Dal Quasi Punk Rock Al Quasi Southern Soul! Lucero – All A Man Should Do

lucero all a man should do

Lucero – All A Man Should Do – Ato Records

Dopo il bellissimo album dal vivo dello scorso anno Live From Atlanta http://discoclub.myblog.it/2014/08/27/il-the-last-waltz-lucero-live-from-atlanta/ , tornano i Lucero di Ben Nichols, a tre anni di distanza dal precedente lavoro in studio Women And Work (12), che dopo 1372 Overton Park (09) disco con la produzione di Ted Hutt (Old Crow Medicine Show, Gaslight Anthem), aveva iniziato una sorta di nuovo corso, ricordando a tutti di essere una band del Tennessee, Memphis nella fattispecie, firmando per un CD anche con una major come la Universal Republic, solo per il disco del 2009, e, dallo scorso album, inserendo nelle loro canzoni  anche una piccola ma agguerrita sezione fiati condotta da Jim Spake e l’uso massiccio del pianista Rick Steff (ormai membro fisso del gruppo). Il frontman Ben Nichols (voce e anima della band), ha dichiarato che questo nuovo lavoro All A Man Should Do è il disco che avrebbe sempre voluto fare, e per fare questo si è recato nei mitici Ardent Studios della natia Memphis, con l’attuale “line-up” composta da Roy Berry alla batteria, John C.Stubblefield al basso, Brian Venable alle chitarre elettriche, il bravissimo Rick Steff a piano, tastiere e organo, con l’aggiunta della “solita” sezione fiati che vede Jim Spake al sassofono e Randy Ballard alle trombe, e come vocalist aggiunte le sorelle Shontelle e Sharese Norman, il tutto sempre sotto la produzione di Ted Hutt.

La bella apertura iniziale è in un certo senso sorprendente, con una meravigliosa Baby Don’t You Want Me, che già poteva stare bene nel bellissimo Tennessee (02), seguita dalla commovente Went Looking For Warren Zevon’s Los Angeles (un sentito omaggio al compianto cantautore), per poi passare ad una delicata The Man I Was, ai fiati in gran spolvero della grintosa Can’t You Hear Them Howl, e a una ballata classica come I Woke Up In New Orleans, cantata con voce sofferta da Ben e impreziosita dalle evoluzioni pianistiche di Rick Steff. La seconda facciata virtuale riparte alla grande con i fiati della bellissima Throwback No.2 dal crescendo incalzante, a cui fanno seguito il folk di They Called Her Killer, cadenzato dalla fisarmonica di Steff e dalla sezione fiati, una Young Outlaws dove magicamente del sano rock incontra il Rhythm & Blues più sanguigno, poi omaggiare i grandi Big Star con una cover di I’m In Love With A Girl (con la partecipazione diretta del componente originale della band Jody Stephens), andando a chiudere infine in bellezza con la struggente melodia di My Girl And Me In ’93, dove emerge ancora una volta la bravura di Rick Steff.

Ignorati all’inizio praticamente da chiunque per la discontinuità con cui si proponevano, i Lucero negli anni hanno compiuto una maturazione graduale, che li ha portati dal punk-rock degli esordi al rock stradaiolo, e ora in questa ultima fase ad una sorta di Memphis sound, con un filo conduttore che ci riporta comunque al leader Ben Nichols, un grande talento che sa scrivere spesso belle canzoni.

Con questo All A Man Should Do (il decimo album contando anche il Live ed escluso Attic Tapes) i Lucero si apprestano a festeggiare il ventennale di carriera (mancano però ancora tre anni), ed una vita sulla strada a cercare di proporre quel “grande sogno” chiamato rock’n’roll, a differenza di altre band che si sono perse per strada (Gin Blossons, Marah, Drive By Truckers, Hold Steady *NDB E qui dissento perché, secondo me, soprattutto le ultime due band godono ottima salute)), tenendo in alto il nome della città di Memphis, una eredità musicale che ha partorito negli anni alcuni degli artisti più importanti della storia della musica, dal Blues al Gospel, al Soul, fino al Rock’N’Roll (su tutti Elvis Presley che vi è anche sepolto). Purtroppo (come sempre, ma spero di sbagliare) piacerà sicuramente ai fans del gruppo, e passerà nel dimenticatoio per tutti gli altri, ma per quanto mi riguarda lo metto senza remore già tra i dischi dell’anno. Consigliato!

Tino Montanari

P.S. Sono stato via un paio di giorni, e al ritorno vedo che il titolare di questo Blog (nei commenti) è stato incolpevolmente tirato in ballo per un errore che stato mio e solamente mio, di cui mi sono subito autocensurato. Per quanto riguarda la lettrice Valentina Mazzanti (che non ho il piacere di conoscere), se passa dalle parti di Pavia le offro volentieri un caffè per poter scambiare due parole in assoluta libertà.

Il Suo Miglior Disco Da Solista! David Gilmour – Rattle That Lock

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David Gilmour – Rattle That Lock – Columbia/Sony CD – CD/DVD – CD/BluRay

Al titolo del post avrei potuto aggiungere tra parentesi “e non ci voleva molto!”, ma sarebbe stato poco rispettoso della carriera dell’ex chitarrista dei Pink Floyd, che già ha sempre dovuto sopportare continui paragoni con l’ex compagno di scuderia Roger Waters: superiore dal punto di vista vocale e strumentale, David Gilmour è infatti sempre stato trattato dall’alto in basso da certa critica in quanto palesemente inferiore al bassista come autore di musiche e soprattutto di testi, dimenticandocisi che Waters è sempre stato uno dei fuoriclasse assoluti nella stesura delle canzoni. Un altro fatto che in molti non hanno perdonato a Gilmour è quello di aver assunto la leadership dei Floyd all’indomani dell’uscita di Waters dopo The Final Cut, ed aver goduto di un successo planetario colossale soprattutto grazie al celebre moniker ed alle vecchie canzoni riproposte nei tour più che per l’effettiva bontà dei due album pubblicati: io non sono d’accordo con queste critiche, primo perché nessuno ha ordinato a Waters di andarsene, secondo perché Gilmour ha vinto la causa intentatagli dall’ex compagno (conquistando quindi il pieno diritto di usare il nome Pink Floyd) e terzo perché il chitarrista non ne ha mai approfittato, dando alle stampe appena due dischi in dieci anni e poi di fatto sciogliendo il gruppo all’indomani del tour di The Division Bell.

Quindi Gilmour non è Waters (così come Springsteen non è Dylan, i Faces non sono gli Stones, e così via), precisazione ovvia ma doverosa per uno che è un grande musicista ma non un genio, e non mi sembra il caso di fargliene una colpa: detto ciò, va anche però riconosciuto che i dischi solisti di David non hanno mai convinto fino in fondo, dall’esordio omonimo del 1978, legato al sound dei Floyd dal punto di vista del suono ma non, ahimè, delle canzoni, passando per About Face del 1984, nel quale Gilmour esplorava sonorità pop e folk-rock senza convincere del tutto, fino a On An Island del 2006 (tra lui e Waters fanno a gara a chi è più pigro), inappuntabile dal punto di vista formale ma totalmente mancante di canzoni valide, forse il più deludente tra i tre (visti anche i dodici anni di tempo che aveva avuto per prepararlo). Che Gilmour stesse lavorando al quarto disco da solista si sapeva fin dall’anno scorso quando, a sorpresa, pubblicò a nome Pink Floyd (insieme a Nick Mason) The Endless River, canto del cigno della storica band ed omaggio allo scomparso Richard Wright.  

Ebbene, Rattle That Lock, che esce con una splendida copertina in puro stile Hipgnosis, è non solo di gran lunga il miglior album di David, ma un ottimo disco di rock d’autore “in his own right” come dicono in Inghilterra, nel quale il nostro mette a punto una bella serie di canzoni (in collaborazione come di consueto con la compagna Polly Sampson), sonorità non necessariamente floydiane (anche se è chiaro che qualche riferimento qua e là c’è), suonando e cantando il tutto con la maestria che conosciamo, e producendo insieme all’ex Roxy Music Phil Manzanera, da tempo suo collaboratore, anche negli ultimi lavori dei Floyd. Tra i musicisti troviamo nomi ben noti a chi segue le gesta di Gilmour e del suo ex gruppo (Jon Carin, Guy Pratt, lo stesso Manzanera, Andy Newmark, Steve DiStanislao), ma aggiungendo qua e là qualche nome nuovo e, in The Girl With The Yellow Dress, le partecipazioni di Jools Holland e Robert Wyatt, mentre Gilmour si occupa delle chitarre (ovviamente), ma anche di piano, organo e basso.

L’album si apre con la languida 5 A.M., uno strumentale d’atmosfera, con la chitarra inconfondibile del nostro a ricamare una melodia sospesa e sognante, mentre l’acustica arpeggia sullo sfondo; la title track (già in circolazione online da almeno un mese) è una bella canzone, ritmata ed orecchiabile, uno dei brani più diretti di tutta la carriera di Gilmour, con un assolo finale impeccabile: perfetta per entrare subito nel vivo del disco. Faces Of Stone, introdotta da un piano obliquo, è una ballata elettroacustica e malinconica, più sullo stile di Leonard Cohen che su quello del suo autore, il classico pezzo che non ti aspetti. A Boat Lies Waiting è un lento decisamente d’impatto, con il piano in evidenza e la slide tipica di David in sottofondo: la melodia, corale e soffusa, fa il resto. Dancing Right In Front Of Me è più movimentata, impeccabile dal punto di vista strumentale anche se da quello compositivo suona un po’ ripetitiva (bello però l’intermezzo jazzato); In Any Tongue ha un inizio minaccioso, poi la tensione si stempera ed il brano si tramuta in una rock song ariosa e spaziosa, forse la più floydiana del CD (sullo stile di Comfortably Numb), ma anche una delle più riuscite, con un grande assolo finale da parte di David. Lo strumentale Beauty sembra una outtake di The Endless River, mentre The Girl In The Yellow Dress è un raffinatissimo jazz afterhours che David conduce con mano leggera ed in maniera del tutto credibile. Il disco si chiude con la funkeggiante Today, a dire il vero un po’ pasticciata e tutto sommato dimenticabile, e con And Then…, terzo strumentale del disco, intenso e struggente, con la splendida chitarra di David che dardeggia da par suo. Otto canzoni tra il discreto ed il buono su dieci: David Gilmour questa media non l’aveva mai tenuta, forse neanche nei suoi dischi coi Pink Floyd.           In assenza di un disco solista di Waters dal 1992, Rattle That Lock è il classico grasso che cola.

Marco Verdi

*NDB Ovviamente Marco ha parlato della versione singola dell’album, ma come sapete (e come è riportato in apertura) ne esiste anche una con DVD o Blu-Ray aggiunti, che riportano quattro jam strumentali con Richard Wright, quattro documentari, video e altro, con questi contenuti riportati sotto:

1. Barn Jam 1
2. Barn Jam 2
3. Barn Jam 3
4. Barn Jam 4
5. The Animators ALASDAIR + JOCK (Documentary)
6. Rattle That Lock (Video)
7. The Animators DANNY MADDEN (Documentary)
8. The Girl In The Yellow Dress (Video)
9. Polly Samson & David Gilmour At The Borris House Festival Of Words And Ideas (Documentary)
10. The Making Of The Rattle That Lock Album (Documentary)
11. Rattle That Lock (Extended Mix) (Audio)
12. The Girl In The Yellow Dress (Orchestral Version) (Audio)
13. Rattle That Lock (Youth Mix 12 Extended Radio Dub) (Audio)
14. Rattle That Lock (Radio Edit) (Audio)
15. The Rattle That Lock Album in 5.1 Sound and PCM Stereo (Tonqualität: 96kHz/24bit einschließlich 5.1 PCM und DTS Master Audio und Stereo PCM)

Anteprima Mondiale. E Meno Male Che Gli Anni Sono Solo Trenta! Grateful Dead – 30 Trips Around The Sun

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Grateful Dead – 30 Trips Around The Sun  – Rhino 80 CD Box Set

Come saprete, quest’anno i Grateful Dead fanno cinquant’anni di carriera, e hanno quindi deciso di celebrare alla grande l’evento, prima con i concerti d’addio dello scorso Luglio (ma pare che ci abbiano ripensato), i cui ultimi tre, quelli al Soldiers Field di Chicago, usciranno a Novembre in un altro box set multiplo (tanto per non inflazionare il mercato), ma soprattutto con questo monumentale 30 Trips Around The Sun, super box di 80 CD e più di settanta ore di musica, che contiene trenta concerti, completamente inediti, uno per ogni anno di attività (dal 1995, anno della morte di Jerry Garcia, i Dead di fatto non sono più stati in attività come gruppo), un’operazione impressionante (e costosa) che fa impallidire perfino il box di 73 CD uscito qualche anno fa e relativo ai concerti europei del 1972. Io di solito sto alla larga da queste operazioni (a parte Spring 1990, che però erano “solo” 18 CD), ma questa volta non ho resistito, attirato dalla suggestiva possibilità di ascoltare l’evoluzione dal vivo di uno dei miei gruppi preferiti di sempre.

(NDM: il box è già andato esaurito, ma per tutti gli altri è già uscita una versione ridotta a soli 4 CD, con un brano scelto da ogni concerto).                                                 Fisicamente il cofanettone uscirà a fine Ottobre, ma, in quanto acquirente, ho avuto la gradita sorpresa di trovarmi nella mail il file con il contenuto completo degli 80 CD, che vado a riassumere spero il più brevemente possibile, omettendo per praticità l’indicazione del luogo dei vari concerti.

1966: un anno prima del loro esordio discografico, i Dead erano noti soltanto nella comunità di San Francisco e dintorni: i pezzi di questo concerto sono relativamente brevi, il suono ancora in parte influenzato dal blues, anche se il tutto risulta godibile, con buone versioni di Nobody’s Fault But Mine, Viola Lee Blues, Big Boss Man e Beat It On Down The Line, ma anche chicche come He Was A Friend Of Mine, Gangster Of Love ed il classico di Wilson Pickett In The Midnight Hour.

1967: solo nove brani, cominciamo a vedere i Grateful Dead acidi della Summer Of Love (Viola Lee Blues dura sedici minuti): il meglio i nostri lo danno con l’inquietante Morning Dew e con la lunga suite The Other One/Cryptical Envelopment, oltre che con la finale Caution.

1968: ancora più psichedelici, ancora meno canzoni (solo sette), la leggenda dei Dead nasce in concerti come questo: Dark Star dura “solo” dieci minuti ma è già una goduria, così come le lisergiche St. Stephen e The Eleven.

1969: l’anno del mitico Live/Dead, e scaletta che ricalca abbastanza quella di quel doppio album: Garcia e soci sono allo zenith del loro periodo psichedelico, inutile citare un brano piuttosto che un altro, l’intero concerto è una sorta di sinfonia acida, ma se proprio devo, i 22 minuti di Dark Star non fanno prigionieri.

1970: i Dead cominciano ad introdurre elementi roots-rock (è l’anno del fondamentale Workingman’s Dead) ed il concerto è una sorta di ibrido, quindi di fianco alle consuete Cryptical Envelopment, The Other One e Turn On Your Lovelight trovano posto Mama Tried di Merle Haggard, Dire Wolf (splendida versione) ed una sorprendente cover del classico di James Brown It’s A Man’s Man’s Man’s World.

1971: il passaggio a rock band pura è completato (complice anche la pubblicazione di American Beauty), ed i nostri offrono spumeggianti versioni di Casey Jones, Bertha, Truckin’ e Sugar Magnolia, suonate alla grande (il ’71 è una delle loro annate migliori): la finale Uncle John’s Band, forse la canzone dei Dead che preferisco, è una delle più belle mai sentite.

1972: forse l’anno migliore di tutta la storia dei Dead. Grande scaletta e concerto strepitoso, con splendide riletture di Brown-Eyed Women, Bertha, Tennessee Jed e Sugar Magnolia, ed una Dark Star insolitamente breve (quattro minuti).

1973: scaletta non molto diversa dalla precedente ed altro concerto altamente godibile: Goin’ Down The Road Feeling Bad, Eyes Of The World, una tostissima Truckin’ ed una toccante Row Jimmy le cose migliori.

1974: un concerto che inizia con Uncle John’s Band non può che essere un bel concerto, ma poi abbiamo altre grandi canzoni come Scarlet Begonias, Deal, To Lay Me Down (da pelle d’oca questa), Ship Of Fools e U.S. Blues, che fanno passare in secondo piano la presenza di una sciocchezza come Loose Lucy.

1975: Help On The Way – Slipknot! – Franklin’s Tower sono sempre state un grande trittico, e qui sono presenti in versioni da manuale, ma meritano una citazione anche la bellissima It Must Have Been The Roses ed il finale a tutto rock’n’roll Goin’ Down The Road Feeling Bad – One More Saturday Night.

1976: non l’anno migliore per quanto riguarda i Dead dal vivo, ma questo concerto non ha sbavature anche se è leggermente meno brillante dei precedenti: comunque troviamo solide versioni di Bertha, Deal, Sugaree e The Wheel.

1977: i Dead rialzano la testa e ci danno uno dei concerti migliori del box: poche sorprese (Peggy-O), ma la parte del leone la fanno le sempre splendide Brown-Eyed Women, Scarlet Begonias, la nuova (all’epoca) Fire On The Mountain e soprattutto una versione accorciata ma sublime della suite Terrapin Station.

1978: serata che inizia con la grandissima Mississippi Half-Step Uptown Toodeloo, una delle mie preferite, e poi prosegue con la poco eseguita Cassidy e l’intensa They Love Each Other. Un concerto molto rock, con fluide versioni di Looks Like Rain, Let It Grow, Ship Of Fools e la cover di Chuck Berry Around And Around.

1979: tornano in scaletta brani della prima ora come The Other One e Black Peter, insieme a cose nuove come Easy To Love You e Lost Sailor e classici assodati come Franklin’s Tower, Deal, Jack Straw ed una scintillante Stagger Lee di quasi nove minuti.

1980: grandi versioni, tra le migliori mai ascoltate, di Little Red Rooster, Tennessee Jed, Deep Elem Blues, una fluida Feel Like A Stranger e la rara ma sempre toccante To Lay Me Down.

1981: splendida scaletta e grande concerto, con ottime rese di Friend Of The Devil, la bellissima Althea (una delle migliori composizioni di Garcia), la raramente suonata High Time, la mossa Don’t Ease Me In ed un finale da urlo con in sequenza Stella Blue, Goin’ Down The Road Feeling Bad, One More Saturday Night e Uncle John’s Band.

1982: un altro dei migliori concerti del box, un inizio a tutto rock’n’roll con le coinvolgenti Alabama Getaway e Promised Land, poi altro trittico super con Candyman, El Paso (Marty Robbins) e Bird Song. Nel finale ancora splendide versioni di Uncle John’s Band, Truckin’ e, dal passato, una liquidissima Morning Dew.

1983: La sorpresa qui è senz’altro Touch Of Grey, in anticipo di quattro anni dalla versione ufficiale in studio (unico successo da Top Ten della carriera dei Dead) e già bellissima, ma poi abbiamo una roboante I Need A Miracle, un tris da brividi composto da Scarlet Begonias, Fire On The Mountain e Uncle John’s Band e la sempre trascinante Johnny B. Goode.

1984: il triennio che va da quest’anno al 1986 è poco documentato, ma la band, problemi di salute di Garcia a parte, suonava con la solita maestria: qui abbiamo le raramente eseguite On The Road Again, Don’t Need Love, la sempre splendida Jack-A-Roe e la festosa Good Lovin’ come bis.

1985: Alabama Getaway apre il concerto subito con il piede giusto, ma poi non mancano altri brividi con il traditional Iko Iko, il blues di Howlin’ Wolf Smokestack Lightnin’ e la lenta Comes A Time.

1986: un concerto solido, senza particolari guizzi (Garcia stava poco bene in quel periodo, e difatti Bob Weir fa la parte del leone), ma buone versioni di High Time, Goin’ Down The Road Feelin’ Bad, Beat It On Down The Line e Sugar Magnolia.

1987: un anno importante per i Dead: il primo album di studio in sette anni (In The Dark), il tour estivo con Bob Dylan ed una ritrovata voglia di suonare. Tre cover di Dylan (When I Paint My Masterpiece, All Along The Watchtower e Knockin’ On Heaven’s Door – ma Bob non c’è), una Good Lovin’ mescolata con La Bamba ed una Terrapin Station da favola sono gli highlights della serata.

1988: ancora Dylan (Queen Jane Approximately), ma anche Beatles (Hey Jude), Meters (Hey Pocky Way) e Traffic (una Dear Mr. Fantasy incredibile), oltre alle sempre belle Touch Of Grey e Tennessee Jed ed una deliziosa ballata, I Will Take You Home, cantata da Brent Mydland. 

1989: l’accattivante Foolish Heart apre una serata fantastica, dove i Dead, ormai una macchina perfettamente oliata, suonano brani che da anni non facevano, come Me & My Uncle (John Phillips), Big River (Johnny Cash), la stessa Dark Star, Brown-Eyed Women, fino al mitico finale a cappella di We Bid You Goodnight.

1990: una scaletta abbastanza classica, senza grosse sorprese (anche se Crazy Fingers non la facevano spesso), però il gruppo è in serata e lo dimostra con belle versioni, tra le altre, di China Cat Sunflower, Sugaree, Ramble On Rose e Stella Blue.

1991: qui i pezzi da novanta sono altri due brani di Dylan (It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry ed una intensissima It’s All Over Now, Baby Blue), il mitico trittico che apriva Blues For Allah, una lunghissima Dark Star ed una riesumata Turn On Your Lovelight. Ennesima serata in stato di grazia.

1992: apre il concerto la solida Hell In A Bucket, seguita dalla sempre splendida Althea; Dylan è qui rappresentato da Maggie’s Farm ed il finale con Dark Star e The Other One rimanda ai giorni di San Francisco.

1993: i Dead provano nuove canzoni (The Same Thing, Days Between), oltre ad una sorprendente versione della bella Broken Arrow (di Robbie Robertson), purtroppo affidata alla voce di Phil Lesh, e soprattutto come bis la trascinante, in qualsiasi stile venga suonata, I Fought The Law, una rarità nei concerti del Morto Riconoscente.

1994: ancora il tris Help On The Way – Slipknot! – Franklin’s Tower che apre alla grande, poi un concerto che è un capolavoro dopo l’altro: Althea, Just Like Tom Thumb’s Blues (Dylan), The Last Time (Stones), la nuova So Many Roads (che sarebbe potuta diventare un altro classico), Scarlet Begonias, Terrapin Station, Stella Blue e l’inedita Liberty come bis finale.

1995: uno degli ultimi concerti, poche settimane prima della morte di Garcia: Jerry già non è al meglio, ma usa il mestiere e se la cava. Il resto lo fanno la band e la scaletta, con l’inusuale Wang Dang Doodle (Willie Dixon), la nuova Samba In The Rain, la sempre gradevole Foolish Heart, la poco nota That Would Be Something (Paul McCartney) e soprattutto una Visions Of Johanna (Dylan, of course) da lacrime agli occhi, con un’eccellente prova di Vince Welnick, forse il miglior pianista che i Dead avessero mai avuto.

Come bonus (anche nei file online) un 45 giri, sempre inedito, con sul lato A una prima versione incisa nel 1965 di Caution, spedita e molto bluesata, e sul retro la sempre bella Box Of Rain (tratta da un concerto del 1995), che Lesh però fa di tutto per massacrare.

Un entusiasmante tour de force: il costo elevato ed il fatto di essere già esaurito mi lasciano titubante nel definire imperdibile questo box, ma insomma la parola è quella…

Marco Verdi

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P.S. *NDB Visto che la recensione è breve (si fa per dire), ma considerando la mole dell’opera mi sembra il giusto spazio, aggiungo anche la lista completa dei concerti così sapete di cosa si parla, magari se volete comprare una della circa 200 chiavette USB ancora disponibili!

1966 – 7/3, Fillmore Auditorium, San Francisco, CA
1967 – 11/10, Shrine Auditorium, Los Angeles, CA
1968 – 10/20, Greek Theater, Berkeley, CA
1969 – 2/22, The Dream Bowl, Vallejo, CA
1970 – 4/15, Winterland, San Francisco, CA
1971 – 3/18, Fox Theater, St. Louis, MO
1972 – 9/24, Palace Theater, Waterbury, CT
1973 – 11/14, San Diego Sports Arena, San Diego, CA
1974 – 9/18, Parc des Expositions, Dijon, France
1975 – 9/28, Lindley Meadows, Golden gate Park, San Francisco, CA
1976 – 10/3, Cobo Arena, Detroit, MI
1977 – 4/25, Capitol Theater, Passaic, NJ
1978 – 5/14, Providence Civic Center, Providence, RI
1979 – 10/27, Cape Cod Coliseum, South Yarmouth, MA
1980 – 11/28, Lakeland Civic Center, Lakeland, FL
1981 – 5/16, Cornell University, Ithaca, NY
1982 – 7/31, Manor Downs, Austin, TX
1983 – 10/21, The Centrum, Worcester, MA
1984 – 10/12, Augusta Civic Center, Augusta, ME
1985 – 6/24, River Bend Music Center, Cincinnati, OH
1986 – 5/3, Cal Expo Amphitheater, Sacramento, CA
1987 – 9/18, Madison Square Garden, New York City, NY
1988 – 7/3, Oxford Plains Speedway, Oxford, ME
1989 – 10/26, Miami Arena, Miami, FL
1990 – 10/27, Zenith, Paris, France
1991 – 9/10, Madison Square Garden, NY, NY
1992 – 3/20, Copps Coliseum, Ontario, Canada
1993 – 3/27, Knickerbocker Arena, Albany, NY
1994 – 10/1, Boston Garden, Boston, MA
1995 – 2/21, Delta Center, Salt Lake City, UT

Inevitabilmente, Per Natale, The Beatles “1”+

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The Beatles – “1” – CD, DVD, Blu-ray; CD/DVD Set, CD/Blu-ray Set; 2DVD/1CD Set, 2BD/1CD Set – Apple/Capitol/Universal 06-11-2015

A Natale era quasi inevitabile (potremmo togliere il quasi) che uscisse un “nuovo” prodotto dedicato ai Beatles e il candidato per la pubblicazione è stato l’antologia “1” fino ad ora disponibile solo in versione CD. Quindi è sembrato giusto immetterne sul mercato altre 6, dicasi sei, edizioni. Il contenuto è quello classico che conosciamo, ma arricchito dai video delle canzoni, peraltro apparsi nella The Beatles Anthology, che però era un cofanetto di 5 DVD che raccontava tutta la storia dei Beatles, filmati promozionali inclusi. Comunque, questi i brani:

Bonus DVD 1 Twist & Shout 2 Baby It’s You 3 Words Of Love 4 Please Please Me 5 I Feel Fine 6 Day Tripper 7 Day Tripper 8 We Can Work It Out 9 Paperback Writer 10 Rain 11 Rain 12 Strawberry Fields Forever 13 Within You Without You/Tomorrow Never Knows 14 A Day In The Life 15 Hello, Goodbye 16 Hello, Goodbye 17 Hey Bulldog 18 Hey Jude 19 Revolution 20 Get Back 21 Don’t Let Me Down 22 Free As A Bird 23 Real Love

CD & DVD 1 Love Me Do 2 From Me To You 3 She Loves You 4 I Want To Hold Your Hand 5 Can’t Buy Me Love 6 A Hard Day’s Night 7 I Feel Fine 8 We Can Work It Out 9 Ticket To Ride 10 Help! 11 Yesterday 12 Day Tripper 13 We Can Work It Out 14 Paperback Writer 15 Yellow Submarine 16 Eleanor Rigby 17 Penny Lane 18 All You Need Is Love 19 Hello, Goodbye 20 Lady Madonna 21 Hey Jude 22 Get Back 23 The Ballad of John and Yoko 24 Something 25 Come Together 26 Let It Be 27 The Long and Winding Road

Sopra ho inserito un po’ di immagini relative alle varie edizioni, copertine e formati di alcune delle uscite. Non ho ancora visto tutti i prezzi, ma soprattutto le confezioni multiple, per usare un eufemismo, non sono particolarmente economiche, ma giustamente escono nel periodo che ci porta verso le feste natalizie e comunque i fans saranno disponibili all’immancabile esborso.

Questo il promo, per DVD e Blu-Ray.

https://www.youtube.com/watch?v=q-dJAC2tybE

E questo è il secondo, per il lavoro di restauro che è stato fatto.

https://www.youtube.com/watch?v=8UQK-UcRezE

Un pezzo di Strawberry Fields Forever restaurato.

https://www.youtube.com/watch?v=MIAA4YsL3rc

Penny Lane.

Quindi ricapitolando. Versione singolo CD, con i 27 brani della antologia originale. Versione doppia (con Blu-ray o DVD aggiunto), aggiunti i video delle 27 canzoni. Versioni Deluxe triple contengono ulteriori 23 brani video (dove leggete bonus DVD per la lista sopra, ma vale anche per l’extra Blu-Ray). E infine, qui sotto, cosa è stato fatto, brano per brano , nei vari video restaurati:

  • 1. LOVE ME DO Newly edited clip, featuring material from BBC TV’s The Mersey Sound, with performance footage filmed on 27 August 1963 at the Little Theatre, Southport.
  • 2. FROM ME TO YOU A live performance at the 1963 Royal Variety Show, filmed at The Prince Of Wales Theatre, London, on 4 November 1963.
  • 3. SHE LOVES YOU A live performance from the Swedish Television show Drop In, recorded on 30 October 1963 during a short Scandinavian tour.
  • 4. I WANT TO HOLD YOUR HAND From the Granada TV programme Late Scene Extra filmed on 25 November 1963.
  • 5. CAN’T BUY ME LOVE First broadcast in the TV show Around The Beatles, filmed on 28 April 1964 and broadcast the following month. It features a different audio track to that of hit single, recorded by The Beatles on 19 April 1964.
  • 6. A HARD DAY’S NIGHT Live performance at the Palais des Sports, Paris on 20 June 1965, while on a short European tour.
  • 7. I FEEL FINE Filmed at Twickenham Film Studios on 23 November 1965. One of ten films shot that day to satisfy global TV demand for broadcast material to accompany The Beatles’ hit records.
  • 8. EIGHT DAYS A WEEK A brand new clip edited from material filmed at the Shea Stadium concert in New York City on 15 August 1965, during which the band performed twelve songs, but ‘Eight Days A Week’ was not among them. The clip says so much about the band’s frenetic lifestyle in 1965, at the height of Beatlemania.
  • 9. TICKET TO RIDE Filmed at Twickenham Film Studios on 23 November 1965.
  • 10. HELP! The less frequently seen clip of those filmed at Twickenham Film Studios on 23 November 1965.
  • 11. YESTERDAY Paul performing on The Ed Sullivan Show, videotaped in New York City on 14 August 1965 and broadcast the following month, the day before the single was released in America.
  • 12. DAY TRIPPER Three versions of this clip were filmed at Twickenham Film Studios on 23 November 1965. This is version 2, in which all of the group are wearing polo neck sweaters, except for Paul, who wears a black shirt.
  • 13. WE CAN WORK IT OUT There were three versions of the ‘We Can Work It Out’ video filmed atat Twickenham Film Studios on 23 November 1965. This is version 2 in which all four Beatles are wearing black polo neck sweaters.
  • 14. PAPERBACK WRITER Filmed in 35mm, and in colour, in Chiswick Park, West London, by director Michael Lindsay-Hogg.
  • 15. YELLOW SUBMARINE This clip is newly created from original Yellow Submarine footage.
  • 16. ELEANOR RIGBY This clip is taken directly from the Yellow Submarine movie.
  • 17. PENNY LANE A ground-breaking clip by Swedish director Peter Goldmann that captures The Beatles in Stratford, London, and at Knole Park in Kent, with additional material shot in Liverpool.
  • 18. ALL YOU NEED IS LOVE Filmed in Studio One at Abbey Road, on 25 June 1967, and beamed around the globe as a part of the TV programme Our World. This colourised version was created for The Beatles Anthology TV programme in 1995.
  • 19. HELLO, GOODBYE London’s Saville Theatre was the location for this promo film, shot on 10 November 1967; The Beatles wear their Sgt. Pepper outfits.
  • 20. LADY MADONNA Just prior to leaving for India, The Beatles met up in Studio Three at Abbey Road, on 11 February 1968. They were filmed while recording ‘Hey Bulldog’.
  • 21. HEY JUDE Filmed at Twickenham Film Studios on 4 September, for broadcast on David Frost’s TV show, Frost On Sunday. The introduction by David Frost is different from that on disc 2.
  • 22. GET BACK The promo clip made available at the time of the original release of the single featured performances from the Apple rooftop synched to the record. This new clip has been rebuilt to replicate the original but with improved picture quality.
  • 23. THE BALLAD OF JOHN AND YOKO This original promo clip features outtakes from the Let It Be movie, with other private footage shot in Amsterdam, London, Paris and Vienna.
  • 24. SOMETHING The video features George and Pattie, John and Yoko, Paul and Linda, and Ringo and Maureen. and was filmed at locations in Berkshire, Surrey, and the Mull of Kintyre.
  • 25. COME TOGETHER The clip was created in 2000 by Melon Dezign for the launch of thebeatles.com and the original Beatles 1 album.
  • 26. LET IT BE A 1970 promo clip was made available to support the release of the single and it was different to the one featured in the Let It Be movie; this clip has been rebuilt from the original footage.
  • 27. THE LONG AND WINDING ROAD This clip is taken straight from the Let It Be movie.

DISC TWO

  • 1. TWIST AND SHOUT From the Granada Television programme Scene At 6.30, which was videotaped on 14 August 1963.
  • 2. BABY IT’S YOU One of two clips used to promote the single taken from the 1995 Live At The BBC album. The clip is enhanced by the inclusion of unique colour footage of The Beatles filmed outside the BBC’s Paris Studio on Lower Regent Street, London.
  • 3. WORDS OF LOVE When On Air – Live At The BBC Volume 2 was released in 2013, it included ‘Words Of Love’, a Buddy Holly composition that the band recorded for radio. This new clip is a mix of existing footage and innovative animation.
  • 4. PLEASE PLEASE ME A live performance videotaped on 9 February for The Ed Sullivan Show, which was screened on 23 February 1964.
  • 5. I FEEL FINE Filmed at Twickenham Film Studios on 23 November 1965, this clip shows The Beatles eating fish and chips during their lunch break.
  • 6. DAY TRIPPER From the TV special The Music Of Lennon & McCartney that first broadcast in mid-December 1965.
  • 7. DAY TRIPPER Filmed at Twickenham Film Studios on 23 November 1965, with the group wearing their Shea Stadium Jackets with the ‘Nehru’ collars.
  • 8. WE CAN WORK IT OUT Filmed at Twickenham Film Studios on 23 November 1965 – showing The Beatles wearing the Shea Stadium jackets.
  • 9. PAPERBACK WRITER Shot on videotape at Abbey Road, on 19 May 1966, this studio version is prefaced by a short introduction by Ringo. It was broadcast on The Ed Sullivan Show in America.
  • 10. RAIN ‘Rain’, the B-side of ‘Paperback Writer’, was filmed in colour at Chiswick House, West London, on 20 May 1966.
  • 11. RAIN This black and white clip is a new edit from several takes of ‘Rain’ videotaped at Abbey Road on 19 May 1966.
  • 12. STRAWBERRY FIELDS FOREVER Directed by Peter Goldmann and with newly restored footage, this was filmed at Knole Park, Kent on 30 and 31 January 1967.
  • 13. WITHIN YOU WITHOUT YOU/TOMORROW NEVER KNOWS The merging of these two tracks, one from Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band, the other from Revolver, was created for The Beatles Love show by Cirque du Soleil, which opened in June 2006 in Las Vegas. This video was created to promote the Love album released later that year.
  • 14. A DAY IN THE LIFE Filmed in Studio One at Abbey Road on 10 February 1967, this includes classical musicians, who were asked to wear evening dress, fake noses and funny hats for the recording session.
  • 15. HELLO, GOODBYE This clip is another shot at London’s Saville Theatre on 10 November 1967; The Beatles wear their ‘street clothes’.
  • 16. HELLO, GOODBYE This third version was also shot at London’s Saville Theatre on 10 November 1967; it includes elements from the first two films but with additional footage unique to this edit.
  • 17. HEY BULLDOG The original footage from a 1968 shoot for the ‘Lady Madonna’ promo film was unearthed in the mid-1990s. It was revealed that The Beatles were recording ‘Hey Bulldog’ and is an edit done to promote the reissue of the Yellow Submarine movie in 1999.
  • 18. HEY JUDE This is an edit of the two other takes filmed on 4 September 1968 for the Frost On Sunday TV show. This has a different David Frost intro to the clip on disc 1.
  • 19. REVOLUTION One of two versions, this was shot the same day as ‘Hey Jude’. John’s lead vocal is completely live, as are most of Paul and George’s backing vocals. The instrumentation, including Nicky Hopkins’ electric piano, is from the master tape.
  • 20. GET BACK This clip was assembled in 2003 to support the release of the album Let It Be…Naked and utilises studio footage from the famous Get Back/Let It Be sessions.
  • 21. DON’T LET ME DOWN This was the B-side of ‘Get Back’ and this clip is a composite of two live performances from the Apple rooftop in 1969. It was made available to support the release of Let It Be…Naked in 2003.
  • 22. FREE AS A BIRD The 1995 video is a work of art by director Joe Pytka, who used the concept of a bird’s-eye view to pay homage to many Beatles songs and images.
  • 23. REAL LOVE This video directed by Geoff Wonfor and ex-10cc and leading pop promo-maker Kevin Godley, this video was made in 1996 to support the release of the single.

Quindi temo che ne varrà la pena, la data di uscita è il 6 novembre: fine del supplemento domenicale, alla prossima.

Bruno Conti

Un Ritorno In Grande Stile! Jeff Lynne’s ELO – Live In Hyde Park

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Jeff Lynne’s ELO – Live In Hyde Park – Eagle Rock BluRay – DVD

Immagino che la mia passione per Jeff Lynne non incontri molti favori tra i lettori di questo blog (e neppure nella persona del titolare. “*NDB Tiepido, ma non odio il gruppo, anzi, ai tempi mi piacevano anche parecchio, essendo noto beatlesiano!”), ma, per parafrasare una famosa frase utilizzata per Elvis Presley,George Harrison, Paul McCartney, Tom Petty, Roy Orbison, Randy Newman, Brian Wilson, Del Shannon and many others cannot be all wrong!”.

Il nostro infatti, sciolta la Electric Light Orchestra nel 1986, dopo una serie impressionante di grandi successi (specie negli anni settanta), nelle ultime tre decadi si è dedicato quasi esclusivamente alla attività di produttore di lusso (spesso abbinando anche la mansione di songwriter), per i nomi citati sopra e molti altri, limitando le uscite a proprio nome ai soli Armchair Theatre nel 1990 e, sotto il nome ELO, a Zoom nel 2001 (seguito dopo pochi mesi da un DVD live). Tre anni fa, improvvisamente, ben due dischi pubblicati in contemporanea: Long Wave, nel quale Jeff rivisitava a modo suo alcune canzoni che lo avevano ispirato in gioventù, e Mr. Blue Sky, solo apparentemente l’ennesima antologia targata ELO, in realtà una re-incisione ex novo di alcuni successi del suo gruppo storico http://discoclub.myblog.it/2012/09/30/anche-per-la-elo-sono-40-anni-e-jeff-lynne-si-fa-in-due/ . Lo scorso anno c’è stato poi il ritorno in pompa magna di Jeff, allorquando ha accettato la richiesta della BBC di esibirsi per una sola serata (il 14 Settembre) a Hyde Park, a condizione però di riesumare ancora una volta la vecchia sigla, per l’occasione ribattezzata Jeff Lynne’s ELO, forse anche per prendere le distanze dal gruppo tarocco ELO Part II che girava negli anni novanta.

Una serata che fu inaspettatamente un successo senza precedenti, con ben 50.000 persone accorse ad assistere al ritorno di uno degli acts più famosi dei seventies, ma che sembrava aver perso l’appeal nelle decadi recenti (non dimentichiamo che Zoom fu un gigantesco flop, ed il tour che doveva seguire fu cancellato per mancanza di interesse): lo stesso Lynne ha confessato di essere stato scettico sull’efficacia di un suo ritorno sulle scene, e che mai avrebbe pensato di attirare la più grande folla della sua carriera. Questo ha sicuramente incoraggiato il barbuto musicista di Birmingham ad insistere, ed è proprio di questi giorni la notizia che a Novembre uscirà un disco nuovo di pacca, sempre a nome Jeff Lynne’s ELO, intitolato Alone in The Universe, da cui è già disponibile il primo singolo When I Was A Boy sulle piattaforme tradizionali (una ballata gradevole, di quelle che Jeff scrive anche sotto la doccia). (NDM: nel mezzo, ad Ottobre, uscirà anche Get Up, nuovo album di Bryan Adams e prodotto proprio da Lynne).

Live In Hyde Park è quindi la testimonianza del concerto londinese di un anno fa, ed esce sia in BluRay che in DVD (niente CD stavolta), e presenta una definizione audio ed un sonoro veramente spettacolari. Il resto lo fa Jeff, in gran forma (cosa non scontata per uno che in trent’anni si è esibito solo una volta in uno studio televisivo) e con una band alle spalle che lo segue con precisione millimetrica: l’unico membro della vecchia ELO è l’eccellente pianista Richard Tandy, occhialini da professore ma dita che viaggiano che è un piacere, mentre i membri che più si fanno notare sono i chitarristi Mike Stevens e Milton McDonald, il bassista Lee Pomeroy, la bella violinista Chereene Allen e soprattutto il possente batterista Donovan Hepburn, che non sarà Bev Bevan ma picchia lo stesso come un fabbro; dulcis in fundo, importante è l’apporto della BBC Concert Orchestra, che fornisce l’accompagnamento d’archi da sempre fondamentale nel sound della ELO.

Jeff, da sempre un ottimo cantante, non si lascia intimorire dalla ruggine ed attacca subito con un uno-due da manuale: la festosa All Over The World e la danzereccia (ma qui molto più rock) Evil Woman, con il pubblico che canta e balla come se non ci fosse domani; Ma-Ma-Ma-Belle dà la prima scarica rock’n’roll della serata, l’errebi Showdown è sempre un bel sentire, mentre la bellissima Livin’ Thing oggi suona come un brano dei Traveling Wilburys. Strange Magic non mi ha mai fatto impazzire, ma subito dopo Jeff introduce il famoso riff chitarristico della roccata 10538 Overture, ovvero il brano che ha rivelato al mondo la ELO, ed uno dei più amati anche da chi non ha poi apprezzato la svolta commerciale del gruppo; Can’t Get It Out Of My Head è sempre molto bella, ed anche Sweet Talkin’ Woman si conferma uno dei pezzi più coinvolgenti della band dell’astronave. Turn To Stone è resa in maniera potente, mentre la meno nota Steppin’ Out (mai eseguita dal vivo prima d’ora) si rivela una ballata dalla melodia deliziosa; è quindi la volta dell’unico brano non-ELO del concerto, la celebre Handle With Care dei Wilburys, che Jeff dedica a Harrison ed Orbison: sempre una grande canzone, anche se forse maggiormente adatta ad un canto a più voci.

Il finale è pirotecnico: Don’t Bring Me Down fa ballare anche il servizio d’ordine, Rock’n’Roll Is King è sempre trascinante, Telephone Line si conferma la più bella ballad mai scritta da Jeff e Mr. Blue Sky è una perfetta sinfonia rock in quattro minuti, suonata e cantata alla grande. Come da copione l’unico bis è Roll Over Beethoven, famosa hit di Chuck Berry che Jeff e soci all’epoca rivoltarono come un calzino: la versione di stasera è forse una delle più belle da me mai sentite, con Jeff e Tandy che duellano a suon di assoli e la band che li segue come un treno, quasi dieci minuti di pura goduria. Il BluRay (o DVD) offre come bonus un’intervista a Lynne e, soprattutto, un interessantissimo documentario girato per la tv inglese dal titolo Mr. Blue Sky: The Story Of Jeff Lynne & ELO, nel quale Jeff parla da casa sua (casa splendida tra l’altro) più che altro della sua carriera di produttore per conto terzi, con immagini rare girate in studio di registrazione e testimonianze di Paul McCartney, Tom Petty, Ringo Starr, Joe Walsh, Eric Idle, oltre alle vedove Harrison e Orbison.

Se proprio la ELO non la avete mai potuta soffrire allora lasciate perdere questo live, ma se vi piace il pop adulto fatto con classe e con un tocco di rock’n’roll, Live In Hyde Park vi potrà offrire un’ora e mezza di piacevole evasione.

Marco Verdi

Altre Storie Da Un Moderno “Storyteller” ! The White Buffalo – Love And The Death Of Damnation

white buffalo love and the death

The White Buffalo – Love And The Death Of Damnation – Unison Music Group/Earache Records

I White Buffalo,  li ho scoperti con Once Upon A Time In The West (12) http://discoclub.myblog.it/2012/06/21/c-era-una-volta-nel-west-the-white-buffalo/ , poi si sono confermati con Shadows, Greys & Evil Ways (13) http://discoclub.myblog.it/tag/white-buffalo/ , e adesso mi accingo a consacrarli con questo ultimo lavoro Love And The Death Of Damnation, un’altra di quelle storie che ci vengono raccontate da uno “storyteller” di razza come il titolare del gruppo Jake Smith. I dischi precedenti avevano già contribuito ad inquadrare il corpulento personaggio, con canzoni dove confluivano le caratteristiche peculiari della sua musica, un ponte ideale tra l’America cantata da Townes Van Zandt e quella dagli “outlaw” degli anni settanta (un nome su tutti, Willie Nelson), appesi ad un filo del “sogno americano”. Oggi come ieri i White Buffalo sono sostanzialmente un trio, composto  dal basso di Tommy Andrews e dalla batteria di Matt Lynott, ma con il fondamentale apporto di “turnisti” di valore come l’amica Jessy Greene (ex Jayhawks) al violino, Doug Pettibone (già nella band di Lucinda Williams) alla lap e pedal steel, Mike Thompson alla fisarmonica, tastiere e piano, il polistrumentista Bruce Witkin, e come ospite in un brano la brava Audra Mae http://discoclub.myblog.it/2010/05/12/che-storia-audra-mae-the-happiest-lamb/ , il tutto sotto la produzione professionale di Mitch Goodman.

La partenza è di quelle forti, e si batte subito il piedino con una travolgente Dark Days https://www.youtube.com/watch?v=NL9-aNzQCf0 , per poi passare alle atmosfere tex-mex di confine di Chico, con le immancabili trombe mariachi, alla ballata folk Go The Distance, una meravigliosa ninna-nanna pianistica come Radio With No Sound, e una tradizionale folk-song come Home Is Your Arms. E poi ancora una perfetta canzone d’amore come I Got You, cantata in coppia appunto con Audra Mae, mentre si torna a muovere il piedino con la ritmata Modern Times, per poi passare alla spettrale Last Call To Heaven, dove un violino e una tromba disegnano un intrigante connubio, di nuovo una ballata avvolgente come Where Is Your Savior https://www.youtube.com/watch?v=FM9jxdLB_EA , il country- rock’n’roll di Rocky (marchio di fabbrica del gruppo), e infine andare a chiudere con le atmosfere a metà fra soul e gospel di una sorprendente Come On Love, Come On In, dove fanno la loro bella figura le coriste Alfie Silas-Durio e Linda McCrary-Fisher https://www.youtube.com/watch?v=SIqGunrIOPI .

Jake Smith è un ragazzone dall’aspetto fisico imponente, una via di mezzo fra Warren Haynes e uno dei tanti “bikers” che imperversano nella serie televisiva Sons Of Anarchy  (infatti sono state usate molte sue canzoni nella colonna sonora), un cantore di storie di altri tempi, che affascina e seduce con la sua voce profonda da rocker, con dei testi profondi, intimi e nostalgici che raccontano la vecchia America. Idealmente con questo Love And The Death Of Damnation,  prosegue un percorso letterario (alla Cormac McCarthy), iniziato con l’epopea di Once Upon A Time In The West e proseguito con la storia di un veterano di ritorno dalla guerra in Iraq in Shadows, Greys & Evil Ways, per finire con questo lavoro più impegnativo ed ambizioso, che conferma i White Buffalo e in particolare Jake Smith come uno dei più interessanti songwriters di “americana” dell’ultima generazione, con tutte le carte in regola per arrivare a farsi conoscere anche dal pubblico più distratto  .

NDT: Per ascoltare questo CD al meglio sarebbe opportuno noleggiare una Ford Mustang, entrare in autostrada (in mancanza di una Route 66), e percorrerla, possibilmente, in dolce compagnia.

 

Finalmente Sta Per Arrivare, Il 6 Novembre Il Bootleg Dei Bootleg! Bob Dylan 1965-1966 The Cutting Edge – Bootleg Series vol.12 Take 1

bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12

Bob Dylan – 1965-1966 The Cutting Edge Bootleg Series vol.12 – 2 CD/ 2CD + 2LP/Deluxe Edition 6 CD/Super Deluxe Edition 18 CD – Columbia Legacy Sony – 6-11-2015

Il momento tanto atteso sta per arrivare: dopo il volume dedicato ai Basement Tapes il nuovo capitolo della saga delle Bootleg Series approda ai fatidici anni 1965-1966, quelli di Bringing It All Back Home, Highway 61 Revisited Blonde On Blonde, gli anni magici di Bob Dylan. E ancora una volta la Columbia/Sony non ci va giù leggera. Ci sarà la versione doppia basica, di cui non so ancora il contenuto, la versione Deluxe Edition da 6 CD di cui fra un attimo vi riepilogo i contenuti ( peccato un CD intero, solo 20 versioni di Like A Rolling Stone, ma esageriamo!) e una mitica da 18 CD, forse per “malati”, che non oso pensare cosa conterrà (moltiplicando direi almeno 60 versioni di Like A Rolling Stone), e soprattutto quanto costerà, anche se le ultime notizie dicono che dovrebbe essere una versione in 5.000 copie numerate venduta esclusivamente sul sito ufficiale della Sony di Dylan a soli 599 dollari per 379 brani, tutto quello che ha inciso in studio nel 1965 e 1966, un vero affarone, per chi ha i soldi e vuole spenderli, la confezione è molto bella, però sono più di 30 dollari a CD). Se volete farvi del male, o del bene, a seconda dei punti di vista http://bobdylanbox.shop.musictoday.com/page/MinimalSplash

bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12 18 cd

bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12 6 cd

Ecco la tracklist completa della versione da 6 CD:

[CD1]
1. Love Minus Zero/No Limit – Take 1 (1/13/1965) acoustic, incomplete
2. Love Minus Zero/No Limit – Take 2 (1/13/1965) acoustic
3. Love Minus Zero/No Limit – Take 3 remake (1/13/1965) acoustic
4. Love Minus Zero/No Limit – Take 1 remake (1/14/1965) electric
5. I’ll Keep It with Mine – Take 1 (1/13/1965) piano demo, previously released on Biograph, 1985
6. It’s All Over Now, Baby Blue – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic, previously released on The Bootleg Series, Vol. 7, 2005
7. Bob Dylan’s 115th Dream – Take 1 (1/13/1965) acoustic, incomplete
8. Bob Dylan’s 115th Dream – Take 2 (1/13/1965) acoustic
9. She Belongs to Me – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic
10. She Belongs to Me – Take 2 Remake (1/13/1965) acoustic
11. She Belongs to Me – Take 1 Remake (1/14/1965) electric
12. Subterranean Homesick Blues – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic, previously released on The Bootleg Series, Vol. 1
13. Subterranean Homesick Blues – Take 1 remake (1/14/1965) electric
14. Outlaw Blues – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic
15. Outlaw Blues – Take 2 Remake (1/13/1965) electric
16. On the Road Again – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic
17. On the Road Again – Take 4 (1/14/1965) electric
18. On the Road Again – Take 1 remake (1/15/1965) electric
19. On the Road Again – Take 7 remake (1/15/1965) electric
20. Farewell, Angelina – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic, previously released The Bootleg Series, Vol. 1
21. If You Gotta Go, Go Now – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic
22. If You Gotta Go, Go Now – Take 2 (1/15/1965) electric
23. You Don’t Have to Do That – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic, incomplete

[CD2]
1. California – Take 1 (1/13/1965) solo acoustic
2. It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding) – Take 1 (1/15/1965) acoustic, demo
3. Mr. Tambourine Man – Takes 1
4. Mr. Tambourine Man – Take 3 (1/15/1965) incomplete, with band
5. It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry – Take 1 (6/15/1965)
6. It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry – Take 8 (6/15/1965)
7. It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry – Take 3 (7/29/1965)
8. It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry – Take 3 remake (7/29/65)
9. Sitting on a Barbed Wire Fence – Take 2 (6/15/1965)
10. Tombstone Blues – Take 1 (7/29/1965)
11. Tombstone Blues – Take 9 (7/29/1965) previously released on The Bootleg Series, Vol. 7, 2005
12. Positively 4th Street – Takes 1
13. Positively 4th Street – Take 4 (7/29/1965)
14. Positively 4th Street – Take 5 (7/29/1965)
15. Desolation Row – Take 1 (8/4/1965)
16. Desolation Row – Take 2 (8/4/1965) piano demo
17. Desolation Row – Take 5 remake (8/2/1965)
18. From a Buick 6 – Take 1 (7/30/1965)
19. From a Buick 6 – Take 4 (7/30/1965) released in error on first pressing of Highway 61 Revisited, 1965

[CD3]
1. Like a Rolling Stone – Take 1
2. Like a Rolling Stone – Take 4 (6/15/1965)
3. Like a Rolling Stone – Take 5 (6/15/1965)
4. Like a Rolling Stone – Rehearsal (6/16/1965)
5. Like a Rolling Stone – Take 1 (6/16/1965)
6. Like a Rolling Stone – Takes 2
7. Like a Rolling Stone – Take 4 (6/16/1965) released on Highway 61 Revisited, 1965
8. Like a Rolling Stone – Take 5 (6/16/1965)
9. Like a Rolling Stone – Take 6 (6/16/1965)
10. Like a Rolling Stone – Take 8 (6/16/1965)
11. Like a Rolling Stone – Takes 9
12. Like a Rolling Stone – Take 11 (6/16/1965)
13. Like a Rolling Stone – Take 12 (6/16/1965)
14. Like a Rolling Stone – Take 13 (6/16/1965)
15. Like a Rolling Stone – Take 14 (6/16/1965)
16. Like a Rolling Stone – Take 15 (6/16/1965)
17. Like a Rolling Stone – Master take
18. Like a Rolling Stone – Master take
19. Like a Rolling Stone – Master take
20. Like a Rolling Stone – Master take

[CD4]
1. Can You Please Crawl Out Your Window – Take 1 (7/30/1965)
2. Can You Please Crawl Out Your Window – Take 17 (7/30/1965) released in error on the first pressing of Positively 4th Street single
3. Highway 61 Revisited – Take 3 (8/2/1965)
4. Highway 61 Revisited – Take 5 (8/2/1965)
5. Highway 61 Revisited – Take 7 (8/2/1965)
6. Just Like Tom Thumb’s Blues – Take 1 (8/2/1965)
7. Just Like Tom Thumb’s Blues – Take 3 (8/2/1965)
8. Just Like Tom Thumb’s blues – Take 13 (8/2/1965)
9. Queen Jane Approximately – Take 2 (8/2/1965)
10. Queen Jane Approximately – Take 5 (8/2/1965)
11. Ballad of a Thin Man – Take 2 (8/2/1965) incomplete
12. Medicine Sunday – Take 1 (10/5/1965)
13. Jet Pilot – Take 1 (10/5/1965) Previously released on Biograph, 1985
14. I Wanna Be Your Lover – Take 1 (10/5/1965)
15. I Wanna Be Your Lover – Take 6 (10/5/1965)
16. Unknown Instrumental – Take 2 (10/5/1965)
17. Can You Please Crawl Out Your Window – Takes 5
18. Visions of Johanna – Take 1 (11/30/1965)
19. Visions of Johanna – Take 5 (11/30/1965)

[CD5]
1. Visions of Johanna – Take 7 (11/30/1965)
2. Visions of Johanna – Take 8 (11/30/1965) previously released on The Bootleg Series, Vol. 7, 2005
3. Visions of Johanna – Take 14 (11/30/1965)
4. She’s Your Lover Now – Take 1 (1/21/1966)
5. She’s Your Lover Now – Take 6 (1/21/1966)
6. She’s Your Lover Now – Take 15 (1/21/1966) previously released on The Bootleg Series, Vol. 1
7. She’s Your Lover Now – Take 16 (1/21/1966) solo piano
8. One of Us Must Know (Sooner or Later) – Take 2 (1/25/1966)
9. One of Us Must Know (Sooner or Later) – Take 4 (1/25/1966)
10. One of Us Must Know (Sooner or Later) – Take 19 (1/25/1966)
11. Lunatic Princess – Take 1 (1/27/1966)
12. Fourth Time Around – Take 11 (2/14/1966)
13. Leopard – Skin Pill
14. Leopard – Skin Pill

[CD6]
1. Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again – Take 1 (2/17/1966)
2. Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again – Rehearsal (2/17/1966)
3. Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again – Take 5 (2/17/1966) previously released on The Bootleg Series, Vol. 7, 2005
4. Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again – Take 13 (2/17/1966)
5. Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again – Take 14 (2/17/1966)
6. Absolutely Sweet Marie – Take 1 (3/7/1966)
7. Just Like a Woman – Take 1 (3/8/1966)
8. Just Like a Woman – Take 4 (3/8/1966)
9. Just Like a Woman – Take 8 (3/8/1966)
10. Pledging My Time – Take 1 (3/8/1966)
11. Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine) – Take 1 (3/9/1966)
12. Temporary Like Achilles – Take 3 (3/9/1966)
13. Obviously 5 Believers – Take 3 (3/10/1966)
14. I Want You – Take 4 (3/10/1966)
15. Sad – Eyed Lady of the Lowlands (Take 1, Complete)

In attesa magari di una versione monstre ancora più lunga, ecco una delle canzoni di Dylan che prediligo in assoluto.

E già che ci siamo mettiamo anche il contenuto della versione da 2 CD o 3 LP, o 2 CD + LP, intitolata The Best Of Cutting Edge:

Disc 1

1.Love Minus Zero / No Limit (Take 2, Acoustic) 3:09
2.I’ll Keep It with Mine (Take 1, Piano Demo) 4:10
3.Bob Dylan’s 115th Dream (Take 1 & 2, Solo Acoust… 6:14
4.She Belongs to Me (Take 1, Solo Acoustic) 2:56
5.Subterranean Homesick Blues (Take 1, Alternate T… 2:37
6.Outlaw Blues (Take 2, Alternate Take) 3:28
7.On the Road Again (Take 4, Alternate Take) 2:30
8.Farewell, Angelina (Take 1, Solo Acoustic) 5:26
9.If You Gotta Go, Go Now (Take 2, Alternate Take) 2:48
10.You Don’t Have to Do That (Take 1, Solo Acoustic) 0:49
11.California (Take 1, Solo Acoustic) 3:04
12.Mr. Tambourine Man (Take 3 with Band, Incomplete) 3:22
13.It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry… 3:28
14.Like a Rolling Stone (Take 5, Rehearsal (Short V…1:43
15.Like a Rolling Stone (Take 11, Alternate Take) 5:55
16.Sitting On a Barbed Wire Fence (Take 2) 3:58
17.Medicine Sunday (Take 1) 1:00
18.Desolation Row (Take 2, Piano Demo) 1:59
19.Desolation Row (Take 1, Alternate Take) 11:16

Disc 2

1.Tombstone Blues (Take 1, Alternate Take) 7:29
2.Positively 4th Street (Take 5, Alternate Take) 4:22
3.Can You Please Crawl Out Your Window (Take 1, Al… 4:03
4.Just Like Tom Thumb’s Blues (Take 3, Rehearsal) 5:37
5.Highway 61 Revisited (Take 3, Alternate Take) 3:28
6.Queen Jane Approximately (Take 5, Alternate Take) 6:01
7.Visions of Johanna (Take 5, Rehearsal) 7:39
8.She’s Your Lover Now (Take 6, Rehearsal) 4:56
9.Lunatic Princess (Take 1) 1:18
10.Leopard-Skin Pill-Box Hat (Take 8, Alternate Take) 3:26
11.One of Us Must Know (Sooner or Later) (Take 19, … 5:09
12.Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Ag… 4:01
13.Absolutely Sweet Marie (Take 1, Alternate Take) 5:04
14.Just Like a Woman (Take 4, Alternate Take) 5:18
15.Pledging My Time (Take 1, Alternate Take) 3:21
16.I Want You (Take 4, Alternate Take) 2:51
17.Highway 61 Revisited (Take 7, False Start)

Questo è il primo giro di informazioni, presumo ci saranno altri aggiornamenti futuri prima del 6 novembre, data di uscita delle varie edizioni (magari la lista completa dei brani del megabox).

Bruno Conti

A 76 Anni Il Suo Primo Album Di Duetti. Judy Collins – Strangers Again

judy collins strangers again

Judy Collins – Strangers Again – Wildflower/Cleopatra Records 

Prima del parlare del disco, che a scanso di equivoci, lo dico subito, è molto piacevole, due parole sui miei “amici” della Cleopatra, una etichetta che, come sapete, amo in modo particolare. Perché hanno pubblicato una Deluxe edition del CD, come ho scoperto girando in rete, ma disponibile solo per il download digitale? Qualcuno potrà obiettare che questo Strangers Again dovrebbe essere un album di duetti solo con voci maschili, mentre nelle tre bonus c’è un brano cantato con Joan Baez (oltre ad uno con Stephen Stills e un altro con i Puressence), ma il discorso dovrebbe valere pure per la versione digitale, anche se a ben guardare, essendo la Cleopatra, le tre canzoni erano già uscite tra il 2011 e il 2012 su altri dischi. Comunque, piccole polemiche a parte, l’album è tipico della discografia di Judy Collins: arrangiamenti sontuosi  e complessi, quasi barocchi, che a tratti sfociano anche in sonorità orchestrali, mescolando il gusto per il vecchio folk delle origini, quando “Judy Blue Eyes” scopriva e interpretava, a fianco di molti classici della canzone popolare, le prime canzoni di Joni Mitchell, Leonard Cohen, Stephen Stills, Sandy Denny, ma anche Dylan, Beatles, Randy Newman, mantenendo comunque anche un proprio contributo a livello compositivo, non copioso ma sempre di buona qualità. Anche nell’ultimo album Bohemian, pubblicato nel 2011, a fianco di brani di Joni Mitchell, Jacques Brel (altro grande amore), Woody Guthrie, Jimmy Webb, c’erano quattro canzoni firmate dalla Collins, e tre duetti, con Ollabelle, Kenny White Shawn Colvin, un arte che la nostra Judy ha sempre frequentato ma che per la prima volta viene a completa fruizione in questo Strangers Again.

La scelta dei compagni di avventura è quanto mai eclettica, ci sono tutti i tipi di cantanti, noti, ignoti ed emergenti e sono affrontati tutti i generi musicali, con canzoni celeberrime di grandi autori ed alcune recenti o scritte appositamente per l’occasione. La Collins si produce da sola, con l’aiuto di molti co-produttori ed arrangiatori, da Buddy Cannon a Katerine De Paul, Mac McAnally e Mickey Raphael. Alan Silverman, Sven Holcomb e altri, che alternano quel suono che si diceva all’inizio, tra un pop-rock, vogliamo chiamarlo soft rock, e un sound orchestrale, a tratti malinconico, a tratti anche pomposo, con svolte quasi obbligate nel songbook della grande canzone americana, di Leonard Bernstein e Sephen Sondheim. Non è certo un capolavoro assoluto, ma chi vuole ascoltare una delle più belle voci della canzone americana, ancora pura e cristallina a tratti, a dispetto del tempo che passa, qui troverà pane per i propri denti e anche alcuni artisti poco conosciuti che magari vale la pena di investigare. Partiamo proprio da uno di questi ultimi: Ari Hest è un nuovo (diciamo poco conosciuto, visto che ha già pubblicato una decina di album), cantautore di New York, che apre le danze con la title-track Strangers Again, una bella ballata pianistica mid-tempo avvolgente, dove si apprezza anche la voce di Hest che ha qualche punto in comune con quella di Nick Drake, anche a livello compositivo, con quei toni melanconici ed autunnali. Amy Holland è un’altra cantautrice newyorkese, con soli tre album pubblicati in 35 anni di carriera, ma la sua Miracle River è un’altra soffusa ballata elettroacustica che unisce la voce cristallina della Collins con il baritono di Michael McDonald, con risultati piacevoli anche se a tratti zuccherosi, che è il limite di McDonald quando non si dedica al soul o al rock.

Belfast To Boston è un brano di James Taylor, tratto da October Road del 2002, una bella canzone di stampo folk-rock, con Marc Cohn che fa le veci di Taylor in modo egregio, è sempre un piacere ascoltarlo. Anche When I Go, firmata dai poco conosciuti Dave Carter e Tracy Grammer https://www.youtube.com/watch?v=YLXpaTu3qEI , è un eccellente veicolo per ascoltare l’accoppiata con Willie Nelson, altro grande esperto dell’arte del duetto, bella canzone, tra country, folk e derive quasi celtiche. Make Our  Garden Grow, dall’opera Candide di Leonard Bernstein, presenta un altro strano accoppiamento, questa volta con Jeff Bridges, che non è certo un virtuoso vocale e un po’ si perde nei florilegi orchestrali del brano, ma alla fine se la cava egregiamente, anche se il brano è “molto” crossover, quasi Bocelliano, più per amanti del musical che del rock. Feels Like Home è una delle canzoni più belle di Randy Newman, che però per non volendo sfigurare a livello vocale con il soprano della Collins ha mandato avanti a sostituirlo Jackson Browne, ed il risultato è uno dei brani migliori di questo CD. Thomas Dybdahl è un altro di quei nomi che vi dicevo varrebbe la pena di scoprire, cantautore raffinatissimo norvegese, ci propone, con un falsetto particolare, la sua From Grace, altro brano composito, molto adatto alle corde vocali della Collins. Di Bhi Bhiman vi avevo già parlato da queste pagine virtuali http://discoclub.myblog.it/2012/09/09/un-musicista-dallo-sri-lanka-questo-mancava-bhi-bhiman-bhima/, e si rivela partner ideale per la rilettura di uno dei pochi brani di Leonard Cohen che Judy Collins non aveva mai inciso, una sontuosa versione di Hallelujah, e non aggiungo nulla, anzi, bellissima!

Una rara concessione a sonorità più rock, con chitarre elettriche quasi spiegate, viene utilizzata per una energica versione di un classico di Ian Tyson Someday Soon, cantata con Jimmy Buffett, che per l’occasione rispolvera il sound country-rock delle origini, deliziosa. Aled Jones è un cantante e presentatore gallese, popolarissimo nel Regno Unito, adatto per il tuffo “diabetico” in una Stars In My Eyes, di nuovo con un alto tasso di zuccheri, diciamo non è tra le mie preferite del disco. Meglio, anche se siamo sempre più o meno da quelle parti,  pop orchestrale estratto dai grandi Musical, per Send In The Clowns, il pezzo di Stephen Sondheim che però è stato anche il più grande successo discografico di Judy Collins nel lontano 1975, qui cantata insieme a Don McLean, un altro che ha sempre saputo mescolare il folk e la canzone d’autore con i brani scritti per Perry Como, il diavolo e l’acqua santa. E per concludere un altro brano scritto da un cantautore recente come Glen Hansard, nome peraltro già conosciuto ed emergente che ha un nuovo disco in uscita in questi giorni, Races è un altro dei brani più belli di questo album con le due voci che si amalgamano alla perfezione. Qui finisce la versione fisica e ci sarebbero i tre bonus della versione digitale, con la cover di Last Thing on My Mind di Tom Paxton, cantata con Stephen Stills, particolarmente bella.

Mi sono dilungato più del solito ma era l’occasione per parlare di una delle più grandi cantanti della musica americana, che almeno di nome tutti conoscono perché era il soggetto di una delle canzoni più conosciute della storia del rock, Suite:Judy Blue Eyes era infatti dedicata a lei. Ci sono sicuramente album più belli nella discografia della Collins, penso a Wildlowers, Who Knows Where The Time Goes, Whales And Nightingales, o anche i primi 5 acustici e folk, in anni recenti i tributi a Leonard Cohen e ai Beatles, oppure i tanti Live usciti negli ultimi anni, per festeggiare i 50 anni di carriera, ma questo Strangers Again conferma che la classe non è acqua.

Bruno Conti

Uno Dei Più Grandi Bluesmen Bianchi Della Storia. Paul Butterfield – Complete Albums 1965-1980

paul butterfield complete albums

Paul Butterfield – Complete Albums1965-1980 – 14CD box set (Elektra/Rhino/Warner) – 30-10-2015

Come vi dicevo alcuni giorni or sono tra i vari box annunciati dal gruppo Warner in uscita per il 30 ottobre 2015 c’è anche questo bellissimo cofanetto dedicato al grande armonicista e cantante blues Paul Butterfield, scomparso ormai dal maggio 1987, al quale non era mai stata dedicata una ampia antologia retrospettiva, nonostante la sua copiosa produzione, sia con la Butterfield Blues Band, sia con i Better Days, come anche i pochi album solisti a nome proprio. Diciamo che questa volta il termine “Complete” è più aderente alla realtà, anche se non completamente esatto, in quanto nel box manca il suo ultimo album solista The Legendary Paul Butterfield Rides Again, uscito per la Amherst nel 1986, che però obiettivamente è veramente un brutto disco, infarcito di disco music e rock americano anni ’80, lontanissimo dalle radici blues del musicista di Chicago. Mentre, più colpevolmente, è assente l’ottimo Live At Winterland Ballroom, dei Better Days, registrato nel 1973 e pubblicato nel 1999 e ristampato nel 2014 http://discoclub.myblog.it/2014/09/05/piccoli-tesori-riemergono-paul-butterfields-better-days-live-at-winterland-ballroom/, più qualche album dal vivo postumo, tra cui l’ottimo Rockpalast del 1978/2008 e qualche ex bootleg o broadcast radiofonico, uscito sempre di recente il doppio Paul Butterfield Live New York 1970, ma la discografia ufficiale è presente tutta, questi gli album:

The Paul Butterfield Blues Band – 1965
East-West – 1966
The Resurrection Of Pigboy Crabshaw – 1967
In My Own Dream – 1968
Keep On Moving – 1969
The Butterfield Blues Band Live – 1970 (2CD)
Sometimes I Just Feel Like Smilin’ – 1971
The Original Lost Elektra Sessions – 1964 (1995)
Better Days (on Bearsville Records) – 1973
It All Comes Back (on Bearsville Records) – 1973
Put It In Your Ear (on Bearsville Records) – 1976
North South (on Bearsville Records) – 1981
Live In Whitelake, NY 8/19/69

e questi i brani, disco per disco:

Disc: 1
1. Born In Chicago
2. Shake Your Money-Maker  
3. Blues With A Feeling
4. Thank You Mr. Poobah
5. I Got My Mojo Working
6. Mellow Down Easy
7. Screamin’
8. Our Love Is Drifting
9. Mystery Train
10. Last Night
11. Look Over Yonders Wall

Disc: 2
1. Walkin’ Blues
2. Get Out Of My Life, Woman
3. I Got A Mind To Give Up Living
4. All These Blues
5. Work Song
6. Mary, Mary
7. Two Trains Running
8. Never Say No
9. East-West

Disc: 3
1. One More Headache
2. Driftin’ And Driftin’
3. Pity The Fool
4. Born Under A Bad Sign
5. Run Out Of Time
6. Double Trouble
7. Drivin’ Wheel
8. Droppin’ Out
9. Tollin’ Bells

Disc: 4
1. Last Hope’s Gone
2. Mine To Love
3. Get Yourself Together
4. Just To Be With You
5. Mornin’ Blues
6. Drunk Again
7. In My Own Dream

Disc: 5
1. Love March (LP Version)
2. No Amount Of Loving
3. Morning Sunshine
4. Losing Hand
5. Walkin’ By Myself (LP Version)
6. Except You
7. Love Disease (LP Version)
8. Where Did My Baby Go
9. All In A Day
10. So Far So Good
11. Buddy’s Advice
12. Keep On Moving

Disc: 6
1. Everything Going To Be Alright (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
2. Love Disease (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
3. The Boxer (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
4. No Amount Of Loving (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
5. Driftin’ And Driftin’ (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
6. Intro To Musicians (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
7. Number Nine (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
8. I Want To Be With You (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
9. Born Under A Bad Sign (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
10. Get Together Again (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
11. So Far, So Good (Live @ The Troubadour, Los Angeles)

Disc: 7
1. Gene’s Tune (Previously Unissued Live @ The Troubadour, Los Angeles)
2. Nobody’s Fault But Mine (Previously Unissued Live @ The Troubadour, Los Angeles)
3. Losing Hand (Previously Unissued Live @ The Troubadour, Los Angeles)
4. All In A Day (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
5. Feel So Bad (Previously Unissued) (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
6. Except You (Previously Unissued) (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
7. You’ve Got To Love Her With A Feeling (Previously Unissued) (Live @ The Troubadour, Los Angeles)
8. Love March (Previously Unissued) (Live @ The Troubadour, Los Angeles)

Disc: 8
1. Play On
2. 1000 Ways
3. Pretty Woman
4. Little Piece Of Dying
5. Song For Lee (Remastered ’97 Version)
6. Trainman
7. Nightchild
8. Drowned In My Own Tears
9. Blind Leading The Blind (Remastered ’97 Version)

Disc: 9
1. Good Morning Little School Girl
2. Just To Be With You
3. Help Me
4. Hate To See You Go
5. Poor Boy
6. Nut Popper #1
7. Everything’s Gonna Be All Right
8. Lovin’ Cup
9. Rock Me
10. It Hurts Me Too
11. Our Love Is Driftin’ (Remastered ’97 Version)
12. Take Me Back Baby
13. Mellow Down Easy
14. Ain’t No Need To Go No Further
15. Love Her With A Feeling
16. Piney Brown Blues
17. Spoonful
18. That’s All Right
19. Goin’ Down Slow

Disc: 10
1. New Walkin’ Blues
2. Please Send Me Someone To Love
3. Broke My Baby’s Heart
4. Done A Lot Of Wrong Things
5. Baby Please Don’t Go
6. Buried Alive In The Blues
7. Rule The Road
8. Nobody’s Fault But Mine
9. Highway 28

Disc: 11
1. Too Many Drivers
2. It’s Getting Harder To Survive
3. If You Live
4. Win Or Lose
5. Small Town Talk
6. Take Your Pleasure Where You Find It
7. Poor Boy
8. Louisiana Flood
9. It All Comes Back

Disc: 12
1. You Can Run But You Can’t Hide
2. (If I Never Sing) My Song
3. The Animal
4. The Breadline
5. Ain’t That A Lot Of Love
6. I Don’t Wanna Go
7. Day To Day
8. Here I Go Again
9. The Flame
10. Watch ‘Em Tell A Lie

Disc: 13
1. I Get Excited
2. Get Some Fun In Your Life
3. Footprints On The Windshield Upside Down
4. Catch A Train
5. Bread And Butterfield
6. Living In Memphis
7. Slow Down
8. I Let It Go (To My Head)
9. Baby Blue

Disc: 14
1. Intro (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
2. Born Under A Bad Sign (Live in White Lake, N.Y. 8/18/1969)
3. No Amount Of Loving (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
4. Driftin’ And Driftin’ (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
5. Morning Sunrise (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
6. All In A Day (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
7. Love March (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)
8. Everything’s Gonna Be Alright (Live In White Lake, N.Y. 1/18/69)

Mi è ignoto cosa sia questo Live In Whitelake, NY 8/19/69, ma vado a intuito. Dovrebbe essere l’esibizione completa a Woodstock (in realtà lo è, perché ho verificato), solo che la data esatta era il 18/8 e il nome della località era quello della comunità più vicina al sito del Festival. Per cui trattasi di album inedito, in effetti nella parte anteriore del cofanetto sono riportate solo 13 copertine. E sempre per la precisione nonostante il cofanetto riporti 1965-1980, l’album North South è del 1981!

In caso di variazioni ed ulteriori notizie vi terrò informati come di consueto.

Bruno Conti

La Più “Bianca” Delle Cantanti Nere Recenti? Shemekia Copeland – Outskirts Of Love

shemekia copeland outskirts

Shemekia Copeland – Outskirts Of Love – Alligator

Il titolo del Post forse non è accurato al 100%, ma quello giusto lo avevo già utilizzato per il recente album di Amy Helm, “degna figlia di tanto padre”, e quindi ho dovuto ripiegare su quello che leggete, con punto di domanda, che comunque fotografa efficacemente, per quanto parzialmente, i contenuti di questo album, il nono (compresa una antologia) di Shemekia Copeland, che vede il suo ritorno in casa Alligator, dopo due dischi pubblicati per la Telarc, peraltro molto buoni, in particolare l’ultimo 33 1/3, uscito nel 2012, che vedeva anche la partecipazione di Buddy Guy JJ Grey e la produzione di Oliver Wood (dei Wood Brothers, di cui vi segnalo in uscita il 2 ottobre il nuovo album Paradise) che produce anche questo nuovo Outskirts Of Love, che “risponde” al precedente con la presenza come ospiti di Billy Gibbons, Alvin Youngbood Hart Robert Randolph, e tra i musicisti impiegati vede anche Will Kimbrough, Arthur Neilson, Guthrie Trapp Pete Finney a vari tipi di chitarra. Come ricorda il titolo di cui sopra il nuovo CD ha un suono più “bianco”, più rock del penultimo, con la scelta di brani come Jesus Just Left Chicago degli ZZ Top dove Billy Gibbons inchioda un paio di solo che ne testimoniamo la buona forma, in attesa del suo album solista previsto per novembre https://www.youtube.com/watch?v=wc1j5Z7L0bU .

Ma anche una versione molto rootsy, pigra e ciondolante di Long As I Can See Light dei Creedence, e pure una escursione nel puro country, Drivin’ Out Of Nashville, con tanto di pedal steel affidata a Pete Finney, dove Shemekia ci ricorda che il country in fondo è solo il blues con un twang aggiunto, e le chitarre di Will Kimbrough e Guthrie Trapp lo confermano. E pure il poderoso rock-blues ad alto tasso chitarristico che apre l’album, una Outskirts Of Love veramente sontuosa, magnetica e tirata che conferma questo spirito battagliero del disco, come pure la cover di una vecchia canzone di Jesse Winchester Isn’t That So che diventa quasi un brano tra New Orleans sound e i Little Feat più laid-back. E anche l’ottima Crossbone Beach, uno dei tre brani firmati da John Hahn con il produttore Oliver Wood, ha questo drive funky-rock e chitarristico con la steel guitar di Robert Randolph a disegnare le consuete ma sempre impossibili traiettorie sonore https://www.youtube.com/watch?v=5VI6-DAwZUo . Naturalmente sul tutto si erge la magnifica voce di Shemekia Copeland, che la rivista inglese Mojo ha recentemente definito come un incrocio tra Mavis Staples Koko Taylor, e sentendola come non si può non essere d’accordo. Però il soul, il R&B, il gospel e ovviamente il blues non possono mancare: per esempio nel sentito omaggio al babbo Johnny Copeland in una gagliarda cover di un pezzo anni ’80, tratto dai dischi Rounder del genitore (di cui vi consiglio assolutamente il superbo Showdown, il disco registrato con Robert Cray Albert Collins), Devil’s Hand è un pezzo blues sanguigno, con una piccola sezione fiati (in realtà costituita dal solo Matt Glassmeyer), dove Jano Nix oltre che confermarsi eccellente batterista si esibisce con grande perizia anche all’organo Hammond https://www.youtube.com/watch?v=xKQwwQSVetM . The Battle Is Over (But The War Goes On) è un vecchio pezzo di Sonny Terry & Brownie McGhee che riceve un altro trattamento ad alta densità elettrica, con una chitarra che taglia in due la canzone e Shemekia che canta con impeto e passione.

Ottimo anche il duetto con Alvin Youngblood Hart, impegnato sia come seconda voce che come chitarrista in Cardboard Box, un pezzo a firma John Hahn Ian Siegal che è uno di quelli dal suono più autenticamente blues con un flavor sonoro quasi simile ai dischi di Ry Cooder degli anni ’70. I Feel A Sin Coming On ha lo stesso titolo di uno dei recenti brani delle Pistol Annies, ma in effetti è una cover di un magnifico brano deep soul degli anni ’60 di Solomon Burke, di cui mi sono andato a risentire l’originale, e secondo me questa versione di Shemekia è addirittura più bella, con fiati, organo, chitarre e voci di supporto a seguire la Copeland che ci regala una interpretazione vocale di grande intensità. Di Isn’t That So, Long As I Can See Light e di una “minacciosa” Jesus Just Left Chicago abbiamo già detto e non posso che confermare, con una nota di merito per il lavoro quasi certosino della band coordinata da Oliver Wood. A completare l’album rimangono il blues elettrico urbano di Wrapped Up In Love Again, un pezzo di Albert King dove brilla la chitarra dell’ospite Arthur Neilson Lord, Help The Poor And Needy, un gospel-blues semiacustico di Jessie Mae Hemphill, una delle tante blueswomen originarie della zona del Mississippi arrivata alle registrazioni discografiche in età matura, di cui Shemekia Copeland rende con grande partecipazione questo brano dai connotati senza tempo.

Potrei aggiungere “gran bel disco” e consigliarvelo caldamente, cosa che faccio.

Bruno Conti