Last But Not Least! I Migliori Del 2010 Di Jam

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Album Dell’Anno

Robert Plant  Band Of Joy

Io lo so che non mi dovrei fare i fatti degli altri ma… La rivista Jam pubblica nel nuovo numero “I Migliori dell’anno secondo Jam”, i cosiddetti Jammies 2010 divisi per categorie, uno per genere e poi ci sono le preferenze dei collaboratori uno per uno che ho scorso velocemente e dato che ho una memoria fotografica piuttosto attenta mi è sembrato di notare una anomalia. A questo punto ho controllato attentamente e facendo la somma delle preferenze mi è risultato il seguente conteggio: Arcade Fire 11 voti, Robert Plant 9 voti, Neil Young 8 voti. Ho ricontrollato ma viene sempre così, però Robert Plant è nella lista del direttore Ezio Guaitamacchi (un blogger malizioso!), forse i suoi voti valgono di più? Oppure è solo un mezzuccio per fare vincere quel particolare disco? Notare prego che pur piacendomi entrambi anch’io avrei una leggera preferenza per Robert Plant ma la matematica non è un’opinione (o meglio in questo caso l’aritmetica) e quindi…!

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Album Italiano

Paolo Conte Nelson

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Album Live

Jackson Browne & David Lindley Love Is Strange

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Album Folk & Roots

Court Yard Hounds Court Yard Hounds

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Album Black

Eric Bibb Booker’s Guitar

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Box Set

Jimi Hendrix West Coast Seattle Boy

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Vintage

Bruce Springsteen The Promise

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Colonna Sonora

Artisti Vari Crazy Heart

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DVD

The White Stripes – Under Great White Northern Lights

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Emergenti

Harper Simon Harper Simon

Ne ho scelti 10 tra le varie categorie per par condicio con le altre liste. Di solito non commento (ma qua e là nei vari Post è successo) ma due o tre cose mi scappano. Partendo dal fondo, il disco di Harper Simon è uscito il 13 settembre del 2009. Il DVD dei White Stripes dal vivo in effetti è una confezione CD con DVD allegato, ma Springsteen a Hyde Park non era meglio? Sempre riguardo a Springsteen: OK per il premio al Box di Hendrix ma quello da avere di Bruce non è il doppio The Promise ma il cofanettone di Darkness On The Edge Of Town (che dentro ha comunque The Promise). Se no a questo punto conviene fare le categorie “Migliore Ristampa di un disco dei Beatles” o “Migliore Ristampa di Exile On Main Street dei Rolling Stones”. Per finire, una notazione, 3 voti pari merito al CD di Natalie Merchant Leave Your Sleep e a Innerspeaker dei Tame Impala!

Con questo, in attesa dei poll dei lettori delle varie riviste, ma ci vuole un po’ di tempo, direi che vi ho fatto un resoconto ampio e gratuito di molte delle classifiche di gradimento di fine anno. Se ne vedo qualcuna sfiziosa magari una appendice ci scappa, in caso contrario, That’s All Folks!

Bruno Conti

Novità Di Gennaio Parte III – Wanda Jackson, Eric Andersen, Cold War Kids, Amos Lee, Lori McKenna, Vinicius Cantuaria & Bill Frisell, Eccetera

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Proseguiamo con il terzo elenco di novità di prossima pubblicazione in gennaio. Prima una precisazione o due: nel Blog di Repubblica c’è la lista dei migliori dell’anno 2010 fatta da Ernesto Assante e pensavo di pubblicarla come ho fatto per tante altre liste. Però quando ho letto nell’elenco tra i migliori del 2010 il disco degli Iron & Wine Kiss Each Other Clean che uscirà il 25 gennaio prossimo venturo (24 se abiti nel Regno Unito) mi sono girate un po’ le balle, perché inserire dischi non ancora pubblicati solo per fare i “fighi”?! Si chiamano forzature giornalistiche. Un po’ come quella che fecero i giornalisti americani ai tempi per inserire London Calling dei Clash tra i migliori dischi degli anni ’80 (anzi il migliore!) pur essendo uscito il 14 dicembre del 1979 (Ok, lo so che in America è uscito in ritardo a gennaio del 1980, ma non è un motivo valido). Tornando alla lista erano pure troppi, 30 titoli in ordine sparso come pure ha fatto il Mucchio Selvaggio che ne ha pubblicati 20, ma in ordine alfabetico e io non li pubblico. Potete sempre leggerli sulle riviste o in rete.

Per la serie “par condicio”, niente sconti, anche il Buscadero nella sua “mitica” rubrica New releases inserisce (già da un po’ di tempo, come altri titoli “eterni”, che non escono mai) un nuovo album di Chris Barber Memories of My Trips, uno dei luminari della musica inglese, disco dove partecipano, per la serie chi più ne ha più ne metta, Van Morrison, Eric Clapton, Mark Knopfler, Sonny Terry & Brownie McGhee, Rory Gallagher, Muddy Waters, James Cotton, Paul Jones. Lonnie Donegan, Jeff Healey e tanti altri. Incuriosito sono andato a controllare sul sito Proper che dovrebbe essere l’etichetta (sarà l’etichetta), ma non ho trovato nulla. Dopo vari giri finalmente ho trovato una data di pubblicazione: 5 settembre 2011! E allora, basta!!

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Un’ultima notizia in breve prima di passare alle novità. Martedì scorso, 4 gennaio 2011 è morto a Londra Mick Karn, mitico bassista dei Japan. Aveva 52 anni!

Torniamo alle novità e apriamo con il nuovo disco di Wanda Jackson, si chiama The Party Ain’t Over esce per la Nonesuch/Warner il 25 gennaio ed è prodotto da Jack White. Evidentemente dopo l’ottimo Van Lear Rose di Loretta Lynn, che all’epoca aveva 71 anni, la bella moglie di White, Karen Elson (che partecipa all’album) gli lascia solo produrre ultrasettantenni visto che Wanda Jackson di anni ne ha 73, ma non li dimostra, è sempre the Queen of Rockabilly o The Female Elvis. La grinta c’è sempre, le canzoni pure e non mancano neppure i buoni musicisti: oltre a White e la Elson, ci sono Carl Broemel dei My Morning Jacket, Patrick Keeler e Jack Lawrence (dei Greenhorses e Raconteurs) e, per tenere le cose in famiglia, Jackson Smith che è il marito di Meg White nonché il figlio di Patti Smith. La data è sempre il 25 gennaio.

Così pure per un altro disco che si preannuncia assai interessante, il nuovo album di Amos Lee Mission Bell, il quarto che pubblica per la Blue Note e che da quello che ho sentito mi pare il suo migliore. Partecipano Sam Bean degli Iron & Wine, Lucinda Williams, Willie Nelson, Priscilla Ahn, Pieta Brown e James Gadson.

I californiani Cold War Kids sono al terzo album, sempre per la V2/Coop/Universal, si chiama Mine Is Yours, più raffinato e complesso dei precedenti vede Jacquire King alla produzione. Vedo delle facce perplesse? E’ il produttore di Modest Mouse, Norah Jones, Kings Of Leon e collaboratore di Tom Waits!

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Questa storia è curiosa e la racconto: Eric Andersen è uno dei più grandi cantautori viventi e sta per pubblicare, in gennaio ma il giorno non lo so, per l’etichetta tedesca indipendente Meyer Records!!, The Cologne Concert. Il disco che vede la partecipazione dell’ottimo violinista italiano Michele Gazich e della moglie di Andersen Inge è gia stato recensito dal Buscadero ma temo che la reperibilità sarà tragica. Casualmente. girando in rete alla ricerca di notizie sul disco (e l’unico posto è il sito della casa da cui ho scaricato la copertina Recordings.htm), mi sono imbattuto non ricordo in quale sito ma mi ha colpito il fatto che l’altro Andersen quello bravo non veniva neppure citato mentre questo omonimo al suo esordio Eric Andersen,e il suo disco Plane Rides & Ocean Tides veniva paragonato a Piano Man di Billy Joel e a Goodbye Yellow Brick Road di Elton John, entrambi del 1973. Siccome a me queste cose intrigano e intrippano, mi sono cercato il CD che è uscito a novembre del 2010 a livello molto indipendente e me lo sono sentito. Altre influenze segnalate: per la serie voliamo basso, i Pink Floyd più melodici di Dark Side Of The Moon e Ben Folds. E volete sapere una cosa? Stranamente tutto vero, con le dovute simmetrie e gerarchie sonore ma vero.

Però rimango fedele all’altro Eric Andersen e attendo con piacere il suo disco. Una cantautrice non nuova, ma molto brava, è Lori McKenna, questo Lorraine che esce sempre il 25 gennaio (come tutti gli altri dischi citati in questo Post) per la Signature Sounds (quindi distribuzione IRD) è il suo quinto album (oltre ad una raccolta di demo The Kitchen Tapes).

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La Naive pubblica anche (oltre a Marianne Faithfull) il nuovo album di Vinicius Cantuaria e Bill Frisell, si chiama Lacrimas Mexicanas, sono loro due, le loro chitarre e la voce sognante di Cantuaria.

Per concludere un DVD, curioso ed interessante, già pubblicato in America nello scorso marzo 2010 in NTSC zona 1 e ora distribuito anche da noi dalla Universal sempre il 25 gennaio. Si tratta di The T.A.M.I. Show, che sta per Teenage Awards Music International ovvero un concerto tenuto nel 1964 e che è un formidabile documento di quegli anni: partecipano Rolling Stones, James Brown, Chuck Berry, Beach Boys, Marvin Gaye, Smokey Robinson & The Miracles, Supremes, Lesley Gore, Gerry And The Pacemakers, Jan & Dean, Billy J Kramer & The Dakotas, The Barbarians (questi non li ricordo). Il tutto in glorioso bianco e nero per un totale di quasi 2 ore.

E’ tutto, alla prossima!

Bruno Conti

Una Storia Complicata – John Renbourn & Stefan Grossman In Concert

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John Renbourn & Stefan Grossman – In Concert – 2CD+DVD – SGGW Stefan Grossman Guitar Workshop

Spesso con l’uso delle copertine ci si capisce meglio! La prima, quella che vedete più a sinistra è quella relativa al “nuovo” doppio CD con DVD, uscito recentemente per l’etichetta di Stefan Grossman, la SGGW e comprende nella confezione il CD che vedete effigiato qua sopra e anche il DVD, ma attenzione, essendo l’edizione definitiva, nel doppio CD rispetto alla versione singola che uscì per la Shanachie negli anni ’80 e che comprendeva 15 brani registrati in quel di Portland, Oregon nel 1982 è stato aggiunto un brano a quel concerto e cambiata la sequenza dei brani stessi. In più, all’inizio del secondo CD, sono stati aggiunti altri 7 brani registrati a Sydney nel 1983 durante il tour australiano. Non contento di tutto ciò Grossman ha anche aggiunto il DVD, che era già uscito per conto proprio ma si era visto pochissimo in circolazione. Sono 12 brani registrati all’Ohio University Telecommunications Center sempre nel 1982. Il DVD è uscito nel 2007 per una fantomatica Vestapol.

Quindi ricapitolando, Siori e Siore, avete l’occasione di avere, in un’unica confezione tripla (un po’ costosetta lo ammetto, si veleggia sui 35-40 euro) alcune esibizioni di due dei più grandi interpreti della chitarra acustica folk: l’inglese John Renbourn, co-leader dei leggendari Pentangle e con una gloriosa carriera solista e l’americano Stefan Grossman, grande divulgatore anche didattico della chitarra folk e blues nonchè tra i migliori chitarristi acustici degli ultimi 40 anni.

Folk, blues, jazz e oltre.

Ho messo un paio di clip se volete verificare! Questa era una delle ultime cose sfuggite tra le uscite del 2010 (mancano ancora i Bellowhead all’appello, per farmi un promemoria).

Come vedete in questo Blog si spazia con assoluta nonchalance da John Renbourn a Duffy, dai Beatles a Annie Lennox, dagli Over The Rhine agli Hothouse Flowers e così via, senza problemi. Solo quelli di tempo!

Bruno Conti

Nuove Tecniche Di Sopravvivenza. Over The Rhine – The Long Surrender

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Over The Rhine – The Long Surrender – Self-released – dall’8-2-2011 Great Speckled Dog

Gli Over The Rhine attualmente sono Karin Bergquist e Linford Deteweiler, rispettivamente cantante, pianista e chitarrista acustica e tastierista, bassista e seconda voce, nonché marito e moglie e, fattore non trascurabile autori di testi e musica dei loro bellissimi dischi (e qui, come vedete, già mi schiero)! Tutto nasce, però, nel lontano 1991, esattamente 20 anni fa, in quel di Cincinnati, Ohio di cui Over-the-Rhine è il nome di un quartiere storico, uno dei più antichi dell’architettura degli Stati Uniti.

Nascono come quartetto e poi hanno perso per strada il chitarrista e il batterista originali (anche se lungo il percorso, su disco e dal vivo, alcune volte si sono ritrovati). Questo è il loro undicesimo disco (compresi due dischi natalizi ed esclusi cinque CD dal vivo e alcune raccolte anche con materiale inedito): anche se alcuni meritevoli dispensatori dell’opera degli Over The Rhine in rete gliene hanno attribuiti 14, probabilmente dopo una veloce occhiata alla discografia in Wikipedia che ne riporta alcuni più volte, peccato veniale.

Il disco ha avuto una gestazione molto lunga e laboriosa (il precedente The Trumpet Child risale al 2007) in quanto la coppia ha dovuto affidarsi alla benevolenza di fans e ammiratori per poter creare questo nuovo album e a questo si riferisce il titolo del Post. In pratica i due hanno chiesto di essere finanziati per registrare questo disco e con i proventi delle donazioni, spesi benissimo, hanno realizzato questo The Long Surrender.

Per i novizi della loro musica e per inquadrarli potremmo dire che il filone in cui inserirli, File Under, potrebbe essere il folk ma è un termine riduttivo, pensate ai Cowboy Junkies, a Lucinda Williams, a Mary Gauthier, anche in termini qualitativi ed avrete un’idea di cosa aspettarvi.

Ma dicevamo di questo nuovo disco. Il primo passo è stato quello di assicurarsi un produttore come Joe Henry che non solo ha aderito all’operazione con entusiasmo ma ha anche firmato due brani con la coppia Bergquist-Detweiler (e a questo proposito un’altra coppia che viene alla mente, come termine di paragone, è quella di Gillian Welch e David Rawlings); non solo, Henry si è portato dietro anche il suo consueto manipolo di fidi musicisti che, sorprendentemente, suonano sempre uguali ma diversi nei dischi dove appaiono. Sono loro, hanno quel sound ma sanno adattarlo alle personalità dei musicisti con cui suonano. Quindi abbiamo Jay Bellerose alla batteria, David Piltch al basso, Greg Leisz che suona qualsiasi tipo di chitarra anche se eccelle alla lap steel, alla pedal steel e alla slide (cosa rimane?). Alle tastiere ci sono Keefus Cianca e Patrick Warren, al sax (un po’ di sano nepotismo), il figlio di Henry, Levon (mi piace pensare che il nome venga o dal batterista della Band o dal brano di Elton John, sarebbe perfetto!). Per concludere ci sono tre voci di supporto di estrazione soul James Gilstrap, Niki Harris e Jean McClain.

Il risultato è il loro disco migliore, quello più vario e soddisfacente e uno dei migliori di questo scorcio iniziale del 2011, anche il primo di cui vi parlo in anticipo, per essere precisi, visto che ufficialmente esce l’8 febbraio anche se è già disponibile sul loro sito sia per il download che per l’acquisto http://www.overtherhine.com/. La casa che lo pubblica è la Great Speckled Dog che prende il nome dal loro alano, Elroy. L’altra curiosità è che il disco è stato registrato negli studi casalinghi di Joe Henry, Garfield House in quel di Pasadena, South California.

Dimentico qualcosa? Certo che sì! C’è un’altra ospite di nome, Lucinda Williams che duetta alla grande, con la sua voce dolente e vissuta, nel brano Undamned con Karin Berquist, e le due voci si alternano e si integrano in modo mirabile in un brano che qualcuno ha paragonato alla epopea di John Ford, giuro che non ricordo dove l’ho letto ma condivido l’immagine sonora che se ne ricava. E questo è addirittura il quinto brano che incontrate. Prima ce ne sono altri bellissimi e intensi a partire dall’iniziale The Laugh Of Recognition, che dopo una breve introduzione strumentale deliziosa, tra piano, chitarre slide e steel, strumenti acustici e una sezione ritmica rimbalzante ci introduce al meraviglioso cantato della Berquist che ci regala una prima perla di equilibri sonori delicati e forti al tempo stesso con la sua voce calda ed espressiva che non si può descrivere (ci si prova) ma bisogna sentire. I fans ed ammiratori già sanno, ma qui è tutto perfezionato dalla maestria di Joe Henry.

La sequenza dei brani iniziali è fantastica: la pianistica, tra il mitteleuropeo il francese e una punta di jazz, Sharpest Blade, è cantata con voce sensuale ed avvolgente mentre Rave On è una ballatona notturna e viscerale che si potrebbe definire folk-psichedelica con la voce della Berquist che assume tonalità quasi alla Kate Bush in certi momenti del brano, bellissimo brano in ogni caso. Soon ha ancora quell’andatura europea quasi tzigana mista a qualche accenno di tango, molto melodrammatica.

Di Undamned abbiamo già detto mentre Infamous Love Song (un titolo alla Cohen o alla Tom Waits) si dipana nei suoi oltre sei minuti ancora tra cabaret e musical, con atmosfere jazzate e fumose che mi hanno ricordato quelle dei dischi della grande cantante irlandese Mary Coughlan. La dolce Only God Can Save Us Now è un brano dalla matrice country-gospel (tipo l’ultimo disco di Patty Griffin) con le voci dei coristi che circondano e rinforzano quella della brava Karin e Greg Leisz cesella da par suo un assolo di dobro o national guitar.

Oh Yeah By The Way si avvale di altre voci, maschili (Detweiler?) e femminili per una ulteriore delicata folk-country song. The King Know How si avventura in territori tra folk e soul con le voci dei coristi e delle coriste che sottolineano la voce calda e morbida della nostra amica. There’s A Bluebird In My Heart è un brano jazz fatto e finito con tanto di assolo di sax di Levon Henry, che si discosta dal sound totale del disco e potrebbe (ma anche no) presagire future svolte sonore. Days Like This (non quella del grande Van) farebbe il suo figurone in qualsivoglia disco dei Cowboy Junkies, Lucinda Williams o Gillian Welch, una ballatona con una pedal steel malinconica che ricorda anche certe cose country di Norah Jones ma si eleva a vertici vocali qualitativi di assoluta eccellenza.

All My Favorite People con una lunga introduzione pianistica tra blues e New Orleans si tramuta in una stupenda ballata in crescendo dove la chitarra slide di Leisz, nuovamente il sax, le tastiere, entrano mano a mano nella canzone e la tramutano in una sorta di affascinante inno gospel profano, emozionante e ricco di feeling interiore. E a questo punto in una sorta di concerto ideale si poteva anche finire. Ma gli Over The Rhine ritornano con una breve coda strumentale intitolata Unspoken che ricorda il sound dei dischi di Joe Henry e chiude in serenità questo ottimo The Long Surrender!

Bruno Conti

Buscadero Poll 2010 – I Migliori Dischi del 2010 – John Mellencamp

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Come promesso (e in questo caso con un leggero conflitto di interessi) proseguiamo negli aggiornamenti sui migliori dischi del 2010, questa volta è il turno del Buscadero con la classifica della redazione della rivista: come vedete qua sopra vince John Mellencamp, che astutamente ha usufruito di due dischi che gli hanno permesso, sommandosi le preferenze, di piazzarsi al primo posto. Con il cofanetto On The Rural Route 7609 e con No Better Than This. Visto che ci sono parecchi ex aequo, graficamente li ho inseriti nella stessa sequenza che appare sulla rivista e senza posizione ma con i voti ottenuti, quindi, ricapitolando:

18 Voti

John Mellencamp No better than this – On The Rural Route 7609

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16 Voti

The Chieftains & Ry Cooder – San Patricio (e questo essendo uscito ad inizio 2010 me lo sono completamente scordato nelle mie liste, ma approvo, magari non la posizione ma sicuramente l’inserimento tra i migliori dell’anno).

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15 Voti

Bruce Springsteen – The Promise: The Darkness On The Edge of Town Story

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14 Voti

Natalie Merchant – Leave Your Sleep

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11 Voti

Mary Gauthier – The Foundling

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10 Voti

Ryan Bingham – Junky Star

Los Lobos – Tin Can Trust

Arcade Fire – The Suburbs

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9 Voti

Roky Erickson & Okkervill River – True Love Cast Out All Evil

Zac Brown Band – Pass The Jar: Live (anche questo dimenticato e molto meritevole, 2CD+DVD dal vivo)

Neil Young – Le Noise

Robert Plant – Band Of Joy

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7 Voti

Johnny Cash – American VI Ain’t No Grave

Barnetti Bros Band – Chupadero

John Hiatt – The Open Road

Peter Wolf – Midnight Souvenirs

Alejandro Escovedo – Streets Songs Of Love

Come parte in causa dovrei asternermi dai commenti ma anche se parliamo di una classifica per Carbonari o “Buscaderi” se preferite che è la somma di tante singole persone con gusti “diversi” (anche se alcuni di questi dischi hanno venduto più che rispettabilmente) mi scappa di chiedermi: ma i dischi di Roky Erickson, Barnetti Bros, Evasio Muraro, Zac Brown e Neil Young sono tanto più belli dell’ultimo, stupendo, Richard Thompson Dream Attic ? (che pure ha avuto 4 voti). E il cofanetto di Jimi Hendrix (e 40 anni di storia del rock) meritava solo 2 miserrimi voti? Meno di Tom Jones e Eric Clapton?

Sono delle domande retoriche ovviamente, vi risparmio pistolotti, il mio parere l’ho già espresso in questo Blog.

In attesa di ulteriori classifiche di riviste italiane e dei futuri referendum dei lettori. Alla prossima.

Bruno Conti

Ma Hanno Bevuto? Stranezze Della Stampa Inglese: Duffy, Annie Lennox & Mark Olson

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In questi giorni festivi ho avuto un po’ di tempo per leggere le recensioni di Mojo e Uncut del numero di Gennaio 2011, e fin qua nulla di strano direste voi se non fosse che i numeri di gennaio di entrambe le riviste sono usciti all’inizio di dicembre! In ogni caso, colmato il ritardo (visto che avevo letto soprattutto le classifiche di fine anno) ho guardato un po’ fra le recensioni alla ricerca di qualche nome interessante o qualche spunto e quelli si trovano sempre visto che non è che consideri le due riviste come la Bibbia ma mi interessano i loro giudizi, con una leggera preferenza per Mojo. Vedo che quel leggero astio, quella concorrenza che animava anche il Buscadero e il Mucchio dei tempi e ora il Busca e Jam, non manca mai, per cui bisogna parlare male del disco di cui parla bene “l’altro” oppure, come dico nel titolo, qualcuno è ubriaco ( e nel contempo vi tranquillizzo, non lo siete voi, le foto sono proprio in scala crescente, mi è venuto così)!

Prendiamo come esempio i tre personaggi effigiati e i loro relativi ultimi album. Cominciamo con Duffy Endlessy, Mojo titola Make It Stop e dice che l’album è un’enorme delusione mentre Uncut annuncia che la cantante gallese eccelle con l’aiuto di Albert Hammond e dei Roots. Chi avrà ragione? L’album precedente Rockferry aveva venduto 6 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo. Questo, dopo cinque settimane, è precipitato al 56° posto della classifica inglese e in America non si è visto neppure nelle charts. Ok, le vendite non sono direttamente proporzionali alla qualità però un qualche significato per questo flop ci sarà. Anche il sottoscritto al quale il disco precedente non era dispiaciuto ha notato delle preoccupanti similitudini con la musica di Madonna, Kylie Minogue e Blondie era disco. Ovviamente a molti piacerà!

Anche il disco natalizio (e benefico) di Annie Lennox A Christmas Cornucopia ha generato giudizi diametralmente opposti. In questo caso, stranamente, Mojo, ricordando che la Lennox è nata il giorno di Natale (lo sapevate?), parla di un disco dove le undici canzoni tradizionali e il brano composto per l’occasione, sono cantate meravigliosamente bene persino con un senso di brutale e dura estasi (però)! Mentre Uncut parla letteralmente di “Bleak Midwinter Offering”, serve la traduzione? Desolante offerta di mezzo Inverno, aggiungendo che probabilmente la Island ha chiesto alla cantante un disco “festivo” in cambio della possibilità di incidere poi un album “nuovo”. Voto di scambio, quindi? Maliziosi!

E per finire veniamo a Mark Olson (l’ex co-leader dei Jayhawks) il cui nuovo album Many Colored Kite era stato giudicato con meritata benevolenza in questo Blog nel lontano Giugno dello scorso anno sempre-un-piacere-ascoltarlo-matk-olson-many-coloredf-kite.html. Quale è la colpa di questo disco e del suo autore secondo Mojo che lo martella con un giudizio impietoso di una sola stelletta? Quello di essere contento, quindi ha scritto delle canzoni ottimiste, positive smentendo il teorema dell'”Ever tortured artist” e di avere quindi bisogno al suo fianco non di una fidanzata norvegese (che peraltro è una ottima musicista) ma di un gruppo. Al contrario, Uncut, gli dà 4 stellette (quasi troppe) e dice che dopo gli anni difficili seguiti alla divisione dalla precedente moglie Victoria Williams, Olson ha ritrovato una sua serenità che gli permette di riproporre il suo country-folk tranquillo e minimale con rinnovata ispirazione (e mettetevi d’accordo) e con l’aiuto di Jolie Holland, Neal Casal e Vashty Bunyan. Ma allora il “gruppo” c’è, anche se devo ammettere che una bella reunion più sostanziosa dei Jayhawks, magari in occasione delle prossime ristampe, non mi dispiacerebbe.

Per la serie il “mondo è bello perché è vario” ma quando è troppo, è troppo!

Bruno Conti

Per Gli Amanti Dei Beatles E Di John Lennon (Ma Anche No): A Day In The Life – John Lennon Revisited

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A Day In The Life – John Lennon Revisited – 2CD – Martine Records – Distribuzione Indipendente

Ormai Pavia è divenuta una sorta di piccola Austin nel sud (della Lombardia): c’è un grande fervore di musica ed iniziative. L’ultima delle serie è questo doppio CD dedicato alla memoria di John Lennon, con e senza Beatles.

Il CD è stato realizzato in occasione del recente 30° anniversario della morte e quindi è stato pubblicato nei primi giorni di dicembre e venduto in occasione di alcune manifestazioni nell’ormai “famoso” locale di Pavia, Spazio Musica, qui sotto vedete la locandina della manifestazione con relativi partecipanti.

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Il CD l’ho ricevuto in regalo durante le feste natalizie e, soprattutto per amanti di Beatles e John Lennon (oppure dei musicisti pavesi) ve ne parlo, brevemente.

Si tratta di un doppio CD con 24 pezzi, dodici dell’epoca Beatles The Walrus (The Beatles Years) e dodici brani dal periodo successivo John (Soloist years). Parentesi: solo in Italia potevano definirlo Soloist years, è la prima volta che lo sento, non era meglio un più semplice The Solo Years?

Molti dei musicisti non li conosco, la maggior parte ad essere sinceri, non essendo della zona, ma globalmente questo tributo mi sembra onesto e ben realizzato. Si chiama A day in the life, anche se il brano omonimo non è incluso (e lì eran c…i acidi a farlo, in tutti i sensi) in quanto i musicisti che partecipavano all’operazione avevano un giorno per completare il loro brano negli studi Downtown di Pavia che sono stati il motore dell’operazione http://www.downtownstudios.it/ e sono quelli dove di solito registrano alcuni beniamini del buon rock “Made in Italy ma pensato per il mondo”.

Ovvero? In ordine di apparizione, i Lowlands di Edward Abbiati che eseguono una bella versione, acustica e raccolta, con il violino di Chiara Giacobbe in evidenza, di In My Life. Jimmy Ragazzon e Maurizio “Gnola” Glielmo con una versione molto folk-blues e dylaniana, com’è giusto che sia, di Got To Hide Your Love Away che ha perso l’ I’ve per strada. E ancora una versione molto tirata e stradaiola di Norwegian Wood dei Southlands. La ciliegina sulla torta, tra i musicisti conosciuti (da me) è una versione strepitosa molto roots alla Band con fisarmonica in grande evidenza di Working Class Hero che da sola vale il prezzo di ammissione. A proposito il prezzo dei CD era di 15 euro nelle tre serate sopra citate mentre nel sito dei Downtown Studios lo vendono (vendevano?) a 17 euro più spese di spedizione, ma questo era in sede di prenotazione adesso non so come funziona, informatevi!

Tra i musicisti che non conoscevo vorrei ricordare una piacevole All You Need Is Love di Francesco Montsesanti, una assai rallentata Help, come doveva essere all’origine del brano, cantata ottimamente da Elisabetta Citterio. Sempre sul fronte femminile non male anche la versione di Julia full band eseguita dagli Emily Plays (reminiscenze Barrettiane?) con la voce di Sara Poma in bella evidenza, piacevole anche Crippled Inside dei Green Like July e la versione quasi hard-rock da power-trio di Lucy In The Sky With Diamonds degli Iceberg.

Il resto mi sembra senza infamia e senza lode, piacevole ma l’argomento trattato, anche in tributi dove si sono alternati musicisti di grande spicco, è difficile da pareggiare o da superare, in fondo stiamo parlando dei Beatles e di John Lennon. La versione reggae di Come Together degli Jah Love me la potevano risparmiare! Scusate ma non la “reggo”. E con questa battuta che si è piazzata terza al Salone dell’umorismo di Bordighera direi che ci possiamo lasciare.

Bruno Conti

Con Leggero Anticipo. Uscite Future Da Confermare 2: Crosby, Stills And Nash, PJ Harvey, Inxs

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Proseguiamo con il secondo capitolo. Li vedete quei tre baldi giovanotti, Crosby, Stills & Nash, è dal 2008 che si parla del disco di Covers prodotto da Rick Rubin. Addirittura nell’ultimo tour europeo ne avevano eseguite alcune durante i loro concerti e sembrava che entro la fine dell’anno dovesse uscire il disco. In una intervista di settembre però Graham Nash parlando dei progetti del trio aveva un po’ smorzato gli entusiasmi dicendo che a gennaio sarebbero nuovamente entrati in studio per completare il disco ed aveva annunciato ulteriori progetti futuri di ripubblicazioni d’archivio a partire dal famoso live del tour del 1974 con Neil Young dicendo anche che lo stesso Neil gli aveva dato carta bianca, che aveva fiducia in lui, lo conosceva, si fidava, in parole povere tutto Ok, poi eventualmente ma proprio eventualmente, in fase finale di mixaggio avrebbe potuto partecipare e dare il suo contributo all’intera operazione. Infatti non se ne parla più. Si vociferava addirittura anche di un DVD.

In compenso le notizie sul disco nuovo sono “ottime”! In pratica Rick Rubin, si dice, come dite voi in inglese, fired, sarebbe stato licenziato e il progetto è stato messo in sospeso a tempo indeterminato e sarebbe la seconda volta che un disco di covers annunciato con grande fanfara non vede la luce del sole. Qualcuno vorrebbe che sia Stills ad assumersi il compito di produttore ma vista la salute non fantastica pare abbastanza improbabile. Rimane Nash che è stato eletto archivista del gruppo e quindi le ultime notizie sono che proseguono i lavori per la compilazione del Box Set dedicato a Stephen Stills, il live del tour 2000-2004 di CSN&Y è pronto e mancherebbe solo l’approvazione di Young, quindi siamo a posto. Più probabilità per un nuovo album di Crosby, come CPR e per il primo album di Stills che dovrebbe avere una edizione Deluxe tipo If I Could Only Remember My Name e Songs For Beginners. Per il buon Neil Young si parla dell’uscita del secondo capitolo di Archives per febbraio/marzo ma non è chiaro di quale anno.

Per concludere su una nota di (pia) speranza Nash annunciava anche piani (e quello si può fare) per il famoso concerto al Fillmore East di New York del 1970 di C S N & Y e di vari concerti di Crosby&Nash dal 1970 al 1993. Nonché, e qui qualche speranza forse c’é, avuti i permessi, la pubblicazione di un disco benefico di Crosby e Nash per raccogliere fondi per la Children’s Defense Fund con la partecipazione di vari amici famosi, entro il 2011. Quindi niente di nuovo sul fronte occidentale, a parte le pessime notizie, speriamo smentite, sull’album di covers.

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Qui andiamo più sul sicuro! Il nuovo album di PJ Harvey, nuovamente con la collaborazione di John Parish e prodotto da Flood è annunciato in uscita per il 15 febbraio. Si chiamerà Let England Shake, Island in Inghilterra e Vagrant in America. Tra gli ospiti l’ex Bad Seed Mick Harvey e Jean-marc Butty. Questa è la title-track già eseguita in uno spettacolo televisivo.

Un interludio con una nuova rubrica: Forse è uscito, ma non se ne è accorto nessuno

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Qui temo la “tavanata galattica” del maestro Teomondo Scrofalo (qualcosina ho sentito). Uscirà sulla rinata etichetta Atco/Rhino il 22 febbraio (ma in Australia è già uscito) e segna il ritorno degli Inxs (ovviamente senza Michael Hutchence, e non è un particolare trascurabile – a quando la reunion degli Stones senza Mick Jagger o quella dei Doors senza Jim Morrison? Ah, l’hanno fatta!) Il disco si chiama Original Sin e comprende nuove versioni di vari classici del gruppo con la partecipazione di vari “luminari” del pop mondiale, da Nikka Costa a Tricky, passando per Pat Monahan dei Train, Rob Thomas, DJ Yaleidys da Cuba e Loane dalla Francia, almeno con Kirk Pengilly & John Mayer alle chitarre in Mistify. C’è anche Ben Harper che canterà Never Tear Us Apart. Comunque questa è la tracklist completa!

1. Drum Opera
2. Mediate – Featuring Tricky
3. Original Sin – Featuring Rob Thomas
4. Never Tear Us Apart – Featuring Ben Harper
5. Beautiful Girl – Featuring Pat Monahan
6. New Sensation – Featuring Deborah de Corral
7. Just Keep Walking – Featuring Dan Sultan
8. Mystify – Featuring Loane With John Mayer
9. To Look At You – Featuring Kav Temperley
10. KICK – Featuring Nikka Costa
11. Don’t Change – Featuring Andrew Farriss And Kirk Pengilly
12. The Stairs – Featuring JD Fortune

Qualcuno pare si sia offeso perché non hanno chiamato Paul Rodgers che è uno specialista di reunions. (si scherza naturalmente, una delle più grandi voci del rock, dai Free ai Bad Company).

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Non si sa ancora il titolo del nuovo album dei Foo Fighters né tantomeno quando uscirà, però si sa che sarà prodotto da Butch Vig e vedrà la partecipazione in un brano di Krist Novoselic al basso e di Bob Mould alla chitarra. Dal vivo, lo scorso dicembre, per la prima volta dal 1994 i due hanno anche suonato dal vivo con Pat Smear alla chitarra e lo stesso Dave Grohl alla batteria. Nel corso dello stesso concerto sono stati presentati 4 brani che faranno parte del nuovo album dei Foo Fighters: Back + Forth, White Limo, Dear Rosemary e These Days.

A domani.

Bruno Conti

Con Leggero Anticipo. Uscite Future da Confermare: Lucinda Williams, Cowboy Junkies, Low Anthem, Paul Simon, Joe Walsh, Drive-By Truckers & Marianne Faithfull!

Visto che lo fanno tutte le “riviste serie” mi adeguo anch’io. Una bella lista di uscite future, alla rinfusa e da confermare!

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Partiamo da Lucinda Williams, il 1 marzo dovrebbe uscire (il condizionale vale per tutte le notizie) il nuovo album Blessed. L’etichetta è la Lost Highway, il produttore Don Was, tra gli ospiti Elvis Costello e Matthew Sweet. La DeLuxe Edition conterrà le Kitchen Tapes, ovvero dei demos dei brani contenuti nell’album registrati, ovviamente, in cucina! Tra i brani contenuti Soldier Song, Buttercup e Seeing Black scritta in memoria di Vic Chesnutt.

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Il nuovo Low Anthem Smart Flesh esce il 22 febbraio per la Nonesuch. Registrato in una vecchia fabbrica di sughi per pasta dismessa vede il trio alle prese con altri strumenti improbabili che questa volta vanno dallo scacciapensieri allo stilofono e con un pipistrello watch?v=Qc_vvSB22Zo.

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Il 18 gennaio esce il 2° capitolo delle Nomad Series dei Cowboy Junkies, si chiama Demons ed è la famosa raccolta di brani di Vic Chesnutt. Lo trovate, per il momento, sul loro sito, in varie combinazioni http://latentrecordings.com/cowboyjunkies/demons-pre-order/

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Il 15 febbraio, sempre per la ATO records, la loro nuova etichetta, esce Go-Go Boots il nuovo disco dei Drive-By Truckers. Questo l’ho già sentito (è uno di quelli che sto “studiando” per i prossimi post). Mi pare molto, ma molto bello. Se all’inizio erano stati indicati come i nuovi Lynyrd Skynyrd mi sembra che in questo disco (ai primi ascolti) Patterson Hood e soci abbiano realizzato una sorta di nuovo On The Beach. Insomma Neil Young d’annata come riferimento e ottimi brani anche dagli altri componenti della band.

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Qui siamo proprio di secoli in anticipo, comunque il 12 aprile, anche lui approdato alla Hear Music/Universal, esce il nuovo Paul Simon So Beautiful Or So What. Getting Ready For Christmas Day, il nuovo singolo è già disponibile per il download digitale.

E sembra pure molto piacevole. Si parla però anche di una collaborazione con Snoop Dogg nell’album, speriamo bene!

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E’ lui o non è lui? Certo che è lui! In una pausa del tour degli Eagles, Joe Walsh ha avuto il tempo di registrare il suo primo album solista da 18 anni a questa parte. Non si ancora il titolo, dovrebbe uscire questa primavera e sarà prodotto da Jeff Lynne.

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Concludiamo questo giro di news con il nuovo album di Marianne Faithfull, si chiama Horses And High Heels, uscirà il 31 gennaio per la Naive e questa è la tracklist con titoli ed autori (tra cui la stessa Marianne che torna a firmare parecchi brani), produce il “solito” Hal Willner.

1/ The Stations (Written by Greg Dulli, Gregory E, Lanegan and Mark William)

2/ Why did we have to part (Written by Marianne Faithfull and Laurent Voulzy)

3/ That’s how every empire falls (Written by R.B Morris)

4/ No reason (Written by Jackie Lomax)

5/ Prussian blue (Written by Marianne Faithfull and David Courts)

6/ Love song (Written by Lesley Duncan)

7/ Gee baby (Mary Alma Baker/ Tyler T Texas, Sylvia Robinson, JJ Johnson)

8/ Goin’ back (Written by Carole King and Gerry Goffin)

9/ Past present future (Written by Arthur Butler, Jerry Leiber and George Francis “Shadow” Morton)

10/ Horses and high heels (Written by Marianne Faithfull and Doug Pettibone)

11/ Back in baby’s arms (written by Allen Toussaint)

12/ Eternity (written by Marianne Faithfull and Doug Pettibone)

13/ The old house (written by Franck McGuiness and Leo Abrams)

Produced by Hal willner Executive producer: François Ravard Recorded and mixed by Mark Mingham Mastered by John Fischbach.

Non c’entra niente ma mi sembrava carino inserirla per chi, come me, non l’aveva mai vista.

e pure questa…

Alla prossima.

Bruno Conti

Riuscirà Una Delle Migliori Band Sul Pianeta A Farsi Pubblicare I Propri Dischi? Hothouse Flowers -Goodnight Sun

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Hothouse Flowers – Goodnight Sun – 2CD Self Released

Ce l’abbiamo fatta! Non purtroppo a farlo pubblicare, quello no, ma almeno mi sono deciso a parlarne che è il primo passo verso una maggiore conoscenza di questa meravigliosa Band (almeno si spera) e di questo stupendo disco dal vivo.

Intanto due parole sugli Hothouse Flowers che in circa 25 anni di carriera (con alcune pause) si sono trasformati dalla “Best Unsigned Band In Europe” come li aveva definiti la rivista Rolling Stone nel lontano 1985 al “Miglior gruppo senza contratto nel mondo” di oggi. Considerevoli passi avanti direi. Quando apparvero, prima sulla scena irlandese e poi dovunque, con la loro eccitante miscela di rock, soul, gospel e musica celtica che in mancanza di un termine migliore definiremo Celtic Soul, nessuno si sarebbe aspettato che sarebbero diventati prima così famosi e poi sarebbero scomparsi in una sorta di oblio. Cinque album pubblicati nella prima fase, quella più gloriosa, con i fantastici People del 1988 e Home del 1990 che rimangono tra i dischi più belli pubblicati in quegli anni. Poi, dopo il Live del 1999 una lunga pausa che li porta alla pubblicazione dell’ottimo Into Your Heart nel 2004, l’ultimo album di studio del gruppo, pubblicato a livello indipendente dall’etichetta RubyMusic. Il leader e cantante Liam O Maonlai ha pubblicato un album solista intitolato Rian nel 2005 (in precedenza nel 1995 aveva dato vita agli ALT con Andy White e Tim Finn). Questo in breve e sulla carta la carriera di questo straordinario gruppo irlandese che negli anni ’80 duellava in popolarità con gli U2 almeno sulla scena irlandese e inglese, ma c’era posto per entrambi come erano soliti dire e in fondo Bono e soci erano quelli che avevano permesso loro di incidere i primi brani per l’etichetta Mother.

Ma i quattro irlandesi continuano a fare musica e che musica! Liam O Maonlai non ha perso una virgola della sua proverbiale carica, i loro concerti, per chi può assistervi, sono sempre dei piccoli eventi. Questa serata in particolare in quel di Kansas City, Missouri al Kansas City Irish Festival del 2009, anche per i loro standard, rimane uno dei punti più alti della loro carriera.

Sono 13 brani sparsi su 2CD (che potete trovare sul loro sito news.asp o, con grande fatica, anche in qualche negozio italiano, a prezzi elevati, ma vale ogni singolo centesimo dell’investimento) che ripercorrono il meglio della loro carriera più alcune covers fantastiche.

Le “danze” (é proprio il caso di dirlo) si aprono con una sinuosa versione di Santa Monica, un brano che coniuga il meglio della musica americana da highways con le melodie della musica irlandese, rock come se ne ascolta poco in giro, una sezione ritmica agile e inventiva, la chitarra di Fiachna O Braonain e il piano elettrico e la voce espressiva di Liam ti prendono per mano e ti portano sulle strade della California e del mondo, tra gli svolazzi soul delle armonie vocali del gruppo, una meraviglia tanto per cominciare, se proprio volete una pietra di paragone pensate al Van Morrison più rock di Wavelength (e il mitico Van The Man rimane sempre il punto di riferimento della musica degli Hothouse Flowers).

Ma il quartetto irlandese ama anche le proprie origini e spesso esegue in concerto struggenti arie popolari cantate in gaelico come la successiva Ar Bhruach na Laoi che si inserisce senza soluzione di continuità in una versione di I Can See Clearly Now (il pezzo reggae di Johnny Nash) che definire sontuosa è farle un torto, quasi dieci minuti di musica in crescendo e in apnea dove viene estratta ogni singola stilla di quanto di meglio ci si possa ascoltare dalla musica dal vivo, partecipazione del pubblico, melodie incredibili, una intensità quasi dolorosa tra i picchi e valli della canzone che rimane la versione di riferimento e inarrivabile di questo standard del rock. La parte centrale ti trascina e trasporta con una veemenza inarrestabile. Difficile fare della musica migliore.

Ma la successiva Forevermore è un altro piccolo gioiello di equilibri sonori, una canzone che è un inno alla speranza cantata con grande slancio da O Maonlai (forse i cognomi impronunciabili sono l’unica cosa negativa di questo complesso) e scivola su una base musicale quasi antemica, che è una caratteristica del sound della band, questa tendenza a fare della musica semplice ed epica al tempo stesso, caratteristica dei grandi talenti ma che non ha portato loro fortuna dopo l’innamoramento iniziale. Ovviamente il pubblico apprezza. Isn’nt It Amazing è una lunga ballata rock evocativa, ancora illuminata dalla chitarra di Fiachna e dal piano elettrico di Liam, che estrae dalle corde vocali una interpretazione struggente sorretto dall’urgenza della sezione ritmica che propelle il ritmo del brano con una costante accelerazione verso lidi rock’n’soul e tra delicate armonie vocali (tutte frutto del genio della band che sembra più numerosa dei quattro elementi che la compongono). In questo brano mi ricordano i momenti più epici di un altro grande e sfortunato complesso, i Waterboys di Mike Scott nel periodo della “Big Music” di This Is The Sea, altro grande musicista tra genio e sregolatezza, a livello musicale, a livello personale non mi permetterei mai di giudicare.

Be good è uno dei loro brani più celebri e anche orecchiabili, se volete, con un ritornello cantabile e un groove divertente e ritmato che fonde ancora una volta la migliore musica pop con il soul e la canzone d’autore in modo perfetto. Sweet Marie è uno dei momenti più intimi del concerto, una dolce canzone appoggiata su una chitarra acustica e sul piano acustico del leader che canta con grande impegno cercando di ricreare quei momenti catartici (mi è venuto così) tipici della musica del grande Van già citato in precedenza ( e che verrà a sua volta citato nella seconda parte del concerto con una pillollina di In The garden, da No Guru No method No teacher), e ci riesce anche. Semplicemente bellissima!

Il primo CD si conclude con un’altra meraviglia sonora che risponde al nome di Trying To Get Through, altri dieci minuti di goduria musicale (ma brani scarsi o mediocri non ce ne sono), un’altra perla di gospel profano in cui il rock e la musica soul si mescolano in modo inestricabile e divino.

Il secondo CD è composto solo da cinque brani ma che brani ragazzi! Si parte con l’intensa An Emotional Time dove Liam o Maonlai si cimenta anche in alcuni arditi falsetti sostenuto dalla slide di O Braonain per una ballata mid-tempo dalle atmosfere sognanti. Poi è party time! Si inizia con gli oltre tredici minuti della stupenda Your Love Goes, altro brano dal crescendo inarrestabile, punteggiato da una chitarra wah-wah malandrina e dalle imprenscindibili (sto esaurendo i vocaboli) armonie vocali. Fa la sua apparizione anche un flauto quasi da folk celtico che aggiunge un’aria paesana alle procedure musicali prima delle sciabolate rock della chitarra che illuminano la notte del Missouri. Anche nelle parole della band che potete trovare sul loro sito pare che quella sia stata una serata magica e irripetibile, fortunamente fermata su nastro (si diceva così una volta) per i posteri. Il finale call and response con il pubblico, in puro stile gospel, su disco probabilmente non rende l’eccitazione della musica ma almeno ci prova. Altri dodici minuti per le travolgenti arie celtiche e gaeliche della bellissima Si De Mhamo I, tra rock e musica popolare nella migliore tradizione della musica irlandese. Ancora un brano gaelico, lento e maestoso, Amhkran na Tra Baine che forse spezza un po’ i ritmi del concerto prima del gran finale con la profetica Don’t Go, oltre 16 minuti di pura gioia sonora per uno dei loro cavalli di battaglia, che mescola anche musica africana, ritmi cubani e tanto altro al melting pot caleidoscopico della musica degli Hothouse Flowers per un finale festoso e quasi infinito che conferma la loro incredibile ecletticità (a questo punto ho esaurito aggettivi ed avverbi per almeno 2 o 3 Post).

In due parole: “Una meraviglia”! Scusate il ritardo con cui ne ho parlato e confermo che si tratta di uno dei dischi dal vivo (e in assoluto) più belli del 2010 appena finito. Buona ricerca!

Bruno Conti