Un “Adeguato ” Testamento” Sonoro! Jeff Healey Band – Full Circle

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The Jeff Healey Band –Full Circle:The Live Anthology 3CD+1DVD – Eagle rock/Edel

Forse delle varie uscite postume, per la maggior parte dal vivo, che si sono succedute nei tre anni dalla morte di Jeff Healey avvenuta nel 2008, questo Full Circle mi sembra la più interessante. Non solo per i contenuti musicali (anche Live At Grossman’s -1994 e Songs From The Road sono decisamente buoni) ma anche per le dimensioni dell’opera e per l’ottima scelta dei pezzi. Infatti i compilatori di questo cofanetto hanno cercato di evitare troppe duplicazioni tra i tre diversi concerti che compongono questo Box e direi che ci sono riusciti. Ovviamente il CD e il DVD del concerto del 1991 al St.Gallen Open Air Festival sono identici ma per il resto la scelta del materiale è stata molto oculata e direi che solo tre brani appaiono per due volte, Angel Eyes, My Little Girl e Blue Jean Blues. Il classico degli ZZ Top merita la ripetizione in quanto le due versioni, entrambe molto lunghe, sono piuttosto differenti tra loro, più lenta e bluesata quella al Festival di Montreal del 1989, più tirata e con un lungo intermezzo con wah-wah hendrixiano quella di San Gallo, in ogni caso ottimi esempi della grande carica del chitarrista cieco canadese.

Come saprete Healey è morto a soli 41 anni per una rara malattia congenita che gli ha scatenato una serie di tumori nell’ultimo anno della sua vita e dai quali non ha avuto scampo. Ma prima aveva fatto in tempo a costruirsi una solida reputazione come uno dei migliori chitarristi delle ultime generazioni, con quel suo stile particolare, seduto con la chitarra appoggiata in grembo e suonata a mo’ di lap steel, ma con le sonorità di una solista normale, spesso con il pedale del wah-wah a manetta. Se tra i suoi dischi in studio See The Light, Feel This e Cover To Cover, ma anche Hell To Pay, sono ottimi esempi della sua arte, era soprattutto dal vivo che Jeff Healey sprigionava una potenza indescrivibile! A chi scrive è capitato di vederlo in concerto a Milano al “vecchio” City Square e vi posso assicurare che quando preso da una sorta di trance agonistica il nostro amico si alzava in piedi per cercare di veicolare attraverso la sua chitarra quello che gli ribolliva dentro non aveva nulla da invidiare ai più grandi solisti della storia della chitarra elettrica.

Questi tre album regalano parecchi di questi momenti: oltre alla già citata Blue Jean Blues, una lunghissima Roadhouse Blues che poi si trasforma nel classico di Freddie King Hideaway, una ottima When The Night Comes Falling From The Sky di Dylan che subisce un trattamento alla All Along The Watchtower, Angel Eyes e See The Light, probabilmente i suoi brani migliori, la seconda soprattutto in una versione fantastica, nuovamente ricca di suggestioni alla Hendrix.  Una notevole rilettura di While My Guitar Gently Weeps, uno dei suoi cavalli di battaglia, cinque minuti di pura magia chitarristica.

E nel CD tratto dal broadcast radiofonico dall‘Hard Rock Cafe di Toronto nel marzo del 1995, il più breve, solo 45 minuti, ma forse il più interessante dei tre concerti per i brani contenuti, appaiono tutte cover di altri autori a parte la conclusiva See The Light, che quindi è il quarto brano che appare due volte. Per il resto si ascoltano I Got A Line on You degli Spirit, Stop Breakin’ Down Blues una ripresa vibrante di un classico di Robert Johnson, uno degli slow blues più classici della storia come As The Years Go Passing By e Yer Blues dei Beatles. Stuck In the Middle With You, il vecchio brano degli Stealers Wheel in quegli anni era ritornata in auge per la sua presenza nella colonna delle “Iene” di Tarantino (o Reservoir Dogs se preferite) mentre Evil di Willie Dixon, ma resa imperitura da Howlin’ Wolf, viene riproposta in una versione tipicamente rock-blues. E non poteva mancare l’omaggio a Jimi Hendrix con la sua classica ballata Angel per concludere in gloria questo cofanetto che vale assolutamente la vostra attenzione come degno documento della carriera di questo grande musicista di “culto” e che vi consiglio caldamente. Ottimo lavoro!

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2011! Un Anno di Musica.

 

 

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Aiutato dai due “pensatori” effigiati qui sopra eccomi al primo appuntamento sul meglio del 2011 in musica. In questo caso secondo chi scive su questo Blog (poi arrivano anche i 2 collaboratori). Come dicevo lo scorso anno si tratta di una lista provvisoria, i primi 10 (che mi sono venuti in mente) da inserire nella classifica del Buscadero, rivista alla quale collaboro, come molti di voi sapranno, se no lo sapete adesso! Nei prossimi giorni poi aggiungerò e elaborerò questo elenco con tutti i titoli che sono sfuggiti o non sono rientrati nella prima stesura per motivi di numero chiuso (e già si agitano per essere stati dimenticati).

Sono in ordine sparso come da elenco inoltrato:

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 Fleet Foxes – Helplessness Blues

 

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June Tabor & Oyster Band – Ragged Kingdom

 

Lucinda Williams – Blessed

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Decemberists – The King Is Dead

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Cowboy Junkies – Demons – The Nomad Series Volume 2

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John Hiatt – Dirty Jeans And Mudslide Hymns

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Ryan Adams – Ashes And Fire

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Richard Thompson – Live At The BBC 4CD Box

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Israel Nash Gripka – Barn Doors And Concrete Floors/Live At Mr.Frits

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James Maddock – Wake Up And Dream/Live At Rockwood Music Hall

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Lo so, sono 12 perché cerco sempre di barare e perché sono usciti entrambi nel 2011. Questo per iniziare, sono in ritardo di un giorno, lo scorso anno il Post era uscito il 7 dicembre. Nei prossimi giorni altre classifiche, liste delle più importanti riviste, Mojo, Uncut, Q, Rolling Stone, Spin e Blog e siti in giro per il mondo, oltre agli approfondimenti del sottoscritto e degli “Ospiti” del Blog. Se volete mandare le vostre lo spazio nei Commenti è sempre aperto. In ogni caso, nonostante la crisi, è stata una buona annata.

Ci risentiamo e vediamo nei prossimi giorni.

Bruno Conti

Un Vero Peccato, Ma Non E’ Mai Troppo Tardi! 13 Featuring Lester Butler

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13 Featuring Lester Butler – Floating World Records

Quando alcune settimane fa, recensendo il CD di Big Pete un-armonicista-olandese-big-pete-choice-cuts.html, vi citavo fra le fronti primarie di ispirazione per l’armonicista olandese proprio Lester Butler, non immaginavo che a circa un mese di distanza mi sarei ritrovato nuovamente a parlare dello scomparso musicista americano. Come molti di voi sapranno, se non altro per averlo letto nella mia recensione, Lester Butler è morto il 10 maggio 1998 per una overdose di eroina e cocaina, interrompendo quella che era una carriera di “culto” per uno dei Bluesmen più originali della sua generazione. Anche se al momento della scomparsa non era più un giovanissimo avendo quasi 39 anni, Butler era comunque un artista in crescita, molto popolare in Olanda, e piuttosto conosciuto negli ambienti musicali americani anche se era decisamente osteggiato dai puristi del Blues che non gradivano il suo approccio, oggi lo chiameremmo lo-fi, diciamo ruspante ed anticonvenzionale alle classiche 12 battute. index2.html

In una carriera iniziata negli anni ’80, Lester, nativo dalla Virginia, ma di stanza a Los Angeles si era fatto conoscere nel 1992 con il primo disco dei Red Devils, la formazione che pubblicò l’ottimo King King dal nome del locale di L.A. dove agivano abitualmente e che aveva tra i proprio ranghi Bill Bateman e Gene Taylor dei Blasters oltre al chitarrista Paul Size. Il disco fu pubblicato dalla Def American, l’etichetta di Rick Rubin, che ne aveva curato la produzione. In seguito a quel disco il gruppo entrò anche in contatto, prima con Bruce Willis e, tramite Rubin, con Johnny Cash con il quale suonarono alcuni brani poi pubblicati postumi (per entrambi) nel box Unearthed. Nel 1997 dopo lo scioglimento dei Red Devils, Lester Butler pubblicò un nuovo album omonimo per la Hightone come 13.

In precedenza aveva suonato anche nel disco Wandering Spirit di Mick Jagger, sempre prodotto da Rubin, ma pure in questo caso solo un brano è uscito nella antologia di Jagger del 2007. Ma quello che ci interessa è che entrambi i gruppi facevano un tipo di Blues, gagliardo ed incontaminato, simile a quello dei primi gruppi bianchi ad inizio anni ’60, Stones, Animals, Them e Yardbirds, con quel blues elettrificato ed elettrizzante che da lì a poco si sarebbe trasformato anche nel rock-blues dei Cream di Crossroads e Spoonful, con l’aggiunta della energia dei gruppi punk californiani ma con una grande perizia strumentale e competenza musicale e il vigore rinnovato dei gruppi della Fat Possum che dai loro juke-joints proponevano un blues primigenio e sferragliante ricco di rinnovata energia come quella della prima ondata elettrica di Howlin’ Wolf, John Lee Hooker, Little Walter e Co. Accanto a Lester Butler, armonicista dallo stile irrefrenabile e cantante istintivo, c’erano il chitarrista Alex Schultz appena uscito dai Mighty Flyers di Rod Piazza, oltre a Smokey Hormel e Paul Bryant, sempre alla chitarra in alcuni brani, Stephen Hodges e Johnny Morgan che si alternano alla batteria e Tom Leavey e James Moore al basso oltre al tastierista Andy Kaulkin.

Il risultato è esplosivo, capisco perché il giovane Big Pete si è entusiasmato per questo musicista, l’energia scorre tra i brani di questo album, che all’origine aveva una copertina con una serie di mani rosse e una verde che emerge inquietante dal terreno mentre la nuova cover è più tradizionale. In ogni caso sin dall’inizio con l’ottima So Low Down passando per HNC e Sweet Tooth si capisce che siamo di fronte ad una band di talento con un frontman come Butler che si scrive anche i pezzi.

Qualcuno li ha paragonati ai primi Fabulous Thunderbirds per la grinta e la passione che traspare dalle loro canzoni, voce ed armonica (incise in modo separato) spesso volutamente distorte, chitarre e piano sempre in overdrive, ritmi incalzanti che accelerano di continuo come nella cover micidiale di Boogie Disease di Dr.Isaiah Ross che non è seconda ai Boogie del vecchio Hook  o alle riprese di classici come Smokestack Lightning di Howlin’ Wolf e So mean To me di Elmore James, per non parlare di una spettacolare Baby Please Don’t  Go che dà dei punti anche alla versione dei Them, ma è tutto l’insieme che sprizza energia, non c’è quell’autocompiacimento di molti musicisti che fanno blues oggi, quel guardate quanto siamo bravi o ligi alle regole, qui si tendono a frantumare le barriere tra blues e rock più che fonderle, comunque il risultato è eccitante. C’è anche dello humour all’opera, Down In The Alley,suona proprio come se fosse stata registrata in un vicolo vicino. Come Bonus ci sono anche tre tracce registrate dal vivo in Francia nel 1997 che sono ulteriore testimonianza della grande potenza di questo gruppo. Non è mai troppo tardi per scoprirli, questa ristampa è “quasi” imperdibile e caldamente consigliata!

Bruno Conti

Un “Grosso” Chitarrista! Nick Moss – Here I Am

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Nick Moss – Here I Am – Blue Bella Records

Mi perdonerete per il titolo (e spero che anche il “titolare” se dovesse leggere lo farà, perché capita che i musicisti leggano queso Blog), ma se vedete la foto si può capire, e comunque veniamo alle cose serie. Nick Moss, da Chicago Illinois, è su piazza discograficamente parlando da una dozzina di anni, questo Here I Am, è il nono album, tutti rigorosamente pubblicati dalla sua etichetta Blue Bella Records e vista la provenienza uno potrebbe anche aspettarsi che faccia del Blues. E in effetti non si può negare, ma come rileva con intelligenza Jimmy Thackery nelle note introduttive al CD, negli ultimi tempi ed in questo album in particolare il suo stile sta evolvendo verso forme che conglobano rock (molto), funky, un pizzico di southern rock qui, un tocco di Hendrix là, insomma le cose si fanno interessanti. Se il nostro amico è cresciuto a pane e chitarra (e viste le dimensioni fisiche secondo me qualcuna se l’è anche magnata strada facendo) ed ascoltando il disco si sente, perché Nick Moss ha uno stile fluido, variegato e ricco di tecnica e, detto papale papale, ci dà dentro alla grande, con il tempo è diventato anche un buon autore che si scrive tutti i brani e un ottimo cantante dalla voce grintosa.

Questo Here I Am è un bel disco di rock (blues) di quelli gagliardi con tre brani all’inizio e tre alla fine del CD da tre stellette e mezzo anche quattro e una parte centrale più radiofonica, commerciale, vagamente funky, ma come possono esserlo i dischi di Jonny Lang o del John Mayer Trio, quindi comunque a notevole gradazione chitarristica. La partenza è sparata con Why You So Mean! un boogie-rock-blues che ricorda il Rory Gallagher di Tattoo o Blueprint, due chitarre soliste che si rispondono dai canali dello stereo (entrambe suonate da Nick), una in stile slide fantastica, il pianino frenetico di Travis Reed e una sezione ritmica di grande spessore. Sul tutto la voce di Moss che se proprio vogliamo fare un paragone mi ricorda quella del Jeff Healey degli inizi. Se il buongiorno si vede dal mattino qui iniziamo alla grande, l’effetto Healey prosegue anche nella successiva Blood Runs percorsa dalle continue “frustate” della solista e arricchita, oltre che dall’eccellente lavoro a piano e organo del citato Reed, anche da un tocco “black” nei ricorrenti coretti soul. La title-track ha un abbrivio poderoso e riffato alla Led Zeppelin con la sezione ritmica di Nick Skilnic e Patrick Seals che fa del suo meglio per rievocare i fasti della coppia Bonham/Jones, Travis Reed questa volta all’organo aggiunge un tocco southern che ricorda quello di Gregg negli Allman dei tempi d’oro, la fusione dei due stili produce ottimi risultati e l’assolo di Moss è da grandi del rock, praticamente un esempio di come fare dell’ottima musica rock per il nuovo millennio, ricca di citazioni ma suonata con passione, e poi ognuno ci “legge” che vuole: Candy Nation svolta con decisione verso ritmi più funky, un piano elettrico si affianca all’organo e solamente l’assolo di chitarra ha la potenza dei brani precedenti, ma basta e avanza.

I’ll Turn Around è il cosiddetto singolo dell’album, una ballata più morbida poi ripetuta anche in versione radio edit alla fine del CD, tra chitarre acustiche e tastiere in questo caso si curano di più anche le melodie e non solo i grooves e anche se si perde in immediatezza il brano guadagna nella varietà dei suoni e comunque nella parte centrale ottimi assoli di slide e organo danno valore aggiunto alla canzone. Notare la finezza nei testi del libretto, ogni volta che c’è un assolo viene riportato fedelmente anche segnalando il punto in cui avviene, come ai vecchi tempi! Long Haul Jockey come il precedente mi ha ricordato quel suono turgido alla Black Crowes con rimandi zeppeliniani ma anche i Gov’t Mule meno selvaggi e la chitarra viaggia sempre alla grande. Here Comes Moses è un altro brano rock classico dalle atmosfere sospese con il solito lavoro di fino della chitarra che si inventa sempre nuove tonalità. Caught By Suprise è un funky-rock alla Jonny Lang con un suono secco della batteria che si rifà alla musica nera come anche il lavoro di chitarre e tastiere “molto lavorate”. Katie Anne (Slight Return) già dal titolo è un omaggio a Jimi Hendrix  e qui c’è un grande lavoro di wah-wah e organo nella parte centrale e finale in pura modalità jam. Sunday Get Together è un bel brano strumentale finto live, ossia il pubblico si sente ma non c’è, uno slow blues che ricorda in modo impressionante il Peter Green dei Fleetwood Mac In Chicago. In definitiva, uno bravo, molto bravo, tra i migliori chitarristi attualmente in circolazione. Ascoltare per credere!

Bruno Conti

Un Disco “A Rate” Con Diversi Motivi Di Interesse! The Why Store – Vim

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The Why Store – Vim – Rocket Science Ventures 2011

A volte si fanno delle scoperte molto interessanti, l’ultima per la serie “ a volte ritornano”, cercando altro sul web per il mio amico Sergio, scopro con sorpresa che una band di cui avevo perso traccia i Why Store, dopo lo scioglimento avvenuto nel 2000, sono ritornati in pista, e la cosa mi fa immensamente piacere in quanto mi hanno sempre colpito per la nitidezza del suono, e per la chiarezza d’intenti. Per completezza d’informazione questo disco era già uscito nel 2007, come disco solista di Shaffer,  poi di nuovo edito nel 2009 con il marchio Why Store.

Il suono è una miscela di musica americana, con forti richiami alle radici, con la voce molto espressiva di Chris Shaffer, voce solista e “leader” indiscusso del gruppo. I Why Store provengono da Indianapolis, una delle mecche della giovane musica  americana ai tempi del loro esordio nel lontano 1993 con Welcome to the Why Store, bissato da Inside The Why Store dell’anno successivo, l’omonimo The Why Store del 1996, l’eccellente Two Beats del 1998 il punto più alto della Band, per finire all’immancabile Live at Midnight del 1999, che doveva chiudere il cerchio prima dello scioglimento.

Invece a distanza di dodici anni, il buon Chris cambiando tutta la “line-up” del gruppo, che si avvale del bravissimo produttore Rusty Anderson (che è da molti anni anche il chitarrista solista della band di Paul McCartney recentemente vista in Italia), alle chitarre e piano, con John Pierce al basso, Scott Coogan alla batteria, Ryan McMillan alle percussioni, e una certa Polly B. ai cori, torna con un lavoro forte e rigoglioso, dove la voce di Shaffer è sempre il perno di ogni brano. Le canzoni sono varie, dalla ballata al rock, dalla vena bluesy a quella country, ma senza muoversi più di tanto da un sentiero che corre spedito in mezzo ai vari generi.

Si parte subito bene con Again, chitarre spiegate e grande rispetto per le sonorità del passato, cui segue una Beautiful World dal ritmo “caraibico” e scanzonato. Con What the Hell si torna al rock tirato, tutto giocato sull’intreccio delle chitarre, seguita da Sooner Than Later grande rock song, dove l’ugola di Chris da il meglio di sé. Con Wake Up si cambia totalmente registro: si tratta di un brano solare, elettrico e teso allo spasimo, per un ritornello che sembra un treno in corsa. She’s a Diamond è una ballata elettro-acustica di deviazione roots, molto godibile.

Segue la vivace Run Around Wasted lunga dieci minuti, molto “psichedelica” , dove i componenti del gruppo gareggiano in intermezzi in puro Dead-style. Splendida Departure, ballata intensa e fiera dall’andamento quasi western, con il piano di Anderson sugli scudi. I Want More è una “southern ballad” con gli Allman nel cuore, come Stone Cold Sober sofferta e chitarristica, rimanda ancora ai fratelli della Florida. Chiude alla grande Share the Stage, bella ballata con inizio acustico, melodia di grande impatto, con buoni interventi di piano e armonica. Grande brano.

Per concludere, i Why Store , sono una formazione eclettica, passano con grande disinvoltura dal rock aggressivo alla psichedelia, al country, al folk, hanno un suono potente e Shaffer è un leader con il giusto carisma (autore di oltre 150 brani), per un “sound” di primaria qualità.  Credo che non ci sia altro da aggiungere, chi apprezza il genere sa già cosa fare, per quelli timorosi, beh… si facciano stuzzicare dalla curiosità. Bentornati. E vista la lunga gestazione di questo album speriamo la prossima volta vada meglio!

Tino Montanari

Novità Di Dicembre Parte I. Amy Winehouse, Black Keys, Cure, Nils Lofgren, Emerson, Lake & Palmer, Yes, Yardbirds, Queen, Steeleye Span, Eccetera

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In attesa, verso fine settimana, di scatenarci con le nostre classifiche del meglio del 2011 nella musica (se volete potete mandare anche le vostre nei Commenti), passiamo a una nutrita serie di uscite del 5 Dicembre e qualche recupero, come al solito.

Partiamo con l’atteso e da tempo annunciato album postumo di Amy Winehouse Lioness:Hidden Treasures. Come si è poi scoperto la cantante inglese non aveva pronto, come si diceva, un nuovo album da pubblicare registrato in Giamaica e influenzato dalle sonorità dei Caraibi ( o se esiste non è questo che sta per uscire). In effetti, come è risultato evidente ai due produttori Mark Ronson e Salaam Remi che hanno assemblato questo disco per la Island non c’era molto materiale pronto per cui hanno dovuto anche ripescare qualche brano già pubblicato, in versioni differenti e qualche cover. Quindi c’è il singolo Our Day Will Come che è una cover di un vecchio brano doo-wop ed era stata incisa nel 2002. Between The Cheats un inedito del 2008, Tears Dry che è una versione differente di Tears Dry On Their Own che appariva già su Back To Black. Wake Up Alone altro brano registrato per quel disco, nel 2006, e poi non utilizzato, Will You Still Love Me Towmorrow il vecchio brano di Carole King portato al successo dalle Shirelles, anche questo inciso nel lontano 2004 e prodotto da Mark Ronson. C’è un’altra versione di Valerie, mai apparsa su un disco a nome Amy Winehouse se non nelle versioni Deluxe pubblicate in un secondo momento. Like Smoke, un duetto registrato nel 2008 con il rapper Nas (uhm) prodotta da Salaam Remi. The Girl From Ipanema uno dei primi brani incisi dalla diciottenne Amy nel lontano 2002. Halftime sempre del 2002 con ?uestlove dei Roots e Best Friends del 2003. Rimangono Body And Soul, l’unica incisa nel 2011, il famoso duetto con Tony Bennett, peraltro gia pubblicata e una cover molto bella di A song For you un brano di Donny Hathaway (anche lui trovato morto in una camera di albergo nel 1979 a 34 anni non ancora compiuti) registrato nel 2009, quindi a parte il duetto l’unica registrata in data posteriore a Back To Black. Comunque l’album nel suo insieme, anche se un po’ raffazzonato, si regge sul talento della Winehouse e globalmente non è male, poi l’uscita natalizia sicuramente non lo danneggerà.

A poco più di un anno dal precedente Brothers, sempre per la Nonesuch, esce il nuovo album dei Black Keys El Camino. Sono 11 brani per meno di 40 minuti di musica, un suono stranamente più rock del precedente potrebbe pensare qualcuno leggendo il nome di Danger Mouse come produttore. Ma Brian Burton che ha firmato tutti i brani con Dan Auerbach e si occupa anche delle tastiere non è nuovo a collaborazioni con gruppi rock, penso al disco come Broken Bells con James Mercer degli Shins e alla collaborazione “postuma” con Mark Linkous degli Sparklehorse nel bellissimo Dark Night Of The Soul, un-album-maledetto-danger-mouse-sparklehorse-dark-night-of-t.html.

E un bel doppio dal vivo dei Cure per Natale non ce lo vogliamo fare? Si chiama Bestival Live 2011 e si tratta della registrazione tenuta lo scorso mese di Settembre all’Isola di Wight. Due ore di musica per 32 brani, esce per la Sunday Best Recordings e i profitti della vendita vanno tutti in beneficenza al Isle of Wight Youth Trust. Questa la lista dei brani:

CD1:

01. Plainsong

02. Open

03. Fascination Street

04. A Night Like This

05. The End Of The World

06. Lovesong

07. Just Like Heaven

08. The Only One

09. The Walk

10. Push

11. Friday I’m In Love

12. Inbetween Days

13. Play For Today

14. A Forest

15. Primary

16. Shake Dog Shake

 

CD2:

01. The Hungry Ghost

02. One Hundred Years

03. End

04. Disintegration
Encore1:

05. Lullaby

06. The Lovecats

07. The Caterpillar

08. Close To Me

09. Hot Hot Hot!!!

10. Let’s Go To Bed

11. Why Can’t I Be You?
Encore 2:

12. Boys Don’t Cry

13. Jumping Someone Else’s Train

14. Grinding Halt

15. 10:15 Saturday Night

16. Killing Another

 

In Inghilterra tutte le riviste musicali ne hanno parlato molto bene e se l’ultimo brano non vi dice nulla, si tratta di Killing An Arab aggiornato ai giorni nostri.

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Un terzetto di “firme” storiche. Quello di Emerson, Lake And Palmer Live At The Mar Y Sol Festival ’72, edito dalla Shout è la registrazione completa del loro set al Festival che si tenne in Portorico in quel anno e di cui un brano fu pubblicato in un un vinile che comprendeva anche brani registrati a quello di Atlanta (sempre Festival). Sono solo 7 brani ma quasi 80 minuti di musica del gruppo all’apice della loro forma. Era già uscito ad aprile in vinile per il Record Store Day e si trova nel Box sestuplo From The beginning edito dalla Sanctuary nel 2007, quindi occhio ai doppioni! Se vi interessa la lista:

Track List:
01. Hoedown – 4:40
02. Tarkus – 22:53
03. Take A Pebble – 4:36
04. Lucky Man – 3:00
05. Piano Improvisation – 9:56
06. Pictures At An Exhibition – 15:28
07. Rondo – 18:30

Gli Steeleye Span ogni tanto tornano sul “luogo del delitto” e questo Now We Are Six Again è un doppio CD con la registrazione completa dal vivo del famoso album del 1974 (quello con Thomas The Rhymer e Two Magicians, che è uno dei loro brani che mi fa impazzire) nel primo CD e 11 bonus con successi e rarità nel secondo. Se non ne fosse uscito non da molto uno triplo (2 CD + DVD) Live At A Distance steeleye%20span, sarebbe l’ideale, ma i fans e gli appassionati del folk rock inglese gradiranno in ogni caso.

Anche gli Yes pubblicano dischi dal vivo (e non solo), come piovesse. Questo triplo dal vivo (2CD+DVD) In the Present: Live From Lyon esce per l’italiana Frontiers Records ma pochi giorni fa era uscita anche l’edizione espansa del classico Yesshows e il mese prima 9012live – The Solos Expanded, per non dire del semiufficiale Live On Air e a luglio era uscito pure il nuovo di studio Fly From Here. Credo che sia il record mondiale di uscite in un tempo così ristretto. Senza dimenticare il disco “classico” da solista di Stewe Howe.

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Fra poco ripartirà l’avventura della E Street Band con disco e tour, ma nell’attesa Nils Lofgren pubblica questo Old School per la Vision Records, sempre il 6 dicembre. Un bel disco di rock classico, non dimenticate che Nils era già in giro con i suoi Grin nel 1971 a 16 anni quando Springsteen doveva ancora decidere cosa fare della sua vita. Per onestà devo dire che in un paio di ballate (ma anche tre) lo stile ricorda quello del suo datore di lavoro e anche dell’amico Neil Young ma quando duetta con Paul Rodgers, Sam Moore e Lou Gramm, ospiti nell’album il vecchio Nils risveglia ancora vecchie emozioni e realizza uno dei suoi dischi migliori in assoluto. Veramente bello!

Quella di cui vedete la copertina non è l’ennesima ristampa degli Smiths ma un doppio tributo alla band inglese realizzato da artisti diciamo di nicchia dall’etichetta American Laundromat. Lo dico per i fans del gruppo, si chiama Please, Please, Please Tribute To The Smiths e non è il primo della serie e non sarà probabilmente l’ultimo. Ci sono alcuni nomi interessanti, ecco la lista completa di artisti e titoli dei brani:

Disc: 1
1. Panic (Kitten)
2. Stop Me If You Think You’ve Heard This One Before (The Rest)
3. What Difference Does It Make? (Joy Zipper)
4. Shoplifters of the World Unite (Tanya Donelly w/ Dylan in the Movies)
5. Please Please Please Let Me Get What I Want (William Fitzsimmons)
6. I Won’t Share You (Sixpence None the Richer)
7. Well I Wonder (Sara Lov)
8. Half a Person (Greg Laswell)
9. Last Night I Dreamt That Somebody Loved Me (Dala)
10. Some Girls Are Bigger Than Others (Chikita Violenta)
Disc: 2
1. Sheila Take A Bow (Telekinesis)
2. Is It Really So Strange? (Solvents)
3. Hand In Glove (The Wedding Present)
4. How Soon Is Now? (Mike Viola and The Section Quartet)
5. There Is a Light That Never Goes Out (Trespassers William)
6. Rubber Ring (Girl in a Coma)
7. I Know It’s Over (Elk City)
8. What She Said (Katy Goodman)
9. London (Cinerama)
10. Reel Around the Fountain (Doug Martsch)

 

Sempre per gli appassionati, ma di tutt’altro genere, esce il nuovo Korn si chiama The Path Of Totality, è il loro 10°, etichetta Roadrunner, c’è l’immancabile Special Edition con il DVD e si tratta di una collaborazione con artisti dell’area dubstep ed elettonica. Non fa per me, ma segnalo.

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Se vi sono avanzati dei soldi per il Natale dopo la sbornia di cofanetti di questi ultimi mesi vi segnalo anche questo Queen 40 (Complete Deluxe Album Box Set), che in 30 CD raccoglie la discografia completa dei Queen nelle versioni doppie espanse che sono uscite in questo ultimo anno per la loro nuova casa discografica la Universal/Island. E’ solo il primo di una serie di 3 box che usciranno per le feste, degli altri due ve ne parlo la prossima settimana, anche se il bambolotto gonfiabile me lo potevano risparmiare!

Quello degli Yardbirds è l’ennesimo cofanetto che esce nel corso degli anni (io mi ero preso quello della Charly e qualche ristampa “sciolta” della Repertoire e mi accontento): si chiama Glimpses 1963-1968, sono 5 CD ed esce per la Easy Action Records (mai sentita) ma pare interessante. Nelle prime 3000 copie conterrà anche un 45 giri con I Wish You Would e Baby What’s Wrong prodotto dal mitico Mike Vernon, ma soprattutto 150, dicansi centocinquanta brani che tracciano la storia del gruppo, eccoli qua:

Disc 1

Disc One 1963-64
1. Honey In Your Hips (Alternate Studio Take)
2. Baby What’s Wrong
3. Eric Clapton
4. I Wish You Would
5. You Can’t Judge A Book By Its Cover (Studio Demo)
6. Jim McCarty
7. Louise
8. Eric Clapton
9. Someone To Love Me
10. Too Much Monkey Business
11. I Got Love If You Want It
12. Smokestack Lightning
13. Good Morning Little Schoolgirl
14. Respectable
15. The Sky Is Crying
16. Eric Clapton
17. I Wish You Would
18. Chris Dreja
19. I’m A Man
20. Someone To Love Me
21. Boom Boom
22. I’m A Man
23. Little Queenie
24. Too Much Monkey Business
25. Respectable
26. Carol
27. Here ‘Tis
28. Jim McCarty
Tracks 1,2,4,5. Recorded R.G. Jones Studios, Morden, Surrey England, December 1963 & January 1964. Tracks 9-15. Recorded 7th August 1964 at the Marquee London. Tracks 7 & 17.
Recorded 5Th April 1964 UK. Track 19. Recorded 26 July 1964, Live Crawdaddy, Richmond, Surrey. Tracks 21-27. Recorded 9th August 1964, Fourth National Jazz & Blues Festival, Richmond. Track 20. Re-Edit 7th August 1964, Marquee, London.

 

Yardbirds - Glimpses 1963 - 1968 Rarities

Disc 2

DISC Two 1965 74.31

1. Evil Hearted You, Keith Relf Introduction (27 September)
2. Keith Relf
3. Heart Full Of Soul Paul Samwell-Smith Interview/ (1 June)
4. Chris Dreja
5. I Ain’t Done Wrong (3 July)
6. Jim McCarty
7. Smokestack Lightning (Full Version)(16 November)
8. You’re A Better Man Than I Interview/ (16 November)
9. The Train Kept A-Rollin’ (16 November)
10. Jim McCarty
11. I’m Not Talking (16 March )
12. Keith Relf – I’m a Man
13. I’m A Man (9 April )
14. Keith Relf – The blues
15. Jeff’s Boogie (9 June)
16. Keith Relf
17. Steeled Blues (1 June)
18. Louise (4 June )
19. Keith Relf
20. I Wish You Would (6 August )
21. Love Me Like I Love You (9 August)
22. The Stumble (27 September)
23. Paul Samwell-Smith
24. You’re A Better Man than I
25. The Train Kept A-Rollin’
26. Chris Dreja
27. I’ve Been Trying (9 June)
28. Shapes of Things plus interview
29. Paul Samwell
30. For Your Love (Long Version)
31. My Girl Sloopy (Long Version)
32. I’m A Man (Live)
33. I Wish You Would
34. Macleans Advert

Tracks 1,3,5,7,8,9. Recorded at Maida Vale Studios London for the BBC during 1965. Tracks 11,13,15,17,18,20,21,22,27. Unreleased lost UK Radio sessions from 1965, Tracks 24 & 25 Live England November 1965, Track 28. U.S Broadcast 10th January 1966. Tracks 30-32. 6th August 1965, Fifth National Jazz & Blues Festival, Richmond Athletic Association Grounds, Richmond. Track 33. 23rd September 1965, Dutch TV

Yardbirds - Glimpses 1963 - 1968 Rarities

Disc 3

DISC Three 65-66 78:17
1. Happenings Ten Years Time Ago (26 July 1966 and 20 September 1966 – 2 October 1966,)
2. Keith Relf
3. Psycho Daisies
4. Stroll On (With Soundtrack Coda)
5. Chris Dreja
6. “Great Shakes” Advert
7. I Wish You Would
8. I’m A Man
9. The Train Kept A-Rollin’ (Live)
10. Over Under Sideways Down (Live)
11. Shapes of Things (Live)
12. He’s Always There (Alternate Version)
13. Turn into Earth (Alternate Version)
14. I Can’t Make Your Way (Alternate Version)
15. I’m A Man
16. For Your Love
17. Heart Full Of Soul
18. I Wish You Would (Live)
19. Jim McCarty
20. Questa Volta (Live)
21. Pafff…Bum (Live)
22. Chris Dreja
23. The Train Kept A-Rollin’ (Live)
24. Shapes Of Things (Live)
25. Jim McCarty
26. Jimmy Page
27. Jeff’s Boogie (6 May 1966, )
28. You’re A Better Man Than I (Live)
29. Keith Relf & Jeff Beck Interview Ravi Shankar (8 June 1966)
30. Shapes Of Things (Live)
31. Jim McCarty
32. Jim McCarty
33. Chris Dreja
34. I’m Not Talking (4 June 1965)
35. Heart Full of Soul (9 June 1965)
36. Spoonful (9 April 1965)
37. Bottle Up And Go (9 April 1965)
38. All The Pretty Little Horses (Hushabye) (9 April 1965)
39. .Jeff Beck
Tracks 1 & 3. Recorded at De Lane Lea Studios, London. Track 4. Recorded 3rd -5th October 1966, Sound Techniques Studios, Chelsea, London
Track 5. Radio Commercial (12th July 1966, Marquee Studios, London) Track 7 & 8. 10-11th August 1965, US Broadcast. Tracks 9-11. 27th June 1966, Music Hall De France. Tracks 12 & 13. 31st May – 4th June 1966, Advision Sound Studios, London. Track 14. 14th June 1966, IBC Studios, London. Tracks 15 – 17. Recorded 10-11th August 1965, US Broadcast. Track 18. 20th June 1965, Palais Des Sports, Paris, France. Tracks 20 & 21. Recorded 28th & 29th January 1966, “The 16th Festival of Italian Songs Tracks 23 & 24. 1st May 1966, “Poll Winners Concert,” Empire Pool, Wembley. Tracks 27, 34-38. Unreleased UK Radio Broadcast. Track 28 Recorded Live May 1966, England. Track 30. 1st April 1966, La Locomotive Club, Paris, France

Yardbirds - Glimpses 1963 - 1968 Rarities

Disc 4

DISC Four 1967-68
1. Shapes Of Things
2. Happenings Ten Years Time Ago
3. Over Under Sideways Down
4. I’m A Man
5. Chris Dreja
6. Shapes Of Things
7. Heart Full Of Soul
8. You’re A Better Man Than I
9. Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine)
10. Over Under Sideways Down
11. Little Games
12. My Baby
13. I’m A Man
14. Chris Dreja
15. The Train Kept A-Rollin’
16. Dazed and Confused
17. Goodnight Sweet Josephine
18. Glimpses (Sound Effects)
19. “The In Sound”
20. Chris Dreja
21. Think about it
22. Jimmy Page
23. Dazed And Confused (Live)
Tracks 1-4. Recorded on 15th March at the Stadthalle Offenbach. Tracks 6 – 13. Recorded 7th April 1967 Stockholm. Tracks 15-17. Recorded 9th March in France. Track 18. Recorded early 1967 in New York. Track 19. August 1967 US Army Radio Program. Track 21. Recorded January 1968 London. Track 23. Unknown Venue in England January 1968

Yardbirds - Glimpses 1963 - 1968 Rarities

Disc 5

DISC 5 BBC Radio One Re-Mastered
1) I Ain’t Got You (22 March 1965)
2) For Your Love – Keith Relf Interview (22 March 1965)
3) I’m Not Talking (22 March 1965)
4) I Wish You Would (1 June 1965)
5) Too Much Monkey Business (6 August 1965)
6) Love Me Like I Love You (6 August 1965)
7) I’m A Man (6 August 1965)
8) Still I’m Sad – Paul Samwell-Smith Interview (27 September 1965)
9) My Girl Sloopy (Full Version) (27 September 1965)
10) Keith Relf interview (28 February 1966)
11) Shapes of Things (28 February 1966)
12. You’re A Better Man than I (28 February 1966)
13) Dust My Broom (28 February 1966)
14) Baby, Scratch My Back/ Keith Relf Interview (6 May 1966)
15) Over Under Sideways Down (6 May 1966)
16) The Sun Is Shining (Full Version)(6 May 1966)
17) Shapes of Things (6 May 1966)
18) Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine)(17 March 1967)
19) Little Games (17 March 1967)
20) Drinking Muddy Water (17 March 1967)
21) Think about It (16 March 1968)
22) Jimmy Page Interview/ Goodnight Sweet Josephine (16 March 1968)
23) My Baby (16 March 1968)
24} White Summer (5-6 March 1968)
25) Dazed and Confused (5-6 March 1968)
26} Think About It (5-6 March 1968)
All Tracks Recorded at Maida Vale Studios London for the BBC

Come direbbe quella pubblicità che ho visto in giro per le strade “Ciumbia!”.

 

E per finire le uscite di questa settimana un altro bel “radiofonico” della Left Field Media, Bob Dylan Life And Life Only. La sua casa ufficiale per i 70 anni è stata un po’ latitante, ma in compenso di questi dischi diciamo quasi ufficiali ne sono usciti un bel po’. In attesa del quadruplo Chimes Of Freedom che festeggia i 50 anni sia di Amnesty International che del vecchio Bob cucchiamoci anche questo ulteriore disco che peraltro pare interessante. Si tratta di materiale registrato tra il 1961 e il 1965 in quattro differenti broadcasts radiofonici. Inutile dire che i fans e collezionisti si precipiteranno all’acquisto, ma anche no visto a che livello ancora meno ufficiale è tutto materiale già in circolazione, ma al cuor non si comanda, anche se al portafoglio sì.

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Una aggiunta finale: (ri)esce anche questo doppio degli Allman Brothers che vedete qui sopra, si chiama Suny At Stonybrook, N.Y. 9/19/71 ed era già stato venduto sul loro sito nel 2003 e nel 2007 con diffusione ridotta. Se ve lo siete perso le altre volte anche in questo caso, vista l’etichetta, Peach Records Asssociates, non sarà facile trovarlo, ma ne vale la pena perché è materiale registrato dalla formazione originale con Duane Allman in una delle sue ultime apparizioni.

Per questa settimana è tutto, ma c’è ancora qualche uscita interessante e sfiziosa da qui a Natale, quest’anno le case non mollano la presa fino all’ultimo.

Bruno Conti

Eccola Di Nuovo! Mary Black – Stories From The Steeples

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Mary Black – Stories from the Steeples – 3ù Records 2011

Torna in sala d’incisione l’usignolo irlandese, la grande Mary Black, la-piu-bella-voce-d-irlanda-mary-black-twenty-five-years-twe.html, una delle cantanti più amate nei paesi “anglofili”, perché capace di presentare nel proprio repertorio un vasto numero di brani tradizionali, contrapponendoli però ad un enorme patrimonio musicale moderno, in quanto sono molti gli autori che le sottopongono continuamente le loro nuove composizioni. In Irlanda Mary Black è popolarissima, una numero uno, con Christy Moore e gli U2 è l’artista locale più venduta nell’isola dello smeraldo, e per molti dischi Mary ha sempre registrato musica di qualità, una delle cantanti più talentuose in circolazione, in possesso di una voce calda ed espressiva, dalle tonalità ricche di passione con una vena di malinconia, tipica della terra d’Irlanda.

Dopo questo breve e meritato prologo, passiamo al disco in questione. La Black accompagnata da un gruppo di ottimi e fidati musicisti come Bill Shanley alla chitarra e ukulele, Pat Crowley al pianoforte, Nick Scott al basso, Matt McGramahan al violino e la partecipazione di ospiti di rilievo come Imelda May, Finbar Furey al banjo e voce, e la grande Janis Ian, dà vita ad un album coinvolgente e vibrante. Un violino voluttuoso accompagna l’iniziale Marguerite and The Gambler, brano tipico del repertorio di Mary, al quale fa seguito una deliziosa ballata pianistica The Night Was Dark and Deep ,una delle perle del disco.

Mountains to the Sea la vede duettare con la splendida voce di Imelda May, per un brano di una melodia avvolgente. Faith in Fate è una splendida ballatona dove tastiere e violino accompagnano la solita struggente voce della Black. Steady Breathing è un brano dolcissimo, una ninna nanna “celtica”, seguita da una Walking with My Love cantata in duetto con l’autore del brano Finbar Furey , dall’incedere vagamente country. All the Fine Young Men ricama una melodia sonora superba, mentre la seguente The night Is On Our Side ha ritmi più mossi, dove l’arrangiamento convive con violini, tastiere e il cello di Tony Wooland.

Lighthouse Light con al controcanto la bellissima voce di Janis Jan, è una delicata aria celtica, nella migliore tradizione di chi conosce il repertorio di Mary. Wizard Of Oz e One True Place sono due toccanti brani, dove la voce della protagonista malinconica e nello stesso tempo avvolgente, mi ha ricordato le melodie  della sua splendida isola. Chiude il lavoro una bonus track Fifi the Flea, filastrocca dall’aria “parigina”, suonata in una veste soffusa con il piano e la fisarmonica ad evidenziare la bravura di “sorella” Mary.

Per concludere un CD da centellinare, da ascoltare prima con l’anima che con le orecchie, musica elegantemente signorile, un acquisto davvero obbligato per tutti gli amanti di questa splendida artista. Non avete niente della sorella di Frances Black (anche lei cantante)? Quale migliore occasione per conoscere ed apprezzare una nuova amica.!

Tino Montanari   

P.s. Una aggiunta del titolare del Blog. Alcune curiosità: tre dei brani più belli del CD sono firmati da tale Danny O’Reilly, che poi sarebbe il figlio di Mary Black (sempre parlando di famiglia).

Non solo, il buon Danny è anche il leader di un gruppo che si chiama The Coronas e hanno fatto tre album per il mercato irlandese (del buon indie rock classico), l’ultimo dei quali Closer To You, uscito un paio di settimane prima di quello della mamma (per la stessa etichetta 3ù Records) è stato anche nei Top Ten della classifica Irish, in attesa di quello della augusta genitrice che di solito in Irlanda vende a palate e che, detto per inciso, al sottoscritto piace un po’ meno del solito, mi sembra che la voce cominci a mostrare i primi segni del tempo che passa anche se, come dico sempre, averne di voci femminili così, è solo per cercare il pelo nell’uovo. Scusate l’intromissione!

Bruno Conti

Come Ti Giri, Chitarristi Ovunque…E Non Solo! Jim McCarty And Friends – Live From Callahan’s

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Jim McCarty And Friends – Live From Callahan’s – Cally’s Records and Tapes

Apperò! In questo caso si può proprio parlare di “leggenda del rock” e il termine si applicherebbe anche al suo omonimo inglese, da non confondere, quello era il batterista degli Yardbirds, questo signore invece è stato, tenersi forte, prima con i Detroit Wheels la band che accompagnava Mitch Ryder, poi il chitarrista negli Express di Buddy Miles, e in questa veste ha incontrato e suonato spesso con Jimi Hendrix, lui dice che se lo trovava sempre davanti quando Jimi cercava di convincere Buddy Miles a entrare nei Band Of Gypsys, hanno anche suonato insieme, qualcuna delle jam dove appaiono entrambi è stata pubblicata postuma (e non di suo gradimento) come Nine To The Universe e si vocifera fosse tra i partecipanti alla famosa session ad alta gradazione alcolica tra Hendrix e Jim Morrison poi pubblicata in vari bootleg come I woke up this morning and found myself dead (la finezza dei “pirata(tori)” è sempre da notare), ma McCarty dice di non ricordarselo. Mentre ricorda benissimo di avere suonato in un “incontro” tra Hendrix (che considera il n°1 di sempre) e John Mclaughlin e che quello meriterebbe di venire pubblicato, se il nastro esiste ancora, Hendrix Family prendere nota!

Dal 1970 è stato il chitarrista dei Cactus per tutti i loro dischi cactus, poi dopo una breve pausa, per tutta quella decade ha suonato anche con i Rockets, non i pelatoni francesi di On The Road Again ma The Rockets from Detroit con il suo vecchio pard nei Detroit Wheels, il batterista e cantante JohnnyBee” Badaniek e fatto una serie di album apprezzati dai fans del buon rock ( e una versione di Oh Well Peter Green fu un piccolo successo locale).

Ha suonato anche con il concittadino Bob Seger, nella recente reunion dei Cactus e da qualche anno a questa parte si è dato al Blues con il suo gruppo dei Mystery Train ed eccoci a questo CD. Dal vivo al Callahan’s Music Hall di Auburn nel Michigan (esatto, lo stesso del recente ottimo Live di Shaun Murphy shaun%20murphy, anche lei di Detroit), un locale dove spesso e volentieri si suona della buona musica. Quindi cosa ha pensato il nostro amico Jim McCarty? Quali sono di solito le parti migliori dei concerti, quelle finali o comunque quando gli “ospiti” salgono sul palco per dare pepe a delle esibizioni che già bruciano di proprio. E allora con i suoi “amici” ha pubblicato questo album che raccoglie alcune delle jam sessions registrate tra il 2008 e il 2010 al Callahan. Il risultato finale è eccellente e quanto mai variegato pur restando ancorato ai vari stilemi del Blues.

Ci sono i due brani iniziali, strumentali, con l’eccellente chitarrista Johnny A., J&A Jump e lo slow blues South Boulevard Blues dove le soliste dei due si intrecciano con grande intensità e perizia tecnica (Ted Nugent considera Jim McCarty uno degli inventori di quel suono grasso e vibrante delle chitarre hollow body che poi lui avrebbe perfezionato nella sua Stranglehold) e qui gli strumenti di entrambi filano alla grande. C’è poi il match con l’ottimo armonicista Jason Ricci e i suoi New Blood (Ricci è un “tipino” particolare con vari problemi con la giustizia, anche in questo momento rischia la prigione), ma nel 2008 quando i due duettano in una scintillante cover di Help Me tutto andava bene e il finale con le due chitarre più l’armonica che “ululano” insieme il tema del brano è da grande scuola del Blues. Ottimo anche l’incontro con un altro dei grandi del Blues contemporaneo, Duke Robillard, prima in Hi-Heel Sneakers dove Jim è alla ribalta e poi in West Helena Blues dove il “Duca” si ritaglia i suoi spazi. Nella parte centrale del concerto c’è uno spazio diciamo più divertente dove il jump-blues-swing della formazione ricca di fiati dei Millionaires si estrinseca in un terzetto di tracce dove il ritmo fa muovere il piedino.

Poi si ritorna alle cose serie, una versione di Sweet Sixteen di BB King da manuale del Blues, con John Nemeth che sfodera una interpretazione vocale da brividi, confermandosi come uno dei migliori vocalist delle ultime generazioni, veramente fantastico e McCarty, anche se alle prese con alcuni problemi tecnici per una chitarra non sua, non è da meno. Quasi come Bobby Blue Bland e il vecchio B.B. La rimpatriata con John Badanjek avviene con There’s A Train Comin’ Down The Tracks, in veste acustica ma sempre gustosa. Altra perla, una tiratissima School Rock di Chuck Berry con un arrapato Jimmy Thackery e i suoi Drivers. Gran finale con le atmosfere quasi psichedeliche di Cristo Redentor, il famoso brano strumentale di Duke Person che dava il titolo ad un bel disco di Harvey Mandel. E poi uno che suona Loan Me A Dime (ma nel disco non c’è), il brano di Boz Scaggs dove alla solista c’era Duane Allman godrà sempre della mia imperitura stima.

Potrei concludere con un bel “minchia se suona”!

Bruno Conti

Un Ulteriore “Illustre Sconosciuto”! David Munyon – Pretty Blue

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David Munyon – Pretty Blue – Stockfisch Records 2011

Il nome di David Munyon è praticamente sconosciuto dalle nostre parti, e questo suo ultimo lavoro Pretty Blue mi permette di parlarvene a distanza di circa vent’anni dalla mia conoscenza personale , avvenuta in una sera invernale in un piccolo locale di Melegnano. Originario del Sud degli Stati Uniti e figlio di un ingegnere della Nasa, David fin dalla tenera età  è un girovago per forza, e dopo qualche incursione giovanile nel Rock and Roll, inizia a suonare già nei primi anni Settanta nei caffè e circuiti folk di Los Angeles, e pubblica alcuni singoli su etichette indipendenti, guadagnandosi una certa fama a livello locale. La svolta arriva nel 1985, quando a Nashville incontra il produttore Greg Humphrey che lo introduce nei locali del Village, dove suona come apripista per artisti quali Suzanne Vega, Rick Danko e al suo modello ispiratore riconosciuto il grande John Prine.

Dal bellissimo esordio di Code Name: Jumper del lontano 1990, Munyon sforna una quantità di dischi (una quindicina se non ricordo male), e quel che più conta, al di là della veste qualche volta fin troppo dimessa, è la qualità delle sue canzoni decisamente superiore alla media rispetto alla nuova ondata di cantautori americani, grazie ad un talento lirico e melodico coltivato con anni di lavoro, che lo fa diventare un artista di “culto” negli States e anche nella vecchia Europa, per merito della Glitterhouse Records.

Dodici le tracce che compongono questo CD questa volta in chiave elettrica, condividono infatti questo progetto musicisti del calibro di Ian Melrose alle chitarre e dobro, Lutz Moller alle percussioni, Grischka Zepf al basso, Bernd Junker alla batteria e una certa  Dagmar Wirtz ai  cori, che seppur sconosciuta alla mia conoscenza, dimostra di essere all’altezza  del compito. L’iniziale Jimi’s Guitar è deliziosa quanto la seguente Mercy in her Eyes, World Love è pregna di sonorità dolci ed avvolgenti, e il brano che dà il titolo all’album dimostra le sue qualità e la buona impostazione come interprete, con al controcanto Dagmar. I want You Love ricorda il John Prine d’annata, seguita da una On the Autobahn l’esempio più vicino ad una “Gospel  song”.

Hollywood Town si segnala ad un primo ascolto fra le più riuscite ballate del CD, e così si può dire per Carolina Song e Drive to L.A.  con il lato più intimista di David, che ricorda il miglior James Taylor. Atlanta solo chitarra e voce conferisce una disarmante bellezza, mentre Rock and Roll Things come da titolo si arrampica verso coloriture “rockeggianti”, sinceramente fuori dallo specifico tecnico del nostro. Chiude una splendida Lover Hold Me Now, dove il canto quasi recitato, mette in risalto l’arte musicale di Munyon.

Pretty Blue non è un capolavoro, ne aggiunge nulla di veramente nuovo all’universo poetico del cantautore, ma se avete amato i precedenti è un bel disco che non vi deluderà. Canzoni che ad  ogni ascolto riacquistano in freschezza ed intensità per uno dei più longevi “songwriter” degli ultimi trent’anni, personaggio schivo, rispettato dai colleghi, uno che ha voluto con dignità rinunciare al successo commerciale, per non essere mai sceso a compromessi. Ascoltatelo !

Tino Montanari