In Attesa Del Bellissimo Box Di Richard Thompson Ecco Un Ennesimo Concerto Degno Di Menzione. Richard Thompson – Live At Rock City, Nottingham November 86

richard thompson live at rock city nottingham

Richard Thompson – Live At Rock City, Nottingham November 86 – 2CD Angel Air

All’incirca un anno fa, più o meno in questo periodo, usciva un fantastico doppio CD dal vivo Across A Crowded Room Live At Barrymore’s 1985, pubblicato dalla Real Gone Music (e del quale purtroppo, per un disguido, non fu pubblicata la recensione sul Buscadero) https://discoclub.myblog.it/2019/08/21/il-recupero-di-un-raro-ma-bellissimo-disco-dal-vivo-dal-passato-richard-thompson-across-a-crowded-room-live-at-barrymores-1985/ : si trattava del tour di Richard Thompson immediatamente antecedente a quello contenuto nel doppio CD di cui andiamo ad occuparci, in origine negli anni ‘80 uscito solo su Laser Disc, mentre questo Live At Rock City proviene da un broadcast radiofonico (ma mancano quattro brani del concerto), per il quale la qualità sonora è diciamo molto buona, anche se non al livello della serata canadese al Barrymore.

La formazione è la stessa del concerto del 1985, Clive Gregson e Christine Collister, voci di supporto, acustiche e organo, Rory McFarlane al basso, Gerry Conway alla batteria, con una aggiunta significativa, il grande John Kirkpatrick alla fisarmonica, o button accordion se preferite il termine inglese (che nelle note, per un refuso, diventa accordian): quindi è una rara, se non rarissima, occasione per ascoltare Richard Thompson e Kirkpatrick dividere il palco. Il tour era per promuovere l’album “americano” Daring Adventures, prodotto da Mitchell Froom, ma come d’abitudine si pescavano brani da tutta la sua immensa discografia: si parte subito forte con Man In Need, tratto da Shoot Out The Light, brano accolto da un boato del pubblico, che coniuga come d’abitudine il suo approccio Folk (i tocchi fisa di Kirkapatrick) alla assoluta maestria alla chitarra elettrica con un suo tipico assolo, mentre Collister e Gregson aggiungono le loro celestiali armonie vocali. When The Spell Is Broken viene da Across A Crowded Room, una delle sue splendide, uniche, inconsuete ed intense ballate, con lavoro sublime alla solista e grande esecuzione della band.

Two Left Feet da Hand Of Kindness è uno dei pezzi più mossi e brillanti, una moderna giga con ampio spazio per Kirkpatrick, la poco conosciuta Jennie viene da Daring Adventures ed è comunque una delle sue tipiche malinconiche elegie all’amore tormentato, con la Collister ispirata al controcanto ed un altro assolo da urlo, seguita da A Bone Through Her Nose, altro pezzo nuovo per l’epoca, titolo meraviglioso, brano di impianto rock, quasi funky, al quale Thompson fa seguire Calvary Cross, uno dei miei brani preferiti in assoluto, molto amato anche dal pubblico inglese, che Richard ripaga con una esibizione superba e assolo lancinante in crescendo che raggiunge il Paradiso (dei chitarristi). Al Bowlly’s In Heaven, all’epoca nuova, sarebbe diventata negli anni una delle sue canzoni più belle (peccato per i problemi tecnici), e come rarità per la serata il medley folk strumentale Whitefriar’s Hornpipe/Shreds and Patches con Kirkpatrick al centro del palco.

Il secondo CD parte con You Don’t Say, sempre dall’album del 1985, con Thompson, Collister e Gregson impegnati in armonizzazioni vocali di grande pregio: cosa dire di Wall Of Death? Basta ascoltare, uno dei suoi capolavori assoluti, versione come sempre superba, con il plus della fisa di Kirkpatrick e la Collister che fa la Linda Thompson della situazione, ottima anche la vorticosa Fire In The Engine Room con solista in overdrive e la rarissima The Life And Loves Of A She Devil, che all’epoca era il tema di una serie TV, con Thompson che va di pedali e vibrato con la chitarra, mentre Christine Collister la canta divinamente, anche The Angels Took My Racehorse Away è una sorpresa assoluta, un brano da Henry The Human Fly del 1972 che non ricordavo affatto, ma che definire stupenda è quasi farle un torto, diciamo un’altra piccola meraviglia di Richard Thompson, ma quanto è bravo questo uomo? Che poi cala un altro asso con Shoot Out The Lights, in una versione intensa, avvolgente, buia e perigliosa, con chitarra e voce minacciose che quasi travolgono l’ascoltatore, che non fa in tempo a riprendersi perché arriva una altrettanto magistrale, ma esuberante e gioiosa Nearly In Love, con un ritornello quasi cantabile e con un altro assolo intricatissimo della solista.

A chiudere la serata una galoppante Tear Stained Letter, dove lui e Kirkpatrick si sbizzarriscono a rivedere le regole non scritte della musica folk. Un ennesimo (mezzo) capolavoro dal vivo, ma c’erano dei dubbi? Nel prossimo fine settimana vi aspetto per l’articolo in due parti sul superbo cofanetto Hard Luck Stories, in uscita l’11 settembre.

Bruno Conti

Ormai Non E’ Più Soltanto Una Giovane Promessa. Colter Wall – Western Swing & Waltzes And Other Punchy Songs

colter wall western swing

Colter Wall – Western Swing & Waltzes And Other Punchy Songs – La Honda/Thirty Tigers CD

Quando nel 2017 è uscito il sorprendente debut album omonimo del giovane cantautore canadese Colter Wall (il suo EP del 2015 Immaginary Appalachia, poi ristampato, lo conoscevano in pochissimi) i paragoni più frequenti erano quelli con Johnny Cash, non tanto per lo stile che in quella fase era a metà tra folk e country ma per la voce incredibilmente profonda e baritonale. Il seguente Songs Of The Plains, oltre ad essere di livello artistico perfino superiore, era ancora più vicino alle cose dell’Uomo in Nero ed in particolare ai suoi primi album per la Columbia, quelli con le canzoni a tema (ed anche la veste grafica della copertina ricordava i dischi di un tempo) https://discoclub.myblog.it/2018/10/24/il-ragazzo-sta-crescendo-in-maniera-esponenziale-colter-wall-songs-of-the-plains/ . Ora Colter ritorna con il suo terzo “full length”, un lavoro che conferma la crescita esponenziale del nostro che, giova ricordarlo, ha solo 25 anni: Western Swing & Waltzes And Other Punchy Songs è uno splendido album di puro country & western come si faceva a cavallo tra gli anni cinquanta ed i sessanta, un disco di vere e proprie cowboy songs come oggi purtroppo non fa più nessuno.

Il parallelo con Cash è ancora valido, ma con questo nuovo lavoro Wall rivela anche le influenze di altri autori leggendari dell’epoca d’oro, in particolare Marty Robbins e Johnny Horton. Un disco di country purissimo e pressoché perfetto, prodotto da Colter stesso ed inciso con la collaborazione di pochi ma abili strumentisti come Patrick Lyons (chitarre varie, dobro e steel), Doug Moreland al violino, Emily Gimble al pianoforte, Jason Simpson al basso, Aaron Goodrich alla batteria e Jake Groves all’armonica: perfino la durata complessiva, 33 minuti, rimanda ai gloriosi LP di cinque-sei decadi fa. Western Swing & Waltzes è diviso a metà tra cover e brani originali, ma come ho già scritto per il nuovo album cantato in spagnolo dei Mavericks non c’è differenza tra le canzoni nuove e quelle di una volta, anche perché, ripeto, Colter non si smuove neanche a sparargli da un determinato e ben preciso periodo musicale.

Le cover iniziano con il medley di traditionals I Ride An Old Paint/Leavin’ Cheyenne, suonato in maniera essenziale, voce-chitarra-armonica, ma con un feeling notevole (immagino Colter eseguirla al tramonto di fronte ad un falò quando i cavalli sono stanchi); Big Iron è uno dei classici del già citato Robbins (era sul leggendario Gunfighter Ballads & Trail Songs), una western song strepitosa che il nostro rivede in maniera assolutamente scintillante, con la band che lo segue coinvolgendo alla grande l’ascoltatore: una delle canzoni più belle di quest’anno, non importa che abbia più di sessanta anni sul groppone. Anche Diamond Joe è un traditional molto noto, e questa rilettura per doppia voce, chitarra e violino è emozionante nella sua semplicità, mentre High & Mighty (scritta da Lewis Martin Pederson III, un poeta e songwriter del Saskatchewan, quindi compaesano di Wall) è uno squisito western swing ritmato ed irresistibile, degno dei pionieri di questo genere musicale, con la steel di Lyons in gran spolvero ed il piedino di chi ascolta che si muove spontaneamente.

Cowpoke, vecchio successo di Elton Britt, è una languida country ballad che più classica non si può, con forti connotazioni western e suonata in modo splendidamente evocativo. I cinque pezzi scritti da Colter partono con la title track, che inizia per voce e chitarra ma entrano subito la steel ed il resto della band, ed il brano si rivela un delizioso honky-tonk come si faceva un tempo, puro country al 100%. Henry And Sam ha il passo cadenzato di una classica western song (e qui l’influenza di Cash è evidente), con un bel lavoro di dobro e steel ed un motivo godibilissimo; Talkin’ Prairie Boy è proprio un talkin’ come si usava fare negli anni sessanta, solo Colter e la sua chitarra per un pezzo che porta un tocco di folk nel disco e si lascia ascoltare con grande piacere. Gli ultimi due brani scritti dal nostro sono anche quelli che chiudono il CD, e cioè la breve e pimpante Rocky Mountain Rangers, tra le più dirette dell’album, e l’intensa Houlihans At The Holiday Inn, di nuovo con Colter quasi da solo (c’è solo Lyons al dobro), ma con l’evidente capacità di coinvolgere e toccare le corde giuste anche con poco.

Per favore, che nessuno dica a Colter Wall che siamo nel 2020: uno dei dischi country dell’anno.

Marco Verdi

 

 

King Crimson – The Complete 1969 Recordings. Ecco Un Altro Mega Cofanetto Da 26 “Dischi”, Con Tutte Le Registrazioni Del Primo Anno Della Creatura Di Robert Fripp: Esce Il 23 Ottobre.

king crimson the complete 1969 recordings

King Crimson “The Complete 1969 Recordings” 20CD/2DVD/4Blu-Ray Box Set – DGM Panegyric – 23-10-2020

Con “soli” 26 dischetti questo Box non costituisce il record nell’infinita serie di ristampe del materiale dei King Crimson, che rimane a Starless il cofanetto del 2014 che ne aveva 27. Certo che per i fans della band di Robert Fripp (e per i loro portafogli) rimane difficile tenere dietro a tutta questa massa di uscite, se consideriamo anche le nuove uscite della serie Elements Tour Box, di cui è uscito da poco il doppio del 2020, non dimenticando che del disco del 2019 In The Court Of The Crimson King erano già state pubblicate le edizioni per il 40° e 50° Anniversario, entrambe curate da Steven Wilson, che ha comunque messo lo zampino anche in questa nuova opera presentando un nuovo Dolby Atmos mix (che pare la nuova frontiera del suono per audiofili, e che è stato utlizzato anche per una ennesima nuova inutile antologia di John Lennon Gimme Some Truth The Best Of, in uscita a ottobre di cui vi parlerò a breve in un altro Post).

Tornando a questo nuovo box dovrebbe contenere ulteriori 6/7 CD e Blu-ray Audio di materiale inedito, per la prima volta disponibile. Comunque se volete verificare anche voi, ecco la lista completa dei contenuti del manufatto in uscita al 23 ottobre, per una cifra indicativa che dovrebbe essere, tutto compreso, intorno ai 200 euro circa, prenotabile solo qui https://burningshed.com/store/kingcrimson/king-crimson_complete-1969-recordings_boxset.

*NDB Nel frattempo è apparso anche su altri siti di vendita, inclusi Amazon vari, a prezzi decisamente più bassi.

Discs 1 – 18, 25, 26 CD
Disc 19 DVD, Disc 20 DVD-A,
Discs 21 – 24 Blu-Ray

Disc 1
Live at Hyde Park

1 21st Century Schizoid Man
2 The Court of the Crimson King
3 Get Thy Bearings
4 Announcement (Incomplete)
5 Epitaph
6 Mantra
7 Travel Weary Capricorn
8 Mars
9 Band Reunion Meeting

Disc 2
Live at the Marquee

1 21st Century Schizoid Man
2 Drop In
3 Announcement (Incomplete)
4 I Talk To The Wind
5 Epitaph (Incomplete)
6 Travel Weary Capricorn
7 Improv (inc Nola and Etude No. 7)
8 Mars

Disc 3
Live at Plumpton Festival

1 21st Century Schizoid Man
2 Get Thy Bearings
3 Announcement
4 The Court Of The Crimson King
5 Mantra
6 Travel Weary Capricorn
7 Improv
8 Mars

Disc 4
Live at Chesterfield Jazz Club

1 21st Century Schizoid Man
2 Drop In
3 Announcement
4 Epitaph
5 Get Thy Bearings
6 Announcement
7 I Talk To The Wind

Disc 5
Live at Chesterfield Jazz Club

1 Announcement
2 The Court Of The Crimson King
3 Mantra
4 Travel Weary Capricorn
5 Improv
6 Mars

Disc 6
Live at the Fillmore East

1 The Court Of The Crimson King (Incomplete)
2 Announcement
3 A Man, A City
4 Announcement
5 Epitaph
6 Announcement
7 21st Century Schizoid Man
8 The Court Of The Crimson King (Incomplete)
9 Announcement
10 A Man, A City
11 Announcement
12 Epitaph
13 Announcement
14 21st Century Schizoid Man

Disc 7
Live at the Fillmore West

1 Mantra
2 Travel Weary Capricorn
3 Improv Travel Bleary Capricorn
4 Mars
5 The Court of the Crimson King
6 Announcement
7 Drop In
8 A Man, A City
9 Announcement
10 Epitaph
11 Announcement
12 21st Century Schizoid Man
13 Announcement
14 Mars

Disc 8
Album – Original Master Edtion – expanded

1 21st Century Schizoid Man
2 I Talk to the Wind
3 Epitaph
4 Moonchild
5 The Court of the Crimson King
6 21st Century Schizoid Man
7 I Talk to the Wind
8 Epitaph
9 The Court of the Crimson King (Single A Side)
10 The Court of the Crimson King (Single B Side)

Disc 9
Alternate album – expanded

1 Wind Session
2 21st Century Schizoid Man (Morgan Studio Version with Overdubs)
3 I Talk To The Wind (Alt 2019 Mix)
4 I Talk To The Wind (Duo Version 2019 Mix)
5 Epitaph (Isolated Vocal 2019 Mix)
6 Epitaph (Alt Take 2019 Mix)
7 Moonchild (Take One 2019 Mix)
8 The Court of the Crimson King (Take 3 2019 Mix)
9 21st Century Schizoid Man (Trio Version 2019 Mix)

Disc 10
2009 Album Mixes – expanded

1 21st Century Schizoid Man
2 I Talk to the Wind
3 Epitaph
4 Moonchild
5 The Court of the Crimson King
6 Moonchild [Full Version]
7 I Talk to the Wind [Duo Version]
8 I Talk to the Wind [Alternate Mix]
9 Epitaph [Backing Track]
10 Wind Session [21st Century Schizoid Man Intro]

Disc 11
2019 Album Mixes & Instrumental Mixes

1 21st Century Schizoid Man
2 I Talk to the Wind
3 Epitaph
4 Moonchild
5 The Court of the Crimson King
6 21st Century Schizoid Man
7 I Talk to the Wind
8 Epitaph
9 Moonchild (Edit)
10 The Court of the Crimson King

Disc 12
Let’s Make a Hit Waxing

1 Let’s Make a Hit Waxing

Disc 13
Sessions Disc 1

1 21st Century Schizoid Man (Morgan Studio Instrumental)
2 Epitaph Takes 1 to 3
3 Epitaph Takes 4 to 8
4 I Talk to the Wind Takes 1 to 4

Disc 14
Sessions Disc 2

1 I Talk to the Wind Takes 5 to 8
2 I Talk to the Wind Takes 9 to 12
3 The Court of the Crimson King Stereo Takes

Disc 15
Sessions Disc 3

1 The Court of the Crimson King Take 6
2 The Court of the Crimson King Take 1 and 2
3 The Court of the Crimson King Takes 3 to 7
4 The Court of the Crimson King Takes 8 to 10
5 The Court of the Crimson King Trailer Take 1

Disc 16
Sessions Disc 4

1 The Court of the Crimson King (Stormy Mix)
2 I Talk to the Wind Takes 3 to 6
3 I Talk to the Wind Takes 7 to 9
4 I Talk to the Wind Early Take
5 Drum Check
6 21st Century Schizoid Man Sax Sound Check
7 Ahh (Stormy Mix)
8 I Talk to the Wind (Stormy Mix)

Disc 17
Sessions Disc 5

1 Epitaph Takes 1 to 3
2 Epitaph Takes 5 – 11
3 Epitaph Take 2 (Stormy Mix)

Disc 18
Sessions Disc 6

1 Moonchild Takes 1 to 8
2 Moonchild Take 9 (complete)
3 Trailer Take and Take Overdubbed
4 Pipe Organ Takes
5 Wind Noise Takes
6 The Court of the Crimson King Takes

Disc 19
DVD
24/48 Complete Studio Sessions
24/48 Let’s Make a Hit Waxing
16/48 Stormy Selections

Disc 20
DVD-A
24/48 Original Master Edition
24/48 2019 album mixes in hi-res stereo and 5.1 Surround

Hyde Park Film Snippet

Disc 21
Blu-Ray
24/192 Giles, Giles and Fripp – as per CD 25
24/96 Complete Studio Sessions
24/192 Live at Chesterfield Jazz Club

Disc 22
Blu-Ray
24/96 2009 Hi-Res Stereo and 5.1 Surround Mixes
24/96 Additional audio and Alternate album from the 2009 mixes
24/48 Original 1969 vinyl needledrops of UK stereo & US Mono Promo LPs
24/48 Original 1969 Mono UK Single A and B Sides and US Promo Single A Side

Disc 23
Blu-Ray
24/96 2019 Mixes in Stereo, 5.1 Surround and Instrumental Mixes
24/96 Original Master Edition
24/96 2019 Alternate Album and Additional Material Mixes

Hyde Park Film Snippet (audio mono)

Disc 24
Blu-Ray
2020 Dolby Atmos Mix
24/96 I Talk to the Wind (duo version) 5.1 Surround *
* audio through four channels only
24/96 Let’s Make a Hit Waxing

Disc 25
Selected Recordings 1968

Giles, Giles and Fripp

1 Tremelo Study in A Major (Spanish Suite)
2 Suite No. 1
3 Scrivens
4 Why Don’t You Just Drop In (i)
5 I Talk to the Wind (i)
6 Plastic Pennies
7 Passages of Time
8 Under the Sky (ii)
9 I Talk to the Wind (ii)
10 Erudite Eyes
11 Make it Today (ii)
12 Wonderland
13 Why Don’t You Just Drop In (ii)
14 She is Loaded

Disc 26
BBC Sessions and Trees

1 21st Century Schizoid Man
2 Epitaph
3 The Court of the Crimson King
4 I Talk to the Wind
5 Get Thy Bearings

Live at Fairfield Hall, Croydon

6 Trees

Alla prossima.

Bruno Conti

Questa E’ La Vera Musica Latino-Americana! The Mavericks – En Espanol

mavericks en espanol

The Mavericks – En Espanol – Mono Mundo/Thirty Tigers CD

I Mavericks, che quest’anno festeggiano i trent’anni di carriera, si possono ormai considerare una delle band cardine del panorama musicale americano. Dopo aver raggiunto il successo negli anni novanta con dischi come What A Crying Shame, Music For All Occasions e Trampoline, il gruppo di Miami è stato sciolto dal leader Raul Malo che voleva perseguire una carriera come solista, una separazione che è durata ben quindici anni (a parte una reunion estemporanea nel 2003 con il peraltro incerto The Mavericks). Una volta riformatisi, i nostri sono riusciti disco dopo disco a tornare ai livelli di un tempo (specie con gli ultimi due lavori Brand New Day e Play The Hits https://discoclub.myblog.it/2019/11/25/una-gran-bella-collezione-di-successidegli-altri-the-mavericks-play-the-hits/ ), ed oggi sono giustamente considerati una di quelle band in grado di suonare qualsiasi cosa, che sia country, rock’n’roll, pop, swing, musica di stampo messicano o ballate romantiche alla Roy Orbison, grazie alla grande voce del leader ed alla bravura strumentale degli altri tre (Eddie Perez, chitarre, Jerry Dale McFadden, piano ed organo, Paul Deakin, batteria).

Dopo aver provato quasi tutti i generi musicali, quest’anno Malo ha voluto realizzare un progetto da sempre nei suoi pensieri, e cioè un intero disco di musica latina cantato in spagnolo, un proposito favorito anche dalle sue origini cubane. Il disco in questione si intitola appunto En Espanol, ed in dodici canzoni esplora splendidamente la musica latina in varie sfaccettature: ci sono brani chiaramente che risentono dell’influenza cubana, ma anche tanto Messico, un pizzico di contaminazione sudamericana e perfino come vedremo un pezzetto di Italia. Ma quello che più conta è che En Espanol (prodotto come sempre da Malo e Niko Bolas, storico collaboratore di Neil Young) è un album davvero godibile, suonato in maniera perfetta e cantato meravigliosamente da Raul, che con gli anni sembra migliorare disco dopo disco. In più, il suono è rinforzato come già negli ultimi lavori dai Fantastic Five, un combo che conta sulla splendida fisarmonica ed il bajo sexto di Michael Guerra, una sezione fiati di tre elementi ed il basso di Ed Friedland, più il contributo in tre brani del bravissimo pianista Alberto Salas ed in uno del mitico Flaco Jimenez e del suo inseparabile accordion (e non manca in diversi pezzi l’uso dell’orchestra, fortunatamente mai in maniera ridondante).

En Espanol è bilanciato tra cover (sette) e brani originali (cinque), e sono proprio questi ultimi la vera sorpresa, in quanto sembrano in tutto e per tutto canzoni appartenenti alla tradizione. I pezzi scritti da Malo (da solo o con altri) iniziano con la splendida Recuerdos, un brano dall’atmosfera latina anni sessanta, con grande musicalità da parte della band e dei fiati e la voce di Raul che è uno spettacolo a parte: il ritornello, poi, è irresistibile. Poder Vivir è un solare corrido messicano che sembra tradizionale al 100%, con Guerra che fa il bello e il cattivo tempo; Mujer è un godibile bolero che fa incontrare Messico e Cuba, e si contrappone alla melodiosa Pensando En Ti, uno slow dal sapore d’altri tempi cantato con grande intensità, ed alla vibrante Suspiro Azul, cadenzata e coinvolgente. E veniamo alle cover: il CD si apre con La Sitiera (scritta da Rafael Lopez Gonzalez e resa popolare da Omara Portuondo), introdotta da un evocativo chitarrone twang subito doppiato dall’orchestra, poi arriva la voce potente di Malo che prende subito il possesso del brano; non ci sono altri strumenti fino al terzo minuto, quando entra il resto della band insieme ad una tromba mariachi, conducendo la canzone al termine in maniera spettacolare.

No Vale La Pena (del grande cantante messicano Juan Gabriel) è una gioiosa fiesta piena di suoni e colori, con la fisa di Flaco a duettare baldanzosamente con Malo, mentre i Mavericks sembrano un gruppo proveniente da Guadalajara più che dagli Stati Uniti; Sombras Nada Mas, un pezzo reso noto da Javier Solis, è un lento strappalacrime con i nostri che bilanciano perfettamente antico e moderno (e Raul sembra davvero Orbison), mentre Me Olvidé De Vivir è addirittura appartenente al repertorio di Julio Iglesias (che figura anche tra gli autori), ed il brano mantiene lo stile latino-pop romantico del famoso cantante spagnolo anche se Malo e compagni fanno la differenza per quanto riguarda il suono. La nota Sabor A Mi è uno dei più celebri bolero della musica latina (l’hanno fatta un po’ tutti, dai Los Panchos a Luis Miguel), ed i nostri la eseguono con classe, eleganza e rispetto per la struttura originale. L’aggancio con l’Italia di cui parlavo prima è con Cuando Me Enamoro, adattamento della famosa Quando Mi Innamoro (che nel booklet viene attribuita ad Andrea Bocelli, che però è solo l’ultimo in ordine di tempo ad averla proposta, essendo originariamente un pezzo presentato a San Remo nel 1968 da Anna Identici): la canzone è quella in assoluto con l’arrangiamento meno “latino”, ma si mantiene ben ancorata nei sixties e risulta alla fine tra le più gradevoli.

Le cover (ed il CD) terminano con la pimpante Me Voy A Pinar Del Rio (della celebre cantante cubana Celia Cruz), una delizia a tempo di mambo, decisamente trascinante e perfetta per concludere in crescendo un album che mi sento di consigliare anche a chi non ne può più di musica finto-latina e danzereccia: i Mavericks sono un gruppo vero, ed En Espanol è un disco divertente ma concepito con grande serietà ed amore.

Marco Verdi

Tornano Gli Alfieri Del “Christian Rock”. NEEDTOBREATHE – Out Of Body

needtobreathe out of body

NEEDTOBREATHE – Out Of Body – Elektra Records – LP – CD

A distanza di quattro anni dall’ ultimo lavoro in studio, il deludente Hard Love (16) https://discoclub.myblog.it/2016/11/08/invece-veramente-brutto-needtobreathe-hard-love/ , seguito lo scorso anno dallo splendido Acoustic Live Vol. 1 https://discoclub.myblog.it/2019/01/16/un-live-riparatore-di-ottimo-livello-needtobreathe-acoustic-live-vol-1/ , tornano i Needtobreathe con questo nuovo lavoro Out Of Body, che ad un primo ascolto sembra non essere malaccio, anche se per chi scrive sono lontani i tempi degli esordi con Daylight (06), The Heat (07), The Outsiders (09), e soprattutto con l’ottimo The Reckoning (11). Dopo l’abbandono del membro fondatore Bo Rinehart (suonava la chitarra, il mandolino e il banjo), i Needtobreathe (tra sermoni e preghiere) trovano il tempo di ritornare negli abituali studios di Nashville con il restante trio composto da sempre dal carismatico Bear Rinehart vocalist e chitarre, Seth Bolt al basso, mandolino, batteria, percussioni, e cori, Josh Lovelace alle tastiere, mandolino, piano, e cori, per registrare insieme ai produttori Cason Cooley e Jeremy Lutito un “set” di brani dalla musicalità coinvolgente, leggermente danzereccio a tratti, che propongono le solite ben note distinte atmosfere, supportate come sempre anche da testi che riflettono un approccio religioso.

La traccia di apertura Mercy’s Shore, inizia con un “riff” di chitarra acustica per poi svilupparsi con una melodia in sottofondo che ricorda i migliori Mumford & Sons, a cui fanno seguito le chitarre elettriche e il basso di una tambureggiante e danzabile Alive, la forza trascinante di una canzone di speranza come Hang On, fino ad arrivare al “folk-rock” religioso Survival cantato in duetto con Drew Holcomb e la moglie Ellie (titolari di ottimi dischi con il marchio Drew Holcomb & The Neighbors). Si riparte, tanto per cambiare con una preghiera a Dio, una Child Again che è un vero e proprio “gospel” bianco, seguita dalla title track Out Of Body dall’atmosfera speranzosa, mentre la bella Who Am I è un brano “roots” che gira intorno alla limpida voce di Bear Rinehart, deliziosa anche Banks (una delicata lettera d’amore a un bambino), con in sottofondo un meraviglioso coro.

Ci si avvia alla fine dei sermoni, con il “country moderno” di una Riding High, che inizia con una chitarra acustica, per poi svilupparsi con eccellenti armonie di strumenti e voci, per passare infine alle note pianistiche di una Bottom Of A Heartbreak cantata con voce appassionata, e andare a chiudere (forse anche la carriera dei Needtobreathe, dato che pure Bear Rinehart ha manifestato la sua volontà di uscire dal gruppo) con una struggente ballata Season, composta guarda caso da tutti i componenti del gruppo, i fratelli Rinehart, Josh Lovelace e Seth Bolt (una storia di amici intimi, che hanno attraversato momenti difficili insieme), un brano con le consuete eccellenti armonie vocali.

I Needtobreathe sono una band particolare, in primis perché appartengono al già citatp filone Christian-Rock (con tutto quello che ne consegue nel proporre scomodi testi religiosi), ma nello stesso tempo riescono a mischiare le sonorità anni settanta, con il classico sound alternativo dei nostri tempi. Se fosse veramente il “canto del cigno” dei Needtobreathe, per i ferventi credenti l’acquisto di Out Of Body è obbligatorio, per tutti gli altri meritano almeno un attento ascolto.

Tino Montanari

Al Decimo Anno Di Carriera, Ecco Il Loro Disco Migliore. The Harmed Brothers – Across The Waves

harmed brothers across the waves

The Harmed Brothers – Across The Waves – Fluff & Gravy CD

La prima cosa da dire riguardo agli Harmed Brothers è che di fratelli all’interno della band non c’è traccia: stiamo infatti parlando di un duo formato alla fine della scorsa decade, quando Ray Vietti ha incontrato Alex Salcido (originari rispettivamente del Missouri e di Los Angeles) e, dopo aver constatato di condividere le stesse visioni musicali, hanno deciso di formare un gruppo insieme. Dal 2010 ad oggi i nostri hanno pubblicato quattro album ed un EP, i primi due in via autogestita mentre dal 2013 sotto l’egida della Fluff & Gravy, un’etichetta indipendente di Portland, Oregon, che ha tra le sue fila alcune importanti band del circuito Americana come Richmond Fontaine e The Parson Red Heads. Tutti i lavori del duo formato da Vietti e Salcido hanno incontrato negli anni buone recensioni ed un discreto successo a livello sotterraneo, ma con il loro nuovissimo Across The Waves ci hanno indubbiamente consegnato il loro lavoro più completo fino ad oggi.

Prodotto dagli stessi Harmed Brothers insieme a Inaiah Lujan, Across The Waves è infatti un ottimo dischetto di pura Americana, in cui i nostri ci intrattengono per circa quaranta minuti con una serie di canzoni che coniugano mirabilmente rock, pop, folk, country, blue-eyed soul e chi più ne ha più ne metta. La cosa che salta maggiormente all’orecchio è l’estrema facilità dei due leader di scrivere canzoni di immediata fruibilità pur non scadendo mai nel banale e nello scontato, il tutto suonato in maniera diretta e senza troppi fronzoli da una backing band di quattro elementi formata da Ben Knight alle chitarre, Matthew McClure al basso, Ryan Land alla batteria e Steve Hauke alla steel guitar, mentre gli stessi Vietti e Salcido, oltre a cantare, si cimentano alle chitarre ed Alex anche a banjo e tastiere. Il CD si apre in maniera più che positiva con Skyline Over, un vivace e piacevole pop rock dal ritmo spedito e melodia intrigante, e prosegue sulla medesima falsariga con Picture Show, che sembra la continuazione del brano precedente ma con una vena chitarristica più accentuata: puro power pop vibrante ed orecchiabile, non lontano da certe cose dei R.E.M. del penultimo periodo (quelli di Reveal e Around The Sun).

Funnies è deliziosa, un perfetto connubio tra la base rock chitarristica ed una melodia pop gradevole ed immediata, un cocktail solo all’apparenza semplice ma che anzi denota una buona dose di creatività; River Town è una gradevole e limpida ballata sfiorata dal country (grazie all’uso della steel), ancora contraddistinta da una linea melodica di facile presa, così come Born A Rotten Egg che però è ulteriormente impreziosita da un bell’uso di piano ed organo che le donano un sapore da soul song sudista (ed il motivo centrale è quasi perfetto). Organo e chitarre caratterizzano il suono anche nella pimpante In A Staring Contest, ennesima prova della facilità dei nostri di coniugare arie musicali accattivanti ad un background sonoro di tutto rispetto; Where You’re Going è una profonda ed affascinante ballata dall’atmosfera rarefatta e crepuscolare, in aperto contrasto con la seguente All The Same, uno strepitoso folk-rock dove tutto, dalla strumentazione tersa e fluida alla melodia fresca, risulta vincente.

Il CD si chiude in crescendo con la trascinante Ride It Out, una rock’n’roll song alla Tom Petty dotata di un ottimo riff e con il solito motivo eccellente, e con l’acustica Time, sette minuti intensi dove non mancano improvvise svisate elettriche in sottofondo. Quindi un dischetto assolutamente da tenere in considerazione questo Across The Waves, il modo migliore per gli Harmed Brothers di festeggiare i loro primi dieci anni di carriera.

Marco Verdi

Una Sorta Di Antologia Rivisitata Per Celebrare Un Grande Cantautore. Grayson Capps – South Front Street A Retrospective 1977-2019

grayson capps south front street

Grayson Capps – South Front Street: A Retrospective 1997-2019 – Royal Potato Family Records

Grayson Capps è il classico artista di culto: questo non è per dire che non sia (o non sia stato) conosciuto, in fondo la sua vicenda si sviluppa da quella del padre Everett, predicatore battista, ma anche uomo dai mille lavori per mantenere la famiglia in quel di Opelika, Alabama (dove il figlio Grayson nasce nel 1967), autore di un romanzo inedito, da cui in seguito è stata tratta la sceneggiatura del film, sempre di culto, A Song For Bobby Long (con Scarlett Johansson e John Travolta) nel quale Capps figlio appariva anche come attore ed autore di quattro brani della colonna sonora. Quindi diciamo che il suo background culturale ha sempre fatto da sfondo a canzoni che raccontano storie, anche dure e al limite, provenienti dal profondo Sud degli Stati Uniti, sia zone rurali che vicino a fiumi e al mare, dal Mississippi all’amata New Orleans, dove ha vissuto a lungo, fino all’arrivo dell’Uragano Katrina che gli ha distrutto la casa dove abitava con la famiglia.

Famiglia, da allora trasferita a Mobile, Alabama, dove vive con lui, sono una coppia da una ventina di anni, anche la moglie Trina Shoemaker, produttore ed ingegnere del suono, con tre Grammy vinti ed altrettante nomination, tra le più popolari nel mondo della musica di qualità, famosa soprattutto per i suoi lavori con Sheryl Crow, ma anche con una lista di clienti lunga come un elenco telefonico (se esistessero ancora), e che comunque in passato ha lavorato spesso con il marito, ma per l’occasione ha deciso di creare questa inconsueta antologia (o retrospettiva, come rimarca il sottotitolo del CD). Trina ha preso sedici canzoni dal repertorio di Grapps, ci ha costruito una sequenza intorno, le ha remixate, ripulite dove occorreva, pescando anche tra quelle meno note, e il risultato, pur essendo già noto in gran parte ai cultori di Grayson, che ha pubblicato dischi sotto forma di antologia anche per l’italiana Appaloosa (il secondo dischetto di Love Songs, Mermaids and Grappa del 2015), o solo in digitale nella raccolta Best of Grayson Capps: A Love Song for Bobby Long, uscita per il download nel 2011.

Sembra quasi un album nuovo, da scoprire e gustare anche per chi non conoscesse i talenti di questo splendido cantautore, tra blues, southern, Americana, country, con una voce caratteristica ma che potrebbe rimandare, come attitudine almeno, a quelle di John Hiatt, Anders Osborne (un altro che frequenta la Louisiana), o al Tom Waits meno ermetico, financo il re dello swamp Tony Joe White, insomma uno bravo, anzi molto bravo. Come detto in South Front Street, perfetto anche il titolo, troviamo 16 canzoni, non in ordine cronologico, di cui alcune splendide e alcune “solo” molto belle: Get Back Up, scritta in Louisiana “Yesterday was a very fine day indeed, I got a pint of beer, went outside and brushed my teeth”, è un tipico esempio dello stile più laidback e bluesy di Capps (che qui secondo me presenta anche delle analogie con Mellencamp), apparsa sul “debutto” If You Knew My Mind del 2005 e prima anche nel CD degli Stavin Chain, chitarra acustica, resonator guitar e armonica, una sezione ritmica discreta e l’ascoltatore è subito ben servito; May We Love una delicata e deliziosa canzone d’amore, degna del meglio della canzone d’autore americana, con controcanto femminile e mandolino in evidenza, era sul doppio Appaloosa Love Songs, Mermaids and Grappa, mentre Train Song, era sempre sul disco Stavin Chain, è una blues song degna del miglior Ry Cooder, di nuovo con slide in bella mostra.

La poetica New Again, dall’ultimo disco del 2017, il trascurato Scarlett Roses  https://discoclub.myblog.it/2018/04/03/rose-rosse-che-profumano-di-ottima-musica-grayson-capps-scarlett-roses/ , è un’altra splendida ballata con chitarra arpeggiata e armonica e, con Dylan LeBlanc, uno spirito affine alle armonie vocali, cantata in modo rilassato e partecipe da Grayson. Viene recuperata anche Junior and the Old African Queen da Songbones del 2007, un altro acquarello sudista di impronta bayou, con armonica, violino e chitarra acustica ad evidenziare la splendida voce di Capps, che poi scatena il suo fascino di storyteller nel blues marcato e quasi danzante, sempre segnato da chitarre elettriche sognanti, di Hold Me Darlin’, mentre Arrowhead, dal poco noto Rott’n’Roll del 2008, solo voce e acustica, è sempre deliziosa. A Love Song For Bobby Long, oltre che nella colonna sonora del film, era presente anche in If You Knew My Mind, un’altra canzone da storyteller solitario, Psychic Channel Blues, di nuovo da Songbones, presenta un altro dei suoi tipici personaggi che popolano le strade e i vicoli di New Orleans, una malinconica ballata in crescendo, degna del miglior Tom Waits, con grande interpretazione vocale del nostro e un bel solo di chitarra, come pure Washboard Lisa in pochi tratti presenta un altro “carattere” ai margini, con una narrazione sonora attraversata da un violino intrigante e dall’armonica, un insieme che mi ha ricordato il miglior Dirk Hamilton.

I Can’t Hear You è uno dei rari brani rock, presente nel primo album come pure in Songbones, un pezzo vibrante con chitarre e ritmica pressanti, una voce femminile di supporto (forse Trina), e Rock’n’Roll da The Last Cause Minstrels del 2011, è un folk-rock palpipante con retrogusti blues, dove si apprezza la chitarra del fedele Corky Hughes, Daddy’s Eyes, da Wail And Ride del 2006, come la precedente, è tra le più belle canzoni di Grayson (ma ce ne sono di scarse?). If You Knew My Mind, la title track del primo album (il più rappresentato con quattro canzoni) è un’altra blues ballad con uso di resonator, sempre con la voce maschia del nostro in grande spolvero, e sempre dallo stesso disco I See You un altro brano che ricorda grandi cantautori dimenticati degli anni ‘70, oltre a quelli citati finora, tra cui Dirk Hamilton, ricorderei anche Guthrie Thomas, al solito esiziale l’uso dell’armonica. In chiusura la lunga Harley Davidson, altra rock song, con elettrica fremente sullo sfondo, degli Stavin Chain, che chiude alla grande un disco da ascoltare e riascoltare a lungo.

Bruno Conti