Yes), Colin Moulding (XTC) e molti altri, alle prese questa volta con materiale originale:

1. The Laws Of Nature
2. Over Again
3. The Technical Divide
4. Social Circles
5. Buried Beneath
6. Following The Signs
7. Check Point Karma

C’è anche una versione Deluxe, solo per il download, che riporta come bonus i sette brani anche in versione strumentale.

 

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Paul Simon – Live In New York City – 2CD + DVD o Blu-Ray – Hear Music/Universal 18-09-2012

Ed ecco il famoso concerto di Paul Simon che esce un po’ a sorpresa, registrato alla Webster Hall di New York il 6 giugno dello scorso anno, questo il contenuto:

Disc: 1

  • 1. The Obvious Child
  • 2. Dazzling Blue
  • 3. 50 Ways To Leave Your Lover
  • 4. So Beautiful or So What
  • 5. Mother & Child Reunion
  • 6. That Was Your Mother
  • 7. Hearts and Bones
  • 8. Crazy Love, Vol. II
  • 9. Slip Slidin’ Away
  • 10. Rewrite

Disc: 2

  • 1. The Boy In The Bubble
  • 2. The Only Living Boy In New York
  • 3. The Afterlife
  • 4. Diamonds On the Soles of Her Shoes
  • 5. Gumboots
  • 6. The Sound of Silence
  • 7. Kodachrome
  • 8. Gone At Last
  • 9. Late In the Evening
  • 10. Still Crazy After All This Years

Disc: 3 (DVD)

  • 1. The Obvious Child
  • 2. Dazzling Blue
  • 3. 50 Ways To Leave Your Lover
  • 4. So Beautiful or So What
  • 5. Mother & Child Reunion
  • 6. That Was Your Mother
  • 7. Hearts and Bones
  • 8. Crazy Love, Vol. II
  • 9. Slip Slidin’ Away
  • 10. Rewrite
  • 11. The Boy In The Bubble
  • 12. The Only Living Boy In New York
  • 13. The Afterlife
  • 14. Diamonds On the Soles of Her Shoes
  • 15. Gumboots
  • 16. The Sound of Silence
  • 17. Kodachrome
  • 18. Gone At Last
  • 19. Late In the Evening
  • 20. Still Crazy After All These Years

 Non ho ancora visto date di uscita per il mercato italiano. Eseguono anche (Paul Simon & Co.) The Only Living Boy In New York, la mia canzone preferita all-time di Simon & Garfunkel ,che si trovava su Bridge Over Troubled Water!

 

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Marillion – Sounds That Can’t Be Made – Eagle Rock – 18-09-2012

17° album di studio per la Band Inglese:

1. Gaza
2. Invisible Ink
3. Sounds That Can t Be Made
4. The Sky Above The Rain
5. Montreal
6. Pour My Love
7. Lucky Man
8. Power

 

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Waylon Jennings – Goin’ Down Rockin’: The Last Recordings – Saguaro Road Records – 25-09-2012

Ma non era morto nel 2002? Evidentemente queste, che erano le sue ultime registrazioni sono state tenute da parte per essere pubblicate nel 10° anniversario della sua morte:

1. Goin’ Down Rockin (Featuring Tony Joe White)

2. Belle Of The Ball

3. If My Harley Was Runnin’

4. I Do Believe

5. Friends In California

6. The Ways of the World

7. Shakin’ The Blues

8. Never Say Die

9. Wasting Time

10. Sad Songs & Waltzes

11. She Was No Good For Me

12. Wrong Road To Nashville

Si tratta di brani che erano stati registrati dal solo Waylon Jennings alla chitarra e Robby Turner al basso. Quest’ultimo ha completato le registrazioni dei brani con l’apporto di Reggie Young, Richie Albright e Tony Joe White che duetta nell’unica cover dell’album, che è anche un suo brano. Il tutto con l’approvazione della sua famiglia e in particolare della vedova Jessi Colter. Da quello che si può sentire sembra un album eccellente. 

 

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The Mavericks – In Time – Valory Music – 25-09-2012

Per la serie, una reunion non si nega a nessuno, tornano anche i Mavericks. Evidentemente il non grande successo dei dischi solisti di Raul Malo, per usare un eufemismo, ha consigliato i componenti della band a tornare insieme. Quindi, a vent’anni dal primo album From Hell To Paradise (ma ne avevano pubblicato uno a livello indipendente nel 1991) e a nove dall’ultimo sempre omonimo, con la formazione originale (almeno i musicisti principali, oltre a Malo, il bassista Robert Reynolds e il batterista Paul Deakin) tornano con un nuovo album co-prodotto da Raul Malo e Niko Bolas (quello di Neil Young) e con dieci nuovi brani quasi tutti firmati dallo stesso Malo:

  1. Back In Your Arms Again (Raul Malo, Gary Nicholson, Seth Walker)
  2. Lies (Raul Malo, Al Anderson, Bob DiPiero)
  3. Born To Be Blue (Raul Malo, James House)
  4. Come Unto Me (Raul Malo)
  5. In Another’s Arms (Raul Malo)
  6. Fall Apart (Raul Malo)
  7. That’s Not My Name (Raul Malo, Wally Wilson)
  8. Amsterdam Moon (Raul Malo)
  9. As Long As There’s Loving Tonight (Raul Malo, Alan Miller, Seth Walker)
  10. Call Me When You Get To Heaven (Raul Malo)

 E a giudicare da questo brano mi sa che tornano alla grande!

 

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Dave Stewart – The Ringmaster General – Membran/Surfdog – 04-09-2012

Da Nashville dove vive, l’ex Eurythmics continua imperterrito a fare musica, con i SuperHeavy, come produttore per Stevie Nicks, Joss Stone, da solista. Lo scorso anno aveva pubblicato The Blackbird Diaries, in questa annata 2012 esce The Ringmaster general con Joss Stone, Diane Birch, Alison Krauss, Jessie Baylin, Orianthi alla chitarra e musicisti come Chad Cromwell, Michael Rhodes, dan Dugmore e altri. Se non cantasse sarebbe meglio ma…

…c’è in giro molto di peggio (anche di meglio)!

 

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Diana Krall – Glad Rag Doll – Verve/Decca/Universal – 16-10-2012

Hai capito la signora Costello (o Mcmanus?)! Il nuovo album uscirà il 16 ottobre e non il 2 come annunciato in un primo  momento (ma la data non è ancora certa). Quello che è certo è lo spostamento verso sonorità più “rock”, anche per la presenza di questi musicisti:

Marc Ribot (Electric Guitar, Acoustic Guitar, 6 String Bass and Banjo),

T Bone Burnett (Guitars),

Howard Coward (Ukulele, Mandola, Tenor Guitar, Harmony Vocals),

Jay Bellerose (Drums),

Dennis Crouch (Bass),

Bryan Sutton (Guitars),

Colin Linden (Guitars, Dobro)

Keefus Green (Keyboards, Mellotron).

Produce, ovviamente, T-Bone Burnett e questi sono i brani:

1. We Just Couldn’t Say Goodbye (Woods)

2. There Ain’t No Sweet Man That’s Worth the Salt of My Tears (Fisher)

3. Just Like a Butterfly That’s Caught in the Rain (Dixon/Woods)

4. You Know – I Know Ev’rything’s Made for Love (Sherman/Tobias/Johnson)

5. Glad Rag Doll (Ager/Dougherty/Yellen)

6. I’m A Little Mixed Up (James/Johnson)

7. Prairie Lullaby (Hill)

8. Here Lies Love (Rainger/Robin)

9. I Used to Love You But It’s All Over Now (von Tilzer/Brown)

10. Let it Rain (Kendis/Dyson)

11. Lonely Avenue (Pomus)

12. Wide River to Cross (Miller/Miller)

13. When the Curtain Comes Down (Hoefle/Lewis/Sherman)

Quello linkato è uno dei brani nuovi in pre-ascolto, in effetti le sonorità rispetto ai vecchi dischi sono cambiate a giudicare da questa canzone, vedremo e sentiremo.

 

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Peter Gabriel – So (25h Anniversary Edition) – Lilmited Edition Boxset

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Questi sono i contenuti:

  • • Newly remastered So CD
  • So DNA CD (Audio evolution of So)
  • Live In Athens 1987 double CD and DVD
  • • Classic Albums: So DVD
  • • 180g So 12-inch LP
  • • 12-inch AA vinyl collectible
  • • 60 page case-bound book

 In uscita il 23 ottobre, il prezzo sarà, a naso, intorno ai 150 euro, però occhio alla penna, perché il Live In Athens non è altro che il famoso POV. E il Classic Album So uscirà anche a parte. Se proprio vogliamo essere pignoli fino in fondo il disco originale sarebbe uscito nel 1986, quindi fanno 26 anni.

E per finire, sempre il 30 ottobre esce questa magnificenza:

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Johnny Cash – Complete Columbia Album Collection – 63 CD – Sony Legacy 30-10-2012

In questo caso più che la lista dei brani, vale la lista degli album:

The Fabulous Johnny Cash
Hymns By Johnny Cash
Songs Of Our Soil
Now There Was A Song!
Ride This Train
Hymns From The Heart
The Sound Of Johnny Cash
Blood, Sweat And Tears
Ring Of Fire: The Best Of Johnny Cash
The Christmas Spirit
Keep On The Sunny Side
The Carter Family with special guest Johnny Cash
I Walk The Line
Bitter Tears: Johnny Cash Sings Ballads Of The American Indian
Orange Blossom Special
Johnny Cash Sings The Ballads Of The True West
Everybody Loves A Nut
Happiness Is You
Carryin’ On With Johnny Cash And June Carter
From Sea To Shining Sea
Johnny Cash At Folsom Prison
The Holy Land
Johnny Cash At San Quentin
Hello, I’m Johnny Cash
The Johnny Cash Show
I Walk The Line -Original Soundtrack Recording
Little Fauss And Big Halsey -Original Soundtrack Recording
Man In Black
A Thing Called Love
Johnny Cash: America A 200-Year Salute In Story And Song
Christmas -The Johnny Cash Family
Any Old Wind That Blows
The Gospel Road (2 Disc)
Johnny Cash And His Woman
Johnny Cash pa Osteraker
Ragged Old Flag
The Junkie And The Juicehead Minus Me
The Johnny Cash Children’s Album
Johnny Cash Sings Precious Memories
John R. Cash
Look At Them Beans
Strawberry Cake
One Piece At A Time
The Last Gunfighter Ballad
The Rambler
I Would Like To See You Again
Gone Girl
Silver
Rockabilly Blues
Classic Christmas
The Baron
The Survivors -Johnny Cash Jerry Lee Lewis Carl Perkins
The Adventures Of Johnny Cash
Johnny 99
Koncert V Praze In Prague Live
Rainbow
Highwayman -Waylon Jennings Willie Nelson Johnny Cash Kris Kristofferson
Heroes
Highwayman 2 -Waylon Jennings Willie Nelson Kris Kristofferson Johnny Cash
At Madison Square Garden
BONUS DISCS:
Johnny Cash With His Hot & Blue Guitar
The Singles, Plus (2 Discs)

Temo che la cifrà andrà ben oltre i 300 euro, per cui cominciate a risparmiare, “uomo avvisato, mezzo rovinato”!

That’s all folks anche per oggi (forse)!

Bruno Conti

 

Novità Di Giugno Parte I. Dexys, Chris Robinson, Squackett, Paul Simon, Heart, Hives, Rodney Crowell, Alan Jackson, Joe Walsh, Rhett Miller, Albert King, Box Vanguard

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Iniziamo un ulteriore mese di novità discografiche con le uscite di martedì 5 giugno: di molti vi ho già parlato con molto anticipo e confermo le uscite di Neil Young, Beach Boys, Patti Smith, Brandi Carlile, Alejandro Escovedo, Shawn Colvin e molti altri che non sto a citare, ma questa settimana è ricca di altre novità e ristampe.

Partiamo con un clamoroso ritorno. Si chiamano Dexys semplicemente, perché Kevin Rowland ha detto che sono simili ma non del tutto al vecchio gruppo, qualsiasi cosa voglia significare questa affermazione. Comunque dei vecchi Dexys Midnight Runners, inattivi dal 1985 dell’ottimo Don’t Stand Me Down, ci sono solo Pete Williams, il bassista e il trombonista Big Jim Paterson. Inoltre c’è Mick Talbot, il tastierista dei Merton Parkas e degli Style Council che ad inizio carriera aveva gravitato intorno al primo nucleo dei Dexys. Il nuovo album del gruppo si chiama One Day I’m Going To Soar, esce per la BMG Right’s Management e si dice sia un ritorno ai fasti del passato, sentiremo! A giudicare dal video è sempre classico Celtic Pop Soul.

Nuova formazione che onomatopeicamente in italiano ricorda movimenti spiacevoli di pancia (” ho un po’ di squackett!”) ma molto più prosaicamente è la somma dei due cognomi: Chris Squire e Steve Hackett, gli Squackett. Il bassista degli Yes e il chitarrista dei Genesis che genere faranno? A Life Within A Day esce per la Antenna/Esoteric e non manca una costosa edizione CD+DVD che in più ha “solo” l’album ripetuto in versione 5.1 Dolby Surround e la copertina cartonata.

Questo Kin, Songs By Mary Karr & Rodney Crowell, è in effetti il nuovo album (molto bello) di quest’ultimo con i testi firmati da una scrittrice americana. Oltre alla bravura di Crowell, uno dei migliori songwriters americani in assoluto, quello che lo rende interessante è la presenza di Norah Jones, Vince Gill, Lucinda Williams, Lee Ann Womack, Rosanne Cash, Kris Kristofferson & Emmylou Harris, in ordine di apparizione sulla copertina. Non sono duetti,  spesso gli ospiti sono le voci soliste nelle canzoni scritte da Crowell e Mary Karr!

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Tre musicisti che approfittano delle pause sabbatiche dei rispettivi gruppi.

Chris Robinson Brotherhood presenta un’altra “fratellanza” dopo quella di Devon Allman & Co. Il disco dell’ex (?) Black Crowes si chiama Big Moon Ritual esce per la Silver Arrow/megaforce ed è un disco di rock classico. Solo sette brani ma ciascuno sui sette minuti e oltre con Neal Casal alla chitarra solista e armonie vocali. Ma non poteva fare un disco a nome del gruppo? SSQM, Sono Strani Questi Musicisti! Comunque il disco è buono.

Anche Rhett Miller, dopo The Interpreter questa volta The Dreamer, lasciati momentaneamente gli Old 97’s, pubblica per la Maximun Sunshine un album che per l’occasione ricorda molto il suono del suo gruppo, country-rock e americana. C’è un bel duetto con Rosanne Cash, As Close As I Came To Being Right. Si sente pure un’altra voce femminile nel disco, quella di Rachael Yamagata e alla batteria appare come ospite Jerry Marotta e tanta pedal steel, mi pare niente male anche questo ad un primo ascolto.

Joe Walsh, diciamo che ufficialmente fa parte sempre degli Eagles, ma sono quei 40 anni che periodicamente pubblica anche album solisti. Questo Analog Man però è una primizia, prodotto da Jeff Lynne sembra un ritorno ai tempi belli dei vecchi dischi (quelli degli uomini “analogici” contro i “digitali”). Della prima categoria è presente anche il cognato di Joe Walsh, tale Ringo Starr, alla batteria: hanno sposato le sorelle Bach. Non manca la versione CD+DVD che per una volta ha senso perché oltre al consueto Making of e track-by-track ci sono anche i video di tre brani registrati dal vivo.

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Per la serie “Ristampe e Box, che passione”, tre cofanetti interessanti.

Il primo è la ristampa per il 25° anniversario di Graceland di Paul Simon, stranamente esce per la Sony, visto che in origine era stato pubblicato dalla Warner. C’è il CD, che si trova anche da solo:

1. The Boy In The Bubble
2. Graceland
3. I Know What I Know
4. Gumboots
5. Diamonds On The Soles Of Her Shoes
6. You Can Call Me Al
7. Under African Skies
8. Homeless
9. Crazy Love, Vol II
10. That Was Your Mother
11. All Around The World Or The Myth Of Fingerprints
12. Homeless (Demo)
13. Diamond on the Soles of Her Shoes (Alternate version)
14. All Around the World or The Myth of Fingerprints (Early version)
15. You Can Call Me Al (Demo)
16. Crazy Love (Demo)
17. The Story of Graceland as told by Paul Simon

E il DVD del documentario Under African Skies che racconta la storia di questo bellissimo album. Presentato al Sundance Film Festival, il documentario esce anche da solo, come BluRay e contiene varie chicche, tra cui tre video dei tempi, l’apparizione al Saturday Night Live e molte interviste. Il CD come vedete ha anche una traccia audio con Paul Simon che racconta la storia del disco. Per i fan più incalliti ci sarebbe anche una versione Superdeluxe con due CD in più (ma uno è semplicemente lo sdoppiamento in due del CD da 17 brani, per lasciare l’album originale com’era). il quarto dischetto contiene 5 brani registrati dal vivo a San Sebastiano in Spagna nel 1989. Oltre ai soliti memorabilia che fanno lievitare il prezzo alle solite cifre stratosferiche.

Il secondo cofanetto che vi presento oggi, dedicato alle Heart, ovvero le sorelle Ann & Nancy Wilson, comprende tre CD più un DVD ricchi di inediti e rarità. Si chiama Strange Euphoria ed esce per la Sony Legacy. Per rompere i “maroni”, in esclusiva per Amazon USA, c’è un quinto CD con 5 cover di brani dei Led Zeppelin. Questo è il contenuto della parte audio:

Disc: 1
1. Through Eyes And Glass (by Ann Wilson & The Daybreaks)
2. Magic Man (demo)
3. How Deep It Goes (demo)
4. Crazy On You (demo)
5. Dreamboat Annie (Fantasy Child) + Dreamboat Annie Reprise (edit)
6. Love Alive
7. Sylvan Song
8. Dream Of The Archer
9. White Lightning And Wine (live at the Aquarius)
10. Barracuda (live from BBC Radio Concert)
11. Little Queen
12. Kick It Out
13. Here Song (demo)
14. Heartless (demo)
15. Dog & Butterfly (acoustic demo)
16. Straight On
17. Nada One

Disc: 2
1. Bebe le Strange
2. Silver Wheels II
3. Even It Up
4. Sweet Darlin’
5. City’s Burning
6. Angels
7. Love Mistake
8. Lucky Day (demo)
9. Never (live, with John Paul Jones)
10. These Dreams
11. Nobody Home
12. Alone
13. Wait For An Answer
14. Unconditional Love (demo)
15. High Romance (demo)
16. Under The Sky (demo)
17. Desire Walks On (“Beach demo” version)

Disc: 3
1. Kiss (by The Lovemongers)
2. Sand (live) (by The Lovemongers)
3. Everything (live) (by Nancy Wilson)
4. She Still Believes (live)
5. Any Woman’s Blues (demo) (with the Seattle Blues Revue Horns)
6. Strange Euphoria
7. Boppy’s Back (demo)
8. Friend Meets Friend (live) (by The Lovemongers)
9. Love Or Madness (live)
10. Skin To Skin
11. Fallen Ones
12. Enough
13. Lost Angel (live)
14. Little Problems, Little Lies (by Ann Wilson)
15. Queen City
16. Hey You
17. Avalon (Reprise)

Disc: 4 (Amazon Exclusive)
1. Going to California
2. Battle Of Evermore
3. What Is And What Should Never Be
4. Immigrant Song
5. Misty Mountain Hop

Nel DVD c’è una rara apparizione televisiva del 1976 più i soliti commenti track-by-track.

E un bel Box quadruplo che festeggia la storia della grande etichetta americana Vanguard negli anni ’60, dove lo vogliamo mettere? Make It Your Sound, Make It Your Scene Vanguard Record 1960’s Musical Revolution racconta la storia di quegli anni attraverso una selezione di brani tratti dal catalogo di questa casa discografica. Non credo ci siano inediti, ma molto materiale raro o poco conosciuto di artisti “minori” accanto ai “grandi” del folk, del blues, del jazz, del country e del rock, c’è un po’ di tutto di quel periodo. Ecco la tracking list completa:

Disc: 1
1. I’m So Glad – Skip James
2. Done Got Wise – Big Bill Broonzy
3. Stagolee – Mississippi John Hurt
4. Gospel Train – Golden Gate Quartet
5. Oh Mary, Don’t You Weep – Swan Silvertones
6. The Prodigal Son – Rev Robert Wilkins
7. Bosco Stomp – Cajun Band
8. Blues Is A Botheration – Otis Spann
9. Too Much Alcohol – J.B. Hutto & His Hawks
10. Blues After Hours – Pee Wee Crayton
11. I Can’t Be Satisfied – John Hammond
12. What’s The Matter With The Mill – Koerner Ray & Glover
13. Cocaine – Dave Van Ronk
14. Samson And Delilah – Rev Gary Davis
15. Cotton Crop Blues – James Cotton
16. Clay’s Tune – Charlie Musselwhite Blues Band
17. I Can’t Quit You Babe – Otis Rush
18. You Lied To Me – Junior Wells
19. Fever – Buddy Guy
20. Ball And Chain – Big Mama Thornton
Disc: 2
1. Deep River Blues – Doc Watson
2. Hello Stranger – Mike Seeger
3. House Carpenter – Almeda Riddle
4. 500 Miles – Hedy West
5. Little Glass Of Wine – Stanley Brothers
6. Going Down This Road Feeling Bad – Watson Family
7. Stewball – John Herald With The Greenbriar Boys
8. This Land Is Your Land – Weavers
9. Pretty Boy Floyd – Cisco Houston
10. Walk Right In – Rooftop Singers
11. The Rocky Road To Dublin – Liam Clancy
12. Jug Of Punch – Clancy Brothers
13. The Leaves That Are Green – Country Gentlemen
14. Walls Of Time – Bill Monroe With Peter Rowan
15. Where Have All The Flowers Gone? – Pete Seeger
16. Anger In The Land – Hedy West
17. There But For Fortune – Phil Ochs
18. Thirsty Boots – Eric Andersen
19. The Last Thing On My Mind – Tom Paxton
20. San Francisco Bay Blues – Jesse Fuller
21. Roll On Buddy – Kentucky Colonels With Clarence White
22. Hard, Ain’t It Hard – Kingston Trio
23. Many A Mile – Patrick Sky
Disc: 3
1. North Country Blues – Bob Dylan
2. Farewell, Angelina – Joan Baez
3. Early Morning Rain – Ian & Sylvia
4. Reflections In A Crystal Wind – Mimi & Richard Fariña
5. Driving On Bald Mountain – Odetta
6. Four Strong Winds – Ian & Sylvia
7. Mobile Line – Jim Kweskin
8. Dope Again – Serpent Power
9. I-Feel-Like-I m-Fixin’-To-Die Rag – Country Joe & The Fish
10. Sock It To Me – Sandy Bull
11. Down In The Basement – Notes From The Underground
12. Negative Dreamer Girl – Circus Maximus
13. Rock And Roll Music – Frost-4
14. Cristo Redentor – Charlie Musselwhite With Harvey Mandel
15. Nobody Blues – Serpent Power
16. Born In Chicago – Paul Butterfield Blues Band
17. Oud And Drums – Sandy Bull
18. Janis – Country Joe & The Fish
19. Sweet Lady Love – Frost
20. Lonely Man – Circus Maximus
Disc: 4
1. The Night They Drove Old Dixie Down – Joan Baez
2. Hobo’s Lullabye – Gary & Randy Scruggs
3. Dueling Banjos – Dillards
4. Shell Game – Jerry Jeff Walker
5. Get Your Biscuits In The Oven And Your Buns In The Bed – Kinky Friedman
6. I’m A Woman Jim Kweskin & The Jug Band with Maria Muldaur
7. March! For Martin Luther King – John Fahey
8. The Death Of Stephen Biko – Tom Paxton
9. Here I Go Again – Country Joe & The Fish
10. You Should Be More Careful – Elizabeth
11. Soldier Blue – Buffy Sainte-Marie
12. Sold American – Kinky Friedman
13. Sail – Oregon
14. Rene’s Theme Larry Coryell & John McLaughlin
15. Commemorative Transfiguration And Communion At Magruder Park – John Fahey
16. Morning Song To Sally – Jerry Jeff Walker
17. She Used To Want To Be A Ballerina – Buffy Sainte-Marie
18. A Nickel’s Worth Of Benny s Help 31st Of February
19. Wish I Was A Punk – Notes From The Underground
20. Kiss My Ass – Country Joe McDonald

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L’ultimo terzetto di uscite è un po’ eterogeneo ma avevo esaurito gli accoppiamenti.

Il primo è il nuovo album del country man per eccellenza Alan Jackson che dopo oltre vent’anni passati con la Arista approda per questo Thirty Miles West alla nuova etichetta Capitol. Ma niente paura per gli appassionati, a parte il logo non cambia niente. Volendo ci sarebbe un duetto con Zac Brown, Dixie Highway.

Il gruppo rock svedese degli Hives pubblica il nuovo album Lex Hives, sulla loro etichetta negli USA, ma in Europa è distribuito dalla Columbia, file under rock, come al solito.

Per finire, una nuova ristampa dal catalogo Stax, si tratta di I’ll Play The Blues For You di Albert King, rimasterizzato e arricchito di 4 tracce in più. In America era già uscito il 22 maggio. Così come gli album di Joe Walsh e Escovedo per il mercato italiano usciranno una settimana dopo, il 12 giugno.

Direi che anche per oggi è tutto, non fate caso agli “anche”, oggi me ne sono scappati parecchi ma non avevo voglia di fare “anche” il proto di me stesso ed eliminarli, per cui per questa volta ve li cuccate. Alla prossima!

Bruno Conti