Novità Prossime Venture Autunno 2016, Parte IV. John Prine, Norah Jones, Melissa Etheridge, Marcus King Band, Phish, Todd Snider, Shovels And Rope

john prine for better, or worse

Prima di passare alle uscite del 7 ottobre, ancora un titolo piuttosto importante che verrà pubblicato il 30 settembre. Una piccola precisazione già fatta in passato, ma che ribadisco: ovviamente nella rubrica, nello specifico ed anche in generale, e sul Blog parliamo solo di quello che ci pare più interessante, o anche delle uscite più importanti, sempre in riferimento ai nostri gusti (e raramente pure di qualcosa che non ci è piaciuto), quindi non di tutte le novità discografiche. Fatta la precisazione, partiamo con il primo album di oggi.

John Prine è uno dei più grandi cantautori americani degli ultimi 50 anni, anche lui, ad inizio carriera, colpito dal “morbo del nuovo Dylan”, di cui fu ed è uno dei più grandi eredi (ammesso che il buon Bob, abbia eredi e voglia mai ritirarsi); dopo una prima parte di carriera in cui era sotto contratto per delle majors (Atalntic ed Asylum, entrambe del gruppo Warner), Prine è stato uno dei primi a distribuirsi in autonomia ed indipendenza, fondando una propria etichetta, la Oh Boy Records, che pubblica i suoi album dal lontano 1984. L’etichetta è attualmente distribuita in Italia dalla Ird, che curerà anche l’uscita del nuovo disco, For Better Or Worse, una sorta di ideale seguito di In Spite Of Ourselves, album del 1999 che presentava una serie di duetti con voci femminili di ambito folk-country: anche il nuovo CD segue lo stesso copione, ed alcune delle voci partecipanti sono le stesse di quel fortunato disco, uno dei migliori in assoluto della discografia di Prine.

Ecco la lista dei brani contenuti, con i musicisti che duettano con John:

1. Who’s Gonna Take The Garbage Out (feat Iris Dement)
2. Storms Never Last (feat Lee Ann Womack)
3. Falling In Love Again (feat Alison Krauss)
4. Color of the Blues (feat Susan Tedeschi)
5. I’m Tellin’ You (feat Holly Williams)
6. Remember Me (When Candlelights Are Gleaming) (feat Kathy Mattea)
7. Look At Us (feat Morgane Stapleton)
8. Dim Lights, Thick Smoke, and Loud, Loud Music (feat Amanda Shires)
9. Fifteen Years Ago (feat Lee Ann Womack)
10. Cold, Cold Heart (feat Miranda Lambert)
11. Dreaming My Dreams With You (feat Kathy Mattea)
12. Mental Cruelty (feat Kacey Musgraves)
13. Mr. & Mrs. Used To Be (feat Iris Dement)
14. My Happiness (feat Fiona Prine)
15. Just Waitin’

Forse ho esagerato con gli “alcuni”,  perché in effetti i nomi ricorrenti sono solo due, Iris Dement Fiona Prine, la terza moglie di John, con la quale vive in quel di Nashville (ma hanno una residenza anche in Florida e una in Irlanda, terra di origine della moglie). Il nostro sembra avere superato i problemi di salute causati da un cancro scoperto nel 2013, e ci regala questo ennesimo splendido album, con la sua voce e il suo stile inconfondibile, arricchito per l’occasione da tante voci affascinanti, e di cui il Blog si occuperà più diffusamente non appena sarà disponibile sul mercato.

norah jones day breaks

Passiamo ora alle uscite del mese di ottobre, iniziando con quelle del 7.

Prima di tutto nuovo album per Norah Jones (oltre alla apparizione nel CD di Doyle Bramhall II, segnalata qualche giorno fa): si chiama Day Breaks, l’etichetta è sempre la Blue Note, anche se ora fa parte del gruppo Universal. Il sesto disco di studio, oltre ad alcuni EP, alla compilation dei duetti Featuring, e ai due dischi con i Little Willies e a quello con le Puss’n’Boots, oltre alle decine, forse centinaia, di collaborazioni ed apparizioni con gli artisti più disparati, spesso in concerti e tributi vari dal vivo. Il disco è prodotto dalla stessa Norah Jones con Eli Wolf, e vede la partecipazione di una quindicina di musicisti, tra cui spiccano i nomi di Wayne Shorter al sax, Lonnie Smith all’organo, Brian Blade alla batteria, John Patitucci al basso, una sezione fiati e le amiche Catherine Popper e Sasha Dobson delle Puss’n’Boots, alle armonie vocali. Oltre a Tony Scherr, già presente nel primo album Come Away With Me, che torna alla chitarra. Una sorta di ritorno alle origini  come suono https://www.youtube.com/watch?v=mmKavvPRmsw

Sono nove brani nuovi, otto firmati dalla Jones, da sola o in compagnia di Peter Remm Sarah Oda, uno dalla Oda da sola, e tre cover, un brano di Duke Ellington, uno di Horace Silver Don’t Be Denied di Neil Young. Ovviamente ci sarà l’immancabile versione Deluxe, con 4 tracce dal vivo, registrate nel 2016, ecco la tracklist completa:

1.Burn
2.Tragedy
3.Flipside
4.It’s A Wonderful Time For Love
5.And Then There Was You
6.Don’t Be Denied
7.Day Breaks
8.Peace
9.Once I Had Laugh
10.Sleeping Wild
11.Carry On
12.Fleurette Africaine (African Flower)
13.Carry On – Live At The Flynn Center For The Performing Arts In Burlington, VT/2016
14.Flipside – Live At The Newport Jazz Festival/2016
15.Peace – Live At The Newport Jazz Festival/2016
16.Don’t Know Why – Live At The Newport Jazz Festival/2016

melissa etheridge MEmphis rock and soul

Anche per Melissa Etheridge una sorta di ritorno ai primi tempi della carriera, un disco dedicato al grande soul e alla musica della Stax, etichetta per la quale viene pubblicato il CD, MEmphis Rock And Soul: Il vecchio studio della Stax dove vennero incisi gli originali non esiste più, ma il disco è stato registrato ai Royal Studios di Memphis, con la produzione di Boo Mitchell, il figlio di Willie Mitchell (quello dei dischi di Al Green e Ann Peebles), e nel disco suonano alcuni dei musicisti che apparivano negli album originali dell’epoca, come i fratelli Hodges.

Si capisce già dal repertorio che finalmente la Etheridge torna a regalarci buona musica:

 1. Memphis Train
2. Respect Yourself (People Stand Up)
3. Who’s Making Love
4. Hold On, I’m Coming
5. I’ve Been Loving You Too Long (To Stop Now)
6. Any Other Way
7. I’m A Lover
8. Rock Me Baby
9. I Forgot To Be Your Lover
10. Wait A Minute
11. Born Under A Bad Sign
12. Dreams To Remember

marcus king band

Al 7 ottobre, su etichetta Fantasy/Universal, esce anche il secondo album per la Marcus King Band. E giustamente voi mi chiederete: e chi cacchio è? Si tratta di un giovane cantante e chitarrista di 21 anni scarsi, originario del South Carolina, il cui primo album, lo scorso anno, era stato pubblicato dalla Evil Teen, l’etichetta dei Gov’t Mule. E già questo spiega alcune cose, se poi aggiungiamo che il nuovo album è prodotto da Warren Haynes, che suona la slide in Virginia, mentre l’ospite Derek Trucks aggiunge la sua solista nel brano Self-Hatred, cominciate a capire di cosa si tratta. La formazione, oltre a KIng, grande voce e ottimo solista, prevede anche Jack Ryan alla batteria, Stephen Campbell  al basso, Matt Jennings alle tastiere, Dean Mitchell al sax e Justin Johnson, tromba e trombone https://www.youtube.com/watch?v=sMTj-I_bU6Q .

Il disco è ottimo, ho già avuto occasione di sentirlo e vi garantisco che il ragazzo è valido. Potrebbe essere un’altra bella sorpresa come i CD dei SIMO e dei Record Company. Qui sotto trovate i titoli dei brani e, prima e dopo, anche un paio di assaggi del disco per avere una idea di cosa vi aspetta:

 1. Ain’t Nothin’ Wrong With That
2. Devil’s Land
3. Rita Is Gone
4. Self-Hatred feat. Derek Trucks
5. Jealous Man
6. The Man You Didn’t Know
7. Plant Your Corn Early
8. Radio Soldier
9. Guitar In My Hands
10. Thespian Espionage
11. Virginia feat. Warren Hayes
12. Sorry Bout Your Lover
13. The Mystery Of Mr. Eads

phish big boat

Sempre lo stesso giorno è in uscita pure il nuovo album dei Phish Big Boat, per la Jemp Records. Dopo il buon album del 2014 Fuego e quello solista di Trey Anastasio dello scorso anno, si conferma l’ottimo momento della jam band americana anche per quello che concerne i dischi di studio.

1. Friends
2. Breath And Burning
3. Home
4. Blaze On
5. Tide Turns
6. Things People Do
7. Waking Up Dead
8. Running Out Of Time
9. No Men In No Man’s Land
10. Miss You
11. I Always Wanted It This Way
12. More
13. Petrichor

Anche in questo caso, sopra leggete i titoli e sotto trovate un breve assaggio, e se volete fidarvi, l’ho sentito e mi sembra ancora, come appena detto, un buon disco,.con la conclusiva Petrichor, oltre tredici minuti, che ci riporta agli splendori del passato.

todd snider eastside bulldog

Eastside Bulldog, il nuovo disco di Todd Snider, in uscita per la Aimless, racconta le vicende dell’alter ego di Todd, Elmo Buzz, un personaggio ossessionato da Hank Williams Jr., ma musicalmente si riallaccia anche agli album solisti di Snider e alla recente produzione degli Hard Working Americans. Nel nuovo disco appaiono anche Elizabeth Cook, Jason Isbell, Amanda Shires, Chris Robinson, Hank Williams III and Shooter Jennings, alcuni presenti anche nel recente eccellente disco di Amanda Shires (la signora Isbell) My Piece Of Land, prodotto da Dave Cobb, che approfitto per segnalarvi, sperando poi di trovare anche il tempo di recensirlo https://www.youtube.com/watch?v=TUsh9CltZcA.

Il disco anche in questo caso sembra molto buono, ecco i titoli dei brani:

1. Hey Pretty Boy
2. 37206
3. The Funky Tomato
4. Eastside Bulldog
5. Check It Out
6. Bocephus
7. Are You With Me
8. Enough Is Enough
9. Ways And Means
10. Come On Up

shovels and rope little seeds

Tutti belli i dischi che escono? Purtroppo no, ve ne segnalo uno che a me pare bruttarello, o quanto meno non c’entra molto con quello che facevano una volta gli Shovels And Rope, un duo di folk-country-bluegrass, autore fino ad ora di tre buoni album, che nel nuovo Little Seeds, etichetta New West,  effettua un voltafaccia sonoro che lascia quantomeno perplessi, passando dallo stile sonoro precedente ad un garage-rock tipo White Stripes (anche se qui cantano entrambi, Michael Trent e Cary-Ann Hearst). T-Rex, iggy Pop. Nulla di male, basta saperlo, ma non c’entra un tubo con quello che facevano prima. Non l’ho sentito tutto e bene, per cui mi riservo il giudizio finale, però a occhio, anche a giudicare dalla comparsata nell’ultimo pessimo album dei Needtobreathe (di cui leggerete la recensione ultranegativa tra breve, nel frattempo evitatelo), non promette nulla di buono. Bah…

1. I Know
2. Botched Execution
3. St Annes Parade
4. The Last Hawk
5. Buffalo Nickel
6. Mourning Song
7. Invisible Man
8. Johnny Come Outside
9. Missionary Ridge
10. San Andreas Fault Line Blues
11. BWYR
12. Eric’s Birthday
13. This Ride

Anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

“Vecchissimi Cowboy Sudisti”, Non Ancora Stanchi! Charlie Daniels – Night Hawk

charlie daniels night hawk

Charlie Daniels – Night Hawk – CDC Records CD

Alla bella età di ottanta anni, Charlie Daniels, vera e propria icona della musica americana, non ha ancora perso la voglia di fare musica. A due anni dall’ottimo album di covers dylaniane Off The Grid (probabilmente il miglior disco del barbuto countryman da trant’anni a questa parte) http://discoclub.myblog.it/2014/04/04/cover-cover-charlie-daniels-band-off-the-grid-doin-it-dylan/ , e dopo l’ottimo album Live pubblicato lo scorso anno http://discoclub.myblog.it/2015/11/23/piu-che-gagliardo-dal-vivo-charlie-daniels-band-live-at-billy-bobs-texas/  il nostro sfrutta l’eccellente momento di forma e pubblica questo Night Hawk, una sorta di excursus nel mondo delle cowboy songs, con riproposizioni di veri e propri classici del genere e rivisitazioni di suoi brani del passato. Daniels, nonostante la veneranda età, ha ancora una voce strepitosa, e la sua voglia di intrattenere è rimasta intatta: Night Hawk lo vede poi nel suo ambiente naturale, le cowboy songs, che il nostro riprende con grande classe e naturalezza, scegliendo arrangiamenti semplici ed acustici, quasi da old-time bluegrass band.

Infatti il musicista originario del North Carolina, che si accompagna con l’inseparabile violino, non si esibisce con l’usuale band elettrica, ma con un piccolo combo che cuce intorno alla sua voce un tappeto sonoro semplice ma di grande purezza: Chris Wormer alla chitarra acustica, Charlie Hayward al basso, Casey Wood alle percussioni, e soprattutto Bruce Brown, che suona un po’ di tutto, dalla chitarra al banjo all’armonica al dobro al mandolino, rivelandosi il vero band leader del disco. E Night Hawk, pur nella sua esigua durata (32 minuti) si rivela un album piacevole e riuscito, forse non allo stesso livello di Off The Grid, ma decisamente superiore a certi lavori altalenanti del passato di Daniels. Big Balls In Cowtown è una gioiosa interpretazione di un classico tratto dal repertorio, tra gli altri, di Bob Wills, Asleep At The Wheels e George Strait: nonostante gli anni Charlie ha ancora una gran voce, ed il tappeto musicale dietro di lui è perfetto, con strepitosi assoli di chitarra acustica, dobro e naturalmente violino. Billy The Kid è la rivisitazione di un vecchio pezzo del nostro (del 1976), atmosfera western, melodia tipica e gran sottofondo di strumenti a corda, una versione stripped-down ma non certo inferiore all’originale, mentre Night Hawk è un toccante slow dominato dal vocione di Charlie, e con un accompagnamento scarno ma robuste dosi di feeling.

Stay All Night (Stay A Little Longer) è nota soprattutto per la versione di Willie Nelson (ma l’hanno fatta anche Merle Haggard e di nuovo Bob Wills), una rilettura ricca di ritmo e swing, anche se Willie è due spanne più in alto; Goodnight Loving Trail, di Bruce “Utah” Phillips, è una cowboy ballad pura e cristallina, mentre (Ghost) Riders In The Sky, il grande classico portato al successo da Johnny Cash, è strepitosa in tutte le salse, e Charlie la rifà come se fosse sua, senza la drammaticità dell’Uomo in Nero ma con grinta e passione. Running With The Crowd, ancora Charlie Daniels Band d’annata, è un pezzo che anche spogliato degli strumenti elettrici mantiene la sua anima southern (ed il dobro la fa da padrone), mentre il celebre traditional Old Chisholm Trail è un divertente pretesto per far sentire il violino del leader, con l’armonica di Brown che lo doppia da par suo; l’album si chiude con la lenta ed intensa Can’t Beat The Damned Ole Machine, un inedito scritto dallo scomparso Joel “Taz” Di Gregorio, storico tastierista della CDB, e con la bella Yippie Ki Yea, una vibrante ballata western di stampo classico, anch’essa già presentata da Charlie in passato ma in veste differente.

Charlie Daniels non ha ancora appeso il cappello (ed il violino) al chiodo, anzi, direi che è più in forma adesso di vent’anni fa.

Marco Verdi

Sempre Più Bravo, Da Conoscere! Seth Walker – Gotta Get Back

seth walker gotta get back

Seth Walker – Gotta Get Back – The Royal Potato Family

Non so dirvi se Seth Walker viva ancora a New Orleans, ma il musicista della North Carolina, che ha girato anche per Tennessee e Texas nel suo vagabondare musicale, è certamente ancora influenzato dai suoni della Crescent City. Nel ruolo del produttore c’è stato un avvicendamento; nell’ottimo disco precedente Sky Still Blue era Oliver Wood dei Wood Brothers ,in questo nuovo Gotta Get Back è Jano Rix (strano, sempre dei Wood Brothers! http://discoclub.myblog.it/2015/12/27/recuperi-sorprese-fine-anno-2-peccato-conoscerli-the-wood-brothers-paradise/ ), mentre Oliver appare solo come voce di supporto e co-autore in un paio di brani. Naturalmente è presente anche il fratello Chris Wood al basso, e a proposito di famiglie musicali nel disco appaiono anche il babbo, la mamma, lo zio di Walker, tutti impegnati a vari strumenti a corda, dal cello a violini vari, con appunto il padre Scott che ha curato anche gli arrangiamenti di archi.

Seth è un ottimo chitarrista elettrico e acustico, come ha dimostrato nei precedenti dischi, più orientato al blues abitualmente, ma molto eclettico nel suo stile, che ingloba appunto le 12 battute, il funky e il soul di New Orleans, ma anche elementi jazz, folk, country, tutte le musiche ascoltate in famiglia nel corso degli anni https://www.youtube.com/watch?v=e3VYeq2czK8 . Il nuovo disco è stato registrato in giro per gli States, Seth, con l’immancabile cappellino in testa, ha girato dal North Carolina al New Jersey, passando per i Southern Ground Studios di Nashville, di proprietà di Zac Brown: tra i musicisti impiegato, oltre ai nomi ricordati, anche il tastierista Kevin Anker, di recente all’opera nell’ultimo Fabulous Thunderbirds, Matt Glassmeyer ai fiati, Steve Mackey al basso elettrico (Dolly Parton, Tinsley Ellis, Allison Moorer e nei dischi precedenti di Walker), Chris Wood, che usa il contrabbasso di solito, Derrek Phillips alla batteria (già sentito con Mike Farris, Charlie Hunter e fa parte con Mackey della touring band del nostro).. Anche Gary Nicholson, che firma con Seth cinque brani, è una presenza importante. Insomma se vi è piaciuto l’ultimo Wood Brothers Paradise (a me parecchio http://discoclub.myblog.it/2014/09/01/rock-blues-soul-miscela-perfetta-seth-walker-sky-still-blue/ ) qui sarete parimenti soddisfatti: i primi due pezzi sono quelli più legati al sound di New Orleans, il bayou funky della ritmata High Time, tra un frizzante pianino, organo, basso molto presente, l’acustica anche in fase ritmica e l’elettrica di Walker usata con parsimonia, ma anche Fire In The Belly, che fin dal titolo rievoca immagini sonore alla Neville Brothers, ma pure Radiators e Subdudes, con la solista che comincia a farsi più cattiva e tagliente https://www.youtube.com/watch?v=n3TYgW9Ye_M . Back Around è un gospel soul, siamo sempre musicalmente nel Sud, ma ci si sposta verso un sound ancora più nero, tra battiti di mani, le solite tastiere, armonie vocali deliziose, e una melodia che mi ha ricordato certe cose del miglior Stevie Wonder anni ’70, quando era tra i più bravi in circolazione!

E pure Call My Name non scherza quanto a contenuti soul, tocchi deliziosi delle immancabili tastiere, la bella voce di Seth Walker (non lo avevamo ancora detto?), una delicata melodia che ci delizia i padiglioni auricolari, con il babbo che cura il sontuoso, ma non invadente, arrangiamento di archi e splendide armonie vocali, con nel finale un breve solo di chitarra di gran classe. Anche Movin’ On è molto bella, tra R&B, qualche tocco caraibico e jazzy, armonie doo-wop, a dimostrazione che nella discoteca di famiglia si ascoltava molta buona musica, sembra quasi un pezzo del Paul Simon più ritmato. Way Past Midnight sposta l’asse verso blues, R&R e tocchi country-gospel-rockabilly, molto coinvolgente, con organo vintage, piano e sezione ritmica molto indaffarati; Home Again, più intima e raccolta, è un gospel-folk (?), con acustica pizzicata, contrabbasso e intricate armonie vocali. Anche The Sound Of Your Voice, uno dei pezzi più belli del disco, ha questa aria da brano da cantautore folk, ma con uno splendido e avvolgente arrangiamento di archi del babbo Scott, che poi si apre nel finale con l’ingresso della ritmica e di alcuni splendidi interventi di un organo notturno, fantastico. Turn This Thing Around è un delizioso doo-wop semiacustico, a dimostrazione dell’estrema varietà del disco, subito seguita da Dreamer, a cavallo tra Caraibi e New Orleans soul, sempre con le tastiere, piano elettrico e organo, usate in modo splendido. Gotta Get Back, la canzone, miscela folk, country e degli inserti di fiati, con abilità sopraffina, anche gli archi e il contrabbasso di Chris Wood contribuiscono alla estrema raffinatezza della canzone. Manca Blow Wind Blow, solo l’acustica e la voce di Walker https://www.youtube.com/watch?v=Tdiy5gq0CXQ , con gli archi dei familiari a incorniciare quello che è un album veramente bello.

Bruno Conti

Novità Prossime Venture Autunno 2016, Parte III. Steve Gadd Band, Eric Clapton, Marianne Faithfull, Frankie Miller’s Double Take, Dave Swarbrick & Simon Nicol

steve gadd band way back home

Ancora alcune uscite discografiche previste in uscita entro il 30 settembre. La prima è questo DVD/CD che vedete effigiato qui sopra, della Steve Gadd Band, si chiama Way Back Home, è stato registrato lo scorso anno allo Xerox Rochester International Jazz Festival ed esce nei prossimi giorni per BFM Jazz, una piccola etichetta, immagino di difficile reperibilità. Come molti sapranno Steve Gadd è uno più grandi batteristi della storia, punto. Di qualsiasi genere: che suoni con Paul Simon, Eric Clapton, oppure faccia quel assolo nell’assolo in Aja degli Steely Dan, per cui avrebbe dovuto essere insignito, ad imperitura memoria, con l’Oscar della musica, se esistesse, Gadd regala emozioni e vibrazioni che di solito non sono messe in relazione con il suo strumento, nel quale è un vero genio. Ogni tanto si regala delle divagazioni con delle band che forma per il puro piacere di suonare: tipo i Gaddabouts, dove accompagna Edie Brickell (signora Simon) insieme ad Andy Fairweather-Low, Pino Palladino, Ron Cuber Joy DeFrancesco, oppure in questa Steve Gadd Band che in pratica è la formazione che negli ultimi anni accompagna James Taylor in tour. Ossia, oltre a Gadd, Michael Landau alla chitarra, Walt Fowler alla tromba, Larry Goldings alle tastiere e Jimmy Johnson al basso. Genere musicale? Virtuosi in azione! Per chi ama quelli che sanno suonare insomma.

Questo è il contenuto del DVD/CD:

Tracklist
1. Green Foam
2. Cavaliero
3. Africa
4. Way Back Home
5. Bye Bye Blackbird
6. Desu
7. Oh, Yeah!
8. Them Changes

eric clapton live in san diego

Anche la band che suona nell’album qui sopra con questo signore non è male: Willie Weeks al basso, Steve Jordan alla batteria, Chris Stainton Tim Carmon alle tastiere, oltre ad un paio di coriste, Doyle Bramhall II alla seconda chitarra, e quei due o tre ospiti che passavano per strada. In primis JJ Cale, voce e chitarra in cinque brani nella parte centrale del concerto, e poi, sempre alle chitarre, Derek Trucks Robert Cray, nell’ultimo pezzo del concerto, Crossroads. Il tutto registrato all’ iPayOne Center di San Diego, California il 15 marzo del 2007 e pubblicato in un doppio CD al prezzo di uno, in uscita per la Reprise/Warner il 30 settembre.

Questo le canzoni contenute, con evidenziati i brani dove appare Cale.

[CD1]
1. Tell the Truth
2. Key to the Highway
3. Got To Get Better in a Little While
4. Little Wing
5. Anyday
6. Anyway the Wind Blows (with Special Guest JJ Cale)
7. After Midnight (with Special Guest JJ Cale)
8. Who Am I Telling You? (with Special Guest JJ Cale)
9. Don’t Cry Sister (with Special Guest JJ Cale)

[CD2]
1. Cocaine (with Special Guest JJ Cale)
2. Motherless Children
3. Little Queen of Spades
4. Further On Up the Road
5. Wonderful Tonight
6. Layla
7. Crossroads

marianne faithfull no exit

Pure per Marianne Faithfull in uscita il 30 settembre p.v. per la earmusic un album dal vivo No Exit, disponibile in vari formati e registrato durante le esibizioni a Budapest e Londra dell’ultimo tour del 2014. Esce in CD/DVD, Blu-Ray e singolo vinile, con un estratto del concerto.

CD

Intro (live)
Falling Back
The Price Of Love
Love, More Or Less
As Tears Go By
Mother Wolf
Sister Morphine
Late Victorian Holocaust
Sparrows Will Sing
The Ballad Of Lucy Jordan

Blu-ray and DVD
Live in Budapest (Recorded 15.12.2014)

1. Give my Love to London
2. Falling back
3. Broken English
4. Witches Song
5. Price of Love
6. Marathon Kiss
7. Love More or Less
8. As Tears Go By
9. Come and Stay With Me
10. Mother Wolf
11. Sister Morphine
12. Late Victorian Holocaust
13. Sparrows Will Sing
14. The Ballad of Lucy Jordan
15. Who Will Take my Dreams Away
16. Last Song

Bonus tracks
Extract from live in London (Roundhouse 02.02.2016)

1. Give My Love to London
2. It’s All Over Now Baby Blue
3. Late Victorian Holocaust
4. Sister Morphine

Il disco è prodotto da Flood e i musicisti impiegati sono:

Rob Ellis: Musical Director / Drums / Synthesizer / Backing Vocals
Jonny Bridgewood: Bass
Ed Harcourt: Piano / Synthesizer / Backing Vocals
Rob Mcvey: Electric and Acoustic Guitar / Backing Vocals

frankie miller's double take

Ancora il 30 settembre, in uscita per la Universal, quella che pensavo fosse una tavanata galattica ed invece è un ottimo disco. Si tratta di Frankie Miller’s Double Take, dedicato ad una delle più grandi voci prodotte dalla scena musicale inglese negli anni ’70, uno assolutamente pari o superiore a cantanti come Rod Stewart, Steve Marriott, Paul Rodgers Joe Cocker, tanto per non fare nomi, autore di una manciata di grandi dischi in quel periodo, e poi di una onesta carriera fino al 1994, quando venne colpito da una emorragia cerebrale, mentre si trovava a New York per comporre e registrare quello che avrebbe dovuto esser l’album del suo ritorno in grande stile, insieme a Joe Walsh, Nicky Hopkins Ian Wallace. Da allora Frankie Miller non si è mai ripreso del tutto,  e non è più grado di cantare o comporre nuova musica, ma, con l’ostinazione degli scozzesi, e aiutato dalla moglie, ha cercato di continuare a vivere la sua vita. Non vi aggiungo altro perché per l’uscita dell’album ho già preparato la recensione che leggerete a tempo debito, ma vi anticipo che le canzoni inedite del disco sono state assemblate unendo demos incompleti di Miller, solo voce e poco altro, registrati in periodi diversi antecedenti la malattia e consegnati dalla moglie al produttore del progetto, provini a cui diverse grandi voci maschili e femminili della sua era hanno aggiunto le loro parti, creando dei duetti fatti e finiti, che peraltro funzionano quasi tutti alla grande: Ecco i titoli dei brani e i musicisti coinvolti:

1. Blackmail (with Joe Walsh)
2. Where Do The Guilty Go (with Elton John and Steve Cropper)
3. Way Past Midnight (with Huey Lewis)
4. True Love (with Bonnie Tyler)
5. Kiss Her For Me (with Rod Stewart and Joe Walsh)
6. Gold Shoes (with Francis Rossi)
7. Sending Me Angels (with Kiki Dee and Jose Antonio Rodriguez)
8. Jezebel Jones (with Kid Rock and Full House)
9. When It’s Rockin’ (with Steve Dickson and Full House)
10. Beginner At The Blues (with Delbert McClinton and Full House)
11. To Be With You Again (with Kim Carnes)
12. I Want To Spend My Life With You (with Willie Nelson)
13. The Ghost (with Tomoyasu Hotei)
14. It Gets Me Blue (with Paul Carrack)
15. Out On The Water (with Stuart Emerson)
16. It’s A Long Way Home (with Brian Cadd)
17. I’m Missing You (with John Parr)
18. I Never Want To Lose You (with Lenny Zakatek)
19. I Do (Frankie Miller solo)

Ci sarà anche una versione Deluxe, con allegato un DVD che racconta la travagliata storia di Miller e le vicende che hanno portato alla realizzazione di questo album. Una delle mie voci preferite in assoluto, da (ri)scoprire assolutamente.

dave swarbrick & simon nicol in the club

Infine sempre a proposito di riscoperte. A seguito della recente scomparsa di Dave Swarbrick, dal nulla,o quasi, è sbucata anche questa registrazione poco nota (era uscita solo in cassetta e presunti CD) con materiale dal vivo registrato in coppia con Simon Nicol nei primi anni ’80, dopo il primo scioglimento dei Fairport Convention avvenuto nel 1979. Gli altri due album registrati in quel periodo, il Live At The White Bear Close To The Wind, disco strumentale di studio, erano stati ripubblicati in CD dalla Woodworm Records, l’etichetta dei Fairport, come Close To The White Bear, in un unico dischetto, comunque non più disponibile.Ora la Talking Elephant, etichetta inglese (ogni tanto dubbia e pasticciona) che ha in catalogo molti album del giro folk (rock) successivo agli anni d’oro del genere, pubblica questo In The Club, in una edizione rimasterizzata e potenziata con quattro bonus tracks (anche se credo che comunque parte di questo materiale sia già uscito in un doppio CD del 2010 intitolato When We Were Very Young.

1. 79th’s Farewell/Atholl Highlanders/De’il In The Kitchen
2. Three Drunken Maidens
3. Young Black Cow/Lord Inchiquin
4. The Widow Of Westmoreland’s Daughter
5. Si Bheag Si Mhor
6. Humours Of Cappa/Swallowtail Reel
7. After The Thrill
8. Friar Britches/Lark In The Morning/Gravel Path/Leighton Buzzard Shuffle
9. Pittengardner’s Rant/The Floggin’
10. Planxty Morgan/Long Odds
11. Lord Haddo’s Favourite/Lady Mary Haye’s Scotch Measure
Bonus Tracks:
12. Flitter Dance/Peter O’Tavy/Mona’s Delight/Hunt The Wren
13. The Hen’s March/The Four Poster Bed
14. Over The Lancashire Hills
15. Merry Boys Of Greenland/Olifiord Jack/Williaford

Disco interessante, forse solo per fanatici e completisti, ma proprio lì sta il bello di queste operazioni “carbonare”.

Alla prossima.

Bruno Conti

Novità Prossime Venture Autunno 2016, Parte II. Timothy B. Schmit, Randy Newman, Van Morrison, Doyle Bramhall II, Regina Spektor, Drive-By Truckers

Timothy B. Schmit Leap Of Faith

Seconda puntata dedicata alle uscite autunnali, rimaniamo ancora nell’ambito delle prossime, prima di dedicarci alle future. Prima di tutto due pubblicazioni ancora previste per il 23 settembre, le altre sono in lista per il 30 settembre.

Timothy B. Schmit, il vecchio bassista, prima dei Poco, e poi degli Eagles (che vista la dipartita di Glenn Frey dubito pubblicheranno nuovi album), non ha mai avuto una carriera solista ricca di album, 5 dischi in oltre 40 anni, ma fra pochi giorni farà uscire questo Leap Of Faith, sesto CD di studio, registrato nel proprio studio di Los Angeles e pubblicato a livello indipendente dallo stesso Schmit su etichetta Benowen Records, autoprodotto con l’aiuto dell’ingegnere del suono Hank Linderman. Nessuno dei precedenti album di studio ha mai scatenato particolari entusiasmi, ma i fans dei Poco e degli Eagles troveranno la consueta miscela di rock, country, Americana e, in questo disco, dicono, anche tracce di R&B e reggae, in particolare nel brano Slow Down dove appare Gary Burton al vibrafono (?!?). Altro ospite nel disco è il grande suonatore di steel guitar Paul Franklin, famoso soprattutto per il suo lavoro con Mark Knopfler, Notting Hillbillies Dire Straits, dove suonava anche una miriade di altri strumenti, e pure in questo. Anche Linderman, già ingegnere del suono nell’ultimo Don Henley, nel precedente disco di Schmit Expando, e nelle ultime uscite degli Eagles, suona parecchi strumenti nel disco.

Questi sono i titoli dei brani:

 1. My Hat
2. Slow Down
3. All Those Faces
4. I Refuse
5. What I Should Do
6. Goodbye, My Love
7. You’re So Wild
8. It’s Alright
9. Red Dirt Road
10. The Island
11. Pearl on the String
12. This Waltz

Ecco un piccolo assaggio del CD.

randy newman songbook vol.3

Sempre il giorno 23 settembre (ma stranamente per il momento non distribuito sul mercato italiano) per la Nonesuch/Warner esce The Randy Newman Songbook vol. 3, il terzo capitolo appunto della serie che prevede la reinterpretazione, per sola voce e piano, del repertorio del grande cantautore americano. Come per il precedente CD la produzione è affidata a Mitchell Froom e Lenny Waronker. Ecco la lista dei brani, tra cui, per chi non l’avesse mai vista in questa versione, anche questa…

1. Short People
2. Mama Told Me Not to Come
3. Love Story
4. Burn On
5. You’ve Got a Friend in Me
6. Rollin’
7. Guilty
8. Simon Smith and the Amazing Dancing Bear
9. Davy the Fat Boy
10. Red Bandana
11. Old Man
12. Real Emotional Girl
13. I Love to See You Smile
14. I Love L.A.
15. Bad News from Home
16. I’ll Be Home

Per gli amanti del vinile è prevista anche l’uscita di un lussuoso (e costoso) cofanetto di quattro vinili che contiene tutti i tre dischi della serie.

van morrison keep me singing

E pure per gli amanti del grande Van Morrison il 30 settembre è prevista l’uscita del nuovo album Keep Me Singing. Ma, al contrario delle aspettative, il disco non esce per la Sony/BMG, bensì per la Caroline/Universal, in quanto il rosso irlandese, mi spiegavano, firma dei contratti con le case discografiche per un solo album, quindi vedremo se proseguirà la serie della ristampe del vecchio catalogo iniziata dalla Legacy. Chi lo ha già sentito mi ha detto che è un buon disco, nel solito stile blues-swing-jazz-celtic, con uso di fiati, degli ultimi album, anche se è sempre Van Morrison, cazzarola! Conoscendo la passione per Van dei vari collaboratori del blog al più presto comunque anche recensione completa del CD.

Nel frattempo ecco i titoli dei tredici brani:

1. Let It Rhyme
2. Every Time I See A River
3. Keep Me Singing
4. Out In The Cold Again
5. Memory Lane
6. The Pen Is Mightier Than The Sword
7. Holy Guardian Angel
8. Share Your Love With Me
9. In Tiburon
10. Look Behind The Hill
11. Going Down To Bangor
12. Too Late
13. Caledonia Swing

Dodici firmati dallo stesso Morrison più una cover di Share Your Love With Me, un vecchio brano scritto da Alfred Baggs Don Robey (conosciuto come Deadric Malone, uno degli inventori del R&B e del blues, ha scritto anche Farther On Up The Road, I Pity The Fool Turn On Your Lovelight): per non fare nomi di Share Your Love…esiste una versione di  tale Aretha Franklin https://www.youtube.com/watch?v=QltkrjydOPg

doyle bramhall II richman

Come per il CD di Randy Newman anche questo nuovo di Doyle Bramhall II non verrà pubblicato per il mercato italiano (ma si sa è un mondo globale, in rete si trova ugualmente, però è un peccato non sia presente nei negozi tradizionali, considerando anche che nel disco troviamo pure Norah Jones, di cui quanto prima, in una delle prossime liste di novità troverete il nuovo della cantante americana che uscirà il 7 ottobre). Tornando a Bramhall questo Richman è solo il suo quarto album solista, in una carriera ricchissima di collaborazioni, credo appaia in oltre ben cinquanta album dal 1988 ad oggi: ottimo chitarrista mancino, cantante, autore e produttore, collaboratore quasi fisso di Eric Clapton (compreso il doppio Live con JJ Cale di imminente uscita, di cui vi parlerò nel prossimo Post), il nostro amico ci regala un bel disco tra il blues ed il rock, come di consueto:

Ecco le canzoni, con evidenziata quella con la Jones e in chiusura la cover del pezzo di Jimi Hendrix

1. Mama Can’t Help You
2. November
3. The Veil
4. My People
5. New Faith feat. Norah Jones
6. Keep You Dreamin’
7. Hands Up
8. Rich Man
9. Harmony
10. Cries Of Ages
11. Saharan Crossing
12. The Samanas
13. Hear My Train A Comin’

regina spektor remember us to life

Nuovo album, il settimo, anche per Regina Spektor, la cantante russa (è nata a Mosca) ma naturalizzata americana, dopo la pausa sabbatica per dare alla luce il suo primo figlio nel 2014. Il disco si chiama Remember Us To Life, esce per la Sire/Warner, sempre il 30 settembre, è stato registrato ai famosi Village Studios Recorders di Los Angeles con la produzione di Leo Abrahams (David Byrne/Brian Eno, Frightened Rabbit, Paolo Nutini). Undici nuove canzoni (o 14 nelle inevitabile Deluxe Edition) tutte firmate dalla Spektor e scritte durante la gravidanza o poco dopo la nascita del figlio.

1. Bleeding Heart
2. Older And Taller
3. Grand Hotel
4. Small Bill$
5. Black And White
6. The Light
7. The Trapper And The Furrier
8. Tornadoland
9. Obsolete
10. Sellers Of Flowers
11. The Visit
Deluxe Edition Bonus Tracks:
12. New Year
13. The One Who Stayed And The One Who Left
14. End Of Thought

Drive-By Truckers American Band

E per finire, oggi vi propongo anche il nuovo disco dei Drive-By Truckers, American Band: se non mi sono perso qualcosa, undicesimo album di studio per la band (oltre a diversi Live), il secondo con la stessa formazione per la band dopo English Oceans (terzo se contiamo It’s Great To Be Alive), un piccolo record per il gruppo che cambia molto spesso formazione, a parte gli immancabili Patterson Hood Mike Cooley, voci soliste, chitarristi ed autori delle canzoni, nell’ultimo album ci sono anche Matt Patton, basso, Jay Gonzalez, tastiere e il batterista Brad Morgan. Produce come al solito il membro aggiunto David Barbe. 

Etichetta ATO, esce il 30 settembre, il titolo fotografa perfettamente lo status del gruppo, una delle migliori band negli Stati Uniti, sentitevi Filthy And Fried, sembra uno di quei brani che Springsteen ormai raramente riesce a scrivere negli ultimi tempi, comunque ecco le canzoni:

1. Ramon Casiano
2. Darkened Flags On The Cusp Of Dawn
3. Surrender Under Protest
4. Guns Of Umpqua
5. Filthy And Fried
6. Sun Don’t Shine
7. Kinky Hypocrite
8. Ever South
9. What It Means
10. Once They Banned Imagine
11. Baggage

Direi che anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Lunga Vita Agli Anni ’70, 2! The Apocalypse Blues Revue

apocalypse blues revue

The Apocalypse Blues Revue – Apocalypse Blues Revue – Provogue/Mascot

Il disco, obiettivamente parlando, non è brutto, il vocabolo Blues, infilato tra Apocalypse e Revue, indica subito quale è il genere che il gruppo vuole affrontare, ma il risultato è decisamente heavy, e sarebbe strano il contrario, visto che i due componenti principali della band, il chitarrista Tony Rombola e il batterista Shannon Larkin, vengono dalla nota band Godsmack,, hard, heavy e nu metal, a seconda delle catalogazioni che leggete nelle varie biografie, potremmo anche aggiungere post-grunge, che non so cosa sia, ma sulla carta fa il suo effetto. Per questo progetto satellite i due hanno voluto con loro il cantante Ray “Rafer John” Cerbone e il bassista Brian Carpenter. Il disco, come si diceva, è duretto anziché no, nelle loro parole una versione del blues recuperata attraverso l’ascolto di Jimi Hendrix, Led Zeppelin, AC/DC (se hanno mai fatto blues) e tra gli artisti più recenti Stevie Ray Vaughan e Eric Gales, ma potrei aggiungere Frank Marino, Robin Trower e la pattuglia degli hendrixiani tutti: non a caso con il pedale del wah-wah spesso e volentieri pigiato a manetta. Ci sono anche echi dark dei primissimi Black Sabbath (Tony Iommi agli inizi evidenziava delle influenze blues) e tra le ultime band gente come la Blindside Blues Band e la pattuglia di artisti della Shrapnel e della Blues Bureau.

E, non a caso, secondo chi scrive, forse il miglior brano del disco, messo in coda come bonus, è una abbastanza fedele, quasi didascalica, cover di When The Music’s Over dei Doors, dove il cantante Cerbone mette in luce la sua voce profonda e baritonale che ricorda parecchio nel timbro quella di Jim Morrison, un altro che amava il blues “meticciato”. Insomma se volete la vostra razione delle 12 battute, molto, ma molto elettrica, diciamo hard e pure rock, qui potreste trovare pane per i vostri denti, in fondo c’è molto di peggio in circolazione (anche di meglio, per la verità) e quindi se l’air guitar davanti allo specchio è ancora una delle vostre forme di ginnastica preferita, con questo album potreste praticarla agevolmente. Diciamo che la Apocalypse Blues Revue lodevolmente cerca di sciorinare tutti i tempi del blues, dalllo slow, allo shuffle, passando per quello acustico e per  il blues-rock, ma poi alla fine prevale una certa “viuulenza”nel sound, come esplicato nella iniziale Evil Is As Evil Does, che è uno shuffle cadenzato, ben cantato da Cerbone e con la chitarra che non è ancora sull’11 del volume, ma si lascia gustare; già nel secondo brano Junkie Hell, in teoria uno slow blues, Rombola comincia a spremere la sua solista, con vibrati in evidenza e la voce morrisoniana di Rafer John, e nel finale l’Hendrix che è in lui si scatena, anche con profitto, con una orgia di wah-wah.

Subito replicata nella successiva Devil Plays A Strat (sarà vero?), dove i gemiti della chitarra si fanno ancora più selvaggi e dark, con modello forse più Trower che Hendrix, ma gli originali in entrambi i casi sono superiori. I Think Not dimostra che volendo i nostri amici possono suonare anche della musica più raccolta e tranquilla, a volumi meno sparati e con buona tecnica e feeling. Whiskey In My Coffee tenta anche la strada del southern boogie d’atmosfera, non male https://www.youtube.com/watch?v=bFhfdxFyTQU  e pure The Tower, di nuovo ispirata da Robìn Trower e quindi per proprietà transitiva Hendrix, ha addirittura delle derive leggermente psichedeliche, a conferma del fatto che questi signori non suonano affatto male https://www.youtube.com/watch?v=vdG3jpcJNiA . Crossed Over è più scontata, per l’amor di Dio, la chitarra è sempre molto presente ed “effettata”, ma si esagera un tantino con le acrobazie sonore. Comunque gli ex baldi giovanotti cercano di bilanciare le due facce della loro musica e Blues Are Fallin’ From The Sky è quasi tradizionale, con una parte centrale dove Rombola fa lo SRV o il Ronnie Earl della situazione, con un assolo tutto feeling e tecnica. Work In Progress è un’altra variazione sul tema Hendrix con pedale wah-wah di nuovo in azione, e il diavolo, che era sempre in agguato dietro l’angolo, torna per The Devil In Me, un lentone hard tra Black Sabbath e Zeppelin, mentre Blue Cross, l’ultima traccia prima dell’ottima cover dei Doors, mette in evidenza anche un lato elettroacustico della band, insomma si parte con una chitarra acustica ma poi non riescono a trattenere il loro lato più duro e finiscono su ritmi tribali. Ribadisco, se amate il genere rock 70’s, questo album degli ABR potrebbe anche interessarvi.

Bruno Conti

Novità Prossime Venture Autunno 2016, Parte I. David Bromberg, Nitty Gritty Dirt Band, Bon Iver, Bob Weir, Billy Bragg/Joe Henry, Devendra Banhart

david bromberg band the blues, the whole blus and nothing but the blues

Riprendiamo con la rubrica della anticipazioni discografiche dopo la pausa estiva (non del Blog che veniva regolarmente aggiornato ogni giorno anche in questo periodo): partiamo con qualche titolo in uscita tra il 23 e il 30 settembre. L’unica eccezione sarebbe il nuovo CD della David Bromberg Band The Blues, The Whole Blues And Nothing But The Blues, che ha una data di pubblicazione ufficiale per il 14 ottobre, tramite l’etichetta Red House, ma visto che sulle nostre lande è già approdato da qualche giorno, tramite la distribuzione Ird, ve lo segnalo comunque.

Si tratta di un eccellente ritorno di Bromberg alle sue radici musicali, con un disco di poderoso blues elettrico, prodotto da Larry Campbell, finanziato con il crowdfunding, tredici brani di autori classici, qualche traditional e anche canzoni di autori più recenti, un paio dello stesso David:

Walking Blues (Robert Johnson)
How Come My Dog Don’t Bark When You Come ‘Round (Unknown)
Kentucky Blues (George ” Little Hat” Jones)
Why Are People Like That ? (Bobby Charles)
A Fool For You (Ray Charles)
Eyesight To The Blind (Sonny Boy Williamson)
900 Miles (Traditional)
Yield Not To Temptation (Deadric Malone)
You’ve Been A Good Ole Wagon (John Willie Henry)
Delia (Traditional)
The Blues, The Whole Blues, Nothing But The Blues (Gary Nicholson & Russell Smith)
This Month (David Bromberg)
You Don’t Have to Go (David Bromberg)

La band è composta da Mark Cosgrove, chitarra elettrica e mandolino, Nate Grower, violino, Butch Amiot, basso e Josh Kanusky, batteria, più una sezione fiati impiegata in cinque brani e, tra gli ospiti, Bill Payne, al piano e all’organo in sette brani, oltre a Teresa Williams, la moglie Campbell, che guida le voci di supporto in Yeld Not To Temptation. Inutile dire (ma lo dico) che il disco è molto bello.

billy bragg joe henry shine a light

Altro album molto bello, è il disco del mese di settembre del Buscadero, la rivista per cui collaboro (un po’ di promozione), parliamo di Shine A Light: Field Recordings From The Great American Railroad, CD dell’accoppiata Billy Bragg & Joe Henry, in uscita il 23 p.v, per la Cooking Vinyl. Si tratta, come dice il titolo, di field recordings, ovvero registrazioni sul campo, effettuate in giro per varie stazioni ferroviarie degli Stati Uniti, in un viaggio da Chicago a Los Angeles, alle prese con la grande tradizione della canzone americana.

1. “Rock Island Line” – Traditional (Recorded by Lead Belly, Lonnie Donegan)
2. “The L&N Don’t Stop Here Anymore” – Jean Ritchie
3. “The Midnight Special” – Traditional (Lead Belly)
4. “Railroad Bill” – Traditional (Riley Puckett)
5. “Lonesome Whistle” – Hank Williams
6. “KC Moan” – Traditional (The Memphis Jug Band)
7. “Waiting for a Train” – Jimmie Rodgers
8. “In the Pines” – Traditional (Lead Belly, The Louvin Brothers)
9. “Gentle on My Mind” – John Hartford (Glen Campbell, Aretha Franklin)

https://www.youtube.com/watch?v=xxHQk9-zZWw

10. “Hobo’s Lullaby” – Goebel Reeves (Woody Guthrie)
11. “Railroading on the Great Divide” – Sara Carter (The Carter Family)
12. “John Henry” – Traditional (Doc Watson)
13. “Early Morning Rain” – Gordon Lightfoot

Un inglese e un americano che si comprendono alla perfezione, per un disco semplice ma profondo.

devendra banhart ape in pink marble

Sempre il 23 settembre, per la Nonesuch/Warner esce il nuovo album di Devendra Banhart Ape In Pink Market. Segue di tre anni il precedente Mala, uscito nel 2013  e che non mi aveva entusiasmato. Tra i collaboratori di Devendra che che ha scritto, prodotto, arrangiato ed inciso quello che è il suo nono disco da solista, ricordiamo i soliti Noah Georgeson e Josiah Steinbrick.

Non ho avuto occasione di ascoltarlo, a parte i due brani apparsi su YouTube, comunque non male. per cui non so dirvi.

nitty gritty dirt band circlin' back

Il  settembre esce, un po’ a sorpresa, per la Warner Nashville, questo Circlin’ Back Celebrating 50 Years che festeggia appunto i 50 anni di carriera della Nitty Gritty Dirt Band (in questi giorni, su etichetta Chesky, è uscito anche un disco solista di John McEuen, Roots Music Made In Brooklyn con vari ospiti pure quello, tra cui Bromberg, John Cowan, Steve Martin, Jay Ungar, John Carter Cash). Viene pubblicato sia in CD che in CD/DVD (entrambi solo per il mercato americano e il combo in esclusiva per Amazon USA).

E’ stato registrato al Ryman Auditorium di Nashville e ha il seguente contenuto, con gli ospiti evidenziati tra parentesi:

Tracklist
1. You Ain’t Going Nowhere
2. Grandpa Was a Carpenter (feat. John Prine)
3. Paradise (feat. John Prine)
4. My Walkin’ Shoes
5. Tennessee Stud (feat. Vince Gill)
6. Nine Pound Hammer (feat. Sam Bush with Vince Gill)
7. Buy for Me the Rain
8. These Days (feat. Jackson Browne)
9. Truthful Parson Brown (feat. Jackson Browne)
10. Keep on the Sunny Side (feat. Alison Krauss)
11. Catfish John (feat. Alison Krauss)
12. An American Dream (feat. Rodney Crowell with Alison Krauss)
13. Long Hard Road (The Sharecropper’s Dream) (feat. Rodney Crowell)
14. Mr. Bojangles (feat. Jerry Jeff Walker)
15. Fishin’ in the Dark (feat. Jimmy Ibbotson)
16. Bayou Jubilee / Sally Was a Goodun
17. Jambalaya
18. Will the Circle Be Unbroken

bob weir blue mountain

Sempre il 30 esce anche il primo disco solista in studio di Bob Weir Blue Mountain, dai tempi degli anni ’70: nel frattempo erano uscite delle collaborazioni Live con Rob Wasserman, dei dischi a nome Bobby And The Midnites, Ratdog e altro. La prima cosa che salta all’occhio guardando la copertina del CD, che verrà pubblicato dalla Sony Legacy, per dirla come qualche comico di cui al momento mi sfugge il nome, “come è diventato vecchio”, al di là dei 68 anni effettivi (69 al 16 ottobre). Comunque, considerazioni sull’età a parte, le canzoni del disco sono state scritte tutte insieme al cantautore Josh Ritter, la produzione è affidata a Josh Kaufman e Dan Goodwin, con lo stesso Weir, tra le collaborazioni niente nomi celeberrimi, a parte qualche membro dei National che lo accompagneranno nel prossimo tour americano ma non appaiono nel CD. Dodici brani nuovi scritti per l’occasione:

1. Only A River
2. Cottonwood Lullaby
3. Gonesville
4. Lay My Lily Down
5. Gallop On The Run
6. Whatever Happened To Rose
7. What The Ghost Towns Know
8. Darkest Hour
9. Ki-Yi Bossie
10. Storm Country
11. Blue Mountain
12. One More River To Cross

Sentiremo, dal primo brano sembra promettente.

bon iver -  22 a million

Viceversa, bruttissimo, o se preferite sorprendente in senso negativo, almeno per i miei gusti personali, e anche in base alle precedenti uscite, è il nuovo disco di Bon Iver 22, A Million, pubblicato dalla Jagaguwar sempre il 30 settembre. Un disco tutto costruito su campionamenti elettronici e cut’n’paste vocali che avrà purei suoi fans, ma il sottoscritto non rientra tra loro. Ve lo segnalo come monito, occhio alla penna, già i titoli sono significatvi:

Tracklist
1. 22 (OVER S∞∞N)
2. 10 d E A T h b R E a s T ⚄ ⚄
3. 715 – CRΣΣKS
4. 33 “GOD”
5. 29 #Strafford APTS
6. 666 ʇ
7. 21 M♢♢N WATER
8. 8 (circle)
9. ____45_____
10. 00000 Million

La prima volta che lo ho ascoltato in anteprima pensavo fosse un difetto delle canzoni, ma invece è proprio così. Come si usa dire, de gustibus…So che esiste questo filone elettronico e che per molti è la musica del futuro, ma non pensavo fosse così anche per Bon Iver, alias Justin Vernon, visti i dischi precedenti. Parere del tutto personale ovviamente e non cercate di convincermi del contrario.

Per oggi è tutto, ci sentiamo nei prossimi giorni per altre uscite future.

Bruno Conti

Un Gradito Ritorno. Jack Ingram – Midnight Motel

jack ingram midnight motel

Jack Ingram – Midnight Motel – Rounder

Jack Ingram a partire dagli anni ’90 è stato uno tra i nostri preferiti (o almeno uno dei miei): ha registrato molti album, prima a livello locale, poi con il terzo Livin’ Or Dyin’, prodotto da Steve Earle, ha fatto quello che sembrava il grande passo verso il successo, ma come spesso succede in queste storie, l’etichetta che lo aveva scelto ha chiuso, praticamente pochi giorni dopo l’uscita del disco. Ingram ha comunque proseguito imperterrito a fare buona musica, pubblicando anche parecchi album dal vivo, ben cinque, oltre a uno in comproprietà con i fratelli Charlie e Bruce Robison (quest’ultimo ancora con lui nel nuovo disco). Poi, nel 2009, è sparito dalla circolazione. Anche se, come dice lui stesso nelle interviste che accompagnano l’uscita di questo nuovo Midnight Motel, ha continuato a fare musica, raccogliendo idee per il nuovo album, che poi ha finanziato attraverso Pledge Music. Negli anni sabbatici si è dedicato ad attività filantropiche e ha fatto il Dj per varie radio country in giro per gli States, poi quando è stato pronto ha firmato un contratto con la Rounder (una etichetta che è una certezza per gli amanti della buona musica, anche se purtroppo il CD non verrà distribuito in Europa) ha raccolto una pattuglia di ottimi musicisti, sotto la produzione di Jon Randall  (altro buon musicista texano di area country, autore di vari discreti album), e nelle cui fila troviamo Charlie Sexton e lo stesso Randall alle chitarre, Chad Cromwell alla batteria, Bukka Allen alle tastiere e l’appena citato Bruce Robison alle armonie nella canzone Can’t Get Any Better Than This.

Il tutto è stato registrato in presa diretta, con tutti i musicisti schierati in studio come fossero sul palco di una esibizione live, senza sovra incisioni e senza eventuali correzioni, anche per eventuali errori nei testi dei brani, addirittura è stato lasciato lo scambio di opinioni tra musicisti tra un brano e l’altro. Il risultato, ancora una volta, è un ottimo album, forse, come dice di lui stesso, non riuscirà a raggiungere i livelli di due dei suoi eroi musicali come Jerry Jeff Walker e Mick Jagger, ma a modo suo non rinuncerà a provarci. Un po’ la traiettoria che ha percorso un altro musicista simile a lui come Pat Green, con questo amore paritario per country e rock, una bella voce e delle canzoni che se non sono diventate dei classici poco ci manca: penso a Seeing Stars, uno splendido duetto con Patty Griffin, Barbie Doll, Airways Motel (quello dei motel è un tema ricorrente nelle sue canzoni), scritta con Todd Snider, che era sull’album prodotto da Steve Earle, e svariate altre. Proprio con Old Motel (eccolo lì) si apre anche il nuovo album, un bel pezzo rock dal motivo circolare, con tante chitarre, la batteria incalzante e la melodia che dopo qualche giro ti entra in testa, bella partenza. Dopo qualche chiacchiera in studio, in cui qualcuno suggerisce “dovremmo farci un video”, si passa a It’s Always Gonna Rain, una bella ballata in crescendo di impronta country, sulla falsariga di Townes van Zandt, Guy Clark, Jerry Jeff Walker, quelli bravi insomma, che Ingram ammira veramente, non è solo mera piaggeria od imitazione, c’è anche sostanza e passione.

I Feel Like Drinking Tonight con dedica iniziale agli amici Hayes Carll, Bruce Robison, Charlie Robison, Jerry Jeff, Roy è un’altra piccola perla di cantautorato texano di quello doc, con steel guitar e un organo solitario che “piangono” sulle sfondo, mentre delle twangy guitars ci fanno godere in primo piano, insieme alla appassionata voce di Ingram. The Story Of Blaine, parlata, verte intorno ad un personaggio, credo legato a Merle Haggard e Buck Owens, e poi evolve nella successiva Blaine’s Ferris Wheel. Un brano che mi ha ricordato moltissimo alcune delle più belle canzoni discorsive di Jerry Jeff Walker, un primis Mr. Bojangles, che a tratti rievoca, comunque quella è un classico senza tempo, questa vedremo, però promette bene. Ma non c’è un pezzo brutto nel disco, molto buona anche la malinconica e struggente Nothing To Fix, come pure la dolce e delicata What’s A Boy To Do, sempre con questo suono seventies di grande impatto. E niente male, per usare un eufemismo, anche Trying,che rievoca certo country-rock di vaglia dei tempi che furono, e intrigante il bozzetto acustico di Champion Of The World, con una deliziosa slide acustica. Ritornano tempi più mossi, quasi alla Mellencamp del periodo heartland rock, per la grintosa I’m Drinking Through It . Ci avviamo alla conclusione, ma rimangono ancora un paio di brani, Can’t Get Any Better Than This, con la seconda voce di Bruce Robison, che mi ha ricordato il sound dei brani della Band, pura Americana music di classe cristallina e il valzerone country di All Over Again, di nuovo intenso e struggente. In coda al tutto c’una versione acustica di Old Motel, che conferma la bontà della canzone. Quindi  un bentornato di cuore al nostro amico Jack Ingram.

Bruno Conti

P.s In questi giorni  forse avrete notato che i Post arrivano un po’ a singhiozzo, ma ho dei problemi tecnici, non nel Blog, ma sul mio PC, spero in fase di risoluzione, quindi cerco di pubblicare ugualmente gli aggiornamenti e magari non escludo di aggiungere qualche puntata dedicata alle prossime uscite discografiche, sia imminenti, entro fine settembre, che a quelle che si succederanno in ottobre e novembre, oltre a quanto già postato in precedenza.

Confermo, Trattasi di Uno Bravo: Forse Migliore Anche Del Disco Precedente! Owen Campbell – Breathing Bullets

owen campbell breathing bullets

Owen Campbell – Breathing Bullets – owencampebllmusic.com/Roc Records

“Questo è uno bravo, talent show a parte”! Così concludevo la recensione del precedente disco di Owen Campbell The Pilgrim, uscito nel 2014 e accolto con buone critiche in giro per il mondo e vendite interessanti nel suo paese, l’Australia http://discoclub.myblog.it/2014/11/09/i-talent-producono-anche-dei-talenti-veri-australia-owen-campbell-the-pilgrim/ . Perché questo signore, non più giovanissimo, è approdato alla musica che conta (almeno a livello qualitativo) attraverso la versione down under di Australia’s Got Talent, ma aveva comunque già pubblicato dei dischi a livello locale prima di partecipare al famoso talent. Diciamo che, a mio avviso, le eccezioni alla regola, ovvero che i partecipanti ai talent show dovremmo lasciarli al loro destino, sono abbastanza rare: mi vengono in mente d’acchito Crystal Bowersox, prodotta da Jono Manson, ma era American Idol e in Australia a The Voice la bravissima Mahalia Barnes, la figlia di Jimmy, ma si contano sulle dita di una mano. Ora Campbell, dopo un paio di EP, Songs For Syria e In The Shadow Of The Greats, un mini di cover di brani celebri https://www.youtube.com/watch?v=DL3jasJ5RNw , approda a questo nuovo album Breathing Bullets, registrato in quel di Memphis, con la produzione di Devon Allman e con Tom Hambrdige che si occupa, con buoni risultati come sempre, del lato tecnico: i musicisti, a parte l’ottimo Rick Steff alle tastiere e Wendy Moten alle armonie vocali, sono nomi locali, mai sentiti da chi scrive, ma che contribuiscono comunque al suono solido e vibrante che scaturisce dal disco, con un punto di merito per il secondo chitarrista, dal nome esotico, Von Dé Nammla, che duetta spesso con Owen nelle parti strumentali del CD.

Per il resto siamo di fronte ad un disco che potremmo definire “sudista”, sia per la provenienza di Owen, viene dal New South Wales australiano, sia per la musica, una miscela di blues, rock, qualche tocco soul e un pizzico di country, Americana – bisognerebbe forse dire Australiana –  dieci brani che portano tutti la sua firma, dove si apprezza la sua voce, non eccelsa magari, ma consistente, se dovessi azzardare un paragone mi ricorda quella di Chris Rea quando si occupa di blues e non di canzoncine, oppure anche, vagamente, Tony Joe White, senza dimenticare i modelli southern,  come è ovvio per un disco registrato tra Memphis, Nashville e il sud dell’Australia. La canzone Breathing Bullets racconta delle frustrazioni degli ultimi anni, quando ha dovuto “respirare pallottole”, ovvero tornare a fare il musicista di strada, dopo anni di tour che lo avevano portato in giro per il mondo, Italia inclusa, risorgendo come una sorta di fenice musicale, più forte e gagliardo di prima: un brano che tira alla grande, con organo, chitarre e una scatenata Wendy Moten, che tirano la volata a Campbell, per un canzone che mescola rock got soul, profumi gospel e pure qualche reminescenza stonesiana alla Gimme Shelter, bella partenza. Sempre bluesy, con un bel blend di chitarre acustiche ed elettriche, e il solito organo di Steff, è la successiva On My Knees, ancora la Moten che titilla la voce vibrante di Owen, per un altro sano pezzo di rock, sudista e sudato.

Howling è un ottimo mid-tempo atmosferico, avvolgente e incalzante, potrebbe ricordare persino le cose di quel grande che fu un altro Campbell, John, non dimenticato, spero (almeno da chi scrive, sicuramente) grande musicista americano, e anche l’assolo di chitarra è cattivo e ruvido quanto basta. C’è spazio anche per brani più acustici, folkeggianti, come la raccolta Rattlin’ Round, un perfetto brano da stoyteller, quale Owen Campbell anche è, non sfigura, per dire, rispetto a certe ballate malinconiche di Steve Earle. Eagle Man nasce da un viaggio di ritorno dal Grand Canyon, una sorta di sogno ad occhi aperti su un vecchio indiano, a tempo di ballata, con chitarra acustica, violoncello ed organo a circondare mirabilmente la bella voce del nostro, mentre Keep On Walkin’ ritorna al rock-blues deciso del resto del disco, con la slide a dettare l’atmosfera, sino a che non entra l’armonica, sempre suonata da Campbell, a chiudere il cerchio. Soldier Of Fortune, sembra un brano del vecchio british blues più rockeggiante, pensate a Savoy Brown, Foghat, ancora grazie alla slide tagliente che rievoca Rod Price, con la Motem che si “agita” nuovamente, sempre sullo sfondo. Rise ci introduce di nuovo all’uso del bottleneck, questa volta usato con classe su un tessuto acustico, ma dall’arrangiamento complesso ed affascinante, altra gran bella canzone, come pure Struggle Town, ancora una pillola di rock sudista energico e ricco di grinta, mentre il finale è lasciato al country, un po’ vaudeville, un po’ honky tonk, della deliziosa Coming Home To You. Non posso che confermare, questo signore è bravo, se il vostro budget ve lo permette fateci un pensierino, il disco merita.

Bruno Conti

Sarà Solo Blues Ma Ci Piace! Kenny Neal – Bloodline

kenny neal bloodline

Kenny Neal – Bloodline – Cleopatra Records

Kenny Neal è uno dei migliori musicisti delle ultime generazioni del Blues (per quanto veleggi verso i 60, da compiersi il prossimo anno, i bluesmen per definizione, sono sempre “giovani” comunque, sino circa agli 80 anni): nativo di New Orleans, facente parte di una famiglia che fa capo a Raful Neal, altro ottimo praticante delle 12 battute, con otto dei nove fratelli impegnati anche loro nella musica, la migliore dei quali era Jackie Neal, tragicamente scomparsa nel 2005, assassinata dall’ex compagno. Kenny è probabilmente il più bravo della dinastia, chitarrista sopraffino, armonicista ed in possesso di una voce ora calda, felpata e suadente, ora potente ed imperiosa, ha al suo attivo una quindicina di album, incisi per Alligator, Telarc e Blind Pig, l’ultimo, dopo una pausa di qualche anno, un disco natalizio I’ll Be Home For Christmas, pubblicato dai “miei amici” della Cleopatra, che francamente mi ero perso. Ed ora questo Bloodline, ancora una volta molto buono, con la solita miscela di blues, soul classico dal profondo Sud, con fiati e pure screziature di New Orleans sound, aiutato da un gruppetto di eccellenti musicisti dove spiccano Tom Hambridge alla batteria (che è anche il produttore, sempre sinonimo di qualità) Tommy MacDonald al basso, Kevin McKendree e Lucky Peterson a piano e organo, oltre alle McCrary Sisters alle armonie vocali, e pure i restanti sette, dicasi sette, fratelli e sorelle di Neal, per la serie i nomi non saranno importanti, ma quando sono bravi la differenza si sente, e in questo caso la regola viene confermata.

Apertura alla grande con Ain’t Goin’ Let The Blues Die, uno di quei classici brani in cui in tre minuti o poco più si citano alcuni dei grandi del genere in una sorta di celebrazione profana, con fiati sincopati, organo e voci di supporto in grande spolvero che danno un tocco gospel, con Kenny Neal maestro di cerimonie con la sua voce rauca e potente, oltre ad una slide sinuosa che caratterizza la canzone. Non tutto il resto del disco è di questo livello, ma ci si difende alla grande, Bloodline potremmo definirlo uno swamp blues d’amosfera, direttamente dalle paludi della Louisiana, con Neal che si sdoppia all’armonica, mentre Plain Old Common Sense, un ciondolante shuffle, è solo del buon vecchio classico blues, sempre con uso di fiati, svisate di organo e piano saltellante, su cui il buon Kenny innesta la sua solista dalle linee fluide, nitide e ricche di inventiva. Molto bella anche la cover del super classico di Willie Nelson Funny How Time Slips Away, cantata alla grande da Neal e che diventa una sorta di ballata R&B/counrty di grande fascino, grazie al lavoro di cesello di McKendree al piano e con lo stesso Kenny che accarezza la sua chitarra, mentre archi, organo e le coriste accrescono questa aria à la Ray Charles Modern Sounds In Country & Western Music, un gioiellino. Keep On Moving, più mossa, tra funky e R&B, gode sempre dell’ottimo lavoro della sezione fiati di Ware, Huber, Summers e Robbins, citiamoli tutti perché sono veramente bravi, l’organo di Lucky Peterson e la chitarra di Neal sono le ciliegine sulla torta.

I Go By Feel è uno slow blues in area B.B. King The Thrill Is Gone, linee classiche della solista, fiati sincopati e la voce struggente del nostro amico per celebrare il “rito” delle dodici battute per una ennesima volta; più leggerina, ma molto gradevole, I’m So Happy, come quelle vecchie canzoni Stax che andavano alla radio nei tempi che furono. In Blues Mobile, uno shuffle molto mosso, Kenny sfodera di nuovo l’armonica, che se non incide come la sua chitarra, poco ci manca, mentre tutta la band, piano, fiati, voci di supporto e sezione ritmica lo segue come un tutt’uno, ottimo; I Can’t Wait è un momento più intimo e raccolto, Steve Dawson alla Weissenborn, Bob Britt (marito di Etta) all achitarra acustica, John Lancaster al piano e Hambridge alle percussioni, tutti in “missione” acustica per sostenere l’armonica e la voce di Neal. Poi ci si rituffa nel deep soul modello Stax/Atlantic, Sam & Dave, Wilson Pickett, c’avete presente, quella “robetta” lì che ci porta in quel di Memphis, grazie a ottimi soli di tromba e sax, oltre all’immancabile chitarra del nostro, la canzone si chiama Real Friend. Prima di lasciarci Kenny Neal ci regala un altro omaggio, ancora più esplicito del precedente, con la sontuosa Thank You BB King si celebra uno dei più grandi del Blues, sia con le parole che con la musica e se non c’è Lucille in azione poco ci manca. Per parafrasare i Glimmer Twins, “sarà solo blues ma ci piace”!

Bruno Conti