Lo Springsteen Della Domenica: Un Gran Concerto Per Tre Quarti, Con Un Finale “Normale”. Bruce Springsteen & The E Street Band – Madison Square Garden, New York, 6/27/2000

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Bruce Springsteen & The E Street Band – Madison Square Garden, New York, 6/27/2000 – live.brucespringsteen.net/nugs.net 3CD – Download

Partiamo dal presupposto che l’aggettivo “normale” associato ad un concerto di Bruce Springsteen & The E Street Band sottintende comunque un livello inarrivabile per circa il 90% dei gruppi rock al mondo, ma in ogni caso non sarebbe corretto spacciare per leggendario ogni singolo show tenuto dal rocker del New Jersey e dal “suo” gruppo, anche se penso che nessuno dei suoi fans se ne sia mai tornato a casa insoddisfatto. Il famoso Reunion Tour tenuto dal Boss nel biennio 1999-2000, che lo vedeva ricongiungersi con i suoi “blood brothers” dopo undici anni, terminò nell’estate del duemila con ben dieci serate consecutive al Madison Square Garden di New York, delle quali quella finale del primo luglio è già stata pubblicata tra le uscite mensili degli archivi live del nostro (ed in parte anche nel doppio CD del 2001 Live In New York City).

Oggi mi occupo del penultimo episodio della serie, Madison Square Garden, New York, 6/27/2000, che invece documenta l’ottava serata, a detta di molti la migliore dopo appunto quella conclusiva, e con nove canzoni diverse in scaletta. Ebbene, come ho accennato nel titolo del post per tre quarti lo show è una bomba, con il Boss ed i suoi compari in perfetta simbiosi ed in totale sintonia col pubblico: nei bis però, quando cioè di solito Bruce spende le ultime briciole di energia rimaste in corpo, sembra che i nostri inseriscano all’improvviso il pilota automatico, complice forse una parte finale di setlist che riserva poche sorprese. E comunque il giudizio complessivo rimane ampiamente positivo, grazie soprattutto a più di un momento esaltante nella parte di spettacolo prima dei bis. L’avvio è formidabile, con la rara Code Of Silence, una grande rock song suonata molto di rado, seguita dalla sempre irresistibile The Ties That Bind e da una potentissima Adam Raised A Cain, con Bruce che inizia a farci sentire la voce della sua sei corde. Un’energica Two Hearts, tradizionalmente un duetto con Little Steven, precede l’amatissima Trapped di Jimmy Cliff, vero e proprio “crowd-pleaser” con ritornello da cantare a squarciagola, ed una struggente Factory, dotata di un inedito arrangiamento country.

Dopo l’allora nuova American Skin (41 Shots), ispirata ad un tragico caso di abuso di potere da parte della polizia verso un uomo disarmato (ma musicalmente non eccelsa), lo show prosegue con ottime riletture di classici alternati a pezzi più recenti: vediamo quindi susseguirsi versioni super-coinvolgenti di The Promised Land, Badlands e Out In The Street, una Youngstown molto più rock e tagliente che in origine ed una scatenata Murder Incorporated. Tenth Avenue Freeze-Out, con i suoi 18 minuti di durata e varie improvvisazioni al suo interno (It’s Alright di Curtis Mayfield, Take Me To The River di Al Green, Red Headed Woman di Bruce e Rumble Doll cantata da Patti Scialfa), è forse il momento centrale della serata https://www.youtube.com/watch?v=r1twvwbB_cU , ma poi abbiamo un trittico di rarità (la splendida e trascinante Loose Ends, la bellissima soulful ballad Back In Your Arms e l’antica Mary Queen Of Arkansas) e la strepitosa Backsteets, a mio giudizio la migliore ballata della “golden age” del Boss insieme a Jungleland e The River.

Da qui in poi come dicevo il concerto da eccellente diventa “solo” buono: Light Of Day l’ho sempre vista come un pretesto per mostrare i muscoli (tra l’altro per quasi un quarto d’ora) ma non una gran canzone, Hungry Heart e Born To Run sono fra i pochi pezzi che Springsteen esegue sempre allo stesso modo, mentre sia la vecchia e solare Blinded By The Light che l’inimitabile Thunder Road fanno salire nuovamente la temperatura. Finale con If I Should Fall Behind, che in quel tour serviva come showcase per i vari membri “cantanti” della band che avevano una strofa a testa (quindi Bruce, Patti, Little Steven, Nils Lofgren e Clarence Clemons) e con l’allora inedita Land Of Hope And Dreams, un brano che non mi ha mai fatto impazzire ed anche discretamente tirato per le lunghe. Per la prossima uscita ci sposteremo sulla costa ovest e ci imbarcheremo sul “Tunnel Of Love Express”.

Marco Verdi

Un Altro Bel Disco Targato “Auerbach Productions”, Forse Fin Troppo Falsetto. Aaron Frazer – Introducing…

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Aaron Frazer – Introducing… – Dead Oceans/Easy Eye Sound CD

Negli ultimi tempi Dan Auerbach è molto più impegnato come produttore che in qualità di leader dei Black Keys, anche se l’ultimo Let’s Rock del 2019 è uno dei lavori migliori del duo di Akron. Personaggio con un fiuto sopraffino per il talento, Auerbach negli ultimi anni ha patrocinato ottimi album di giovani artisti all’esordio (Dee White, Yola), riesumato oscuri musicisti del passato (Robert Finley, Leo “Bud” Welch, Jimmy “Duck” Holmes) e, lo scorso anno, ha prima assistito Marcus King nel bel debutto da solista El Dorado e poi ha rilanciato la carriera del noto countryman John Anderson con il bellissimo Years. Il 2021 è appena iniziato e già uno degli album più piacevoli tra i pochi usciti vede il nome di Auerbach nella casella del produttore: si tratta di Introducing…, primo disco di Aaron Frazer, musicista originario di Brooklyn ma cresciuto a Baltimore che Dan ha conosciuto come membro di Durand Jones & The Indications, di cui Aaron è il batterista ed una delle voci nonché uno dei principali compositori.

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In particolare Auerbach è rimasto colpito dal timbro particolare di Frazer, un falsetto decisamente melodico e soulful, una voce che Dan ha dichiarato di non aver mai sentito prima in un batterista: i due, dopo essersi conosciuti, hanno cominciato a scrivere insieme una serie di brani che poi sono andati ad incidere negli Easy Eye Sound Studios di Nashville (di proprietà di Auerbach), con la solita serie di musicisti dal nobile pedigree come Bobby Wood, Mike Rojas, Russ Pahl, Pat McLaughlin, il percussionista di Nashville Sam Bacco, mentre Frazer si è occupato della batteria e, soprattutto, della voce solista. Introducing…è quindi un bel disco di puro blue-eyed soul con elementi errebi e funky, dal suono moderno ma con gli arrangiamenti vintage che tanto piacciono ad Auerbach, e che possiamo trovare anche nei dischi di Yola, Marcus King nonché nel secondo solo album dello stesso Dan, Waiting On A Song. Ma se il leader dei Black Keys ha i suoi meriti, il vero protagonista è proprio Frazer, con la sua voce melliflua e vellutata ma anche con la sua abilità come compositore: la stampa internazionale lo ha paragonato a Curtis Mayfield, ma Aaron ha una personalità sua ed uno stile d’altri tempi che lo colloca idealmente nel passato della nostra musica (anche fisicamente, dato che sembra uscito dagli anni cinquanta).

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Si parte con la raffinatissima You Don’t Wanna Be My Baby, elegante pop song in cui la voce quasi femminile del leader funge da strumento aggiunto: il suono è forte e centrale con un arrangiamento deliziosamente anni 70, grazie anche all’uso particolare degli archi https://www.youtube.com/watch?v=SIvJ1xv9Mx8 . La cadenzata If I Got It (Your Love Brought It) è puro errebi, con il pianoforte in evidenza ed una melodia diretta completata da un refrain vincente, più una sezione fiati a colorare il tutto https://www.youtube.com/watch?v=6MdYYOtgwM8 ; Can’t Leave It Alone è un bel funkettone dal suono decisamente potente ammorbidito dalla voce gentile di Frazer, con un breve ma incisivo assolo chitarristico di Auerbach, mentre Bad News è ancora al 100% una funky song che sembra presa da un LP uscito 50 anni fa in piena “Blaxploitation Era” https://www.youtube.com/watch?v=G8OCGoDmnAI . Have Mercy è una ballatona estremamente raffinata al limite della zuccherosità, ma comunque al di sopra del livello di guardia (anche perché Auerbach è un dosatore di suoni formidabile), con il falsetto di Aaron doppiato da un coro in sottofondo https://www.youtube.com/watch?v=E1sJfi8ltek .

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Done Lyin’ è un blue-eyed soul fiatistico dall’arrangiamento piuttosto “rotondo” perfetto per una serata romantica, Lover Girl è pop-errebi di gran classe che ricorda un po’ i Simply Red ma con sonorità più classiche https://www.youtube.com/watch?v=Wo5G-CAs918 . Con la ritmata Ride With Me il CD prende una direzione quasi “disco” con il basso che pompa come se non ci fosse un domani, ma il sapore vintage la rende comunque piacevole, a differenza di Girl On The Phone che è una gustosissima ballad ancora col piano in prima fila ed un notevole muro del suono alle spalle. Love Is è soffusa, intrigante e possiede una delle migliori linee melodiche dell’album, ed è seguita dalle conclusive Over You, frenetica, danzereccia e dal ritornello coinvolgente https://www.youtube.com/watch?v=YBi4P0aZnsg , e Leanin’ On Everlasting Love, bellissimo lentone anni sessanta che paga un chiaro tributo al grande Sam Cooke, a parte il timbro vocale. Siccome non si vive di solo rock, Introducing…Aaron Frazer può essere il disco adatto da ascoltare quando vi viene voglia di musica ricercata ed elegante.

Marco Verdi

Sam Cooke E Curtis Mayfield Avrebbero Approvato. Robert Cray Band – That’s What I Heard

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Robert Cray Band – That’s What I Heard – Nozzle Records/Jay-Vee Productions

Sono passati circa tre anni dal precedente album Robert Cray & Hi Rhythm, che aveva portato il musicista della Georgia in trasferta ai leggendari Royal Studios di Memphis, per un tuffo in una delle mecche della soul music https://discoclub.myblog.it/2017/05/06/si-rinnova-la-tradizione-del-blues-e-del-soul-robert-cray-robert-cray-hi-rhythm/ , questo nuovo That’s What I Heard, sempre in compagnia del fido Steve Jordan, che ormai affianca Robert Cray come produttore da parecchi anni (dal 2014 e per gli ultimi tre album, più il disco del 1999 Take Your Shoes Off), conferma questa “svolta” decisamente orientata verso il soul, che senza dimenticare il blues, sembra diventato sempre più lo stile principale verso cui hanno indirizzato la loro musica Cray e Jordan: non per nulla proprio il produttore ha parlato di un disco alla Sam Cooke, dove, come ricorda il titolo, il nostro amico va a rivisitare anche una serie di canzoni che sono state seminali negli anni della sua giovinezza.

Alcuni brani noti, ma non celeberrimi, altri meno, oltre a sette canzoni nuove scritte per l’occasione, cinque da Cray: non ci sono più i musicisti della Hi Rhythm Section, che avevano accompagnato Cray nel 2017, ma Robert ritorna ad utilizzare la sua Band, in particolare lo storico bassista Richard Cousins, con lui dal 1980, ovviamente Jordan alla batteria, che si alterna con Terence F. Clark, l’ottimo Dover Weinberg alle tastiere, Chuck Findley a tromba e trombone e Trevor Lawrence al sax, oltre alle (ai?) Craylettes alle armonie vocali e Ray Parker, chitarrista aggiunto. Il risultato finale è delizioso, una vera panacea per i padiglioni auricolari danneggiati da copiose dosi di “musica di plastica” che aleggiano nell’etere, oltre al coronavirus: qui parliamo solo di musica autentica, che sia quella dei brani originali di Robert, come pure delle cover scelte con cura. Anything You Want, il primo singolo, è uno dei classici blues alla Cray, mosso e pungente, con eccellente lavoro della solista, contrappuntata dall’organo di Weinberg https://www.youtube.com/watch?v=OcmtxxNOg4w , a seguire la prima cover, Burying Ground, un brano di Don Robey scritto per i Sensational Nightingales, interpretato con il giusto fervore gospel dal nostro, in ricordo di quelle mattinate passate ascoltando e cantando in famiglia quel tipo di musica: le Craylettes (uso l’articolo femminile, ma le voci maschili sono predominanti nel tipico call and response) si “agitano” sullo sfondo in modo adeguato, comunque grande interpretazione.

Deadric Malone, che è poi sempre Don Robey, lo pseudonimo di quando scriveva per il blues e il R&B, e You’re The One è proprio uno straordinario errebì con fiati cantato in modo divino alla Sam Cooke da un ispiratissimo Robert Cray; un rotondo giro di basso di Cousins introduce This Man, un’altra delle composizioni originali di Cray, con l’organo che tira la volata alla chitarra per un pezzo veramente super funky nel suo andamento. A proposito di funky, più dalle parti del soul, ottima anche la cover della melliflua You’ll Want Me Back, una canzone di Curtis Mayfield, dove Robert si lancia anche in alcuni falsetti, ben spalleggiato dai backing vocalists e dai fiati di Findley e Lawrence https://www.youtube.com/watch?v=dZrWVlCnmLM , mentre Hot un altro originale di Cray, rimane sempre nell’ambito dei brani dal groove mosso e scandito, con il pianino di Weinberg che sottolinea il ritmo, mentre la chitarra rilascia un altro assolo pungente e incisivo sottolineato dai fiati sincopati e dall’organo. Promises You Can’t Keep è il risultato della collaborazione di uno strano trio, Steve Jordan, Kim Wilson e Danny Kortchmar, una malinconica ballata agrodolce su un amore che finisce, con Steve Perry che aggiunge le sue armonie vocali all’accorato canto di Robert, che conferma il suo stato di grazia in questo brano, e distilla anche magiche noti dalla sua chitarra, mentre i fiati colorano l’assieme https://www.youtube.com/watch?v=7rwB8tHpxgE .

To Be With You è un accorato omaggio allo scomparso Tony Joe White, di cui Cray aveva interpretato un brano in ciascuno degli ultimi due album, altra ballata sopraffina in puro stile deep soul, con organo scivolante e assolo misurato di chitarra. My Baby Likes To Boogaloo, come anticipa il titolo, è una danzereccia ripresa di un oscuro brano di tale Don Gardner, ovvero come si ballava negli anni ‘60, seguita dall’ultimo contributo di Cray You Can’t Make Me Change, un blues after hours soffuso e notturno, molto raffinato, con assolo in punta di dita. Altro brano nuovo che non è una cover è la canzone firmata dall’amico Cousins insieme a Hendrix Ackle, una accoppiata già presente nei precedenti CD, A Little Less Lonely, sofisticata ma non memorabile, anche se ci permette di gustare un altro impeccabile assolo di chitarra, mentre anche Do It fa parte della categoria delle cover “oscure”, un pezzo del repertorio primi anni ‘70 di Billy Sha-Rae, cantante minore della scena funky di Detroit, nell’originale suonava la chitarra un giovanissimo Ray Parker, che per l’occasione rivisita la sua parte spingendo Robert verso l’assolo più lancinante del CD in un tripudio di funky.

Forse non un capolavoro assoluto, ma un solido album di soul “moderno”, inteso nel significato più nobile del termine, Sam Cooke probabilmente avrebbe approvato alcune prestazioni vocali splendide ed ispirate di Cray.

Bruno Conti

Un “Falso” Ante Litteram, Però Anche Un Bel Disco. Jimmy Reed – At Carnegie Hall + Found Love

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Jimmy Reed – At Carnegie Hall + Found Love – Soul Jam Records

Questo disco (anzi questi dischi, perché nel CD ne sono contenuti due), può essere considerato un classico caso di “fake” ante litteram, quando si chiamavano ancora bufale o falsi se preferite: nel 1962 esce per la Vee Jay (la stessa etichetta che pubblicò il primo album americano dei Beatles, quel Introducing…The Beatles che poi scomparirà dalla discografia ufficiale del quartetto di Liverpool, ma anche una sorta di antenata della mia “amata” Cleopatra). La Vee Jay era una etichetta di Chicago, concorrente della Chess, specializzata nella pubblicazione di dischi di blues, di gruppi vocali, di jazz, rock e R&B, per esempio per l’etichetta incidevano Memphis Slim, John Lee Hooker e Jimmy Reed. In effetti già nel 1958 era uscito I’m Jimmy Reed, un LP che assemblava diversi singoli incisi tra il 1953 e il 1958 dal bluesman nativo di Dunleth, Mississippi, Found Love, l’altro disco che troviamo in questo CD, esce nel 1960, e nel 1961 viene pubblicato anche At Carnegie Hall che diventa un grande successo.

Anche quest’ultimo raccoglieva materiale registrato tra il 1955 e il 1961: e fin qui nulla di male, in quanto in quel periodo praticamente quasi tutti gli artisti facevano uscire LP che raccoglievano canzoni uscite in precedenza come 45 giri, ma quelli della Vee Jay si superarono presentando questo At Carnegie Hall come una ricreazione di un ipotetico concerto dal vivo (anche se in effetti, per la precisione, le parole Live o In Concert non vengono mai citate) alla famosa sala da concerto di New York, concepito realizzando una scaletta di fantasia, che però raccoglieva in pratica gran parte dei successi del bluesman americano. Da allora in poi tutte le edizioni in vinile, e poi in CD, riportano, nel retro ovviamente, la scritta which despite its title was actually recorded in the studio”, quindi consideriamolo una sorta di Greatest Hits dell’artista, anche di raccolte se ne esistono molte altre, considerando che però nella edizione della Soul Jam Records sono state aggiunte ulteriori 6 bonus, portando il totale dei brani a un rispettabile 29 canzoni.

Quindi chi compra questo CD di Jimmy Reed ha comunque una occasione unica per conoscere una delle grandi leggende delle 12 battute (e nel CD c’è un bel libretto che ne racconta le vicende con dovizia di particolari) che se nella storia del blues non riveste la stessa importanza, che so, di Robert Johnson, Muddy Waters, Howlin’ Wolf, John Lee Hooker, i tre King, B.B., Albert e Freddie, per citarne alcuni, con quel suo stile particolare che ruotava intorno alla sua voce pigra, diciamo laidback, lo stile ipnotico della chitarra, e gli sbuffi penetranti dell’armonica, che Reed suonava all’unisono con la chitarra, ha composto quella che viene considerata una lunga serie di standard del blues, in una carriera che si è conclusa alla sua morte nel 1976 a Oakland, Ca., a soli 50 anni. E quindi nel CD scorrono una serie di classici assoluti, dove Reed, accompagnato tra gli altri da Eddie Taylor e William “Lefty” Bates alle chitarre, Willie Dixon, Curtis Mayfield (!) e lo stesso Taylor al basso, e Earl Phillips alla batteria, oltre alla moglie Mary Reed alle armonie vocali.

Il CD ci regala brani come Bright Lights, Big City, Baby What You Want Me To Do, Big Boss Man, Shame, Shame, Shame, ma anche lo splendido blues lento I’m Mr. Luck, con eccellente lavoro della solista, l’intensa e cadenzata What’s Wrong Baby?, l’ipnotica Found Joy, dove il cantato ricorda il giovane Bob Dylan, lo shuffle vivace Kind Of Lonesome, potete anche cambiare i titoli, perché lo stile era alla fine intercambiabile, Reed aveva quei due o tre formati sonori su cui inseriva poche ma incisive variazioni, qualche assolo basico ma essenziale alla formula, qualche rara accelerazione come in I’m A Love You o rallentamento come nella narcotica Blue Blue Water, che conclude Carnegie Hall, o la brillante Found Love che dà il titolo al secondo disco, e tra le bonus la quasi scatenata Shame Shame Shame. Nel CD, che ha un suono decisamente buono nell’insieme, anche se magari non memorabile, qui e là troviamo pure dei brani strumentali . Un disco da 4 stellette, magari mezza stelletta in meno nel giudizio rispetto ai contenuti è per il “trucchetto” del finto concerto.

Bruno Conti

Arrivano Le Prime Ristampe Del 2019, Alcune Interessanti, Altre Al Solito Inutili. Parte I: Robin Trower, Flamin’ Groovies, Curtis Mayfield, Renaissance, Gene Clark With The Gosdin Brothers

robin trower the studio albums 1973-1983

Il nuovo anno discografico, dopo una partenza lenta a livello di uscite, ma qualcosa si sta già muovendo, nei prossimi mesi prevede una serie di ristampe, tra cui, come al solito, troveremo alcune cose molte interessanti, e altre fondamentalmente inutili, in questo Post trovate le indicazioni di quelle che ho reputato insindacabilmente meritevoli di essere segnalate, tra quelle previste per febbraio e marzo, mentre di quelle che sono uscite alla fine di gennaio di alcune, nei prossimi giorni, troverete delle recensioni specifiche. Per cui partiamo con la prima parte, relativa alle pubblicazioni di febbraio. (*NDB. Ogni tanto alcune di queste anticipazioni sono fallaci, perché le case discografiche hanno la tendenza a variare a sorpresa le date delle uscite, e non sempre mi capita di aggiornare le situazioni: per fare un esempio il doppio CD Antologico di Tom Petty The Best Of Everything 1976-2016, che doveva uscire a novembre del 2018.è stato posticipato al 1° marzo, per evitare la quasi concomitanza temporale con lo splendido American Treasure). 

Robin Trower – The Studio Albums 1973-1983 – 10 CD Chrysalis – 08-02-2019

Di Robin Trower esce questo interessante cofanetto che raccoglie gli album del suo periodo migliore, anche in anticipazione dell’imminente nuovo album Coming Closer To The Day, il primo previsto per la nuova etichetta Mascot/Provogue in data 22 marzo (già sentito, al solito molto buono, quando sarà il momento ne leggerete). Ovviamente tra il 2010 e il 2012 erano giù usciti due cofanetti che raccoglievano questo materiale, A Tale Untold 1973-1976, che conteneva anche il Live del 1976, che manca nel nuovo box, il tutto in 3 CD, come pure 3 erano i dischetti di Farther On Up The Road 1977-1983, entrambi con qualche bonus aggiunta. Non solo, alcuni degli album, per esempio Bridge Of Sighs, il secondo album del 1974, uno dei più belli in assoluto, è stato pubblicato anche singolarmente, con la bellezza di ben otto bonus tracks tratte dalle BBC sessions, di cui non c’è traccia, per i soliti “misteri” delle case discografiche, nel nuovo box. Comunque per fare chiarezza, ecco il contenuto completo di The Studio Albums 1973-1983.

[CD1: Twice Removed From Yesterday (1973)]
1. I Can’t Wait Much Longer (2010 Remastered Version)
2. Daydream (2010 Remastered Version)
3. Hannah (2010 Remastered Version)
4. Man Of The World (2010 Remastered Version)
5. I Can’t Stand It (2010 Remastered Version)
6. Rock Me Baby (2010 Remastered Version)
7. Twice Removed From Yesterday (2010 Remastered Version)
8. Sinner’s Song (2010 Remastered Version)
9. Ballerina (2010 Remastered Version)

[CD2: Bridge Of Sighs (1974)]
1. Day Of The Eagle (2007 Remastered Version)
2. Bridge Of Sighs (2007 Remastered Version)
3. In This Place (2007 Remastered Version)
4. The Fool And Me (2007 Remastered Version)
5. Too Rolling Stoned (2007 Remastered Version)
6. About To Begin (2007 Remastered Version)
7. Lady Love (2007 Remastered Version)
8. Little Bit Of Sympathy (2010 Remastered Version)

[CD3: For Earth Below (1975)]
1. Shame The Devil (2010 Remastered Version)
2. It’s Only Money (2010 Remastered Version)
3. Confessin’ Midnight (2010 Remastered Version)
4. Fine Day (2010 Remastered Version)
5. Alethea (2010 Remastered Version)
6. A Tale Untold (2010 Remastered Version)
7. Gonna Be More Suspicious (2010 Remastered Version)
8. For Earth Below (2010 Remastered Version)

[CD4: Long Misty Days (1976)]
1. Same Rain Falls (2010 Remastered Version)
2. Long Misty Days (2010 Remastered Version)
3. Hold Me (2010 Remastered Version)
4. Caledonia (2010 Remastered Version)
5. Pride (2010 Remastered Version)
6. Sailing (2010 Remastered Version)
7. S.M.O. (2010 Remastered Version)
8. I Can’t Live Without You (2010 Remastered Version)
9. Messin’ The Blues (2010 Remastered Version)

[CD5: In City Dreams (1977)]
1. Somebody Calling (2012 Remastered Version)
2. Sweet Wine of Love (2012 Remastered Version)
3. Bluebird (2012 Remastered Version)
4. Falling Star (2012 Remastered Version)
5. Farther On Up the Road (2012 Remastered Version)
6. Smile (2012 Remastered Version)
7. Little Girl (2012 Remastered Version)
8. Love’s Gonna Bring You Round (2012 Remastered Version)
9. In City Dreams (2012 Remastered Version)

[CD6: Caravan To Midnight (1978)]
1. My Love (Burning Love) (2012 Remastered Version)
2. Caravan to Midnight (2012 Remastered Version)
3. I’m Out to Get You (2012 Remastered Version)
4. Lost in Love (2012 Remastered Version)
5. Fool (2012 Remastered Version)
6. It’s for You (2012 Remastered Version)
7. Birthday Boy (2012 Remastered Version)
8. King of the Dance (2012 Remastered Version)
9. Sail On (2012 Remastered Version)

[CD7: Victims Of The Fury (1980)]
1. Jack and Jill (2012 Remastered Version)
2. Roads to Freedom (2012 Remastered Version)
3. Victims of the Fury (2012 Remastered Version)
4. The Ring (2012 Remastered Version)
5. Only Time (2012 Remastered Version)
6. Into the Flame (2012 Remastered Version)
7. The Shout (2012 Remastered Version)
8. Mad House (2012 Remastered Version)
9. Ready for the Taking (2012 Remastered Version)
10. Fly Low (2012 Remastered Version)

[CD8: B.L.T. (featuring Jack Bruce & Bill Lordan) (1981)]
1. Into Money (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
2. What It Is (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
3. Won’t Let You Down (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
4. No Island Lost (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
5. It’s Too Late (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
6. Life On Earth (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
7. Once the Bird Has Flown (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
8. Carmen (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
9. Feel the Heat (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
10. End Game (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]

[CD9: Truce (featuring Jack Bruce) (1981)]
1. Gonna Shut You Down (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
2. Gone Too Far (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
3. Thin Ice (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
4. Last Train to the Stars (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
5. Take Good Care of Yourself (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
6. Fall in Love (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
7. Fat Gut (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
8. Shadows Touching (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]
9. Little Boy Lost (feat. Jack Bruce) [2012 Remastered Version]

[CD10: Back It Up (1983)]
1. Back It Up (2012 Remastered Version)
2. River (2012 Remastered Version)
3. Black to Red (2012 Remastered Version)
4. Benny Dancer (2012 Remastered Version)
5. Time Is Short (2012 Remastered Version)
6. Islands (2012 Remastered Version)
7. None But the Brave (2012 Remastered Version)
8. Captain Midnight (2012 Remastered Version)
9. Settling the Score (2012 Remastered Version)

Comunque, se non li avete, anche in considerazione del fatto che i vecchi box non si trovano, e del prezzo molto interessante del decuplo, ve lo consiglio, in quanto trovate il meglio della sua produzione (live escluso), ovvero i primi quattro dischi, ma anche i due con Jack Bruce.

flamin' groovies gonna rock tonite front flamin' groovies gonna rock tonite

The Flamin’ Groovies “Gonna Rock Tonite! The Complete Recordings 1969-71 – 3 CD Grapefruit Records UK – 22-02-2019

Flamin’ Groovies sono una delle band “culto” per eccellenza, una sorta di summa dei Beatles e degli Stones (e della British Invasion in generale) Made in America: il tutto rivisitato in modo geniale da un gruppo in cui hanno militato una serie di musicisti quasi geniali, e che è tuttora in circolazione. Ma questo box raccoglie il meglio del loro periodo migliore: se volete saperne di più sulla band, potete andare a rileggervi questo Post https://discoclub.myblog.it/2017/06/10/se-fosse-anche-inciso-bene-sarebbe-perfetto-3-flamin-groovies-live-1971-san-francisco/ , dove si parla di un live inedito del 1971. Diciamo che in questo cofanetto non mancano le bonus, anche se quelle del primo CD sono “ridicole” (solo le single versions di alcuni brani, vale a dire versioni più corte!), negli altri ce ne sono di più e anche interessanti. I tre album divisi si trovano ancora abbastanza facilmente, ma se non li avete questo piccolo cofanetto è assai sfizioso e meritevole di attenzione.

Tracklist
[CD1: Supersnazz]
1. Love Have Mercy
2. The Girl Can’t Help It
3. Laurie Did It
4. A Part From That
5. Rockin’ Pneumonia And The Boogie Woogie Flu
6. The First One’s Free
7. Pagan Rachel
8. Somethin’ Else/Pistol Packin’ Mama
9. Brushfire
10. Bam Balam
11. Around The Corner
Bonus Tracks:
12. Rockin’ Pneumonia And The Boogie Woogie Flu (Single Version)
13. The First One’s Free (Single Version)
14. Somethin’ Else (Single Version)
15. Laurie Did It (Single Version)

[CD2: Flamingo]
1. Gonna Rock Tonite
2. Comin’ After You
3. Headin’ For The Texas Border
4. Sweet Roll Me On Down
5. Keep A Knockin’
6. Second Cousin
7. Childhood’s End
8. Jailbait
9. She’s Falling Apart
10. Road House
Bonus Tracks:
11. Shakin’ All Over
12. That’ll Be The Day
13. Louie Louie
14. My Girl Josephine
15. Around And Around
16. Rockin’ Pneumonia And The Boogie Woogie Flu
17. Going Out

[CD3: Teenage Head]
1. High Flyin’ Baby
2. City Lights
3. Have You Seen My Baby?
4. Yesterday’s Numbers
5. Teenage Head
6. 32-20
7. Evil Hearted Ada
8. Doctor Boogie
9. Whisky Woman
Bonus Tracks:
10. Scratch My Back
11. Carol
12. Rumble
13. Somethin’ Else
14. Walking The Dog

curtis mayfield keep on keeping on box

Curtis Mayfield – Keep On Keeping On: Curtis Mayfield Studio Albums 1970-1974 – 4CD box set Curtom/Rhino – 22-02-2019

Anche questo box teoricamente è molto interessante: ma al di là dei contenuti musicali, assolutamente splendidi, come avrebbe detto Gianduia Vettorello a Mai Dire Goal, ci sono delle magagne. Intanto manca Superfly, sempre relativo a quel periodo, un album splendido, di cui circola comunque una versione in doppio CD, rimasterizzata e potenziata con ben 15 bonus tracks, ma poi non è stato incluso neppure il Curtis/Live del 1971, pubblicato sempre dalla Curtom, e che è invece presente nel cofanetto da 5 CD qui sotto, che al momento è regolarmente in produzione, ad un prezzo anche inferiore al box Rhino di prossima uscita.

curtis mayfield original series box 5 cd

Naturalmente tutte le mie osservazioni e critiche su queste uscite spero siano sempre utili per chi fosse interessato e comunque non inficiano la validità di queste proposte, servono solo a scegliere meglio e più informati su quanto offre il mercato. In ogni caso, come al solito, ecco i contenuti del cofanetto.

[CD1: Curtis (1970)]
1. (Don’t Worry) If There’s A Hell Below, We’re All Going To Go
2. The Other Side Of Town
3. The Makings Of You
4. We The People Who Are Darker Than Blue
5. Move On Up
6. Miss Black America
7. Wild And Free
8. Give It Up

[CD2: Roots (1971)]
1. Get Down
2. Keep On Keeping On
3. Underground
4. We Got To Have Peace
5. Beautiful Brother Of Mine
6. Now You’re Gone
7. Love To Keep You In My Mind

[CD3: Back To The World (1973)]
1. Back To The World
2. Future Shock
3. Right On For The Darkness
4. Future Song (Love A Good Woman, Love A Good Man)
5. If I Were Only A Child Again
6. Can’t Say Nothin’
7. Keep On Trippin’

[CD4: Sweet Exorcist (1974)]
1. Ain’t Got Time
2. Sweet Exorcist
3. To Be Invisible
4. Power To The People
5. Kung Fu
6. Suffer
7. Make Me Believe In You

renaisaance ashes are burning

Renaissance – Ashes Are Burning (Remastered And Expanded Edition) – CD Esoteric Records -22-02-2019

Anche questo album bellissimo nel corso degli anni è stato ristampato più volte: magari al momento della uscita, prevista sempre per il 22 febbraio, ci sarà l’occasione per parlare in modo esteso dei Renaissance, storica band britannica (ma popolarissima negli Stati Uniti) dalle molte vite, e legata soprattutto alla voce splendida e cristallina della propria cantante Annie Haslam, e al prog classicheggiante e raffinatissimo del gruppo. Questo album del 1973, probabilmente il migliore della loro discografia, esce in questa versione “definitiva” della Esoteric inglese, meritoria inglese specializzata in ristampe soprattutto di materiale anni ’70. In questa nuova versione ci sono circa trenta minuti di BBC Recordings del 1974 inedite.

1. Can You Understand
2. Let It Grow
3. On The Frontier
4. Carpet Of The Sun
5. At The Harbour
6. Ashes Are Burning
Bonus Tracks – Live BBC Radio “In Concert” 1974 (Previously Unreleased):
7. Can You Understand
8. Let It Grow
9. Ashes Are Burning

gene clark with the gosdin brothers

Gene Clark – With The Gosdin Brothers – Retroworld/Floating World – 01-03-2019

Per essere precisi questo CD è annunciato in uscita per il 1° marzo. Si tratta del primo disco solista di Gene Clark, appena dopo la sua fuoriuscita dalla formazione dei Byrds nel 1966, due dei quali, Chris Hillman Michael Clarke, parteciparono però alla registrazione di questo album, uscito nel Febbraio del 1967, uno dei primi dischi country (rock) dell’epoca, forse atratti fin troppo sovraprodotto, ma la voce di Gene Clark è tutta da gustare, grazie anche alla presenza dei Gosdin Brothers, un duo country/folk che all’inizio erano previsti solo come cantanti di supporto, ma sulla copertina del LP acquistarono un ruolo da coprotagonisti, insieme ad altri validi musicisti dell’epoca, come quelli della Wrecking Crew, ossia  Glen Campbell, Jerry Cole, Jim Gordon, Leon Russell, il futuro Byrd Clarence White Doug Dillard, con cui Clark registrerà un bellissimo album che è, quello sì, considerato tra gli antesignani del country-rock. Parlando di questo album è già stato pubblicato molte volte, l’edizione più significativa è quella pubblicata nel 2007 dalla Sundazed, ricca anche di bonus tracks, e che dovrebbe essere ancora in produzione. Viceversa di questa nuova edizione non si sa ancora il contenuto esatto del CD, quindi vedete voi!

Per oggi può bastare, alla prossima.

Bruno Conti

Sono Passati 20 Anni Ma E’ Sempre Un Piacere (Ri)Ascoltare Questa Voce Splendida. Eva Cassidy – Songbird 20

eva cassidy songbird 20

Eva Cassidy –  Songbird 20 – Blix Street CD

Eva Cassidy, splendida cantante ed interprete sopraffina, non ha potuto godere del notevole successo avuto dai suoi album, in quanto il destino, sotto forma di un incurabile melanoma, ce l’ha portata via nel 1996 all’età di soli 33 anni. Una storia tristissima: Eva, che era una cantante eccezionale e di grande classe (con una formazione di base jazz e blues) è riuscita a vedere pubblicati solo due album prima di lasciarci, il poco conosciuto The Other Side (inciso con il chitarrista Chuck Brown) e lo strepitoso Live At Blues Alley, ristampato nel 2015 nella sua versione completa e re-intitolato Nightbird http://discoclub.myblog.it/2016/01/10/il-supplemento-della-domenica-disco-club-dimenticare-cantante-sublime-eva-cassidy-nightbird/ : fortunatamente (per noi) Eva aveva inciso una lunga serie di brani in studio (al 99% scritti da altri artisti, Eva era essenzialmente un’interprete), che hanno portato alla pubblicazione di ben sette bellissimi album postumi, molti dei quali di grande successo. Il disco che però l’ha fatta conoscere è Songbird, del 1998, una raccolta di dieci pezzi tratti dal disco dal vivo, da The Other Side e da Eva By Heart (1997), il primo lavoro uscito dopo la sua morte.

Oggi per il ventennale quel lavoro viene ripubblicato con il titolo di Songbird 20, aggiungendo quattro demo voce e chitarra di pezzi presenti nel disco e mai sentiti prima. Se volessi esprimere un giudizio in stellette ne dovrei dare tre e mezza, contrapponendo alle quattro del valore artistico dell’album le tre (e sono generoso) dell’opportunità della ristampa di un disco che già nel 1998 era un’antologia (e con quattro brani presi da un live riedito appena tre anni fa), seppur con l’esca dei quattro inediti per chi già lo possiede. I pezzi tratti dal concerto al Blues Alley iniziano con Fields Of Gold, una versione da brividi (molto meglio dell’originale di Sting) per voce e chitarra, toccante e splendida, per proseguire con un’intensa rilettura dell’evergreen Autumn Leaves, ancora acustica ma con la voce di Eva che è un vero e proprio strumento aggiunto, con una sontuosa People Get Ready di Curtis Mayfield (un plauso per la band, perfetta per accompagnare la cantante di Washington), e con Oh, Had I A Golden Thread, che da folk song resa popolare da Pete Seeger si trasforma in un impeccabile brano di stampo soul.

I pezzi in studio sono una magistrale versione swingata del traditional Wade In The Water, suonata con classe e cantata in maniera straordinaria, una raffinatissima Wayfaring Stranger in chiave jazz-blues (ma che voce!), una sentita riproposizione del classico Over The Rainbow, ancora voce , chitarra e poco altro, per non parlare della deliziosa Songbird (Fleetwood Mac), in cui Eva si produce anche in un raro assolo chitarristico. Infine abbiamo due brani scritti appositamente per la Cassidy (da Diane Scanlon), la sofisticata ballad Time Is A Healer, ancora dal sapore soul (Eva era in grado di affrontare con suprema nonchalance qualunque genere), e la struggente I Know You By Heart. I quattro inediti, quattro versioni spoglie di Songbird, Wade In The Water, People Get Ready e Autumn Leaves (quest’ultima in particolare da pelle d’oca), sono tutti decisamente belli ed intensi, e dimostrano che Eva non aveva bisogno di chissà quali orpelli per emozionare. Se già possedete il Songbird originale, l’acquisto di questa edizione per il ventennale è forse superflua (nonostante la bellezza degli inediti), ma se non conoscete ancora Eva Cassidy la parola indispensabile è l’unica che mi viene in mente.

Marco Verdi

Il “Ritorno” Di Una Leggenda: Anche Lui 75 Anni Portati Benissimo! Aaron Neville – Apache

aaron neville apache

Aaron Neville – Apache – Tell It Records

A volere ben vedere non è che Aaron Neville se ne fosse mai andato, continua a fare dischi con regolarità, ogni tre o quattro anni: l’ultimo era stato My True Story, un disco di cover uscito nel 2013 per la Blue Note, prodotto da Don Was, e dedicato al doo-wop (ma non solo, c’erano anche brani di Curtis Mayfield, delle Ronettes, persino di R&R). Però è stato l’unico per la prestigiosa etichetta distribuita dalla Universal, come era stato nel 2006 per Bring It On Home…Tho Soul Classics, altro disco di cover uscito per la Burgundy distribuita dalla Sony/Bmg, e prima ancora per Nature Boy: The Standards Album, un disco sui grandi classici del songbook americano pubblicato dalla Verve. Quando le varie etichette delle majors non gli rinnovano il contratto lui ritorna alla propria etichetta, la Tell It Records, e ci regala un nuovo album. Questa volta, dopo molti anni, i brani contenuti nel disco portano quasi tutti la sua firma, da solo o in compagnia di Eric Krasno (dei Soulive) Dave Gutter (Rustic Overtones), che producono il CD, e Krasno ci suona pure. Quindi tutto materiale originale, e anche, in  molti brani, un ritorno all’energia e alla carica, se non proprio allo stile, dei vecchi dischi dei Neville Brothers. Ma non solo, oltre a Krasno, che suona basso, chitarra e tastiere, c’è anche la sezione fiati della Daptone, quella dei dischi di Sharon Jones per intenderci, oltre a musicisti del giro Soulive Lettuce (altra band di Krasno), e persino tale Eric Bloom, che però non è quello dei Blue Oyster Cult come è stato scritto, ma l’omonimo trombettista di New Orleans che suona nei Lettuce.

E il risultato, molto buono, è un disco, dove a fianco delle consuete ballate, poche, cantate nello splendido languido falsetto che da sempre è il marchio di fabbrica di Aaron Neville, ci sono anche brani decisamente più mossi che attingono al classico sou/R&B di New Orleans ed in generale al funky e alla musica nera più genuina. Insomma anche questo signore, che pure lui quest’anno compie 75 anni, dimostra di avere ancora molte frecce al suo arco. Prendiamo l’apertura affidata a Be Your Man, un brano scritto dall’accoppiata Krasno Gutter, che sembra uscire da una colonna sonora Blaxploitation dell’amato Curtis Mayfield o di Isaac Hayes, con fiati, percussioni, chitarre con wah-wah che ondeggiano gagliardi sotto la voce sempre inconfondibile e in gran spolvero di Neville, se non sono i Neville Brothers, poco ci manca https://www.youtube.com/watch?v=9MamxVm9jmY , o All Of The Above, uno splendido mid-tempo soul, con inserti di doo-wop nei coretti dei vocalist aggiunti e i fiati sincopati in stile quasi jazz, che ci regalano una bella foto della migliore musica nera made in Louisiana, anche se è stata registrata a New York. Orchid In The Storm con il falsetto che comincia ad entrare in azione è un’altro bellissimo esempio di come il vecchio R&B non abbia al momento rivali in quello cosiddetto “nuovo”, quando ci sono musicisti di grande valore in azione, come in questo disco, e i fiati liberi di improvvisare su una melodia irresistibile lo testimoniano.

Stompin’ In The Ground, è un omaggio alla città di New Orleans, nel testo e nella musica, un piccolo capolavoro di gumbo music che presenta il meglio dei ritmi e dei saporti di quella città, funky alla Dr. John, Professor Longhair, Allen Toussaint (e tanti altri che vengono sciorinati come in una litania da Aaron), senza dimenticare ovviamente Meters Neville Brothers,  il tutto eseguito con classe e grande perizia, un gioiellino. La prima ballata, Heaven, ti spedisce veramente in paradiso, con quella voce ancora meravigliosa ed intatta, inconsueta in questo “omone”, che intona un omaggio tra gospel e deep soul alle glorie del Signore https://www.youtube.com/watch?v=626iEiklGqM . Cambio di ritmo per Hard To Believe, con un groove circolare di basso che sorregge il ritmo funky e danzereccio, nel senso più nobile del termine, della canzone, con fiati, piano elettrico, chitarra e sezione ritmica tutti sul pezzo; con la successiva Ain’t Gonna Judge You che alza ulteriormente l’asticella del funky, in un tripudio di ritmi e sapori sonori, anche l’organo in questo caso, e mastro Neville che guida le operazioni da par suo. La seconda ballata, più mossa di Heaven, con un ritmo leggermente reggae, ma anche inserti di puro soul alla Marvin Gaye, si chiama I Wanna Love You ed è l’occasione per ricordare i vecchi errori del passato. Mentre Sarah Ann, dedicata alla moglie, è un limpido esempio di doo-wop alla Drifters, con quella voce splendida sempre in grado di emozionare quando vola verso il suo falsetto irraggiungibile e perfetto (ho fatto la rima) https://www.youtube.com/watch?v=Q1JGkpW_82M .

Mancano gli ultimi due brani, Make Your Momma Cry, forse ancora reminiscenze del giovane Aaron sulla sua infanzia ed adolescenza, è una costruzione ipnotica e spaziale, degna di nuovo dei migliori Neville Brothers, con i musicisti che quasi “scivolano” su un mood sonoro avvolgente e magico, con fiati, tastiere e chitarra sempre impeccabili. E per concludere, anche una dichiarazione “politica” e sociale universale come Fragile World, un brano che ruba quasi i ritmi jazz in 5/4 di Time Out, arricchiti da elementi di New Orleans music, il tutto in uno spoken word di Neville che però forse spezza l’atmosfera complessiva dell’album, ma è un piccolo appunto per un disco globalmente di grande qualità che sancisce il “ritorno” di un grande artista. Speriamo che non sia l’ultimo degli Apache!

Bruno Conti